24
Sento sulle spalle il peso delle decisioni appena prese.
Ho come un mattone sul petto e fatico quasi a respirare.
Abbiamo sbagliato.
Io ho sbagliato.
Seguirlo, decidere di fidarmi delle sue parole, è stato un errore; ora ne sono certa.
Lo so: sono adulta e dovrei assumermi le mie responsabilità.
C'ero anch'io, ero lucida e consenziente.
Eppure nella mia testa non posso far altro che maledirlo per avermi trascinata con lui in questa situazione assurda.
Non posso.
Io non sono fatta così.
Non riesco a lasciarmi andare.
Mi conosco, se qualcosa dovesse andare storto, glielo rinfaccerei a vita.
«Giò, non sono sicura.» finalmente riesco a dare voce ai miei pensieri.
«Cosa?»
«Hai sentito. Non sono sicura, credo sia meglio fermarsi qui.»
«Becky, questo è uno dei tuoi soliti attacchi di panico. Li hai sempre prima di fare un salto importante.»
Vaffanculo lui e le sue logiche. Lui non capisce che qui c'è in ballo la mia vita!
«No, davvero. Torniamo a come eravamo prima.»
«Rebecca, sei ad un punto di svolta. Trova il coraggio. Cercalo dentro di te, io so che ce l'hai!»
«Giò, non insistere, ti prego.»
«Becky, fidati di me. Salta per una volta!»
Mi guarda cercando di calmare il panico che ha sentito nella mia voce, sta provando ad infondermi una sicurezza che ora decisamente non ho.
«Ma che salta! Qua sarà alto un metro e mezzo! Fammi scendere, cazzo!»
«E come ci torni in camera tua se ti faccio scendere? Salta 'sto cazzo di muretto e fai poche storie!»
Porca puttana. Maledetto lui e le sue idee.
Chiudo gli occhi, faccio un respiro profondo e salto. Cado spiaccicata sul mio terrazzo, manco mi fossi tuffata dal diciannovesimo piano.
«Ahia!»
«Visto? È andato tutto bene, te l'avevo detto. Dai, preparati che gli altri ci aspetteranno sicuramente, se non ci vedono arrivare penseranno male.»
«Comunque tutto bene un ciuffolo. Mi sono fatta malissimo.»
«Quanto sei esagerata. Muoviti!»
E torna dentro per prepararsi.
Mi rialzo massaggiandomi il sedere ed entro dalla porta finestra. Faccio una doccia al volo e mi preparo per la spiaggia. Il temporale di ieri se n'è andato senza lasciare traccia, ed oggi splende un sole meravigliosamente caldo.
Sembra quasi quello che è successo tra noi.
Giò ha riempito così tanto la mia testa in queste ultime ore, che non ho avuto il tempo per realizzare tutto quello che è successo. Non ho ancora metabolizzato. Mi siedo un attimo sul letto per riordinare i pensieri.
Che cosa abbiamo fatto?
Cosa abbiamo trovato il coraggio di fare?
Ci siamo lasciati andare. Abbiamo messo da parte le paure per una felicità che stavamo inseguendo insieme da troppo tempo. Abbiamo accantonato i se e i ma e abbiamo deciso di viverci.
Ed è stato perfetto.
Ho sentito le sue mani muoversi su di me come se non avessero fatto altro per tutta la vita.
Ho sentito le sue labbra baciare ogni centimetro del mio corpo con fare sicuro, come se sapesse perfettamente dove soffermarsi un po' di più, quel tanto che basta per farmi oltrepassare il limite.
Ci siamo guardati e ci siamo visti davvero.
Nudi, quando avevamo ancora tutti i vestiti addosso.
Felici, quando cercavamo di nascondere gli ansimi imbarazzati e timidi.
Sinceri, mentre chiedevamo un bacio ancora.
Appagati, quando abbiamo smesso di opporre resistenze inutili.
Mi rendo conto che il passo più grande l'ho fatto io. E non è un elogio a me stessa, piuttosto un rimprovero! Tutto quello che c'è stato oggi, poteva esserci già stato anni fa. Se non mi fossi lasciata condizionare dalla paura di soffrire, sicuramente avremmo già avuto il nostro periodo felice.
Chissà se saremmo riusciti ad apprezzarlo tanto quanto oggi. Le esperienze ti cambiano, le persone ti cambiano, i dolori e le gioie ti cambiano. Magari tutto questo girarci attorno è servito proprio a farci vivere questo esatto momento. Magari, se avessi osato anni fa, non sarei stata pronta per una cosa così grande.
Magari non avrei saputo gestire il cuore che batte così forte vicino a Giò, i brividi che corrono sulla schiena ogni volta che mi guarda, il fiato che si spezza quando mi sorride.
O mi sfiora.
O mi bacia.
A dire il vero, non sono certa di poter gestire tutta questa cosa nemmeno adesso. Non sono abituata a tutto questo trambusto emozionale.
Ma, cazzo, quanto è bello!
Do un'occhiata veloce allo specchio e vedo un sorriso che non sapevo di avere sul volto.
Questo è l'effetto Giò.
Preparo la borsa con le cose per il mare ed esco dalla stanza. Il mio moro è già fuori dalla stanza che passeggia avanti e indietro aspettandomi.
Mi sorride, mi prende per mano, e ci avviamo verso la spiaggia.
****
Poco prima di arrivare, di comune accordo, abbiamo deciso di tenere per noi questa cosa ancora per un po'. Non sono pronta ad affrontare la raffica di domande di Lorenzo, né il vagone di battutine di Gianluca. Inoltre, giusto ieri pomeriggio ho detto a Bea che Giò ha le palle secche, sarebbe un po' strano se adesso ci trovasse mano nella mano.
«Finalmente! Dov'eravate finiti voi due?» Mio cugino rivolge la domanda ad entrambi, ma guarda me.
Mi volto verso Giò con il terrore negli occhi. Per tutta risposta fa spallucce e va a sdraiarsi sulla sua brandina.
Okay, quando ho detto "di comune accordo" intendevo dire che io ho deciso questa cosa, e ho obbligato Giò ad accettare. Sono una bruttissima persona, lo so.
Guardo Lore e il mio cervello inizia a far girare tutte le rotelline che dovrebbero elaborare una risposta logica ed esaustiva, con scarsi risultati.
«Chiusa. F-fuori.»
Ecco, sì, ho un piccolo problema: a mio cugino non riesco a nascondere nulla. Quando non gli dico qualcosa, per un motivo o per l'altro, automaticamente inizio a parlare in una sorta di strana lingua che non prevede l'uso di verbi pronomi e aggettivi. Dico solo le parole chiave, sperando che capisca il concetto. È una cosa alquanto fastidiosa.
«E perché non hai chiamato?»
«Telefono. Spento.» E indico lui.
«Beh, ma potevi tornare da noi.»
«Strada. Dimenticata.»
«Becca ma come parli? E dove hai dormito stanotte?»
Sento le guance andarmi in fiamme, sia perché dovrò dire a mio cugino che ho dormito con Giò, sia perché mi stanno guardando tutti come se fossi pazza, mentre rispondo a Lore.
«Giò.»
«Meno male. È stata una fortuna che almeno lui fosse in camera.»
Sorrido rilassando le spalle che sono rimaste rigide per tutto il tempo, e ringraziando l'ingenuità che da sempre contraddistingue mio cugino.
Passo di fianco alla brandina del moro e gli butto la borsa sullo stomaco cogliendolo di sorpresa.
«Ops, scusami. Mi è scivolata di mano.»
Lo vedo abbozzare mezzo sorriso e tornare a rilassarsi.
Questa me la paghi, bello!
Vado a stendermi vicino alle ragazze dopo aver salutato tutti.
«Becky, psst, vieni!» Bea parla pianissimo e fa avanti e indietro con la mano per farmi avvicinare a lei.
Mi guardo in giro con aria sospetta e tendo l'orecchio.
«MA CHE FAI??» Urla e mi fa letteralmente saltare sul posto.
«Bea mi hai scassato un timpano porca troia. Prima sussurri e poi gridi?»
«Sssshhht, ti fai sentire!»
Io??
Alzo gli occhi al cielo e mi sporgo di nuovo verso di lei.
«Che devi dirmi?» Parlo a bassa voce, ma sto ben attenta a tenere il mio orecchio lontano dalla sua boccaccia. Non sia mai che le venga di nuovo voglia di farmi prendere un colpo.
«Ho deciso una cosa!» e mi guarda come una bambina che ha appena ricevuto un chilo di caramelle in regalo.
«Cosa?»
«Ci voglio provare!»
L'entusiasmo che emana contagia anche me, che mi ritrovo a sorridere come un ebete.
«A fare che?»
«Con Giordano! Ho deciso di buttarmi. Mi piace troppo. Sono sicura che insieme, come hai detto tu, riusciremo a superare questo ostacolo. Riuscirò a fargli capire che per me il suo 'problema' non è una cosa importante e che è bellissimo così! E poi abitiamo anche abbastanza vicino, avrò tutto il tempo per riuscire a convincerlo e per far sì che riesca a fidarsi di me, e nel frattempo, saprò aspettare!»
Oh cazzo.
«Guarda, vuoi vedere la prima prova di approccio?» e alza le sopracciglia in un'espressione entusiasta.
«Cosa? N-no, no.» Mi schiarisco la voce, che è uscita veramente troppo acuta, nel tentativo di fermare Bea dal flirtare amabilmente con Giò. Davanti ai miei occhi, per giunta. «Non... non mi sembra neanche tanto dell'umore oggi...»
Bea si gira a guardare il suo Dano, che nel frattempo si è alzato e si è messo a giocare a pallone con gli altri, esultando felice come un bambino subito dopo aver fatto una specie di goal.
Ma questo proprio oggi doveva essere così spensierato?
«Non mi sembra però...» Bea mi guarda confusa.
«È molto bravo a nascondere le sue emozioni.» Faccio spallucce e vedo Gianlu ridere guardando i saltelli di gioia di quell'imbecille fatto a uomo.
«Ma che hai oggi, Giò?» gli chiede contagiato dal buonumore.
«Sono felice, cazzo! Perché? Non posso essere felice?»
E continua a saltellare e ridere.
Ora, io so che dovrei essere estremamente lusingata nel sapere che parte di quella felicità è dovuta da quello che è successo tra noi ma, porca troia, toglietemelo da davanti che lo faccio fuori qui in mezzo a tutti.
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