XXIV
CAPITOLO MOLTO LUNGO (8267 PAROLE), SPERO VI PIACCIA!
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Uno strano rumore simile ad un fischio svegliò Merlino che si alzò a sedere dal letto di soprassalto. Il suono continuava a rimbombargli nella mente e guardò fuori dalla finestra aperta, da cui entrava la luce della luna. Era notte fonda e fra alcune ore si sarebbe dovuto alzarsi per andare a lavorare.
Quel rumore proveniva dalla bottega di ferramenta, in cui Tom stava fabbricando il piombo fuso per un uomo misterioso. Quest'ultimo tirò fuori una pietra che usò per trasformare il liquido argentato in puro oro grazie all'aiuto di un incantesimo. Tom rimase stupito dalla magia che avvenne davanti ai suoi occhi e fece raffreddare il composto, ottenendo un lingotto dorato. Improvvisamente la porta alle loro spalle si aprì bruscamente e Artù entrò con i suoi uomini. Lo sconosciuto si mise subito a correre e il principe ordinò alle sentinelle di inseguirlo e di catturarlo, mentre lui arrestò il povero fabbro.
Intanto, Merlino decise di alzarsi dal letto e uscire dalla sua camera. Gaius stava leggendo e revisionando alcune carte, quando vide con la coda dell'occhio la figura del suo apprendista.
《Non riesci a dormire?》gli chiese, senza mai staccare gli occhi dal foglio.
《Qualcosa mi ha svegliato》rispose lui.
《Che cosa?》domandò curioso.
《Non lo so... una sensazione... come se fosse stata usata una magia potente qui a Camelot》ammise Merlino, ma la porta d'ingresso si aprì, rivelando una Gwen parecchio agitata.
《Gwen, che succede?》chiese Merlino, avendo intuito che qualcosa non andava.
《Mio padre è stato arrestato, dicono che stava forgiando armi per uno stregone. L'accusa è di tradimento》spiegò, avvicinandosi ai due uomini.
《Tradimento?!》esclamò sorpresa Morgana.
Era stata svegliata dalla voce della sua serva, la quale le rivelò che suo padre era stato arrestato da Artù. Non badando al fatto che era in camicia da notte, si prese la veste in pelliccia bianca e si diresse verso le stanze del re per parlare con suo padre e suo fratello.
《Sì, Morgana. Il fabbro aiutava un nostro acerrimo nemico》spiegò Uther.
《Nemico? Quale nemico?》domandò Morgana.
《Tauren, il capo di una banda di stregoni rinnegati che hanno giurato di uccidere il re》rispose Artù.
《E dove sarebbe ora questo Tauren?》domandò nuovamente la ragazza.
《È scappato》ammise frustato suo fratello.
《Allora, come fai a essere sicuro che...》.
《Perché Artù l'ha visto con i suoi occhi》la fermò il re.
《Non puoi condannare a morte Tom solo perché è stato visto con lui》ribadì lei.
《Noi riteniamo che abbia forgiato armi per Tauren》aggiunse Uther.
《Sciocchezze! Non lo farebbe mai》controbatté immediatamente Morgana.
《Abbiamo trovato questo nelle sue mani》disse Artù, mostrandole il lingotto d'oro che aveva trovato tra le mani di Tom, quando lo aveva sorpreso nella sua bottega.
E con questo?! Suo padre non poteva condannare a morte un uomo senza prove, tra l'altro un uomo che conosceva fin da bambina.
《È stato pagato, dopotutto è un fabbro》lo difese Morgana, ma suo padre la ignorò, non volendo saperne di ascoltare le sue prediche.
Morgana conosce bene il carattere testardo di suo padre, ma sapeva anche che lui dava particolarmente ascolto alle parole del suo erede preferito. Si voltò verso il fratello e lo guardò dritto negli occhi. Il principe capì subito che Morgana voleva che lui intervenisse e con un sospiro decise di fare un tentativo.
《Padre, il fabbro ha commesso un crimine, ma non è sicuro che sia tradimento》.
《No, hai ragione. Non c'è nulla di certo, ma la legge va rispettata o questo regno cadrà》fu la risposta del re.
《Giustizia il padre di Gwen e io non te lo perdonerò mai!》lo minacciò Morgana, andandosene con una rabbia cieca negli occhi.
Intanto, Merlino e Gaius si erano recati nelle segrete per accompagnare Gwen dal padre. La videro parlare con Tom e dopo alcuni minuti, lei si avvicinò a loro.
《Cosa ha detto?》le chiese Merlino.
《Che Tauren gli ha offerto una fortuna per il suo aiuto. Non voleva armi, voleva fare un esperimento. Tauren non gli ha detto che tipo di esperimento si trattasse, ma ha usato una strana pietra e una formula magica》spiegò lei e Merlino e Gaius si guardarono negli occhi per un istante.
Gwen aveva finalmente capito perché il padre si comportava in modo strano con lei negli ultimi giorni: le regalava sempre vestiti molto costosi e stava fuori casa anche dopo l'ora di cena. Le diceva che le cose stavano cambiando, stavano migliorando e che presto la loro vita sarebbe stata molto più agiata e felice, ma di certo Gwen non immaginava che quelle promesse avrebbero condotto il padre in prigione.
Merlino decise di ospitare Ginevra a casa sua per non farla sentire sola e la accompagnò nella sua stanza, dove lei si addormentò subito nel suo letto per la stanchezza. La coprì con un lenzuolo e si sedette sulla sedia a dondolo, coprendosi con la coperta.
Dopo alcune ore il cielo iniziò a schiarirsi e il sole spuntò da dietro l'orizzonte di montagne. Morgana non era riuscita a dormire molto quella notte perché era preoccupata per Gwen. Il suo primo pensiero, quando si svegliò, fu quello di recarsi a casa sua dato che la serva non si era presentata a lavoro. Si vestì velocemente e lasciò il castello per raggiungere la città bassa. La porta della casa di Gwen era spalancata e Morgana si affacciò alla finestra, chiamandola. Varcò leggermente la soglia dell'abitazione, ma vide che non c'era nessun segno di vita.
La principessa pensò che forse Gwen si trovava alla bottega di ferramenta del padre e si diresse lì. Aprì la porta, chiamandola più volte, ma anche lì non c'era nessuno. La sala era in disordine e tra gli oggetti che giacevano sul pavimento intravide un sacchetto di pelle marrone abbandonato. Morgana si inginocchiò e lo raccolse. Sciolse il nodo che lo teneva legato ed estrasse una strana pietra. La prese tra le mani e la roccia si illuminò di un colore ambrato, emettendo il famigliare fischio che Merlino avvertì immediatamente, destandolo dal suo sonno. Morgana aggrottò le sopracciglia, non capendo cosa stesse succedendo, ma decise di ritornare al castello e di nascondere la pietra nelle sue stanze. La infilò dentro un cofanetto esagonale che chiuse con il suo apposito coperchio e il fischio nella testa di Merlino si fermò.
Morgana non sapeva più dove altro cercare Gwen, ma c'era un ultimo luogo che non aveva ancora controllato: le stanze di Gaius e Merlino. Forse Ginevra era con loro per stare in compagnia dopo quello che aveva passato qualche ora prima con suo padre. Si diresse verso lo studio di Gaius e dalla porta leggermente aperta della camera di Merlino vide la sua amica dormire nel letto del ragazzo. Salì i gradini e chiamò Merlino, il quale si voltò verso di lei.
Non si era neanche accorto della sua presenza nella stanza, dato che aveva la mente altrove: da quando aveva sentito quel suono nella sua testa, non faceva altro che chiedersi cosa o chi la scaturiva. Si alzò dalla sedia a dondolo e si avvicinò a Morgana.
《Come sta?》gli chiese, mentre guardavano Gwen dormire profondamente.
《Se la cava bene》rispose lui, ma Morgana non ne era tanto convinta.
Sapeva quanto Gwen amasse il padre, era l'unico componente rimastaglieli di una famiglia dispersa. Ginevra non aveva mai conosciuto sua madre, ma aveva un fratello minore che non vedeva da quattro anni e vedeva in Morgana una sorta di sorella di cui prendersi cura e proteggere.
《Lasciamola riposare》propose, scendendo i gradini e Merlino la seguì.
Socchiuse la porta della stanza e chiamò Morgana, la quale si fermò, voltandosi verso di lui.
《Hai parlato con Uther? Deve capire che c'è stato un errore: qualsiasi cosa Tom facesse, non complottava contro il re. Lui è la persona più onesta che io conosca》disse, appoggiandosi al muro e incrociando le braccia al petto.
《Lo so, ne sono certa, però mio padre vede solo nemici. Purtroppo Tom era con Tauren e questo lo rende un nemico》affermò lei.
Merlino chinò lo sguardo combattuto e triste e Morgana si avvicinò a lui, dandogli un bacio sulla guancia.
《C'è qualche speranza?》domandò lui.
《No, nessuna, Merlino》ammise Morgana, andandosene.
Merlino sospirò e diede un'occhiata a Gwen dalla fessura della porta.
Morgana sapeva che il re non avrebbe mai liberato Tom anche se era innocente, ma lei non avrebbe lasciato che Gwen perdesse l'unica persona di cui si prendeva cura e attendeva il suo ritorno a casa. Se non poteva annullare l'accusa di tradimento del padre, voleva dire che avrebbe aiutato Tom a scappare. La situazione in cui si era cacciata il fabbro le fece pensare che anche Merlino poteva finire nei guai se il re venisse a scoprire della loro storia e non poteva permettere che ciò accadesse. Forse era meglio che lei e Merlino si lasciassero per il bene del ragazzo. Dovevano tornare ad essere solo amici e non sorridersi più quando erano in pubblico.
Senza farsi vedere da nessuno si diresse verso le stanze del fratello e aprì la porta, chiamandolo. Si guardò intorno e una volta constatato che non c'era nessuno, entrò, chiudendo la porta e si avvicinò al mobile affianco al letto, dove sapeva che Artù teneva un mazzo di chiavi nere. Aprì il minuscolo cassetto e afferrò il mazzo, estraendo la chiave che apriva le celle dei sotterranei. Rimise il mazzo al suo posto, chiuse il cassetto e lasciò la camera per dirigersi verso le segrete. Scese nei sotterranei e si avvicinò alla cella di Tom, il quale appena vide la principessa, le si avvicinò.
《Non ti porto buone notizie, sono solo venuta a vedere come stavi》disse Morgana.
《Ditemi di Gwen》chiese lui.
《È una ragazza forte. Spera di vederti libero》lo rassicurò con un debole sorriso.
《So cosa pensa Uther della stregoneria. Sono un uomo morto, vero?》intuì l'uomo, appoggiandosi alle sbarre della cella.
Morgana si guardò intorno e stando attenta a non farsi vedere dalle guardie, avvicinò la mano a quella di Tom, passandogli la chiave che gli avrebbe permesso di lasciare il regno nel cuore della notte. Sperava solo che il suo piano riuscisse fino in fondo e che Tom lasciasse Camelot insieme a Gwen. Sempre meglio che morire ingiustamente, pensò.
《Buona fortuna》gli augurò, prima di andarsene e tornare al castello.
Intanto, Merlino era al servizio di Artù e insieme stavano osservando due uomini scortati dalle sentinelle per essere giustiziati dal boia.
《Verranno giustiziati per ordine del re?》domando Merlino, non affatto sorpreso dal modo di governare di Uther.
《Sì, Merlino. Hanno commesso un crimine molto grave》affermò il principe.
《Dare un letto ad un uomo per una notte?!》esclamò accigliato il servo.
《Non ad un uomo, ma ad uno stregone》precisò Artù.
《Magari non lo sapevano》ribatté Merlino.
《Non spetta a te discutere le decisioni di mio padre, chiaro?》lo minacciò il biondo in tono duro.
《Sì, Signore》annuì Merlino, chinando leggermente il capo.
《Ora torna a casa a fare quello che dovresti fare》gli ordinò e Merlino obbedì in silenzio.
Artù lo osservò tornare alla cittadella e si pentì di essersi rivolto così al suo servitore. Non voleva essere sgarbato nei suoi confronti, ma era già abbastanza nervoso per l'atmosfera pesante e di paura che si avvertiva nel regno.
Il momento di tentare la fuga arrivò e mentre un temporale minacciava le nubi nere sopra il castello di Camelot, Tom attendeva di mettere in atto il suo piano di fuga. La sentinella se ne era appena andata e Tom aprì la cella, infilando la chiava nella fessura di ferro. Lasciò le segrete e si mise a correre tra i tunnel sotterranei, mentre il suono delle campane avvertiva la sua fuga al re e ad Artù. Raggiunse la scalinata che conduceva ai piani superiori del castello, ma venne subito circondato dalle guardie reali che, per ordine di Uther, lo uccisero senza pietà.
Il suo urlo di dolore riecheggiò straziante in tutto il palazzo e Gwen, al mattino, ne pagò le dure conseguenze. Era tornata al servizio di Morgana dopo aver passato il giorno precedente in compagnia di Merlino e scendendo la scalinata del palazzo, si avvicinò al carro di legno che trasportava il corpo senza vita del padre. Lo chiamò con le lacrime agli occhi e Morgana udì la sua voce rotta dal pianto fin dalla sua camera. Capì che quello che non voleva che accadesse, in realtà era appena successo sotto ai suoi occhi.
Mentre guardava la sua serva disperarsi per la morte di Tom, Morgana prese la decisione di rompere con Merlino. Non poteva rischiare che tutto quello che aveva passato il fabbro, accadesse anche a lui. Nessuno dei due voleva ciò, ma Morgana non aveva scelta ed era necessario se voleva proteggerlo dalla tirannia del re. Con una maschera di rabbia in volto si diresse spedita verso le stanze di suo padre. Le guardie le aprirono la porta e lei entrò.
《Hai le mani insanguinate, Uther Pendragon! Sangue di cui non ti libererai!》esclamò, avvicinandosi al padre, intento a leggere dei documenti.
《Posso ricordarti che stai parlando al tuo re?》le intimò Uther, staccando gli occhi dal foglio e posandolo sul tavolo.
《Posso ricordarti che un re è saggio e giusto? Tu, no! Governi solo con la spada》lo incalzò Morgana.
《Tu non sai cosa significa essere un re. Il destino di Camelot è nelle mie mani ed è mia responsabilità proteggere il popolo di queste terre dai nemici》le ricordò Uther.
《Tu vedi nemici ovunque》gli fece notare.
《Sta' attenta a come parli o ti farò arrestare!》la accusò il re.
Bene, fallo! Non ho niente da perdere, pensò.
《Provaci》lo sfidò lei e Uther non esitò a mettere in atto la sua minaccia.
Ordinò alle guardie di prendere con la forza Morgana, la quale venne subito scortata in una cella di isolamento. Le misero le manette ai polsi, mentre il re scrutava accigliato sua figlia. Aveva contestato troppe volte il suo giudizio e una notte nelle segrete le sarebbe servita da lezione a non contraddire più la sua autorità.
《Rimarrai qui finché non avrai imparato la lezione》disse, mentre Morgana si dimenava per liberarsi dalla presa ferrea delle due guardie.
《Allora liberami perché l'ho già imparata. A te non importa di me né di nessun altro. Il potere ti ha dato alla testa, sei solo un tiranno》ribadì acida Morgana, ma Uther se ne andò senza dire una sola parola.
La guardia chiuse la porta della cella e Morgana rimase sola. Intanto Gwen, appresa della morte del padre, era andata a consolarsi da Merlino. Si era seduta sul letto del ragazzo e fissava con gli occhi spenti e lucidi un punto indefinito della camera, mentre Merlino si sedette vicino a lei.
《Tutto bene?》le chiese.
《Non riesco a capire. Perché ha cercato di scappare?》disse Gwen, ignorando la domanda di Merlino.
Qualcuno bussò alla porta della camera e Artù entrò, varcando la soglia. La ragazza, appena vide il principe, si alzò dal letto, mentre Artù cercava un modo per consolarla. I due avevano passato del tempo insieme quando erano a Ealdor per aiutare Merlino, ma da quando erano ritornati a Camelot tra i due si poteva avvertire una sorta di disagio e imbarazzo.
《Ginevra, io voglio che tu sappia che non perderai il lavoro e che la casa resterà tua, te lo posso garantire. Io lo so che, date le circostanze, non è molto, ma qualsiasi cosa ti possa servire devi solo chiedere. Mi dispiace》spiegò Artù e Gwen lo ringraziò.
Non capiva come mai il principe si preoccupava per lei, ma in fondo al suo cuore lo apprezzava. Quella notte Merlino domandò a Ginevra se voleva restare con lui per non sentirsi sola, ma la ragazza negò l'invito, trovando il coraggio e la forza di tornare a casa sua, pur sapendo che non avrebbe più avuto nessuno che l'aspettava calorosamente.
Il mattino seguente, appena Merlino uscì dalla sua stanza per iniziare una nuova giornata di lavoro, Gaius lo chiamò.
《Merlino, vieni a dare un'occhiata. Ho fatto qualche ricerca e guarda cosa ho trovato》disse, indicandogli la figura di una pietra ambrata sul libro che teneva tra le mani.
《In teoria questa pietra può dare a chi la possiede il potere della trasmutazione》spiegò e Merlino ebbe subito un'intuizione.
《Oro! Il potere dell'alchimia!》esclamò, sgranando gli occhi.
《Esatto! Penso che tu abbia percepito questa pietra la notte dell'arresto di Tom》proseguì Gaius.
《Ma certo, Gwen ha detto che Tauren aveva una pietra》affermò Merlino pensieroso.
Morgana, intanto, aveva trascorso tutta la notte chiusa nelle segrete. Si sentiva uno schifo in quel momento, non per essere andata contro suo padre che ormai non riconosceva più come tale, ma perché provava disgusto per come era ridotta. Il vestito blu che ancora indossava dal giorno prima erano tutto spiegazzato, sporco di fieno e rovinato, i suoi capelli lunghi e mossi erano spettinati e aveva le labbra secche a causa della sete che provava.
Sentì la serratura della porta della sua cella scattare e la figura di Artù le comparve davanti. Era parecchio arrabbiata con lui perché non aveva neanche provato a convincere il re a liberarla dal sudicio luogo in cui aveva passato le ultime ore al buio e al freddo. In fondo lui era il figlio prediletto del re e il suo compito era quello di obbedire a ogni comando che gli veniva dato.
《Quanto devi essere orgoglioso di essere il figlio del grande Uther Pendragon?! Immagino che lo prenderai come esempio》commentò Morgana senza degnarlo mai di uno sguardo.
Era rimasta troppo ferita dalla sua famiglia e quella notte le era servita per meditare sulla prossima mossa da fare una volta uscita da quella maledetta prigione.
《Guardie!》ordinò Artù e Morgana si alzò da terra.
Non voleva che nessuno la toccasse, neanche suo fratello.
《State lontani da me!》esclamò, cercando di allontanarsi dalle sentinelle che si avvicinavano a lei, ma le manette che aveva ai polsi glielo impedivano.
《Sei libera di andare》la informò Artù e le due guardie la liberarono.
Subito Morgana si passò la mano sui polsi doloranti, dove portava i segni visibili della sofferenza patita per un'intera notte e li massaggiò, cercando di alleviare il dolore che provava. Senza dire una parola si accinse a lasciare quel posto infernale, ma la voce di Artù la fermò a pochi passi dalla libertà.
《Morgana, gli ho giurato che non avresti più discusso la sua autorità e che hai imparato la lezione. Attenta a quello che fai, la prossima volta non saprei come aiutarti》le intimò il fratello alle spalle.
《Grazie, sei un uomo migliore di nostro padre, lo sei sempre stato》rispose Morgana, andandosene.
Si diresse di corsa verso le sue stanze e si chiuse dentro. Aveva bisogno di farsi un lungo bagno per rimuovere la puzza di sudore e di sporco che aveva addosso, ma sopratutto voleva eliminare i segni che aveva ai polsi e che le avevano fatto versare fiumi di lacrime per tutta la notte.
《Principessa Morgana》sentì la voce di Gwen e Morgana si voltò in direzione di essa. Non si aspettava di trovarsela di fronte, non dopo tutto quello che aveva passato.
《Gwen, non pensavo di vederti qui》balbettò, coprendosi immediatamente i polsi con le maniche dell'abito.
《Cosa vi è successo?》domandò la serva, notando lo strano comportamento di Morgana.
《Niente》mentì subito lei per non farla preoccupare, ma Gwen vide i brutti lividi ai polsi della sua padrona.
Morgana seguì lo sguardo della sua serva e quando capì che lei aveva intuito qualcosa, decise di confessare.
《Ho passato la notte nelle segrete. Il re non ama essere contestato》.
《Non era per mio padre, vero?》domandò Ginevra, ma dagli occhi di Morgana capì subito che era proprio così.
《Non avreste dovuto, non merito tanta attenzione. Se vi accadesse qualcosa non potrei sopportarlo》ribadì la ragazza, scuotendo la testa.
《Vai a riposare, per favore》le intimò dolcemente Morgana.
《Sto bene, Mia Signora》la liquidò lei, ma Morgana vide chiaramente che era sul punto di scoppiare a piangere.
《Insisto, Gwen》ripeté la principessa.
《Non posso tornare a casa》sussurro lei, tirando su con il naso.
《Sì, certo, ti capisco. Ti sentiresti sola》le sussurrò Morgana, toccandole delicatamente la spalla, ma non era per quel motivo che Gwen era così spaventata.
Fece un grande respiro e decise di confessare quello che le era successo la notte scorsa, quando tornò a casa.
《Tauren mi ha aggredita e minacciata. Mi ha detto che cercava una certa pietra e di portargliela o mi ucciderà. La vuole entro domani mattina, all'alba》.
L'uomo, infatti, era ritornato a Camelot perché si era accorto di aver perso la pietra durante la fuga dalla bottega di ferramenta, ma non riuscì a trovarla da nessuna parte e dato che la bottega era affianco alla casa di Gwen, pensò che forse lei poteva averla presa.
Morgana capì immediatamente che la pietra che Tauren cercava era la stessa che lei aveva trovato la mattina dopo l'arresto di Tom e non poteva lasciare che Gwen morisse ingiustamente come era successo al padre. Se Tauren voleva quella pietra, gliela avrebbe ridata lei stessa senza, però, dire niente a nessuno. In quel momento Morgana vide in Tauren l'occasione perfetta per vendicarsi dei torti che le aveva fatto il padre, ma poi si ricordò che prima doveva fare un'altra cosa. Una cosa che le opprimeva il cuore fin da quando ci aveva pensato: doveva lasciare Merlino. Solo così lui si sarebbe salvato dalla crudeltà del re e Morgana non avrebbe avuto un'altra morte sulla coscienza. Si allontanò da Gwen con l'intenzione di lasciare le sue stanze, ma la serva la chiamò alle spalle.
《Cosa volete fare?》domandò Gwen, pensando che Morgana volesse cacciarsi di nuovo nei guai.
《Manderò delle guardie, naturalmente. Non sarà te che Tauren incontrerà, ma i cavalieri di Camelot》rispose, mentendo per poi andarsene.
Doveva assolutamente parlare con Merlino e la fortuna - o la sfortuna - sembrò essere dalla sua parte, quando svoltando l'angolo del corridoio, si imbatté proprio nel servitore. I loro corpi si toccarono involontariamente e le mani di lei finirono sul petto di Merlino e le braccia di lui avvolsero il corpo di Morgana, la quale soffrì tanto per quel contatto perché sapeva che presto non lo avrebbe più sentito sulla propria pelle. Subito le venne in mente le parole che le aveva detto Artù quella mattina.
Attenta a quello che fai, la prossima volta non saprei come aiutarti...
《Morgana, scusami. Non ti avevo vista》disse il ragazzo.
Non la vedeva da due giorni e stava iniziando a preoccuparsi dato che non era da lei sparire così improvvisamente.
《Va tutto bene, non preoccuparti. A dire il vero, stavo cercando proprio te》ammise lei, abbassando lo sguardo per non incrociare i suoi occhi.
Non voleva lasciarlo, anzi in quel momento desiderava solo che le sue braccia l'avvolgessero completamente e che la facessero sentire al sicuro. Merlino capì subito che qualcosa non andava ed era evidente da come si comportava Morgana: evitava il suo sguardo, si copriva nervosamente i polsi con le maniche del vestito, aveva della polvere sporca sulla guancia, gli occhi arrossati e le occhiaie evidenti.
《È successo qualcosa?》le sussurrò il ragazzo, mettendole le dita sotto il mento per alzarle il viso.
I loro occhi si scrutarono e Merlino cercò di decifrare quelle sfumature grigio-verdi che amava tanto, ma che al momento sembravano come il mare in tempesta: turbolenti e incomprensibili. Morgana non riusciva a trovare la forza per dirglielo, le parole le morivano in gola, ma doveva farlo.
《Merlino, dobbiamo lasciarci》ammise infine.
《Cosa?! Perché?》domandò il servo, allontanandosi subito da lei.
Non poteva credere a quello che aveva appena sentito, era sicuro di aver sentito male e che fosse tutto solo un brutto sogno, ma Morgana continuò.
《Questa notte ho riflettuto molto su noi due e mi sono resa conto che la nostra storia non può più andare avanti. Se il re venisse a sapere che sei il mio amante, ti ucciderebbe senza esitare ed è stata proprio la morte di Tom a farmelo capire》spiegò, intravedendo negli occhi del ragazzo dolore.
Nemmeno nei suoi incubi peggiori Merlino poteva immaginare che Morgana lo lasciasse. Era convinto che il loro amore era più forte di tutto, ma evidentemente si sbagliava. Il ragazzo, arrabbiato e ferito dal comportamento di Morgana, se ne andò senza dire niente, mentre Morgana cercava di resistere all'impulso di scoppiare a piangere.
Quella notte nessuno dei due riuscì a non pensare all'altro: Merlino si era rifugiato nelle sue stanze dopo il lavoro, mentre Morgana sfogava il suo dolore dentro la vasca da bagno.
Nonostante l'acqua era calda e profumava di rose, non riusciva a rilassarsi perché era tesa, triste e arrabbiata per come si era lasciata con Merlino.
Mancava poco all'alba, fra qualche minuto il sole sarebbe sorto e Morgana doveva essere nel luogo prestabilito per incontrare Tauren. Dopo essere uscita dalla vasca, si era messa un abito verde e si era legata i capelli mossi e lucenti in una coda bassa sul lato sinistro del collo, mentre attendeva il momento giusto per lasciare Camelot. Il suo profumo al gelsomino e rose le fece dimenticare la notte che aveva passato in cella e a confermarlo furono anche i segni sui polsi che ormai stavano svanendo.
Una volta pronta si mise un lungo mantello dello stesso colore del vestito e si accinse a prendere la pietra che aveva nascosto nel cofanetto. Appena quest'ultima entrò in contatto con la sua mano, il suo potere si risvegliò, facendo scattare in piedi anche Merlino, il quale appena sentì il familiare fischio nella sua mente, si portò una mano sulla fronte per farlo smettere. Qualcuno stava agendo all'interno del regno nel cuore della notte e Merlino volle sapere chi.
Scese dal letto, si mise gli stivali e la giaccia marrone e si recò al castello. Dalla colonna, dietro la quale era nascosto, intravide una figura nella semioscurità lasciare la cittadella e recarsi nella città bassa. Merlino non riuscì subito a capire chi fosse, dato che la figura portava un cappuccio in testa che le copriva il volto, ma dal vestiario da donna estremamente famigliare intuì facilmente che si trattava di Morgana. Lei era l'unica che indossava vestiti pregiati, che frequentava il palazzo reale e che portava mantelli lunghi e costosi. Che ci faceva sveglia a quell'ora della notte? Dove stava andando così di fretta? Perché aveva con sé la pietra? Merlino aveva tanti dubbi nella testa e l'unico modo per avere le risposte che cercava era quello di seguire Morgana di nascosto.
Così, mentre la ragazza proseguiva il suo cammino verso la foresta, Merlino la pedinava, rimanendo a debita distanza da lei per non farsi scoprire. Morgana raggiunse il fitto del bosco, quando le luci tenui del sole che doveva ancora spuntare da dietro le montagne, rischiaravano il cielo. Si fermò al centro di una radura in attesa di Tauren, mentre Merlino cercava di nascondersi tra la vegetazione intorno a sé. La ragazza sentì un rumore improvviso alle sue spalle e si guardò intorno, mentre quattro uomini si avvicinavano a lei, circondandola e puntatole la spada contro.
《Dov'è la vostra serva?》le chiese Tauren, un uomo dagli occhi azzurri, una barba scura e il volto coperto dal cappuccio del mantello nero.
《Sono venuta al posto suo》rispose Morgana.
《Uccidetela!》ordinò l'uomo al trio, ma Morgana lo bloccò immediatamente.
《No, aspettate, ho la pietra. Sono venuta da sola, te lo giuro!》esclamò, mentre Merlino si nascose dietro il tronco di un albero per ascoltare la conversazione.
《Datemi la pietra》le intimò Tauren, abbassandosi il cappuccio e tendendo la mano verso Morgana.
Quest'ultima sciolse il nodo del sacchetto che aveva legato intorno alla cintura del vestito e lo consegnò all'uomo, il quale lo aprì per controllare che ci fosse veramente la pietra. Era troppo strano che la figlia del suo nemico lo stesse aiutando ed era convinto che la sua presenza fosse solo una trappola per catturarlo.
《È stato sciocco venire fin qui perché voi, mia cara Lady Morgana, siete la figlia del re》disse Tauren che in un secondo sguainò la sua spada e la puntò contro il torace di Morgana.
《Se mi uccidi te ne pentirai. Anche io voglio Uther morto》rivelò lei pacata.
Morgana sembrava controllata e impassibile, ma in realtà dentro di sé stava morendo dalla paura per quello che le sarebbe successo. Appena Merlino sentì quelle parole, sgranò gli occhi sorpreso e aggrottò la fronte. Non era sicuro di aver sentito bene, ma non poteva aver appena udito Morgana che voleva uccidere il re, suo padre. E di certo neanche Tauren ci credeva.
《Voi? Una nemica del re? E io dovrei credervi?》la incalzò beffardo.
《Per cos'altro sarei qui? Uther ha l'abitudine di incatenare gli amici ai muri delle segrete》ribatté la ragazza, mostrandogli i polsi arrossati dai lividi.
Tauren chinò lo sguardo sulle ferite e rifletté per qualche secondo. Cautamente allontanò l'arma dal corpo di Morgana che lasciò andare un profondo sospiro.
《La pietra... perché portarla alla fucina?》chiese Morgana, indicandola con lo sguardo.
《Con questa un uomo può mutare la natura delle cose e trasformare il piombo in oro》rispose lui.
《Oro?! Un brav'uomo è morto per la tua avidità e ora sua figlia è orfana》ribatté la principessa.
《Mi dispiace per questo, davvero! Ma noi non volevamo l'oro per le nostre tasche, quello era solo un mezzo per sbarazzarsi del regno di Uther Pendragon una volta per tutte. Una tale abbondanza d'oro mi garantirà l'accesso alle stanze del re e, forse, posso arrivare addirittura al re stesso》spiegò Tauren.
《Puoi ingannare le guardie, ma il re no di certo》gli intimò Morgana e l'uomo rimise la sua spada nel fodero della cintura.
《Per arrivare a Uther serve chi gli sta vicino: me》aggiunse e Merlino deglutì nervosamente.
Alcune ore dopo, all'ora di pranzo...
Merlino era pensieroso da quando era ritornato a Camelot e Gaius lo notò subito. Aveva lo sguardo chino sul cibo, era distratto e sembrava non avere fame. Merlino non sapeva cosa pensare dell'atteggiamento così repentino di Morgana e non sapeva neanche se quello che aveva udito quella mattina fosse un bene o un male. In fondo se Uther morisse, Artù salirebbe finalmente al trono e lui avrebbe potuto usare liberamente i suoi poteri, ma se così non fosse? Se Artù si dimostrasse restio nei confronti della magia come il padre? Perché Morgana l'aveva lasciato? E perché Uther aveva incatenato sua figlia ai muri delle segrete, come lei stessa aveva affermato? Voleva parlarne con Gaius, ma sapeva che lui non avrebbe mai creduto a una possibile alleanza fra Morgana e Tauren per eliminare il re.
Lasciò il riso nella ciotola e si alzò da tavola con la scusa di tornare al lavoro. Si diresse al castello e raggiunse i sotterranei per chiedere consiglio al Grande Drago. Arrivò alla grotta e vide l'animale russare beatamente sulla grande roccia. Tossì appositamente e il drago si svegliò, gemendo frustato e stiracchiandosi i muscoli.
《Allora, giovane mago, oggi cosa sei venuto a chiedermi?》domandò la creatura.
《Mi serve il tuo aiuto. Lo stregone Tauren progetta di uccidere il re e si è alleato con Morgana. Non so che cosa fare》ammise Merlino.
《Fare?! Niente》rispose il drago.
《Cosa vuol dire? Se non faccio niente, Uther morirà》ribatté il ragazzo.
Il drago rimase sorpreso nel sentire Merlino difendere un re che perseguitava maghi come lui. Sembrava volesse proteggerlo a ogni costo, quando il suo destino era difendere Artù e non Uther.
《È Uther che perseguita quelli come te, Merlino. Solo se lui muore, la magia tornerà alla luce del sole e tu sarai libero. Il suo regno è alla fine, lascia che inizi quello di Artù. Compi il tuo destino e libera questa terra e tutti noi dalla tirannia》gli fece notare per poi alzarsi in volo.
Merlino non voleva uccidere Uther perché anche se lui perseguitava a morte coloro che avevano dei poteri magici, ciò non significava che doveva subire lo stesso torto. Se prima di venire dal Grande Drago era combattuto, beh, ora Merlino lo era ancora di più! Il suo destino era proteggere Artù, ma ciò non implicava che per compierlo doveva trasformarsi in un assassino spietato come Uther.
Ritornò nelle sue stanze e si sedette su una sedia in completo silenzio a pensare e a rimuginare su Uther e Morgana. Le parole del Grande Drago non erano prive di ragione, ma erano comunque dettate dall'odio che la creatura provava per il suo cancelliere e ciò non aveva aiutato Merlino a prendere una decisione. Inoltre il ragazzo era ancora triste dalla presunta e insensata rottura con Morgana. Avrebbe voluto che lei ne parlasse con lui, ma Morgana sembrava aver già deciso per entrambi, anche se Merlino non era d'accordo. Con la morte di Tom sembrava che tutto andasse a rotoli e Uther non faceva altro che creare ancora più zizzania tra Merlino e Morgana. Aveva il forte sospetto che il re avesse scoperto la loro relazione e avesse obbligato la figlia a lasciarlo, ma se fosse veramente così, Merlino non sarebbe lì in quel momento seduto sulla sedia a picchiettare nervosamente la gamba destra sul pavimento, mentre Gaius lo scrutava di nascosto, distogliendo ogni tanto l'attenzione dal suo lavoro.
《Credete che Uther sia un buon re? Pensate che sia adatto a regnare?》domandò il ragazzo con lo sguardo chino per non incrociare gli occhi del suo maestro.
《Sì, io lo penso. Alla luce degli ultimi eventi può essere difficile per te crederlo》rispose lui.
《Difficile no, impossibile di sicuro!》commentò Merlino sarcastico.
《Merlino...》lo richiamò Gaius, voltandosi verso di lui.
《Tutti lo odiano》lo bloccò il giovane.
Persino sua figlia! Sapeva che il rapporto tra Morgana e suo padre era molto difficile, se non impossibile, ma non pensava che un giorno lei avrebbe collaborato con il male per liberarsi di Uther. E anche la mente di Merlino stava iniziando a percorrere la stessa via del male di Morgana. Gaius stava avendo una brutta sensazione sullo strano comportamento del suo apprendista e si alzò dalla panca per avvicinarsi a lui.
《Il compito di Uther non è quello di piacere alla gente, ma di proteggere il regno. Certo, a volte può esagerare...》.
《Come ad esempio uccidere chiunque assomiglia a uno stregone giù in città?》lo incalzò Merlino.
《Sì, è vero, hai ragione. Ma nonostante i suoi fallimenti, Uther ha portato pace e prosperità in questo regno》proseguì, sedendosi sullo sgabello di fronte al ragazzo.
《A spese di donne, bambini, padri e figli! Quanto finirà tutto questo?!》sbraitò furioso Merlino.
《Finirà, quando Artù diventerà re》rispose Gaius.
《Perché non fare in modo che avvenga ora e lasciare che Artù diventi re?》propose con una luce di speranza negli occhi.
《Lui non è pronto, è troppo giovane. Sarà anche bravo a combattere, ma non ha capacità di giudizio》controbatté il medico e Merlino scosse la testa combattuto.
Gaius voleva che lui gli confessasse cosa stava architettando la sua mente contro Uther, ma Merlino non poteva. Era una scelta che doveva fare solo lui e nessun altro e non se la sentiva di coinvolgere altre persone. Gaius decise di fidarsi del suo allievo, sperando che prendesse la decisione giusta, qualunque essa sia.
Nel frattempo Morgana rimase chiusa nelle sue stanze per evitare di incontrare Merlino. Non si erano più visti dall'ultima che avevano parlato e lei soffriva parecchio di quell'allontanamento improvviso, ma in quel momento la cosa più importante era aiutare Tauren con il suo piano e per farlo doveva rientrare nelle grazie del padre. Per questo, appena arrivò l'ora di cena, si diresse nella sala del consiglio, dove il re stava consumando la sua cena in silenzio.
《Non mi aspettavo di vederti. Vuoi dirmi qualcosa?》le chiese Uther, quando Morgana entrò nella stanza.
《Sono qui per scusarmi, non intendevo farti arrabbiare. Pensavo a Gwen, quella povera ragazza è sola al mondo》ammise lei, avvicinandosi lentamente al padre.
《Non volevo fare del male alla tua serva》disse Uther.
《Lo so, ma ora lei soffre e io conosco il suo dolore》affermò Morgana.
《Morgana...》la fermò il padre, non volendo proseguire la conversazione.
Prese il fazzoletto bianco che aveva sulle gambe e lo avvicinò alle labbra per pulirsi la bocca.
《Dico solo che so che significa perdere un genitore》insistette lei e Uther cambiò subito espressione.
Morgana non aveva mai parlato di sua madre in presenza del re da quando era morta perché sapeva che lui non voleva sentir nominare il suo nome, ma pensò che così forse sarebbe riuscita a centrare il suo cuore freddo. Tra i due calò il silenzio che Uther spezzò, parlando per primo.
《Fu un giorno terribile, Igraine era l'amore della mia vita, ma io non sono responsabile della sua morte》.
《Avevi così tanto bisogno di un figlio maschio per la tua discendenza che non ti sei mai accorto di me fino a quando lei non è morta》sfogò Morgana.
《Non è vero, non era mia intenzione》ribadì Uther.
《Ma è successo e continua a succedere!》esclamò lei con gli occhi lucidi.
Non era la prima volta che suo padre preferiva Artù a lei solo perché era il suo erede favorito e Morgana ci soffriva spesso.
《Ma che stai dicendo?!》commentò basito.
《Mi dispiace, padre》concluse lei, inchinandosi leggermente per poi voltargli le spalle e andarsene.
Quella conversazione fu più difficile da sostenere di quanto immaginasse, ma era ancora provata dalla sua rottura con Merlino e le forti emozioni che provava non le rendevano facile il compito da svolgere.
Si chiuse nelle sue stanze e si offrì di accompagnare la sua giovane serva fino a casa sua e Gwen ne fu grata, anche se non lo disse esplicitamente alla sua padrona. Sembravano due donne spente e senza alcuna voglia di vivere, unite da un grande dolore che cercavano di alleviare, sostenendosi l'una sull'altra. Morgana cercava di aprire una conversazione con la sua serva, ma quest'ultima non era dello stesso parere e la principessa rispettava il suo silenzio.
Ritornò al castello e mentre saliva la scale per dirigersi nelle sue stanze, la voce di Uther la chiamò alle spalle. Si paralizzò all'istante e rimase immobile, mentre il padre le si avvicinò alle spalle. Lo aveva evitato appositamente nelle ultime ore e non pensava di ritrovarselo davanti dopo la loro ultima conversazione. Da quando era stata incatenata da suo padre due giorni fa, voleva stare solo con Gwen, evitando qualsiasi contatto con gli uomini che l'avevano fatta soffrire e non poco.
《Morgana, non ti disturbo, spero?》domandò il re.
《Niente affatto》rispose lei.
《Questi sono tempi difficili e mi duole essere in conflitto con te. Ho ripensato a quello che hai detto e ho capito che sono stato insensibile. Dovevo prevedere che il lutto della tua serva ti avrebbe fatto soffrire e che avrebbe risvegliato tristi ricordi. Ho aperto una vecchia ferita e per questo ti chiedo scusa》ammise Uther.
Morgana sapeva che il padre era profondamente pentito per quello che le aveva fatto negli ultimi giorni, ma non poteva perdonarlo. Aveva versato troppo lacrime ultimamente e aveva perso l'unica persona che più le stava a cuore, tutto a causa di suo padre.
《Le tue parole mi rallegrano il cuore. Desidero anche io guarire queste ferite e lasciare il passato alle spalle. Facciamo visita alla tomba di mia madre domani all'alba》gli propose Morgana, prendendo le mani del padre tra le sue.
《Niente mi darebbe gioia più grande. Penserò ai preparativi》rispose lui con un sorriso per poi andarsene.
Poche ore dopo, nel cuore della notte...
Il silenzio regnava incontrastato nel palazzo reale e per Morgana era il momento ideale per incontrarsi con Tauren. Era riuscita a preparare una trappola per il re e ora toccava ai suoi nuovi alleati portare a termine il compito. Mente camminava nell'oscurità della notte, avvolta nel suo mantello verde scuro, lasciò le mura del castello e percorse le strade desertiche e buie di Camelot, stando ben attenta a guardarsi alle spalle.
《Mia Signora, ci sono novità?》domandò Tauren.
《Mio padre ha abboccato. Cavalcheremo verso il vecchio cimitero domani》rivelò Morgana.
《Siete sicura di volerlo fare?》le chiese l'uomo.
《Voglio più che mai la morte di Uther, tanto quanto te e chiunque altro in questo regno in rovina!》esclamò lei in tono duro e deciso.
《Consideratelo già fatto》concluse Tauren.
Quello che, però, i due non sapevano era che a pochi metri di distanza, nascosto dietro le mura del regno, c'era Merlino che li stava ascoltando. Vide Tauren allontanarsi con il suo uomo e si nascose per evitare che Morgana lo scoprisse.
Non sapeva cosa fare e stava iniziando a pensare che forse lui non doveva fare niente, esattamente come gli aveva detto il Grande Drago e lasciare che Morgana compi il suo destino. Forse era così che doveva andare, forse solo con la morte di Uther lui e Morgana potevano stare insieme senza più alcun vincolo ed essere felici. Eppure una parte di lui si sentiva in colpa per la fine a cui stava andando incontro Uther fra pochissime ore. Si sentiva colpevole della sua morte, sapendo chi stava bramando alle sue spalle e senza aver fatto niente per impedirlo.
All'alba...
Dalla vetrata della camera di Artù Merlino stava osservando Morgana e Uther lasciare il cortile centrale in groppa ai loro cavalli. Gwen stava percorrendo il corridoio, quando intravide la figura del ragazzo dalla fessura della porta e decise di entrare per avvicinarsi a lui. Sembrava avere lo sguardo perso e chinò gli occhi nella stessa direzione di quelli di Merlino.
《Morgana è stata meravigliosa in questi giorni》ammise.
《Tu lo sei stata. Dopo tutto quello che è successo, hai ripreso a vivere》controbatté lui.
《Sarebbe inutile restare in attesa che un padre varchi la porta. Quello che non sopporto è che la gente lo riterrà sempre colpevole perché ha provato a scappare. Sono sicura che ha tentato la fuga perché sapeva che sarebbe stato condannato. Uther aveva già deciso》spiegò la ragazza con la voce spezzata dalle lacrime che minacciavano di uscire.
《Io ti capirei se tu lo volessi morto》confessò Merlino e Gwen lo fissò in modo strano.
Parlando tra le righe, Merlino le stava chiedendo di prendere la fatidica scelta che lui stesso non riusciva a fare e in base alla risposta di lei avrebbe finalmente aperto gli occhi su quello che era più giusto fare.
《Se Uther morisse, non proverei niente perché non significa niente per me. Non lo ucciderei perché mi renderebbe solo un'assassina e mi abbasserei al suo livello》rispose Gwen e Merlino scosse la testa.
Aveva ragione! Anche se Morgana avrebbe ucciso il padre, il passato non sarebbe cambiato e gli sbagli che avevano portato alla morte di Tom sarebbero comunque rimasti. Non avrebbe ridato a Gwen il padre che tanto amava e non avrebbe riportato in vita la madre che lei e Artù desideravano avere al loro fianco. Se il suo piano sarebbe andato a buon fine, Morgana non avrebbe ottenuto niente in cambio perché avrebbe soltanto ripetuto lo stesso circolo vizioso del padre.
Il ragazzo rivolse lo sguardo verso la vetrata e vide che il cortile centrale era deserto.
《Qualcosa non va?》domandò Gwen, mentre Merlino si dirigeva di corsa verso la porta.
《No, no, a dopo》la liquidò lui, lasciando il castello.
Raggiunse la sua stanza, scostò la tegola del pavimento per prendere il suo libro di magia e afferrò il bastone da Sidhe - che aveva conservato dopo aver ucciso Sofia e Aucfric al lago di Avalon - da sotto il letto. Lasciò il regno, mentre Morgana e Uther percorrevano tranquillamente la foresta intorno al castello.
La principessa controllava di tanto in tanto l'ambiente intorno a sé che veniva circondato dagli uomini di Tauren. Si fermarono in una vallata, a pochi metri dal luogo dell'agguato, e Uther ordinò alle sue due guardie di attendere il loro arrivo, sotto consiglio di Morgana. I due reali scesero da cavallo e attraversarono la pianura, mentre Merlino cercava di accelerare la sua corsa contro il tempo per paura di arrivare troppo tardi.
Si fermò per riprendere fiato e intravide i quattro cavalli abbandonati sotto l'ombra di un albero dalla folta e rigogliosa chioma, mentre brucavano l'erba e in cima alla pianura riconobbe delle minuscole figure di essere umani. Si avvicinò ai destrieri e vide le due guardie del re che giacevano senza vita sul terreno erboso. Avanzò la sua camminata, seguendo le figure degli uomini di Tauren che piano piano si stavano avvicinando al loro obiettivo finale. Usò il bastone magico per mettere fuori gioco i due uomini di Tauren e quando scagliò il suo potere contro il capo, quest'ultimo afferrò la pietra ambrata che assorbì la magia e la rispedì contro il mago, il quale venne catapultato a terra e svenne.
Morgana si inginocchiò ai piedi della tomba di sua madre, una lapide in marmo con delle decorazioni dorate e sulla base un semicerchio di pietre incastonate fra di loro. Uther si avvicinò alla figlia, posandole dolcemente la sua mano sulla testa. Morgana sapeva che presto tutto sarebbe finito. Uther sarebbe morto, Tom vendicato e tutta la rabbia che covava nel profondo del suo cuore sarebbe svanita nel momento in cui il re avrebbe esalato il suo ultimo respiro. Era sicura che non avrebbe sofferto per la sua morte perché attendeva quel momento da giorni.
《Tua madre era la donna migliore che abbia mai conosciuto. Quando lei morì, una parte di me morì con lei. Era tanto intrepida nel discutere il mio giudizio, quanto lo era nel prendersi cura di te e Artù》ammise Uther.
《So che l'amavi, padre, ma io non ho tutti questi ricordi. Avevo solo due anni, quando lei se ne andata》disse Morgana, mentre osservava i contorni dorati delle rappresentazioni sulla lapide.
Sentì gli occhi lucidi e chinò lo sguardo. Uther lo notò e appoggiò la mano sulla spalla della figlia.
《Quando lei morì e decisi di prendermi cura di te, da subito avevo delle schermaglie. Il tuo carattere è forte quanto il mio e ti piace sfidarmi come farebbe un amico, come fece lei al suo tempo》confessò lui.
《Ma quando lo faccio, mi tratti male》ringhiò la figlia a bassa voce.
《So di non essere un uomo facile e il mio temperamento, molto spesso, mi acceca e mi fa pentire di certe cose》proseguì lui.
《Il padre di Gwen?》commentò Morgana, alzando un sopracciglio senza guardarlo negli occhi.
《Sì》rispose lui e subito Morgana lo guardò dritto negli occhi, aggrottando la fronte.
Non poteva averlo detto sul serio, doveva aver sentito male per forza!
《Stai dicendo di aver sbagliato ad ucciderlo?》domandò e il re annuì nuovamente.
In quel momento nel cuore di Morgana scattò qualcosa e il piano di uccidere suo padre che aveva progettato così minuziosamente iniziò a vacillare. D'un tratto non era più sicura di volerlo morto perché si rese conto che forse lui non era il mostro con il cuore duro come la roccia che riteneva. Uther nascondeva ancora del buono dentro di sé, da qualche parte.
《Mi impegnerò ad ascoltarti di più e a litigare di meno. Sei una benedizione, Morgana, il tuo parere è fondamentale, così come la tua amicizia e il tuo amore. Senza di te non posso essere il re che questa terra merita》ammise Uther, poggiando amorevolmente la sua mano sulla guancia della figlia.
Morgana era sul punto di scoppiare a piangere, non credeva che suo padre le avrebbe mai detto una cosa del genere. Essere amata da lui, tanto quanto era amato Artù, era tutto ciò che Morgana desiderava nei suoi sogni. Non erano lacrime di dolore quelle che minacciavano di uscirle, ma bensì lacrime di liberazione da tutto il dolore che aveva subito negli ultimi giorni. Tutto l'odio che provava per Uther svanì nel momento in cui i loro occhi chiari si incrociarono.
《Ti prego, perdonami...》proseguì il re e la ragazza scorse alle spalle del padre la figura imponente di Tauren che sollevava il pugnale nell'aria, pronto per uccidere il re.
《No, no!》esclamò disperata Morgana e Uther si voltò indietro appena in tempo per afferrare il polso di Tauren e bloccare l'attacco.
Lo spinse all'indietro con forza e i due uomini rotolarono sull'erba, cercando di prevalere l'uno sull'altro. Tauren si mise sopra il re e mentre con una mano bloccava il braccio di Uther che cercava di afferrare la sua spada conficcata sulla terra, lo stregone estrasse un altro pugnale dalla cintura per scagliarla contro il suo nemico.
In quel momento Merlino aprì gli occhi e si alzò faticosamente, ricordando cosa era successo prima di svenire. Afferrò il bastone magico e riprese il suo cammino.
《Muori, Uther Pendragon!》esclamò Tauren, ma una lama si conficcò nella sua schiena e lui gemette dal dolore.
Sentì le forze della vita abbandonarlo e cadde sul terreno, mentre la figura di Morgana con il suo pugnale in mano si affievoliva sempre di più fino a quando i suoi occhi non videro le tenebre.
La ragazza, ricredutasi sulle parole di Uther, aveva deciso di salvare la vita al padre. Era così accecata dal contrasto di emozioni che la sovrastavano che non si rese conto dell'enorme errore che stava per compiere, quando vide Tauren alle loro spalle.
Merlino non sapeva da quanto era rimasto incosciente e aveva paura di essere arrivato troppo tardi, ma quando sbirciò oltre i rami di un arbusto, vide Morgana e Uther che si stavano abbracciando, mentre i loro mantelli pregiati li avvolgevano. Ritornò sui propri passi e raggiunse Camelot.
Era rimasto sorpreso che il piano di Morgana fosse fallito, ma quello che lo sorprendeva di più era il fatto che colei che voleva uccidere il re si fosse pentita all'ultimo secondo. Era evidente che il suo destino non era quello di proteggere Uther e dall'altra parte il destino di Uther non era quello di morire, non in quel giorno almeno. Dopo aver terminato il suo turno di lavoro, facendo finta di niente, si ritirò nelle sue stanze con un sorriso sulle labbra che Gaius notò subito, quando il ragazzo varcò la porta d'ingresso.
《So che Tauren voleva uccidere Uther e che Morgana l'ha salvato》lo informò e Merlino annuì falsamente.
《Così pare》confermò.
《Morgana ha dimostrato grande coraggio nel difendere suo padre in una situazione simile e suppongo che tu non c'entri niente》intuì il medico, incrociando le braccia al petto e a Merlino si spense il sorriso.
《Mi dispiace》ammise, chinando lo sguardo, pronto per ricevere l'ennesima sgridata.
《Non è una critica, è un complimento》sottolineò l'anziano.
Gaius aveva finalmente capito lo strano comportamento di Merlino ed era fiero di lui per come aveva cercato di risolvere la situazione, nonostante il merito fosse andato a Morgana. Anche se era stata lei a difendere Uther, uccidendo Tauren, anche Merlino meritava una piccola parte del merito per aver salvato il re.
《Grazie, Gaius》disse Merlino e i due si sorrisero.
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