XXX
Il mattino seguente fu il primo giorno d'apertura del torneo. Merlino e Artù si diressero al campo di addestramento, raggiungendo la tenda dove si trovava già William ad aspettarli. Mentre nell'arena il popolo si alzava in piedi al suono dei corni che annunciavano l'arrivo del re, Artù spiegò il suo piano a William.
《Parteciperò al torneo, ma nessuno saprà che sono io. Tutto ciò che devi fare è ringraziare alla fine di ogni scontro. Dimostrati sicuro di te e tutto il pubblico ci crederà》.
Gli consegnò l'elmo e William annuì, lasciando la tenda per raggiungere gli altri sfidanti a cavallo, disposti uno affianco all'altro. Tutta la fila era posizionata davanti al re, il quale si alzò dal suo trono per dare inizio al torneo.
《Cavalieri del regno, benvenuti a Camelot! Oggi combatterete per la gloria e per l'onore e questa sarà la prova del vostro coraggio per vedere quanto valete come uomini perché solo il più abile e il più temerario fra voi verrà proclamato degno campione》.
La folla applaudì e tutti i cavalieri si ritirarono nelle loro tende per prepararsi al primo scontro. William porse l'elmo al principe, pronto per iniziare il primo duello. Artù disputò quattro incontri che vinse tutti, guadandosi l'ammirazione e gli occhi di tutto il pubblico che lo acclamavano, sopratutto il re, Morgana e Gwen. Rientrò nella tenda e passò l'elmo a William che uscì per i ringraziamenti.
《È il mio lavoro e un altro si prende il merito》ribatté Artù, seccato, mentre beveva un sorso d'acqua.
《Vi capisco》affermò Merlino, rimuginando su quante volte aveva pensato quella frase nella sua mente.
《Vincerò il torneo, rivelerò la mia identità e otterrò il giusto riconoscimento》proseguì il principe.
《Sicuramente!》commentò il servo con un certo tono di disapprovazione che Artù notò subito.
Mentre William ringraziava la folla alla chiusura del primo giorno di torneo, Merlino aiutò il principe a togliersi l'armatura e quest'ultimo gli affidò i compiti che doveva svolgere per il giorno successivo. Pulire l'armatura, strigliare il cavallo, aggiustare le lance rotte... sembrava che la lista non finisse più.
Quando finalmente tornò a casa, era ormai notte fonda. Era riuscito a portare a termine tutti i lavori che gli aveva assegnato Artù, ma mentre si incamminava verso lo studio, si ricordò che aveva dimenticato di lavare la vasca delle sanguisughe e il viso arrabbiato e severo di Gaius lo confermò, quando varcò la porta d'ingresso.
《È per la vasca delle sanguisughe...?》.
《Sei molto perspicace, Merlino》affermò lui.
《La pulirò domani》disse il ragazzo con un falso sorriso sulle labbra.
《E questo prima o dopo aver pulito i pavimenti e fatto tutto il bucato?》lo incalzò e Merlino spalancò la bocca sorpreso.
Sul serio?! Cosa sono io? Il vostro schiavo personale?!, pensò. Gaius lo guardò in attesa di una risposta e Merlino fu costretto a obbedire.
Anche se non aveva mangiato niente a causa del lavoro, si mise a lavare i pavimenti, strofinandoli con una spazzola in legno con setole dure. Dato che non sarebbe mai riuscito a svolgere tutti i lavori da solo, usò la magia per fare il bucato contemporaneamente. Alle sue spalle, infatti, i vestiti venivano immersi in un catino in legno riempito con acqua, per poi essere strizzati per bene e infine asciugati.
Il rumore di una porta che si aprì destò il sonno di Merlino, il quale aprì gli occhi, riconoscendo la figura di Gaius sottosopra. Alzò lievemente il capo, constatando di essersi addormentato sul pavimento per la stanchezza. La sua mano era ancora immersa nel secchio d'acqua sporca che aveva usato per pulire i pavimenti, ora perfettamente lucidi, e il bucato, ormai asciutto, era rimasto sul bordo per catino.
《Merlino, in piedi! Artù sarà anche via, ma io ci sono. Perché la vasca delle sanguisughe è ancora sporca? Come ti è venuta l'idea di startene tutto il giorno a poltrire?》lo accusò il medico.
Merlino lo guardò scioccato, la sua mente era ancora leggermente fuori uso a causa delle poche ore di sonno, ma nonostante ciò le sue orecchie erano ben aperte alle accuse che gli scagliava il suo maestro. Seriamente?!, pensò.
《Credete che io stia qui a poltrire?! Non ho avuto un attimo per poltrire da quando sono arrivato a Camelot. Devo sempre correre dietro ad Artù e se non sono con lui, sono con voi e se non sono con voi, realizzo il mio destino. Ormai ho perso il conto delle volte in cui ho salvato la vita ad Artù e qualcuno si è degnato di dirmi grazie? No! Ho combattuto grifoni, streghe e banditi, mi hanno picchiato, avvelenato, tirato la frutta e tutto questo nascondendo chi sono perché se si venisse a sapere, Uther mi farebbe giustiziare. Mi sembra che mi tirino da così tante direzioni che non so da che parte girarmi》inveì arrabbiato, sfogandosi tutto d'in fiato.
Si alzò di scatto da terra e si diresse spedito al campo di addestramento con i capelli spettinati e i vestiti del giorno prima. Gaius, invece, era rimasto interdetto e leggermente intimorito davanti alla furia cieca di Merlino e capì che forse aveva esagerato un po'. Il giovane servo non sapeva se era in ritardo, ma quella sfogata contro Gaius gli era servito per svegliarsi per bene.
Raggiunse la tenda di Artù e William nel momento in cui la folla acclamava l'ultimo vincitore. Ora toccava al principe e sarebbe stato l'ultimo scontro per lui per accedere alla finale. Era un duello decisivo perché si sarebbe battuto con Sir Leon. I due sfidanti si misero l'elmo e al segnale lanciato dall'arbitro, si avvicinarono al galoppo verso il centro dell'arena. Artù colpì il cavaliere con un duro e rapido colpo, venendo acclamato con fervore dal re in persona.
Il principe ritornò a casa di Gwen per chiedere alla serva se aveva ago e filo, dato che la sua maglia aveva bisogno di essere rammendata, ma quando si avvicinò alla ragazza, notò che alle spalle di quest'ultima c'era una coperta sopra dei sacchi di cibo. Non si era neanche accorto che il letto su cui dormiva ogni notte da quando era ospite di Ginevra era proprio il suo. La ragazza però non poteva controbattere davanti al principe e aveva lasciato che lui si comportasse come un maleducato e un arrogante nei suoi confronti. Aveva sopportato fin troppo i suoi capricci e gli aveva sfogato contro tutta la sua frustrazione. Artù capì che Ginevra aveva ragione e che si era comportato come un padrone, anziché come un ospite. Si era comportato in modo orribile e si sentiva in colpa, perciò gli era venuto in mente di farsi perdonare, preparando la cena per entrambi. Prese per le spalle la ragazza e la trascinò fuori dalla casa, intimandole di fare una passeggiata, dato che ormai era pomeriggio inoltrato. Mentre Artù cercava di cucinare, Gwen passeggiò tra le stradine della città bassa.
《Dov'è Artù?》le chiese Merlino, incrociandola lungo il cammino.
《A prepararmi la cena》confessò lei.
《Artù cucina?!》domandò il servo sbigottito e lei annuì, sorpresa tanto quanto lui.
Il ragazzo aggrottò le sopracciglia confuso e si diresse verso casa di Gwen. Aprì la porta e si avvicinò al principe, guardandolo come se fosse un fantasma.
《Gwen dice che cucinate...?》disse con la fronte ancora più corrugata di quando era entrato.
Insomma Artù che cucinava era come vedere un uovo di drago schiudersi per la prima volta o osservare un unicorno passeggiare tranquillamente nella foresta. Un evento unico nella vita e di certo Merlino non voleva perderselo.
《Devi portarmi due pasti dalle cucine di palazzo. Non cucinerò io, ma Gwen non deve saperlo》rispose lui.
Ah, ecco risolto il mistero! Mi sembrava strano che Artù cucinasse, pensò Merlino. Però era anche strano che Artù volesse fare improvvisamente bella figura con Gwen.
《Volete fare colpo su di lei?》domandò al principe.
《Non essere ridicolo, Merlino!》lo liquidò subito lui.
Merlino se ne andò, ritornando al castello per dirigersi verso le stanze di Artù, completamente avvolte nell'oscurità. Si avvicinò all'armadio ed estrasse alcuni vestiti di Artù per poi lasciare la camera. Poi si recò nelle cucine del palazzo e ritirò due piatti con la cena. Ritornò dal principe e si mise ad apparecchiare la tavola, mentre Artù controllava dalla finestra l'arrivo di Gwen. Quest'ultimo ordinò al servo di lasciare l'abitazione, uscendo dalla finestra e gli lanciò il pollo crudo che aveva trovato in un piatto quel pomeriggio per fare in modo che Gwen non sospettasse nulla. Il ragazzo tornò allo studio, ma si accorse che Gaius non c'era. Non lo aveva visto per tutto il giorno e si sentiva un po' dispiaciuto per come gli aveva urlato contro. Si mese a cucinare il pollo che gli aveva dato Artù poco prima e quando fu tutto pronto, il medico varcò la porta d'ingresso. I due si guardarono negli occhi e Gaius si avvicinò al tavolo imbandito.
《Riguardo a quello che ho detto stamattina, non dovevo arrabbiarmi con voi...》iniziò a dire Merlino, ma il medico alzò una mano per fermarlo.
《Sono io che dovrei scusarmi con te. Non ho saputo riconoscere quanto deve pesare il fardello che porti. Adesso che Artù è lontano, prenditi un po' di tempo per te》gli sussurrò in tono dolce e Merlino sorrise.
Si sedettero a tavola, pronti per mangiare, quando qualcuno bussò alla porta, interrompendoli.
《Il re richiede subito la vostra presenza》disse Leon a Gaius.
I tre si recarono al castello, raggiungendo il sovrano che si trovava in uno dei tanti corridoi del palazzo.
《Puoi determinare la causa della morte?》domandò Uther a Gaius, mentre quest'ultimo esaminava il corpo di una guardia, trovata morta dentro un grosso baule.
《Il collo è spezzato, chi l'ha ucciso sapeva cosa stava facendo》rispose lui.
《Stasera è stato avvistato un intruso nella città bassa》li informò Leon.
《Allora è vero: Odin ha mandato un sicario a uccidere Artù. Hai sue notizie da quando è partito per il Nord?》chiese il re a Merlino.
《No, nessuna》mentì il servo, scuotendo la testa.
《Con il sicario a Camelot dobbiamo essere grati che Artù non sia qui. Perlustrate la città e trovate il sicario, prima che torni mio figlio》ordinò Uther, andandosene e Leon obbedì.
Merlino doveva subito avvertire Artù! Mentre il servo lasciava il castello per correre verso la casa di Gwen, Artù e la ragazza avevano appena finito di mangiare. Il principe si alzò da tavola per prendere i piatti e posarli sul lavandino, quando Ginevra si accorse che quei piatti le erano stranamente famigliari. Si avvicinò al principe, prendendone uno e gli mostrò lo stemma reale che adornava il bordo. La serva capì che non era stato Artù a preparare la cena e di conseguenza il cibo che avevano appena mangiato, proveniva dalle cucine del palazzo. Era delusa dal comportamento del principe, ma evidentemente si sbagliava. Era sul punto di voltargli le spalle, ma la mano di Artù la fermò per il braccio. Si guardarono negli occhi intensamente, mentre il principe cercava di scusarsi con lei.
《Artù, c'è un sicario a Camelot ed è qui per uccidervi》li interruppe Merlino, entrando in casa.
Il servo sembrava non aver notato gli sguardi che si scambiavano Artù e Ginevra, quando li aveva interrotti, ma non era il momento ideale per pensarci.
《Ha già ucciso una guardia e Uther dice che l'ha mandato Odin》proseguì.
《Perché Odin vi vuole morto?》domandò Ginevra ad Artù.
《Perché ho ucciso suo figlio. Il figlio di Odin mi sfidò a battermi e io non volevo, così gli chiesi di ritirarsi, ma lui non accettò. Forse sentiva il bisogno di dimostrare il suo valore, ricordo ancora il suo volto così spaventato...》confessò lui, al ricordo di quel fatidico momento.
《Non potete incolpare voi stesso》lo rassicurò la ragazza, notando il suo sguardo triste.
《Nessuno, a parte noi, sa dove siete. Se il sicario non vi trova, non può uccidervi》intervenne Merlino
《Posso continuare a stare qui?》chiese Artù alla serva.
《Sì, finché sarà necessario》rispose lei e Artù la ringraziò.
Non voleva più comportarsi come un schizzinoso e disse a Ginevra che avrebbe dormito per terra quella notte. Lei cercò di farlo desistere e a convincerlo a dormire sul suo letto, ma Artù non volle sentire repliche. Merlino lasciò l'abitazione per tornare nelle sue stanze a dormire e lo stesso fecero anche Artù e Ginevra. Il principe non riusciva a dormire, girandosi continuamente nel pavimento e Gwen lo sentiva. Gli propose di dormire nel letto con lei, così nessuno dei due doveva rinunciare al materasso morbido. Artù, in un primo momento basito e scioccato, accettò l'invito di Ginevra e si accomodò accanto a lei sul letto. Gwen non aveva mai condiviso il letto con un uomo perché il materasso su cui prima dormiva il padre l'aveva ormai venduto e in quel momento si maledì per averlo fatto.
La mattina seguente era l'ultimo giorno del torneo. Da quando Ginevra e Artù si erano svegliati, uno accanto all'altro, non si era più parlati per l'imbarazzo. La ragazza aveva sentito per tutta la notte il respiro di Artù tra i suoi capelli e il corpo di lui tremendamente vicino al suo. Mentre il principe si metteva il mantello blu scuro, Gwen gli consegnò un pezzo di stoffa bianca come portafortuna per il suo ultimo duello e Artù lo prese, sfiorandole le dita. La ringraziò e lei alzò lo sguardo, sorridendogli imbarazzata. La serva chinò gli occhi più volte sulle labbra di Artù e quest'ultimo non resistette più. Con uno scatto rapido chinò il capo all'altezza di Gwen e si fiondò sulla sua bocca. Ginevra schiuse le labbra, ricambiando il bacio, mentre i raggi del sole che filtravano dalla finestra illuminavano i loro volti vicini.
Dopo qualche secondo Artù si staccò per primo e i due si scrutarono negli occhi per valutare le reazioni dell'altro. Il principe non sapeva perché l'aveva baciata, ma voleva farlo e gli era piaciuto tanto. Sentiva di aver dato il suo primo vero bacio a una donna per cui stava iniziando a provare qualcosa, a differenza delle solite biondine principesse che stravedevano per lui e per il suo fisico. Certo, Ginevra non era rimasta indifferente al fascino di Artù, lo trovava un bell'uomo, ma fino ad allora lo aveva sempre ritenuto uno sbruffone arrogante che si dava arie solo perché era l'erede al trono e dopo quel bacio aveva finalmente avuto la certezza che si sbagliava.
Artù lasciò la sua casa in fretta e a disagio, mentre lei rimase sola a pensare al bacio più bello che aveva mai ricevuto in tutta la sua vita. Sorrise al ricordo delle loro labbra unite, mentre il principe raggiungeva Merlino per dirigersi verso la tenda d'alloggio.
Il servo non aveva neanche idea di quello che era successo poco prima a casa di Gwen, ma ora Artù non aveva tempo per pensarci. Era il suo ultimo duello e poi avrebbe rivelato il vero volto del campione. Merlino aiutò il principe a mettersi l'armatura, mentre il sicario di Odin li osservava da una piccola fessura della tenda. Doveva portare a termine il compito che gli era stato assegnato e per farlo, gli venne in mente di uccidere lo sfidante del principe e prendere il suo posto. La tenda in cui alloggiava il cavaliere era proprio di fronte a lui e facendo attenzione a non farsi vedere da nessuno, ci si intrufolò di nascosto e assassinò il nobile. Si mise un'armatura e posizionò alla punta della lancia un pugno di metallo, tra le quali dita spuntava una lama affilata che avrebbe fatto scattare al momento giusto.
I due cavalieri raggiunsero i lati opposti dell'arena a cavallo e quando il duello iniziò, si avvicinarono con le lance puntate l'uno verso l'altro. A impatto ravvicinato il sicario fece scattare la lama che colpì l'armatura di Artù, il quale gemette dal dolore lancinante che provava in quel momento. Gwen scese dalla platea, abbandonando il suo posto affianco a Morgana e a Gaius e accompagnò Artù, che stava scendendo da cavallo, dentro la tenda. Il sicario passò affiancò a Merlino, il quale intravide la lama sulla punta della lancia poco prima che l'uomo la ritirasse dentro il pugno di ferro.
Artù stava perdendo troppo sangue, non sarebbe riuscito a gareggiare in quelle condizioni, ma non poteva e non voleva arrendersi. Non era per orgoglio o per dimostrare qualcosa a Gwen, ma era un dovere verso sé stesso. Voleva mettersi alla prova per dimostrare a sé stesso che era degno di essere un principe e un futuro re. Lasciò la tenda per raggiungere il cavallo e chiese a Ginevra di passargli la lancia.
Merlino, dopo aver scoperto che lo sfidante di Artù altri non era che il sicario, avendo intravisto da una fessura della tenda il cadavere del vero cavaliere coperto da un telo rosso, si avvicinò di corsa a Gwen per chiederle di Artù. Il principe e il sicario tornarono nelle postazioni di partenza per ricominciare lo scontro, mentre Merlino e Gwen si infilavano tra la gente per raggiungere l'arena. Merlino non aveva più tempo e quando vide la lama scattare sulla punta della lancia, usò subito i suoi poteri per spezzare la cinghia che sorreggeva la sella intorno al corpo del cavallo. Il sicario vacillò, non riuscendo a mantenere l'equilibrio e Artù sfruttò quel momento per colpirlo duramente con la sua lancia. L'avversario rotolò all'indietro, cadendo a terra sotto lo stupore di tutta la folla. Merlino aiutò il principe a scendere da cavallo e lo scortò nella tenda, mentre la folla applaudivano in onore del campione.
《Vi siete battuto contro il sicario. Aveva ucciso il vostro sfidante e preso il suo posto》spiegò al gruppo.
《Il pubblico aspetta il suo campione, dovete svelare chi siete》lo incitò poi.
Artù ci pensò per qualche secondo e fissò William.
《Devi andare tu a prendere il premio》disse.
Merlino, Gwen e William si guardarono negli occhi, non capendo se Artù era serio.
《Questo non è il vostro momento di gloria?》gli chiese la ragazza.
《Forse questo è il momento di essere umili》ammise lui e Gwen gli sorrise fiera.
Il principe incitò William con un cenno del capo a farsi avanti e lui obbedì. Anche Merlino era fiero della scelta di Artù, anche se non capiva cosa o meglio chi gli avesse fatto cambiare idea, ma era sicuro che Ginevra c'entrava qualcosa.
Il giovane contadino, ormai diventato cavaliere a tutti gli effetti, si diresse a cavallo di fronte al re e a tutta la platea, venendo acclamato come degno campione. Mentre si godeva la gloria inaspettata di quel momento, volse lo sguardo verso i tre amici che gli avevano cambiato completamente la vita. Merlino, Artù e Gwen gli sorrisero e lo acclamarono insieme a tutto il popolo e William ringraziò loro con un cenno deciso del capo. Aveva ricevuto un'occasione unica in tutta la sua vita e si promise che avrebbe reso fiero il principe che gli aveva concesso tutto quello.
A chiusura del torneo il trio decise di fare ritorno al castello. Artù fece la sua comparsa nella sala del consiglio e inventò un'ottima scusa per giustificare la ferita che aveva al petto.
《Il sicario mi ha attaccato sulla via del ritorno e mi ha ferito, ma l'ho ucciso》.
《Odin dovrà pagare per le sue azioni. Dobbiamo rispondere all'attacco》ribatté Uther.
《Capisco il dolore che ha provato per la perdita di suo figlio. Tentiamo di riconciliarci con lui, è stato versato troppo sangue》gli consigliò il figlio e Ginevra sorrise nel sentire la risposta del principe.
Era proprio cambiato e ora stava iniziando a vederlo per quello che era veramente.
《Forse hai ragione. Com'è andato il viaggio? È stato proficuo?》domandò il sovrano.
《Molto, ho imparato tanto. Com'è andato il torneo?》rispose Artù, lanciando un'occhiata a Gwen, la quale gli sorrise di nascosto.
《Eccellente, abbiamo un nuovo campione: Sir William di Deira》rispose il re, mentre Gaius fulminava con lo sguardo Merlino.
Subito dopo aver concluso il torneo, il medico aveva scoperto che lo sfidante di Artù era il sicario di Odin e Merlino gli aveva confessato tutto quello che era successo negli ultimi giorni.
《Mi dispiace di essermi perso il divertimento》farfugliò Artù con un sorriso sulle labbra.
Gettò di nuovo lo sguardo su Ginevra che stavolta chinò la testa. Il principe capì che doveva darsi un contegno, non poteva guardare così apertamente la serva di sua sorella. Finalmente capì cosa volesse dire amare una persona di un rango basso e insignificante, a detta di Uther. Ora comprese perché Morgana aveva lasciato Merlino e lui doveva fare la stessa cosa anche con Gwen, prima che le cose tra di loro diventassero più serie.
Tutta la corte presente lasciò il castello per tornare al proprio lavoro e il principe attese che Ginevra uscisse nel cortile per parlarle del bacio. La ragazza sapeva che il re non avrebbe mai approvato la loro storia, ma si promisero che quando Artù sarebbe diventato re, le cose sarebbero cambiate. Forse un giorno avrebbero avuto il lieto fine che si meritavano, così come Merlino e Morgana.
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