XXXIII
CAPITOLO MOLTO LUNGO (7224 PAROLE), SPERO VI PIACCIA!
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Morgana si era svegliata presto quella mattina perché voleva fare visita alla tomba della madre e Gwen aveva il compito di accompagnarla. Artù aiutò la sorella a salire sul suo cavallo e le sistemò il lungo mantello rosso sul fianco dell'animale. Con la coda dell'occhio scorse Gwen fissarlo e i due si guardarono per pochi secondi, poi Artù si avvicinò a Morgana.
《Spero che il tuo viaggio non sia faticoso》disse.
《Grazie, fratellino》rispose lei.
《Tornate a Camelot prima del crepuscolo》ordinò il principe alle guardie che avrebbe scortato le ragazze fino al vecchio cimitero, le quali annuirono.
Il gruppo lasciò il cortile centrale e Gwen si voltò indietro per guardare di nuovo Artù, mentre Merlino scendeva la gradinata del palazzo con la balestra sulla spalla e lo scudo in mano.
《Dove stanno andando?》chiese curioso ad Artù.
《Morgana va a fare visita alla tomba di nostra madre》rispose quest'ultimo, prendendo la balestra dalla sua spalla, mentre Merlino depositava a terra lo scudo.
Gwen e Morgana stavano attraversando la foresta, quando quest'ultima si accorse dello strano e silenzioso comportamento della serva.
《Sembri nervosa, Gwen》le fece notare, voltandosi verso di lei.
《Sto bene》rispose Ginevra con un finto sorriso.
《Sei riservata in questi giorni. Non è che c'è di mezzo un uomo, per caso?》insistette la principessa, guardandola maliziosamente.
Morgana non sapeva niente della relazione tra la serva e suo fratello, eppure con quella domanda aveva centrato perfettamente lo stato d'animo di Ginevra. Era chiaro che la conoscesse più di quanto immaginasse, anche senza bisogno di parlarsi.
《E quando ho l'occasione di incontrare un uomo?》scherzò lei.
Improvvisamente un gruppo di banditi uscì dalla boscaglia e li accerchiarono. I cavalieri estrassero le loro spade per lottare contro i nemici, mentre Morgana e Gwen rimanevano immobili a guardare. In poco tempo la foresta, prima silenziosa e tranquilla, si era trasformata in un campo di battaglia, dominato dal caos e dal delirio. Degli uomini fecero scendere le due ragazze dai cavalli con la forza e quest'ultime cercarono di liberarsi per fuggire. Un cavaliere ferì con la sua spada i due uomini che trattenevano Morgana e Gwen per le braccia, le quali si allontanarono dalla lotta in corsa per seguire il sentiero che conduceva a Camelot. I loro abiti lunghi ostacolarono la fuga e subito furono bloccate da un uomo a cavallo che sbarrò loro la strada. Lo sconosciuto scese dal quadrupede e si avvicinò alle due ragazze. Era un uomo dai corti capelli castani, la barba scura e malcurata e gli occhi azzurri.
《Vi avverto, sono la figlia di Uther Pendragon. Vi taglierà la testa, se mi farete del male》lo minacciò Morgana.
《Non ho intenzione di farvi del male. Non ancora, almeno. Per me valete molto più da viva, Lady Morgana》rispose il bandito con un sorriso sulle labbra.
Gwen e Morgana furono scortate all'accampamento dei banditi e sorvegliate dall'esterno di una tenda. Morgana scostò il telo rosso per spiare il gruppo e le venne in mente un'idea per creare un diversivo e provare a scappare. Era chiaro che quegli uomini avevano qualcosa in mente, ma lei non era intenzionata a seguirli chissà dove. Spiegò il suo piano a Ginevra, la quale annuì e si prepararono al momento opportuno per metterlo in atto. L'uomo con cui aveva parlato poco fa, si avvicinò alla tenda e Morgana avvertì il suo arrivo alla serva.
《Ditemi dove ci state portando!》gli ordinò, guardandolo con disgusto.
《Lo scoprirete presto. Riposatevi, ci aspetta un lungo viaggio》rispose lui, andandosene.
《Vorrei fare un bagno》lo fermò Morgana, uscendo dalla tenda.
《Fare un bagno?》ripeté lui confuso.
《Sono la figlia del re e ho abitudini di un certo livello. Voi sarete contento di puzzare come un maiale, ma io no》spiegò la principessa.
《Lady Morgana gradirebbe fare un bagno. Chi vuole aiutarmi a farle la guardia?》domandò il bandito agli uomini alle sue spalle, i quali risero per la squallida battuta.
Le ragazze furono accompagnate da lui e da un altro suo uomo fino a un fiume e Morgana si avvicinò alla riva. Ora erano soltanto in due ed era molto più facile per lei distrarli, mentre si spogliava, così Gwen avrebbe potuto rubare le loro spade e scappare. Conosceva molto bene la mentalità degli uomini e sapeva che bastava solo mostrare un po' di forme carnali delle quali andava tanto fiera per distogliere la loro attenzione da Gwen.
《Troverete l'acqua ghiacciata, forse》la avvertì il capo dei briganti, mentre Morgana si toglieva il mantello rosso.
《Riuscirò a sopportarlo》lo liquidò quest'ultima, gettando una rapida occhiata verso la serva.
Ginevra aveva il braccio bloccato dall'altro uomo ed era impossibile per lei prendere la spada che aveva affianco a sé, senza essere scoperta subito.
《Se foste un gentiluomo, mi lascereste un po' d'intimità》disse la principessa, slacciandosi la cintura che teneva fissa la sottile veste celeste.
《Beh, sfortunatamente per voi non sono affatto un gentiluomo. Avanti, spogliatevi!》la incitò, avanzando di qualche passo per godersi il momento di ammirare la bellezza nascosta di una donna carnale come Morgana.
Quest'ultima obbedì e sciolse il nodo della veste dietro la schiena, togliendosela e gettandola sulla riva sassata. Anche l'altro uomo che tratteneva Ginevra per il braccio, avanzò di un passo e la serva fu libera di agire di nascosto. Morgana continuò la recita, levandosi il vestito viola porpora e rimanendo soltanto con una lunga veste bianca.
《Potreste almeno voltarvi》insistette imbarazzata, cercando di coprirsi con l'abito.
《Pensate che sia stupido?》la provocò il capo.
《Penso che siate molto stupido》confermò lei, mentre Ginevra gli rubava la spada dal fodero della cintura.
Il capo dei briganti non ebbe il tempo di capire cosa stesse succedendo, che Morgana gli tirò un potente pugno dritto nel naso e lui indietreggiò dal dolore. Gwen lanciò la spada a Morgana che l'afferrò con maestria e la usò per ferire i due uomini, ruotando l'arma intorno al polso. Quel movimento della mano era un gesto ereditato dal padre e anche Artù lo usava molto spesso nei suoi combattimenti.
I due uomini furono colti di sorpresa dalle straordinarie abilità di combattimento di Morgana e le ragazze approfittarono del momento in cui erano deboli e distratti per scappare. Seguirono il corso del fiume e raggiunsero la foresta con gli uomini alle loro spalle. Cercavano di correre più veloci che potevano, ma era difficile con gli abiti lunghi che indossavano. Durante la fuga Gwen inciampò a terra e Morgana, udendo il suo lamento di dolore, si fermò. Vide la serva inginocchiata sul terreno e si avvicinò a lei per aiutarla ad alzarsi.
《Dobbiamo andare! Su, appoggiati a me》le intimò, prendendo il suo braccio e avvolgendoselo intorno alle spalle.
《No, no, continuate senza di me》ribatté Gwen.
La caviglia le faceva troppo male per proseguire e i loro inseguitori stavano per raggiungerle. Non li avrebbero mai seminati con lei in quelle condizioni.
《Non ti lascerò, Gwen!》esclamò Morgana, decisa a non abbandonarla in mano a quei briganti.
《Morgana, andate, vi prego! Cercate aiuto》insistette la serva e lei fu costretta a obbedire.
Le consegnò la spada per potersi difendere e si mise a correre senza mai voltarsi indietro. Gwen si alzò zoppicante da terra e si nascose dietro un albero in attesa dei briganti. Quando uno di loro percorse il sentiero per inseguire Morgana, Gwen lo colpì con la spada, ferendolo gravemente. L'uomo urlò dal dolore e la sua voce straziante la udì persino Morgana che si fermò all'istante. Si voltò indietro, desiderosa di tornare dalla sua migliore amica, ma non poteva. Proseguì la corsa, sperando di riuscire ad arrivare al sentiero che dal vecchio cimitero portava a Camelot.
Intanto al castello Artù stava iniziando a preoccuparsi per la sorella. Ormai era passato più tempo del dovuto e le ragazze non erano ancora tornate. Il principe si diresse nella sala del consiglio per parlare con il re.
《Morgana non è tornata a Camelot e non sappiamo dove sia》.
《Manda dei cavalieri ai villaggi lontani, voglio che venga cercata ovunque》ordinò Uther.
《Li faccio partire subito》rispose il figlio, uscendo dalla sala insieme a Merlino.
I due presero i cavalli e insieme a un piccolo gruppo di cavalieri lasciarono il regno. Iniziarono le ricerche, percorrendo il sentiero che conduceva al cimitero perché era lì dove Morgana e Gwen si stavano dirigendo quella mattina. Quando arrivarono a destinazione, trovarono la pattuglia, che aveva il compito di proteggere le ragazze, massacrata. I corpi dei soldati giacevano senza vita sul terreno, spade e armi erano sparse in giro e non c'era nessuna presenza né di Morgana né di Gwen.
《Controllate se qualcuno è vivo》ordinò Artù ai cavalieri, scendendo da cavallo.
Merlino scese dal quadrupede e notò che un uomo disteso a terra aveva un foglio di carta appeso alla schiena con una freccia. Chiamò il principe e si avvicinò al cadavere. Prese il foglio e lo lesse.
《Una richiesta di riscatto, hanno preso Morgana in ostaggio》.
《Le tracce vanno da questa parte》disse Artù, puntando il dito verso la foresta e sguainando la spada.
Il gruppo lo seguì, addentrandosi nella fitta vegetazione. Il principe si fermò, avendo visto una figura sospetta muoversi e un cavaliere al suo fianco gli passò la balestra. Artù si avvicinò e si nascose dietro un grosso albero. I rumori di passi si fecero sempre più distinti e vicini e lui uscì dal suo nascondiglio, puntando l'arma contro Morgana che si paralizzò all'istante dalla paura. La ragazza non c'è la faceva più a correre, era sporca e ferita, ma per fortuna Artù l'aveva trovata.
《Morgana!》esclamò il principe sollevato, abbassando l'arma.
Si guardò intorno, notando che la sorella era sola.
《Dov'è Ginevra?》le chiese allarmato, ma lei non rispose, scuotendo solo la testa in segno di negazione.
La serva, infatti, era stata portata dal capo dei briganti. Per Kendrick Ginevra era inutile perché il suo obiettivo era Morgana. Pensò di liberarsene, ma poi gli venne in mente un'idea. Hengist, il sovrano a cui doveva consegnare Morgana, non aveva mai visto la principessa dal vivo e Kendrick pensò che la serva avrebbe potuto prendere il posto della sua padrona e fingersi lei. Gwen non ebbe scelta che accettare, dato che fu stata minacciata di morte e si mise gli abiti che Morgana aveva abbandonato sulla riva del fiume. Fu fatta salire su un cavallo e si misero in viaggio.
Il gruppo di Artù, invece, tornò ai cavalli. Merlino vide Morgana che avvolgeva le braccia intorno al suo corpo, come se si vergognava a farsi vedere con solo una veste bianca addosso. Si avvicinò a lei e si tolse la giacca marrone.
《Tieni》le sussurrò, porgendogliela e Morgana lo ringraziò con un debole sorriso.
Afferrò la sua giacca e se la appoggiò sulle spalle, sentendosi subito avvolta dal profumo famigliare del ragazzo. Adorava quell'odore, avrebbe passato ore ad annusarlo. Artù aiutò la sorella a salire sul suo cavallo per poi dirigersi di corsa a Camelot.
Una volta arrivati al castello, Merlino scese dal cavallo per avvicinarsi a quello di Artù e aiutò Morgana a scendere dalla sella. Posizionò le mani sui suoi fianchi, mentre Morgana poggiava le sue sulle spalle del ragazzo. Merlino la sollevò e la fece calare lentamente, fino a quando i suoi piedi non toccarono terra. I loro visi erano così vicini e i loro respiri si mescolavano. Merlino guardò per un secondo le labbra di Morgana e la voglia di baciarla era fortissima. Voleva farlo, ma non poteva. Avevano deciso di essere amici per il bene di entrambi.
La principessa ridò la giacca al ragazzo ed entrò nel palazzo per raggiungere le sue stanze. Chiuse la porta a chiave e si apprestò a fare un bagno veloce. Poi si mise un abito verde scuro, si legò i capelli ancora bagnati in una semplice treccia, indossò i gioielli e si spruzzò il profumo all'Ortensia che piaceva tanto a Merlino. Una volta pronta, lasciò le sue stanze e insieme ad Artù e Merlino si diresse nella sala del consiglio per parlare con il re. Non poteva lasciare Gwen da sola contro quei banditi. Appena il re vide la figlia davanti a sé, si alzò dal suo trono e si avvicinò a lei.
《Che sollievo vederti incolume, ho avuto paura che ti facessero del male》disse, appoggiando la mano sul suo viso e stando attento a non toccare la ferita sulla guancia destra. Notò che aveva anche altre ferite sul sopracciglio sinistro e sotto il mento.
《I banditi hanno ancora Gwen, non possiamo abbandonarla》lo informò Morgana.
《Ci vorrebbe un piccolo esercito per salvare la tua domestica》le fece notare Uther.
E quindi? Qualcuno deve pur salvarla, pensò Morgana.
《Gwen si è sacrificata per permettermi di scappare, io le devo la vita》spiegò al padre.
《Ha fatto il suo dovere, verrà onorata per questo》la liquidò lui.
《Non voglio che la onori, voglio che la salvi. Lei è molto più di una serva, è la mia migliore amica》ribatté Morgana, alzando la voce di fronte alla corte reale.
Si accorse del tono brusco che aveva usato nei confronti del padre e il re cercò di mantenere un atteggiamento tranquillo e pacato per calmarla.
《Una serva non ha alcun valore per quei banditi. Temo che sia già morta》disse dolcemente.
No, Morgana non poteva accettarlo! Si guardò intorno e si avvicinò al fratello che era alle sue spalle, a pochi passi da lei.
《Artù, ti supplico, devi fare qualcosa》lo implorò, avvicinandosi a lui.
《Mio padre ha ragione, non c'è più niente da fare》affermò lui in tono freddo e distaccato.
Morgana era sorpresa e scioccata dal suo comportamento. Non lo riconosceva neanche, sembrava una persona completamente diversa dal fratello amorevole e gentile a cui voleva bene. Come poteva dire così? Ma Morgana non se ne sarebbe stata lì ferma a non fare niente, se necessario sarebbe partita lei stessa per salvare Gwen. Fosse l'ultima cosa che faccio, pensò.
Non avendo l'appoggio di nessuno dei presenti, iniziò a sbraitare contro la corte e Uther era sul punto di perdere la pazienza. Si voltò verso Gaius, chiedendogli con lo sguardo di intervenire. Il medico capì e si avvicinò a Morgana, trascinandola con la forza fuori dalla sala.
Intanto Gwen era finalmente arrivata al castello del cosiddetto Hengist. La serva venne condotta contro la sua volontà da Kendrick davanti al burbero sovrano, il quale la imprigionò nelle segrete in attesa che Uther pagasse il riscatto.
Alcune ore dopo, al calar della notte...
Artù era nelle sue stanze a preparare la sacca da viaggio. Da quando aveva salvato Morgana quella mattina, non desiderava altro che partire all'istante per salvare anche Gwen, ma non poteva farlo, se non di nascosto. Sapeva che sua sorella era su tutte le furie con lui per essersi rifiutato di salvare la sua serva, ma era necessario al fine di non destare sospetti al padre.
《Come puoi essere così insensibile?!》sbraitò Morgana, spalancando bruscamente le porte della sua stanza.
Parli del diavolo ed eccolo di persona, pensò Artù. La ragazza si avvicinò a lui, scagliando tutta la sua rabbia contro di lui.
《Gwen è la persona più gentile e leale del mondo e per tutti noi è più di un'amica. Vorresti lasciarla alla mercé di quegli animali?!》.
《Morgana...》la chiamò, mentre tirava fuori dal cassetto di un mobile una mappa da viaggio.
《Non ti vergogni?! Sai pensare solo a te stesso!》lo ignorò lei.
《Morgana》la richiamò nuovamente.
《Sapevo che eri molte cose, Artù Pendragon, ma non pensavo che fossi un vile e un codardo》proseguì la ragazza, come un fiume in piena.
《Morgana!》esclamò Artù infuriato e lei finalmente si calmò.
《Se la smettessi per un attimo di urlarmi in faccia, noteresti che preparo la mia sacca》le spiegò, indicandogliela.
Morgana capì di essersi arrabbiata inutilmente con lui e chinò il capo, dispiaciuta.
《Andrai a salvare Gwen?》intuì.
《Naturalmente! Dì un po': per chi mi hai preso? Non potevo contraddire mio padre in pubblico》rispose il fratello.
Prese la borsa, mettendosela sulla spalla e la spada e si apprestò a uscire dalle stanze.
《Artù, riportamela!》gli intimò Morgana e lui le sorrise, andandosene.
Anche Merlino ebbe finito di preparare la sua borsa da viaggio e uscì dalla sua camera da letto per lasciare lo studio.
《Suppongo che tu e Artù andiate a salvare Gwen》lo fermò il medico.
《Gaius, non provate a dirmi di non andare. Niente riuscirà a fermarmi》ribatté il ragazzo.
《Non stavo cercando di fermarti. Tutto ciò che ti chiedo è di tornare a casa sano e salvo》precisò Gaius.
I due si avvicinarono e Gaius l'abbracciò. Merlino lo ringraziò con un sorriso e uscì dallo studio. Si incontrò con Artù nel cortile centrale e si nascosero dietro a dei barili per non farsi vedere dalle sentinelle a guardia dell'uscita.
《Io vado a prendere i cavalli, tu distrai le guardie》sussurrò il principe al servo.
《Come faccio a distrarle?》ribatté quest'ultimo.
《Non lo so! Devo pensare a tutto io?!》esclamò Artù, andandosene.
Merlino sospirò e si mise a pensare a qualcosa. Forse c'era un modo. Usò i suoi poteri per far roteare un barile davanti a sé in direzione delle sentinelle, le quali si avvicinarono, puntando le loro armi contro il recipiente di legno. Il giovane mago pronunciò un altro incantesimo e il barile si sollevò bruscamente, tornando nella posizione iniziale. Lo spostamento improvviso spaventò le guardie che indietreggiarono intimorite, mentre Merlino se la rideva di gusto a prenderli in giro. Usò la magia su più barili, i quali rotolarono tutti insieme verso le guardie che vennero investite da una fila di oggetti animati. Uscì dal suo nascondiglio e si avvicinò alle sentinelle, svenute al suolo. Incrociò le braccia al petto, soddisfatto del lavoro compiuto e attese il ritorno di Artù. Ammetteva di aver perso il controllo della situazione, ma si era divertito lo stesso.
《Ti avevo solo detto di distrarle, non di metterle fuori combattimento》lo sgridò il principe, avvicinandosi a lui.
《Certe volte siete incontentabile》commentò Merlino.
Salirono a cavallo e lasciarono il regno. Mentre Artù e Merlino cavalcavano nella foresta nel buio della notte, Ginevra era intrappolata in un banchetto a cui non voleva partecipare. Avrebbe preferito rimanere sola nella sua fredda cella, piuttosto che sentire la confusione che animava la sala da pranzo del re che l'aveva rapita e che ora era al suo fianco, imponente e massiccio come un orso. Era circondata da uomini rozzi che mangiavano cibo con le mani e si divertivano a palpeggiare e molestare le prostitute affianco a loro. Hengist si alzò dal suo trono e ordinò di fare silenzio. Con un cenno della mano comandò ai suoi uomini di aprire un cancello in legno, dietro al quale emerse da un corridoio lungo e oscuro un uomo massiccio, calvo e a petto nudo. Aveva in mano una spada e la folla intorno alla gabbia esultava già per l'inizio del duello che avrebbe disputato con il suo sfidante. Quando anche quest'ultimo ebbe il permesso di entrare nell'arena quadrata, Ginevra rimase a bocca aperta. Era Lancillotto lo sfidante. I loro sguardi si incrociarono ed entrambi rimasero sconvolti di vedersi reciprocamente lì. Era l'ultimo posto in cui pensavano di incontrarsi dopo che Lancillotto aveva lasciato Camelot. Gwen aggrottò le sopracciglia, non capendo come mai lui si trovasse in quel posto marcio in cui entrambi erano finiti.
La loro attenzione fu distolta dalla voce di Hengist che spiegò ai due combattenti le regole del duello. Con un cenno della testa fece partire il combattimento e l'uomo a petto nudo attaccò violentemente e rapidamente Lancillotto, il quale si difese, parando i colpi con la sua spada. Il giovane cavaliere indietreggiò e finì con le spalle contro le sbarre della gabbia. Ginevra strinse i denti, preoccupata per la sorte di Lancillotto, ma lui era molto più forte di quanto pensava. Riuscì ad aggirare il suo sfidante che non perse tempo a colpirlo ripetutamente, spingendolo con una spallata contro la gabbia, stavolta dalla parte opposta. Si preparò a colpirlo alle spalle, ma Lancillotto evitò l'attacco, scansandosi di lato e i due sfidanti si posizionarono al centro dell'arena, mentre il pubblico li incitava a riprendere il combattimento. L'uomo massiccio attaccò per primo e Lancillotto parò tutti i suoi colpi con la spada, colpendolo poi sul naso. Il suo sfidante indietreggiò e il cavaliere lo spintonò con un calcio del piede nello stomaco, facendolo cadere a terra. Si avvicinò a lui, puntandogli la spada contro, ma non volle ucciderlo, anche se la folla gli gridava di farlo. Voltò lo sguardo verso Ginevra e poi riprese a guardare negli occhi il suo sfidante, notando quanto egli fosse terrorizzato. Era venuto lì solo per imparare e per diventare più forte, non per uccidere. Non era il suo obiettivo diventare un assassino senza pietà, voleva essere un cavaliere per Camelot e un difensore per le persone a cui voleva bene.
Scosse la testa e ritirò la spada, allontanandosi dall'uomo a terra. Qualcuno gli aprì la porta e lui uscì dalla gabbia con disappunto del pubblico e del re stesso, sorpreso dal suo comportamento. Lancillotto si mise di fronte al tavolo dove erano seduti Ginevra e Hengist e quest'ultimo si congratulò con lui, lanciandogli un sacchetto di monete come ricompensa per l'intrattenimento. Ordinò di liberare il Wildren e nella gabbia entrò un'enorme creatura, simile a un topo, dalla pelliccia rada e dai denti incisivi di colore giallo-arancio. L'unica particolarità di quel essere era che non poteva vedere, essendo cieco e per orientarsi usava soprattutto l'olfatto e l'udito. Annusando l'aria circostante, infatti, riuscì facilmente a scovare la sua preda che si addossava alle sbarre dell'arena per la paura di essere mangiato. Il Wildren si avvicinò a lui e lo attaccò, costringendo Lancillotto e Ginevra a distogliere lo sguardo, disgustati e inorriditi, mentre sentivano l'urlo di dolore del povero malcapitato.
Concluso il banchetto, Gwen fu scortata nella sua cella e si distese sul misero letto in legno, coprendosi con il mantello rosso di Morgana.
Al sorgere del sole...
Artù e Merlino avevano cavalcato per tutta la notte su ordine del principe, ma il servo non c'è la faceva più a restare sveglio. I suoi occhi si chiudevano da soli e lui si stava lasciando andare alla sonnolenza, perdendo il controllo del suo corpo e dondolando sulla sella. Artù sentì il cavallo di Merlino nitrire e si fermò, guardando indietro. Vide il suo servitore accasciato sull'erba e si avvicinò a lui.
《Che stai facendo, Merlino?》gli chiese.
《Ehm... devo essermi addormentato. Sono esausto!》farfugliò lui, chiudendo gli occhi e accasciando la testa sul terreno.
Il principe lo fissò male e tirò fuori dalla borsa la sua borraccia d'acqua. Aprì il tappo e lanciò l'acqua sul viso di Merlino, il quale si svegliò subito.
《Grazie, mi sento molto meglio》commentò ironicamente.
《È in pericolo la vita di Gwen, non possiamo perdere tempo!》gli rammentò Artù, incitando il suo cavallo a proseguire.
Merlino si alzò da terra e riprese il suo cavallo per continuare il viaggio.
Ginevra si era svegliata da poco, avvolta nel mantello rosso. Sentì una voce chiamarla e si guardò intorno per capire da dove provenisse. Si alzò dal letto, togliendosi dalle spalle il tessuto pregiato e usò il materasso come gradino per raggiungere la piccola e rettangolare apertura sul muro. Dall'altra parte della parete c'era Lancillotto che le sorrideva. Le chiese il motivo per cui si trovasse lì e lei spiegò che fingeva di essere la sua padrona per paura di essere il prossimo pasto del Wildren dopo quello che aveva visto al banchetto. Lancillotto invece confessò di trovarsi lì per guadagnarsi dei soldi per vivere e il modo migliore per farlo era combattere con la spada. Gwen avvicinò la mano verso quella di Lancillotto e le loro dita si sfiorarono, anche se erano trattenute dalla barriera di ferro dell'apertura.
Si guardarono negli occhi e si sorrisero, ma un rumore nelle vicinanze li interruppero. Lancillotto se ne andò, ma poco prima promise a Ginevra che avrebbe fatto tutto il possibile per liberarla.
Intanto Artù aveva concesso un breve momento di riposo a Merlino, dato che non faceva altro che rallentare il viaggio. Mentre il servo si era addormentato subito, disteso sulle radici di un albero e avvolto da una coperta, lui non era riuscito a chiudere occhio perché pensava continuamente a Gwen. Ogni secondo che passava, era un secondo in meno per la sua vita. No, non poteva permetterlo! Avevano ancora tanta strada da fare fino al castello di Hengist e Artù decise che si erano riposati abbastanza.
Si avvicinò al servo e lo chiamò, ma il ragazzo non rispose. Questo ti sveglierà subito, pensò, mentre faceva colare l'acqua dalla sua borraccia verso la testa di Merlino. Quest'ultimo, sentendosi i capelli bagnarsi di un liquido umido e freddo, mugolò infastidito e aprì gli occhi di scatto.
《Che succede?!》esclamò allarmato, guardandosi intorno.
Si ricordò di essersi addormento contro il tronco di un albero e vide Artù che si stava dirigendo verso il suo cavallo.
《Per quanto tempo ho dormito?》gli chiese.
《Abbastanza》rispose lui.
《Voi avete dormito?》domandò nuovamente.
《Neanche un po'》ammise Artù, infilando la borraccia ormai vuota dentro la borsa.
Merlino sospirò e aggrottò le sopracciglia, sospettoso. Artù si stava comportando in modo strano e non era da lui essere così nervoso e teso per un salvataggio. Si dimostrava preoccupato più per Gwen che per Morgana, quando l'aveva salvata. Solo sentir nominare il nome di Ginevra, diventava protettivo nei suoi confronti.
《Non vi ho mai visto così apprensivo per qualcuno》alluse, sollevando la schiena da terra.
《Di chi stai parlando?》domandò lui, fingendo di sistemare la sella del cavallo.
《Gwen》rispose Merlino.
《Mi sembra che ci teniate molto》aggiunse, scrutando per bene le reazioni del principe.
《Quello a cui tengo è non perdere altro tempo in chiacchiere. Muoviamoci!》lo liquidò freddamente Artù, prendendo le redini del cavallo per incitarlo a riprendere il cammino.
Merlino lo fissò con gli occhi ridotti a due fessure, fingendo di crederci e si alzò, afferrando la coperta. I due proseguirono a piedi per un po', poi Artù si fermò, estraendo dalla sua sacca una mappa.
《Possiamo risparmiare un giorno di marcia, se tagliamo per le gallerie di Andor》spiegò a Merlino, osservando le varie entrate di un tunnel sotterraneo che era davanti a loro.
《Oh, no! Quella faccia non promette niente di buono. Che c'è nelle gallerie?》gli chiese il servo, notando il suo sguardo serio e ansioso.
《Sono infestati da Wildren》borbottò il principe a disagio.
《Cosa sono i Wildren?》domandò Merlino, non avendoli mai sentiti nominare.
《Sono giganteschi... topi piccolini》si limitò a dire Artù per non spaventarlo ancora di più, avendo intravisto il terrore nei suoi occhi.
《Topi piccolini? Non dà l'idea che siano cattivi》lo prese in giro con un sorriso sulle labbra.
《Mangiano carne umana》ammise il principe.
《Molto meglio passare per le montagne》commentò scherzosamente Merlino, guardando la catena montuosa in lontananza, al confine della foresta in cui si trovavano.
Artù si guardò intorno, notando che erano vicini a dei cespugli. Diede la mappa a Merlino e si avvicinò alle piante.
《Ehm, che cosa fate?》gli chiese il servo.
《I Wildren sono completamenti ciechi e cacciano, usando l'olfatto. Le bacche di Gaia nascondono l'odore, quindi se ce le spalmiamo addosso, possiamo passare nelle gallerie indisturbati》spiegò, mostrandogli le bacche rosse.
Il ragazzo si avvicinò al cespuglio e prese delle bacche, spalmandosele sulle guance. Un odore orribile giunse alle sue narici. Era nauseante!
《Oh, che schifo! Quanto puzzano!》esclamò disgustato.
《Preferisci essere mangiato vivo?!》commentò Artù, afferrando alcune bacche e spalmandole sul viso di Merlino che si ritrasse, infastidito.
Si avvicinarono alle tre entrate e si addentrarono in una di esse. Percorsero il tunnel buio e silenzioso, illuminandone le pareti con le torce che Artù aveva portato con sé. Merlino si guardava indietro per paura che ci fosse un Wildren alle sue spalle. Non vedeva l'ora di uscire da quelle caverne. Artù si fermò e i due videro un'ombra muoversi, seguito dai dei versi strani. Erano i Wildren e si stavano avvicinando a loro. Il principe prese le torce e le gettò a terra, calpestandole con il piede per spegnere il fuoco. Si nascosero dietro delle rocce ed Artù estrasse la sua spada.
《Qualunque cosa accada, resta completamente immobile》sussurrò al servo, mentre uno dei due Wildren si avvicinava a loro, fiutando nell'aria.
Merlino era sorpreso, non aveva mai visto un roditore così grande e orrendo in tutta la sua vita e sperò di uscirne presto vivo da quella grotta perché dentro di sé stava letteralmente morendo dalla paura. Il Wildren si avvicinò ai due e li annusò, mentre loro non osavano muovere neanche un muscolo. La creatura se ne andò e Merlino e Artù lasciarono andare un respiro liberatorio da tutta l'aria che avevano trattenuto nei polmoni. Si alzarono e proseguirono, non incontrando altri Wiltren fino all'uscita. Una volta fuori, si avvicinarono alla riva di un fiume per pulirsi il viso e rimuovere i residui delle bacche.
《Le bacche hanno funzionato》constatò Artù.
《Perché? Non ne eravate sicuro?》domandò Merlino, trucidandolo con lo sguardo.
《Non del tutto》rispose lui con noncuranza.
《E adesso me lo dite?! Volevate farci uccidere?!》lo sgridò il servo.
《Mi dispiace, non dovevo metterti in pericolo》si scusò lui.
《Beh, si dice che l'amore faccia fare cose molto strane》ammiccò Merlino.
《Di che stai parlando?》domandò Artù, improvvisamente serio.
Ancora non l'ha capito? Davvero crede che io sia così stupido da non accorgermi che si è innamorato di qualcuna che non potrà mai avere, proprio come io con Morgana?.. pensò Merlino.
《Parlo dei vostri sentimenti per Gwen》confessò, ma il principe negò subito con la testa, allontanandosi per prendere la spada e inserirla nel fodero.
《È evidente, lo vedrebbe anche un cieco. È davvero così arduo ammettere che vi piace?! Ditelo!》lo incitò il servo con un sorriso sulle labbra.
《È arduo! Come posso ammettere che penso a lei continuamente o che tengo a lei più che a chiunque altro?! Come posso ammettere che non so cosa farei, se le succedesse qualcosa?!》affermò Artù, voltandosi verso di lui e Merlino smise di sorridere. Il principe era triste e combattuto e guardava la foresta intorno a loro, piuttosto che affrontare lo sguardo del suo migliore amico.
《Perché non potete?》gli chiese Merlino.
《Perché non potrà mai esserci niente tra noi e ammettere i miei sentimenti, sapendo questo, mi fa troppo male》rispose lui.
Merlino capì cosa provava Artù perché l'aveva provato anche lui, quando si era innamorato di Morgana e pensava di non essere ricambiato. Conosceva bene il dolore che si provava quando la persona che si amava, ti feriva ripetutamente e in fondo al suo cuore anche in quel momento provava quel dolore. Non riusciva a restare affianco a Morgana come amico, lui non voleva ciò e neanche Morgana. Quella amicizia che avevano deciso di instaurare era solo una messa in scena, un modo per nascondere i loro veri sentimenti, ma non al re, ma a sé stessi. Stavano cercando di convincersi che essere amici era la cosa migliore tra loro, ma così facendo, prolungavano solo quell'agonia insensata e inutile per non cedere all'amore e alla passione che provavano l'uno per l'altra.
《Chi dice che non potrà mai esserci niente? Guardate me e Morgana: siamo stati insieme, anche se io sono un servo e lei una principessa》gli rammentò Merlino.
《Sì, per venti giorni e ora cosa siete? Amici? Mio padre non voleva neanche che salvassi una serva, pensi davvero che mi lascerebbe sposarla?!》gli fece notare lui.
《Volete sposare Gwen?!》ripeté il servo, sgranando gli occhi.
《No, no, io... non io...》balbettò subito Artù e Merlino alzò le mani in segno di resa.
《Sono solo chiacchiere e tali dovranno rimanere》ribatté infine il principe.
《Quando sarete re, cambierete le cose》lo incitò il servo, sicuro di sé.
《Non posso pretendere che Ginevra mi aspetti》sussurrò il biondo, chinando il capo.
《Se Gwen prova lo stesso, vi aspetterà》ribatté Merlino, avvicinandosi a lui.
《Non sappiamo neanche se è viva》insistette Artù.
《La troveremo》lo rassicurò il servo.
《Andiamo, il cammino è lungo》ordinò il principe e Merlino lo seguì.
L'attimo dopo però Artù si fermò e si voltò indietro, avvicinandosi al servo con lo sguardo serio e minaccioso.
《Oh, Merlino, se per caso osi raccontare a qualcuno questa cosa, ti prometto che renderò la tua vita un inferno in terra》gli intimò in tono duro.
《Intendete più di quanto già fate?》scherzò Merlino, leggermente intimorito dalla sua minaccia e Artù annuì con un sorriso compiaciuto sulle labbra.
《Possiamo parlare dei vostri sentimenti, mentre camminiamo?》lo incalzò il servo.
《Ma sta' zitto!》lo liquidò lui, scocciato, mentre si allontanavano dalla riva, seguendo il corso del fiume.
Intanto Hengist stava iniziando a sospettare di Gwen nelle falsi veste di Morgana. Aveva sentito che il re era molto affezionata alla figlia e pensava che non avrebbe esitato neanche un istante a pagare il riscatto, ma erano passate parecchie ore da quando la ragazza era imprigionata e non aveva ricevuto nessuna notizia da Uther. Ginevra doveva continuare a fingere di essere Morgana fino al tramonto, momento in cui Lancillotto sarebbe venuta a prenderla per scappare insieme. Hengist, stufo di aspettare, ordinò ai suoi uomini di prevelare la prigioniera e di portargliela. Mentre parlava con lei, si accorse che la ragazza aveva le mani rovinate, come quelle di una serva e un sospetto iniziò a farsi largo nella sua mente. Comandò di riportarla nella sua cella e di portare Kendrick da lui. Il brigante gli confessò che erano riusciti a catturare Lady Morgana, ma lei era fuggita, abbandonando la sua serva che ora fingeva di essere la figlia del re. Il sovrano finalmente capì perché Uther non pagava il riscatto e, sentitosi tradito e ingannato, diede Kendrick in pasto al Wildren. Il re si diresse alle prigioni per raggiungere Gwen, ma quando arrivò, la cella era vuota. Lancillotto infatti era riuscito ad addormentare le guardie, mettendo due gocce di sonnifero nel loro pasto di nascosto e aveva poi preso le chiavi per aprire la cella di Gwen. I due stavano percorrendo i sotterranei del castello con gli uomini di Hengist a inseguirli. Lancillotto intimò a Ginevra di seguire la galleria che le stava indicando e che l'avrebbe condotta fuori dal palazzo, mentre lui avrebbe rallentato la corsa delle guardie. Gwen non voleva lasciarlo andare, ma Lancillotto le prese il volto tra le mani e i due si baciarono.
La ragazza scappò e Lancillotto estrasse la sua spada per combattere contro i loro inseguitori. Intanto Merlino e Artù arrivarono finalmente al castello di Hengist al sopraggiungere della notte. Il principe propose di scalare le mura per entrare di nascosto e Merlino fu costretto a obbedire. Il servo faticava a trovare un appiglio tra i massi che costituivano le mura dell'imponente castello, mentre Artù sembrava scalare con estrema facilità e scioltezza. Non aveva paura di cadere o di guardare in basso, al contrario di Merlino che cercava in tutti i modi di rimanere aggrappato alla parete. Una volta messo piede dentro il palazzo, si incamminarono furtivamente e si nascosero dietro un muro, mentre osservavano le guardie sedute a un tavolo a giocare. Artù spinse in avanti Merlino per distrarle e le due sentinelle si alzarono subito, quando videro l'intruso. Sguainarono le spade e il ragazzo aggirò il tavolo per non farli avvicinare a sé. Dietro di loro comparve Artù che colpì con entrambi i pugni i due uomini. Presero i loro indumenti e se li misero così da poter aggirare liberamente nel castello, mentre cercavano Gwen. Sentirono del forte baccano provenire da un sala ed entrarono dentro, vedendo Lancillotto e Ginevra legati insieme e rinchiusi dentro una gabbia dove c'era anche il Wildren che annusava in giro in cerca delle sue prede. Artù intervenne subito, scavalcando la recinzione in legno e tagliando con la spada le corde che legavano Gwen e Lancillotto. Consegnò a quest'ultimo una spada e prese per un braccio la ragazza, trascinandola dietro di loro. Mentre i due combattevano contro il Wildren per tenerlo a debita distanza da loro, Merlino vide Hengist che prendeva una balestra e puntava la freccia verso Artù. Si guardò intorno in cerca di qualcosa che potesse fermarlo e alzò lo sguardo verso il grande candelabro sul soffitto. Usò i suoi poteri per rompere la catena e il candelabro precipitò, ma Hengist lo evitò per un soffio. Merlino scavalcò la gabbia per raggiungere i suoi amici, mentre Hengist entrava dalla porta principale, sguainando la spada. Il gruppo si avvicinò alla galleria, unica via di uscita dalla quale era apparso il Wildren, mentre il sovrano usava la spada per difendersi dal roditore. Lancillotto intimò ad Artù di portare via Gwen, mentre lui li avrebbe trattenuti. Il principe obbedì, anche se Ginevra non era d'accordo con lui e i due fuggirono. Il servo pronunciò un incantesimo per spezzare la corda che teneva sollevato il cancello, il quale si chiuse e Hengist, in trappola, venne ucciso dal Wildren.
《Vedo che usi ancora i tuoi trucchi, Merlino》constatò Lancillotto per niente sorpreso.
《Meglio che tu non ne faccia parola ad alcuno》gli intimò lui e il cavaliere annuì, raggiungendo gli altri.
Percorsero il tunnel fino ad arrivare all'uscita, bloccata da una grata di ferro. Artù cercò di forzare il lucchetto che bloccava la grata e Merlino si avvicinò a lui per aiutarlo, mentre Lancillotto porgeva la sua mano a Ginevra. Le loro dita che si stringevano e i loro sguardi e sorrisi non sfuggirono a Merlino, né ad Artù che ne rimase addolorato. Fece finta di niente e il gruppo uscì finalmente all'aperto, lasciandosi alle spalle l'imponente e oscuro castello che si ergeva nell'oscurità della notte. Artù decise di non attraversare le gallerie di Andor, anche perché di Wildren ne aveva abbastanza e di fare il giro più largo, attraversando le montagne, anche se implicava passare più tempo con Lancillotto e Ginevra, cercando di ignorarli e fingendo di non essere rimasto ferito dai loro atteggiamenti intimi. Camminarono per tutta la notte e raggiunsero la foresta.
Alle prime luci si fermarono perché Ginevra era troppo stanca e affaticata per proseguire. Artù accese il fuoco e tutti si sedettero intorno senza dire una parola. Il principe era rimasto silenzioso per tutto il viaggio, ma ogni tanto alzava gli occhi per guardare Gwen e quando lei intercettava il suo sguardo, lui chinava la testa, osservando le fiamme ardere.
《Mi sorprende che abbiate intrapreso una missione di soccorso voi due soltanto》parlò per primo Lancillotto, rivolgendosi ad Artù e Merlino.
《Mio padre non voleva rischiare la vita dei cavalieri per una serva》spiegò il primo.
《Però gli avete disobbedito e siete venuto》gli fece notare l'amico.
《Sono venuto perché Morgana mi ha supplicato》farfugliò lui, ma nessuno dei presenti gli credette.
《Credo che mi riposerò un po'》intervenne Gwen con un finto sorriso sulle labbra. Si alzò dal tronco su cui era seduta e si allontanò dal gruppo.
《Dovremmo tutti riposare》affermò Artù, alzandosi anche lui.
《Farò la guardia per primo》annunciò Lancillotto.
Merlino rimase solo, osservando i tre amici andare in direzioni opposte. Era stato imbarazzante stare con loro, sentiva di essere il terzo incomodo in un triangolo amoroso tra due uomini che si innamorano della stessa donna. Sapeva che Lancillotto aveva capito qualcosa tra Artù e Ginevra e si avvicinò a lui per parlargli. Il cavaliere era adagiato sul tronco di un albero e guardava la vegetazione intorno a lui, pensieroso. Si accorse della presenza del suo amico che si sedeva vicino a lui e lanciò una breve occhiata a Gwen e Artù che dormivano.
《È vero che Artù è venuto a salvare Gwen perché Morgana l'ha supplicato?》gli chiese, ma Merlino non rispose, chinando solo gli occhi per non guardarlo in faccia. Lancillotto capì in quel silenzio il vero motivo per cui Artù si era spinto così lontano per salvare Ginevra e annuì con la testa, avendo intuito tutto.
《Lui prova dei sentimenti per lei?》domandò nuovamente, ma come prima Merlino non rispose, guardandolo solo negli occhi.
《Come va con Morgana? State insieme ora?》cambiò argomento.
《No, non più. Siamo stati insieme, sì, ma Morgana mi ha lasciato》rispose il servo.
《Perché?》chiese Lancillotto, aggrottando le sopracciglia.
《Il padre di Gwen è stato condannato da Uther perché colpevole di aver aiutato uno stregone e Morgana mi ha lasciato per paura che facessi la stessa fine》spiegò Merlino.
《Quindi ora cosa siete?》insistette l'amico.
《Amici. Almeno questo è quello che vuole lei》ammise lui.
《Ma non è quello che vuoi tu, vero?》intuì Lancillotto e Merlino abbassò lo sguardo sul terreno. Calò il silenzio per qualche secondo, poi Lancillotto parlò di nuovo.
《Non mi frapporrò fra loro. Dì a Ginevra che mi ha cambiato per sempre, ma che non c'è futuro per noi》disse, volgendo il capo in direzione di Gwen che stava dormendo con la testa adagiata sul tronco di un albero.
Qualche ora dopo...
Merlino stava spegnendo il fuoco, quando Ginevra si svegliò. Si stiracchiò e si guardò intorno, notando l'assenza di Lancillotto.
《Dove è Lancillotto?》domandò a Merlino, il quale la fissò con sguardo triste.
《Andato. Ha detto che per voi due non c'è futuro, ma voleva che tu sapessi che l'hai cambiato per sempre》ammise, avvicinandosi a lei.
Scorse nei suoi occhi dolore e tristezza perché Gwen credeva nella forza dei loro sentimenti e in quel momento si sentì abbandonata da lui. Annuì con un cenno del capo, mentre Artù si avvicinava a loro, guardando la ragazza. Quest'ultima voltò loro le spalle per cercare di non piangere, soprattutto davanti ad Artù. Tirò su con il naso e prese un grande respiro, serrando le labbra per non lasciar uscire dalla sua bocca nessun lamento. Ma la verità era che Merlino e Artù sapevano che lei soffriva parecchio per l'addio di Lancillotto, specialmente il principe. Si sentiva ancora più addolorato e ferito nel cuore nel vedere come la ragazza tenesse più a Lancillotto che a lui.
《Ci aspetta un lungo viaggio》disse ai due e Gwen avvicinò la mano per asciugarsi le lacrime che minacciavano di uscirle.
Sbatté le palpebre velocemente e si voltò indietro, osservando i due uomini che si avvicinavano ai cavalli. Una volta ripresasi, Merlino le prestò il suo cavallo e insieme si diressero a Camelot. Arrivarono a casa, quando il sole stava ormai per calare dietro la figura in lontananza del castello reale.
Morgana attendeva il loro ritorno da due giorni, guardando continuamente dalla finestra del palazzo e sperando di vedere le loro figure varcare il cortile centrale. Le ferite che aveva sul viso erano ormai svanite grazie alle cure di Gaius, ma il dolore che provava nell'aver perso la sua migliore amica da quando erano bambine era una ferita troppo grande da sanare con qualche medicale o parola.
《Morgana》la chiamò Artù, salendo i gradini per avvicinarsi a lei.
Quest'ultima si voltò verso il fratello e vedendo che era solo, si preparò mentalmente a sentire la brutta notizia che tanto temeva.
《C'è qualcuno per te》disse, spostandosi di lato e rivelando la figura di Gwen alle sue spalle.
《Gwen!》esclamò Morgana felicissima e le due amiche si abbracciarono fortemente.
《Ho temuto di non rivederti》le sussurrò, sospirando di sollievo.
Avvolte ancora in un tenero abbraccio, Gwen guardò Artù che le osservava alle loro spalle. I suoi bellissimi occhi azzurri erano lucidi e Ginevra si sentì in colpa per tutto quello che era successo tra loro. Non era colpa sua se si era innamorata di due uomini che ricambiavano entrambi i suoi stessi sentimenti, ma sapeva che scegliendo uno, l'altro ne sarebbe rimasto deluso e triste. E questa scelta l'aveva fatta Lancillotto al posto suo, anche se non spettava a lui farlo. Artù voltò loro le spalle e scese la gradinata, mentre Ginevra lo guardava dispiaciuta.
Qualche ora dopo ognuno era tornato alla vita quotidiana di sempre e Artù e Merlino uscirono dal castello, lavati e con vestiti profumati, per svolgere i loro soliti doveri. Merlino sapeva che Artù soffriva per Gwen e cercò di tirarlo su di morale, come Artù aveva fatto con lui.
《Guardate il lato positivo: comunque avete me》disse, mentre percorrevano il cortile centrale.
《E questo dovrebbe consolarmi?》gli chiese Artù.
《Un po' sì》rispose lui.
《Sei proprio un completo idiota, Merlino!》ribatté il principe, ma dentro di sé grato di avere il suo miglioreamico al suo fianco, anche quando lui non voleva avere nessuno vicino.
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