12. Il ritorno


Harry e Peter tornarono a casa a pomeriggio inoltrato, e lo zio notò con piacere che il giovane nipote avesse riacquistato un minimo vivacità, in contrasto con l'apatia degli ultimi giorni.

-Zio, ma cos'ha..l'anziano, come si chiama?-

-Avonaco, Orso Magro. Ha le gambe ingrossate e che si piagano facilmente; Liam mi ha parlato di qualcosa a proposito dello zucchero nel sangue, ma non so cosa significhi. Dovremo portare loro bende-

-Le porterò io- si propose Harry. Peter gli sorrise:

-Sapevo che l'avresti detto. Ehi, però, acqua in bocca con Grace, mi raccomando, e con chiunque altro-

-Non preoccuparti. Ascolta, passiamo all'ufficio postale un momento? Ti dispiace?-

Peter sospirò tra se e sé.


All'ufficio postale Harry trovò una lettera, finalmente. Avevano deciso di non scriversi troppo spesso per non destare sospetti, quella era la prima che Louis gli scriveva. Col batticuore, la mise in tasca, continuando a toccarla come un talismano, ed appena potè corse nel fienile per poterla leggere lontano da occhi indiscreti.

Gli occhi gli si inumidirono di lacrime, e ben presto prese a singhiozzare. Sua zia Emily, che era nell'orto dietro al fienile intenta a raccogliere della verdura, fece capolino dalla scala, vedendo il nipote sorridere tra le lacrime.

-Tutto bene, Harry?-

-Sì. Oh Dio, sì- rispose Harry, e finalmente anche lei tirò un sospiro di sollievo.

Harry rimase a lungo con la lettera tra le mani, sfinito dalla giornata, dall'emozione, dai ricordi, e si addormentò senza cenare, con i fogli stretti in mano. Nell'ultimo, la lettera recitava così:

"Il vero affetto non consiste nell'essere inseparabili, ma nell'essere in grado di separarsi senza che nulla cambi. Sei sempre nel mio cuore. Sinceramente tuo, Louis".


E trascorse anche luglio, durante il quale Harry si recò varie volte alla sorgente, instaurando un rapporto di amicizia con Piccolo Lupo, caratterizzato da lunghe passeggiate a raccogliere erbe per Emily e per gli indiani. A fine luglio andò  anche Liam con lui, e sfidando la sorte ed il giudizio pubblico, avvalendosi del giuramento di Ippocrate, chiese ed ottenne il permesso di recarsi dentro alla riserva per visitare il vecchio capo indiano, affetto da diabete in fase avanzata, medicandogli le gambe ormai in cancrena.

Harry lo aveva aspettato alla radura, avendo l'espresso divieto di Peter ed Emily di entrare. Quando il medico lo raggiunse, accompagnato da Piccolo Lupo, Harry lo guardò, aspettando che gli dicesse qualcosa da riferire a Peter.

-Dovremmo amputarlo, perché avesse una minima speranza di sopravvivenza, anche se temo che sia già in uno stadio troppo avanzato. Ma, ora come ora, è impossibile.-

-Ma come?! Non possiamo trasportarlo in clinica di nascosto?- Protestò Harry, che anche se non conosceva gli altri indiani personalmente, si era affezionato loro tramite i racconti di Piccolo Lupo e di Peter.

-Harry, ho le mani legate. Probabilmente è già troppo grave. Ho lasciato a Piccolo Lupo la morfina; tra quella, e le erbe che gli fanno bere, dovrebbe essere coperto per il dolore. Di più posso fare- disse stancamente Liam.

-Ma non è giusto!- Esclamò Harry, sopraffatto dalla rabbia.

Piccolo Lupo gli appoggiò la mano sul braccio; Harry era rimasto così tanto al sole, che la sua pelle era solo di poco meno bronzea di quella dell'indiano.

-Il dottore ha fatto tutto quanto in suo potere, Harry-

Harry scoppiò a piangere, desolato, facendosi confortare dall'indiano. Liam si sentì impotente. Il suo lavoro lo metteva spesso di fronte a situazioni insostenibili, e sebbene lui facesse tutto quello che poteva per agire in scienza e coscienza, spesso la vita lo metteva di fronte a realtà difficili da digerire.

-Dimmi solo una cosa, Liam: se fosse uno degli anziani di Colorado Springs, cosa faresti?- Esclamò rabbiosamente Harry, scansando Piccolo Lupo e saltando in groppa a Lady, galoppando verso casa.



L'arrivo di Louis era previsto per il pomeriggio del tre agosto.

Harry stava aspettando con ansia di sentire il fischio del treno, mentre puliva il pianale del forno. Non se la sentiva di andare in stazione, perché non sarebbe riuscito ad evitare di mostrare i suoi sentimenti; meglio attenderlo tra le mura confortevoli del panificio. Finalmente lo sentì, e chiuse gli occhi, col cuore che batteva forte.


-Tyler, vai pure. Mi arrangio io qui- disse Harry, congedando il giovane garzone. Rimasto solo, preparò con mani tremanti alcune paste di mais e qualche pezzo di pane sul bancone, ed attese, cercando di tenersi occupato, non riuscendo a concludere nulla.


Lo sentì arrivare. Percepì la sua presenza fuori dalla panetteria, anche se era di spalle; lo sentì entrare, ed all'improvviso due braccia lo strinsero forte da dietro, facendogli chiudere gli occhi e desiderare di morire lì, in quel momento, perché sarebbe stata una bellissima morte. Chiuse gli occhi, non ancora pronto a vedere il suo viso, e si girò per ricambiare l'abbraccio.


-Sei tornato- mormorò.

-Certo. Te l'avevo detto- rispose l'altro, baciandolo a fior di labbra. Ed allora Harry aprì gli occhi, trovandosi quel viso così caro a riempirgli il campo visivo ed il cuore.

-Mi sei mancato-

-Anche tu, Harry-

Louis sospirò, allentando l'abbraccio. Non voleva rischiare che qualcuno entrasse, sorprendendoli in atteggiamenti equivoci.

-Quella è la nostra merenda?- Sorrise, notando solo ora i dolci ed il pane.

-Sì; non sapevo se avresti voluto fare uno spuntino. Il viaggio sarà stato faticoso-

-Il viaggiò è stato lunghissimo, mi sembrava di essere stato in treno per mesi, non solo per una settimana- brontolò Louis, alzando gli occhi al cielo.

-Allora vai a riposarti ed a rinfrescarti; stasera ti aspettiamo a casa nostra per cena, va bene?- Propose Harry, ed il maestro acconsentì.


Si presentò a casa Cox alle sette, con una borsa e dei fiori tra le mani. Tutta la famiglia fu felicissima di vederlo, tanto che Louis si sentì a casa. Aveva portato in dono uno scialle di seta per Emily, tabacco di una qualità pregiata per Peter, ed una bambola di porcellana per Grace, che non ne aveva mai viste di così eleganti in vita sua. Per ultimo, porse un involto ad Harry. Il ragazzo lo scartò, un po' imbarazzato, ma ben presto il suo viso lasciò spazio ad un sorriso: era un manuale erboristico di tutto rispetto.

-Mi avevi scritto di esserti appassionato alle piante- spiegò Louis, guadagnando molti punti agli occhi di Emily e Peter.

-Grazie mille, Louis. E' un regalo graditissimo- gli sorrise Harry, senza rendersi conto di guardare il ragazzo con la stessa espressione che assumeva Peter guardando Emily.

La cena fu allegra ed informale, consumata sotto al portico, tra il frinire dei grilli ed un cielo pieno di stelle. Dopo aver terminato, con la scusa di chiacchierare tranquilli, i due ragazzi si recarono nel fienile.

Harry accese un lume, e si lasciò cadere all'indietro nel fieno fresco e profumato, con un sospiro di soddisfazione. Louis sorrise, sedendosi accanto.

-Sai Louis, ti devo raccontare una cosa, ma promettimi che non ne parlerai ad anima viva- esordì Harry, e raccontò al giovane tutta la faccenda degli indiani. Louis era a bocca aperta.

-Tuo zio ha tutta la mia stima! Anch'io voglio conoscere Piccolo Lupo- commentò Louis.

-Va bene. Io desidererei tanto poter entrare alla riserva, ma mio zio me l'ha proibito. So che ci sono soltanto due famiglie, più alcuni anziani, tra i quali c'è il capo tribù, quello che il dottor Payne è andato a visitare- disse Harry con rammarico.

-E' pericoloso, dovresti dare retta a tuo zio, Harry. Dopo Sand Creek l'opinione pubblica aveva puntato l'occhio sulla questione indiana, ma sai anche tu che Chivington non è mai stato punito. Stare dalla parte degli indiani è pericoloso. A nessuno interessa difenderli-

-Lo so, lo so. Però domani mi piacerebbe portarti alla sorgente. Che ne dici?-

Louis annuì, e poi si avvicinò ad Harry mormorando:

-Adesso fammi fare quello che più mi è mancato, quello che ho sognato ogni notte da quando sono partito...- e lo baciò.

Harry si beò di quel bacio, e di quelle carezze che tanto gli erano mancate, ed a sua volta toccò Louis sulle braccia, sul petto, sulla nuca, come per accertarsi che fosse per davvero lì. Poi le mani di Louis divennero più audaci, pizzicandogli lievemente i capezzoli mentre con la bocca succhiava un punto tra la clavicola ed il collo di Louis, facendolo gemere piano.

-Mi piace sentirti... adoro quando fai così- gli sussurrò sull'orecchio, mentre Harry tentava di aprirgli i bottoni della camicia per infilare le mani all'interno. Louis lo lasciò fare, continuando a morderlo piano ed a baciarlo sulla gola e sul petto, sfiorando l'ombelico di Harry con le dita. Harry lo sorprese appoggiandogli esitante una mano sul cavallo dei pantaloni, facendolo trasalire.

-Cosa vuoi fare, piccolo?- Gli mormorò, con voce bassa e roca. Harry arrossì lievemente, ma mosse la mano, accennando una carezza attraverso la stoffa dei pantaloni, sentendo il membro già turgido dell'altro sotto al palmo. Louis gli catturò di nuovo le labbra con le proprie, sdraiandosi sopra di lui, e appoggiando il proprio inguine a quello di Harry, che ansimò. Louis gli appoggiò un ginocchio tra le gambe, facendogliele aprire leggermente, e provocando ancora più attrito si mosse avanti ed indietro. Harry trattenne il fiato, già eccitato all'inverosimile. Louis lo accendeva come un fiammifero, e gli faceva pensare a tutte le cose meno caste del mondo.

Il maestro slacciò la cintura di Harry, ed intrufolò la mano dentro ai suoi pantaloni, facendolo trasalire ed inarcare la testa all'indietro. Harry deglutì, sentendo il pollice di Louis passare sulla punta, per poi abbassare piano la mano racchiusa attorno a lui, iniziando un massaggio lento, ma deciso. Harry gemette, godendo immensamente di quel movimento, poi scostò la mano di Louis e gli slacciò i pantaloni. Guardandolo negli occhi, con un coraggio che non sapeva di avere, infilò le mani dentro, mordendosi un labbro, e fornendogli un immagine talmente erotica ed innocente al contempo, che Louis chiuse gli occhi, faticando nel mantenere il controllo di sé. Harry imitò i suoi gesti di poc'anzi, facendo fremere di desiderio Louis, continuando a guardarlo. Louis sentì cedere le braccia con cui si stava sostenendo sopra di Harry, e gli fece sfilare la mano, strattonandogli via con impazienza i pantaloni, e facendo lo stesso con i propri. Si stese a fianco di Harry, bloccandogli un braccio sotto al suo corpo ed afferrandogli l'altra mano sopra alla testa, per bloccarlo, mentre impugnava con decisione l'erezione di Harry e lo masturbava, sussurrandogli parole dolci e spinte al contempo. Harry venne poco dopo, trattenendo un urlo, mentre per qualche secondo la realtà veniva spazzata via da un orgasmo potente. Ansimante, appoggiò la testa sulla spalla di Louis, liberando la mano intrecciata a quella di Louis e portandola al membro ancora duro del giovane. Iniziò lentamente, poi si tirò su ed aumentò il ritmo, facendo poi stendere Louis ed abbassando il capo verso il suo inguine, con uno spirito di iniziativa che lasciò annientato Louis. Quando sentì le labbra di Harry appoggiarsi sulla sua punta, Louis rischiò di lasciarsi sfuggire un grido, mentre copriva la mano di Harry con la propria per dargli un ritmo più sostenuto, non riuscendo più a ritardare il bisogno. Harry lo seguì nei movimenti, succhiandolo per metà, mentre con la mano pompava su e giù. Louis lo scostò subito prima di venire con un gemito a fiotti caldi sul suo stesso stomaco, senza fiato, sconvolto ed assurdamente sul punto di piangere.

-Lou... tutto bene?- Si preoccupò Harry, vedendo la sua espressione.

Louis sorrise:

-Certo, amore.. mi hai fatto morire.. mi hai dato un bentornato coi fiocchi-

Harry si morse il labbro, nascondendo a metà un sorriso soddisfatto.

-Mi eri mancato.-

-Anche tu, a me-


-Spazio autrice-

Come probabilmente molti di voi sapranno, l'accenno di Louis a Sand Creek si riferisce, purtroppo, ad una vicenda realmente accaduta il 29 novembre 1864 in Colorado, quando un accampamento di circa seicento nativi americani delle tribù Cheyenne ed Arapaho vennero massacrati da un esercito di soldati della milizia statale, capitanati dal colonnello Chivington. Tra le vittime indiane, centinaia di donne e bambini.

 Sebbene l'episodio avesse destato scalpore, soprattutto per quanto riguardava i metodi del colonnello Chivington, e nonostante all'epoca furono portate a termine delle inchieste con prove inconfutabili, questo massacro rimase completamente impunito.

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