XXXIX

Nonostante Merlino e Morgana si erano promessi che nessuno li avrebbe separati, il re era intenzionato a tenerli il più lontano possibile. Perciò aveva ordinato alle sue guardie di iniziare a seguire Morgana ovunque andasse e di riferirgli se si vedesse con il servitore di Artù. Morgana aveva capito subito le intenzioni del padre e il fatto che le sentinelle le stavano costantemente alle spalle non la rendeva affatto felice. Anzi stava iniziando a stancarsi di averle addosso da tutto il giorno. Fortunatamente quella sera si trovava nella sala delle cerimonie per assistere alla nomina di cavaliere di alcuni uomini che avevano superato la prova finale per poter servire Camelot ed era l'unico momento in cui vedeva Merlino. Mentre il re parlava con i cinque uomini davanti a lui, Morgana si voltò verso Merlino, il quale le sorrise e lei lo imitò. Era di una bellezza disarmante con quel vestito dorato e appariscente e Merlino aveva notato qualche occhio curioso indugiare sulle sue forme, ma Morgana non ci faceva caso, essendo completamente concentrata solo su Merlino.

《Vi è stato concesso un grande onore, dal quale derivano grandi responsabilità. Da oggi in avanti vi impegnate a vivere secondo il codice dei cavalieri. Avete giurato di comportarvi con nobiltà, onore e rispetto e questo vincolo è sacro. Non troverete nessun altro che incarni questi valori meglio di mio figlio Artù. Seguite il suo esempio e sarete degni del vostro titolo》spiegò Uther ai neo cavalieri.

Un rumore metallico di spade che si scontrarono, proveniente dal corridoio, attirarono l'attenzione di tutti i presenti che si voltarono in direzione della porta d'ingresso, dalla quale emerse la figura misteriosa di una persona in armatura. Subito i cavalieri di Camelot estrassero le loro spade, mentre lo sconosciuto si avvicinava ad Artù. Si tolse il guanto sinistro dell'armatura e lo gettò ai piedi del principe, il quale si apprestò a raccoglierlo.

《Accetto la vostra sfida. Se devo affrontarvi in duello, fatemi la cortesia di rivelare la vostra identità》disse Artù.

Senza dire una sola parola, lo sconosciuto si tolse l'elmo che gli ricopriva l'intero volto e una massa di capelli lunghi e biondi svolazzarono dietro la sua schiena. Era una donna e tutti si guardarono negli occhi stupiti da tale rivelazione. Non si era mai visto una donna che combattesse come un cavaliere, era rarissimo incontrarne una.

《Il mio nome è Morgause》rispose.

Morgana aggrottò le sopracciglia e fissò a lungo la donna. Le sembrava di conoscerla e di averla già vista, ma non sapeva come era possibile che la sua presenza non le era nuova. I presenti nella sala furono fatti congedare e Artù e Uther si misero a discutere insieme a Geoffrey sulla proposta di duello che Morgause aveva fatto al principe. Il re voleva impedire a tutti i costi che suo figlio combattesse contro una donna, della quale non sapevano nulla e che aveva ucciso cinque guardie per intrufolarsi nel castello, ma Artù non aveva altra scelta che combattere il giorno dopo dato che aveva raccolto il guanto. Non poteva ritirarsi indietro perché lui era prima di tutto un cavaliere oltre che un principe e voleva rispettare il codice dei cavalieri come facevano gli altri nobili al suo servizio. Mentre Gwen stava cambiando le lenzuola del letto, sostituendole con delle nuove e profumate, Morgana osservava Morgause dalla finestra della sua camera, intenta ad allenarsi da sola nel cortile centrale.

《Chi è? Perché ha voluto sfidare Artù? Sembra che nessuno sappia chi sia》meditò Gwen, mentre faceva il letto della sua padrona.

《Io ho la sensazione di averla già incontrata》ammise Morgana.

《Davvero? Dove l'avreste vista?》le chiese la serva, stupita.

《Beh, non lo so》farfugliò lei, continuando a osservare la donna.

Quest'ultima ebbe la sensazione che qualcuno la stesse spiando e alzò lo sguardo verso il palazzo reale, incrociando gli occhi di Morgana. L'attimo dopo le voltò le spalle come se niente fosse e proseguì con il suo allenamento. Intanto Merlino era ancora al servizio di Artù. Stava riparando l'armatura del principe per la sua sfida contro Morgause, quando con la coda dell'occhio notò il suo padrone camminare avanti e indietro per la stanza. Vide che era pensieroso e silenzioso e capì perfettamente che era nervoso. Sapeva già cosa passava per la sua mente: temeva di uccidere la donna come aveva fatto con il figlio di Odin. Artù non voleva ripetere lo stesso errore, per quello voleva evitare il combattimento, ma non aveva altra scelta.

《Sapete perché vi ha sfidato?》gli chiese e il principe si voltò per guardarlo.

《Sono il figlio del re. Avrà pensato di dimostrare il suo valore così》ipotizzò.

《Ma voi non volete affrontarla, vero?》intuì Merlino.

《Non ho altra scelta. Se rifiuto di affrontarla sono un codardo, se la uccido... che sarò, invece?》rispose Artù, poggiando le braccia sopra lo schienale della sua sedia.

《Non avete mai duellato contro una donna. Se esitaste, potrebbe usarlo a suo vantaggio》gli fece notare Merlino.

《Pensi che mi sconfiggerà?!》fraintese il principe.

《Dico solo che dovreste fare attenzione perché se la cava piuttosto bene con la spada》spiegò il servo.

《Da quando sei diventato un esperto di duelli?!》lo incalzò Artù, avvicinandosi verso la vetrata per osservare la luna, la cui luce gli illuminava il volto. Passarono alcuni secondi di silenzio, poi parlò.

《Devi riferire un messaggio a Morgause da parte mia. Non voglio che qualcuno mi veda parlare con lei. Devi riuscire a convincerla a ritirare la sfida》.

Merlino obbedì e si recò al secondo piano, raggiungendo la stanza degli ospiti dove alloggiava Morgause, rientrata da poco nel castello. Non pensò di bussare e aprì lentamente la porta. Si guardò intorno, trovando la stanza vuota, ma lo scatto di una lama puntata contro di lui lo fece sobbalzare dalla paura.

《Che cosa vuoi?》gli chiese la donna, facendolo indietreggiare contro la porta e minacciando con la punta della spada al petto.

《Ho un messaggio del principe Artù. Vuole che ritiriate la sfida》farfugliò lui impaurito e Morgause socchiuse gli occhi, guardandolo con sospetto. Merlino notò la confusione nei suoi occhi marroni e decise di spiegarsi meglio.

《Artù non desidera affrontarvi e se vi ritirate, vi offrirà un percorso sicuro per uscire dal regno. Andate via adesso, se ancora potete》.

《Se Artù non desidera affrontarmi, forse dovrebbe ritirarsi lui》gli fece notare lei.

《Ah, no, non è da lui ritirarsi, non lo farà mai》ribatté il servo, scuotendo la testa. Morgause abbassò l'arma e Merlino sospirò di sollievo.

《Allora abbiamo una cosa in comune》commentò, allontanandosi da lui.

《Se lo affrontate, dovrà trattarvi come tutti gli altri avversari e il fatto che siete una donna non gli importerà》spiegò quest'ultimo.

《Non chiedo alcun trattamento speciale》replicò Morgause, lanciando la spada sul letto.

《Perché lo avete sfidato?》domandò Merlino.

《Le mie ragioni, non ti riguardano》lo liquidò freddamente lei.

《Non mettetelo nella condizione di dovervi uccidere》insistette il ragazzo.

《E se invece la vita di Artù fosse nelle mie mani?》gli chiese Morgause e Merlino la fissò interdetto.

Il giorno dopo il popolo si recò all'arena per assistere al combattimento tra Artù e Morgause. Il re giunse poco dopo, avvicinandosi al suo trono, posto affianco a quello di Morgana, in attesa dei due sfidanti.

《Aveva l'occasione di ritirarsi. Qualunque cosa accadrà, non sarà colpa vostra》disse Merlino, mentre aiutava Artù a sistemarsi l'armatura.

I due lasciarono il castello e si diressero all'arena. Mentre il principe raggiungeva il centro dello stadio, dove c'era già Morgause ad attenderlo, la folla presente lo incoraggiò, applaudendo in suo favore. Il re si alzò dal suo trono e tutta la corte lo imitò.

《Duellerete secondo le regole dei cavalieri fino alla morte》spiegò, risedendosi e il popolo fece lo stesso.

Artù si mise l'elmo e fece roteare la sua spada intorno al polso, pronto a combattere. Morgause attaccò per prima, ma Artù si difese, parando tutti i suoi colpi fulminei. Indietreggiò di qualche passo e i due iniziarono a girare intorno, cercando di studiare l'uno la prossima mossa dell'altro. Morgause attaccò nuovamente, ma Artù parò il suo attacco, riuscendo a contrattaccare. La donna iniziò a indietreggiare e Artù ne approfittò per disarmarla. La spada cadde a terra e Morgana sussultò subito dalla paura, posando la mano sulla base dell'arena. Non sapeva perché si preoccupava per quella donna, in fondo non la conosceva, ma qualcosa nell'aspetto o nel comportamento di Morgause la spingeva a preoccuparsi per lei. Artù si accorse di aver ferito Morgause al braccio e indietreggiò, intimandole con un gesto della spada a riprendere l'arma. Il popolo applaudì per il suo gesto altruista. Era tipico del principe non approfittarsi della debolezza del suo avversario e mostrarsi compassionevole nei suoi confronti. Una caratteristica che di certo non aveva ereditato dal padre, ma bensì dalla madre. Morgause si chinò per raccogliere la spada e i due sfidanti ripresero il combattimento. Si paravano i colpi a vicenda, cercando di sopraffare l'altro, ma Artù riuscì a bloccare la donna contro il muro dell'arena. La attaccò, ma Morgause lo evitò, scansandosi di lato e facendogli lo sgambetto dietro la sua gamba. Artù cadde e l'elmo rotolò via. La donna si avvicinò a lui e gli puntò la spada al petto. Merlino si allarmò subito, vedendo la punta della spada di Morgause dritta al cuore di Artù, il quale rimase immobile e bloccato sul terreno. Morgause si tolse l'elmo e lo gettò per terra.

《Una vostra promessa e vi risparmierò la vita》disse.

《Che cosa chiedete?》le chiese Artù.

《Venite da me tra tre giorni e accettate la sfida che vi proporrò》spiegò lei.

《E la natura di questa sfida?》domandò il principe.

《Spetterà solo a me decidere. Accetterete qualsiasi cosa vi chieda, datemi la parola》rispose Morgause. Artù ci pensò per qualche secondo, non aveva altra scelta che acconsentire dato che aveva la spada della donna puntata al cuore.

《Avete la mia parola》.

Morgause ritirò l'arma e gli porse la sua mano per aiutarlo a rialzarsi. Il popolo si guardò negli occhi stranito, non capendo come mai il duello si fosse interrotto improvvisamente. La donna si avvicinò al re, il quale si alzò dal suo trono e con un inchino del capo si congedò. Morgana la osservò lasciare l'arena e pensò che forse avrebbe potuto seguirla per parlare con lei, dato che provava una forte curiosità nei suoi confronti. Nell'arena calò il silenzio più totale e Uther se ne andò, tornando al castello. Gaius si recò nelle stanze di Morgause per curare la ferita al braccio. Anche lui come Morgana notò che la donna aveva un aspetto molto famigliare, ma non ricordava chi fosse. Le chiese se era già stata a Camelot in passato e lei confermò di esserci stata anni fa, quando era molto piccola. Gaius gettò l'occhio sul polso della donna, notando che ella portava un bracciale con lo stemma di una casata molto vicina a quella reale. Morgause lo ringraziò per le sue cure e Gaius si congedò. Intanto Merlino stava aiutando Artù a togliersi l'armatura, rimasto muto e abbattuto da quando era rientrato nella sua stanza.

《Poteva andare peggio》constatò.

《E in quale modo poteva andare peggio?》gli chiese Artù tristemente.

《Potreste essere morto》rispose lui.

《Almeno non dovrei affrontare tutti. Non mi sono mai sentito così umiliato in tutta la mia vita. Sono stato sconfitto da una ragazza》disse Artù e Merlino accennò una risata divertita.

《A dire il vero è alquanto divertente》commentò, cercando di reprimere il desiderio che aveva di ridere alle sue disgrazie. Artù si voltò per fissarlo male e Merlino smise subito di sorridere, tornando serio.

《È come hai detto tu! Il fatto di combattere contro una donna mi ha bloccato, avevo il timore di poterle fare male. Per questo ha vinto》spiegò, ma Merlino non sembrava per niente convinto delle sue parole.

《Non sembravate bloccato》ribatté e il principe lo fulminò con lo sguardo. Merlino lo guardò negli occhi, intuendo subito il suo ordine silenzioso.

《La smetto di parlare》disse, proseguendo il suo lavoro in silenzio.

Morgana bussò alla porta della stanza di Morgause ed entrò. Aveva visto Gaius lasciare i suoi alloggi e pensò che forse era il momento giusto per parlarle. Non riusciva a capire come mai si sentisse legata a lei, sebbene non l'avesse mai vista prima d'ora, eppure la sua curiosità l'aveva spinta ad avvicinarsi a lei. Morgause sentì la presenza di qualcuno nella sua stanza e si apprestò a vedere chi fosse. Rimase stupita nel trovarsi Morgana davanti. Sebbene lei fosse venuta per Artù, non si immaginava di trovarsi la persona che più voleva evitare tra tutti e che inconsciamente aveva un passato che la legava a lei.

《Non intendevo disturbare, volevo solo presentarmi: sono Lady Morgana》disse la principessa.

《So chi siete》rispose Morgause, avvicinandosi a lei.

La guardò a lungo e notò quanto fosse bella come sua madre. Anche se Morgana non lo sapeva, le due condividevano un legame che andava oltre al semplice ricordo che conservavano nella loro mente. Avevano qualcosa in comune e quel segreto gravava sul cuore di Morgause fin dal momento che aveva messo piede a Camelot. Ricordava Morgana come una bellissima bambina con i capelli biondi, mentre adesso aveva i capelli neri. Gli occhi erano identici a quelli del padre, ma aveva gli stessi lineamenti del viso uguali a quelli della madre. Morgana si sentì leggermente a disagio dal modo in cui la donna la fissava e gettò l'occhio sulla benda che aveva al braccio.

《Come va il braccio?》le chiese.

《Guarirà abbastanza presto》rispose lei, continuando a fissarla intensamente.

《Sembrate stanca》constatò.

《Ho difficoltà a dormire》ammise Morgana.

《So bene quanto può sembrare fastidioso》affermò lei.

Ricordava bene quanto lei soffrisse a causa dei suoi enormi poteri che non riusciva a controllare e che le provocavano insonnia e instabilità mentale.

《È possibile che ci siamo già conosciute?》domandò Morgana.

Morgause moriva dalla voglia di confessarle tutta la verità riguardo alla sua identità e sul suo passato, ma non poteva farlo, non ancora perlomeno. Scosse la testa in segno di negazione e la guardò negli occhi, dispiaciuta di non dirle niente.

《Sono lieta di conoscervi ora》rispose.

Morgana vide che la donna portava al polso un bracciale e lo osservò a lungo come se si sentisse attratta da quel oggetto argentato con delle decorazioni dorate.

《È un bellissimo bracciale!》esclamò, meravigliata.

《È un regalo di mia madre》confessò lei, scrutandola attentamente negli occhi per valutare le sue reazioni.

Sperava che nominare sua madre potesse scaturire nella mente di Morgana dei ricordi di quando era piccola, ma quest'ultima non aveva nessun memoria del suo passato. Almeno fino ai dieci anni lo rammentava confusionario e caotico. Dato che la ragazza aveva difficoltà a dormire, pensò di donarle il suo bracciale, sapendo che la magia che scorreva in esso avrebbe fatto scomparire definitivamente i suoi incubi.

《Per favore vorrei che lo aveste voi. È un bracciale guaritore, vi aiuterà a dormire》disse, togliendoselo dal polso e porgendoglielo.

《Non posso. Il bracciale ha un significato molto profondo e affettivo per voi》replicò Morgana, scuotendo la testa.

《Dovete essere stanca, vi lascio riposare》aggiunse, avvicinandosi alla porta d'ingresso.

《Spero che mi ricorderete con affetto》disse Morgause alle sue spalle e la principessa si voltò indietro, annuendo con un cenno del capo prima di andarsene.

Quella stessa notte...

Morgana stava facendo uno dei suoi soliti incubi e continuava ad agitarsi nel letto. Avrebbe tanto voluto dormire con Merlino, ma dato che le guardie la sorvegliavano sempre appena metteva piede fuori dalla sua camera, non poteva rischiare tanto. Quello che però non sapeva era che proprio davanti a lei c'era Morgause che la osservava. Voleva affidarle il bracciale, anche se lei quella mattina l'aveva rifiutato. In fondo a lei non serviva perché non soffriva più di incubi da anni ed era un regalo per ricordarsi di lei, quando se ne sarebbe andata da Camelot al mattino. Prese il bracciale e pronunciò un incantesimo per poi adagiarlo ai piedi del letto e andarsene. Il potere curativo del gioiello fece subito effetto e Morgana smise di agitarsi, crollando in un profondo e piacevole sonno ristoratore.

《Morgana, Morgana》la chiamò una voce, scuotendola leggermente dal braccio.

Morgana non rispondeva e Gwen iniziò a preoccuparsi. Da quando era entrata nelle stanze della sua padrona per iniziare il suo turno di lavoro, Morgana non si era mai svegliata e ciò era strano, considerando che lei non riusciva mai a dormire così a lungo per via degli incubi.

《Morgana!》esclamò, scuotendola con più forza e Morgana si mosse, mugolando infastidita.

Gwen lasciò andare un sospiro di sollievo e Morgana aprì debolmente gli occhi.

《Dormivo profondamente》farfugliò con la voce roca dal sonno.

Non aveva mai dormito così bene come quella notte, neanche quando era con Merlino. Si sentiva riposata e in splendida forma.

《È quasi mezzogiorno》la informò Ginevra, guardando fuori dalla finestra e notando che il sole era alto nel cielo.

La principessa si voltò verso di lei e spalancò gli occhi per la sorpresa. Mezzogiorno, non è possibile che abbia dormito così tanto!, pensò. Si alzò, mettendosi a sedere sul letto e sbirciò dalla finestra. Ginevra aveva ragione, era mezzogiorno, ma Morgana non riusciva a capire come era riuscita a dormire così bene senza fare alcun incubo. Rammentava che durante la notte stava facendo un brutto sogno, ma poi improvvisamente l'incubo era svanito e il suo respiro si era fatto pesante e tranquillo.

《Non ricordo da quanto non dormivo così bene》pensò ad alta voce.

《Vado a prendervi dei vestiti》disse Ginevra, allontanandosi da lei.

Morgana avvertì la presenza di una magia nei paraggi e si accorse solo in quel momento che ai piedi del letto c'era un bracciale. Aggrottò le sopracciglia e allungò la mano per prenderlo. Osservò lo stemma dorato molto familiare a quello che aveva visto nel bracciale di Morgause e capì che quel bracciale era proprio il suo. Ricordò che la donna le aveva detto che l'avrebbe aiutata a dormire grazie al suo potere curativo e finalmente capì perché era riuscita a dormire così bene e a lungo.

Merlino intanto stava facendo il bucato, mentre quest'ultimo stava parlando con il padre riguardo alla sfida che Morgause gli aveva proposto durante il combattimento. Il re ribatté che non avrebbe dovuto accettare la sfida se non sapeva neanche di cosa si trattasse, ma Artù gli ricordò che non aveva avuto altra scelta che darle la sua parola, dato che aveva la spada puntata al petto. Poi gli confessò che quella mattina Morgause gli aveva detto che conosceva sua madre e Uther si irrigidì subito. La paura che il segreto che custodiva per ben diciotto anni fosse scoperto da Artù lo spaventò molto e gli proibì categoricamente di lasciare il castello. Artù era determinato più che mai a scoprire cosa Morgause sapesse su sua madre, ma Uther non poteva rischiare che la donna le rivelasse il segreto riguardante la sua nascita che aveva portato alla morte della regina. Tremava al solo pensiero di cosa Artù avrebbe pensato o fatto se avesse scoperto la verità. Ordinò alle sue guardie di scortare Artù nelle sue stanze e di non lasciarlo uscire per nessuna ragione. Merlino ebbe finito di lavare gli abiti del suo padrone e si recò nelle sue stanze con una cesta in mano per ritirare altra guardaroba da lavare, ma quando si avvicinò alla porta d'ingresso, vide due guardie ai lati di essa. Corrugò la fronte, non capendo cosa stesse succedendo ed entrò.

《Perché ci sono le guardie qui fuori?》chiese al principe, adagiato contro il muro, mentre guardava fuori dalla vetrata.

《Mio padre mi ha confinato nelle mie stanze e mi ha proibito di accettare la sfida di Morgause》rispose quest'ultimo.

《Beh, forse ha ragione lui. Non sapete cosa avrebbe potuto chiedervi di fare》lo difese Merlino, mentre raccoglieva i vestiti sporchi e li metteva dentro la cesta. Artù si voltò verso di lui e lo fissò male.

《Io le ho dato la mia parola》gli rammentò e Merlino intuì subito che niente e nessuno lo avrebbe distolto a rinunciare a Morgause e alla sua sfida. Conosceva bene la testardaggine di Artù e non ne era sorpreso.

《Ho capito! Vuol dire che andremmo lo stesso》affermò.

《Sei sveglio allora》commentò Artù con un sorriso, felice di avere il suo appoggio.

《Prendi qualche provvista, partiamo stanotte. Oh, Merlino, trova il modo di farmi uscire》ordinò e il servo obbedì. Lasciò le sue stanze e si diresse allo studio, dove Gaius era alle prese con le sue solite pozioni.

《Come sta Artù?》domandò il medico.

《Dopo che una ragazza l'ha battuto davanti a tutta Camelot?! L'ho visto più felice》rispose Merlino, avvicinandosi a lui.

《Sembra che la cosa ti diverta》commentò l'anziano.

《Magari un po'》affermò il ragazzo, sorridendogli.

Gaius ricambiò il sorriso e tornò al suo lavoro. Merlino si guardò intorno alla ricerca di qualcosa che potesse aiutare Artù a scappare da Camelot senza però farsi vedere dalle guardie fuori dalla porta. Vide una lunga e robusta corda sul pavimento e pensò che era perfetta, ma doveva trovare un modo per prenderla senza insospettire Gaius perché sapeva che avrebbe informato subito il re. Si avvicinò al tavolo dove il medico stava lavorando e iniziò a sminuzzare le erbe dentro una ciotola. Gaius si voltò verso di lui e lo guardò stranito dal suo comportamento. Fece finta di nulla e riprese la sua attività, mentre Merlino, approfittando della sua distrazione, pronunciò un incantesimo sulla corda, la quale prese vita e si avvicinò lentamente ai suoi piedi come un serpente che seguiva la sua preda. La corda si infilò dentro i suoi pantaloni e iniziò a percorrere la sua gamba, provocandogli il solletico. Cercò di resistere all'impulso di ridere di fronte a Gaius, continuando a impastare le erbe con il bastone di legno, mentre la fune si attorcigliava intorno al suo corpo.

Qualche ora dopo...

Era scesa la notte a Camelot e Merlino si stava dirigendo nelle stanze di Artù con la borsa di provviste in mano e la grossa fune sotto la maglia blu. Il principe indossava già la sua armatura e stava solo aspettando l'arrivo del suo servitore, seduto sul suo letto.

《Ho le provviste》disse quest'ultimo, indicandogli la sacca che teneva tra le mani. Artù gettò l'occhio sul corpo di Merlino, notando qualcosa di insolito. Corrugò le sopracciglia e Merlino seguì il suo sguardo.

《Merlino, è una mia impressione o stai ingrassando?》gli chiese, indicandogli la pancia.

Il servo sollevò la maglia, mostrandogli la fune avvolta intorno a sé e Artù sorrise, sorpreso. Il giovane mago estrasse la corda e si mise i guanti, mentre Artù si avvicinava alla finestra della sua stanza per aprirla. Guardò in basso e notò che era molto più alto di quanto immaginasse. Non era sicuro che Merlino riuscisse a farlo calare fino al piano terra del castello visto il suo peso e la poca forza che il servo aveva. Afferrò la corda e scavalcò la vetrata. Merlino annuì con un cenno del capo e Artù si lanciò giù, aggrappandosi alla fune. Merlino fece calare la corda, ma poi fu costretto a fermarla in quanto era finita. Artù si trovò sospeso nell'aria e sospirò di frustrazione, non sapendo come avrebbe potuto raggiungere i pochi metri di altezza che gli mancavano per toccare terra. Merlino non riuscì a reggere la corda a lungo e Artù lo avvertì di non lasciare la fune, ma l'attimo dopo la corda si staccò dalle mani del servo, il quale cadde all'indietro e il principe precipitò giù con un tonfo che Merlino udì dal primo piano. Si alzò da terra e si avvicinò alla finestra, sporgendosi per controllare se Artù stava bene. Il principe fortunatamente non era caduto sul cemento duro, ma era atterrato sull'erba. Si voltò indietro e fulminò con lo sguardo Merlino dalla finestra della sua stanza. Merlino lo raggiunse, uscendo dalla porta principale del castello e i due lasciarono il regno in groppa ai cavalli.


Ormai distanti da Camelot, Artù e Merlino si addentrarono nel bosco alle prime luci del giorno. Si fermarono, quando videro di fronte a loro due sentieri che conducevano in direzioni opposte.

《Da che parte?》domandò Merlino, mentre osservavano le due stradine.

Artù non rispose, non avendo la minima idea di dove andare. Prima di andarsene da Camelot, Morgause gli aveva detto che quando sarebbe stato il momento, avrebbe riconosciuto la via da prendere per raggiungerla, ma al momento la sua strategia non sembrava funzionare.

《Sapete davvero dove stiamo andando?》insistette il ragazzo.

《Di qua》rispose Artù, ignorando la sua domanda e indicandogli il sentiero alla loro sinistra. Incitò il cavallo a proseguire, ma l'animale non si mosse e nitrì.

《Cosa gli prende a questo cavallo?! È più stupido di te, Merlino!》esclamò.

E pensare che Morgause l'aveva definito uno splendido cavallo, pensò. L'animale volse la testa verso il sentiero opposto, avanzando in direzione di esso.

《Dove andate? Pensavo aveste detto a sinistra》gli fece notare Merlino.

《Non è colpa mia, è il cavallo. Morgause mi ha detto che quando sarà il momento, riconoscerò la via》spiegò il principe.

《È il cavallo che sa dove stiamo andando. Fantastico!》commentò il servo, seguendoli.

Morgause infatti aveva usato la sua magia per stregare il cavallo di Artù in modo che fosse sicura che il principe l'avesse raggiunta. A Camelot, intanto, Gaius si era svegliato da poco e aveva preparato la colazione per Merlino. Stranamente il ragazzo non si era ancora alzato e il medico pensò di andare a svegliarlo, ma quando entrò nella sua stanza, la trovò vuota. Il letto era integro e ciò significava che non aveva trascorso la notte lì. Si diresse al castello per cercarlo, ma non trovò né lui né Artù. Chiese informazioni al re, il quale ebbe subito un brutto presentimento. Se Merlino e Artù erano spariti, significava una sola cosa e Uther conosceva bene la testardaggine del figlio. I due si diressero nelle stanze di Artù, sorvegliate dall'esterno dalle due sentinelle ed entrarono, trovandole vuote. La finestra era aperta e ciò significava che il principe era scappato da Camelot durante la notte. Ordinò alle guardie di cercare Artù e di riportarlo a Camelot.

《E se Morgause vi sfidasse a fare qualcosa che non volete fare?》domandò Merlino ad Artù, mentre attraversavano il bosco.

《Non mi aspetto che sia facile, Merlino. Per questo si chiama sfida》rispose quest'ultimo, stanco di sentirlo parlare da quando si erano addentrati nella foresta.

《Allora farete tutto ciò che vi chiederà?》insistette il servo.

《Ha la mia parola, è una questione di onore. E ora puoi smetterla di blaterare?! Siamo nel territorio di Odin e potrebbero attaccarci》replicò il principe irritato.

《È solo che trovo strano accettare qualcosa senza sapere cosa sia》si difese il ragazzo.

《Un'altra parola e sarai tu ad affrontare la sfida al posto mio》lo minacciò Artù.

Improvvisamente una freccia si scagliò contro un albero vicino a Merlino e il suo cavallo nitrì, spaventato per il rumore improvviso. Il ragazzo cadde dalla sella e degli uomini si avvicinarono a loro. Artù scese da cavallo ed estrasse la spada per combattere contro i tre uomini di Odin. Un quarto uomo era appollaiato sui rami di un albero alle spalle di Artù e Merlino usò la sua magia per incendiare la lancia che teneva in mano, facendolo cadere dall'albero.

《Tranquillo, Merlino, me ne occupo io. Tu resta lì e sta pure comodo》commentò il principe, notando che Merlino era rimasto disteso sul terreno da quando era caduto da cavallo.

Quest'ultimo lo guardò male e sospirò. Si alzò da terra e riprese il suo cavallo, mentre Artù rimise la sua spada nella fodera.

《La foresta potrebbe essere piena degli uomini di Odin. Torniamo indietro!》ribatté Merlino.

《Torna, se vuoi. Io non ti fermerò》disse Artù.

《Non sapete niente sul conto di Morgause o cosa vi chiederà di fare. Non sappiamo neanche dove stiamo andando! Stiamo seguendo un cavallo!》insistette il servo.

《Morgause conosceva mia madre》confessò il principe, voltandosi verso di lui.

Merlino capì finalmente perché Artù era determinato a tutti i costi a raggiungere la donna. Non era solo una questione di mantenere la parola data da giusto e leale cavaliere qual era, ma anche per scoprire qualcosa su sua madre, dato che il re non ne parlava mai con lui. A Camelot Morgana aveva da poco finito di lavarsi e di vestirsi, quando qualcuno bussò alla porta della sua stanza e lei andò ad aprire per controllare chi fosse.

《Gaius! Entra》disse, aprendo di più la porta per farlo passare.

《Vi ho portato il rimedio soporifero》spiegò il medico.

《Non è necessario. Non ricordo di aver mai dormito così bene》rispose Morgana, mentre chiudeva la porta.

《Nessun incubo?》domandò Gaius, sorpreso.

《Non sai che sollievo! Vorrei ringraziare Morgause per il suo regalo》disse lei, indicandogli il bracciale di Morgause che portava al polso. Desiderava tanto rivederla per ringraziarla, ma la donna se ne era andata da Camelot già da due giorni.

《Morgause vi ha regalato quel bracciale?!》le chiese.

《Sì, per aiutarmi a dormire e ha funzionato》affermò lei.

Gaius stava avendo dei sospetti su Morgause. Il suo viso non le era nuovo, il bracciale che ora portava Morgana aveva uno stemma già noto e il fatto che grazie a esso gli incubi di Morgana erano scomparsi erano tutte coincidenze. Grazie a quella affermazione, Gaius aveva finalmente capito chi era Morgause e che cosa poteva volere da Artù. Doveva avvertire il re.

《Gaius, che c'è?》gli domandò la principessa, notando il suo strano silenzio.

《Niente, sono soltanto sorpreso che sia stato così efficace》mentì lui.

《Ho l'impressione di conoscere Morgause》ammise Morgana.

Altro campanello d'allarme si accese nella mente di Gaius. Morgana non doveva assolutamente conoscere la verità sul passato che la legava a Morgause.

《Non vedo come, ma sono contento che stiate meglio》rispose lui.

Morgana pensò di chiedere a Gaius dove fosse finito Merlino perché non lo vedeva dal giorno prima ed era strano, considerando che anche se le guardie la controllavano, lei riusciva sempre a scambiarsi uno sguardo o un sorriso con lui. Quella mattina sembrava essere scomparso sia lui che suo fratello.

《Sai dov'è Merlino? Non lo vedo da ieri, non è da lui》domandò la ragazza.

《Non lo vedo nemmeno io da ieri》affermò il medico.

《Che intendete? Non gli sarà successo qualcosa?》chiese Morgana, preoccupata.

《Stamattina lui e Artù sono scomparsi, devono essere scappati durante la notte》spiegò Gaius.

《Scappati?! Per andare dove? E perché nel cuore della notte?》.

《Non saprei. So solo che Morgause ha lanciato una sfida ad Artù e lui l'ha accolta》rispose lui.

《Non vi preoccupate, sono sicuro che Merlino e Artù faranno ritorno molto presto. Non dovete temere per loro, se la caveranno》aggiunse.

Merlino e Artù si erano fermati brevemente per fare una sosta e far riposare i cavalli. Merlino aveva acceso un fuoco e i due si erano seduti vicino a esso. Artù era silenzioso e pensieroso da quando aveva rivelato al suo servo il vero motivo per cui l'aveva spinto a scappare da Camelot e Merlino lo capì subito.

《Come era vostra madre?》domandò al principe.

《Non l'ho mai conosciuta e non so quasi niente di lei. Morì prima che io aprissi gli occhi》rispose lui.

《Mi dispiace. Non chiedete a vostro padre?》chiese nuovamente.

《Si rifiuta di parlarne. Deve essere troppo doloroso. A volte si comporta come se non fosse mai esistita, ma per me è come se ancora la percepissi, come se fosse parte di me》spiegò Artù, osservando le fiamme del fuoco con espressione triste.

Merlino si ricordò che una volta anche Morgana aveva parlato così della madre. Gli aveva confessato che i ricordi con sua madre erano vaghi e confusi e che anche lei come Artù ne sentiva molto la mancanza. Merlino non si era mai confidato con Artù riguardo a suo padre perché non amava parlarne, ma se serviva per tirarlo su di morale, l'avrebbe fatto.

《È quello che provo per mio padre. Non l'ho mai conosciuto e mia madre, a malapena, parlava di lui. Anche io ho questa sensazione, ma forse è solo la mia immaginazione》ammise.

《Farei qualsiasi cosa per scoprire qualcosa su di lei》confessò Artù.

《Per questo volete trovare Morgause?》intuì Merlino.

《È tanto sbagliato?》chiese Artù, ignorando la sua domanda.

《No》rispose il servo.

Artù non si aspettava che il servo lo appoggiasse, pensava che gli avrebbe rinfacciato che Morgause non sapeva niente su sua madre, ma la verità era che anche Merlino avrebbe fatto la stessa cosa per sapere qualcosa sull'identità di suo padre. Qualsiasi persona l'avrebbe fatto per aggrapparsi al ricordo di una persona amata che ora non c'era più.

《Dovremmo riposarci》disse infine e si alzò per scegliere un punto dove dormire un po'.

Merlino sapeva che Artù non era uno che si apriva facilmente con gli altri. Era un uomo molto introverso, sebbene a volte poteva sembrava arrogante e presuntuoso. Agli occhi del suo popolo sembrava forte e coraggioso e lo era, ma nascondeva anche un lato fragile della sua personalità: la mancanza di una figura materna affianco lo aveva reso insicuro e fragile. Merlino capì come dovesse sentirsi perché anche lui si sarebbe sentito perso senza l'amore di sua madre Hunith.

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