XXVIII

Alcune ore dopo, al sorgere del sole...

Gaius e Merlino furono convocati dal principe nella cripta sotterranea. A quanto pareva, durante la notte la pietra che conteneva l'anima di Sigan era stata rubata e ciò significava solo guai.

《Date subito l'allarme》ordinò Artù, andandosene.

Il servo era sul punto di seguirlo, quando Gaius lo chiamò alle spalle. S'inginocchiò e raccolse da terra la pietra a forma di cuore. Non era più celeste, ma bianca e trasparente come un normale cristallo. Merlino capì che qualcuno, non solo voleva rubare la merce preziosa della cripta, ma aveva anche liberato l'anima di Sigan, ora libera di portare a termine la sua vendetta contro Camelot. Chi era l'artefice di tutto ciò? Quale povero corpo umano controllava il malvagio Sigan?

《Non capisco come siano entrati. La porta non è forzata》disse il giovane mago, mostrando al suo maestro la serratura

《Hanno usato una chiave》rispose lui ovvio.

《Artù ha l'unica chiave》ammise Merlino.

《Dove la tiene?》gli chiese.

《Alla cintura con le altre. La toglie solo quando dorme e la tiene vicino al letto》.

《Chi aveva accesso alle sue stanze ieri notte?》domandò nuovamente Gaius.

《Solo io e... Cedric》confessò il ragazzo e finalmente capì tutto.

Ora era tutto più chiaro! Ecco perché Cedric voleva liberarsi di lui: per essere abbastanza vicino al principe, prendere la chiave della tomba di Sigan e rubarne i tesori, sopratutto la pietra azzurra. Di certo non poteva immaginare che quel diamante fosse impregnato di magia oscura che ora scorreva nelle sue vene.

Merlino lasciò i sotterranei per dirigersi nelle stanze di Artù e raccontargli tutto. Si avvicinò alla scrivania nella quale il principe era impegnato a scrivere dei documenti.

《Cedric è posseduto da uno spirito malvagio. Ha tentato di rubare la pietra preziosa, ma non era una pietra, era l'anima dell'antico stregone Sigan》.

Artù lo fissò impassibile con un sopracciglio alzato, non credendo minimamente alle sue parole.

《Merlino, hai esagerato con il sidro?》lo rimproverò.

《Per favore, Artù, ascoltatemi! Camelot corre un pericolo mortale e Sigan userà il corpo di Cedric per vendicarsi》insistette lui.

《Queste assurdità non ti serviranno, Merlino》lo ignorò nuovamente il principe.

《Volete cercare di ascoltarmi?!》sbraitò il servo, furioso.

《Non ti permetto di urlare! Cedric, accompagna Merlino fuori dal palazzo》ordinò Artù, alzandosi dalla sedia e Merlino voltò lo sguardo verso l'impostore alle sue spalle.

Quest'ultimo chinò il capo per eseguire l'ordine di Artù, ma prima ancora che lui potesse muovere un passo, Merlino gli si scagliò addosso. Lo spintonò dalle spalle, facendolo cadere sul pavimento. Artù rimase sbalordito dalla forza fisica del suo servitore, mentre stringeva le dita attorno al collo di Cedric. Non capiva perché c'è l'aveva a morte con Cedric e il suo comportamento degli ultimi giorni, così impulsivo e rabbioso, era una sorpresa. Girò intorno alla scrivania per avvicinarsi ai due uomini che si stavano picchiando come dei bambini e richiamò il suo servitore con tutta la calma possibile.

Cedric tirò un calcio sullo stomaco di Merlino che emise un gemito di dolore, ma il ragazzo non si arrese. Si tuffò sopra al corpo di Cedric, ancora disteso a terra, il quale lo allontanò da sé, prendendolo per le spalle e catapultandolo indietro con l'aiuto del piede. I piedi di Merlino si scontrarono con il viso di Artù che cadde all'indietro insieme a lui. Ma il giovane mago non ne aveva abbastanza e voleva continuare a sfogarsi perché sentiva che più continuava, più si sentiva libero dalla rabbia che aveva in corpo.

Si alzò da terra per rincorrere Cedric, il quale si infilò sotto il letto di Artù per sfuggire a quella rabbia incontrollata. Il principe si sollevò dal pavimento per acciuffare Merlino, ma quest'ultimo era già sotto il suo letto e quando uscì, si lanciò sopra di lui. Lo tirò su e lo prese per le braccia, trascinandolo con la forza fuori dalle sue stanze.

《Stavolta hai esagerato, qualche giorno nelle segrete ti calmerà un po'. Guardie!》esclamò.

Merlino venne scortato nelle prigioni dalle sentinelle, le quali lo rinchiusero nella cella. Il ragazzo trascorse tutta la giornata nei sotterranei fino al sopraggiungere della notte.

Sigan, che per tutto il tempo aveva utilizzato il corpo di Cedric per intrufolarsi a Camelot, pensò che era finalmente giunto il momento di attuare la sua vendetta. Ora che aveva un corpo a disposizione, era entrato in possesso di tutti i suoi poteri, sentendone la forza prorompente scorrergli nelle vene. Dal balcone del palazzo reale in cui si trovava, pronunciò un incantesimo, dando vita alle numerose statue di animali mistici che adornavano le mura di Camelot. Le nuove creature alate lasciarono il punto in cui erano rimasti inanimati per anni e si diressero nella città bassa, attaccando e spaventando gli abitanti.

Artù e i cavalieri si misero subito all'opera, cercando di proteggere e salvare la povera gente che fuggiva e si nascondeva terrorizzata, mentre Sigan osservava dall'alto con un sorriso sulle labbra. Alcuni dei mostri scorazzavano liberi anche nel cortile centrale e Merlino, che si trovava sotto la cittadella, ne udì le urla e gli schiamazzi. Il palazzo era sotto attacco e le mura presentavano profondi squarci, destabilizzando l'intera struttura. Mentre i cavalieri erano alle prese con i mostri, nel castello venne utilizzata una delle tante sale spoglie del piano terra per curare i cavalieri e i cittadini feriti.

《Voi non dovreste farlo》intimò Gaius a Morgana, quando la vide entrare nella sala insieme a un uomo che portava sulle spalle un ferito.

《Invece è quello che dovrei fare》controbatté lei.

《Riposate un po', Morgana》le consigliò il medico.

《E tu pensi che io ci possa riuscire?》lo incalzò la principessa.

Non negava di essere stanca e di aver bisogno di riposo, ma come poteva farlo se ogni volta che ci provava, veniva assalita dagli incubi? Tanto valeva rinunciarci e aiutare Gwen e Gaius a curare i feriti. Non poteva di certo stare ferma e non fare niente, mentre Camelot era sotto attacco.

Nella sala sopraggiunse Artù, accompagnato da Ginevra. Il principe era ferito al petto, lo si vedeva dalla chiazza di sangue sulla calzamaglia. Ringraziò la ragazza per averlo salvato dall'attacco del mostro alato e quest'ultima si allontanò da lui per cercare delle bende.

Intanto Merlino, stanco di aspettare che qualcuno aprisse la cella per vedere cosa stava succedendo sopra di lui, usò i suoi poteri per uscire dalla prigione e lasciare i sotterranei. Raggiunse il castello e salì le scale che portavano al secondo piano per cercare di nascosto Artù o Gaius dalla balconata, oltre la quale si intravedeva il piano inferiore. Vide Morgana e Gwen che si stavano occupando del principe ferito.

《Che ti sta succedendo, Morgana?》domandò Artù alla sorella, mentre lei era occupata a pulire la ferita con un panno immerso in una ciotola d'acqua che Ginevra teneva tra le mani.

《Che vuoi dire?》domandò Morgana fintamente, alzando lo sguardo verso il fratello.

Aveva una certa intuizione a cosa Artù si riferisse con la sua domanda improvvisa, ma non voleva parlarne con lui perché ci soffriva ancora parecchio. Oltretutto non era né il luogo né il momento giusto per farlo.

《Non ti vedo da una settimana, sei sempre rinchiusa nelle tue stanze e sei molto pallida in viso》le fece notare il principe.

Morgana voleva nascondere a tutti i costi il dolore che custodiva nel cuore da settimane, anche considerando il fatto che Ginevra era con loro e poteva sentire tutto. L'unico fattore che le permetteva di nascondere la verità agli occhi del fratello e della sua migliore amica erano gli incubi e per una volta si sentì grata di sognarli perché almeno aveva un motivo valido per giustificare la sua assenza prolungata e il viso stanco.

《Gli incubi sono ritornati》.

Artù e Ginevra ci credevano perché era risaputo che Morgana ne soffrisse, però sentivano che c'era dell'altro che la principessa non voleva rivelare a nessuno di loro. Sapevano che quando la ragazza si era messa con Merlino, gli incubi erano spariti, rendendola serena e tranquilla e ora, da un momento all'altro, i brutti sogni erano ricomparsi dal nulla. Poteva significare solo che qualcosa si era incrinato nel rapporto tra Merlino e Morgana.

《C'è dell'altro, non è vero? Qualcosa che ti turba e che non vuoi dirmi》insistette il ragazzo.

Morgana constatò che Artù non si sarebbe arreso fino a quando non gli avrebbe detto la verità, perciò decise di confessare.

《Ho lasciato Merlino》.

《Quando?》le chiese Gwen, sorpresa.

Finalmente comprese perché gli incubi erano ritornati e Artù capì il motivo per cui Morgana e Merlino si comportavano in modo strano da settimane.

《Due settimane fa》rispose lei, indirizzando lo sguardo verso la serva.

《Perché non me l'hai detto?》intervenne Artù.

《Ha forse qualche importanza?》ribatté lei, chinando gli occhi sulla ferita per non guardare in faccia suo fratello.

《Sì, ha importanza eccome. La felicità di mia sorella mi sta a cuore》rispose lui, prendendole il mento con il pollice e sollevandolo per far incrociare i loro occhi.

Le sorrise e Morgana lo imitò debolmente.

Artù lasciò andare il mento di Morgana che tornò a occuparsi della sua ferita. Pressò il pannò sopra di essa per fermare la fuoriuscita di sangue, mentre Ginevra avvolgeva le bende intorno al suo corpo.

《Almeno ora so perché Merlino si comporta così》commentò il principe e Morgana aggrottò la fronte, non capendo di cosa stesse parlando.

Artù se ne accorse e iniziò a raccontarle tutti i bisticci che il servitore stava combinando da settimane. Faceva cadere le cose, era sempre distratto e pensieroso, non svolgeva bene il suo lavoro e ultimamente era incline alla rabbia e alla violenza, considerando come si era comportato con Cedric e con lui.

Le consigliò che forse era meglio per entrambi tornare insieme, ma Morgana negò subito con la testa. Il principe aprì bocca per ribattere, ma la voce di suo padre alle spalle lo interruppe.

《Artù!》esclamò il re, avvicinandosi a lui.

《Non è niente》lo tranquillizzò subito, ma Morgana sapeva che stava mentendo.

Lo faceva solo per non far preoccupare il loro padre, dato che era l'erede al trono. Ammirava molto il suo coraggio e la sua forza d'animo.

《Hai scacciato le creature?》gli chiese Uther.

《Hanno il controllo della città bassa e il mercato è stato distrutto》rispose lui, gemendo ogni tanto per il dolore che provava.

《Chiudiamo la cittadella》ordinò il sovrano in tono deciso.

《Non puoi!》controbatté il figlio.

《Non ho altra scelta, devo proteggere chi è ancora vivo. Se non lo farò, moriremo tutti》spiegò.

Artù si alzò dal tavolo su cui era seduto con l'intenzione di lasciare il castello.

《Dove vai?》domandò Uther.

《Ci sono persone intrappolate sul ponte e non le lascerò morire》rispose lui.

《Te l'ho proibisco, è un suicidio!》lo bloccò il padre, fermandolo per una spalla.

《È un dovere verso Camelot e verso me stesso》concluse infine il principe, andandosene.

Merlino, dopo aver udito la conversazione tra Artù e suo padre, scese le scale lentamente per raggiungere il piano terra. Si nascose dietro una colonna e cercò Gaius tra tutte le persone presenti. Fortunatamente il medico era a pochi metri da lui e Merlino lo chiamò. L'anziano udì la voce del suo allievo e prima di avvicinarsi a lui, si guardò intorno per essere sicuro che nessuno li vedesse.

《Che ci fai qui?》domandò al ragazzo.

《Devo aiutare Artù》rispose quest'ultimo.

《I poteri di Sigan sono molto più forti dei tuoi. Lui è immortale e tu no. Se lo affronti, verrai ucciso》spiegò Gaius.

《Deve esserci un modo!》esclamò Merlino. Gaius si prese qualche secondo per riflettere poi riprese a parlare.

《Solo il Grande Drago può darci le risposte》.

Merlino rimase interdetto per lunghi secondi. Non solo perché aveva capito che Gaius sapeva che lui andava nei sotterranei per chiedere consiglio e aiuto, ma anche perché aveva giurato di non rivedere mai più quella creatura. Il suo sguardo divenne carico d'odio e serrò la mascella, contrariato al solo ricordo di tutto quello che era successo l'ultima volta che gli aveva chiesto aiuto.

《Sapevate che andavo da lui?》domandò e il medico annuì con la testa.

《Per il bene di Artù devi andare da lui》intimò Gaius.

《Non posso, il drago aiuta solo sé stesso》controbatté il ragazzo, ricordando quando il drago gli aveva detto che il suo aiuto gli serviva solo per essere liberato.

《Non abbiamo altra scelta》insistette il medico.

Merlino prese una torcia e si diresse di corsa verso la grotta della creatura magica, ma non trovò nessuno. Il masso sopra cui sedeva di solito il drago era vuoto. Non poteva essere scappato, sapeva che era nascosto da qualche parte, in tutte quelle fessure presenti nella sua caverna. Le mura sopra la sua testa erano sul punto di cedere e doveva assolutamente sbrigarsi se voleva salvare Camelot.

《Ti prego, mi serve il tuo aiuto. Dove sei?》implorò e il drago si avvicinò in volo a lui, planando in direzione del masso.

《Sbaglio o mi avevi detto che non ci saremo più rivisti? Avevi espresso chiaramente che eri in disaccordo con me》lo incalzò con un sorriso sfacciato sul muso.

《Tu non vuoi che Cornelius vinca, non sei malvagio》constatò Merlino.

《Per sconfiggere Sigan ti servirà un incantesimo più potente di quelli che conosci》gli rivelò.

《Ti prego, devo tentare》lo supplicò il ragazzo.

《Molto bene, ma dovrai darmi qualcosa in cambio: la promessa che un giorno mi libererai》lo avvertì il drago.

Merlino serrò la mascella e una risata isterica uscì dalle sue labbra. Lo sapeva! Sapeva che per avere il suo aiuto, lui gli avrebbe rinfacciato la questione della sua libertà come baratto. Non capiva come mai aspirava tanto a essere liberato, ma sentiva che se lo avrebbe fatto, Camelot sarebbe stata in pericolo. Il drago non si fidava di Merlino, come Merlino non si fidava del drago, ma non aveva scelta. Ogni secondo era diventato prezioso se voleva salvare Camelot. Un'altra scossa fece tremare le rocce sopra di loro, facendo crollare poco a poco il regno.

《Te lo prometto, ora dammi l'incantesimo》rispose infine.

《Chiudi gli occhi e apri la mente》gli consigliò il drago e Merlino obbedì.

La creatura aprì le ali e gonfiò il petto, soffiando il suo fiato addosso a Merlino. Il ragazzo sentì un nuovo potere attraversare le barriere della sua mente e quando riaprì gli occhi, restò senza fiato. Ogni singola fibra del suo essere era pervaso dalla magia.

《Pochi uomini hanno ricevuto in dono una tale conoscenza, usala con saggezza》gli intimò il drago e lui annuì.

Prima di lasciare la grotta, prese un profondo respiro per calmarsi, ma quando avanzò con il piede, iniziò a barcollare come se fosse ubriaco. Si prese qualche secondo e poi con uno sguardo deciso e pronto se ne andò, rivolgendo un ultimo sguardo al drago. Si lasciò alle spalle i sotterranei e si incamminò verso il cortile centrale, dove c'era Artù che stava affrontando un mostro alato. Era da solo e indifeso perché poco prima il principe aveva ordinato ai suoi cavalieri di ritirarsi nel castello insieme a tutto il resto della corte.

Merlino intravide la creatura planare verso il principe e usò il suo nuovo incantesimo. Il nemico esplose in mille pezzi di marmo e il servo si avvicinò ad Artù, svenuto sul terreno. Lo toccò delicatamente per la spalle e lui mugolò incosciente. Dalla sinistra nebbiolina che si addensava nel cortile apparve Sigan, rimasto per tutto il tempo in disparte a osservare la distruzione del regno. Di certo non poteva immaginare che un semplice servitore fosse in realtà un mago dagli enormi poteri.

《Chi l'avrebbe mai detto?! Tu, uno stregone e anche potente!》commentò.

《Ti fermerò!》esclamò, allontanandosi dal principe.

《Artù non si merita la tua lealtà, ti tratta come uno schiavo e ti ha messo da parte senza pensarci due volte》gli rammentò.

《Non ha importanza》controbatté Merlino, scuotendo la testa.

《Ma deve fare molto male essere tanto sottovalutati e non considerati, quando si possiede un potere così enorme. Io posso aiutarti e fare in modo che Artù ti conosca per quello che sei. Insieme potremmo governare questa terra》lo incitò.

Per un attimo Merlino sembrò riflettere sulla sua proposta e il desiderio di essere finalmente sé stesso davanti a tutti, persino ad Artù e Morgana, gli bruciava nel cuore come un fuoco ardente. Non negava che il suo più grande desiderio era mostrarsi ad Artù per quello che era veramente, volevo ripagarlo di tutte le sofferenze che aveva patito lui, ma sentiva che non era giusto. Lui era nato per stare al fianco di Artù, non contro Artù.

《Non succederà mai perché io non voglio questo. Meglio servire un uomo buono che regnare con uno malvagio》negò con enfasi.

《Se non vuoi unirti a me, io mi impossesserò del tuo corpo e piegherò tutto il tuo potere alla mia volontà》disse Sigan.

Il corpo che conteneva l'anima dello stregone cadde a terra e una scia celeste uscì dalla bocca per avvicinarsi a Merlino. Il ragazzo capì che quella scia era lo spirito di Sigan e doveva muoversi a pronunciare l'incantesimo che gli aveva trasmesso il drago, se non voleva che lui si prendesse il suo corpo come nuovo involucro mortale.

Nel frattempo Gaius aveva lasciato il castello perché era calato improvvisamente il silenzio. Non si udiva più i versi delle creature alate e il castello aveva smesso di tremare. Il medico si diresse nel cortile centrale dove intravide Artù svenuto a terra e Merlino in piedi, avvolto nella nebbia. Il giovane mago si avvicinò al maestro e con un ampio sorriso gli mostrò la pietra a forma di cuore che si era portato con sé prima di affrontare Sigan. Il diamante era celeste e il medico capì che Merlino era riuscito a trasferire l'anima dello stregone al suo posto originario. I due si sorrisero e si abbracciarono.

《Ben fatto, ragazzo mio!》esclamò Gaius fiero del suo apprendista.

Il giorno seguente la pietra celeste fu riportata nella tomba e sotto consiglio di Gaius, Uther fece chiudere la sala. Capì che il medico aveva ragione fin dall'inizio e aveva imparato la lezione, affermando però che la magia era malvagia e il suo compito da allora era quello di eliminare ogni singolo seguace della stregoneria. Gaius si sentì allarmato da quelle parole dure e capì che doveva fare qualsiasi cosa per proteggere Merlino. Concluso il suo incontro con il re, si diresse nelle sue stanze e consegnò la colazione al ragazzo. Qualcuno bussò alla porta che si aprì, rivelando la visita del principe.

《Sono venuto a trovare Merlino》disse, varcando la soglia e avvicinandosi al servo.

Il mago chinò lo sguardo perché sapeva che anche se tutto era tornato alla normalità, Artù non aveva di certo dimenticato il comportamento rabbioso che aveva manifestato nei suoi confronti.

《Non ho dimenticato i tuoi modi indolenti e irriverenti oppure il fatto che tu mi abbia chiamato zuccone, ma devo ammettere che c'era qualcosa di vero nelle tue accuse contro Cedric》ammise, leggendogli inconsciamente nel pensiero.

Quando Merlino udì quella frase uscire dalla bocca di Artù, sollevò il capo e osservò il principe con uno sguardo esterrefatto. Artù che ammetteva che il suo servitore aveva ragione?! Stava per forza sognando, non c'era altra spiegazione. Eppure il principe era lì, davanti a lui, con una fascia bianca avvolta intorno al corpo dove aveva la ferita e un brutto livido violaceo con tanto di graffio profondo in prossimità dell'occhio destro.

《Questo significa che ammettete che in questa occasione avevo ragione?》domandò il ragazzo con un sorriso sulle labbra.

Artù corrugò le sopracciglia e alzò lo sguardo, pensando a come rispondere alla quasi intuizione di Merlino. Certo che aveva ragione, ma non poteva confessarlo ad alta voce. Era difficile per lui persino pensarlo, figuriamoci ammetterlo. E poi non poteva lasciare che Merlino si vantasse come un idiota e facesse lo spaccone con lui.

《Non esattamente, no! Questo significa che domattina presto devo nominare un cavaliere e non c'è nessuno che mi pulisca l'armatura》.

Sollevò il sacco che teneva in mano e lo girò, svuotandolo. I pezzi dell'armatura si riversarono in tutto il tavolo e Merlino rimase deluso. Era venuto solo per dirgli che doveva rimettersi al lavoro, non per ringraziarlo di aver salvato lui e Camelot...

Il principe gli sorrise e gli lanciò il sacco in faccia per poi andarsene.

Il ragazzo sospirò e Gaius gli si avvicinò, chinando la schiena verso di lui.

《È uno zuccone》affermò.

Merlino lanciò uno sguardo in direzione della porta dalla quale era appena uscito Artù e scoppiò a ridere insieme a lui.

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