16.


Louis, in tutto il trambusto della faccenda del vecchio capotribù, perse di vista per qualche giorno il problema che lo angustiava sin da quando era ancora a Boston, ovvero la mancanza di un secondo insegnante per il nuovo anno scolastico. Una volta calmatesi le acque, la questione tornò a preoccuparlo. Le iscrizioni erano cresciute ancora, e giornalmente era andato a parlare col sindaco, cercando di premere affinché prendesse provvedimenti.

Nel frattempo, Louis si angustiava segretamente anche per Harry. Il ragazzo non gli aveva detto niente, e nemmeno Peter, per cui dapprima imputò il fatto allo stress che aveva subito nei giorni dell'evasione del capotribù; tuttavia il comportamento guardingo di Harry lo insospettiva, ed anche l'aria stanca del ragazzo.

Decise, quindi di parlare con Peter. Ne approfittò capitando al forno un mattino, durante il giro di consegne di Harry.

-Cos'è successo, Peter?-

-Non lo so, ma inizio a pensare che tu abbia ragione. Però, conoscendo mio nipote, dubito che mi racconterà qualcosa se glielo chiedo. Louis, in tutta onestà io ti direi di farlo svagare. Approfittane che la scuola non è ancora iniziata ed andate a farvi una gita. Anzi, prima ancora di fare questa cosa, vorrei che tu ci accompagnassi dal maniscalco: sono arrivati dei cavalli, e visto che Lady non ce l'abbiamo più, vorrei regalare una giumenta ad Harry. Sono già d'accordo con Matthew. Visto che te ne intendi, mi farebbe piacere avere anche il tuo parere-

Peter si riferiva al fatto che Lady, una dei due cavalli di casa Cox, era stata data in dono a Piccolo Lupo ed Avonaco; naturalmente, a tutti era stato detto che fosse morta.

-D'accordo. Oggi pomeriggio vi accompagnerò, e nei prossimi giorni faremo una gita per provare il nuovo cavallo. Magari, rilassandosi, ci dirà cosa lo turba- considerò Louis.

Tra i sei cavalli che erano arrivati al maniscalco vi erano due castrati, due giumente e due stalloni. Matthew, il maniscalco, consigliò Harry su una delle femmine, particolarmente ben piazzata ed ottima da tiro, che un domani avrebbe anche potuto riprodursi. Invece Harry si innamorò subito dell'altra, completamente nera come la notte, di costituzione più esile e nervosa.

-Cosa ne pensi?- Chiese a Louis.

-L'altra è un animale da fatica; questa sembra un purosangue da corsa. Sono due animali completamente diversi, Harry. Peter, cos'avevi in mente?-

-Abbiamo già Paco di robusto e da tiro; mi va bene che sia una femmina, vedo che ha i denti sani ed una muscolatura forte. Harry, rimetto la cosa a te. E' un regalo che ti voglio fare; deve piacere a te-

Harry accarezzò il muso nero della cavalla, setoso e dai riflessi brunastri. Le pupille parevano due perle nere. La cavalla gli diede una musatina, cercando di nuovo il contatto con la mano di Harry.

-Direi che è la cavalla che ha scelto Harry- rise Matthew, mentre questi la accarezzava sul manto lucido.

-Bene. E' fatta, allora. Harry, lascio a te il compito di trovarle un nome- decise Peter. Harry aveva gli occhi lucidi di gioia:

-Grazie, zio... è il regalo più bello che io abbia mai ricevuto. Davvero, non so come ringraziarti!-

Louis li stupì contrattando sul prezzo per uno dei due stalloni; scelse quello marrone, dalla stazza imponente e con un caratterino che prometteva rissa, ed a sorpresa lo comperò.

-Era un po' che pensavo ad acquistarne uno; questo mi è simpatico a pelle. Andremo d'accordo- concluse soddisfatto, mentre l'animale tentava di dare un morso alla spalla di Matthew.

-Avrai il tuo bel daffare per domarlo- commentò il maniscalco.


Due giorni dopo, Louis ed Harry partirono all'alba. Avevano in programma di raggiungere il Pikes Peak a cavallo. Con loro, Peter volle che si portassero dietro Golia, l'enorme pastore bovaro di casa Cox.

-Mi sento più sicuro a sapervi con lui. Vi proteggerà dagli eventuali predatori, e vi farà da guida per il ritorno- disse Peter. I ragazzi accettarono di buon grado: vicino alla città non vi era pericolo, ma sapevano che fossero stati avvistati dei puma da alcuni escursionisti, l'anno addietro.

Partirono dunque preceduti da Golia, e mano a mano che si allontanavano da casa, e quindi dal piantone dei soldati, Harry si rilassava.

La sua giumenta, ancora senza nome, era meravigliosa. Erano in perfetta sintonia, ed Harry era incantato a guardare come il manto nero avesse riflessi di seta rossa, alla luce del sole che sorgeva.

Louis, dopo che il suo stallone aveva tentato di disarcionarlo un paio di volte, pareva aver trovato un proprio equilibrio, e l'animale trottava fieramente sotto agli alberi, seguendo senza paura il cane, che invece spaventava un pochino la cavalla.

Procedettero in silenzio per un'oretta, godendosi la frescura sotto agli alberi.

-Hai pensato a come chiamarla?- Chiese d'un tratto Louis, affiancandosi al ragazzo.

-Non ancora. E tu?-

-Ci sto pensando. A Boston avevo un purosangue color panna, ma era troppo mansueto per i miei gusti, ed aveva troppo poco spirito competitivo per vincere realmente delle gare. Questo ha il nerbo del vincitore-

Harry ridacchiò: - Dubito che a Colorado Springs vi saranno mai gare di quel genere; al massimo, saranno gare di forza-

-Non mi importa. Questa canaglia ha carattere, e mi piace che mi tenga testa- replicò Louis.

Chiacchierarono un altro po' di cavalli, e poi si fermarono per far riposare ed abbeverare gli animali. Golia ingurgitò a grandi lappate una quantità enorme di acqua, ed anche i ragazzi attinsero al ruscello, rinfrescandosi il viso e le braccia nell'acqua fredda.

Memore di cos'era successo in una situazione simile, Harry arrossì. Louis lo guardò, divertito, pensando alla stessa cosa. Gli si avvicinò, guardandolo in viso, mentre Harry faticava a sostenere il suo sguardo. Louis era troppo bello, era troppo provocante, era troppo per i suoi sensi sovraeccitati dalla cavalcata. Quando il maestro appoggiò le labbra alle sue, Harry sentì un vuoto allo stomaco che gli diede le vertigini, e si appoggiò alle spalle del giovane con le mani. Louis sospirò sulle sue labbra e forzò con la lingua, assaggiando la bocca fresca d'acqua di Harry con la propria altrettanto fresca. Il bacio divenne urgenza, e l'urgenza mani che accarezzavano la stoffa dei pantaloni.

Louis tirò Harry fino ad una macchia di vegetazione più fitta, stese una coperta per terra e riprese a baciare ed accarezzare Harry , che gemeva e rabbrividiva sotto alle sue mani.

-Ti fidi di me, amore?- Gli chiese con un tono talmente dolce ed erotico che Harry sentì il viso andargli a fuoco, mentre annuiva, perché sì, era come creta nelle sue mani, e Louis avrebbe potuto fare qualsiasi cosa di lui.

Louis gli fece sfilare i calzoni, baciandolo e passando con la lingua nell'interno delle sue cosce, facendolo fremere, mentre la sua erezione pareva di marmo. Louis gli succhiò la pelle delicata dei testicoli, facendolo ansimare, per poi prendere in bocca l'asta di Harry. Poco dopo si inumidì un dito di saliva, andando a stuzzicare l'apertura di Harry, che strabuzzò gli occhi.

-Fidati di me- gli sussurrò Louis, senza lasciargli  il tempo di replicare, mentre lo distraeva con la lingua dal lieve bruciore che provava. Umettò ancora con la saliva, andando sempre più a fondo, mentre Harry cercava di prendere fiato, col respiro spezzato. Sentire un dito dentro di sé era una sensazione intensa, quasi dolorosa, ma quando i muscoli si rilassarono, complice la lubrificazione, iniziò a provare una sorta di piacevole frizione, quando Louis iniziò a muovere il dito dentro di lui. Lo portò vicino all'orgasmo, mentre Harry iniziava a dondolare i fianchi per andare incontro agli affondi della sua bocca, e nel contempo andando incontro alle dita di Louis, diventate ora due, mentre si ritraeva. La doppia stimolazione, interna ed esterna, raggiunse l'apice mentre con le dita Louis toccava la parete della sua prostata, lasciando che Harry dettasse il ritmo delle stoccate nella sua bocca, ed il ragazzo non riuscì nemmeno ad avvertirlo quando esplose in un orgasmo potente, che lo annientò per qualche secondo, venendo copiosamente nella bocca di Louis.

Louis lo cullò dolcemente, mentre il ragazzo si riprendeva, posandogli lievi baci sulla fronte.

-Cosa mi fai?- Gli chiese retoricamente Harry, provato dall'esperienza più sconvolgente ed appagante della sua vita, sentendosi così bene, tra le braccia di Louis, da dimenticare tutto quanto il resto.

Louis gli sorrise, e scosse la testa.

-Sai, Harry... penso di amarti-

-Anche per me è lo stesso- rispose subito il ragazzo.

Rimasero per qualche tempo così, abbracciati, fino a quando Golia, stanco della sosta, fece la sua comparsa. Il pastore bovaro si gettò sulla coperta su cui erano stesi, tentando di leccar loro la faccia,  e tra risate e mani tese a cercare di impedirglielo, i due si alzarono, per continuare la loro gita.


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