8. Idiota.
Ignazio
È da ieri che non dormo. Sono passati due giorni da quando siamo tornati a Bologna. Due giorni di fila e sembro un morto che cammina. Vorrei sapere dove diavolo è Amelia e cosa sta facendo. Gianluca é stato molto chiaro sulle parti che prenderà. Piero non si è sbilanciato ma mi ha detto che non sapeva dove sarebbe andata a stare. E ho provato a chiamarla ma ha rifiutato ogni chiamata. E quindi mi aggiro per casa come uno zombie osservando le sue cose e cercando una risposta a tutta questa confusione.
Quando al mattino bussano alla porta, mi convinco che non sia lei perché ha le chiavi. Ma invece quando apro è proprio Amelia e capisco il gesto simbolico di non usare le chiavi. "Non è casa mia" sembra dire. Ha lo sguardo duro e insensibile. - sono venuta solo per prendere le mie cose.-dice.
Io mi scosto per lasciarla entrare mentre la seguo come un cane con le orecchie basse - stai bene? - le chiedo.
Lei fa una risatina e non risponde.
- Dove sei stata a dormire? - chiedo ancora.
Si volta come una furia questa volta -Non ti importa e non hai nessun diritto di chiedermi qualsiasi cosa. E se hai intenzione di parlare ancora torno quando non ci sei.
Io mi limito a deglutire e scuotere la testa - fai pure. Non ti disturbo.
- Bene. - dice.
Non sembra la mia Amelia. Non sembra lei per niente.
Raccatta velocemente e senza piegarli tutti i suoi vestiti da armadi e cassetti e butta tutto in valigia. Poi raccoglie velocemente i suoi oggetti personali dal comodino e quando si imbatte in un pacchetto di preservativi li getta con sdegno sul letto. - Questi tieniteli, ti serviranno. Anche se evidentemente non sei molto capace di usarli.-dice.
Sospiro - Amelia...
Si volta e urla -zitto! Non azzardarti a dire nulla. Mi viene il ribrezzo ogni volta che penso a quello che abbiamo fatto mentre quella aspettava tuo figlio.
Non posso darle torto. Capisco la sua rabbia. - Non è detto che quel bambino sia mio.
- Non me ne frega niente che sia tuo o no. Mi fai schifo.
Poi raccoglie le ultime cose e trascina con sé la valigia.
Poi si ferma. Tira fuori il mazzo di chiavi che le avevo dato e me lo porge. - Non avrei dovuto accettare di stare qui da te.
Io guardo il portachiavi a forma di chiave che avevo scelto.
Me le porge ancora -Prendi queste chiavi e finiamola. Non voglio stare qui un minuto di più.
- Non possiamo parlare un attimo?
- No. Non ho detto nulla alla mia famiglia quindi evita di farlo tu se hai ancora un briciolo di rispetto verso te stesso almeno visto che per me non ne hai.
Abbasso lo sguardo -Grazie.
- Non l'ho fatto per te.
- Perché non resti qui? Me ne vado io.
- No grazie. Non voglio nulla da te.
- Ma dove vai a stare?
- Non ti riguarda.
- Amelia ti prego...
- Goditi la tua casa. Potrai invitare tutte le ragazze che vorrai. E anche la futura madre di tuo figlio. Era quello che volevi no? Un figlio. Sapevi che io non ne avrei voluti e hai trovato una soluzione alternativa?
- Sei ingiusta.
Ride sadicamente -Adesso sono anche ingiusta! Ma perché non vai un po' a fanculo, eh Ignazio?
Mi guarda negli occhi - Non mi cercare. E non azzardarti a cercare la mia famiglia. Per te non esistono.
La guardo mentre attende l'ascensore con la valigia accanto. Poi si accende una lampadina nella mia testa.
-Non mi dire che vai a stare da Gianluca. - mi esce.
Lei si volta a guardarmi e solleva un sopracciglio - E se anche fosse? Cosa, ti darebbe fastidio? Di certo lui é una persona migliore di te.
- Bella persona davvero quella che ne approfitta per voltare le spalle a un suo amico alla prima occasione.
- Sei tu che ti sei voltato le spalle da solo. A me non sta voltando le spalle affatto.
- Eh certo, santo Gianluca. Ma svegliati Amelia, non lo capisci il suo intento? Guarda che Gianluca di santo ha davvero poco. E puoi chiedere a tutte le ragazze con cui è stato.
Si avvicina di scatto e mi punta un dito contro -Svegliati vai a dirlo a qualcun altro, hai capito, coglione? L'unico con cui avrei dovuto svegliarmi sei tu. Fedifrago del cazzo. Sono abbastanza sicura che tutte le ragazze con cui è stato sapessero benissimo che non era nulla di importante. E non credo che lui avesse fatto promesse di alcun tipo.
Colpito e affondato. Potrei negare, ma è la verità. Gianluca ha sempre avuto più successo di noi con le donne. Ci sa fare e lo sa, ma è sempre stato onesto sui suoi intenti. È sempre chiaro fin dal primo momento.
La guardo - Non lasciarti abbindolare da lui.
-è da te che non avrei dovuto lasciarmi abbindolare. - risponde con tutta la freddezza del mondo.
Poi se ne va. L'ascensore si apre e lei scompare man mano che le porte si richiudono. Una visione che già si è dissolta.
Guardo il mio appartamento vuoto. L'anta nell'armadio ancora spalancata. Il comodino vuoto. I preservativi sul letto. Li getto via in un moto di rabbia, idiota. Idiota.
Vorrei poter gettare via anche me stesso.
Passo una notte orribile, cerco di dormire un po' ma mi sento uno zombie. Vago per casa alla ricerca di un po' di conforto che non arriva. Mi faccio persino una camomilla ma non serve a niente.
Al mattino ho pianto tutte le mie lacrime. Sono esausto ma i pensieri non mi permettono di dormire. Vorrei solo riuscire a riposare.
Passano quattro giorni in cui non riesco a fare altro che biasimare me stesso.
Non dormo, non mangio.
Ma poi prevale la rabbia.
Avrei dovuto immaginare che i pensieri di Gianluca si sarebbero rivolti a lei. A pensarci bene succede dal primo momento in cui le ha posato gli occhi addosso. I messaggi, le chiamate, gli abbracci. Avrei dovuto capirlo subito. Ecco perché quel discorso sul fare la spia. Ecco perché moralismi. Perché nel frattempo cercava chi gli riscaldasse il letto. E chissà che non sia già successo.
Mi tiro su dal letto che in ogni caso mi è inutile e prendo le chiavi della macchina.
Come una furia mi dirigo verso casa di Gianluca. Non riesco a crederci. Non posso credere a come uno dei miei migliori amici stia facendo di tutto per allontanare da me la ragazza che amo.
Potrebbe avere tutte le ragazze del mondo, perché lei?
Quando suono alla porta e me lo trovo lì davanti con lo sguardo sorpreso come se non avesse nessuna colpa, non riesco a controllare il mio istinto.
È una frazione di secondo, il mio pugno chiuso contro la sua mandibola.
È così sorpreso che non cerca neppure di evitare l'impatto e se lo prende in pieno.
Mi aspetto che cerchi di difendersi e sto in allerta, ma l'unica cosa che fa quando si raddrizza é guardarmi. Si tocca il labbro che ha iniziato iniziato a sanguinare, si guarda le dita, guarda di nuovo me.
-Ti senti meglio?-dice piano.
Io vorrei che facesse qualcosa, una cosa qualsiasi che non mi facesse sentire così stupido.
E a migliorare la situazione, ecco Amelia che porta uno scatolo vuoto e mi vede.
Sì rende conto della situazione e sbarra gli occhi.
Si dirige verso Gianluca velocemente e lo guarda, poi guarda me.
E poi urla -Che cazzo hai in testa eh? Come ti permetti a venire qui? Devi ringraziare che Gianluca è due volte più signore di te, perché al posto suo non sarei stata altrettanto calma. Ti avevo detto di non farti vedere. Hai persino superato i tuoi standard di stupidità. E adesso togli il disturbo.
Poi chiude la porta.
E io mi sento ancora più idiota.
Come diavolo mi é venuto in mente di fare una cosa tanto stupida?
Onestamente non rimpiango il pugno. ma avrei almeno dovuto avere la furbizia di non andare fino a casa sua. O quantomeno di aspettare che non ci fosse Amelia. Che adesso ce l'ha ancora di più con me, se è possibile.
Mi allontano sgommando e a tutta velocità entro nel parcheggio sotto casa mia.
Probabilmente sarà un sonnifero il mio migliore amico stasera. O una bottiglia di vodka.
Holaaa...cosa pensate di Ignazio e del suo comportamento? E di Amelia? Nel frattempo la sua vita come starà andando?
Fatemi sapere nei commenti, un bacione.
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