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Mi giro e mi rigiro nel letto senza riuscire a prendere sonno. Odio quando succede, e in quest'ultimo periodo, succede davvero troppo spesso.
Ho provato anche a fare zapping ma, ovviamente, per una sera in cui decido di concedermi un'oretta rilassante davanti alla Tv, non c'è assolutamente niente di interessante. Se si escludono gli accoppiamenti sui cavallucci marini, chiaramente.
Il suono del campanello mi fa sobbalzare; ma chi cavolo si presenta senza preavviso alle... sono solo le 21:30?
Davvero?
Che vita triste.
Infilo le mie pantofolone con i Minions e cammino un po' timorosa verso la porta. Nessuno dei miei conoscenti si è mai presentato senza avvisare prima, fosse anche con un semplice messaggino.
«Chi è?»
In risposta, solo due colpi secchi alla porta.
Ok, è abbastanza inquietante. Dovrei aprire? Potrebbe essere qualcuno che ha bisogno di aiuto. D'altro canto potrebbe anche trattarsi di un molestatore, o un ladro.
Non che abbia mai sentito di qualche malintenzionato che si presenti alla porta della vittima bussando, in effetti; ma la prudenza non è mai troppa, no? Ma perché non ho fatto riparare il videocitofono quando si è rotto?
«Chi è?» ritento. Altri due colpi dati in maniera abbastanza brusca.
«Senti, io ora apro, ma sappi che sono armata, mio padre è un poliziotto e mio zio un detective! Se le tue intenzioni sono quelle di farmi del male, non ci riuscirai!» Non può sapere che sto bluffando, giusto? Mi è sembrato di avere la voce abbastanza ferma e minacciosa. Sicuramente si starà cagando sotto se davvero è un delinquentello.
Da dietro la porta arriva un suono lieve, come una risata soffocata.
Si permette pure di sfottere?
Giro piano la chiave, tiro indietro il chiavistello e mi preparo ad aprire. Lo faccio con un colpo secco, strizzando un occhio dalla paura. Poi chissà, magari pensa che sono invalida e mi lascia in pace.
Ma dall'altra parte, l'unica cosa che trovo, è una faccia divertita. Il mio cuore perde un battito, e lo recupera iniziando ad andare ad una velocità che non pensavo nemmeno possibile.
Giò è davanti a me, in tutto il suo splendore, con una mano appoggiata alla parete e le gambe incrociate, come se stesse aspettando da chissà quanto.
Vorrei chiedergli cosa ci fa qui, vorrei saltargli addosso e prenderlo a pugni, o a baci -vorrei prenderlo e basta a dirla tutta- ma le mie gambe non si muovono di un millimetro; è come se avessi i piedi inchiodati nel cemento.
«Ciao, Becky» mi saluta sorridente, con quel sorriso che gli fa venire fuori le fossette che io amo.
«Cosa» mi schiarisco la voce perché si è alzata come minimo di cinque ottave, risultando fastidiosa persino alle mie stesse orecchie. «C-cosa fai? Qui? Cosa fai qui? Tu... cosa ci fai tu qui?»
Beh, mi sembra che sia andata bene, no?
Il suo sorriso si allarga ancora di più, con una falcata entra dentro il mio appartamento e si chiude la porta alle spalle.
«Sono tornato.» Alza le spalle con noncuranza, come se avesse detto la cosa meno importante del mondo.
È tornato? È tornato davvero? Per restare o è di passaggio? Ha solo una settimana di ferie e poi riparte? Si è dimesso dall'ospedale? Perché non risponde a nessuna delle mie domande e sta lì fermo a fissarmi? Ah già, non sto parlando, giusto!
«Perché?»
Avrei voluto fargli altre domande, ma mi accontento del fatto che almeno questa mi sia uscita senza farmi sembrare un'analfabeta.
«Per te. Perché mi manchi. E ho capito che posso fare tutto il volontariato del mondo, ma non ha senso se tu non sei con me.»
In realtà, se proprio volessi essere precisa, è questo discorso che non ha senso. Ma direi che posso tranquillamente sorvolare e approfondire dopo, no?
Non gli lascio il tempo di aggiungere altro, e so che vorrebbe, perché l'ho visto fare un piccolo movimento con la bocca proprio per iniziare di nuovo a parlare, ma io lo precedo e gli salto in braccio, avventandomi sulle sue labbra, che mi sono mancate così tanto in questi mesi.
Giò mi sbatte con le spalle al muro e mi sorregge dalle gambe, facendo scontrare le nostre intimità e rendendo il nostro contatto infuocato.
«Senti, piccola. Lo senti l'effetto che hai sul mio corpo?»
Piccola? Non mi ha mai chiamata in questo modo e, se devo dirla tutta, è una cosa che ho sempre apprezzato infinitamente. Non li ho mai sopportati certi nomignoli. Giordano continua con questa danza lenta fatta di strusciate che mi stanno mandando al manicomio.
«Oddio Giò, ti prego...»
«Per cosa mi stai pregando, esattamente? Cosa vuoi, piccola? Dimmelo...»
«Voglio te, solo te!» trovo la forza di rispondere, tra un sospiro e l'altro.
«Dio, Becky, ma cosa mi hai fatto? Ti amo così tanto» dice, mentre inizia a lasciare baci caldi sul mio collo.
«Ti amo anch'io Giò, ti ho sempre amato, e ti amerò per sempre!»
Lui si stacca da me con aria stupita.
«Piccola... non mi avevi mai detto una cosa così. Di solito con le parole tu sei...»
«Una frana, lo so. Ma sei tu, e con te sento di poter affrontare tutto Giò. Prendimi, fammi tua.» non sembro nemmeno io mentre parlo; suppongo che la sua assenza abbia avuto più ripercussioni di quel che pensavo.
Giò inizia a camminare, con me ancora aggrappata a lui, e si fa strada verso il salotto.
Lo squillo del telefono interrompe questo idillio, e lo vedo guardarsi attorno per capire da dove provenga.
«Lascia stare, non è importante.» gli dico, ricominciando a baciarlo.
La suoneria continua imperterrita, ma io vedo solo lui, voglio solo lui.
«Piccola, dovresti rispondere» dice tra un bacio e l'altro.
Ignoro il suo consiglio e riprendo a baciarlo ovunque: sul collo, sul torace sodo e muscoloso e unto. Unto? Non ci faccio caso, chissenefrega. Un lieve strato di sudore ha iniziato a ricoprire i suoi pettorali. Strano, lo ricordavo un po' più allenato di così, ma continuo lo stesso la mia scia di baci languidi e bagnati e STO CAZZO DI TELEFONO CHE CONTINUA A SQUILLARE LO BRUCIO PRIMA O POI!
«Dai, rispondi... noi possiamo continuare domani.» sorride mentre lo dice.
Domani? DOMANI? Ma che razza di...
Mi sveglio di colpo, completamente sudata e in preda agli ansimi.
L'ho sognato. Di nuovo! Cielo, mi sembra di impazzire. Credo di averlo sognato praticamente ogni notte da quando sono tornata da Tenerife, solo che solitamente nel mio sogno lui viene a bussare alla mia porta, dichiara di amarmi e di non riuscire a stare senza di me, e dopo un meraviglioso bacio di riconciliazione mi dice che deve tornare in ospedale perché lo aspettano, e che non potrebbe mai rinunciare al suo lavoro per me.
Stavolta invece aveva mollato tutto, ed era in versione parecchio hard. Cazzo, devo disinstallare l'applicazione di Wattpad e smetterla di leggere FanFiction prima di addormentarmi.
Il telefono nel frattempo continua a suonare anche nella realtà, lo prendo con un gesto di stizza e vedo il nome di Lore lampeggiare sullo schermo.
«Che vuoi?» chiedo scocciata.
«Chi era quello?»
«Ciao anche a te, cugino!»
«Ma sentitela! Risponde con un "che vuoi" scazzato, e pretende pure i convenevoli!»
«Stavo facendo un bellissimo sogno!»
«Becca, sono le dieci di sera! Non dovresti essere in giro a fare baldoria?»
«E tu non dovresti essere da qualche parte a... a... a non rompere le palle a me?»
Dall'altra parte sento una sonora risata.
«Ma come siamo suscettibili! Era un sogno sconcio quello che ho interrotto, per caso?»
«N-no...» rispondo, ma la mia voce si è appena abbassata di qualche tono.
«Devi disinstallare quell'app e smetterla di leggere storielle erotiche!»
«Non era una storiella erotica! Comunque, che volevi?»
«Ah già! Chi era quello con cui ti sei fatta una foto e ti sei taggata su Facebook?»
«È fidanzato! E poi Joele non sarebbe contento di questo tuo interesse.» ridacchio cercando di non farmi sentire.
«Ah. Ah. Ah. Molto spiritosa. La situazione è seria Becca. Perché cazzo hai pubblicato una tua foto insieme a lui?»
Ma che razza di domande fa oggi? Ma io ero bella felice nel mio mondo dei sogni, perché non posso avere una gioia nella vita? Perché?
«Allora: prima cosa, non ho pubblicato nessuna foto. L'ha fatto lui e mi ha taggato. E seconda cosa: ma che c'è di tanto grave, scusa?»
«Becca! Mi ha telefonato Giordano dieci minuti fa, ha voluto sapere chi fosse il tizio, e io non ho saputo cosa rispondere. Ha prenotato il volo appena l'ha vista.»
«COSA?» Scatto a sedere in modo così rapido, che per un attimo mi gira la testa.
«Che vuol dire che ha prenotato il volo? Per quando?»
«Natale. Manca un po', lo so, ma ha detto che deve assolutamente vedere coi suoi occhi com'è la situazione.»
Ma questo è pazzo. Ma che razza di ragionamento ha fatto? "Forse quella con cui ho avuto una mezza storia durata mezza settimana ha qualcuno di simile ad un ragazzo, meglio andare a controllare." Io non ho parole, veramente. O meglio, le avrei ma sono quasi tutte estremamente volgari.
«Becca, ci sei ancora?»
«Sì Lore. Sono solo... stavo pensando.» mi stropiccio il viso con una mano, nella speranza di avere l'illuminazione adatta a farmi affrontare questa situazione.
«Non sapevo se dirtelo o meno, scusami...»
Ecco, ci mancava pure che lo facessi sentire in colpa.
«Hai fatto bene ad avvisarmi, tranquillo. Se lo senti, per favore, continua a dire che non sai nulla, ok?»
«Becca, lui lo sa com'è il nostro rapporto. Non mi crederebbe mai.»
«E allora digli la verità. Digli che è solo un amico. Non che la cosa dovrebbe interessargli, comunque!» replico con un tono appena appena acido.
«D'accordo. Ti lascio ora, ci sentiamo domani, ok?»
«Certo...a domani.»
Chiudo la telefonata con Lore e un senso di rabbia mi assale. Ma come si permette? È ovvio che la mia parte irrazionale stia gongolando di felicità nel saperlo geloso, ma questo non giustifica assolutamente un comportamento del genere. Cosa vuole fare? Prendere un volo tutte le volte che capiterà di pubblicare una qualsiasi fotografia insieme a qualcuno che non conosce?
So che da arrabbiata non sono un tripudio di genialità, ma devo fare qualcosa, e la mia testa in questo momento riesce a pensare ad una sola soluzione possibile. Cerco il contatto di Vale e faccio partire la chiamata.
«Becca, ancora sveglia a quest'ora?»
Ma che simpatica.
«Sì, e ho un compito per te!»
«Ti ascolto...» dice, ma noto una leggera titubanza nella sua voce.
«Io e te, dal 24 dicembre a dopo capodanno. Fuori. Insieme. Decidi tu destinazione ed escursioni varie. Ho bisogno di essere assolutamente fuori città in quel periodo.»
«Becca, ma che-»
«Giò torna per Natale.»
Un attimo di silenzio. Probabilmente sta elaborando la notizia.
«Mi metto subito a cercare qualcosa.»
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