XXV
Un'altra battuta di caccia era iniziata e nella foresta si udiva solo il cinguettare degli uccellini. Il gruppo di uomini stava avanzando lentamente e silenziosamente, cercando di mimetizzarsi con la boscaglia e con la fitta nebbia per inseguire la loro preda. Sebbene Merlino odiasse seguire Artù nelle sue spedizioni di caccia, stavolta era quasi grato al suo padrone per averlo portato con sé perché era un buon modo per distrarsi dai suoi problemi con Morgana.
Da quando lei lo aveva lasciato, non si erano più visti né parlati e Merlino faceva di tutto pur di non incrociarla nei corridoi del castello. Era arrabbiato con lei per come era finita tra di loro, ma non poteva far altro che rispettare la sua scelta. Dentro di sé soffriva parecchio e cercava di non darlo a vedere ad Artù, ma quest'ultimo aveva già iniziato a sospettare che tra sua sorella e il suo servitore fosse successo qualcosa. Morgana era sempre chiusa nelle sue stanze e Merlino era triste e distratto proprio come in quel momento, quando gli chiese di passargli la lancia e lui la fece cadere.
《La natura non ti ha dato qualche dono, Merlino?》commentò, prendendo l'arma da terra.
《No o forse sì. Io non sono né maleducato né insensibile》rispose lui sarcastico, facendo riferimento al comportamento arrogante del suo padrone.
《Sei soltanto irritante!》lo mise a tacere Artù, proseguendo l'inseguimento.
Merlino e i cavalieri si fermarono all'istante, quando sentirono degli strani versi e dei rumori di passi provenire proprio nella direzione in cui stavano andando e al giovane mago si gelò il sangue nelle vene al ricordo di tutti i brutti incontri che aveva fatto in quella foresta.
《Ha più paura lei di te di quanto tu ne abbia di lei》lo tranquillizzò il principe, notando il terrore nei suoi occhi.
Ordinò ai suoi uomini di dividersi in due gruppi e di avanzare in direzioni opposte per circondare la preda, quando quest'ultima sbucò improvvisamente. Una strana creatura dal corpo maculato di un leopardo e la testa e la lingua biforcata di un serpente si erse di fronte a loro, i quali spalancarono la bocca e gettarono a terra le armi per la paura. Subito scapparono, cercando di seminarla, ma la creatura era agile e veloce quanto un leone e durante la fuga uno dei cavalieri di Artù rimase indietro. Il gruppo uscì dal fitto del bosco e si fermò per riprendere fiato e guardarsi intorno.
《L'abbiamo seminata! Manca qualcuno?》chiese Merlino e, come risposta, l'urlo del cavaliere disperso riecheggiò tra gli alberi.
Merlino e Artù si guardarono negli occhi per un attimo e decisero di tornare a Camelot per avvertire il re. Nella sala del consiglio venne indotta subito una riunione d'emergenza con la corte reale.
《Secondo i testi antichi la comparsa di una Bestia Errante preannuncia un periodo di grande sconvolgimento》spiegò l'anziano medico.
《Gaius, è solo una superstizione!》lo liquidò il re.
《Comunque sia, sta diffondendo il panico. Il popolo teme che arrivi alla città》intervenne Artù.
《Dobbiamo ucciderlo! Artù, raduna le guardie, partirete all'alba》ordinò Uther e tutti lasciarono la sala, mentre Gaius rimaneva con il re.
Voleva farlo desistere a mandare i cavalieri contro quella creatura perché conosceva molto bene la sua storia e sapeva che da quello scontro non ne sarebbe uscito niente di buono, ma il sovrano non volle sentire altre prediche. Se ne andò e Gaius fu costretto a congedarsi. Quando tornò nelle sue stanze, prese un manuale per cercare la pagina in cui vi era la descrizione del mostro.
《Quella non è una bestia qualsiasi》commentò nervoso, camminando avanti e indietro per la stanza con il libro tra le mani.
《Non preoccupatevi》lo rassicurò Merlino con un sorriso.
《No, tu non capisci. Uther non crede alla Religione Antica, ma non va sottovalutata. Per combattere quella bestia bisogna conoscere la sua storia. Nel cuore della Religione Antica risiede la magia della vita e della morte e la Bestia Errante, purtroppo, ha questo potere: un suo morso e sei morto e non c'è nessuna cura》ammise Gaius.
Ora sì che Merlino stava iniziando a preoccuparsi seriamente!
Mentre un temporale si stava avvicinando minacciosamente sopra il castello di Camelot, Morgana stava affrontando un altro dei suoi incubi. Da quando si era lasciata con Merlino, i brutti presagi che apparivano nei suoi sogni erano tornati e stavolta erano più terribili di prima. Frammenti di eventi spezzati e insensati si susseguivano rapidi nella sua mente, impedendole di capirne il significato. Un drago che sputava fuoco, l'urlo di dolore di Merlino sotto una pioggia battente, lui e Artù che scappavano da qualcosa che li inseguiva alle loro spalle, il principe ferito che combatteva tra la vita e la morte per salvarsi, il verso agghiacciante di una creatura dalla testa di un serpente che mostrava i denti affilati come cocci di vetro...
Morgana aprì gli occhi di scatto e si alzò a sedere sul letto, ansimando e urlando disperatamente. Gwen, udendo la voce della sua padrona, si precipitò nella sua camera da letto e si avvicinò di corsa alla principessa. Aveva la fronte imperlata di sudore e fissava un punto indefinito della stanza, come se in quel momento non fosse lì presente, ma ancora dentro il suo spaventoso incubo.
《Morgana, era solo un brutto sogno. Sono io, sono Gwen!》la incitò, prendendole il viso tra le mani e Morgana si destò dall'incubo, riconoscendo il volto della sua migliore amica.
《Era terrificante!》esclamò lei con le lacrime agli occhi.
La serva le si sedette affianco e si abbracciarono.
《Va tutto bene》le sussurrò Ginevra, stringendola forte a sé.
Immaginava che presto Morgana sarebbe tornata vittima degli incubi, ma lei non sapeva che il fattore che aveva determinato il loro ritorno era dovuto alla rottura della ragazza con Merlino.
La mattina seguente, appena si svegliò, Morgana lasciò il letto e senza badare al fatto che era in camicia da notte, scese di corsa le scale che conducevano all'uscita del castello.
《Dobbiamo sconfiggerla prima che faccia del male ad altri sudditi del reame》sentì dire la voce di Artù, proveniente dal cortile principale, mentre radunava i suoi cavalieri per partire.
Lo chiamò e il principe si voltò verso di lei. Non capì l'agitazione che intravide negli occhi della sorella, ma era in camicia da notte e non poteva lasciare che lei si facesse vedere così di fronte ai suoi uomini che la fissavano per bene.
《Non puoi affrontarla!》esclamò Morgana, scagliandosi addosso al principe, ma quest'ultimo le afferrò delicatamente i polsi.
《Morgana, non c'è niente di cui avere paura. Torna subito a letto》la rassicurò, ma lei scosse la testa.
《Ti prego, Artù, ho visto delle cose terribili. Non ti lascerò andare!》lo implorò la sorella.
《Avrà fatto un brutto sogno》intervenne Merlino e Morgana si agitò ancora di più nel vedere il suo vecchio amore di fronte a lei.
《Per favore portala da Gaius》ordinò Artù al suo servitore, incitando con un cenno della mano le sentinelle ai lati della gradinata ad accompagnare la ragazza dal medico di corte.
Morgana era troppo preoccupata per suo fratello per badare ai brividi famigliari che avvertì, quando le mani di Merlino si poggiarono sul suo corpo o alla voce tanto mancata che udì sul suo orecchio.
《Mi assicurerò che non si faccia male, te lo prometto》le sussurrò il servo, mentre conduceva Morgana dalle guardie, le quali la trascinarono con la forza dentro il castello.
Merlino e Artù osservarono la scena interdetti, ma il giovane mago si era allarmato, quando aveva udito Morgana parlare del brutto sogno che aveva fatto e la cosa lo stava preoccupando. Era anche rimasto sorpreso di vedere la sua amata piombargli davanti così bruscamente che la sua mente non era riuscita a elaborare neanche il momento in cui le loro pelli erano entrate in contatto.
Si riprese dai suoi pensieri e si preparò per lasciare Camelot. Insieme ad Artù e ai cavalieri si addentrò nel bosco, raggiungendo la zona in cui era stata avvistata la Bestia Errante per la prima volta. Si guardò intorno, notando i rami degli alberi spezzati che giacevano sul suolo. Sembrava essere passato un tornado da quelle parti e l'impronta ancora fresca della Bestia Errante nel fango ne fu la prova. Gli uomini seguirono la pista, infiltrandosi ancora di più nel fitto della foresta fino a giungere a pochi metri dall'entrata di una grotta, dalla quale provenivano i versi del mostro. Si avvicinarono alla caverna, un cunicolo di tunnel sotterranei collegati tra di loro, e si divisero in coppie.
Merlino e Artù percorsero una galleria e giunsero in una zona buia e spaziosa che il servitore illuminò con la torcia che aveva in mano. Intorno a loro vi erano resti di ossa umane abbandonate lungo tutto il margine dell'area e mischiate con le foglie secche e aride del terreno e il fango. Sentirono un rumore e si guardarono intorno, cercando di capire da dove il mostro sarebbe apparso presto. Quest'ultimo uscì allo scoperto da una fessura alle loro spalle e ringhiò, infastidito dalla loro presenza non richiesta. Subito Artù allontanò Merlino e afferrò la spada per affrontare la creatura. Il principe attaccò più volte, cercando di scacciarla via, ma la Bestia Errante lo colpì in pieno petto, facendolo scaraventare sul terreno e la spada cadde a terra. Artù svenne e il mostro si avvicinò al principe, ma
Merlino agitò la torcia per attirare la sua attenzione. Vide la spada di Artù abbandonata in un angolo e usò i suoi poteri per controllarla con la mente. Pronunciò l'incantesimo che aveva usato contro il grifone e l'arma si illuminò di celeste. La indirizzò contro la Bestia Errante, la quale si agitò subito, quando avvertì le fiamme blu partire dal collo in cui era sprofondata la spada per poi espandersi in tutto il suo corpo. Cadde a terra morente e Merlino si avvicinò di corsa al principe per controllare se non fosse stato morso dal mostro. Lo scosse dalle spalle, cercando di controllare le lacrime che minacciavano di uscirgli, quando intravide del sangue nel palmo della sua mano. Subito si allarmò e gridò aiuto ai cavalieri sparsi tra i cunicoli della grotta.
Il gruppo ritornò immediatamente a Camelot e Artù venne scortato nelle stanze di Gaius dalle guardie reali. Merlino scostò tutti gli oggetti che erano sopra un tavolo da lavoro per permettere alle sentinelle di adagiare il principe svenuto. Era così in pensiero per il suo amico perché lui doveva proteggerlo, ma aveva fallito. L'aveva promesso a Morgana e ora non riuscirà più a guardarla in faccia per non aver mantenuto la parola.
《Che è successo? È stato morso?》domandò allarmato Gaius, notando la ferita sanguinante del principe.
《Ho cercato di salvarlo》si difese Merlino e le guardie reali uscirono dalla stanza per avvertire il re.
《Ci sarà pure una cura》ribatté.
《Lo vorrei tanto...》ammise il medico.
《La troverò io》concluse il giovane servo, recandosi nella sua stanza per prendere il suo libro di magia.
Non poteva lasciare che Artù morisse, doveva fare tutto il necessario per fare in modo che il principe ritornasse da lui e dalla sua famiglia.
《Merlino, il re sarà qui a momenti》lo avvertì Gaius.
《Il mio destino è quello di proteggere Artù, non può morire! Gaius, lui è mio amico》gli rammentò il ragazzo.
《Allora salvalo》lo incitò.
Merlino usò i suoi poteri per sfogliare velocemente tutte le pagine del libro fino a quando non si fermò sull'incantesimo adatto. Lo pronunciò immediatamente, ma non accadde nulla. Ritentò di nuovo, mentre Gaius controllava di tanto in tanto la porta d'ingresso, dalla quale sarebbe presto comparso il re.
《Forse richiedono tempo per fare effetto》rifletté Merlino.
《Il morso della Bestia Errante è una condanna a morte che nessuna magia può revocare》controbatté Gaius, mentre la voce disperata di Uther si avvicinava sempre di più a loro.
《Dov'è mio figlio? Artù!》esclamò, entrando nello studio e avvicinandosi al principe disteso sul tavolo.
Merlino usò i suoi poteri per chiudere il libro di magia e ci si parò davanti per evitare che il re lo vedesse.
《Fa' qualcosa, Gaius!》gli ordinò Uther.
《Ci sto provando, Vostra Maestà. Farò tutto ciò che è in mio potere》rispose lui.
《Lo porto nelle sue stanze》disse il re, prendendo il braccio di Artù per metterlo intorno al suo collo e lo sollevò.
Gli ci volle tutto il suo autocontrollo per non piangere di fronte a Gaius e Merlino, ma mentre percorreva il cortile principale per raggiungere il castello, il pensiero di aver perso suo figlio e il suo erede al trono lo colpì al cuore senza pietà. Si inginocchiò a terra con ancora il figlio tra le sue braccia e i cavalieri subito accorsero per aiutarlo. I quattro nobili afferrarono il principe e lo portarono nelle sue stanze, mentre Gaius aiutava Uther ad alzarsi da terra.
Alle loro spalle Merlino osservò la scena in silenzio perché si sentiva responsabile per quello che era accaduto ad Artù. Gaius e Morgana l'avevano avvertito della pericolosità della Bestia Errante, ma lui non era stato abbastanza prudente e ora il principe ne stava pagando il prezzo. Si precipitò di corsa al palazzo e prese una torcia per scendere nei sotterranei. Era spacciato, non sapeva più che fare!
《Non ho salvato Artù, non ho compiuto il mio destino. È stato morso dalla Bestia Errante, morirà di sicuro》rivelò al drago.
《Respira ancora?》domandò lui.
Che centra con quello che gli ho appena detto?! Come fa a essere così tranquillo, sapendo che Artù presto sarebbe morto?!... pensò Merlino.
《Sì, ma a fatica》rispose.
《C'è ancora tempo per guarirlo》constatò la creatura.
《Ci ho già provato, non posso salvarlo》ribatté il ragazzo.
《Tu non sai come riuscire a salvarlo》puntualizzò il Grande Drago.
《E tu puoi dirmi come fare?》gli chiese.
《Forse, ma non sarà per niente facile》lo avvertì.
《Farò qualsiasi cosa》obiettò subito Merlino.
《Molto bene. La Bestia Errante è una creatura evocata dal potere della Religione Antica e devi usare quella stessa magia antica per salvarlo》gli rivelò.
《Ma la Religione Antica si è estinta secoli fa》gli ricordò il giovane mago.
《La Religione Antica è la magia della terra stessa e costituisce l'essenza che lega insieme ogni cosa. Devi trovare coloro che ancora la praticano e che detengono il potere sulla vita e sulla morte. Recati al posto che gli uomini chiamano l'Isola dei Beati, oltre le montagne bianche e attraverso la Valle dei Re Caduti. A Nord dei Grandi Mari di Meredor troverai un lago che ti condurrà all'isola, dove si può ancora percepire il potere degli antichi e lì scoprirai come salvare Artù》spiegò l'animale e Merlino lo ringraziò con enfasi, visibilmente sollevato di sapere che c'era qualcosa che poteva fare per il suo padrone.
Non avrebbe lasciato che lui morisse, aveva fatto una promessa a Morgana e intendeva mantenerla.
《Merlino! Il giovane Pendragon deve vivere, costi quel che costi》gli intimò il drago e il giovane annuì con un cenno del capo.
Lasciò la grotta e ritornò allo studio di Gaius, dove vide quest'ultimo intento a preparare una medicina per Artù. Si guardò intorno per cercare la sua sacca da viaggio, mentre il medico gli chiedeva di aiutarlo con la sua cura. Merlino negò e gli raccontò quello che gli aveva detto il drago, senza specificare che era stato proprio quest'ultimo a dirglielo.
《La bestia è originata dalla magia antica e anche la cura verrà da essa. Voi avete detto che la Religione Antica è ancora viva: c'è un'isola oltre le montagne, l'Isola dei Beati. La conoscete?》.
《Una volta era il centro della Religione Antica e il cuore di tutto il suo potere》affermò Gaius.
《È la nostra unica possibilità! Devo trovarla e una volta lì chiederò di salvare Artù》disse Merlino.
《La Bestia Errante ha scelto Artù, quindi la Religione Antica ha deciso il suo fato》controbatté il medico.
《Allora vuol dire che li convincerò a cambiarlo!》esclamò il giovane.
《Non è così semplice!》sbraitò Gaius.
Era la prima volta che lo sentiva inveire contro di lui e Gaius si prese qualche secondo per ricomporsi.
《Solo i sacerdoti possono plasmare la vita e la morte, ma ci sarà un prezzo da pagare e sicuramente chiederanno una vita in cambio》spiegò.
Guardò Merlino dritto negli occhi perché sapeva che non avrebbe esitato neanche un secondo a sacrificarsi per Artù e aveva ragione.
《Mi dispiace, Gaius. Qualunque sia il prezzo sarò lieto di pagarlo》rispose Merlino senza battere ciglio e si ritirò nelle sue stanze.
Gaius non poteva fare niente per fermarlo, Merlino era deciso ad andare avanti per la sua strada e niente l'avrebbe fermato, pur di salvare la vita al principe.
La notte che seguì fu turbolenta per Artù che stava iniziando ad avere gli incubi e la febbre alta a causa della ferita sulla scapola sinistra. Portava una benda intorno al corpo per cercare di fermare la fuoriuscita di sangue, ma era svenuto, sudato e si agitava nel letto. Veniva costantemente controllato dal re, da Gaius e persino da Gwen, quando il medico era troppo stanco e aveva bisogno di riposare.
La serva prese una pezza e lo immerse in una ciotola d'acqua per asciugare le tracce di sudore sulla fronte e sul petto di Artù, mentre lo incitava a sopravvivere e a combattere la morte per il bene del regno e del suo popolo che attendeva ai piedi del palazzo reale con una candela accesa nelle mani. Ginevra voleva bene ad Artù perché quando lei aveva bisogno di qualcuno che la confortasse dopo la morte di suo padre, il principe le era stato affianco e ora toccava a lei ricambiare il favore. Afferrò la sua mano e la strinse tra le sue, baciandogli le dita.
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