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Ho mangiato troppo. Davvero, davvero troppo!
Quando sono nervosa/triste/arrabbiata il mio normale appetito -già di per sé abbondante- aumenta notevolmente. Ogni volta che mi abbuffo finisco per pensare alla mia migliore amica. Valentina è una di quelle ragazze che per sfogare le varie frustrazioni pulisce la casa da cima a fondo, dopo aver fatto due ore di palestra in modalità Rambo.

Ma perché non sono nata anch'io in un corpo che ha bisogno di attività fisica e pulizia per sfogarsi? Gli unici pesi che alzo io sono quelli delle forchette in queste situazioni.

«Forse la seconda fetta di torta dovevi evitarla, Becca.» Gianluca mi guarda nascondendo un sorrisetto di derisione.

«Ma figurati! Ho lo stomaco a prova di bomba. E poi questa passeggiata mi aiuterà a digerire. Non mi avete detto qual è il programma della serata, comunque!»

«Uh, stasera Sonia ha scovato un localino poco fuori da qui in cui suonano le percussioni dal vivo. Dev'essere carino.» Stefano sembra entusiasta.

«I tamburelli? Cioè noi sprechiamo una serata per andare a sentire i tamburelli? Ma se me lo dicevate portavo il cd della pizzica tarantina e stavamo a posto!»

Scoppio a ridere guardando Gianluca che sembra decisamente meno felice di Ste per la scelta del locale.
Arriviamo al pub appena in tempo per non farci bagnare dalla pioggerellina leggera che ha iniziato a cadere.
Entriamo e inizio a cercare il tavolo con gli altri ragazzi, individuo Lorenzo seduto in fondo alla saletta e, appena accenna un sorriso nella mia direzione, Giò si volta verso di noi inchiodando i suoi occhi ai miei e rendendomi incapace di muovere anche un solo passo. 

Riprendo il controllo sul mio corpo appena Ste viene a sbattere contro la mia schiena. Si scusa ridendo e appoggia le mani sui miei fianchi, facendomi avanzare con una leggera spinta. Gli occhi di Giò si spostano sulle sue mani, abbassa lo sguardo e torna seduto nella posizione iniziale, voltandoci le spalle. 

Faccio lo slalom guidata da Stefano e arriviamo dagli altri, saluto tutti e mi siedo di fianco a mio cugino, proprio di fronte a Giordano.
«Bea e Cristina?» Chiedo a Sonia sporgendomi un po' verso di lei.
«Arrivano, sono andate a prendere qualcosa da bere. Ehi ma, quella non è la camicia di Stefano? La riconoscerei tra mille, gliel'ho regalata io!» 

È una semplice camicia bianca, come fa a distinguerla? Mi sorge il dubbio di aver fatto qualcosa di sconveniente. Magari Sonia ha una cotta per Stefano e la sto facendo ingelosire senza motivo, solo per una mia stupida ripicca ai danni di Giò. 

La guardo un po', e la sua espressione non sembra tradire nessuna emozione, è solamente curiosa. Il taglio di capelli corto mette ancora più in evidenza la sua aria furbetta mentre sorride aspettando che le risponda.
Con la coda dell'occhio vedo Giò irrigidirsi e girarsi verso di me, mi schiarisco la voce e riprendo il mio piccolo perfido piano.

«Già, me la sono fatta prestare per non avere freddo.» Un sorriso ingenuo si dipinge bugiardo sul mio viso.
«Cavoli, le sai abbinare le cose. Ti sta proprio bene!»
La ringrazio e punto i miei occhi sul ragazzo di fronte a me. Gli occhi verdi si sono fatti leggermente più scuri, la mascella serrata e lo sguardo severo.

Che c'è? Ti dà fastidio per caso? Vai a suonare il pianoforte in riva al mare se hai qualche problema!

Inizio a chiacchierare con Lorenzo facendo finta di niente, parlando del ristorante in cui siamo stati e del pomeriggio passato a fare shopping. Fingo di ascoltarlo mentre mi racconta dello spettacolo che ha visto con le ragazze, ma la mia testa è impegnata ad impedire al mio corpo di guardare di nuovo Giordano.
 Sento i suoi occhi su di me, ma non voglio dargli la soddisfazione di girarmi verso di lui.
Vedo Cristina e Bea arrivare con due cocktail a testa in mano. Ci salutano e posano i bicchieri sul tavolino.

«Siete arrivati finalmente! Scusate, abbiamo preso da bere solo per noi, volete qualcosa?» Bea è bellissima anche stasera. Una semplice tutina nera e un paio di scarpe col tacco e già sembra una modella.

«Non preoccuparti, hanno le gambe, andranno a prenderlo da soli se vogliono da bere.» Giò la prende per un braccio e la fa sedere sulle sue gambe, senza mai staccare gli occhi dai miei.
Sorrido meglio che posso, cercando di reprimere l'istinto di tirargli un bicchiere in faccia. 

«Sì Bea, tranquilla! Ste, mi accompagni al bar? Così mi aiuti a portare i drink...»
Stefano non fa in tempo a rispondere. Giò sposta Bea di peso e scatta in piedi.

«Ti accompagno io.» Mi afferra per un polso e mi trascina verso il bancone. Quando siamo abbastanza lontani dal tavolo si gira verso di me.

«Hai finito?»

Cos...? Sta scherzando, spero!

«Che c'è? Pensavi di essere l'unico a poter giocare?» incrocio le braccia al petto e inarco un sopracciglio.
Lo vedo avvicinarsi lentamente a me. Sfiora appena la mia bocca con la sua, lascia un respiro caldo lungo la mandibola e arriva all'orecchio, mentre mi attira a sé cingendomi con un braccio. Respiro il suo odore come se fosse l'unica aria in grado di farmi respirare davvero.

«Attenta, Becky, non tirare troppo la corda.» Sorride soddisfatto, e fa per allontanarsi.
Ignoro la scarica elettrica che questa vicinanza mi ha procurato. Afferro la sua camicia e lo riporto vicino a me.
Molto vicino.
Decisamente troppo. 

Guardo i suoi occhi sorpresi mentre faccio sfiorare i nostri nasi, ripeto le sue movenze e arrivo piano al suo orecchio.
«Stai attento tu, Giò! Se io la mollo, la corda, tu ti ritrovi col culo per terra!»

Torno lentamente col viso di fronte al suo, tiro fuori il sorriso più stronzo che ho, e vado verso il bar.
Ordino tre cocktail a caso mentre il rumore delle percussioni sembra volermi entrare nel cervello. Mi giro distrattamente verso il nostro tavolo e vedo che Giò è tornato a sedere, senza Bea in braccio però. Prendo i bicchieri e torno dai ragazzi. 

Bevo qualche sorso e mi fingo interessata ai discorsi di Joele, mentre ripenso a quello che è appena successo. 

Aveva davvero ragione Gianluca.
Continuiamo a farci i dispetti come i bambini.
Forse mi sono sbagliata.
Forse insieme saremmo solo un disastro.
Forse il tempo, che ho sempre considerato mio nemico, in realtà era un alleato che voleva farmi capire che non siamo fatti l'uno per l'altra, non abbiamo l'incastro adatto.
Forse il problema non erano la lontananza o i rispettivi compagni o gli impegni.
Forse eravamo noi il problema. 

Magari c'è un'attrazione fisica di base, che non ci ha fatto capire che manca tutto il resto. Forse siamo cambiati troppo in questi anni, e quelli che siamo diventati non vanno più d'accordo. Può succedere, no?

Può non esserci spazio nel mondo per due persone che si sono volute così tanto?

Dovrei rinunciare all'idea di noi due. Qualsiasi idea. Dovrei mettermi il cuore in pace ed accettare il fatto che una persona può non essere adatta a te nonostante i brividi, e le scosse, e il cuore che martella nel petto.
Eppure...

«Ti vedo pensierosa! Lo sai che ballare aiuta a liberare la mente?» Stefano mi sorride mentre tiene la mano tesa verso di me. Devo trovare qualcosa che mi faccia distrarre. Devo riuscire a liberare la mente da tutti questi pensieri, e da Giò. Se l'alcol non fa effetto, forse ballare un po' potrà aiutarmi. Guardo la mano di Stefano ancora tesa vero di me, l'afferro e mi lascio portare al centro del locale dove varie coppie si stanno cimentando in balli un po' troppo sensuali per i miei gusti e le mie capacità. 

Cerco di seguire Ste nei movimenti, sentendomi sciolta come un palo della luce, e provando a non pestargli i piedi. Il tentativo fallisce miseramente alla seconda giravolta, quando vedo la sua faccia contorcersi in una smorfia di dolore. 

«Oddio, scusa!» D'istinto abbasso la testa per verificare di non avergli bucato la scarpa, ma vedo troppo tardi che sta facendo la stessa cosa, e sbattiamo uno contro l'altra con un ciocco sonoro.

Posso immaginare la mia materia grigia traballare come un budino dopo questa botta. Porto la mano alla fronte per attenuare un po' il dolore e scoppio a ridere.

«Ti sei fatta male?» Sposta la mia mano si avvicina per controllare.
«Beh, hai la testa abbastanza dura in effetti.»
«Nemmeno la tua è tanto morbida, sappilo! E adesso, ricominciamo!»

Mette le mani sulla mia schiena e mi attira a sé, i nostri corpi aderiscono alla perfezione mentre riprende a ballare in modo sensuale. Inizio ad ancheggiare un po' cercando di imitare i suoi movimenti che non sembrano certo quelli di un principiante. Lascio che faccia scorrere le sue mani sulla mia schiena, e non oppongo resistenza quando spinge una gamba in mezzo alle mie, facendo roteare il bacino in un movimento decisamente sexy. Vedo Giò sullo sfondo alzarsi di scatto mentre mi lancia occhiate di fuoco. Ricambio lo sguardo sorridendo e muovendo appena la mano per accennare un saluto strafottente. Il resto accade troppo velocemente perché possa rendermene conto: Giò si avvicina a passo svelto, sposta Stefano senza alcuna fatica, mi carica sulle spalle e si dirige verso l'uscita del locale.

Stasera lo ammazzo. Giuro. 

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