Capitolo 9 di Violet Price
Anita torna in camera con le braccia distese lungo i fianchi e le mani chiuse a pugno. Mi lancia un'occhiataccia che intende dire "non parlarmi perché sono sul punto di esplodere".
Alzo le mani e, con la scusa di dover sistemare i miei vestiti nel mio armadio, la fisso di sottecchi. Lei si lascia ricadere sul letto, tamburella nervosamente le dita sulla sua gamba destra, si alza e comincia ad andare avanti e indietro, senza aprire bocca.
Le passo davanti senza levarle gli occhi di dosso, come ad incitarla a parlare, ma lei resta con la testa immersa nei suoi pensieri e pare comportarsi come se non ci fossi.
Quasi sembra che le stia andando in fumo il cervello.
«Ani?» chiedo ad un tratto, leggermente preoccupata.
Anita non mi risponde, ma scuote il capo e bofonchia qualcosa, passandosi le mani tra i capelli ricci.
La sua espressione è davvero divertente, o forse sono arrivata soltanto al culmine dell'esaurimento e ho sviluppato dentro me il gene della gioia, ma in ogni caso non riesco a trattenermi.
«Perché ridi, eh?» digrigna i denti, dolce e capricciosa come una bambina. «Ti stai prendendo gioco di me, forse?» inveisce lei, con il broncio e un cipiglio evidente.
Quando mi sento chiamata in causa, mi volto e mi copro la bocca, cercando di soffocare una risatina perché sto letteralmente fissando il muro come se fosse la cosa migliore che abbia mai visto pur di non sbottare a riderle in faccia nuovamente.
«Oh, fallo pure! Anch'io avrei la stessa reazione se fossi in te. Sono così stupida, cavolo!»
«Cosa? No, non sto ridendo di te!» mento, ostentando un tono di voce neutrale che, proprio in questo momento, non mi appartiene.
A lei basta guardarmi negli occhi per capirlo.
«Vuoi spiegarmi cosa è successo?» cambio discorso, prendendo un pouf all'angolo della stanza e guardandola negli occhi come ad invitarla a parlarmi.
«Ho incontrato un ragazzo» rivela e subito mi assale la forte necessità di scaraventare tutto quello che ho intorno.
«Un ragazzo» ripeto soltanto, cercando di fingermi il più sorpresa e contenta possibile, ma in realtà vorrei prenderle il viso fra le mani e scongiurarla di lasciar perdere chiunque voglia avvicinarsi a lei.
Bene.
«Terra chiama Violet!»
Sorrido, imbarazzata, e le chiedo di continuare a spiegare. Mi racconta di aver fatto uno straordinario su richiesta del signor Denver e della sua dolce moglie.
«E' un bel posto, sono felice di lavorarci»
Le dico che mi fa piacere, ma che se non dovesse riuscire a gestire gli orari lavorativi e quelli scolastici, potrei anche darle una mano con le spese per l'università. Lei si affretta a rifiutare, mi ringrazia sinceramente e poi continua il suo racconto.
«Mi sono persa nei paraggi della periferia»
«Cosa?» sbotto, letteralmente incredula.
«Si, Violet, non so per quale motivo sia successo né come abbia fatto, ma per quelle strade ho incontrato un ragazzo»
«Ti ha fatto del male?» urlo, senza nemmeno volerlo.
«No, calmati!» urla altrettanto, alzandosi dal letto come se ci fosse qualcuno alle sue spalle.
Stupida, Violet, sei una stupida!
«Perché, lo conosci? Conosci Mr.TuttoMuscoliENienteCervello?»
«Chi?»
«Quello con gli occhi verdi, alto, muscoloso, carino e...carino? Ma cosa sto dicendo?» Anita si pulisce rapidamente la lingua con entrambe le mani per sbarazzarsi delle sue parole.
«Si?» la fisso sorridendo e lei si copre il viso, diventando paonazza.
«No, non guardarmi così!» mi addita in malo modo e poi si tuffa sul letto, coprendosi la testa col suo cuscino.
Ad Anita piace...
«Chi è che ti piace?» infierisco ancora.
«Sta' zitta, ti prego! Non mi piace nessuno!»
«E va bene, ti credo. Adesso spiegami tutto»
«No, dimmi prima perché lo conosci!»
«Cosa? Non conosco nessuno» ribadisco, con un leggero sesto senso che mi induce a pensare che tra Anita e Mr.muscoli ci sia del tenero.
«Hai urlato quando ti ho parlato della periferia!» riprende.
«Sono stata derubata»
«Lui ti ha derubata?» spalanca gli occhi: «Lo sapevo, avrei dovuto prendere a schiaffi quel faccino insolente!»
«No, non...»
Anita si tira giù dal letto e aggiunge: «Cosa ti hanno fatto? Hai già chiamato la polizia? Dobbiamo metterci al sicuro, non si può mai sapere!»
Prende un mio stivale dal pavimento e si avvicina alla porta del bagno con cautela, portandosi l'indice al petto per farmi segno di stare in silenzio.
Mima con le mani il numero uno, poi il due e infine il tre.
«Caricaaa!» urla come una pazza, dando un calcio nella porta e finendo col ritrovarsi nella vasca.
«Sei matta, forse, Anita?»
«Pensavo di colpire, non di spaccarmi la noce del cervello» brontola, toccandosi vari punti della testa.
Le dico di restare ferma e seduta sul bordo del bidet, ma lei si affretta a dirmi che non se ne parla affatto e che bisogna controllare la camera per essere sicure al cento per cento che non ci siano spie o stalker.
Consapevole che sia molto più sbrigativo assecondarla piuttosto che farle cambiare idea, trascorriamo una buona ora a guardare meticolosamente per più e più volte sotto i nostri letti, negli armadi, nei cassetti e perfino nei calzini-si, Anita mi ha costretto- alla ricerca di un essere umano o di una telecamera.
«Perché qualcuno dovrebbe stalkerarci?»
«Ti hanno derubata, Violet! Non cadere dalle nuvole, capisci cosa significa tutto questo?»
«Ero nel posto sbagliato al momento sbagliato, tutto qua»
«E se Mr.Muscoli fosse un'esca e mi avesse fatto impazzire di proposito?»
«A-haa! Allora ti piace!»
Anita si rifugia nell'angolino della camera: «Resto in punizione per le stupidaggini che sto dicendo questa sera»
«Non c'è nulla di male» a parte il fatto che poi ti tradirà quando meno te lo aspetterai.
«A me non piace nessuno! E poi nemmeno lo conosco!»
«Va bene, meglio cosí allora»
«Appunto. Anche perché fa parte della periferia e...» si copre la bocca d'istinto.
«Cosa c'è?»
«Zitta!» mi urla di scatto.
«Non la senti?»
«Dio, cosa?»
«Questa canzone! Cavolo, mi ricorda l'infanzia!» sorride euforica, accompagnando le sue parole con movimenti circolari delle anche.
«Danzavi?»
«Ballavo, ogni tanto...»
«Wow, io non so fare nemmeno un giro su me stessa»
Anita mi dà una pacca sulle spalle: «Dai!» esclama, «non ci credo nemmeno se lo vedo»
Detto fatto.
«Sembro un elefante scoordinato» dico senza smettere di ridere.
«Perché, esistono elefanti coordinati?»
Anita sghignazza, ma a differenza mia è inaspettatamente straordinaria. Certo, i suoi movimenti trapelano lati del suo carattere alquanto goffi, ma è davvero brava e non posso fare altro che riconoscerlo.
Per qualche istante mi dimentico di David, del tradimento, del passato, delle lacrime versate, dei sorrisi invisibili, delle parole taglienti, delle chiamate perse, della mia stupida vita insignificante, dei ragazzi sul motorino, dell'anello. Comincio a lasciarmi andare e mi pare di fluttuare nell'aria come una farfalla spensierata. Volteggio nella stessa stanza che ha accolto una me in preda all'Ansia e alla paura di restare sola. Mi sembra paradossale.
Anita alza il volume della musica. Sfinita dalle risate, cerco di farle capire che dovrebbe abbassarlo poi, dato che non riesco a parlare, provo a prenderle dalle mani il telecomando della Tv, ma lei se ne accorge e mi sfugge. La rincorro come una pazza.
Andiamo avanti e indietro, puntandoci le dita contro, rischiando di farci male e rovesciando tutte le sedie e i cuscini. Alla fine Anita inciampa sul tappeto, a terra, e io le cado addosso.
«Preso!» urlo, agguantando il telecomando e provando a scavalcarla, ma lei riesce a tenermi ferma impugnando la lana della mia maglia.
«È nuova, così la allarghi!» mi impanico così tanto che lei molla la presa. Oh, che sollievo!
«Dammelo!» sbotta fingendosi arrabbiata. Io le faccio una smorfia e mi libero. Mi rifugio nel bagno e chiudo la porta a chiave.
La mia coinquilina batte i pugni contro la porta e io mi lascio ricadere contro il muro con le guance rosse e gli occhi colmi di lacrime per la felicità.
Questa sensazione non la sentivo mia da tempo, è fenomenale!
Apro la porta e lei urla, puntandomi contro un calzino come se fosse una pistola: «Adesso non hai scampo!»
Esito mentalmente e poi lascio ricadere lo sguardo sulla televisione, assumendo un'espressione disperata: «Dio, poverino!»
Lei si volta e io la spingo, aprendo la porta della camera e fuggendo per i corridoi spogli del Poison. Corro sul lunghissimo tappeto rosso di velluto, illuminata dalle luci gialle e bianche.
Vedo Anita seguirmi con le braccia alzate e la bocca aperta, quindi faccio per scendere le scale, ma scorgo i capelli arancioni di Fiore che borbotta: «Vediamo un po' da dove proviene questo baccano»
Allora ritorno indietro senza dar conto al fatto che la mia coinquilina mi stia venendo praticamente incontro.
«Cazzo, cazzo, cazzo, Ani! Torna indietro!» ma non faccio tempo a finire l'ultima parola che rotoliamo entrambe a terra.
Sento i passi della collaboratrice scolastica e così mi fiondo sull'interruttore della luce e pigio la leva verso il basso.
Prendo Anita per mano e in un battibaleno sono con lei in camera. Metto in pausa la musica e insieme sistemiamo nel miglior modo possibile tutto quello che abbiamo lasciato cadere a terra.
Ci basta guardarci negli occhi per ridere a crepapelle.
«Violet!» esclama Fiore dietro la porta.
Mi copro la bocca con entrambe le mani mentre Anita comincia ad agitarsi sgranocchiando le sue.
«Abbiamo rotto qualcosa?»
«No, non penso».
«Ci sono telecamere qui?» chiede ancora, guardandosi perfino sotto le ascelle.
«Caz...spita!» sussurro forte.
«Violet! Signorina Hamilton!»
Mi ravvio velocemente i capelli dietro le orecchie, guardo Anita e apro la porta, nello stesso momento in cui la mia coinquilina urla: «Aspetta!»
Fiore entra in camera a suon di tacchi, mi si avvicina e mi guarda negli occhi socchiudendo i suoi. Se fosse stato un altro momento, le avrei riso in faccia, ma la verità è che ho l'ansia fino al collo e non sono in vena di scherzi, dato che sento di averla fatta grossa per aver disturbato la quiete.
La collaboratrice scolastica si avvicina ad Ani, che diventa paonazza e fissa terrorizzata lo schermo del televisore. Lentamente giro la testa e poso anch'io lo sguardo lì, sul livello del volume riportato a grandi caratteri e messo in stand-by da me.
Deglutisco come se dietro lo schermo ci fosse un cadavere e prendo a sfregarmi la mano sinistra con la destra.
Fiore avanza ancora, lentamente, come se volesse rendere l'attesa ancora più tortuosa e mi pare quasi di vedere un paio di goccioline che scivolano dalla fronte di Anita e bagnano le sue scarpe orrende, quando la mia coinquilina mormora a denti stretti e con voce strozzata: «Potrebbe camminare più velocemente? L'ansia mi sta uccidendo»
Fiore ride falsamente e mi schiocca una labile occhiata: «Tu!» mi addita.
Le sorrido, sbattendo le palpebre: «Io?»
«Lei?» chiede anche Anita, come a rendermi consapevole della sua presenza.
«Ti ho vista!» confessa sbalordita e in un attimo mi sembra di essere in "Alta infedeltà" e di interpretare la parte dell'amante di...
«Aspetta, cosa ho fatto?»
Fiore mi osserva, scrolla le spalle e nel silenzio totale mormora: «Non importa. Il dado è tratto!» dopodiché ritorna sulle sue orme, chiude la porta e va via.
Nella camera cala il silenzio.
Guardo Anita.
Anita guarda me.
«Cosa cavolo è successo?» diciamo entrambe all'unisono, poi ci sorprendiamo e ridiamo per aver detto nello stesso momento la stessa cosa. Infine la depressione torna ad impossessarsi di noi e a farci dividere dal rumore della tranquillità.
«Okay, basta!» fa Anita, divincolandosi dal niente e sprofondando nel letto.
«Hai proprio ragione. Voglio risolvere anch'io i miei problemi come te»
corro a distendermi sul materasso, rannicchiandomi su me stessa per il troppo freddo.
«Violet...»
«Si?» ho paura di quello che mi sta per chiedere, ma preferirei ascoltare qualsiasi domanda, anche la peggiore del mondo, piuttosto che sopportare questa pace.
«Hai capito cosa abbiamo fatto?»
«No.»
«E allora perché mi sento colpevole di qualcosa che nemmeno conosco?» si porta le braccia al petto e poi rotola nel letto ripetendosi di essere stupida, fino a quando non cade a terra, sul pavimento.
«Ani?» mi affaccio e scorgo la mia coinquilina accarezzarsi il sedere.
«Si, Violet?»
«È normale essere come siamo?»
«Perché, come siamo?»
Ci rifletto: come siamo?
«Stupide, forse?» si alza e va a sedersi sul pouf.
«No, forse stressate. Il lavoro mi sta stancando e in poco tempo non ho fatto altro che impazzire con i libri e le immagini del ragazzo "solomuscolinientecervello"».
«Odio i ragazzi!»
«Tu sei fidanzata e hai trovato l'amore della tua vita, almeno questo».
«Magari fosse tutto come sembra»
Anita sbarra gli occhi e poi spiega:
«Cazzo, hai pronunciato queste parole in modo davvero inquietante e...»
Ma io non l'ascolto più. Lascio espellere l'ansia accumulata e dopo pochi secondi sono una cascata di lacrimoni. Piango in silenzio, mentre la mia coinquilina comincia a prendersela con un calzino che le dà troppo fastidio e non riesce a sistemare. Dice che dovrebbe comprarne altri, che dovrebbe fare tante cose e poi parla dell'ansia che le ha suscitato Fiore, cercando inutilmente di mettersi le scarpe e di tenere ferme le calze, ma io penso a lui, David, al fatto che la mia vita stia scorrendo davvero normalmente, ma che potrebbe andare tanto meglio se lui fosse qui, accanto a me.
«Stai piangendo?»
«No, è solo un po' di...» ma Anita non non mi fa terminare:
«Raffreddore, Violet? Pensi di darmela a bere con questa parola? Vuoi fregare l'unica, scema e inimitabile Anita?»
Sorrido tra i singhiozzi: «Se tutti fossero scemi come te il mondo sarebbe migliore»
«Colpito e affondato», si asciuga una lacrima, «sei stupidamente dolce»
«Oh, no! Non lo sono. Sincerità...pensi sia tanto, troppo, forse?»
«Il mondo è una bugia, ma cosa ti aspettavi?»
«Già, una grande menzogna»
«Dimmi cosa è successo»
«Preferisco tenerlo per me, per non star male»
«Sfogarti non potrebbe mai farti più male del tenerti quello che hai dentro»
«Ho paura, tanta paura»
«Paura di Fiore?»
«Oh, no! Cosa importa? Ho paura di me, dei miei pensieri, della mia incontrollabile bipolarità»
Anita mi fissa con i suoi occhioni grandi.
«Soprattutto, ho paura di essermi innamorata della persona sbagliata»
«Cosa stai dicendo?»
Respiro profondamente e poi le rivelo: «Sai, David mi ha tradita per la seconda volta.»
Angolo autrice:
Babies, auguri! Come state? Spero bene, situazione generale a parte.
Questo è il mio primo angolo autrice e sono tanto felice di aver deciso con Lucia di iniziare a parlare direttamente con voi.
A ogni modo, spero anche che questo capitolo vi abbia tenuto compagnia e che, soprattutto, vi abbia strappato qualche risata.
Cosa pensate succederà tra Violet e David? Vi piace il rapporto che le nostre coinquiline hanno instaurato?
Fatemi sapere.
Vi abbraccio.
||Ele🦁
Bạn đang đọc truyện trên: AzTruyen.Top