Capitolo 1: Il Primo Capitolo
Io sono un sognatore, che pensa e ha le sue idee, ma sogna; e a me va bene così. Non vi dirò mai il mio nome, e ogni volta che si riferiranno a me, il mio nome sarà censurato con la parola "sognatore".
Io, me medesimo, il sognatore, per intenderci, sono figlio della Sicilia da ormai diciassette anni. E, data la mia scarsa originalità, presento tutti i tratti fisici tipici del luogo da cui provengo. Moro, naso leggermente ricurvo, mani grandi da ladro di arance (cosa che effettivamente ero). La mia unica particolarità, forse, potrebbe essere la diversa tonalità di marrone con cui i miei occhi sono stati dipinti.
Tutto sommato un ragazzo carino, o almeno così dicono.
Identifico tuttora mio padre con Mufasa del Re Leone, e non ne me faccio un dramma della sua morte. Al momento della vicenda vivevo con mia madre, e un fratello più grande che da tre anni studiava psicologia all'università. Si chiama Filiburbero (non si chiama davvero così, ma non vi dirò nemmeno il suo nome). Mia madre, invece, è una casalinga che fatica a portarci avanti; si Becca (sì, altro nome inventato). Quando la storia ebbe inizio era fine estate, e la scuola stava per ricominciare, stavamo quindi abbandonando il villino estivo, e, tornando in città non potei non rivolgere un ultimo nostalgico sguardo a quel mare che tanto amo.
Tanto lo amo perché anche mio padre lo amava. Ogni mattina, affacciandomi dal balcone, lo miravo, invidiando la sua caotica armonia che crea onde, correnti e mulinelli. Una volta tornato in città ci sistemammo e, nonostante io amassi la casa al mare, la mia dimora in città non era da meno. Già i suoi colori, marrone e cipria (almeno credo siano questi, forse sono daltonico) ti preparavano al sopraggiungere dell'inverno. Pochi giorni dopo ricominciò la scuola: il quattordici settembre.
Così iniziò il mio quarto anno di liceo. Non è rilevante quale liceo fosse, sceglietelo voi, basta che non sia un linguistico, o qualcosa di ancora peggio: tipo l'artistico.
Arrivato a scuola vidi che avevano mal imbiancato le mura dell'edificio, che prima erano completamente ricoperte da orrendi murales, che le davano un miglior aspetto . Dopo qualche minuto passato a osservare come avessero ridotto quel povero edificio vidi i miei compagni di classe venire verso di me.
Suonata la campanella ci incamminammo molto molto lentamente all'entrata, dove potemmo scorgere, io e il mio caro amico Rubio, una figura leggen-, non ti muovere, -daria. Il famigerato bidello della scuola: Il "Fu Signor Bono". Lavorava lì da anni, ma nessuno l'aveva mai visto fare niente eccetto salutare amichevolmente ogni alunno, di ogni classe, di ogni anno; si diceva che conoscesse gli alunni ancora prima che diventassero tali. Rientrando a scuola si ha sempre quella sensazione di allegria repressa, come se vi stessero privando di una libertà a cui avevate smesso di far caso.
Una volta saliti in classe, ad attenderci vi era una di quelle novità talmente banali da risultare inaspettate.
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