XXIX

In questo capitolo sono presenti scene sessuali esplicite, contrassegnate all'inizio e alla fine da una riga in grassetto con questo simbolo ☆
Se siete sensibili e non volete leggere tali tematiche, scorrete avanti.
Buona lettura!

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Una nuova giornata di allenamenti era iniziata per Artù. In vista del torneo che si sarebbe tenuto il giorno dopo, aveva bisogno di esercitarsi parecchio per vincere. Si sentiva sicuro di sé e pronto, dato che batteva ogni cavaliere contro cui si sfidava nella lancia in resa. Non si trattava del solito torneo con la spada, ma stavolta era un combattimento in cui due cavalieri si disponevano agli estremi dell'arena e quando la bandiera che teneva l'arbitro si abbassava, i due uomini incitavano i cavalli a correre sempre dritto fino a scontrarsi a vicenda. Il primo che colpiva l'avversario con il giavellotto vinceva. Di certo non era un combattimento facile ed era abbastanza frequente che qualcuno ne usciva ferito gravemente o addirittura morisse.

Durante l'allenamento un raggio di sole proiettato dalla punta in metallo della lancia del suo avversario accecò il principe che si parò gli occhi, distogliendo lo sguardo. Anche se Artù era distratto, il suo avversario non volle approfittare e alzò l'arma in direzione del cielo. Artù e il cavaliere scesero da cavallo e si tolsero l'elmo.

《Perché non mi hai colpito? Ero vulnerabile, potevi disarcionarmi》domandò il principe, avvicinandosi a Sir Leon, il suo sfidante.

Era uno dei cavalieri migliori al servizio di Camelot e spesso accompagnava Artù nelle sue battute di caccia. Aveva dei mossi capelli castani, la barba scura e gli occhi azzurri.

《Per paura di ferirvi, Sire》rispose.

《Eri in netto vantaggio, non avresti dovuto esitare》insistette Artù.

《Non l'avrei fatto, se avessi avuto un altro avversario. Voi siete il futuro re, Mio Signore》rivelò Sir Leon.

《Hai giostrato contro di me nel torneo dello scorso anno, mi hai lasciato vincere?》domandò il biondo.

《No, Mio Signore》rispose lui, ma Artù sentiva che il suo amico non era sincero.

Era quasi sicuro che gli stesse mentendo solo per compiacerlo e non fargli fare brutta figura di fronte a tutti gli altri cavalieri presenti nell'arena. Per la prima volta in tutta la sua vita si accorse di essere diverso da tutti coloro che lo circondavano. Sapeva di essere più viziato e rispettato da chiunque incrociava il suo cammino, solo che ne ignorava il motivo, fino a quel momento.

《Chi sono non deve avere importanza. Non voglio un trattamento speciale né da te né da nessuno di voi, sono stato chiaro?》ordinò infine al gruppo che annuì.

Troppo deluso e arrabbiato lasciò l'arena e si ritirò nelle sue stanze, seguito da Merlino.

《Come posso dimostrare il mio valore, se i miei avversari non fanno del loro meglio?!》sbraitò frustato, mentre gettava a terra le componenti dell'armatura che il servo raccoglieva mano a mano.

《Sono sicuro che non succede sempre》lo rassicurò quest'ultimo e Artù lo fissò male.

Non succede sempre...

《Vuol dire che qualche volta succede?》domandò infastidito.

《No, credetemi, non è così》farfugliò subito il ragazzo.

《Adesso lo fai anche tu: mi dici esattamente quello che credi voglia sentirmi dire. Per tutta la mia vita sono stato trattato in modo speciale, voglio essere trattato come gli altri. Non hai idea di quanto tu sia fortunato》confessò.

Fortunato?! Merlino doveva ritenersi fortunato a essere un servo? Molto divertente questa, pensò. Come poteva Artù solo pensare che essere un servo al suo servizio fosse una fortuna, se lui non faceva altro che dargli ordini a bacchetta e sgridarlo? Casomai il contrario, era lui che desiderava essere al posto di Artù e vivere per un giorno la vita di un principe. Si sarebbe sentito rispettato, onorato e poteva godere della presenza di Morgana senza paura che il re lo potesse giustiziare. Continuava a soffrire per il loro allontanamento, ma ormai erano passati sedici giorni da quando si erano lasciati ed era giusto mettersi una pietra sopra e andare avanti.

《Beh, semmai voleste fare cambio, fatemelo sapere》scherzò, riprendendosi dai suoi pensieri.

《Non è un'idea completamente insensata》affermò stranamente Artù, voltandosi verso di lui.

Aveva fatto solo una stupida battuta, ma quella innocente barzelletta gli era bastata per farsi venire subito in mente un'idea geniale.

《Siete il principe Artù, non potete cambiare questo》gli fece notare Merlino, lasciando le sue stanze con l'armatura tra le mani.

《Sì che posso》pensò lui ad alta voce tra sé e sé.

Il resto del pomeriggio trascorse tranquillamente e all'ora di cena Artù decise di mettere in atto il suo piano. Mentre cenava in silenzio con il padre e Morgana, uscita finalmente dalle sue stanze in cui si era auto rinchiusa, aveva notato che il suo servo era rimasto allegro e spensierato per tutto il giorno e stava iniziando a esserlo anche la sorella. Forse ciò spiegherebbe la sua presenza a tavola con lui e il re, mentre Merlino portava vassoi di cibo.

《Abbiamo ricevuto delle segnalazioni su una bestia che si aggira nella foresta vicino ai confini settentrionali》iniziò a dire, spezzando il silenzio della sala.

《Che aspetto ha?》chiese Uther, alzando il calice che aveva in mano verso l'alto per farsi versare da Merlino l'acqua.

《Il corpo di un leone, le ali di un'aquila e la testa di un orso, pare》farfugliò lui.

Merlino e Morgana si lasciarono scappare una risatina che cercarono subito di soffocare, sigillando le labbra tra di esse. Il servitore si allontanò dal tavolo e si mise in disparte per lasciar proseguire la cena alla famiglia reale. Artù rimase piacevolmente sorpreso di sentire ridere i due mori dopo giorni di infelicità e silenzio totale e lo stesso valeva anche per i sottoscritti.

《Ritengo che sia un'opera di stregoneria》proseguì, scrutando di nascosto i due dietro il calice che si stava portando alle labbra.

《Dobbiamo distruggerla》constatò il re.

《Partirò per il Nord domattina》lo informò il figlio.

《Ti perderai il torneo》intervenne Morgana, alzando lo sguardo dal piatto che aveva davanti.

I suoi occhi si posarono immediatamente su Merlino, intento a fissarla già da qualche secondo.

Sentì le guance diventarle rosse per il modo in cui il ragazzo la stava guardando. Sembrava passato un secolo da quando non la vedeva e in quel momento Merlino si incantò a osservarla in tutta la sua bellezza. Gli mancava guardarla e starle vicino, gli mancava sentire il suo fiato caldo nell'orecchio, ma sopratutto gli mancava sfiorare quel corpo perfetto e sensuale con le sue forme da fargli togliere il respiro.

Morgana abbassò lo sguardo, mordendosi il labbro inferiore e ciò bastò a Merlino per risvegliare qualcosa che teneva dentro i pantaloni.

《Per quanto voglia gareggiare, i miei doveri verso Camelot vengono prima》disse Artù.

《Hai ragione, certo》confermò Uther, annuendo con la testa.

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Quando Morgana rialzò nuovamente lo sguardo, il servo le sorrise lievemente e lei ricambiò. I suoi occhi rivelavano una felicità che non pensava di provare da un po' di tempo. Artù la trucidò con lo sguardo perché non riusciva a crederci che dovevano sorridersi e guardarsi interrottamente proprio davanti al re.

Anche se Morgana aveva cominciato a uscire dalle sue stanze e a passare del tempo con la sua famiglia, ciò non cambiava le cose con Merlino. Non sarebbe più tornata con lui, anche se lo amava incondizionatamente e il suo cuore desiderava solo lui. Ma in quel momento non era per niente facile ignorarlo, se continuava a sentirsi nuda ai suoi occhi. Si sentiva osservata in ogni punto del corpo e i suoi pensieri stavano viaggiando verso una via peccaminosa, che andava oltre alla semplice voglia di baciarlo. No, sentiva un terribile bisogno di chiavarsi quel semplice servitore che la stava guardando innocentemente.

Strinse le cosce tra di esse per fermare il liquido caldo che iniziava a uscire dalla sua intimità, alimentato non solo dai suoi pensieri molto indecenti su Merlino, ma anche dovuto al fatto che aveva le mestruazioni da quella mattina. Sentiva di avere gli ormoni impazziti ed era facile perdere il controllo. Se Merlino avesse osato fermarla o avvicinarsi a lei, una volta conclusa la cena e lasciato la sala del consiglio, non si sarebbe minimamente fermata e se lo sarebbe trascinato nella sua camera per farsi sfondare il sedere da lui.
Ma diversamente da cosa Morgana pensava, Merlino non fece niente di tutto ciò.

Una volta finito di cenare, Artù e Morgana si ritirarono nelle loro stanze e il servitore seguì il suo padrone, non voltandosi a guardare Morgana che come una povera illusa aspettava una qualche sua reazione a quello scambio di sguardi. Scosse la testa per auto commiserarsi e si diresse nelle sue camere. Una volta sotto le sue coperte, cercò di addormentarsi, ma ogni posizione in cui si girava nel letto le sembrava scomoda. La sua mente pensava ancora a Merlino e a quanto si sentiva frustrata in quel momento a non godere delle sue carezze. Poi pensò che forse c'era un modo per soddisfare quella voglia carnale che aveva del ragazzo. In fondo non c'era niente di male a concedersi un po' di piacere se non poteva riceverlo dal diretto interessato.

L'eccitazione provata qualche ora prima a tavola tornò a investirla in tutti i nervi del corpo. Si mise a pancia in su, infilò lentamente la mano destra sotto le bianche lenzuola e iniziò a toccarsi il seno. Mentre sfiorava il capezzolo da sopra la sottile veste con i polpastrelli, pensò alla prima volta che aveva fatto l'amore con lui. Ricordò le sensazioni provate quella notte, a quanto le era piaciuto e a quanto voleva farlo ancora e ancora, fino a non sentirsi più le gambe.

Spostò la mano dal seno, percorrendo la pancia e arrivando fino alle parti bassi. Con le gambe sollevate, i ginocchi piegati e i piedi poggiati sul materasso, si alzò la gonna dalle cosce e avvicinò le dita all'inguine, massaggiando lentamente il suo punto più sensibile. Una scossa di piacere pervase il corpo e un gemito uscì dalle sue labbra, le quali si morse subito. Poi si ricordò che non c'era motivo di trattenersi perché era da sola e completamente al buio nella sua camera da letto.

Aumentò il ritmo, ruotando velocemente l'indice sul centro del suo piacere e chiuse gli occhi, immaginandosi nuda e sopra di Merlino. Infilò due dita dentro la sua intimità, già bagnata e dilatata. Il piacere, ancora più forte e intenso di prima, la investì tutta ed emise un gemito di soddisfazione. Certo, non era il membro di Merlino, ma per quella notte si sarebbe accontentata ugualmente. Riprese il suo sogno erotico di fantasia, mentre le sue dita penetravano l'entrata, raggiungendo il punto in cui avrebbe urlato dal piacere fra qualche minuto.

Immaginò le mani del servo sui suoi fianchi che guidavano i movimenti dei loro sessi che si univano, facendoli mugolare sommessamente. Immaginò di afferrare le mani di Merlino e di portarseli sui seni che il ragazzo stringeva, dicendo eccitato il suo nome. Si dimenavano nel letto, facendo sbattere i loro glutei in concomitanza.

Mentre continuava a muovere sempre più velocemente le dita, Morgana strinse con l'altra mano le coperte per cercare sollievo alle sensazioni che la stavano investendo come un uragano. Non mancava molto per raggiungere l'orgasmo, doveva solo pensare a un'altra posizione eccitante con Merlino per farla venire. Immaginò di trovarsi stavolta sotto di lui con le gambe completamente divaricate per accogliere il suo membro duro e possente. Strinse in un pugno i capelli neri del ragazzo, incitandolo ad andare più forte e deciso.

Inarcò la schiena e finalmente venne in un urlo liberatorio. Il suo respiro era veloce e affannato, le guance rosse e sentiva le gambe che ancora le tremavano per l'orgasmo. Si prese qualche secondo, facendo grandi respiri per calmarsi.

Non era la prima volta che si toccava, ma erano rarissime le volte in cui lo faceva. Solitamente se aveva voglia di fare sesso, si recava nella stanza di qualche cavaliere o nobile e senza troppi giri di parole, si concedeva una notte di passione per poi andarsene subito dopo. Ma ora le cose erano diverse: lei voleva solo Merlino, solo lui aveva il privilegio di infilarsi tra le sue gambe.

Estrasse le dita da sotto le lenzuola, sentendole bagnate non solo dei suoi umori, ma anche di sangue mestruale. Sbuffò e si alzò dal letto per farsi un bagno veloce nel cuore della notte.

☆☆☆☆☆☆☆☆☆☆☆☆☆☆

Il mattino seguente Artù si svegliò e si preparò per il finto viaggio. Una volta pronto, prese un cavallo e percorse il sentiero che portava alla foresta. Quando capì di essere abbastanza lontano dal regno per non essere visto da nessuno, ma allo stesso tempo abbastanza vicino da tornare a piedi tranquillamente, scese dal cavallo e si guardò intorno in attesa di Merlino. Lo intravide, mentre si avvicinava a lui con il fiatone.

Merlino, infatti, si era svegliato tardi perché aveva passato la notte, pensando a Morgana, mentre si masturbava e il bello era che neanche immaginava che la principessa aveva fatto la stessa cosa. Quando aprì gli occhi, si ricordò che Artù lo stava aspettando nella foresta e di fretta e furia lasciò le sue stanze, mettendo tutti i vestiti che gli capitavano in mano su un borsone.

《Sicuro di quest'idea?》domando il servo ad Artù, mentre indossava una sua maglia per mascherarsi e fare in modo che nessuno lo riconoscesse.

《Fingermi un altro è l'unico modo per far sì che le persone siano oneste con me》rispose lui, prendendo un mantello blu e avvolgendoselo sulle spalle.

Merlino non era convinto del grandioso piano del principe, ma quest'ultimo non gli dava mai ascolto, quindi era inutile insistere. Ritornarono a Camelot e si incamminarono verso la casa di Gwen, facendo attenzione che nessuno identificasse il volto di Artù, nascosto dietro il cappuccio.

《Mio signore》disse Gwen, inchinandosi davanti al principe, quando i due entrarono nell'abitazione.

《Ginevra, sei gentile a ospitarmi》borbottò lui, visibilmente nervoso.

《Sono felice di aiutarvi. Ho preparato del cibo per voi》farfugliò lei, anche ella nervosa.

Si diresse verso il ripiano della piccola cucina per prendere dei piatti, mentre Merlino si avvicinò al principe.

《Non ti aspetterai che io resti qui?》gli sussurrò per non farsi sentire dalla ragazza, mentre scrutava ogni angolo della casa.

Era completamente diversa dal palazzo che era solito frequentare, ma in fondo Gwen era una popolana e lui un nobile di rango, quindi era normale sentirsi a disagio in un posto così angusto e piccolo.

《Dobbiamo tenervi nascosto e Gwen non dirà ad alcuno che siete qui》ribatté Merlino e lui sospirò.

《Come procedono i preparativi? Chi sarà il nostro cavaliere al torneo?》domandò al servo ad alta voce, facendo finta di niente.

《Un contadino che viene da un villaggio lontano e sono certo che nessuno lo riconoscerà》si limitò a dire il ragazzo, passando lo sguardo tra Artù e Ginevra.

《Sarà all'altezza, spero》lo avvertì il principe e Merlino borbottò qualcosa di incomprensibile, dato che non sapeva bene cosa intendesse Artù con quella frase.

Di certo un uomo con i capelli marroni sporchi di fieno, una folta barba scura e con indosso abiti sudati e rovinati non era minimamente il prototipo di sostituto che Artù si aspettava di trovarsi davanti a sé.

《Fantastico》commentò per non lasciarsi subito abbattere dallo sconforto.

Merlino lo lavò e Gwen si unì per aiutare il servo a vestirlo e a fargli indossare la calzamaglia e la divisa da cavaliere sotto l'accurato controllo di Artù.

《D'ora in poi sarai Sir William di Deira》concluse Merlino, mostrando il sigillo di nobiltà al gruppo.

Artù, seduto sul tavolo in legno davanti a loro, sospirò contrariato. Non sapeva se piangere o ridere di fronte a tutto ciò, stava iniziando a pensare che il suo piano sarebbe andato subito in frantumi. Era tutto pronto, ora bisognava spiegare a William come comportarsi come un cavaliere, in modo che il re non lo sgamasse subito.

《Immagina di essere molto arrogante. I cavalieri si credono superiori a tutti》gli consigliò Merlino, lanciando un'occhiata al principe.

《Non è arroganza! Ignoralo, è un idiota. Un cavaliere deve comportarsi con onore e nobiltà. Devi convincere tutti che provieni da una famiglia nobile》controbatté Artù.

Il giovane contadino raddrizzò la schiena e iniziò a passeggiare avanti e indietro per la casa, cercando di mantenere la posizione dritta il più a lungo possibile.

《Puliscimi l'armatura subito》ordinò in tono deciso e autoritario a Merlino, voltandosi verso di lui.

《Adesso sì che ci siamo!》esclamò Artù soddisfatto, mentre il servo rimaneva interdetto per qualche secondo.

《Sì, devi pulire la nostra armatura》confermò poi.

《Già》affermò William con ancora il suo tono deciso, mentre Ginevra chinava lo sguardo per terra per nascondere un sorriso divertito.

Nel frattempo si fece ora di pranzo e quando Merlino tornò a casa, subito si buttò in letto, stanco morto.

Forse non era stata una buona idea masturbarsi il pene la notte scorsa, mentre pensava a Morgana e a tutti i modi nei quali avrebbe voluto fare sesso con lei. Non era rimasto indifferente a quello scambio di sguardi a cena, ma non voleva più farsi avanti con lei, non dopo che lo aveva respinto e detto di starle lontano.

Una volta finiti i suoi doveri con Artù, si era ritirato nelle sue stanze per dormire, ma non riusciva a prendere sonno, dato che soltanto guardando Morgana, gli era bastato per farsi venire un'erezione. Gli era venuto in mente di appagare quel desiderio represso e proibito, stando ben attento che Gaius non sentisse i suoi gemiti strozzati e sebbene fosse la prima volta per lui, ci era riuscito perfettamente.

《Sono contento che ti riposi, Merlino, avrai le forze per pulire la vasca delle sanguisughe》lo svegliò il medico, destandolo dai suoi pensieri e lui sbuffò contrariato.

Si era appena messo sul letto e ora doveva alzarsi di nuovo per lavorare. Era così stanco e gli occhi gli si chiusero, senza che lui ebbe la forza di respingere il disperato bisogno che aveva di dormire.

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