33
Riemergo a fatica dai ricordi del passato.
Dal male che mi ha fatto vedere la stangona di fronte a me vicina a Giò.
Mi tranquillizza solo il pensiero che, a differenza di sei anni fa, adesso il tempo è dalla mia parte. Adesso sono riuscita a mettere da parte la paura di provare qualcosa di più grande di me. Sono stata in grado di afferrare ciò che volevo. Mi sono aggrappata alla persona che era destinata a me. Semplicemente a me. Sorrido ad Isabella cercando di rimanere il più rilassata possibile.
«Isa, che coincidenza! Come stai?»
Fa uno dei suoi soliti sorrisetti e alza le spalle, come se fosse ovvio che sta magnificamente.
«Beh, sono in vacanza qui, direi che non posso proprio lamentarmi, no? E tu invece? Ho saputo del dentista! Mi è tanto dispiaciuto, sai?»
Mi sforzo di sorridere, perché è chiaro come il sole che tutto è, tranne che dispiaciuta. 'Sta stronza.
«È acqua passata! E mi è servita come lezione per capire quello che voglio adesso in una relazione. Dagli errori si impara sempre qualcosa. E tu invece? Ho saputo che ti sei data parecchio da fare nell'ultimo periodo.» Sorrido mettendo su la mia faccia di bronzo, quella che uso sempre quando voglio essere un po' più perfida del solito. La vedo sgranare leggermente gli occhi, mantenendo su il sorrisino di facciata che l'ha sempre contraddistinta.
«Beh, sai... bisogna frequentare un po' di persone sbagliate, prima di arrivare a quella giusta! Le storie che ho avuto sono state proprio questo: un percorso per arrivare a capire com'è l'uomo che voglio al mio fianco, proprio come hai appena detto tu. Ma ti ringrazio comunque per il tuo velato riferimento al fatto che mi sia comportata da troia.»
Sorrido ripensando ai suoi flirt. Valentina in questi anni mi ha sempre tenuta informata perché, nonostante stessi con Valerio, per Isabella io e lei abbiamo sempre avuto quest'odio di fondo che non se n'è andato nemmeno quando si è lasciata con Giò. Faccio mentalmente la lista di tutti gli uomini che, dopo di lui, sono passati sotto le sue grinfie.
C'è stato Giorgio, l'avvocato che aveva uno studio a Roma ed uno in paese -che poi si è scoperto essere la copertura per la famiglia che abitava là-, poi Vittorio, un signore che avrà avuto il doppio della sua età, ma che le aveva promesso di farla entrare a lavorare in uno degli ospedali migliori d'Italia tramite le sue conoscenze.
Ci sono stati Francesco ed Alberto, due fratelli che se la sono passata manco fosse una cannetta smezzata con gli amici;
Martin, l'infermiere che si presentava come il brillante chirurgo venuto dalla Francia per illuminare il nostro paese.
L'allenatore di tennis e l'ingegnante di nuoto;
Il fattorino delle pizze e due colleghi mentre faceva tirocinio;
ed infine Angelo, il professore universitario grazie al quale era riuscita a laurearsi con i voti un po' più alti di quelli che meritava.
Ora, sarò anche una stronza, ma non ci avevo visto poi tanto male quando dicevo che questa, a me, non convinceva per niente.
E sono certa che la cosa fosse reciproca.
Escluso l'episodio del capodanno, nessuna delle due ha mai manifestato reale antipatia nei confronti dell'altra. Ci siamo sempre limitate a parlare poco, salutarci per educazione, e lanciare qualche piccola frecciatina non discutibile, perché sempre velata da finte buone intenzioni.
Beh, quest'ultima cosa in effetti la facevo più io. Proprio come adesso, che mi ritrovo a scuotere la testa in segno di diniego e sorridendo con l'espressione ingenua dipinta in volto.
«Oh, no! Non mi riferivo agli uomini della tua vita, parlavo dei tirocini e del lavoro. Ho saputo che ti sei spostata in tanti ospedali. Dev'essere stato faticoso.» Inclino la testa da un lato cercando di avere un'aria comprensiva.
Povera cucciola. Saltare da un cazz... ehm da un ospedale all'altro. Che disdetta, mannaggina.
Il sorriso che era sul suo volto scompare, segnalando la mia ennesima vittoria. A pensarci bene, è un vero peccato che io non sia altrettanto brava con le parole importanti.
Isabella raddrizza la postura e porta i capelli indietro con fare nervoso, poi torna a guardarmi.
«Beh, dovresti saperlo, no? D'altronde avrai visto quanto è impegnato Giò.» Poi si porta una mano in fronte con fare sbadato e riprende: «Ah già, che stupida! Voi due non vi siete praticamente più visti.» E allarga la bocca in un sorriso talmente perfido che manco la strega di Biancaneve.
«Veramente siamo in vacanza insieme.» ribatto, per non lasciarle la soddisfazione di gongolare come una cretina.
«Oh, lo so tesoro! Ma non penserai di recuperare tutti gli anni persi in una settimana, vero?»
Lo sa? Lei lo sa? Come fa a sapere che Giò è in vacanza qui? Chi la tiene informata? Si sentono ancora? Era lei al telefono quella mattina? Lui non sembrava neanche ascoltare, lui guardava me! Perché sono ancora in contatto? Con gli ex si chiude, lo sanno tutti! Queste sono le basi, porca puttana.
Non si rimane amici così, ad cazzum. Ma che razza di mente contorta avvisa la propria ex di dove andrà a passare le vacanze? E perché lei è qui? Nello stesso villaggio turistico? Mi sembra un deja-vù. Ho vissuto tutto questo appena ho visto Valerio, qualche sera fa. Ed ora le brutte sensazioni che ho avuto con lui, si stanno ripresentando prepotenti. Cerco di mantenere un tono neutro.
Sento la rabbia iniziare a montarmi dentro, ma sono consapevole di non potermi incazzare per una cosa di cui non ho certezza. Devo prima parlare con lui, guardarlo negli occhi e ascoltare quello che ha da dire.
«Isa, quanto tempo dobbiamo recuperare io e Giò, e in quanto decidiamo di farlo, non credo siano affari che riguardino te, onestamente. Ti ho rispettata fino a che sei stata al suo fianco, non mi sono messa in mezzo, mi sono fatta da parte. Non credo tu sia nella posizione di chiedere spiegazioni che, sinceramente, non ho nemmeno voglia di darti.»
Alza gli occhi al cielo scuotendo la testa, e lascia uscire una risata amara che fa traballare i suoi cocomeri geneticamente modificati.
«Piccola, ingenua, dolcissima Becky. Davvero mi vuoi far credere di non avere interferito nella mia storia con Giordano? Mi credi così stupida? Sei rimasta come un'ombra di fianco a noi, minando il nostro rapporto. Sei stata come una zecca. Un acaro. Eri un virus, un herpes! Abbi almeno la decenza di stare zitta!»
Adesso basta. Mi sta facendo veramente incazzare.
«Senti un po', Barbie Botox! Fino a prova contraria, sei tu che ti sei inserita in un gruppo che era già bello che formato. Certo, sono rimasta anche io, non vedo per quale motivo avrei dovuto rinunciare ai miei amici! Io, Lorenzo e Gianluca giravamo assieme da molto prima dell'arrivo di Giò, e sicuramente anche del tuo. Se la mia presenza ha scombussolato la tua romantica storia d'amore, forse è il caso che tu ti ponga qualche domanda. E ora scusami, ma il cocktail si è annacquato e vorrei tornare dai ragazzi, e da Giò!»
Sorrido, prendo le bibite che la barista ha appoggiato sul bancone pochi minuti fa, e le do le spalle incamminandomi verso le sdraio.
«Certo, vai pure dal tuo Giò, finché puoi chiamarlo così. Ma lo sai come vanno queste cose, vero? Una storia che è finita solo perché c'era una ragazzina innamorata nel mezzo, non può che tornare a galla appena girerai le spalle. E dimmi, Becky, dove sarai lunedì? Perché qualcuno dovrà pur consolare quel povero ragazzo. E stai pur certa che non mi tirerò indietro. Sarà divertente e sicuramente eccitante riconquistarlo poco alla volta, curandolo dalle ferite che lascerai tu.»
Mi volto piano, la guardo mentre gioca con una ciocca di capelli arrotolandola più e più volte attorno a quelle dita che spezzerei molto volentieri. Sento il respiro farsi più corto mentre continua a mantenere sul viso quel sorrisetto da stronza patentata.
Il resto succede in un attimo.
L'immagine di lei che si struscia di nuovo su Giò, l'idea che possa davvero riavvicinarlo con la scusa di... di cosa poi? Ma di quali ferite parla? Noi ci siamo trovati! Stiamo insieme! Non abbiamo quindici anni, non abbiamo bisogno di dircelo per sapere che siamo una coppia.
Butto le bibite a terra e inizio a correre incontro a 'sta bionda platinata. Vedo la sua faccia deformarsi per la sorpresa mentre mi lancio su di lei aggrappandomi alle extension e tirando così forte che manco Lapo Elkann ai suoi festini!
La sua voce stridula che starnazza qualcosa inerente al fatto che sarei da rinchiudere mi dà ancora più carica. Mi aggrappo alle sue spalle senza lasciare la presa sui suoi capelli e la scuoto come una maracas in un concerto latino americano.
Sento la barista che inizia a fare il tifo per me, battendo le mani e urlando: "vamoooos, golpea muy duro chica".
Evidentemente non parla un cazzo di Italiano ma stava sulle palle anche a lei.
Mi sento strattonare all'indietro da una forza sconosciuta e inizio a tirare calci verso Isabella, che disperata si porta le mani ai capelli per verificare l'entità dei danni subìti.
Ah bella, devi ringraziare il tuo angelo custode di avere ancora qualche ciocca da poter controllare.
«Mollami che la devo ammazzare con le mie mani!» grido e continuo a dimenarmi lanciando calci e pugni, ormai al vento.
«Ferma, tigre. Direi che può bastare.»
La voce di Giò, di nuovo, funge da balsamo per la mia rabbia, e cerco di riprendere a respirare in modo regolare mentre continua ad allontanarmi dalla siliconata.
«Prega Dio di non capitarmi più davanti, stronza! La prossima volta ti buco le tette!» urlo di nuovo presa da un ultimo impeto di rabbia.
Sento Giò che scoppia a ridere contro la mia schiena e mi calmo, pian piano.
Mi ritrovo dietro alle casette agli inizi della spiaggia con le sue braccia ancora allacciate a me e rilasso appena le spalle. Mi gira piano e prova a guardarmi negli occhi, che prontamente faccio vagare ovunque, tranne che su di lui.
Si schiarisce la voce per nascondere una risata che minaccia di esplodere da un momento all'altro.
«Finito il primo round?» chiede, cercando di rimanere serio.
«Sì, e direi che ho vinto io. Andiamo?» Faccio per avviarmi ma Giò rafforza la presa e continua a tenermi ferma.
«Non ci pensare neanche, tigre! Adesso tu mi spieghi perché ti ho trovata a fare a botte con Isabella!»
«Che esagerato! Fare a botte... le stavo riammodernando il taglio di capelli!» Faccio spallucce e continuo a non guardarlo.
«Hey...», mi appoggia due dita sotto il mento e mi costringe a guardarlo. Il verde dei suoi occhi è più acceso del solito, e potrei giurare di aver visto un lampo di orgoglio attraversarli.
«Che c'è? Ti ha nominato! Ha fatto allusioni e sono scoppiata, sei contento?!»
Giò non riesce a trattenersi stavolta. Scoppia in un'altra delle sue risate che arriva dritta al mio cuore e scuote la testa buttandola all'indietro.
«Sei meravigliosa, Becky. Lo sai questo?»
Alzo le spalle e fingo indifferenza.
«Sì beh, Isabella non la pensa proprio così, credo.»
Continua a ridere e appoggia la sua fronte alla mia, facendo sfiorare piano i nostri nasi. Sento un sorriso esplodere prepotente sul mio volto e mi arrendo di nuovo alle sensazioni che mi regala ogni volta la sua semplice vicinanza.
Lo bacio. Un bacio leggero, dolce, che si trasforma in poco tempo in qualcosa di urgente, in bisogno di certezze e conferme. Lo bacio avidamente perché è mio, nessuno può permettersi di dire il contrario. Era mio anche quando stava con lei. Ero sua anche quando non stavamo insieme. Noi apparteniamo l'uno all'altra da sempre. E chi prova a mettere in dubbio questa cosa rischia di ritrovarsi pelato. È bene che si sappia.
Si stacca piano per riprendere fiato e mi regala uno dei suoi sorrisi, quelli che riserva solo a me. Solo e soltanto a me.
«Sono tuo. Lo sai questo?»
Di nuovo, Giò sembra aver capito quello che non ho detto, e mi dà la conferma di cui avevo bisogno. Annuisco semplicemente, lo guardo negli occhi e allaccio le braccia al suo collo, perdendomi nel suo profumo unico. Lo sento respirare nei miei capelli e stringermi forte per confermare quello che ha appena detto.
Lo so che sei mio. Lo sai che sono tua.
Spazio S.
Ebbene, abbiamo incontrato anche la simpaticissima Isabella.
Chi l'avrebbe detto che questa semplice vacanza si sarebbe trasformata nella fiera degli ex di Becky e Giò?
Io voto per fare incontrare lei e Valerio, starebbero un amore insieme!!
Noi ci rileggiamo domani alla solita ora (minuto più, minuto meno)
Un bacio, S.
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