XXVII

Da questo capitolo in poi inizia la seconda stagione di Merlin.

Merlino e Morgana torneranno insieme? Morgana si sarà pentita di averlo lasciato?

Saprete le risposte solo continuando la lettura e a tal proposito ringrazio nuovamente i lettori che lo stanno facendo. Spero vi piaccia.

Buona lettura!

☆☆☆☆☆☆☆☆☆☆☆☆☆☆

Una sinistra e gelida aria serale si percepiva a Camelot. Il cielo stellato era oscurato dalle nubi, rendendo fioca la luce della luna. In tutto il palazzo reale si udivano dei forti rumori e tonfi provenienti dai sotterranei e dormire era pressoché impossibile per Artù. Sospirò pesantemente, rigirandosi nel letto, fino a quando si arrese e chiamò il suo servitore.

Merlino, che stava ancora lavorando anche se era notte fonda, sentì la voce del suo padrone e accorse subito nelle stanze del principe. Ultimamente aveva difficoltà a dormire e lavorare anche al di fuori del suo orario di lavoro non gli dispiaceva, anzi gli era utile per non pensare. E poi con Artù c'era sempre qualcosa da fare ogni giorno, come pulire i suoi abiti sporchi.

《Merlino!》lo richiamò Artù nuovamente, mentre si alzava dal letto.

《Sì, Sire?》domandò Merlino, avvicinandosi al principe.

《Voglio che tu vada laggiù a dir loro di smettere》ordinò quest'ultimo.

《Ma stanno eseguendo gli ordini del re》lo informò il servitore.

《Sì e tu esegui i miei》ribatté Artù, infilandosi sotto le coperte e Merlino sospirò frustrato.

Lasciò le sue stanze e si diresse verso i sotterranei. Prese una delle varie torce appese alla parete rocciosa e si avvicinò al luogo degli scavi, da cui i minatori stavano scappando terrorizzati. Merlino li osservò allarmato e si chiese cosa avevano trovato di così spaventoso da indurli a fuggire in quel modo. Percorse il sentiero appena lasciato dai lavoratori e notò una minuscola fessura sulla roccia, oltre la quale si poteva intravedere una sala. Oltrepassò l'apertura e illuminò con la torcia la stanza circondata da oggetti preziosi e tesori di ogni genere.

Ciò che saltava subito all'occhio era la tomba che si trovava al centro della sala. Sembrava una cripta come un'altra, se non fosse per la pietra azzurra incastonata che emetteva un certo bagliore di luce celeste. Mentre Merlino si avvicinava, il suo piede andò a sbattere contro qualcosa, o meglio qualcuno. Chinò lo sguardo e vide che ai piedi della tomba c'era un uomo disteso, ma non aveva un bel aspetto. Sussultò per la paura e corse ad avvertire Gaius.

La prima cosa che il vecchio medico scrutò con molta attenzione fu proprio la tomba, in particolare la pietra celeste a forma di cuore, mentre Merlino era inginocchiato vicino all'uomo morto. Quella cripta era appena diventata la fonte di tutti i sospetti che si stava facendo nella mente e il giovane mago lo notò subito.

《Gaius, di chi è questa tomba?》lo richiamò, guardandosi intorno.

《Non sono sicuro》si limitò a dire il medico, alzando gli occhi sulle due statue a forma di corvo di fronte a lui.

Si avvicinò alla tomba per studiarla meglio, ma quando poggiò il piede sul pavimento, un tassello si abbassò e una freccia uscì dal becco dell'uccello inanimato. Un secondo dopo Merlino usò i suoi poteri per prendere un piatto da terra e lo usò come scudo per proteggere il suo maestro. La punta della freccia si conficcò nella superficie dorata a tutta velocità, creando un piccolo buco al centro, poi venne respinta per il forte impatto e cadde a terra. Accadde tutto così in fretta che Gaius non ebbe nemmeno il tempo di capire cosa stesse succedendo.

《Mi hai appena salvato la vita, grazie!》esclamò, mentre la voce di Uther si stava avvicinando.

Quando Merlino la udì, si distrasse e la magia che teneva in aria il piatto venne meno. L'oggetto rotolò sul pavimento e Merlino, ripresosi dalla sua distrazione, cercò di inseguirlo per afferrarlo, ma il piatto si scontrò con i piedi del re e Merlino gli si inginocchiò davanti.

《Idiota》lo rimproverò Uther, oltrepassandolo.

《Sei nato maldestro o lo fai apposta?!》gli sussurrò Artù, passandogli vicino.

《È uno dei miei tanti doni》commentò il servo con un sorriso forzato.

《Che incredibile scoperta! Avevo ragione: c'era un tesoro nascosto sotto Camelot》rivelò Uther, osservando meravigliato i tesori.

Si avvicinò alla tomba, notando il cadavere dell'uomo ai piedi della cripta.

《Come è morto?》domandò.

《Ha inavvertitamente fatto scattare questa trappola》rispose Gaius.

《Dei ladri di tombe》concluse Artù.

《È pieno di oggetti che chiunque vorrebbe rubare. Mettete al sicuro la tomba e a te il compito di sorvegliarla》ordinò il re al figlio e quest'ultimo annuì.

Lasciarono i sotterranei e ognuno si ritirò nelle proprie stanze. La notizia della scoperta di una sala piena di tesori si diffuse in men che non si dica e nel The Rising Sun non si parlava d'altro. Si trattava di una taverna posta vicino al castello di Camelot e frequentata da qualsiasi cittadino del regno. I cavalieri, i nobili e persino i servitori e la gente povera, tutti potevano accedere a quel luogo di svago e di chiacchiere. Non era solo un posto in cui gli uomini si concedevano una birra in compagnia di un amico, ma era anche un alloggio in cui riposarsi dopo un lungo viaggio. Le cameriere, che erano allo stesso tempo giovani prostitute, servivano i clienti, quasi sempre uomini ubriachi e barbuti, e avevano il compito di soddisfare ogni loro piacere.

Uno dei lavoratori al servizio del re fornì delle informazioni segrete sulla pietra della tomba a un uomo, il quale fu ben lieto di riceverle. Era un ladro di tesori e vedeva in quella tomba un'opportunità unica di possedere le ricchezze di un re potente. L'unico modo per accedere alla cripta era attraverso le chiavi che solo Artù aveva e l'unica persona vicina al principe era il suo servitore.

《Sbrigati, Merlino》intimò il principe al suo servo che lo stava raggiungendo all'inizio della scalinata del castello.

Il ladro di tombe aveva passato tutta la notte a escogitare un modo per avvicinarsi ad Artù e ora era lì a pochi metri di distanza da loro per vedere se il suo piano aveva funzionato. Artù montò sul suo cavallo, ma la cinghia che teneva legata la sella intorno al corpo dell'animale si spezzò. Il principe cadde a terra e il quadrupede scappò via. Perfetto, è il mio momento, pensò. Inseguì l'animale, afferrandone le redini e si incamminò verso il principe che si stava rialzando da terra.

《Merlino!》lo rimproverò Artù.

《Non capisco》ribatté lui confuso.

《Sai che sorpresa!》commentò il principe.

《Ho legato io la sella. Non è stata colpa mia》si difese il ragazzo.

《Volete che vi assicuri io la sella, Sire?》li interruppero l'uomo e i due si voltarono verso di lui.

《Grazie》rispose titubante Artù, sistemandosi la giaccia rossa che indossava.

《È un onore essere al servizio del principe》si inchinò lo sconosciuto con un cenno del capo.

Merlino lo scrutò attentamente: era un uomo dai folti capelli castani, gli occhi azzurri e la barba scura. Il suo comportamento così attaccato nei confronti del principe era strano, considerando che Artù aveva già un servitore e di certo non era lui. Serrò la mascella contrariato e Artù sorrise nel vederlo così.

《Posso fare qualcos'altro, Sire?》lo distrasse l'uomo al suo fianco.

《Beh, puoi dare a Merlino un calcio nel didietro》scherzò e il servo lo fissò accigliato.

《Non vorrei privarvi di questo piacere》rispose lui, ridendo e Artù lo imitò.

《Qual è il tuo nome?》gli chiese con un sorriso raggiante quanto il sole alto nel cielo.

《Cedric. Sono a Camelot in cerca di un lavoro》rispose.

《Bene, puoi unirti alla battuta di caccia. Siamo a corto di uomini》spiegò Artù.

《Troppo generoso, Sire》lo adulò Cedric.

Troppo generoso, Sire, ripeté Merlino nella sua mente con tono sprezzante. Il principe si avvicinò ai suoi uomini e Merlino lo seguì, ignorando volutamente Cedric.

Lasciarono il regno e si inoltrarono nella foresta, iniziando a perlustrare attentamente la zona. Mentre camminavano, Artù sentì un rumore improvviso e con un cenno della mano ordinò a tutti di fermarsi immediatamente e di restare in silenzio. Si guardarono intorno e ognuno si allontanò dal gruppo, cercando di coprire più terreno possibile contro la preda che avevano a pochi metri di distanza. Non sapevano cosa c'era dietro quei cespugli, ma ne sentivano i versi e i rumori di passi sempre più vicini.

Merlino sperava che non fosse l'ennesima creatura mitica che narravano nelle leggende perché era stufo di fare brutti incontri ogni volta che metteva piede in quel bosco. Fortunatamente si trattava solo di un normale cinghiale. Almeno avrebbe dovuto essere un normale cinghiale, se non fosse che quel animale era grosso il doppio e si stava avvicinando a loro infuriato, facendosi largo tra gli alberi.

Artù impugnò la lancia e la scagliò contro la preda che evitò l'attaccò, spostandosi di lato e proseguendo la sua corsa senza fermarsi. Terrorizzato, Cedric gettò a terra la sua arma e Merlino usò la magia su di essa per lanciarla contro l'animale che cadde sul terreno, morente. Il gruppo tirò un sospiro di sollievo per lo scampato pericolo e Artù si avvicinò lentamente al cinghiale, assicurandosi che fosse morto per davvero.

《Chi l'ha lanciato?》chiese, rivolgendosi ai suoi cavalieri, ma nessuno rispose.

Merlino era sul punto di farsi avanti, ma venne preceduto da Cedric che tossì leggermente, attirando l'attenzione del principe.

《Sei stato tu?》domandò e lui alzò le spalle indifferente e annuì con la testa.

Merlino aggrottò le sopracciglia e rimase per qualche secondo a bocca aperta, meditando sul perché Cedric l'avesse fatto.

《Mi hai appena salvato la vita》lo ringraziò il principe.

E io? Quante volte vi ho salvato la vita e non vi siete mai permesso di ringraziarmi?! Non pretendo denaro o titoli per questo, ma ogni tanto mi farebbe piacere sentire un "grazie" da parte vostra, pensò Merlino.

《Sarò in debito con te in eterno, ti meriti una ricompensa. Che cosa desideri?》proseguì Artù.

《Solo una cosa: vorrei lavorare a corte》ammise Cedric.

《Bene, consideralo fatto!》esclamò Artù, rivolgendo un grande sorriso a Merlino.

Ritornarono al castello e Merlino proseguì con il suo lavoro, restando silenzioso e accigliato per tutto il giorno. Rientrò nelle sue stanze, quando ormai il sole stava calando. Credeva che una volta tornato ai suoi servigi, si sarebbe lasciato alle spalle quella brutta giornata, ma non fu così a giudicare dallo sguardo triste e abbattuto che Gaius gli leggeva in volto.

《Qualcosa non va?》gli chiese, mentre lui metteva la borsa sul tavolo.

《Ho salvato la vita ad Artù e un altro si è preso il merito come al solito》rispose lui apparentemente tranquillo, ma Gaius sapeva che lui ci soffriva parecchio.

Merlino non aveva voglia di parlarne e volle cambiare argomento.

《Che state facendo?》domandò, quando notò il tavolo, sopra al quale Gaius era seduto, colmo di libri aperti.

《Ho trovato questa strana iscrizione sulla tomba di Sigan》rispose il medico, mostrandogli un foglio con delle scritte in lingua antica, mentre Merlino si avvicinava a lui per leggerlo.

Nessuno dei due sapeva di che lingua si trattasse, ma Gaius voleva tradurre quella frase a ogni costo. Da quando la tomba era stata ritrovata, non si era dato un attimo di pace, passando tutta la giornata a cercare informazioni su Sigan. Qualcosa lo tormentava e Merlino sapeva che non era mai un buon segno per Camelot.

《Chi era?》chiese, prendendo uno sgabello alle sue spalle e trascinandolo sotto di lui per sedersi affianco al medico.

《È stato lo stregone più potente che sia mai esistito. Poteva cambiare il giorno con la notte, mutare le maree e secondo la leggenda i suoi incantesimi aiutarono a costruire la stessa Camelot. Poi diventò troppo potente e il re di allora ordinò la sua esecuzione》spiegò quest'ultimo.

Merlino non ci vedeva niente di così pericoloso in quella storia, eppure lo sguardo indagatore di Gaius mostrava tutt'altro che tranquillità.

《Se è morto perché siete così preoccupato?》.

《Sigan non poteva sopportare che le sue ricchezze e il suo potere morissero con lui, così la sua ossessione fu di scoprire il modo per sconfiggere la morte》rivelò lui.

《E pensate che ci sia riuscito?》proseguì il ragazzo.

《Spero proprio di no per il bene di tutti noi》confessò il suo tutore con un sospiro.

Poco dopo Gaius decise di recarsi nella sala del consiglio per parlare con il re. Voleva chiedergli di richiudere la tomba di Sigan perché non ci vedeva niente di buono in quella cripta, ma il sovrano lo liquidò scioccamente, intimandogli di non credere alla maledizione di cui tanto si narra su Sigan e di non diffondere paure irrazionali tra la gente. Il vecchio medico fu costretto a obbedire e si ritirò nelle sue stanze. Se voleva dimostrare che i suoi sospetti erano veri, doveva decifrare quella scritta antica e doveva farlo al più presto, prima che sia troppo tardi.

Mentre Uther proseguiva la sua cena in tranquillità, Morgana era alle prese con gli incubi. Ogni volta che chiudeva gli occhi, delle immagini spaventose popolavano la sua mente e non le davano tregua da quasi due settimane. Faceva sempre lo stesso sogno: era una notte di luna piena a Camelot e dalle nuvole scure emergeva un uccello, un corvo per la precisione. Nell'incubo il grosso volatile si avvicinava a lei, sbattendo le ampie ali nere e lucenti e gracchiandole contro. Era un verso straziante e acuto che le faceva gelare il sangue nelle vene, tanto da costringerla a svegliarsi, urlando a squarciagola il nome della sua serva. Solo lei riusciva a confortarla in quei momenti di terrore e Gwen lo sapeva, perciò rimaneva fino a notte fonda per badare a lei.

Si avvicinò al letto di Morgana e si sedette sul materasso per accogliere tra le sue braccia la povera principessa.

《Mia Signora, che succede?》le chiese preoccupata, ma Morgana era troppo spaventata per parlarne.

Non riusciva neanche a formulare una frase di senso compiuto perché dalla sua bocca uscivano solo gemiti strozzati. Si strinse ancora di più a Ginevra, la quale le sussurrava dolcemente per tranquillizzarla.

《Va tutto bene, sono qui, non c'è niente di cui avere paura》.

Piangeva e si dimenava come una disperata e solo la presenza di Merlino sarebbe riuscita a farla calmare del tutto, ma ovviamente lui non poteva accorrere da lei, non dopo quello che era accaduto l'ultima volta che si erano visti, quattro giorni fa. Ginevra sapeva che tra la sua padrona e Merlino era successo qualcosa di spiacevole, ma Morgana non aveva mai confermato i suoi dubbi.

La principessa, stanca e ormai esausta da quella situazione, chiese alla sua serva di chiamare Gaius e di farlo venire nelle sue stanze la mattina seguente per farsi visitare. Dopo alcuni minuti Morgana si calmò e i suoi gemiti si fecero sempre più deboli fino a che rimase solo il silenzio. Cedette al sonno e si riaddormentò, mentre Ginevra la copriva con le lenzuola.

All'alba Merlino si alzò alla solita ora e si preparò per iniziare una nuova giornata di lavoro. Aveva già svegliato e vestito Artù, doveva solo portargli la colazione. Lasciò le stanze del principe per dirigersi verso le cucine del palazzo e ritirò il piatto. Ritornò nelle stanze reali e varcò la porta, richiudendola alle proprie spalle.

《La colaz...》annunciò, ma si bloccò, quando vide Artù che stava già mangiando.

Cedric era al suo fianco e gli stava servendo della carne nel piatto.

《È delizioso, Cedric!》esclamò con enfasi Artù, indicando i piatti con pietanze di ogni tipo che adornavano il suo tavolo.

Cedric lanciò un occhiolino compiaciuto verso Merlino che li stava osservando da qualche minuto a bocca aperta. Il nuovo migliore amico di Artù gli stava già dando sui nervi, ma doveva trattenersi se voleva ancora avere un lavoro al fianco del principe.

《Avete bisogno che faccia qualcos'altro, Sire?》domandò, alzando leggermente il tono della voce, mentre scrutava con disprezzo Cedric e cercava di controllare la sua frustrazione.

《No, ci ha già pensato Cedric》rispose il nobile, mentre masticava e Merlino sorrise falsamente al diretto interessato.

《Oh, c'è una cosa che non ho fatto: governare i vostri cavalli》controbatté quest'ultimo.

《Pensaci tu》ordinò Artù a Merlino, il quale sospirò pesantemente, mentre Cedric nascondeva un sorriso sotto i folti baffi scuri.

Merlino lasciò le camere del principe con una certa esitazione e Cedric continuò a viziare il giovane nobile per ottenere quello che voleva fin dall'inizio: le chiavi della cripta sotterranea che Artù teneva nella sua cintura.

Intanto Gaius stava visitando Morgana, come richiesto da lei stessa. La ragazza era seduta sul suo letto con la schiena adagiata contro la testiera, resa più confortevole dal morbido cuscino, le gambe piegate e i piedi nudi poggiati sul materasso. Mentre il medico la visitava rapidamente, gli raccontò che non dormiva da parecchi giorni a causa degli incubi e aveva iniziato a passare sempre più tempo chiusa nelle sue stanze. Non vedeva nessuno né suo padre né Artù, ma soltanto Gwen che le stava vicino per tranquillizzarla.

《Che cosa avete sognato?》le chiese il medico, sedendosi sul letto.

《Un uccello, un terrificante corvo. Che cosa significa?》ammise lei, torturandosi le maniche della camicia da notte bianca.

《Probabilmente niente》la tranquillizzò Gaius.

Qualcosa, però, era scattato nella mente dell'anziano perché non era un caso che Morgana avesse sognato un corvo, l'animale guida di Sigan. Non poteva essere una semplice coincidenza e l'incubo di Morgana non faceva altro che alimentare sempre di più i suoi sospetti.

《Sta accadendo di nuovo, vero?》domandò la principessa, come se gli avesse appena letto nel pensiero.

Anche lei era convinta che il suo sogno non era una casualità e sapeva che qualcosa di brutto stava per succedere a Camelot o addirittura ad Artù. Tutti gli incubi che aveva fatto finora l'avevano sempre avvertita in anticipo della sua morte. Il combattimento finale tra lui e Valiant, l'arrivo di Sofia a Camelot, la comparsa della Bestia Errante... No, non era per niente una casualità!

《Morgana, sognare un corvo non significa che gli incubi stiano tornando》la riprese Gaius, distraendola dai suoi pensieri, ma lei scosse la testa contrariata.

《Eppure è così. Sono ritornati e più tremendi di prima da quando...》iniziò a dire, ma poi si fermò.

Si rese conto che era sul punto di rivelare a Gaius cosa scaturivano i suoi incubi e non le sembrava il caso di dirglielo, sapendo bene quanto il medico tenesse a Merlino.

《Da quando...?》ripeté il medico dopo alcuni secondi di silenzio.

Morgana distolse lo sguardo dagli occhi improvvisamente curiosi e attenti del medico per concentrarsi su un punto indefinito della sua camera da letto.

《Non posso aiutarvi se voi non siete sincera con me. Sapete che potete fidarvi di me e dirmi tutto》la incitò, sperando di riuscire a incoraggiarla a confidarsi con lui.

Morgana prese un profondo respiro e decise di confessare tutto quello che era successo negli ultimi giorni con Merlino.

《Subito dopo che Tom è stato ucciso dalle guardie di mio padre, ho deciso di rompere con Merlino. Per questo gli incubi sono tornati. Quando stavo con lui, non facevo brutti sogni e io dormivo tranquilla e serena》.

《Se mi è lecito saperlo, perché l'avete lasciato?》domandò il medico, sorpreso da quella notizia.

Non si aspettava che Morgana avesse trovato il coraggio di allontanarsi da Merlino.

《Avevate ragione, Gaius: dovevamo stare lontani fin dall'inizio. Non avremmo mai dovuto innamorarci l'uno dell'altra, ma non ci importava perché volevano solo seguire i nostri cuori e cedere ai nostri sentimenti》confessò lei con le lacrime agli occhi.

《L'avete lasciato per paura che Uther vi scoprisse e che Merlino facesse la stessa fine di Tom?》intuì lui e Morgana annuì.

《Sono i vostri sentimenti per lui che vi spaventano. È vero, sono stato il primo a intimare a Merlino di starvi lontana, ma dal momento in cui ho capito che vi eravate innamorata di lui, ho smesso di metterlo in guardia. Merlino rischia ogni giorno la sua vita al fianco di Artù, ma il vostro amore è forte e qualcosa di impossibile, sopratutto per una principessa. Non potete rinunciarci perché lui ha bisogno di voi come è chiaro che voi avete bisogno di lui》ammise Gaius.

Quest'ultima sembrò riflettere alle parole che aveva appena udito e senza neanche accorgersene, delle lacrime bagnarono il suo viso roseo.

《Sapete benissimo che per noi non c'è futuro, non saremmo mai felici》ribatté e lui abbassò lo sguardo perché sapeva che in fondo aveva ragione.

Finché Uther sarebbe stato vivo, per loro non c'era possibilità di vivere il loro amore alla luce del sole. Ma Morgana non poteva rischiare, tornando con lui, stava facendo tutto quello per lui e per mantenerlo in vita.

《Prendete i rimedi soporiferi che vi ho preparato?》domandò l'anziano per cambiare argomento e lei annuì.

《Vi darò qualcosa di più forte》aggiunse, poggiando una mano sul ginocchio di Morgana per confortarla e si alzò dal letto.

《Come una botta in testa? Sono sicura che lei vorrebbe》propose la ragazza e Gaius le sorrise lievemente per poi congedarsi.

Nel frattempo Merlino si trovava nelle scuderie a eseguire gli ordini di Artù. Stava raccogliendo il fieno sporco con la forca per adagiarla sulla carriola, quando avvertì nell'aria un fumo tossico. Non riusciva a respirare e tossiva, cercando di resistere all'impulso di addormentarsi. Ben presto le forze lo abbandonarono e le sue gambe cedettero, facendogli perdere i sensi. Crollò a terra e Cedric, il vero colpevole di aver lanciato a pochi metri da Merlino una bombola tossica per farlo svenire, ne approfittò per liberare le redini che tenevano legati i cavalli e spronarli a scorazzare liberi per le vie del mercato.

Artù, che si trovava nella città bassa, stava parlando con una sentinella, quando sentì le grida del suo popolo. I cavalli stavano scorazzando tra le stradine affollate, rischiando di ferire le persone indifese. Il principe si diresse alle scuderie, cercando di capire come i cavalli fossero fuggiti e vedere Merlino disteso sul fieno che dormiva profondamente fu sufficiente come risposta ai suoi dubbi. Si avvicinò al suo servitore e si inginocchiò, aspettando che si svegliasse. Poco dopo, infatti, il ragazzo aprì gli occhi e alzando lo sguardo, incrociò gli occhi azzurri del suo padrone.

《Sire!》esclamò, sollevandosi da terra.

《Che stai facendo?》gli chiese Artù, visibilmente tranquillo.

《Niente》farfugliò, portandosi una mano sulla fronte.

La testa gli stava scoppiando inspiegabilmente e non capiva cosa era successo fino a qualche secondo fa né perché era svenuto. Si era addormentato e nel frattempo i cavalli erano scomparsi.

《Questo lo vedo anche io》confermò il principe.

《Non stavo dormendo》ribatté subito, guardandosi intorno come se stesse cercando qualcosa che potesse spiegare cosa fosse accaduto.

《Un errore lo capisco, tutti possono avere una giornataccia, ma tu ne stai combinando una dopo l'altra》lo sgridò lui, puntandogli il dito contro.

Merlino si prese la testa tra le mani ed era sul punto di esplodere di rabbia e di frustrazione da un momento all'altro. Sembrava che quella mattina tutto andasse di male in peggio, ma la verità era che da quasi due settimane, da quando Morgana lo aveva lasciato, tutto sembrava andare storto.

《Sire, non siate troppo severo con lui. È un bravo servitore ed è solo stanco. Se avesse, magari, una serata libera o una notte di sonno... Sono disposto a incaricarmi io dei suoi doveri》intervenne Cedric, avvicinandosi alla coppia e Artù sembrò riflettere sulle sue parole, mentre alternava lo sguardo tra lui e Merlino.

《No, non è vero. Non sono stanco, non voglio la serata libera e non mi sono addormentato!》insistette il giovane mago.

Si stava arrabbiando sempre di più e la cosa che lo stava irritando era che Artù sembrava credere a ogni parola che usciva dalla bocca di Cedric. Lo conosceva da appena due giorni e si fidava ciecamente di lui, al contrario che con Merlino.

《Forse hai ragione, Cedric》lo difese Artù.

《No!》sfidò Merlino.

《Zitto, Merlino》gli intimò il principe.

《Ma non capite che vuole liberarsi di me?! Se non foste uno zuccone, lo capireste!》sfogò, ormai su tutte le furie.

Il principe sgranò gli occhi per poi ridurli a due fessure, trucidando il suo servitore con lo sguardo. Non gli aveva mai parlato in quel modo e la sua pazienza stava superando il limite che si era presupposto di mantenere, quando entrò nelle scuderie. Per quello era rimasto calmo e riflessivo per tutto il tempo. Merlino si pentì delle parole che aveva usato per apostrofare il nobile reale e chinò lo sguardo, così come fece anche Cedric.

《Cedric ha ragione. Lui baderà a me stanotte, mentre tu puoi andare a dormire e a riflettere se vuoi essere il mio servitore o no》concluse infine.

《Ma io...》balbettò Merlino.

《È un ordine》lo interruppe e lui obbedì, afferrando la sua giacca marrone.

Era inutile insistere. Su una cosa, però, Cedric aveva ragione: Merlino era stanco, ma non fisicamente, era stanco mentalmente. Era stufo di tutta quella situazione con Morgana e desiderava liberarsi di tutte quelle emozioni oppresse da quasi due settimane. Magari sfogandomi dentro di lei, azzardò. Sentiva così tanto la sua mancanza che stava iniziando a ricordare il loro ultimo bacio, l'ultima volta in cui le loro mani hanno cercato il corpo dell'altro, rimarcando quanto si appartenevano a vicenda.

Ritornò a casa, cercando di calmarsi anche se in quel momento desiderava solo urlare dalla collera. Varcò la porta d'ingresso, chiudendola con un tonfo e si diresse spedito nella sua camera, evitando di incrociare lo sguardo del suo maestro.

《Che hai?》gli chiese Gaius, staccando gli occhi dal foglio su cui stava scrivendo.

《Niente》lo liquidò il ragazzo in tono freddo.

Gaius posò sul tavolo la piuma d'oca e si alzò dalla sedia per raggiungere il suo apprendista. Spalancò la porta socchiusa della sua stanza e si avvicinò al ragazzo, seduto su uno sgabello.

《Cosa è successo?》ripeté in tono più dolce.

《A volte vorrei solo che Artù si fidasse di me e che mi vedesse per quello che sono》sussurrò Merlino.

《Un giorno lo farà》lo rassicurò.

《Quando?! Per ogni cosa che faccio, lui mi considera un'idiota》gli fece notare lui, voltandosi verso il maestro.

Quest'ultimo si sedette sullo sgabello di fronte al ragazzo, fissandolo dritto negli occhi.

《Non è solo questo che ti tormenta, vero? C'entra anche Morgana?》domandò e Merlino chinò lo sguardo sui suoi stivali.

《Perché non mi avevi detto che vi eravate lasciati?》insistette.

《Non volevate che le stessi alla larga? Bene, lei mi ha lasciato e ora io devo solo voltare pagina》lo incalzò il giovane.

《Non è il momento di discutere di queste cose, Merlino. Io credo che tu e Artù siate destinati alla grandezza e che la tua vocazione sia servirlo e proteggerlo》gli rammentò il medico.

《È arduo》sospirò Merlino.

《Lo so, ma Camelot è in grave pericolo. Finalmente ho tradotto l'iscrizione: "Colui che infrangerà il mio cuore, completerà la mia opera"》affermò lui.

《Che significa?》chiese il servo.

《Ricordi la pietra preziosa nella tomba? Non è una pietra, è l'anima di Cornelius Sigan. La sua anima è viva, ma per essere tale un'anima ha bisogno di un corpo》spiegò.

《Quindi se la pietra viene rimossa da dov'è, il cuore si infrange e l'anima viene liberata》intuì Merlino.

《È ciò che temo》confermò Gaius.

Un rumore assordante, simile al verso acuto di un rapace, fece sussultare Merlino dalla paura. Quell'orribile suono l'aveva sentito nella sua testa e si portò la mano sulla fronte, espirando e cercando di calmare il battito del suo cuore. Voltò il capo in direzione della finestra socchiusa, dalla quale filtrava la luce della luna e si sollevò dal materasso, reggendosi con il gomito. Forse era solo un incubo, in fondo erano giorni che non riusciva a dormire serenamente.

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