4.

Ripensando ai giorni immediatamente successivi all'operazione di Emily, Harry ancora si stupiva di quanto fosse stata importante la presenza di Louis. Era diventato normale vederlo arrivare a casa accompagnando Grace, pranzare con loro, per poi aiutare se ce n'era bisogno con i cavalli, con le commissioni da fare, permettendo a Peter di vegliare la degente e ad Harry di occuparsi della casa e, in un secondo momento, del forno.

Su quest'ultima questione, Peter aveva mollato tutto per accudire l'adorata moglie, ed il nipote aveva preso il coraggio a due mani per provare, per la prima volta, a gestire la panificazione sin dalla preparazione dell'impasto.
Le paste a sfoglia erano state abbandonate temporaneamente; di quelle si sarebbe occupato Peter una volta tornato a lavoro. Harry si occupò semplicemente del pane.

Era mattina presto, prestissimo, ed era ancora notte fonda.
Harry aveva messo a lievitare gli impasti sin dalla sera prima, ed ora li stava scoprendo, per rompere la lievitazione e formare le pagnotte. Le avrebbe lasciate lievitare di nuovo, prima di cuocerle.
Era nervoso, perché finora lui si era occupato soltanto della seconda parte, lo zio aveva sempre preparato personalmente gli impasti. Sollevò i canovacci scoprendo gli impasti gonfi e tondi, sospirando di sollievo. Promettevano bene.

Un rumore inaspettato lo fece sobbalzare e portare una mano al petto: con gli occhi spalancati vide profilarsi la figura di Louis nella porta.
-Ti ho spaventato? Scusami- Disse il maestro, notando la reazione del ragazzo.
-Cosa ci fai qui?! Non dovresti essere a letto?- Sbottò Harry, passando senza rendersene conto dal "lei" al "tu".
Louis fece una smorfia abbassando il capo, e guardandolo da sotto in su:
- Volevo darti una mano-
Harry si imbambolò, come sempre, sotto il peso di quello sguardo ceruleo.
-Che c'è?- Chiese Louis, appoggiando giacca e berretto su una sedia.
-Non capisco perché tu ti stia prodigando così tanto..voglio dire..sei una presenza preziosa, sei sempre pronto ad aiutarci..ed ora... anche questo.-
Louis, preso in contropiede, arrossi'. Non aveva riflettuto prima di puntare la sveglia alle tre di notte. Semplicemente, sapeva che Harry fosse preoccupato di avere su di sé la responsabilità del forno per la prima volta, ed aveva deciso di aiutarlo. Tutto qua.
-Io..so che eri nervoso..Mi spiace, forse non sarei dovuto venire- si scusò.
Subito Harry lo fermò posandogli una mano sul braccio:
-No, non fraintendermi..sono felice che tu sia qui- confessò, abbassando lo sguardo con le gote arrossate.
Louis si sentì scaldare il cuore.
-Bene. Dimmi quello che devo fare- disse quindi, sfregandosi le mani.
Ad Harry scappò un risolino; chiaramente il maestro non aveva la più pallida idea di come si facesse.
-Ok. Lavati le mani e mettiti un grembiule. Ti sporcherai- lo avvertì.
Louis fece quello che gli aveva detto, e tornò mentre Harry aveva messo le mani nel primo impasto.
Lavorarono fianco a fianco per diversi minuti, spolverando il ripiano di farina per evitare che l'impasto si appiccicasse, e ben presto ebbero farina fino ai gomiti, come due bambini.

-Come stava Emily ieri?- Chiese Louis. Il giorno prima non era riuscito a passare in clinica a salutarla.
-Meglio. Il dottor Payne ritiene che possa tornare a casa nel giro di un paio di giorni-
-Ottimo. Mi piace, questo medico. Niente a che vedere con quel vecchio borioso di Ferguson- commentò Louis.
-Non dire così, ha salvato mia zia, Louis. E poi ha una grande esperienza-
-Ci credo. Arriva direttamente dal paleolitico-
Harry scoppiò a ridere di cuore per l'insolenza di Louis, e quest'ultimo lo ammirò non tanto velatamente. Adorava sentirlo ridere e adorava tutte le situazioni che facevano brillare gli occhi di Harry, come in quel momento.
-Sei una peste- lo sorprese il ricciolino.
-Ehi, cos'è tutta questa confidenza?- Lo rimbrotto' per scherzo Louis, divertito.
Harry gli sorrise, facendogli sentire uno sfarfallio a livello del cuore.
Per darsi un contegno, lanciò un pugnetto di farina dritto in faccia al ragazzo, che non se lo aspettava.
Harry fece una faccia epica, e Louis scoppiò in una risata.
-Ma come ti permetti?!- Si scandalizzò il riccio, lanciandogli a sua volta un po' di farina in viso.
Louos smise di ridere, tossicchiando e fulminandolo con lo sguardo.
-Bada a come parli, ragazzino- lo redarguì, imbiancandolo a dovere e scatenando la guerra.

Si lanciarono addosso farina fino a che il locale del forno non fu un disastro bianco; senza fiato per le risate e per la polvere, si fermarono, bianchi da capo a piedi, in mezzo ad una nevicata che ricopriva ogni cosa.
Continuando a ridere, si scrollarono e rimediarono come riuscirono, mentre il pane finiva di lievitare. Louis aveva mal di pancia dalle risate, come Harry, che sentiva scivolarsi finalmente addosso la stanchezza degli ultimi dieci giorni.
-Bene, ora che abbiamo combinato questo disastro, mio zio mi rispedira' a casa a calci nel sedere- constatò Harry, vedendo la farina infiltrata ovunque.
-Ragazzo di poca fede. Dimmi dove hai secchio e straccio- affermò Louis, inziando a pulire a fondo con acqua ed olio di gomito, mentre Harry accendeva il forno.

Arrivarono le sette, e dopo dieci giorni, finalmente la strada principale di Colorado Springs profumava di pane appena sfornato.
Louis ed Harry fecero a malapena in tempo a fare colazione quando iniziarono ad arrivare i primi clienti, e Louis sgattaiolo' via per potersi lavare prima di andare a scuola.

Si ritrovarono a pranzo.
Harry aveva venduto tutto il pane prodotto, ne aveva consegnato una parte a Sue ed una parte al saloon.
Stava appunto pensando al proprietario del locale, Tom Blake, quando arrivarono Grace e Louis da scuola. Lui stava mescolando lo spezzatino con le patate, e li sentì ridere sotto al portico: il cane non abbaiava nemmeno più quando arrivava Louis, si limitava ad agitarsi ed uggiolare dimenando la coda.

-Ciao Harry!- Lo salutò la bambina, correndo a baciarlo sulla guancia. Era relativamente serena, nonostante la madre fosse via da casa da dieci giorni, ed Harry sapeva che fosse anche grazie alla presenza serena di Louis.
-Gnam, che profumino- commentò il maestro.
Harry gli rivolse un sorriso, e Louis vide quanto fosse stanco il suo viso.
-Harry, ti devi riposare. Ci occuperemo io e Gracy di rigovernare; tu vai a letto a dormire un po'- decise Louis, con la complicità entusiasta della bambina. Il maestro obbligò Harry a sedersi, suscitandone le proteste:
-Ehi, anche tu ti sei alzato stanotte per aiutarmi e poi hai lavorato-
-Vorrà dire che poi riposeremo insieme-
Appena si rese conto di quello che aveva detto, Louis avrebbe voluto sprofondare. Ma il ragazzo non parve trovarlo strano, per cui sospirò di sollievo.
Mangiarono tranquillamente. Lo zio Peter avrebbe pranzato assieme ad Emily in clinica.

Grace li sorprese alzandosi appena finito, e con piglio da mammina ordinò:
-Ora voi due andate a riposarvi. Mi occupo io dei piatti.-
Harry ridacchio', trovandola teneramente buffa. Poi dato che la bimba insisteva, cedettero e la lasciarono fare la donnina di casa.
Louis sarebbe tornato a casa, se Harry non l'avesse preso per un braccio e praticamente trascinato verso il fienile.
-Fidati di me- gli disse.
-Gracy, io e Louis andiamo nel fienile. Siamo a portata di orecchio. Vieni a chiamarmi, se hai bisogno, ok?-
La cuginetta annuì, assicurandolo che non avrebbe avuto bisogno, contenta di sentirsi grande.

Salirono la scala a pioli e si sdraiarono sul fieno polveroso e profumato.
-Che pace- considerò Louis, meravigliato.
-Vero? Vengo spesso qui. Vedi?- rispose Harry, indicandogli una mensola su cui campeggiavano alcuni libri, fogli e penne.
-Cosa stai leggendo?- Si incuriosì Louis, alzandosi per andare a scorrere i titoli.
Dopo qualche momento tornò a voltarsi verso Harry, trovandolo incupito.
-Che succede?- Gli chiese, andando a sdraiarsi di nuovo accanto a lui.
-Quel Blake. Mi fa ammattire- brontolo' il ragazzo, posandosi un braccio sugli occhi per non doverlo guardare. L'argomento lo imbarazzava a morte, ma suo zio era inesistente e lui aveva bisogno di sfogarsi con un adulto.
Louis drizzo' le antenne.
-Cos'è successo, ancora?-
-Oggi sono andato a consegnare il pane al saloon. Mi aspettavo di trovare il cuoco, lo speravo, invece c'era solo lui. Non è cattivo, non è maleducato..ma ha un modo di fare che mi mette a disagio.-
-Ha detto qualcosa di particolare?-
-...Sì.-
Louis si voltò a guardarlo, ma il ragazzo aveva il viso nascosto dal braccio.
-Cosa ti ha detto, Harry?-
La porzione di guancia che riusciva a scorgere si imporporo', e Louis si trovò a detestare il proprietario del saloon.
-Lui..mi ha detto che sono bello, ma quello me lo aveva detto altre volte, lo sai.. ma poi..-
Harry si interruppe.
Louis attese, col fiato sospeso.
-Mi ha fatto sentire strano.-
-Cioè?- Lo incalzò Louis, ora decisamente arrabbiato. Ma come si permetteva, quello zotico arrogante, di turbare così un ragazzino minorenne?
-Mi ha accarezzato le labbra con una mano. Mi ha detto delle cose..ed io..-
Louis capì senza che glielo dicesse.
-Harry, è normale che tu ti sia sentito in imbarazzo. Quello che non è normale è il suo atteggiamento allusivo. Tu sei un ragazzino, e lui è un adulto. Non dovrebbe permettersi di dire certe cose-
Harry protestò, il viso ancora sul braccio.
-Non sono un ragazzino-
-Hai capito cosa intendo. Ed ho paura che potrebbe passare ai fatti. Finché sono parole, non c'è pericolo; ma individui come lui sono infidi. Non mi fido-
Aleggiò su di loro un silenzio imbarazzante.
Harry non aveva il coraggio di muoversi respirava il più piano possibile, con gli occhi serrati. Le parole di Blake gli riecheggiavano nella mente, turbandolo e facendogli assurdamente desiderare che Louis gli si avvicinasse.

Louis si sollevò su un gomito, guardandolo.
Allungò una mano verso le labbra piene  e rosee del ragazzo, seguendo un impulso irrefrenabile. 

Harry sbarrò gli occhi contro il suo stesso braccio, sentendo  le dita lisce del maestro accarezzargli le labbra schiuse in un tocco lieve, ma il gesto aveva tutto un altro sapore fatto da Louis. Harry si lasciò sfuggire un sospiro che solleticò le dita di Louis.
Le dita furono sostituite dalle labbra, in un bacio soffice. Il cuore rimbombava fragorosamente nelle orecchie di un Harry emozionato, che tratteneva il respiro.
Desiderava che Louis continuasse.
Louis invece si staccò, ed Harry riaprì gli occhi:
-No-
Gli passò una mano dietro al collo e lo tirò giù leggermente per avvicinarselo.
-Harry..mi sto comportando peggio di Blake- sussurrò il giovane, combattuto e pentito.
-No, no, Louis..mentre Blake mi diceva quelle cose..io pensavo a te- si decise infine a confessare Harry, morendo di imbarazzo e di caldo. All'improvviso sudava profusamente.
Louis, col cuore invaso dalla gioia e la mente piena di Harry, si abbassò a posargli di nuovo le labbra sulle sue.

 Harry era in black-out. La sua mente accecata, incapace di formulare pensieri coerenti, totalmente assorbita a rilevare ogni più piccolo particolare fisico di quel bacio a fior di labbra, che gli stava risvegliando prepotentemente l'istinto. E fu l'improvvisa consapevolezza di sentire i pantaloni scomodi a risvegliarlo brutalmente. Sbarrò gli occhi, travolto in pieno da quella rivelazione,  terrorizzato. Spinse via Louis con forza e scappò giù di corsa, facendo i gradini quattro a quattro e rischiando di uccidersi, mentre un Louis stravolto cercava di richiamarlo.

-Che diavolo ho fatto...- mormorò il maestro, coprendosi il volto con le mani.

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