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«Rebecca, che cosa vuol dire che non ci sarai a Natale? Non credo di aver capito bene, sai?»
La voce di mia madre arriva talmente forte e acuta attraverso il telefono, che mi sembra di averla proprio qui accanto.
Vale ha passato quasi tutta la notte alla ricerca di un hotel ancora disponibile per la settimana a cavallo tra Natale e Capodanno, e finalmente stamattina mi ha scritto di aver trovato alloggio in una specie di Resort con piscine termali all'aperto nei pressi di Padova. Inutile dire che ero al settimo cielo quando me l'ha detto.
Mi sarei accontentata di una bettola in un qualsiasi paesino sperduto d'Italia, figuriamoci la mia sorpresa quando mi ha inviato le foto di questo fantastico hotel tutto lusso e sfarzo. Dovrò vendere un rene per pagare l'affitto il prossimo mese, ma questi sono piccoli dettagli.
Restava solo la questione di dirlo a mia madre, e ho ingenuamente pensato che sarebbe stato meno catastrofico farlo per telefono, ma a giudicare da come pulsa il mio timpano, devo aver fatto male i conti.
«Senti, mamy... Vale per il mio compleanno mi ha regalato questo soggiorno, solo che non avevo capito bene la data, credevo fosse a gennaio, non a dicembre, e quindi ormai non faccio in tempo a fare la disdetta, capisci?»
«Ma mi credi stupida? Guarda che non hai mica una madre che non ha mai viaggiato in vita sua! Esistono dei tempi entro i quali si possono spostare le date di prenotazione!»
Ah, lo sapeva anche lei?
«Lo so, certo! Ma Valentina poi non ha più ferie disponibili, quindi non possiamo proprio rimandare. Facciamo una cosa però: quando torno ci troviamo qui da me tutti insieme, anche con gli zii, e vi offro una bella cenetta! Eh?»
«Ma se non sai fare neanche un uovo sodo!»
«Beh, possiamo ordinare una pizza.»
«Nonna sta facendo i cappelletti da una settimana, lo sai?»
Oh Gesù.
«Nonna è una megalomane! Siamo in otto a Natale, non vedo il bisogno di iniziare a cucinare quasi un mese prima!»
«Passami quella stronza di tua figlia!»
Oh no! Oh no, no no!
«Mamy, ma dove sei?»
«Da quella megalomane di tua nonna!»
Ma perché? Perché il mondo non ha pietà di me per almeno mezza giornata all'anno?
«Senti, carina, cos'è questa storia?»
«Nonnina, ciao!»
«Nonnina un paio di coglioni! A Natale la famiglia si riunisce! Non stiamo mai insieme, solo a Natale e Pasqua!»
«Nonna, eravamo tutti insieme anche domenica scorsa, non fare la catastrofica, dai.»
«Ma guarda che sei stronza! Da chi le impari certe parole? Megalomane, catastrofica... ci vuole rispetto nella vita, sai?»
«Ti vorrei ricordare che mi hai appena dato della stronza, due volte tra l'altro.»
«Perché te lo meriti, ecco perché! Scommettiamo che se lo dico al nonno gli faccio venire un infarto? Lo farete morire se andate avanti così! Prima tuo cugino ci annuncia che a quasi trent'anni ha iniziato a mangiare il Calippo, ora tu che cominci a saltare le tradizioni di famiglia! Vi diseredo a tutti prima o poi!»
«Ma se hai sempre detto che non avete niente da lasciarci, nonna.»
«Vaffanculo!»
E riattacca il telefono.
Mi scoppia la testa.
Ma perché in questa famiglia ogni cosa deve trasformarsi in una tragedia?
Come l'anno in cui ho deciso di passare il ferragosto in campeggio con mio cugino e un gruppo di amici, anziché andare al mare con gli adulti; mia nonna si è talmente risentita che mi ha convinta a forza di sensi di colpa ad andare con lei a messa la domenica prima della mia partenza -e fin qui non ci sarebbe neanche niente di strano- ma una volta iniziata la parte in cui il prete parla a ruota libera (la parabola? L'omelia? L'assolo? Non ricordo) ho scoperto che il buon Don Lello si era fatto comprare -sicuramente a suon di fiaschi di vino e salami nostrani- e aveva iniziato a ribadire quanto importante fosse trascorrere le feste con la famiglia e non in campeggio.
IN CAMPEGGIO! Non si era nemmeno sforzato di cambiare un po' il discorso per non destare sospetti, lo scemo!
Ha fatto tutto il suo monologo guardandomi dritta negli occhi, mentre nonna mi dava "leggere" gomitate per farmi capire ancora meglio il concetto, giusto nel caso non mi fossi accorta che era riferito a me.
Ho bisogno del sostegno di mio cugino: è l'unico che sa con esattezza quali livelli di disagio può raggiungere il nostro amato nucleo famigliare.
****
«Nonna Caterina mi ha dato della stronza. Due volte!»
«Ciao anche a te, cugina!»
Mi sono seduta con poca grazia al tavolo del nostro solito bar, dove hanno già preso posto Lorenzo e Gianluca.
«Vostra nonna è una forza!»
«No Gianlu, per niente!» piagnucolo.
«Perché mai ti avrebbe dato della stronza?»
«Beh, potrei accidentalmente aver preso un impegno per Natale con Vale. Non l'ha presa molto bene.»
«Becca! Lo sai che durante le feste nonna ci vuole tutti riuniti! Questo potrebbe essere il nostro ultimo Natale insieme.»
«Ma se lo dice da quindici anni! Quella ci seppellirà a tutti, te lo dico io.»
«Perché vai via proprio in questo periodo? Mi mandate tutti gli anni i video dei vostri nonni ubriachi fradici che ballano il valzer, sono uno spasso.»
Ignoro la domanda di Gianlu e mi alzo per andare ad ordinare qualcosa al banco. Sento vagamente mio cugino borbottare qualcosa che ha a che fare col nome di Giò.
«Non è per lui che vado via!» sbraito.
In tutta risposta alza le mani con fare innocente, e Gianlu scoppia a ridere.
«No, infatti. Si vede che non ti interessa proprio nulla...» dice ridacchiando.
Torno al tavolo col mio caffè e riprendo posto in mezzo a Cip e Ciop.
«Chi era il tipo nella foto su Facebook?» chiede col fare innocente il biondo.
«Che c'è? Giordano ha telefonato anche a te per avere informazioni?»
«Beh...»
OH SANTO CIELO!
«Ma io non ci posso credere. Ha telefonato a tutti? Mario, ti ha chiamato qualcuno per sapere chi fosse il tizio in foto con me per caso?» Chiedo guardando il ragazzo dietro al banco.
Mario è il nostro barista di fiducia, nonché il peggior pettegolo che si potrebbe trovare in città; sa sempre tutto di tutti e ogni volta che entro in questo bar lo trovo intento a parlottare con qualche cliente, mentre snocciola informazioni come fossero pistacchi appena comprati.
È simpatico, ma dovrebbe seriamente imparare a farsi gli affaracci suoi. Lingualunga mi guarda alzando un sopracciglio mentre serve il caffè a due clienti, poi si rivolge ai ragazzi: «Perché l'avete fatta bere? Lo sapete che non regge l'alcol!»
Loro scoppiano a ridere e io lancio un'occhiataccia a quello che dovrebbe essere il mio barista di fiducia.
Metterò anche te nella mia lista nera, ciccio.
«Becca,» inizia Gianlu «Lo sai che scappando non risolverai nulla, vero?»
Alzo gli occhi al cielo, infastidita dal fatto che tutti pensino che me la stia dando a gambe. Anche Vale ieri mi ha fatto lo stesso discorso.
«Non sto scappando, infatti. Sto semplicemente evitando di stare più male del necessario.»
«Prima o poi dovrai vederlo e affrontarlo.»
«Beh, prima o poi spero proprio che mi passi la voglia di ucciderlo. In fondo lo faccio anche per la sua incolumità, non solo per preservare me stessa dal dolore.»
«Ma quanta magnanimità!» Lore accompagna le sue parole con una sorta di inchino.
«Lo so, modestamente...»
«Quindi quando vedremo Giordano, cosa dovremo dirgli?»
Ditegli che mi faceva troppo male anche solo l'idea di rivederlo. Che mi manca da morire e non potrei sopportare di incontrarlo sapendo che da lì a poco dovrà lasciarmi di nuovo e partire. Ditegli che è stato uno stronzo e che mi sembra di avere un tarlo in testa che mi rosicchia il cervello, da quando ci siamo salutati. Che lo penso praticamente sempre e che lo odio da morire. E che lo voglio ancora, come sempre.
«Ditegli che sono andata fuori città con Vale e basta. Non dovete mentirgli per colpa mia, potete tranquillamente raccontare la verità.»
«Quindi possiamo aggiungere che hai prenotato l'albergo subito dopo aver saputo del suo arrivo?»
Mi schiarisco appena la voce e guardo Gianlu con l'espressione più cucciolosa che riesco a fare: occhioni sgranati, sorrisino innocente e battito multiplo di ciglia.
«Ecco, magari lì potete glissare un pochino, eh? Ma poco, giusto limare un pelino il discorso, no?»
Gianlu mi arruffa i capelli con espressione affettuosa e Lore scuote la testa.
Eh già caro cugino, non ci siamo.
Spazio S.
E niente, Becca se la da a gambe come se non ci fosse un domani.
Ma come dobbiamo fare con 'sta ragazza?
Ci sto perdendo le speranze!!!
Noi ci rileggiamo domani,
Buona domenica a tutt*, S.
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