05


«Te lo avevo detto che è troppo grosso. Non si infila, vedi?»

«E tu spingi di più!»

«Ma c'è già quello di Giordano dentro! Non ce ne posso infilare un altro!»

«Se Giordano sposta il suo a sinistra, io faccio entrare il mio, e siamo tutti contenti!»

«E quello di Becca?»

«Becca il suo se lo tiene tra le gambe per questa volta!»

Una delle cose più divertenti di questi tre, è che spesso e volentieri fanno discorsi ad alto contenuto omosessuale, senza rendersene minimamente conto. Sono seduta nel taxi che dovrà portarci al villaggio, e il tassista -che abbiamo scelto appositamente perché è italiano e non volevamo sbagliare già al primo giorno- mi sta guardando con espressione terrorizzata. Gli faccio un sorrisino di circostanza e mi sporgo dal finestrino per vedere cosa stiano combinando. Stanno semplicemente cercando di incastrare i bagagli nel baule. Come fa una conversazione sulla posizione delle valige, ad essere così ambigua?
«Non spingere così, me lo spacchi!»

Oh Gesù.

«Adesso basta!»
Il tassista esce dall'auto come una furia e si dirige verso i ragazzi, che ammutoliscono all'improvviso. Poi sento la voce di Gianlu:

«Può infilarmelo lei per cortesia?»

****

Le foto del villaggio turistico che ho visto su internet non gli rendono decisamente giustizia. Siamo praticamente in una piccola città: strade e stradine che si incrociano tra loro portando ai vari bar, ristorantini, piscine, aree relax e chi più ne ha più ne metta. Nonostante le tante strutture, non mancano gli spazi verdi che traboccano di fiori creando un'esplosione di colori che è una delizia per gli occhi; palme altissime accompagnano i vialetti di ciottoli, e cespugli sparsi qua e là rendono questo posto un piccolo paradiso terrestre. 

L'idea di vestirmi a strati è stata geniale! Ho legato felpa e maglietta in vita e sono rimasta in jeans e canottiera, godendomi lo spettacolo dei ragazzi che sudano come porcelli davanti a me.

«Excuse-me man, quando arrived at the house?» Gianluca e il suo inglese maccheronico sono un vero spettacolo.

Pablo, il ragazzo che ci sta accompagnando agli alloggi, lo guarda confuso.
«Disculpa, no lo escuché.»

«Cos'è che non cuce? Che deve cucire? Ci deve dire quando cazzo arriviamo, mi si stanno squagliando le palle con 'sto caldo!»

«Gianlu, ha detto che non ha sentito.» alzo gli occhi al cielo trattenendo una risata «Lo sapevi che saresti venuto al caldo, potevi vestirti di conseguenza.» E faccio spallucce.

«Vero! Potevi prendere esempio da Becky, lei sa sempre come vestirsi!» Giò finisce la frase lanciandomi un'occhiata divertita.

«Senti, coso!» Porto una mano in avanti, per dare uno stop a quella faccia di bronzo che ha messo su! Ma chi gliel'ha data tutta 'sta confidenza a questo qui? Sono anni che non ci vediamo! «Io, come puoi ben vedere, imparo dai miei errori. Tu invece stai facendo la sauna zitto zitto per non ammettere che il maglioncino di lana che hai addosso ti sta facendo venire l'orticaria anche dove non batte il sole! Ti si vedono i puntini rossi sul collo».

Giò abbandona l'espressione divertita e si fa serio.
«Fanculo.» Appoggia la mia valigia a terra, si toglie quell'ammasso di roba sintetica che aveva addosso, la riprende in mano con un sorrisetto e ricomincia a camminare davanti a me.

Ha iniziato a fare molto caldo qui fuori o sono io?

Mi godo lo spettacolo della sua schiena muscolosa davanti a me, con i jeans che cadono perfettamente sui fianchi e lasciano intravedere le fossette alla base della schiena. Mi ero dimenticata di quelle fossette. E anche dell'effetto che mi fanno!

«Stai sbavando, Becky?» La sua voce mi fa trasalire e sposto subito lo sguardo, nonostante non mi possa vedere, dato che sono dietro di lui.

«Cos-cosa?» Ho le guance in fiamme, me lo sento!

«Sbabando!» Pablo si gira verso di me, col sorriso divertito, e si porta la mano alla bocca facendola salire e scendere, a mimare qualcosa che dovrebbe uscire dalle labbra. La mia saliva in questo caso. Inizia a ridere e guarda Giò.
«Es muy simpatico!» e continua a ridere.

Ma che ha da ridere? Faceva ridere? Non mi sembra!

«No ciccio, non esta muy simpatico, dammi retta!»
«Ciccio!» Ride ancora più forte e scuote la testa «Ciccio, que loco!»

Boh.

Lorenzo mi aspetta e inizia a camminare al mio fianco ridendo sotto i baffi.
«Credi che tutti quelli dello staff si droghino? No perché questo qua lo fa sicuramente.» gli dico.

«Perché? Vuoi di nuovo comprare qualche grammo?»
Gli assesto una gomitata che mette fine alla sua risata e sbatto contro Giò che si è fermato.

«Ahia.» Mi massaggio la guancia e lo guardo male «Ma ti pare il modo di fermarsi?»

«Avevo acceso gli stop, non hai visto?»
Alzo gli occhi al cielo -sembra che questa sarà la mia principale attività per questo soggiorno- e metto le mani sui fianchi, passando il peso da una gamba all'altra.
«Spiritosissimo! Perché ti sei fermato?»

Lui mi guarda con aria ovvia.
«Non so Becky, se vuoi proseguire fai pure, io mi fermo a mettere dentro la valigia.»

Mi guardo attorno e capisco che siamo davanti agli alloggi. Come ci siamo arrivati qui? Non ho nemmeno guardato la strada che abbiamo fatto e qua sembra tutto uguale per una che lo vede per la prima volta. Mi perderò sicuramente, me lo sento!

Il ragazzo che fa abbondante uso di allucinogeni ci fa penzolare davanti al naso quattro chiavi, poi ne prende una -quella col numero tre- va davanti alla porta corrispondente e alza il portachiavi vicino al numeretto in ferro che c'è sopra, allarga la bocca in un sorriso divertito, e con l'indice passa dal tre che c'è sulla porta a quello che è sul portachiavi. Avanti e indietro per qualcosa tipo quattro volte.

Guardo mio cugino che sta faticando a trattenersi dallo scoppiare a ridere. Gianluca si volta verso di noi.
«Ma questo ci sta paraculando, dai!»

Lore esplode, e Giò lo segue in una risata sguaiata. Io cerco di trattenermi come meglio posso e guardo Pablo, annuendo e ringraziando, e prendo le chiavi in mano. 

Lo vedo andare via scuotendo la testa mentre ancora ride.
«Ahi, que locos».

Inizio a distribuire le chiavi, i ragazzi le prendono tra le lacrime e ci diamo appuntamento tra un'ora fuori dagli appartamenti.

Che la vacanza abbia inizio!

Faccio un giretto di perlustrazione nel mini appartamento che, pur essendo mini, è più grande del bilocale in cui abito io. I muri sono tinteggiati di un azzurro tenue, sulla sinistra ci sono un piccolo cucinotto, un tavolo rotondo e quattro sedie. 

Di fronte all'area pranzo la parete è occupata da un bellissimo letto in ferro battuto a baldacchino con coperte e lenzuola blu di diverse tonalità a richiamare il mare, con tanto di tendine di un bianco candido che scendono lungo le aste, e da un armadio dall'aria antica. Subito a fianco c'è la porta che si affaccia nell'antibagno, con un lavandino appoggiato su un'asse di legno scura e un'appendi abiti in ferro battuto come il letto. 

Il bagno vero e proprio mi fa spalancare la bocca mostrandomi una bellissima vasca idromassaggio tutta per me, vicina ad un box doccia e ai sanitari. Di fronte all'entrata, una grande porta finestra conduce ad un piccolo scoperto, con un divanetto in vimini beige e un tavolino basso dello stesso colore e materiale. Mi affaccio alla ringhiera e mi godo la splendida vista sull'oceano.

Devo informarmi con la reception su come muovermi per chiedere la residenza in questo posto.

Faccio una doccia veloce e inizio a sballare la mia valigia sparpagliando le cose che mi serviranno di più, e riponendo le altre. Lascio i capelli sciolti, indosso il costume a due pezzi fighissimo che mi ha regalato Vale e metto sopra un abitino bianco lavorato ai ferri, che fa un effetto vedo non vedo che adoro. 

Do un'occhiata allo specchio e decido che l'immagine che mi rimanda non è malaccio, infilo un paio di infradito, prendo la borsa con protezione solare, telo da mare e qualche soldo, ed esco dalla stanza.
Busso alla porta di fianco alla mia, aspettando che Lorenzo esca.
Il nulla.

Se mi ha lasciata qui da sola giuro che chiamo Pablo, mi faccio vendere qualche sostanza, e gliela mischio nell'acqua stasera a cena!

Busso di nuovo e tendo l'orecchio, sento l'acqua della doccia smettere di scorrere.
«Sei lento come una lumaca zoppa, muoviti.» Canticchio a voce alta sbattendo il palmo sulla porta.
«Nonna Caterina dopo l'operazione all'anca era più veloce di te!» Continuo finché non vedo la porta aprirsi e strizzo gli occhi con un sorriso a denti stretti, come facevo sempre con lui da bambina quando combinavo un guaio. 

«Non dovresti fare quella smorfia, non sei carina.» La voce di Giò mi arriva come una secchiata d'acqua gelida in faccia, riapro gli occhi e torno seria. 

È davanti a me in tutto il suo splendore. Un metro e novanta di manzo puro, con i capelli ancora bagnati che lasciano cadere inermi piccole goccioline che vanno a suicidarsi sui suoi pettorali scolpiti ad arte, e continuano a scendere verso il minuscolo asciugamano bianco che a malapena copre le sue intimità. 

Ma questo quando l'ha trovato il tempo di mettersi così in forma? Sette anni fa era uno spilungone secco che miracolosamente non volava via col vento! Ma poi non deve andare a lavorare negli ospedali? Dico io, si può avere un coso così che gira per i reparti? Ragazzi ma in quei posti c'è gente debole di cuore! Ci sono signore di una certa età! Infermiere arrapate che fanno turni lunghissimi e non hanno il tempo di creare una vita sociale fuori e quindi provano a intrattenersi con i dottori. Ma che scherziamo?!

«Ti sei incantata Becky?» E alza un sopracciglio con fare divertito.

«Sé, ti piacerebbe!» Distolgo velocemente lo sguardo dal fazzoletto che ha in vita. «Ho sbagliato stanza, qual è quella di Lorenzo?»

Non fa in tempo a rispondermi che si apre la porta dopo di noi, e mio cugino esce in tenuta da spiaggia. Neanche cinque secondi dopo ci raggiunge Gianluca, anche lui con maglietta, zaino e costume. Siamo tutti davanti a Giò a braccia conserte.

«Nonna Caterina è più veloce di te!» Dice Lorenzo, e io scoppio a ridere. Giò sbuffa e torna dentro. Esce dopo qualche minuto pronto e profumato.
«Andiamo!» Annuncia Gianlu euforico. 

E ci avviamo insieme verso il primo giorno di relax.

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