XXVI
Il mattino seguente, appena il sole sorse, Merlino lasciò il suo letto e si recò alla scuderia per prendere un cavallo. Legò le sue cose intorno alla sella dell'animale, mentre Gaius si avvicinava a lui. Non era più arrabbiato con il suo apprendista, certo era preoccupato per lui, ma dentro di sé sperava che tutto andasse a buon fine.
《Tieni, ti servirà una mappa. Inoltre ti voglio dare questa zampa di coniglio come portafortuna, era un regalo di mia madre. Pare che protegga dagli spiriti maligni》disse, mentre Merlino apriva l'involucro di pelle marrone che avvolgeva la zampa di coniglio.
Lo ringraziò con un sorriso sincero e mise il regalo dentro la tasca della sua giacca, mentre la mappa la infilò dentro la borsa da viaggio.
《Tenete vivo Artù finché non torno》intimò al medico, mentre saliva in sella.
Incitò il cavallo a partire e si lasciò il regno alle spalle, mentre Gaius lo osservava in silenzio. Attraversò la foresta al galoppo, proseguì lunghe le vallate pianeggianti, seguendo le indicazioni della mappa dategli da Gaius e vide in lontananza le maestose montagne bianche che si stagliavano contro il cielo azzurro soprastante. Dopo ore a cavallo, raggiunse un lago con a riva una barca di legno che ciondolava dolcemente a causa delle onde. Scese da cavallo, legò le redini dell'animale intorno all'albero più vicino a sé e raggiunse la minuscola imbarcazione. Usò i suoi poteri per far muovere la barca che iniziò a dirigersi verso l'isola di fronte a sé.
L'ambiente era lugubre e sinistro a causa della fitta nebbia ingannatrice, delle nuvole - prima bianche e soffici come cotone, ora nere e minacciose - e del silenzio assordante, interrotto solo dal suono della campanella appesa sulla parte anteriore della barca, mentre nella parte posteriore vi era una bandiera ormai rovinata e consumata. Man mano che l'imbarcazione si avvicinava sempre di più all'isola, Merlino si guardò intorno, constatando che le mura distrutte che intravedeva da lontano erano gli ultimi pezzi ancora rimasti di un castello ormai in rovina. Sembra una città fantasma, pensò Merlino, mentre un brivido di paura percorreva la sua schiena, facendogli venire la pelle d'oca.
La barca si fermò davanti a un'entrata che dava l'accesso a quello che era rimasto del castello e il mago mise piede nella nuova terra. Attraversò l'ingresso e si ritrovò in una zona all'aperto, delimitata intorno dalle restanti mura della fortezza. In mezzo a quella sorte di cortile principale vi era un altare con alcune colonne di pietra sparse intorno.
《C'è nessuno?》domandò, mentre si guardava intorno.
Sembrava che in quel posto abbandonato e sperduto non ci fosse anima viva.
《Ciao, Merlino》sentì dire una voce femminile e il ragazzo si voltò in direzione di essa.
Alle sue spalle c'era Nimueh che gli sorrideva, esattamente come era successo la prima volta che si erano incontrati.
Merlino non immaginava di trovarsela davanti, non in quella situazione. Avrebbe giurato che non l'avrebbe più rivista, eppure lei era lì, davanti a lui che lo fissava in silenzio. Indossava un abito rosso bordeaux senza maniche e lungo fino ai piedi, alcune ciocche di capelli erano stati raccolti in una treccia, le sue labbra erano decorate dello stesso colore del vestito e i suoi occhi erano ancora più blu e profondi della prima volta.
《Nimueh! Non poteva riferirsi a te il drago》disse, scuotendo la testa, sbigottito e sorpreso dalla sua presenza.
《E perché mai?》lo incalzò.
《Hai cercato di uccidermi》le ricordò Merlino.
《Prima di comprendere la tua importanza》puntualizzò la ragazza.
《E Artù?》.
《Non è destinato a morire per mia mano e ora pare che sia io la sua unica salvezza》rispose lei.
《Sai cosa voglio chiederti?》domandò il servo e Nimueh annuì con un sorriso sinistro sulle labbra rosse.
《Senza avere nulla in cambio, non ho il potere di ridare la vita. Per una vita deve esserci una morte e l'equilibrio del mondo deve ristabilirsi》specificò.
《So che c'è un prezzo da pagare e sono pronto a offrire la mia vita per quella di Artù》affermò lui.
《Una volta sancito, l'accordo non può essere annullato》lo avvertì.
《Qualsiasi cosa mi chiedi, la farò. La sua vita vale più della mia》insistette con enfasi Merlino.
《La Coppa della Vita contiene il segreto della vita stessa. Se Artù berrà l'acqua in questa coppa, vivrà》spiegò la sacerdotessa, indicando con lo sguardo l'oggetto sacro e magico posto sopra l'altare.
Lo afferrò e Merlino si avvicinò a Nimueh per prenderlo. Quest'ultima pronunciò un incantesimo e delle nuvole cariche di pioggia si addensarono sopra le loro teste. Il cielo limpido venne oscurato dalle nubi temporalesche e una pioggia battente si riversò su Merlino, riempiendo la coppa che teneva tra le mani. La pioggia finì e Nimueh si riprese il calice per versare l'acqua in una piccola provetta a forma di corno, consegnandola al giovane mago. Merlino strinse gelosamente tra le dita la cura di Artù e lasciò l'isola, ritornando a riva. Riprese il cavallo e galoppò in direzione di Camelot per tutta la notte.
Quando attraversò la foresta che circondava il regno, era già mattina. Doveva assolutamente sbrigarsi o Artù sarebbe morto. Arrivò alle porte di Camelot e senza perdere tempo si diresse allo studio di Gaius. Si avvicinò al vecchio medico e gli consegnò l'acqua contenuta dentro la provetta. Era sfinito e visibilmente provato dalle fatiche del viaggio, ma non aveva tempo da perdere.
《Artù deve bere quest'acqua stillata dalla Coppa della Vita. Appena la berrà, si riprenderà. Vi prego, sbrigatevi》spiegò e Gaius obbedì, ma si bloccò a pochi passi dalla porta d'ingresso.
Un orribile pensiero si fece strada nella sua mente e la possibile risposta di Merlino a quella fatidica domanda lo terrorizzò. Aveva bisogno di saperlo!
《Quale prezzo hai pagato in cambio della vita di Artù? Quale vita hai barattato?》gli domandò in tono duro, ma Merlino non volle rispondere.
《Non c'è tempo. Gaius, state tranquillo, sono sicuro che andrà tutto bene》lo liquidò, sorpassandolo e dirigendosi nelle stanze del principe con il medico alle sue spalle.
Si sedette sul letto di Artù, visibilmente pallido come le lenzuola bianche con cui era coperto e gli tenne la testa tra le mani, mentre Gaius era in procinto di somministrargli la cura. La porta d'ingresso si aprì e Uther varcò la soglia, sorprendendo i due in atteggiamenti loschi.
《Che cosa fai, Gaius?》lo richiamò e il medico si voltò verso il re.
Gaius si scambiò uno sguardo colpevole con Merlino per qualche secondo, mentre cercava nella sua mente una scusa plausibile da dire al sovrano.
《È un tintura estratta da un antico rimedio contro i morsi velenosi》ammise in tono calmo e pacato.
《Una cura? Credi davvero che avrà effetto?》domandò Uther, avvicinandosi a loro.
《Speriamo, è la nostra ultima possibilità》rispose il medico.
Si chinò verso il principe e versò l'acqua sulle labbra dischiuse di Artù che ingoiò la cura. Con un inchino del capo Merlino e Gaius si congedarono, mentre il re rimaneva con il figlio, vegliandolo seduto sulla sedia affianco al letto. Appena si trovarono nel corridoio del castello, Gaius scrutò accigliato Merlino. Senza dire una sola parola si diresse nelle sue stanze e il giovane lo seguì, rimanendo in silenzio perché sapeva il motivo per cui il suo maestro lo fissava arrabbiato. Sapeva che Gaius aveva intuito su quale vita aveva barattato, ma non poteva farci niente. Era inutile discuterne, il danno era ormai fatto e ora bisognava pagarne le conseguenze.
Sentì una mano avvolgersi intorno al suo polso e Merlino venne trascinato in uno dei tanti vicoli ciechi del corridoio. I suoi occhi si scontrarono con quelli tanto amati, quanto dimenticati negli ultimi giorni, di Morgana. Sebbene si fossero lasciati in malo modo, Morgana voleva avvertire Merlino del suo incubo perché sapeva che qualcosa di orribile era in procinto di succedere.
《Ti prego, Merlino, fai attenzione! Questo è solo l'inizio》gli sussurrò, senza mai staccare gli occhi dai suoi.
Merlino chinò lo sguardo sulle dita di lei che stringevano il suo polso e si divincolò dalla sua presa. La guardò negli occhi un'ultima volta, notando le occhiaie evidenti e rosse che aveva e in completo silenzio si allontanò da lei. Morgana non si aspettava una tale reazione da lui, ma doveva immaginarlo. Dopotutto era comprensibile che provasse ancora rabbia nei suoi confronti dato che lo aveva lasciato senza averne parlato prima con lui. Eppure il suo comportamento distaccato e indifferente era ancora più freddo del muro su cui era adagiata, mentre lo osservava tornare nelle sue stanze.
Trascorsero alcune ore, durante le quali Merlino rimase nelle sue stanze a camminare avanti e indietro, torturandosi le unghie delle mani nervosamente. Non vedeva Gaius da parecchio tempo perché stava vegliando Artù insieme al re e l'attesa lo stava facendo impazzire. Non lo spaventava morire al posto di Artù, ma quello che lo terrorizzava era scoprire che il suo principe era morto e che la cura che aveva ottenuto con tanta fatica non era servita a niente. Stava iniziando a pensare che forse non poteva fare niente per Artù.
Sentì lo scatto della porta d'ingresso alle sue spalle e si voltò immediatamente, fissando negli occhi Gaius con una tensione nel cuore che non sopportava più. Il medico entrò nello studio e chiuse la porta, appoggiandosi con la schiena contro di essa in totale silenzio.
《Il principe è vivo》lo informò, impassibile in volto.
Tutta l'ansia e la paura patite in quelle lunghe ore da quando era tornato a Camelot si dissolsero immediatamente e Merlino avvertì un'intensa leggerezza in tutto il corpo. Il cuore aveva ripreso il suo battito regolare e lui era scoppiato dalla gioia.
Si prese la testa tra le mani, ancora incredulo che Artù fosse sopravissuto, ma quando incrociò lo sguardo deluso del suo tutore, l'ampio sorriso sulle sue labbra scomparve. Si ricordò cosa sarebbe successo fra pochissime ore come prezzo per aver salvato la vita di Artù, ma lui non aveva paura, era pronto ad affrontare la morte. Solo Gaius non era d'accordo con la sua decisione, ma non poteva fare altro che accettarlo.
Nonostante quella notte fosse motivo di felicità dato che il principe era ormai fuori pericolo, il temporale che si stava abbattendo sul regno non sembrava essere dello stesso parere. Le nubi oscure nascondevano la luna e il cielo stellato, provocando rombi e tuoni.
Merlino sentiva che quel maltempo era il segnale che presto tutto sarebbe finito. I bagliori dei lampi illuminavano la sua stanza avvolta nell'oscurità, mentre lui osservava per l'ultima volta la zampa di coniglio che gli aveva regalato Gaius. Strofinò il morbido pelo marroncino tra le sue dita e si distese comodamente sul letto, ignaro del fatto che a pochi passi da lui una figura misteriosa, nascosta nel suo mantello, aveva varcato l'entrata del castello per raggiungere lo studio di Gaius.
Solo un pensiero lo tormentava: non aver salutato i suoi amici un'ultima volta prima di lasciare quel mondo. Desiderava tanto dir loro l'ultimo addio...
Le ore passarono, il temporale scomparve e una nuova alba arrivò. La luce del sole filtrava dalla finestra della camera di Merlino, illuminandola. Il ragazzo era disteso sul suo letto, apparentemente senza vita, fino a quando le sue dita si mossero, racchiudendo il suo portafortuna nel palmo della mano. Sentiva del benefico calore sul corpo e aprì gli occhi. La prima cosa che vide fu la zampa di coniglio e aggrottò le sopracciglia confuso. Perché aveva ancora il suo portafortuna in mano?
Si alzò a sedere sul letto e si guardò intorno, constatando di essere ancora nella sua camera da letto. Impossibile! Lui doveva essere morto, doveva trovarsi nell'aldilà, un mondo dove regnavano gli spiriti di coloro che avevano lasciato il mondo dei vivi, ma allora perché si trovava ancora nella sua stanza? Forse Nimueh si era sbagliato, forse non esisteva nessun sacrificio. Probabilmente gli aveva detto così per spaventarlo.
Scese dal letto e aprì la porta della camera, scendendo i gradini per raggiungere il medico.
《Gaius, sono vivo!》esclamò, ma si bloccò, quando lo vide inginocchiato sul pavimento con affianco un corpo.
《Merlino, resta lì, non ti avvicinare》gli intimò Gaius, ma il ragazzo non lo ascoltò.
《Madre!》.
Ora capiva perché Gaius non voleva che lui si avvicinasse. La figura che era entrata di soppiatto nelle loro stanze durante la notte temporalesca era in realtà Hunith, venuta fin lì per chiedere il loro aiuto. Il suo viso era ricoperto di verruche, era molto pallida e tremava dal freddo a causa dei vestiti bagnati dalla pioggia.
《Che le è successo?》domandò Merlino, accovacciandosi affianco a loro.
《È gravemente malata. Questo non è un male qualunque》rispose il medico.
Merlino capì immediatamente tutto. Ecco perché non era morto: la Religione Antica pretendeva un sacrificio e aveva scelto la vita di Hunith, ma quello che non capiva era il perché. Aveva offerto la sua vita in cambio di quella di Artù, allora perché la Religione Antica - o meglio Nimueh - non aveva rispettato il patto. Qualcosa non era andato secondo i piani e ora sua madre stava morendo, anche se non era coinvolta in quella storia.
《Non è possibile!》sussurrò, mentre osservava il volto rovinato di sua madre.
《Chi hai incontrato sull'Isola dei Beati?》domandò Gaius.
《Nimueh. Ha preteso un prezzo, ma ho offerto la mia vita, non quella di mia madre》ammise.
Gaius capì che Nimueh aveva scelto di sacrificare sua sorella e sapeva che non poteva fare niente per salvarla. Era destino che morisse e nessuna magia poteva salvarla, neanche la più potente dell'universo.
《Merlino, vorrei poter fare qualcosa...》sussurrò, sospirando.
《Ti farò stare meglio, ci riuscirò!》esclamò deciso il ragazzo, rivolgendosi a sua madre e prendendole la mano ghiacciata e ricoperta anch'essa di verruche.
Era infuriato con il drago perché quest'ultimo sapeva il prezzo che doveva pagare per salvare la vita di Artù e piuttosto che dirglielo, ha preferito tenerselo per sé. Immaginava che Merlino, sapendo che la vita da sacrificare era quella di sua madre, non avrebbe mai acconsentito a partire verso l'Isola dei Beati e aveva ragione! Merlino era disposto a trovare qualsiasi rimedio pur di salvare sua madre perché teneva troppo a lei, essendo l'unica persona che gli era stato vicino fin dalla nascita.
Lasciò lo studio per dirigersi di corsa verso le viscere del castello. Stavolta il Grande Drago aveva proprio esagerato e Merlino era un concentrato di rabbia e dolore che doveva sfogare contro quella creatura egoista.
《Tu lo sapevi, vero?! Mi hai fatto scambiare la vita di mia madre per quella di Artù!》.
《Hai detto che eri disposto a tutto e sapevo che il prezzo sarebbe stato alto. Artù deve vivere e il tuo destino è proteggerlo fino a che sarà incoronato. Solo allora la magia potrà essere riportata nel reame e io sarò di nuovo libero》spiegò il drago.
Merlino strabuzzò gli occhi e rise amaramente. Finalmente aveva collegato tutti i pezzi mancanti degli eventi che si era susseguiti dal suo arrivo a Camelot. Si sentì così stupito e stolto a non averlo capito fin da subito e la rabbia che covava dentro prese il sopravvento.
《È questo che ti importava?! Pensavo che fossi mio amico》lo accusò.
《La vita di tua madre non è stata presa invano, infatti, io e te faremo grandi cose insieme》rivelò la creatura impassibile.
Era incredibile che fosse così tranquillo anche nelle situazioni peggiori, sapeva che tutto presto sarebbe cambiato con l'aiuto del giovane mago e il suo desiderio più grande si sarebbe realizzato una volta libero dalle catene del suo cancelliere. Merlino gli sbraitò contro tutto l'odio che provava nei suoi confronti.
《Tu non sarai mai liberato! Per quello che hai fatto non rivedrai mai più la luce del sole!》.
Stette per andarsene, ma il drago lo richiamò con rabbia. Aprì le ali minacciosamente e si preparò a sputare il suo fuoco contro di lui, ma Merlino creò uno scudo magico per proteggersi. Le fiamme non scalfirono la barriera invisibile e il drago si arrese. Il ragazzo lasciò cadere il velo magico e inveì contro la creatura le sue ultime parole di addio.
《Tu non mi rivedrai più, drago!》.
Lasciò la caverna sotterranea per tornare da sua madre, mentre sentiva ancora la voce rabbiosa dell'animale richiamarlo. Varcò lo studio, ritrovandosi davanti Gaius che lo fissava seduto sullo sgabello. Un orribile pensiero si fece largo nella sua mente e tutta la furia che covava fino a qualche secondo fa venne sostituita dal terrore e dalla paura di aver perso la persona più importante della sua vita.
《Dov'è?》chiese.
《Sta dormendo》rispose il medico, indicando con un cenno del capo la sua stanza.
Merlino si sentì sollevato e chiuse la porta d'ingresso per avvicinarsi a Gaius e sedersi affianco a lui. Il medico fissò in silenzio il suo apprendista e non volle aprire bocca perché sapeva già cosa voleva fare. Lo conosceva bene e non era difficile intuire cosa stesse pensando la mente del ragazzo, mentre osservava il pavimento. Merlino tirò su con il naso, espirando profondamente prima di dare voce alle sue prossime azioni.
《La devo salvare, Gaius! Se l'equilibrio del mondo ha bisogno di una vita, Nimueh prenderà la mia. Ritornerò sull'isola》.
Si alzò dallo sgabello, evitando di incrociare gli occhi del suo maestro, ma quest'ultimo gli afferrò saldamente il polso.
《No, Merlino, non puoi farlo! Sei giovane e il tuo dono e il tuo destino sono troppo preziosi per essere sacrificati》lo implorò.
《Il mio destino?! Lei è mia madre! I miei poteri non hanno significato, se non la salvo. Mi avete insegnato tanto: chi sono, come usare le mie abilità e che la magia andrebbe usata solo per grandi gesta, ma la cosa più importante che siete riuscito a insegnarmi, è fare la cosa giusta》ammise con le lacrime agli occhi e Gaius chinò lo sguardo.
《Merlino...》.
《Devo andare a salutare Artù》lo liquidò, asciugandosi le lacrime che scorrevano sulle sue guance, mentre il medico sospirava frustrato.
Merlino si recò nelle stanze del principe, cercando di contenersi dalle proprie emozioni. Quando ritrovò un'apparente calma e tranquillità, aprì la porta. Il principe, che non aveva visto il suo servitore negli ultime ore, era felice di vederlo, ma di certo non immaginava che quella sarebbe stata l'ultima volta che avrebbe incrociato lo sguardo del suo migliore amico.
《Ah, Merlino!》esclamò, mentre si versava l'acqua nel calice e prendeva un chicco d'uva dal porta frutta posizionato sopra il tavolo.
《Come state?》domandò il servo, cercando di prendere tempo prima di dirgli addio, stavolta per davvero.
《Bene e lo devo a Gaius》affermò il principe, sedendosi sulla sedia di fronte al cammino acceso.
Già, a Gaius! Nel udire quelle parole, Merlino si morse l'interno guancia, cercando di tenere a freno la lingua sul rivelargli come erano andate le cose veramente. Non avrebbe avuto alcun senso dirlo ora e per cosa poi? Sorrise falsamente, chinando lo sguardo sulle fiamme ardenti del cammino per poi avanzare di qualche passo.
《Devo parlarvi》ammise e Artù si voltò verso di lui, guardandolo silenziosamente e in attesa.
《Promettetevi che se prenderete un altro servo, non sarà un leccapiedi》scherzò Merlino e il principe lo fissò stranito.
Non sapeva se pensare se il suo servitore era ubriaco o se era solo un'idiota che si divertiva a prenderlo in giro e a strappargli un sorriso anche nei momenti più drammatici. Si lasciò scappare un sorriso di consolazione e posò il calice sul tavolo per aggiustarsi la benda che aveva intorno al collo che sorreggeva il braccio ferito. Emise un gemito di dolore, quando si toccò la ferita sulla scapola.
《Se stai cercando di lasciare il tuo lavoro...》iniziò a dire, ma Merlino lo interruppe subito.
《No, sarò felice di servirvi fino alla morte》puntualizzò con un tono di sicurezza incontestata.
Artù lo fissò, corrugando le sopracciglia e notando il suo sguardo deciso nel proprio. Gli faceva quasi paura, quando si comportava così stranamente.
《A volte sono sicuro di conoscerti, altre volte...》farfugliò, scuotendo la testa.
《Beh, io conosco voi. Siete un grande guerriero e un giorno sarete un grande re, ma dovete ancora imparare ad ascoltare》ammise Merlino.
《Qualche altro appunto?》sbuffò il principe, visibilmente offeso.
《No, tutto qui. Solo non fate il babbeo》concluse il servo, chinando lo sguardo sui propri stivali e voltandogli le spalle per lasciare la camera.
Ora Artù era ancora più confuso di prima. Cosa significava tutto quello che gli aveva appena detto? Nel giro di pochi secondi, Merlino era passato dal solito idiota pasticcione che scherzava e rideva a un Merlino cupo e inespressivo che neanche riconosceva più come migliore amico. Gli sembrava di aver parlato con uno sconosciuto e la cosa lo stava facendo un po' preoccupare.
Merlino volle tornare nelle sue stanze a vegliare sulla madre, ma c'era ancora una persona che voleva salutare. Non l'aveva fatto prima di recarsi all'Isola dei Beati e ora voleva rimediare. Si diresse al piano superiore e salì la scala a chiocciola. Bussò alla porta e attese.
Morgana andò ad aprire, ma non si aspettava di incrociare gli occhi verdi-azzurri di Merlino. Rimase interdetta per qualche secondo e prima ancora che potesse aprire bocca, Merlino le prese il volto tra le sue mani e unì rudemente le loro labbra. Sentiva una certa disperazione in quel bacio che non ebbe la forza di respingerlo. E anche se doveva respingerlo, non voleva farlo. Lo desiderava ardentemente da troppo tempo ormai. Posizionò le mani sui fianchi di Merlino, mentre quest'ultimo si introduceva dentro la sua stanza, spingendola a indietreggiare.
Sapeva che doveva starle lontana come si era promesso di farlo, ma al diavolo tutto! Lei non sapeva che quella era l'ultima volta che i loro occhi si sarebbero incrociati, i loro respiri si sarebbero mescolati, le loro lingue si sarebbero cercate e i loro corpi si sarebbero toccati ed esplorati a vicenda. Era quello l'ultimo ricordo che voleva conservare nel cuore prima di andarsene e di non fare più ritorno.
Chiuse la porta alle sue spalle e Morgana, presa dal momento, gli afferrò saldamente la nuca e lo spinse contro di essa. Si avvicinò alle sue labbra e intrufolò la lingua dentro la sua bocca con un tale impeto che Merlino quasi si sentì soffocare. Le loro lingue si stavano scontrando, le loro salive si stavano mescolando e, cavolo, non si sarebbero staccati per niente al mondo pur di rimanere lì come erano adesso.
Morgana pressò le dita sulle guance di Merlino come a non volersi separare più, neanche per respirare, e addossò il suo corpo contro quello del ragazzo, mentre quest'ultimo posizionava le mani sui suoi fianchi. Il suo seno sodo si schiacciava contro il petto asciutto di Merlino e i loro gemiti risuonavano piacevolmente nella camera. Ma Morgana si fermò, recuperando la lucidità ferrea che aveva bisogno per staccarsi da lui. Si allontanò bruscamente, voltandogli le spalle.
《No, non possiamo!》esclamò, inumidendosi il labbro superiore per sentire il sapore di Merlino sulla lingua.
《Perché no?!》ribatté lui, respirando affannosamente.
Era frustrato e arrabbiato con lei perché era ostinata e cocciuta come il fratello.
《Tu non capisci!》lo rimproverò, poggiando le mani sui fianchi e cercando di calmare il suo respiro accelerato.
Era sul punto di piangere di fronte a lui, sentiva gli occhi lucidi e aveva un disperato bisogno di sfogarsi da tutta l'ansia e la paura che aveva provato negli ultimi giorni. Una parte di lei, quella più grande e istintiva, desiderava solo concedersi a Merlino per quella notte, ma l'altra parte, quella più razionale che prendeva sempre il sopravvento ultimamente, le ricordava che dovevano stare lontani per il bene del ragazzo.
《Hai ragione, non capisco! Non capisco il motivo per cui ci siamo lasciati senza avermi dato una valida spiegazione, non capisco perché mi hai scartato via come se fossi uno dei tuoi tanti amanti, non capisco perché deve essere tutto così difficile tra noi...》affermò Merlino, avvicinandosi di qualche passo a lei.
《Perché sto cercando di proteggerti, ma tu non vuoi accettarlo》.
Merlino era stanco e seccato di sentire sempre la solita scusa che gli diceva Morgana. Se la sentiva ripetere continuamente da quanto era stato lasciato, ma lui non voleva accettarla.
《Non lo accetto perché non ho mai preteso questo da te》sbraitò e i due si fissarono negli occhi per qualche secondo, senza dire niente.
Merlino deglutì e riprese a parlare con più calma.
《Non ho mai voluto che ti allontanassi da me per la tua stupida paura di essere scoperti da tuo padre. Io so che corro dei rischi con te, ma sono anche consapevole che non riesco a starti lontana, non più da quando mi hai baciato per la prima volta》le rivelò e Morgana lo fissò senza battere ciglio.
《Quello che è appena successo, non dovrà ripetersi mai più》.
Morgana non avrebbe mai voluto dire quelle parole, ma non aveva scelta. Stava scalfendo il suo cuore più di quanto era stato colpito, ma era necessario. Merlino la guardò negli occhi e comprese in quello sguardo duro e accigliato che non sarebbe cambiato niente tra loro. Non sarebbero mai più tornati insieme...
《È vero, non si ripeterà più》si arrese.
《Esci per favore》gli ordinò Morgana, aprendogli la porta e lui se ne andò diretto.
La principessa chiuse la porta con un tonfo e si appoggiò con la schiena contro di essa. Si prese la testa tra le mani, intrecciando le dita tra i capelli mossi e si lasciò trascinare a terra, premendo le labbra tra di esse per resistere all'impulso di piangere per l'ennesima volta.
Intanto Merlino ritornò nelle sue stanze, dove sua madre era adagiata sul letto. Aprì la porta e trovò Gwen seduta sulla sedia affianco al letto che vegliava su Hunith. Che ci fa lei qui? Prima ancora che Merlino potesse chiederglielo, Ginevra rispose.
《Gaius è andato a prendere delle provviste e mi ha chiesto se potevo badare a lei》.
La ringraziò e gettò lo sguardo verso sua madre che stava dormendo. Le sue mani tremavano per il freddo, anche se era coperta con le lenzuola e Merlino sapeva che stava soffrendo tanto. Gli spezzava il cuore vederla così. Ginevra si alzò dalla sedia e si avvicinò a lui.
《Mi dispiace, ho cercato di metterla comoda》gli sussurrò, vedendo la tristezza negli occhi del ragazzo.
《Hai un cuore nobile, Gwen, non perderlo mai》disse Merlino e la serva aggrottò le sopracciglia.
Sembrava come se le stesse dicendo addio. Un gemito uscì dalla bocca di Hunith e Ginevra lasciò la camera, chiudendo la porta, mentre Merlino si avvicinava alla madre, sedendosi sulla sedia. Le prese la mano e con l'altra le accarezzò la fronte.
《Ti farò stare di nuovo bene, te l'ho prometto》sussurrò.
《Sei così buono》rispose Hunith.
《Non voglio che ti preoccupi, so che qualcuno lassù mi protegge e che un giorno ti rivedrò ancora》le rivelò.
Hunith era troppo debole per capire che Merlino le stava dicendo addio, ma dentro di sé sentiva che quella era l'ultima volta che l'avrebbe rivisto. Sapeva che stava morendo, ma non immaginava che in realtà colui che sarebbe morto per salvarla sarebbe stato proprio il figlio.
《Mi mancherai》lo salutò.
《Anche tu, tanto》ricambiò Merlino.
Estrasse dalla tasca della sua giacca la zampa di coniglio e la porse a sua madre, facendogliela stringere nella mano. Sarebbe stato il suo ricordo per quando lui non ci sarebbe più stato. Si distese sullo schienale della sedia e si addormentò, pensando al ricordo delle labbra di Morgana sulle sue.
Al mattino Merlino si svegliò prestissimo. Il sole era appena sorto e mancavano ancora delle ore al suo solito orario lavorativo. Aveva scelto proprio quel momento per non destare sospetti a nessuno, sopratutto ad Artù. Lanciò un'ultima occhiata a sua madre, ancora viva e dormiente, e afferrò la borsa da viaggio, lasciando la sua stanza. Scese i gradini e chiamò Gaius, mentre chiudeva la sacca. Si guardò intorno, constatando di essere solo lui in quella stanza. Si chiese subito dove fosse andato a quell'ora del mattino, non lo vedeva da quando era andato a salutare Artù e Morgana ed era strano. Su uno dei tavoli da lavoro c'era una lettera e Merlino si avvicinò a essa per prenderla. Era per lui e la aprì per leggerla.
Caro Merlino,
la mia vita è prossima alla fine e per gran parte ha avuto poco significato.
Non molto di me sarà ricordato e al contrario la tua vita è destinata alla grandezza.
Vivi secondo i principi che ti ho insegnato e in futuro diventerai il più grande mago di tutti i tempi.
Conoscerti è stato il mio più grande piacere e sacrificarmi per te non è che un onore.
Tu sei e sarai sempre il figlio che non ho mai avuto.
《No!》esclamò Merlino.
Lasciò di corsa lo studio e prese il primo cavallo che gli capitò dalla scuderia. Salì in groppa e incitò il cavallo al galoppo. Abbandonò il regnò, sfrecciando come una furia e percorse il sentiero che portava alla foresta, mentre Morgana lo osservava preoccupata dalla finestra della sua camera. Aveva una terribile sensazione che l'aveva tenuta sveglia tutta la notte e vedere Merlino lasciare il castello non fece altro che aumentare quella paura che aveva nel cuore.
Mentre Merlino attraversava la foresta, Gaius era già giunto all'Isola dei Beati in attesa di Nimueh. La strega era sorpresa di trovarselo di fronte e a dirla tutta era arrabbiata con lui. In passato Gaius si era rivolto a lei per chiedere aiuto e il risultato ottenuto aveva portato Uther a rinnegare la magia, dando inizio alla Grande Epurazione. Una colpa che si portava nel cuore da quella fatidica notte.
Merlino raggiunse l'isola, proprio mentre Nimueh stava compiendo il sacrificio. Sentiva la sua voce, mentre percorreva i gradini che davano l'accesso al cortile dove c'erano lei e Gaius.
《Ferma!》le ordinò, interrompendo l'incantesimo della sacerdotessa.
Quest'ultima si voltò verso il ragazzo e adagiò la Coppa della Vita sopra l'altare, mentre si avvicinava a lui.
《Che cosa hai fatto?》domandò Merlino, notando il suo tutore a terra, alle spalle di Nimueh.
《Tua madre è salva. Non era quello che volevi?》confessò lei.
《Ho offerto la mia vita per Artù né quella di mia madre né quella di Gaius》sbraitò furioso.
《Alla Religione Antica non interessa chi muore, ma solo che l'equilibrio venga ristabilito》controbatté Nimueh.
Merlino pronunciò un incantesimo e scagliò contro la sacerdotessa una scia magica che lei bloccò, assorbendo la magia con il dorso della mano.
《I tuoi trucchetti infantili sono inutili con me. Sono sacerdotessa della Religione Antica》disse, creando una palla di fuoco magica che lanciò contro il giovane mago che schivò, spostandosi di lato.
La sfera infuocata finì contro il muro alle spalle di Merlino, creando un buco e facendo cadere i massi di pietra. Il ragazzo finì per terra a causa dell'esplosione, ma si rialzò subito.
《Non avresti dovuto uccidere il mio amico》minacciò duramente.
Una potente scarica di adrenalina investì il suo corpo. Avvertiva come se un nuovo potere scorresse nelle sue vene e si sentiva potente. Alzò lo sguardo sul cielo e usando la sua nuova magia con la mente, scatenò dei lampi e tuoni. Nimueh alzò la testa sopra le nubi temporalesche e Merlino indirizzò uno dei fulmini verso la sacerdotessa che non ebbe tempo di capire cosa stesse succedendo né di difendersi. Le scariche elettriche attraversarono il suo corpo e in seguito ci fu un'altra esplosione che costrinse Merlino a coprirsi gli occhi con il braccio per proteggersi dall'accecante luce bianca e forte. Quando tutto fu finito, riaprì gli occhi e si avvicinò di corsa a Gaius, mentre una pioggia battente si riversava su di loro.
《Gaius, no!》.
Lo scosse dalle spalle, ma il medico non rispose. Merlino scoppiò a piangere, mentre le gocce imperlavano i suoi vestiti, mescolandosi con le lacrime.
《Merlino...》sussurrò il vecchio medico, ripresosi dalla stato di incoscienza in cui si trovava.
《Gaius, siete vivo!》esclamò il ragazzo, abbracciandolo.
《Che cosa hai fatto?》domandò confuso l'anziano, non capendo perché un diluvio si stava scatenando su di loro.
《Nimueh è morta e l'equilibro del mondo è stato ristabilito》rispose lui.
《Tu mi sorprendi. Sei riuscito a padroneggiare il potere della vita e della morte. Forse faremo di te un grande mago》ammise Gaius.
《Quindi ora credete in me?》domandò Merlino.
《Beh, lo farei se tu potessi fermare questa maledetta pioggia》confessò ironicamente e Merlino scoppiò a ridere.
Il medico lo imitò e i due si distesero sulla parete dell'altare, mentre si lasciavano inzuppare i vestiti dalla pioggia. Quel temporale, apparentemente minaccioso e sinistro, per Merlino era la salvezza in persona, le cui gocce lo lavavano e lo ripulivano dei peccati e dagli sbagli commessi negli ultimi giorni.
Tutto sommato alla fine tutto era andato per il meglio: Artù, Hunith e Gaius erano vivi e Merlino non doveva più sacrificarsi per nessuno. Se non fosse per la litigata con il drago che mentre il ragazzo era ancora sull'Isola dei Beati, la creatura stava urlando a squarciagola il nome del giovane mago, svegliando Morgana, la quale udì la sua voce e si spaventò.
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