26


Cammino avanti e indietro per la stanza esaminando attentamente tutto il guardaroba che mi sono portata dietro. Perché quando si parte sembra sempre di portare troppa roba, e quando si arriva non si ha mai niente di adatto? Voglio qualcosa di... di... BAAAM! 

Qualcosa che faccia girare la testa anche alle donne più etero del villaggio.
Il burlone di Giò oggi a pranzo ha proposto una serata divisi: maschi e femmine ognuno per i fatti loro.

Posso uscire con la prima cosa che mi capita sotto mano? No!
Deve soffrire.
Deve soffrire, primo: perché è la prima serata che potevamo passare insieme da 'qualsiasi cosa siamo ora; 
secondo: perché dopo essere usciti dalla cabina non ha fatto altro che ignorarmi e stare per conto suo per tutta la giornata. 

Siamo in vacanza, certo, non abbiamo deciso nulla riguardo alla nostra situazione, certo, ma stasera voglio che crepi guardandomi! Vuole stare da solo coi ragazzi per fare cosa, esattamente? E io dovrei fare questa uscita tra donne per quale motivo? 

Continuo a pensare che ci sia sotto qualcosa, e che sicuramente abbia a che fare con le cose che mi ha detto in quella cabina. 

Prendo il vestitino rosso che ho comprato ieri con Gianlu e Ste e lo indosso. Aderisce perfettamente al corpo mettendo in mostra le poche curve che ho. Abbino i sandali gioiello e sciolgo i capelli spettinandoli un po' con le mani, lasciandoli ricadere morbidi sulle spalle. Faccio una bella passata di eyeliner sulle palpebre e abbondo col mascara. Do un'ultima occhiata allo specchio e prendo la borsa, uscendo abbastanza soddisfatta del risultato finale.

Incrocio gli occhi di Giò appena metto piede fuori dalla porta. Ha una camicia nera che fascia perfettamente il suo corpo, mettendone in risalto i muscoli, e un paio di jeans chiari appena lenti sui fianchi. È perfetto.
Lo vedo passare ai raggi x ogni centimetro del mio corpo, mentre incrocia le braccia al petto in un'espressione non troppo contenta.

«Beh? Che hai da guardare?» credo che il tono sia risultato più acido di quanto volessi.
«Niente, sei bellissima.» E fa un sorriso tirato.

Cerco di reprimere l'istinto omicida che mi spinge a togliermi un sandalo per conficcargli un tacco da qualche parte e ricambio il sorriso meglio che posso.

«Grazie. Gli altri?»

«Dovrebbero uscire a momenti... Becky, senti-»
Quasi contemporaneamente si aprono le porte dei ragazzi.

«Wow, qui stasera qualcuno vuol fare conquiste!» Gianlu fa un fischio di apprezzamento e batte le mani.

Sorrido scuotendo la testa.
«Possibile che pensi sempre che io voglia rimorchiare?» 

«Beh, sei tutta in tiro! Questo è il vestito che ti ha consigliato Stefano ieri?» chiede con innocenza.

Dio, Gianluca! Non ti ho mai voluto bene come te ne voglio adesso.

«Sì, ha detto che mi risaltava gli occhi! Che ne dite? Ha ragione?» Faccio un giro su me stessa mentre vedo con la coda dell'occhio Giò irrigidirsi appena.

«Non credo che fossero gli occhi quello che guardava mentre ti consigliava questo abito.» risponde mio cugino ridendo. 

Scoppio a ridere e lo prendo a braccetto mentre ci incamminiamo.
«Quindi, ricapitolando, ci vediamo tutti insieme alla fontana, poi da lì proseguiamo divisi, giusto?»

«Esatto! E domattina ci troviamo a colazione al bar sulla spiaggia per raccontarci le rispettive serate. Giò ha avuto una bella idea, vero?» chiede Lorenzo lo Stupido.

«Certo! Bellissima!» schiarisco la voce e cambio discorso, sperando di essere sembrata convincente.

Ma a chi voglio darla a bere?

In poco tempo arriviamo alla grande fontana del villaggio. Salutiamo tutti ed io raggiungo le ragazze che hanno già fatto gruppetto. Mi sembra di essere in gita scolastica.
«Ehi, quello non è il vestito che abbiamo comprato ieri?» Stefano mi guarda facendo un sorrisetto malizioso. Mi auguro non stia pensando che l'abbia indossato per mandargli non so quale strano messaggio.

Eh no, bello. Questo vestito doveva servire solo a far schiattare Giò. E manco c'è riuscito.

«Esatto.» rispondo senza mettere troppo entusiasmo nella voce.
«Beh, ti sta una favola! Ho fatto proprio bene a consigliartelo.» e mi fa l'occhiolino.

Sorrido e torno a parlare con le ragazze, che stanno decidendo in quale ristorante cenare. Sento gli occhi di Giò addosso e cerco di distrarmi pensando al cibo.
Il cibo può aiutarmi.
Il cibo è mio amico.
Un qualunque crostaceo adesso potrebbe essermi utilissimo.
Potrei tirarlo in faccia a Giordano, per esempio. 

«Allora, signorine, ci vediamo domattina al bar. Divertitevi stasera!» Joele parla talmente poco che, quando lo fa, mi stupisce sempre che sia anche lui dotato di corde vocali. 

Ci salutiamo tutti e ci dividiamo, noi ragazze a destra, gli uomini a sinistra.
Faccio appena due passi e mi sento afferrare per un braccio. Vedo Giò avvicinarsi e cerco di ignorare la solita scossa che si dirama in tutto il corpo mentre parla al mio orecchio.

«Ti prego, stasera non fare la stupida solo perché sei arrabbiata con me.» Si scosta per guardarmi negli occhi, e nei suoi vedo qualcosa che continua a sfuggirmi. Sembra pentito della proposta di dividere i due gruppi, ma allora perché l'ha fatta?

Alzo le spalle con indifferenza.
«Tranquillo. Hai detto che ne moriresti, no?» Sorrido con un sorriso amaro, mi giro, e raggiungo le altre.
Sento i suoi occhi addosso fino a che non giriamo l'angolo. Rilasso finalmente le spalle e lascio andare i pugni stretti.

Che la serata donne abbia inizio.

****

«Sul serio sono vere?» Continuo a fissare le tette di Bea, messe in bella mostra dalla profonda scollatura della sua maglietta.

«Certo!» risponde gongolando un po' troppo.
«Wow... posso toccarle?» Credo che l'ultimo drink stia iniziando a farsi sentire. 

Tendo a diventare un po' molesta quando alzo troppo il gomito. Una volta Valerio ha dovuto trascinarmi fuori da un pub perché continuavo a chiedere ad una ragazza di farmi vedere che mutande indossasse.
In effetti, poco prima, l'avevo accusata di non portarle proprio, dato che non si vedeva nessun segno delle cuciture da sopra l'abito.
Ricordo che si era un po' arrabbiata.

«Fai pure.» risponde Bea, continuando a sorridere soddisfatta delle attenzioni che sto rivolgendo alle sue mammelle. 

Porto le mani in avanti senza neanche rendermene conto e inizio a palparle il seno per testarne la consistenza. Sono morbide ma allo stesso tempo sode. Rimango con una mano sul suo petto, portando l'altra la mio per sentire la differenza. Una macedonia perfetta: melone da una parte e susine dall'altra!
La vita è veramente ingiusta.

«Posso unirmi a voi? Sembra che vi stiate divertendo.» Una voce maschile mi fa spostare lo sguardo dalle protuberanze di Bea, e alzo gli occhi incrociandone un paio blu come l'oceano che mi guardano divertiti.
Sonia viene in nostro soccorso, visto che siamo letteralmente rimaste imbambolate a bocca aperta guardando questo pezzo di manzo.
«Certo, siediti pure.»
Vedo il ragazzo continuare a guardarmi con un mezzo risolino sulla faccia.

Ma cosa c'è di tanto divertente?

«Ehm, Becky, credo tu possa smettere adesso.» dice Bea con la voce un po' bassa.
«Come?» Riporto lo sguardo su di lei e mi accorgo di avere ancora una mano sul suo seno, e una sul mio.

«Oh, sc-scusa!» la tolgo con uno scatto e incrocio le braccia al petto per evitare di palpeggiare qualcun altro nelle vicinanze.
«Se dovete decidere quale sia la vincitrice, posso darvi una mano! Mi offro volentieri.» il manzo strizza un occhio mentre continua a sorridere divertito.
Bea scoppia a ridere seguita dalle altre.

Era così divertente? Bah.

Sento Cristina chiedergli il nome, e scopriamo che si chiama Andrea. Viene da un paesino del Lazio ed è in vacanza con qualche amico disperso nella discoteca in cerca di divertimento.

Cerco di seguire le chiacchiere che continuano a fare, ma la mia testa continua a riportarmi a Giò.
Cosa avrà deciso di fare stasera?
Si starà divertendo?
Avrà conosciuto qualcuno di interessante?
Mi avrà pensato almeno due secondi? 

Questa cosa dell'averlo sempre in mente mi irrita! Non sono abituata a pensare così tanto ad una persona.
Con gli altri non era così: potevamo uscire separati e io mi godevo le serate con gli amici senza farmi film mentali degni di un oscar, e nemmeno tutte queste paranoie. 

Potevo non sentirli per ore e non mi assaliva il panico.
Gli altri non mi facevano sentire così incompleta quando non eravamo insieme.

Ma gli altri non erano Giò.

Com'è possibile che mi faccia stare così male il fatto di non sapere dove sia o cosa faccia? Il modo in cui si è comportato oggi mi ha resa irrequieta, mi ha lasciato addosso una brutta sensazione, che ha continuato a riaffacciarsi ogni volta che ho pensato a lui. Decido che un bel cocktail potrà aiutarmi a togliere un po' di tensione e a liberare la testa! 

Mi avvio verso il bar dopo aver chiesto se qualcun altro volesse qualcosa. Aspetto che il barman prepari il mio drink giocherellando con il sottobicchiere che ha preparato per me. 

«Uno anche per me, grazie.» Mi volto e vedo Andrea che si è materializzato al mio fianco.
Mi sorride affabile poi inizia a parlare.
«Posso essere diretto e chiederti una cosa?» domanda senza smettere di sorridere. È proprio bello! Ha i capelli rasati che gli danno un'aria dura, ma gli occhi che la tradiscono facendosi coinvolgere da ogni sorriso che fa. 

«Spara.»
«Sei... ecco... fidanzata? O impegnata?» Il suo viso cerca di nascondere un leggero imbarazzo mentre parla, ed io non posso non pensare a quanto siano adorabili i ragazzi quando sono un po' timidi come lui.

«Mmh... impegnata, sì... più o meno.»
«Questo "più o meno" lascia spazio a qualche possibilità di conoscere gente nuova?»
Sorrido abbassando di poco la testa. Adesso sono io quella in imbarazzo. Questo genere di domande mi mette sempre un po' in difficoltà. 

«Beh, sono in vacanza. È quasi inevitabile conoscere nuove persone.»
Allarga il sorriso e alza le mani in segno di resa.
«Non sono mai stato rifiutato in maniera così gentile, credo.»
Rido mentre avvicina il bicchiere al mio facendo un brindisi.

«Alle nuove conoscenze, allora.»
Beviamo i nostri drink e sento già le spalle meno rigide.
Si posiziona dietro di me e mette le mani sulle mie spalle, guidandomi verso la parte centrale della discoteca.

«Questo nuovo amico ha deciso che stasera dovrai ballare con lui!»
«L'ultima volta ho rischiato di far amputare il piede del malcapitato, sai?»
«Tranquilla! Sono un temerario, io!»

Scoppio a ridere mentre mi fa fare una giravolta che mi porta di fronte a lui. Inizia a muoversi in modo sensuale senza staccare gli occhi dai miei.

Ma perché qui tutti ballano meglio di me?

Cerco di seguire come meglio posso i suoi movimenti, sentendomi sexy più o meno come un bradipo zoppo, finché non percepisco due occhi puntati sulla mia schiena.
Andrea mi fa girare di nuovo su me stessa e vedo Giò appoggiato ad una colonna, braccia incrociate al petto e un'espressione che non promette niente di buono.

Devo avere qualcosa come venticinque pianeti allineati contro di me. Altrimenti non si spiega 'sta cosa. 

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