37. La festa -pt.2-
Al buffet, Harry prese con sollievo un calice di champagne ghiacciato. Sperava che l'alcool gli avrebbe dato quel minimo di scioltezza che lo avrebbe aiutato a vincere la timidezza; mentre Louis conversava piacevolmente con i due, lui, dopo aver parlato degli indiani, era caduto di nuovo in un mutismo imbarazzato.
-Bellissima festa. Sono felice di aver avuto l'occasione di parteciparvi; le altre volte ero all'estero, e non ero mai stato a casa tua- gli disse Zachary, passando al "tu" e distraendolo dai suoi pensieri.
-Mi fa piacere. A dire il vero, son stato lontano da casa per un anno e mezzo, e poi in Europa: anch'io non vi partecipavo da molto- rispose Harry, sorridendogli.
-Spero ti fermerai ancora, allora, perché spero proprio di rivederti. Mi sorella non fa che parlare di te- gli confidò il giovane, facendo un cenno all'indirizzo di una fanciulla bionda, poco distante. Harry arrossì, mentre il giovane rideva, divertito.
-Lei e le sue amiche mi hanno chiesto di andare in avanscoperta, ma tu questo non dovresti saperlo- scherzò il ragazzo, cercando una complicità maschile da parte sua. Harry sorrise imbarazzato, mentre Zachary attirava l'attenzione della sorella, che si avvicinò:
-Harry, ti presento mia sorella Catherine- disse il giovane, presentandogliela. Harry le strinse la mano, mentre la fanciulla arrossiva.
Louis, che era poco distante, decise di intervenire presentandosi a sua volta. Con galanteria accennò ad un baciamano, traendo Harry d'impaccio, che lo guardava come un'ancora di salvezza.
-Catherine, non ci crederai mai, ma Harry ed il signor Tomlinson...-
-Chiamami Louis- lo interruppe il maestro.
-Con piacere. Harry e Louis conoscono alcuni Cheyenne. Dovete sapere che mia sorella è una grande appassionata di storia dei nativi americani- continuò Zachary, rivolgendosi ai due.
La ragazza si illuminò di interesse, dando il via ad una lunga chiacchierata, poi sostenuta in gran parte da Harry soltanto, mentre Louis raggiungeva William al buffet, che si era allontanato per osservarli da lontano.
-Ha individuato qualche fanciulla di suo gradimento?- Scherzò, con sguardo serio.
L'altro arrossì, sgranando gli occhi. L'impudenza di Louis l'aveva disarmato.
-Oppure, qualche ragazzo? Magari dagli occhi verdi e dai ricciolini ribelli?- Continuò Louis tranquillamente, versandosi da bere.
-Cosa.. non le permetto di fare certe insinuazioni, signor Tomlinson...- si impappinò l'altro, arrabbiato.
Louis fece un sorrisetto che non coinvolse gli occhi. Sapeva di aver colto nel segno, ed aveva voluto demarcare il territorio. William si girò sui tacchi e si allontanò, seguito dallo sguardo soddisfatto di Louis, che si voltò verso il suo ragazzo. Quello che vide, gli fece male al cuore. Era così che sarebbe dovuto essere. Sorridente e ciarliero, affiancato da una esponente del gentil sesso, con la prospettiva di una vita ricca, rosea e soddisfacente. Rimase per qualche momento a guardarlo, e probabilmente la sua espressione era palese, perché Harry prima lo guardò di sfuggita, e poi tornò a guardarlo con più attenzione. Lo vide congedarsi da Catherine e raggiungerlo, con la fronte aggrottata.
-Cosa succede? Stai poco bene?-
-No, Harry. Non preoccuparti- rispose stancamente lui. All'improvviso, provò una grande rabbia. Perché non gli era concesso rendere palese il suo amore? Perché dovevano nascondersi, come se avessero avuto qualcosa di cui vergognarsi? Perché era obbligato a fingere di non essere geloso nel guardarlo attorniato da belle donne?
Harry lo guardò con espressione preoccupata, posandogli una mano sulla schiena e sospingendolo verso il terrazzo, con l'intenzione di fargli prendere aria.
Appena fuori, gli cinse le spalle con un braccio.
-Va tutto bene, amore?-
Louis scosse la testa, improvvisamente esausto. Il vino probabilmente gli aveva dato alla testa, ed ora tutto gli arrivava amplificato. Si passò una mano sul viso, cercando di ricomporsi, e borbottò:
-Sono solo stanco. Tutto questo... noi due... questi non siamo noi-
Harry sgranò gli occhi, con espressione contrita.
-Non è colpa tua... sono io, che ho realizzato quanto è difficile in questo mondo portare avanti una cosa simile. Ha ragione tua madre: nel nostro piccolo, è più facile a Colorado Springs. Tutti sanno tutto di tutti, e nessuno ha mai detto nulla. Qui invece... ah, e per la cronaca, William ha una cotta per te- affermò, volitivo.
-Cosa stai dicendo?!- Si imbarazzò Harry, arrossendo. Louis annuì, poi sospirò.
-Mi sento davvero poco bene, Harry. Vado a congedarmi con i tuoi; torna dentro-
-No, Louis, non andartene, per favore. Anch'io sono a disagio; là dentro ci sono alcune delle persone più subdole e cattive che io conosca. Tu sai perché i miei mi hanno mandato a Colorado Springs, giusto? Ecco, alcuni dei responsabili sono qui, ed io sto riuscendo a rimanere calmo ed a testa alta solo perché cu sei tu- si agitò Harry, sembrandogli d'un tratto più giovane dei suoi diciotto anni.
-Chi sono?-
-Non te lo dirò; non è importante. Rimani con me. Non mi interessa di niente, se ci sei tu-
Louis non potè che cedere all'insistenza di Harry, e si rassegnò a rientrare, ora serio e silenzioso, completamente diverso dalla persona frizzante che era stato fino a mezz'ora prima.
Anne trovò l'occasione per chiedergli se si sentisse poco bene, e lui le rispose di avere mal di testa, scusandosi, mentre il suo sguardo correva ad Harry, attorniato di nuovo da un nugolo di ragazze. Con il gentil sesso non pareva avere problemi di comunicazione, considerò ironicamente. Poco dopo, comunque, fu il suo turno di essere al centro di attenzioni non ricercate, e la serata finalmente si avviò alla conclusione.
I ragazzi salirono alle due del mattino, esausti. Harry era lievemente brillo; lo champagne era delizioso, e ne aveva bevuto più di una coppa, aiutandolo a sciogliere la timidezza.
Louis lo accompagnò fino in camera, obbligandolo a fare toeletta, togliendogli pazientemente i vestiti mentre l'altro protestava, assonnato. L'acqua fresca parve rianimarlo, e quando finalmente fu lavato e vestito, sbadigliò come un bambino, stiracchiandosi.
-Lou... resta qui- lo pregò.
-Non è una buona idea-
-Per favore... me lo devi-
-E perché mai?-
-Per aver flirtato tutta la sera con tutte le donne presenti- sproloquiò il ragazzo, accigliandosi.
-Non è affatto vero- rispose pazientemente Louis, intenerito di fronte allo spettacolo del suo ragazzo che si stropicciava gli occhi.
-Dai, non farti pregare. Resta qui... tra pochi giorni te ne andrai e mi abbandonerai di nuovo qui, ed io sarò di nuovo da solo, e...-
Louis lo zittì con un abbraccio, sospirando.
-Non sai cosa darei per poterti portare via con me-
-Anche per me è così. Louis io non voglio allontanarmi di nuovo da te. In questi mesi mi è sembrato di impazzire...-
-Allora lasciami venire qui. Cercherò un nuovo insegnante, che affiancherà Niall, ed io mi troverò qualcosa da fare...-
-No! Non è giusto. Non te lo permetterò-
-Allora dimmi cosa devo fare!- Esclamò esasperato Louis, lasciando cadere le braccia lungo i fianchi.
Harry si impose di non piangere, anche se le lacrime pizzicavano.
-Ci penseremo domani. Intanto rimani qui. Per favore-
Con un lungo sospiro, Louis andò a chiudere a chiave la porta. Andò a lavarsi a sua volta, poi prese in prestito alcuni indumenti di Harry, e si accoccolò dietro di lui. Nessuno dei due riuscì a dormire molto, quella notte.
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