34. Cercando una soluzione

Louis finì di lavarsi e si asciugò, mentre Harry non riusciva a smettere di toccarlo, come per accertarsi che il giovane fosse realmente lì, con lui, con mani tremanti. La sua carnagione scura era in contrasto con quella solo lievemente abbronzata di Louis, ed il contatto con la sua pelle fresca di bagno riportò a mente ad Harry il ricordo di quando, con Liam, l'aveva lavato, durante la grave malattia del giovane. Aveva rischiato di perderlo, ma l'avevano superata. Harry sospirò, sentendosi improvvisamente stremato, e dei brividi violenti lo fecero fremere. Louis se ne accorse:

-Harry! Cosa ti succede?-

Il ragazzo scosse la testa, prendendosela poi tra le mani. Louis lo attirò in un abbraccio, calmandolo, facendogli appoggiare il viso sul suo torace nudo, accarezzandogli la fronte ed i capelli, mentre il  cuore di Harry galoppava all'impazzata.

-Io non ce la faccio, Louis. Io non so starti distante. Sono impazzito. Io non voglio più starti distante- disse battendo i denti, mentre l'altro cercava di calmarlo.

-Harry, stai tranquillo. Sono qui-

-Ma tornerai a Colorado Springs, ed io non posso venire con te, e mi sento morire all'idea di doverti salutare di nuovo-

-Harry, troveremo un modo. Ne abbiamo passate tante, supereremo anche questa- lo blandì il maestro, mentre Harry iniziava a piangere, sfogando così tutta la tensione degli ultimi mesi. Louis lo coccolò a lungo, mentre i singhiozzi del ragazzo andavano via via scemando. Louis gli spostò i capelli dalla fronte sudata, sentendosi in pena. Era colpa sua se Harry stava così male. Si sentiva responsabile nei suoi confronti, l'aveva legato a sé  in tutti i modi possibili, ed ora non poteva prendersi cura di lui.

-Mi dispiace tanto- gli disse, sedendosi accanto a lui sul letto. -Non posso pretendere che tu sopporti tutto questo, se non te la senti-

-Ma cosa dici?! Louis, io.. io ti amo-

-Anch'io ti amo. Ma la nostra strada sarà sempre in salita- considerò tristemente il maestro.

-A me non importa. Io voglio solo starti vicino. Non chiedo altro- si agitò di nuovo il ragazzo, con l'angoscia nella voce.

-Stai tranquillo, Harry, sono qui. Non vado da nessuna parte-

-Scusami. Sono solo uno stupido ragazzino- replicò Harry, sentendosi immediatamente in colpa per aver riversato tutta la sua pena su Louis, che sicuramente aveva il suo carico di nostalgia da sopportare.

-Non ti scusare. Ti capisco. Resta il fatto che non voglio sprecare il tempo che passo con te. E' troppo prezioso- concluse Louis, desideroso di lasciarsi tutto alle spalle per un momento. Si girò a baciarlo, ad accarezzarlo, e ben presto l'atmosfera si fece incandescente.

Harry chiuse gli occhi, beandosi delle tanto agognate carezze del suo compagno, mentre Louis riversava nei suoi gesti tutto l'ardore ed il trasporto che sentiva verso di lui, cercando di colmare il vuoto che avevano subito negli ultimi mesi. Quando la mano di Louis sostenne il suo membro turgido indirizzandolo alla propria apertura, Harry trattenne il fiato. Subito dopo si sentì affondare nella carne del ragazzo, stretto e caldo, lasciandosi manovrare come un burattino, mentre una tensione spasmodica si addensava nel suo ventre. Louis si fermò, aspettando che Harry riprendesse il controllo su di sé, aprendo gli occhi. Prese a muoversi lentamente, facendolo uscire di nuovo, e calandosi su di lui, mentre Harry raggiungeva la sua asta turgida e lo massaggiava, portandolo ben presto al suo stesso livello di eccitazione.

-Harry...- uscì dalle labbra del maestro in un gemito roco, facendo perdere la testa al ragazzo e dandogli la spinta definitiva verso l'apice dell'orgasmo, mentre Louis veniva a caldi fiotti sul suo stomaco.

Ansante, Louis si sollevò dal suo bacino, piegandosi in avanti fino a sfiorare con la fronte il viso di Harry, che subito lo baciò, tirandoselo addosso, incurante di essere sporco. Ripresero fiato, mentre il cuore rallentava, ed in silenzio si ripulirono, con gesti teneri. Si presero per mano ed uscirono dalla stanza, dirigendosi verso la sala da pranzo, mentre il pomeriggio cedeva il passo alla sera.

Harry si sentiva spossato e sereno, come se fosse guarito da una lunga malattia, ma ancora indebolito. Louis aveva lo sguardo fermo e deciso di chi sa quello che vuole. In questo stato d'animo entrarono nel salone, trovando Desmond ed Anne che prendevano l'aperitivo.

Il padre di Harry lo salutò cordialmente, e sua madre osservò con sollievo e pena insieme il volto del figlio, che pareva rianimato.

Colse le occhiate affettuose che intercorrevano tra i due, le spontanee premure, il rincorrersi dei discorsi che si completavano a vicenda, in una sintonia che si instaura solo tra due persone profondamente innamorate, ed ebbe paura per loro. Il loro affetto era palese. Vide il marito rabbuiarsi, condividendo con lei  la stessa pena, sapendo che non c'era modo, per il momento, di metterli al riparo dalla malevolenza. Eppure il loro sentimento era così puro e concreto che si chiese perché dovesse essere così.

-Signori Styles... converrete con me che questa situazione è, per tutti, insostenibile a lungo termine- introdusse l'argomento Louis, facendo trasalire il ragazzo ed attirandosi gli sguardi di tutti addosso.

-Harry ha soltanto diciotto anni, ed è sotto alla vostra tutela per altri tre anni. Poi diventerà maggiorenne. Se lui fosse una donna, la questione non si porrebbe. Lo sposerei nell'immediato- continuò il giovane, con una tale determinazione nella voce che Desmond riconobbe che avesse fegato. Harry si sentì al settimo cielo, follemente innamorato ed euforico, e si sforzò di stare fermo.

-Ma non lo è, e per quanto io possa desiderarlo, non lo potrò fare. Vi ringrazio infinitamente, e ringrazio anche Peter ed Emily, per aver accettato questa nostra scelta, e per non averci osteggiati, come farebbe la maggior parte della gente. Vi sono immensamente grato. Grazie- disse ancora il giovane, ed Anne si alzò per abbracciarlo, con gli occhi lucidi.

-Grazie a te, Louis, perché rendi felice nostro figlio- gli disse, scambiandosi un'occhiata col marito.

-E continuerò a farlo, se lui lo vorrà- le rispose Louis, guardando verso il ragazzo, che gli sorrise.

-Resta il fatto che lui è bloccato a Denver, ed io a Colorado Springs. Ci ho ragionato sopra all'infinito, ed ho provato a fare domanda di trasferimento per insegnare qui, o almeno trasferirmi per potermi avvicinare, ma la mia richiesta è stata negata. Non ho altre soluzioni. Per cui mi sarei risolto di aspettare che Harry diventasse maggiorenne, responsabile di sé stesso, in modo da non dover più adempiere all'obbligo di rimanere vincolato a voi. Ma Harry mi ha fatto capire di non sopportare questa situazione- continuò Louis, mentre Harry gli stringeva la mano, sopra al tavolo.

-Hai in mente una qualche altra soluzione?- Gli chiese Desmond.

-Sì, ma nessuna fattibile. Mi rimetto nelle vostre mani, confidando nel vostro aiuto- ammise Louis, guardando apertamente in viso i genitori di Harry.

-Cosa vuoi chiederci, Louis?- Chiese Anne.

-Di andare a parlare col giudice, e far modificare la sentenza- rispose sinceramente Louis.

-La sentenza è inappellabile. Harry rischia il carcere- osservò Desmond, guardando sgomento la moglie.

-Allora mi cercherò un altro lavoro qui, in attesa che Harry compia ventun anni- concluse il maestro, mentre Harry trasaliva.

-Louis, non ti lascerò mai fare una cosa simile!- Protestò subito.

-Harry... non capisci. Io per te farei qualsiasi cosa. Se questo è il prezzo da pagare per renderti felice, lo farò- gli disse semplicemente il giovane, guardandolo.

-Non ti chiederò di rinunciare al tuo lavoro. A te piace farlo. Sono io che ancora non ho deciso cosa fare- replicò il ragazzo, guardando con espressione colpevole i genitori.

-Harry, se io non ci fossi, cosa avresti fatto?- Gli chiese Louis.

-Suppongo che sarei rimasto con mio zio al panificio- riflettè Harry.

-Ma a lungo termine, cosa avresti fatto?- Intervenne il padre.

-Io non lo so...- ammise Harry.

-Io ho visto la passione con cui ti sei gettato anima e corpo nella questione indiana, Harry. O nell'imparare da Piccolo Lupo le sue nozioni erboristiche. Forse non sei destinato a fare il pane, Harry- disse dolcemente Louis, guardandolo con un accenno di sorriso. Harry poteva vedere chiaramente il fuoco che animava la sua passione nell'insegnare, cercando di tirare fuori il meglio dai suoi studenti.

Anne guardava Louis, provando rispetto per lui. Stava tentando di aiutare suo figlio, spronandolo a dare il meglio di sé.

-Ma io vorrei farlo- obiettò il ragazzo, intuendo che il suo ragazzo si stesse alleando coi suoi genitori per spingerlo verso una qualche direzione.

-Non abbiamo mai parlato del tuo futuro, Harry. Di quelle che sono le tue aspirazioni, i tuoi sogni- commentò Louis.

-Io voglio restare vicino a te-

-Ma sarà così. Io sono qui, accanto a te. Mi hai già. Devi pensare a te, adesso- gli disse Louis.

Harry capì quello che voleva dire Louis, sentendosi ancora una volta un ragazzino nei suoi confronti. ma a Louis pareva andar bene, per cui non gli dispiacque come al solito.

-Harry, Louis ha ragione- lo appoggiò Desmond.

-Ma per studiare dovrei andare a Boston...- disse il ragazzo, scuro in viso.

Louis annuì.

-E' la mia città, Harry. La Boston University è una delle più prestigiose degli Stati Uniti. La mia famiglia ti accoglierebbe a braccia aperte-

-Io non ci voglio andare. Io voglio restare con te-

-Harry, bambino mio, Louis ha ragione. Qui si parla del futuro, di quello che vuoi fare- tentò di farlo ragionare la madre, ma Harry si fece irremovibile.

-No, mamma. Scusami. Mi dispiace se sono una delusione come figlio. Io non voglio andare a Boston, e non ci sarei andato a prescindere da Louis. Ne abbiamo già discusso. Mi dispiace molto. Avrei accettato di rimanere a Colorado Springs per il resto della mia vita, lavorare al forno mi è piaciuto tanto e mi sono sentito felice ed utile-

-Ma anche in Europa ti è piaciuto lavorare a contatto con l'arte, non lo puoi negare- osservò la madre.

-Una cosa ti riconosco: non sei uno che si tira indietro, se c'è da fare. Sei un  gran lavoratore. E non sei affatto una delusione- intervenne il padre.

-Resta il fatto che siamo in una situazione di impasse- concluse Louis, amareggiato perché non vedeva via d'uscita.



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