Capitolo 2

Siamo ancora in piedi, quindi gli faccio segno di prendere posto ed io faccio lo stesso.

Guardo dietro di lui, verso l'ingresso, in attesa di vedere suo padre arrivare.

«Lavori con Morgan?» lo sento chiedere. Riporto l'attenzione su di lui e il mio cuore reagisce come se avessi appena fatto un passo sull'orlo di un precipizio. Inspiro profondamente per controllarlo e mi ricordo di dover effettivamente usare la voce per rispondere.

«Sì...ehm...mi occupo io del divorzio di tuo padre.» Ancora non mi capacito di vederlo in carne ed ossa proprio davanti a me. «Quando arriva?»

«Non viene. Sono io che voglio chiedere il divorzio.» Matt non si sforza di nascondere il disagio che entrambi stiamo provando.

«Ah», non so cosa dire. È lui a volere il divorzio. Quindi si è sposato. Per un momento brevissimo mi sento come rancorosa, ma poi mi riprendo. Cosa mi aspettavo? Che non si innamorasse mai più di un'altra donna? Non potevo essere così egoista da averlo davvero pensato.

«Già, ma credevo che Morgan sarebbe stato il mio avvocato. Se sei d'accordo direi...ehm...direi di chiedere a lui di sostituirti.» Quasi balbetta quando propone una soluzione al nostro imbarazzo. Io sono ancora un po' stordita dallo stupore che la sua presenza mi ha causato.

«Cosa? No.» Mi rendo conto di cosa significherebbe restituire il mio primissimo incarico al mio capo. «Ascolta, è il primo caso che mi fa seguire da sola, non posso perderlo. Ti assicuro che ne sono in grado, non serve che mi sostituisca.»

Parlo velocemente, sperando che mi accetti come suo avvocato. Chissà quanto potrebbe passare prima che Morgan mi affidi un altro caso.

«Non ti sentirai a disagio a dover lavorare per me?» Non è molto convinto e posso capire esattamente l'imbarazzo che sta provando, perché è ovvio che io sia a disagio, ma devo costringermi a separare la sfera emotiva privata dal lavoro che non posso perdere.

«No. Tu sì?» Mi schiarisco la voce e tento di mentire meglio che posso.

«No.» Mi risponde con poco entusiasmo, ancora indeciso sulla situazione.

«Bene» annuisco. Ora devo riuscire a vederlo solo come un cliente da rassicurare sulla mia professionalità e sulle mie capacità come avvocato divorzista.

«Bene» ribatte lui, un po' più convinto.

Un cameriere si avvicina a noi per prendere le ordinazioni, offrendomi un motivo valido per distogliere lo sguardo da Matt e concentrarmi su altro. Mi risulta difficile scegliere cosa mangiare perché i suoi occhi non sono cambiati di una virgola. Alcuni ricordi si fanno spazio tra i nomi delle pietanze impresse sul menù. Alla fine, prendo solo un'insalata, dato che non riesco a leggere altro che la prima riga.

Il cameriere si allontana con le nostre ordinazioni ed io mi trovo nuovamente esposta a lui. In poco tempo esamino il suo aspetto. Prima ero troppo scossa per formulare pensieri logici su di lui. I capelli sono diventati più scuri di come ricordavo e il volto sembra essersi indurito, perdendo parte dei tratti angelici che anni fa mi avevano incantato. Eppure, gli occhi sono rimasti gli stessi. Mi perdo per un istante nei bei ricordi, ma subito vengono seguiti dal dolore che la sua conoscenza mi ha causato, quindi abbasso lo sguardo verso le mie mani.

Lo rialzo, determinata a separare il ragazzo di cui ero innamorata, dal cliente che ho davanti.

«Parlami di tua moglie.» Chiedo con fermezza, iniziando ciò per cui sono qui.

«Cosa?» Matt sembra spaventato dalla mia domanda e mi rendo conto di dovergli spiegare come funziona la prima consulenza.

«Devi dirmi del matrimonio: come vi siete conosciuti, da quanto siete sposati, il motivo per cui vuoi divorziare...devo assicurarmi che tu ne sia certo, perché spesso le persone dicono di volere il divorzio, però poi si ricordano di come si amavano e cambiano idea. Dal punto di vista legale e finanziario, proprio come il matrimonio, è un passo molto importante.»

Ripeto bene o male quello che ho sentito dire spesso da Morgan, sperando di essere stata chiara. Estraggo dalla borsa un taccuino per segnarmi le informazioni più utili da inserire nel fascicolo.

«Io non l'ho mai amata.» Dice velocemente, come a volere correggere il prima possibile ciò che ho detto. Anche lui si accorge di averci messo troppo impeto, quindi riprende un certo contegno e continua a parlare. «Ci siamo conosciuti nel ristorante dove lavorava, a Oakland. Siamo usciti insieme per un paio di mesi e ci siamo sposati sei mesi fa: Missy credeva di essere incinta, abbiamo fatto il test ed era positivo, così, presi dall'euforia del momento, abbiamo preso un aereo e ci siamo sposati in una cappella a Las Vegas.»

Un figlio. Ho bisogno di molta forza di volontà per mettere da parte il mio stupore ancora una volta e pensare solo al lavoro.

«Se ci sono figli di mezzo, la situazione legale si complica. Lei potrebbe richiedere—»

«No, niente figli.» M'interrompe ed io mi sento...sollevata? «Era un falso positivo. Abbiamo deciso di rimanere sposati perché lei diceva di amarmi e....io...ho voluto provarci.»

Lo stesso cameriere di prima arriva con le nostre ordinazioni ed interrompiamo la nostra conversazione per poco. Il tempo necessario per farmi notare la sua espressione amara di poco fa.

Inizio a mangiare e la tensione, che prima irrigidiva ogni mio muscolo, si affievolisce.

«Però non ha funzionato.» Prosegue. «L'ho trovata a letto con un altro, circa un mese fa, e credo che non sia stata la prima volta che mi ha tradito.»

Matt prosegue raccontandomi come hanno vissuto in questi sei mesi. Il fatto che lei abbia continuato a lavorare e che, sostanzialmente, non abbiano comprato nulla insieme, rende il loro divorzio davvero uno dei più semplici da chiudere. A fine pranzo mi ha dato quasi tutte le informazioni necessarie per avviare le pratiche.

«Lei la pensa come te su questo divorzio?» Ripongo il taccuino nella borsa e faccio un cenno al cameriere per farci portare il conto.

«All'inizio non voleva, ma poi ha capito anche lei che non siamo fatti per stare insieme.» Dopo aver detto questo mi pare che voglia aggiungere qualcosa, ma evidentemente ci ripensa.

«Va bene Matt. Credo che la cosa migliore da fare sia notificarle la richiesta di divorzio. Se, come dici tu, anche lei vuole questo, dovrà assumere un avvocato che le fornisca assistenza legale durante la negoziazione dell'accordo. Avrò bisogno di un elenco di tutti i beni che possiedi. Hai ancora la residenza in questo stato?»

«Credo di sì, perché?»

«Niente di cui ti debba preoccupare, ma controlla e fammelo sapere. Se va tutto bene non ne avremo bisogno. Sarà un procedimento veloce e prima che te ne renda conto sarai di nuovo a casa tua.»

Il conto arriva, chiuso nel classico libricino in pelle nera e lo restituisco al cameriere con la carta dello studio. Per fortuna i pranzi di lavoro sono pagati tutti dalla società, io non potrei permettermi nemmeno un tovagliolo qui dentro.

Il mio lavoro qui è concluso, non c'è motivo di prolungare la mia presenza. Quando il cameriere mi restituisce la carta, prendo la borsa e faccio per alzarmi, per indossare il cappotto, ma Matt inizia una diversa conversazione.

«Quindi, alla fine hai scelto giurisprudenza.» Mi rivolge uno sguardo nostalgico, sporcato da una goccia di tristezza e non posso fare a meno di pensare che i suoi occhi, in questo momento, esprimono anche i miei sentimenti.  

Non posso permettermi di fare un tuffo nel viale dei ricordi con lui, anche perché tutti quelli belli sono offuscati dal dolore della perdita.

«È sempre stata la mia scelta e ho scoperto che mi piace come lavoro.» Decido di alzarmi e infilo il cappotto pesante per fargli capire che voglio chiudere il nostro incontro. Matt copia i miei movimenti, seguendomi fuori dal ristorante per farci portare le nostre auto.

«Sei cambiata.» Noto solo ora che mi sta fissando, ad un metro di distanza.

«Sono passati sette anni. Anche tu sei diverso.»

Mi pare ovvio che, dopo aver superato la transizione dalla vita scolastica al mondo lavorativo, io sia diversa. Tutti cambiano in questo periodo.

«Davvero? Io mi sento esattamente come quando ci siamo incontrati.» Lo guardo di sfuggita solo per notare un sorriso spavaldo che riconosco fin troppo bene. Come può non essere cambiato nemmeno l'effetto che ha su di me? La sua breve risata mi catapulta sette anni nel passato, quando l'ho visto fuggire da una classe prendendo il giro il professore panciuto che non era riuscito a stargli dietro.

La mia macchina si ferma davanti a noi, seguita subito da quella di Matt, quando una domanda si forma nella mia mente e non trovo un motivo per fermare il suo viaggio fino alle mie labbra.

«Perché sei tornato?» Durante il pranzo mi ha parlato della sua vita in California. So che è l'assistente di una brillante studiosa del suo campo, perché lasciare tutto per divorziare in uno stato dall'altra parte del Paese? Perché non è rimasto a Oakland?

Matt abbassa lo sguardo e porta una mano dietro la nuca, proprio come faceva una volta, quando era imbarazzato.

«Sarebbe inappropriato se ti chiedessi di uscire, una volta? Per...aggiornarci.» Evita la mia domanda con un'altra e un po' mi arrabbio per questo. Non vuoi rispondermi? Dillo. Non sviare il discorso su qualcosa di cui dovresti già conoscere la risposta.

«Temo di sì. Almeno fino a che sarò il tuo avvocato. Non voglio creare un conflitto di interessi.» Gli rispondo mentre apro la portiera della mia macchina. Non mi curo del fatto che sembra volere ribattere, entro in auto e me ne vado, diretta all'ufficio per iniziare a lavorare al mio primo caso.

Devo concentrarmi su questo: la mia carriera sta iniziando adesso. 

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Il loro primo incontro si è concluso, ma ce ne saranno molti altri.
Se il capitolo vi è piaciuto, lasciate una stellina e fatemi sapere cosa pensate di questo nuovo inizio!!
Alla prossima!

XOXO

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