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Cosa voleva dire con 'ti tengo stavolta'? Io ero ubriaca, lui che motivazione poteva avere per dire una cosa del genere? Sapendo per di più che il giorno dopo probabilmente non l'avrei ricordata?

Forse proprio per questo l'ha detto, voleva calmarmi lì per lì e non si è preoccupato di pensare a come avrei potuto prendere le sue parole proprio perché sapeva che ero ubriaca e le avrei dimenticate. In effetti è andata proprio così. 

«Mannaggia a te! Non dovevi dirmelo!»
«Ma se mi hai quasi staccato un braccio per costringermi a parlare!»
«Beh potevi inventare qualcosa.»

Gianluca butta la testa all'indietro sospirando e continua a camminare verso il villaggio.
«Secondo te cosa voleva dire?»
«Becca io non lo so, non le so queste cose! Chiama Valentina e chiedi a lei! Siete voi donne quelle brave ad interpretare anche le virgole nei messaggi! Se l'ha messa qui, sicuramente vuol dire che non gli piaccio, doveva metterla dopo il ciao per farmi capire di essere interessato! Ma come vi vengono in mente, dico io?!»

«Ti viene bene la voce da donna, sai? Peccato che ti sei fatto tagliare i capelli, con un filo di rossetto potevi rimorchiare qualunque maschione stasera.»

«Molto spiritosa!»

«E comunque Valentina deve uscire con Filo stasera, non è abbastanza attenta per farmi l'interpretazione esatta. Eddai dimmi cosa ne pensi!» lo strattono appena per un braccio mentre metto su un broncio che dovrebbe servire a convincerlo a parlare.

«Becca, io penso che voi due vi stiate rincorrendo da sette anni. È arrivato il momento di fermarsi. Che sia per stare insieme, o provarci per lo meno, o per mettere un punto definitivo non è importante. Dovete smetterla. Vi state facendo i dispettucci a vicenda, manco aveste otto anni!»

«L'hai notato anche tu allora che mi fa i dispetti!»

«Io ho detto a vicenda.»

«Beh, comunque ha iniziato lui.»

«Ecco, appunto! Otto anni.»

«È difficile. Io non... non lo so. So solo che è difficile.»
«Lo so. Ma non mi sembra che così stiate poi tanto bene. Non fraintendermi, da fuori siete uno spasso! Sempre con la battuta pronta mentre fate a gara a chi è più acido. Ma si vede che non siete quello che vorreste essere, tutto qui.»

Wow... non mi aspettavo che Gianlu avesse fatto caso a tutte queste cose onestamente. Stare con Laura gli ha fatto proprio bene devo dire. Su di me ha sicuramente ragione, con Giò non sono arrivata ad essere quello che vorrei. Anche perché, sinceramente parlando, nemmeno lo so cosa vorrei essere per lui... la sua ragazza? Una delle tipe che si porta a letto? Una di quelle che frequenta? 

Vorrei avere le palle di buttarmi, di vedere dove può portarci l'iniziare una qualsiasi cosa con lui, ecco cosa vorrei. Saremmo uno spettacolo insieme, l'ho sempre saputo. Vorrei avere il coraggio di andare da lui e abbracciarlo, o per lo meno averne abbastanza da restare quando è lui a farlo.

Vorrei baciarlo per sentire cosa si prova a baciare qualcuno che ti piace da così tanto tempo. Vivere l'attimo prima del bacio, quando tutti e due sapete cosa sta per succedere, e si temporeggia un attimo perché anche quel desiderarsi senza toccarsi è passione pura. 

Vorrei dirgli tutte le cose che non sono in grado di dire. Vorrei mettermi seduta comoda vicino a lui e spiegargli che mi dispiace se ho avuto così tanta paura anni fa, e se ne ho ancora adesso. Che non dipende da lui, che sono io ad avere qualcosa che blocca il mio corpo quando è di fronte a me, ma che la mia testa è con lui.
Sempre. 

Siamo sempre abbracciati nei miei pensieri, siamo sempre legati, intrecciati. Vorrei raccontargli tutte le cose belle che mi ha fatto provare, vorrei spiegargli quanto mi sono sentita a pezzi quando se n'è andato. Dirgli che se tornassi indietro mi andrebbe bene spezzarmi nel doppio dei frammenti, pur di godermi un'estate con lui. 

Vorrei spiegargli come ha fatto male vederlo con la sua ragazza, quando sono andata da lui col coraggio tra le mani per viverci. Soprattutto, vorrei smettere di pensare e iniziare a fare qualcosa per prendermi quello che voglio.

Chi non muove il culo, non la merita la felicità.

Nonna Caterina aveva proprio ragione quando mi diceva così. Devo muovere il culo. Devo riuscire a superare questo blocco e fare qualcosa.
Gianlu interrompe il mio discorso motivazionale interiore.

«Raggiungiamo gli altri al ristorante?»

E che cazzo, mi ero quasi auto convinta!

«No, vai tu, io ho mangiucchiato al bar e non ho molta fame. Scrivetemi dove andate dopo e ci vediamo direttamente là.»

Mi serve un piano. Ora.

****

Cammino avanti e indietro in questa stanza da un'ora ormai. Credo di aver consumato le piastrelle. Le piante dei miei piedi sono consumate di sicuro! Mi sono arrovellata il cervello per cercare una soluzione a questo caos in cui mi sono cacciata. 

Okay Becca, calma!
Inspira.
Espira.
Inspira.
Espira.
Inspira.

Non funziona. Mi gira la testa e non mi si sono ancora schiarite le idee. Ma perché nei film fanno vedere questa tecnica respiratoria? Magari sperano che chi la esegue svenga e abbia l'illuminazione dopo aver sbattuto la testa. Potrei provare a dare una craniata contro la parete!

Naah. In terza superiore, dopo aver sbattuto la testa nel tentativo di prendere il panino nello zaino che era appoggiato al muro, l'unico risultato ottenuto è stato quello di beccarmi una sospensione dopo che avevo inveito contro il preside per non dover pagare la riparazione della crepa che avevo creato. Non credo proprio fosse colpa mia se i muri erano fatti di carta velina!

Okay, craniata esclusa.
Pensiamo alle cose importanti e facciamo il punto della situazione, cara Rebecca:
- ti sei resa conto che ti piace ancora Giò.
- hai cercato di farlo arrabbiare fingendo indifferenza e ottenendo zero risultati.
- si è comunque un po' ingelosito quando ti ha vista con altri uomini. O almeno così è sembrato.
- lo hai praticamente implorato di restare. Da ubriaca.
- l'hai rivisto oggi a pranzo, senza accennare all'accaduto perché non te ne ricordavi neanche.
- dopo averlo scoperto, hai evitato anche la cena in sua presenza.

Bene.
Non ci sono i presupposti per un attacco di panico, ma nemmeno quelli per festeggiare.
L'unica possibilità è fingere di non ricordare ancora nulla. Lo ha visto che ero sotto effetto dell'alcol, no? Capirà! Spero.

Certamente il continuare a pensarci non risolverà un bel nulla.
Inizio a prepararmi, i ragazzi a breve passano a prendermi perché hanno deciso di andare in un pub fuori dal villaggio e preferiscono che non vada da sola.
Guardiamo il lato positivo della situazione: sono stata dalla parrucchiera oggi pomeriggio, quindi i capelli sono già a posto. Magra consolazione.

Metto un po' di mascara e faccio una passata leggera di blush per prendere un po' di colore. Non ho voglia di trucchi elaborati stasera. Infilo una tutina di jeans a top con pantalone lungo, metto un paio di décolleté nere e sono pronta. Infilo portafoglio telefono e chiavi nella borsa ed esco dalla stanza.
Che ansia!

Andrà bene. Siamo adulti, siamo in grado di parlare e confrontarci in caso venisse fuori l'argomento. Non ho niente di cui preoccuparmi. Sicuramente Giò sarà tranquillo. Non avrà dato neanche peso a quello che ho detto ieri.
Figuriamoci.
È un ragazzo in fondo, no?
Quando mai i ragazzi danno peso a quello che diciamo?
Smetto con l'opera di auto-convincimento quando vedo Lorenzo venirmi incontro.

«Ma come siamo in tiro! Non avrai mica intenzione di rimorchiare stasera?» Lorenzo fa un sorrisetto allusivo e mi porge il braccio. 

«Ma figurati! Gli altri piuttosto? Come mai ti hanno abbandonato?»

«Beh, al ristorante abbiamo conosciuto un gruppo di amici in vacanza come noi, tra l'altro abitiamo anche abbastanza vicini, un centinaio di chilometri se non ho capito male. Gli stanno facendo strada per il pub, così facciamo serata assieme!»

Un gruppo di amici. Amici maschi? Amici maschi e femmine misti? 

«Bene! Avevate iniziato a stufarmi in effetti, volevo cambiare amici già da quando siamo scesi dall'aereo.» Lore mi da un pizzicotto nel fianco e scoppio a ridere.

«Allora? Come si chiamano questi ragazzi? Hanno la nostra età?»

«Sì, più o meno la stessa credo. I ragazzi si chiamano Stefano e Joele. Le ragazze Cristina, Sonia e Bea.»

«Ullallà, siamo già ai diminutivi! Deduco che sia simpatica questa Bea! Sappi che deve passare il controllo del mio stronza-radar prima di potersi avvicinare a te.»
«Ma va! L'ho chiamata Bea solo perché Giò l'ha chiamata così per tutta la sera.»

Questa non ha bisogno di nessun radar. So già che è stronza!

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