XLVIII
A fine capitolo troverete un mio piccolo messaggio, vi consiglio di leggerlo.
E come al solito: buona lettura!
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Il mattino seguente Merlino era seduto sul terreno roccioso, fuori dalla grotta, ad attendere il risveglio di Artù e mentre lo faceva, osservava in silenzio la figura del padre in lontananza. La voce del principe lo riscosse dai suoi pensieri.
《Mi sento benissimo! Che cosa diavolo mi hai dato?》esclamò lui, euforico, uscendo dai meandri oscuri della caverna e guardandosi intorno spaesato.
《Tutto merito di Balinor》rispose il servo, indicandoglielo con un cenno del capo.
Artù seguì il suo sguardo, notando solo in quel momento la presenza dell'uomo in piedi sulla riva del ruscello.
《Grazie al cielo, l'abbiamo trovato!》.
《Questo non vuol dire che ci aiuterà, non lo convincerete》rivelò Merlino.
《Lo sa cosa c'è in gioco?》gli chiese il nobile e lui assentì con un gesto della testa. I due tornarono a guardarlo con amarezza e delusione.
《Che razza di uomo è?!》rifletté Artù.
《Non lo so, pensavo che fosse migliore》ammise il moro tristemente.
Intanto, a Camelot, gli abitanti si stavano adoperando per spegnere gli ultimi incendi rimasti dopo l'ennesima notte di fuoco e fiamme. Dalla partenza di Artù e Merlino gli assalti del drago non si erano placati e Gwen attendeva con impazienza il loro ritorno alle mura di cinta del castello, ormai deboli e sul punto di crollare. Gaius la raggiunse con l'intento di rincuorarla. Aveva notato l'attaccamento di Artù nei suoi confronti, quando lei lo stava meditando dalla ferita. Li aveva visti guardarsi negli occhi con amore, scambiarsi sorrisi sinceri e stringersi le mani in modo affettuoso.
《Tieni molto ad Artù, non è vero?》le chiese.
La ragazza si voltò a guardarlo e accennò un debole sorriso.
《Come tutti》fu la sua risposta secca.
Era incredibile come tutti si accorgevano dello stretto legame che la univa al principe ereditario di Camelot. Era davvero così ovvio ed evidente l'amore che i due cercavano di tenere nascosto agli occhi del re? Gaius avvertì il suo repentino cambio d'umore e volle rassicurarla subito.
《Tranquilla, non lo dirò a nessuno. Penso che lui tenga a te nello stesso modo》.
《È un amore impossibile》ribatté la ragazza.
《Oh, Ginevra! Non sottovalutare mai il potere dell'amore, può cambiare molte cose》le consigliò il medico e lei si sentì confortata da quelle parole.
Tutti glielo dicevano, eppure per lei era così difficile crederci fino in fondo. Fino a quando Artù non sarebbe diventato re tra loro non ci sarebbe stato niente di concreto e reale. Ma la cosa che più la spaventava era non sapere se effettivamente, dopo la morte di Uther e la salita al trono di Artù, lei avrebbe potuto amare il suo uomo senza divieti e costrizioni. Le leggi di Camelot prevedevano che Artù si sposasse con una donna nobile e di classe elevata, al pari di una principessa, perciò la domanda che continuava a porsi da mesi era: cosa avrebbe fatto Artù, quando sarebbe arrivato quel momento? Avrebbe rinunciato al suo titolo o al suo amore?
《Allora, addio!》disse Balinor, avvicinandosi ad Artù e Merlino.
《È la tua decisione?》lo fermò il principe, sempre più sorpreso dal suo atteggiamento ribelle e senza scrupoli.
《Non aiuterò mai Uther》si ostinò lui.
《Allora, il popolo di Camelot è condannato?》.
《E così sia》affermò.
《Non hai una coscienza?》non demorse il nobile.
《Dovreste rivolgere questa domanda a vostro padre》controbatté Balinor.
《Ma tu non sei migliore di lui!》intervenne il mago, ripagandolo con la stessa noncuranza, con la quale l'uomo li aveva trattati.
Quest'ultimo non replicò perché il ragazzo aveva pienamente ragione e scelse di restare in silenzio, iniziando ad addentrarsi nella sua tana.
《Non sprecare il tuo tempo, Merlino!》intimò Artù, avanzando nella direzione opposta a quella di Balinor.
Il servo accennò a seguirlo, ma volle tentare un ultimo approccio con lui. Era arrabbiato nei suoi confronti perché conoscere il padre si era rivelata solo una grande delusione. Se quello era l'uomo che aveva come figura paterna, era disposto a non averci niente a che fare e ad accontentarsi dell'amore paterno che suo zio Gaius gli concedeva.
《Gaius ha parlato della bontà dei Signori dei Draghi, forse si sbagliava》.
Nominare il nome dell'uomo che un tempo gli aveva salvato la vita, fece scattare qualcosa nella mente di Balinor, il quale si bloccò e si girò a guardare Merlino.
《Gaius?》ripeté.
Il ragazzo affermò con tono deciso.
《Un brav'uomo》commentò in ricordo dei tempi passati.
《Già, speravo che tu fossi come lui》confessò il mago con sguardo dispiaciuto.
《Merlino!》lo richiamò il principe da lontano che attendeva il suo arrivo.
《I-Io volevo...》farfugliò, ma la voce di Artù lo interruppe nuovamente.
《Merlino!》.
Il mago capì che il principe aveva ragione: era solo una perdita di tempo provare a parlare con un uomo che avrebbe dovuto considerare un padre, ma che ai suoi occhi non lo era per niente. Era sereno con sé stesso per aver scoperto la vera identità di suo padre e per aver completato un tassello importante e mancante del suo passato, ma era ora di guardare avanti al suo futuro. Se lui non era disposto ad averlo come figlio, Merlino avrebbe fatto a meno di lui. Aveva vissuto per vent'anni senza sapere della sua esistenza, non c'era motivo di credere il contrario anche adesso che sapeva la verità.
《Beh, è tutto inutile!》concluse, amareggiato, scuotendo la testa.
Gli volse le spalle, chiudendo per sempre i conti con il suo passato. Quella discussione fece stare male anche Balinor, nel profondo del suo cuore, mentre li osservava allontanarsi. Da quando era diventato così, l'ombra perfetta del suo nemico giurato? Mai avrebbe pensato di comportarsi proprio come Uther gli aveva voltato le spalle un tempo.
Merlino e Artù presero i loro cavalli e si accinsero a tornare di corsa a Camelot. Lasciatosi indietro la dimora del Signore dei Draghi e le montagne impetuose, si addentrarono nella fitta e cupa foresta. Fecero una breve pausa per riposarsi e rifocillarsi. Per tutto il viaggio il servo era rimasto in silenzio, preso dai suoi pensieri. Solitamente quando era triste o abbattuto, Morgana riusciva a cogliere il suo malessere interiore e cercava sempre di consolarlo con i suoi baci e il suo amore. Ora, però, non c'era più e Merlino era rimasto solo da affrontare le sue insicurezze e i suoi timori.
Tuttavia, Artù, come al solito, aveva colto subito il motivo di tale chiusura emotiva da parte del suo servitore e sapeva bene quanto l'assenza di sua sorella consumava nel profondo Merlino, più di tutti gli altri e di sé stesso. In onore dell'amore che Morgana provava per quel ragazzo semplice e, a volte, stupido, si era promesso che avrebbe fatto di tutto per sostenerlo e incoraggiarlo a non abbattersi in ogni modo.
Mentre i due si prendevano scherzosamente in giro a vicenda, il principe udì un rumore sospetto nelle vicinanze e afferrò subito la sua spada. Si alzò da terra e iniziò a incamminarsi con estrema accuratezza verso la direzione dalla quale aveva sentito provenire quel calpestio di foglie e rami spezzati. Il servo lo imitò e lo seguì alle sue spalle. La paura che forse gli uomini di Cenred fossero tornati li colse impreparati, ma la voce familiare di Balinor dietro di loro li rassicurò.
《Attento, ragazzo! Pensavo che vi servisse aiuto. Questo è un posto pericoloso》.
La sua voce era vellutata e dolce e il sorriso che esponeva sembrava sincero. Merlino, con il suo atteggiamento sempre buono e speranzoso, gli aveva ricordato Hunith, la donna che tanti anni fa aveva amato e da cui era stato costretto a separarsi contro la sua volontà. E ora era tornato sui suoi passi con il cuore in pace e una spada per difendere il suo nemico.
《Hai deciso di venire a Camelot con noi?》intuì Artù.
《Hai ragione, Merlino: alcune persone a Camelot hanno rischiato la vita per me e ho un debito con loro che va ripagato》spiegò, alludendo al nome di Gaius e di Hunith che lo avevano difeso, andando contro i loro sovrani.
《Se riuscirai a uccidere il drago, sarai ricompensato bene》ammise il principe.
《Non cerco ricompense》rifiutò Balinor con un sorriso beffardo sulle labbra.
《Grandioso! Mangiamo?》commentò Artù.
Merlino fu felice della decisione del padre. Il loro confronto doveva averlo fatto riflettere sui principi originari di un essere umano, prima di Signore dei Draghi. Era contento di essersi sbagliato sul suo conto e di avere ora una seconda opportunità per ricominciare da capo con lui. Erano rimasti da soli, occupati a raccogliere della legna per accendere il fuoco, mentre Artù vagava nei dintorni in veste da guardia.
《Quando hai guarito Artù, hai pronunciato delle parole》parlò per primo.
《Un'antica preghiera. La Vecchia Religione può aiutarci in molte cose》rispose il padre.
《Ti è stata insegnata?》proseguì Merlino.
《No, non si può imparare: o fa parte di te oppure no. Mio padre l'aveva in sé e suo padre prima di lui》confessò.
Merlino ebbe finalmente la conferma che cercava in Gaius, quando era giunto a Camelot. Non si spiegava come potesse aver ereditato tale dono perché la magia che lui usava con tanta scioltezza al suo arrivo richiedevano anni di studio e continua pratica per uno stregone normale. Ma lui non era normale, aveva sempre saputo di essere speciale, proprio come Morgana.
Ora sapeva da chi aveva ereditato l'Antica Religione, ma un dettaglio particolare attirò la sua curiosità. La Vecchia Religione non si può imparare. O fa parte di te oppure no. Mio padre l'aveva in sé e suo padre prima di lui. Voleva intendere che anche lui possedeva il potere di Signore dei Draghi? Anche lui un giorno avrebbe potuto imparare a parlare con loro e a domarli in caso di necessità?
《Erano Signori dei Draghi?》.
Balinor scelse di non rispondere a quella domanda, ignorandola semplicemente con una scusa.
《Ci servirà della sterpaglia》.
Merlino non volle rinunciare all'occasione che aveva di conoscere suo padre e ciò che lo rendeva sé stesso, in tutto e per tutto.
《Hai accennato... Hai parlato di Ealdor, dove ti sei rifugiato da una donna》.
《Fu molto tempo fa》affermò lui.
《Io sono cresciuto lì e conosco la donna》proseguì il ragazzo.
《Hunith? È ancora viva?》gli chiese il padre, sorpreso da tale rivelazione.
《Sì, è mia madre》rivelò.
Sentire che Hunith si era fatta una nuova vita dopo la sua fuga gli fece male. In fondo, lei era stata l'unica donna che lui avesse mai amato e spesso gli capitava di pensare a lei e alla sua vecchia vita a Ealdor. Progettava di restare con lei e di mettere su famiglia, ma Hunith aveva realizzato quel suo desiderio con un altro uomo e non negò di sentirsi addolorato. Tuttavia era felice che lei fosse viva e in buona salute, avrebbe rinunciato volentieri alla sua felicità pur di tenerla al sicuro dalle grinfie di Uther.
《Si è sposata, bene!》.
《No, non si è sposata. Io... sono tuo figlio》confessò infine Merlino.
Il tono della sua voce era condizionato da un misto di emozioni: era felice, spensierato, ma allo stesso tempo preoccupato della sua possibile reazione. Tale battaglia interiore di sentimenti contrastanti colse alla sprovvista anche Balinor che, inizialmente, non seppe cosa dire.
Tra di loro calò il silenzio per lunghi secondi. Nessuno dei due era preparato a quel momento. Si guardarono dritto negli occhi e i loro pensieri furono l'unica cosa che li accompagnava in quella apparente calma e tranquillità.
《Non so che vuol dire avere un figlio》riuscì a pronunciare Balinor.
《Né io un padre》lo appoggiò Merlino con un sorriso liberatorio sulle labbra.
Il loro ritrovamento fu interrotto dai passi vicini del principe, il quale era venuto a cercarli, preoccupato per la loro assenza prolungata.
《Non devi dirlo ad Artù!》intimò il mago.
Uno stregone e un Pendragon amici, pensò Balinor. Due nemici, da sempre in perenne conflitto a causa dei loro controversi pensieri, in Artù e Merlino non esistevano. Anzi, con loro si completavano a vicenda.
Comprese finalmente lo strano attaccamento del ragazzo nei suoi confronti, cercava solo di conoscerlo. Era tempo di rimediare al loro mancato rapporto e di accettarsi finalmente come padre e figlio.
Si avvicinò a lui e gli sorrise, guardandolo a lungo in viso. Il figlio aveva preso molto dalla madre: i suoi occhi azzurri, la voglia di non arrendersi mai e di continuare a lottare, anche quando tutto sembrava perduto e la sua bontà d'animo. Dal padre, invece, aveva ereditato i suoi poteri magici e i capelli neri e lisci. Merlino ricambiò quel sorriso di accettazione. Era così sollevato e commosso di avere finalmente un uomo che potesse chiamare padre. Gli occhi gli diventarono lucidi, ma cercò di non piangere davanti a lui per la felicità.
Al calar della sera, mentre Artù dormiva, Merlino e Balinor approfittarono del momento per conoscersi meglio. L'uomo stava intagliando qualcosa su un pezzo di legno con l'aiuto di una lama e il figlio lo osservava in silenzio, sereno come non lo era mai stato prima d'ora da quando la sua amata era scomparsa.
《Perché non sei mai tornato?》rifletté, dando voce ai suoi dubbi.
《Non volevo che Hunith corresse pericoli. Uther mi voleva morto e se mi avesse trovato, mi avrebbe ucciso insieme a tua madre. Volevo che fosse al sicuro》rispose il padre.
《Potevamo venire con te》ribatté Merlino.
《E che vita avreste potuto avere?》gli chiese.
《Saremmo stati insieme》ammise lui con un grande sorriso nell'immaginare i suoi genitori finalmente riuniti e la famiglia completa dopo tanti anni.
Balinor colse la sua estrema felicità, ma non riuscì a condividerla. Aveva passato così tanto tempo da solo che non gli sembrava vero di avere qualcuno a cui poter legarsi. Merlino intuì la sua tristezza e gli fece una proposta per risollevarlo. Aveva finalmente ritrovato un padre e ora desiderava solo sfruttare il tempo con lui.
A Camelot non era rimasto più nulla che lo tenesse ancorato a Morgana, anzi quel ricordo gli faceva solo male. È vero, aveva Artù e un destino da compiere con lui, ma se voleva mantenere la promessa fatta a Morgana, doveva trovare un nuovo scopo nella vita che lo portasse avanti. E quello scopo era stare con la sua famiglia appena ritrovata.
《Se salveremo Camelot, vorrei tornare con te a Ealdor》.
《Hunith non mi riconoscerebbe》replicò tristemente il padre, scuotendo la testa in segno di negazione.
Desiderava tanto riprendere in mano la sua vita, ma erano passati venti anni dall'ultima volta che aveva visto Hunith e ricominciare di nuovo da capo gli sembrava un'idea irrealizzabile, se non impossibile. Nascondersi come un eremita e scappare da Uther per salvarsi la vita lo aveva cambiato, sia fisicamente che emotivamente ed era difficile per lui tornare alla vita di prima. Si sarebbe solo sentito un estraneo al di fuori della caverna che lo aveva protetto e ospitato meglio di una persona in carne e ossa.
Il ragazzo si rattristì, ma cercò di comprenderlo, nonostante il suo rifiuto. Capì che anche se il padre avrebbe aiutato Camelot contro il Grande Drago, lui avrebbe dovuto imparare a cavarsela da solo, come aveva sempre fatto.
《Come si diventa Signore dei Draghi?》domandò.
《Non si sceglie di diventarlo e non possono insegnartelo, questo è un dono sacro. Da migliaia di anni si tramanda di padre in figlio ed è quello che tu dovrai diventare, Merlino》gli spiegò Balinor.
《Lo vorrei tanto》ammise lui.
《Come ogni Signore dei Draghi, non saprai se hai quel potere, finché non affronterai il tuo primo drago》proseguì.
《Dovresti dormire un po', ci aspetta una dura giornata》gli consigliò, alzandosi da terra.
《Buonanotte, figlio mio》enunciò e Merlino sorrise.
Non lo faceva da giorni e non riusciva a smettere di credere agli ultimi avvenimenti. Il rinvenimento del padre aveva alleggerito il suo dolore per la perdita di Morgana e ora lo aveva spronato a riprendere a vivere. Dentro di sé sentiva come un'esplosione di vitalità e freschezza ritrovata, sembrava rinato come un fiore sbocciato in primavera.
《Buon riposo, padre》ricambiò.
Lo sgocciolare delle lacrime di rugiada mattutina disturbarono il sonno di Merlino. Sentì il suo viso bagnarsi e fu costretto a svegliarsi. La prima cosa che i suoi occhi videro fu la figura stilizzata di un drago in legno. Intuì che il padre l'avesse costruita per lui e sorrise, rincuorato dal suo affetto.
Una mano si serrò sulla sua bocca e Artù lo tranquillizzò subito. Gli intimò di fare silenzio perché gli uomini di Cenred erano lì vicini e lo alzò da terra. Tirò fuori la sua spada e si preparò a difendersi. L'ambiente intorno a loro era silenzioso, ma fu subito interrotto dai nemici che sbucarono dietro di loro.
Il principe riuscì a batterli facilmente e anche Balinor, grazie all'esperienza che aveva accumulato negli anni da fuggitivo. Una sentinella attaccò alle spalle Merlino, il quale parò gli assalti con la spada, tuttavia non ero pratico come il padre e il suo padrone. Il nemico gli privò dell'arma e Balinor intervenne per proteggerlo, ma la spada lo trafisse.
Il servo perse per un attimo il controllo dei suoi poteri, sfogandoli contro la guardia che venne rispedita all'indietro contro il tronco di un albero. Il peso del padre che sorresse tra le sue braccia lo costrinse a inginocchiarsi sul terreno.
《Anche tu hai il dono di tuo padre》gemette Balinor a causa del dolore.
《Ti prego, no, posso salvarti!》esclamò Merlino in preda all'angoscia.
Non poteva sopportare un'altra perdita. Aveva visto morire Morgana solo sei giorni fa, non aveva intenzione di perdere un'altra persona a cui voleva bene.
《Merlino, ascoltami! Quando affronterai il drago, mi raccomando, sii forte. Il cuore di un drago si trova a destra, non a sinistra》gli consigliò in un sussurro.
《Non posso farlo da solo》negò lui, scuotendo la testa e cercando di reprimere le lacrime.
《Tu sei mio figlio e ho visto abbastanza per sapere che mi renderai orgoglioso》disse.
Il mago annuì e le dita del padre gli sfiorarono per un attimo la guancia. Poi lentamente la vita iniziò ad abbandonarlo e Merlino esplose in un pianto disperato. Tutto il dolore che aveva sopportato da quando aveva perso Morgana tornò a investirlo e lacrime salate gli rigarono il viso.
《No, padre!》.
《No! Camelot è condannata!》urlò la voce di Artù dietro di lui.
Si riprese rapidamente dalla sua sofferenza e cercò di soffocare i mugolii di dispiacere per non darlo a vedere al principe. Si asciugò le lacrime e si issò in piedi, voltandosi verso di lui con una maschera di indifferenza. Non riuscì a nascondere del tutto l'amarezza per il padre appena ritrovato, ma ora sapeva cosa doveva fare.
Dopo qualche ora i due rientrarono finalmente a Camelot e il re fu subito informato del suo arrivo. Tutto il consiglio lì riunito era impaziente di sentire buone notizie, ma dallo sguardo abbattuto dei due ragazzi Uther intuì immediatamente il contrario.
《Mi dispiace, padre, ti ho deluso. L'ultimo Signore dei Draghi è morto》enunciò Artù.
Subito Gaius lanciò un'occhiata di accertamento verso Merlino e nei suoi occhi sofferenti ne lesse la conferma definitiva. Abbassò il capo, terribilmente amareggiato dalla rivelazione.
《Anni fa avrei voluto sentire questa notizia》commentò il sovrano con espressione dispiaciuta e preoccupata per il suo popolo.
《Non tutto è perduto! Combatteremo noi contro il drago, ma stavolta consentici di farlo a modo nostro: a cavallo e in campo aperto, forse potremmo batterlo》propose il principe.
《È del tutto inutile!》obiettò il padre.
《E allora? Rimarremo qui, mentre Camelot cade?》lo incalzò lui e il sovrano fu costretto ad acconsentire con un sospiro.
Artù si rivolse ai cavalieri presenti nella sala.
《Servono dodici cavalieri: chi non desidera combattere, può astenersi senza macchiare il proprio onore, ma chi è abbastanza coraggioso da proporsi, sappia che le possibilità di tornare sono pochi》illustrò, guardandosi intorno.
Gli uomini si scambiarono una silenziosa occhiata e dopo una breve riflessione mentale, il primo a farsi avanti fu Sir Leon. Poco alla volta, incoraggiati dalla sua prontezza eroica, tutti gli altri cavalieri lo imitarono. Merlino li vide accerchiarsi intorno al principe e scosse la testa, contrariato perché sapeva che era solo una perdita di tempo ed energie. L'unico che poteva sconfiggere Kilgharrah era lui, ma al momento aveva perso l'unica briciola di speranza che lo caratterizzava.
Si ritirò nelle sue stanze con la mente ancora annebbiata per la perdita del padre. I suoi occhi erano gonfi e arrossati per le lacrime versate, mentre osservava i lineamenti del piccolo drago in legno che gli aveva regalato il padre. Se prima aveva solo un'idea immaginaria, ora gli era restato solo quell'oggetto in suo ricordo. Sarebbe mai riuscito a riprendersi? Avrebbe mai trovato la forza necessaria per affrontare il drago al momento giusto dopo le ultime due perdite subite?
Si sentì così perso nella sua afflizione da non riuscire a pensare a tutte quelle persone che aveva conosciuto e poi perso. Si chiese se sarebbe mai finito tutto quel dolore che gravava costantemente il suo cuore e la sua anima. La porta della sua camera si aprì e Gaius varcò la soglia.
《Merlino, cos'è successo?》gli chiese.
《Non l'ho salvato! Ha detto che il dono dei Signori dei Draghi passa di padre in figlio, ma quando ho affrontato il Grande Drago, la mia magia è stata inutile》rispose, liberandosi temporaneamente dalla sofferenza attraverso le lacrime.
Il medico si sedette sul suo letto, affianco a lui.
《Questo è vero, ma tuo padre non era ancora morto ed è soltanto allora che erediti i suoi poteri》illustrò.
《Sarò abbastanza forte da tenergli testa?》rimuginò il ragazzo, tirando su con il naso.
《Solo il tempo ce lo dirà》rispose il suo maestro.
Più tardi, ripresosi provvisoriamente dal lutto, si diresse nelle stanze di Artù per prepararlo al combattimento finale.
《Merlino, se dovessi morire, ti prego...》alluse il principe, spezzando il silenzio irritante che si era creato da quando il servitore era entrato nei suoi alloggi.
Avrebbe voluto trovare le parole esatte da dirgli per salutarlo, considerando che quella forse poteva essere la loro ultima chiacchierata insieme. Voleva ringraziarlo per essergli stato un amico, oltre che un servitore e desiderava incitarlo a non desistere mai anche quando uno dei due non ci sarebbe più stato per l'altro, ma come poteva consolarlo, visto come lui si stava rovinando lentamente per Morgana?
《Cosa?》domandò il moro.
Scosse la testa e si voltò a guardarlo in silenzio. Si sorrisero semplicemente, poi lui afferrò la sua spada, pronto per lo scontro.
《Che cosa fai?》chiese, quando vide il suo migliore amico prendere una spada dal tavolo.
《Vengo con voi》lo informò quest'ultimo.
《Merlino, è probabile che io muoia》ribatté lui.
《Sì, è probabile, se non sarò lì》precisò il mago.
《Certo!》commentò Artù in tono canzonatorio.
Merlino continuò a prenderlo in giro.
《Sapete quante volte ho salvato il vostro regale posteriore?!》.
《È tornato il senso dell'umorismo》constatò il nobile.
Si accinse a raggiungere la porta d'uscita, quando si ritrovò l'amico al suo fianco.
《Vuoi davvero affrontare il drago con me?》gli chiese, impressionato ogni volta dalla sua intraprendenza.
《Non resterò qui a guardare. So che per voi è difficile capire cosa provo, ma ci tengo a quell'armatura e non vi permetterò di rovinarla》lo derise ironicamente lui e Artù scoppiò a ridere per le sue solite battute sarcastiche.
Doveva ammettere che gli era mancato il vecchio Merlino negli ultimi giorni. Era lieto e onorato di poter contare sulla sua presenza, soprattutto nei momenti più difficili e per quello non lo avrebbe ringraziato mai abbastanza.
Assentì con un debole cenno della testa, esprimendo la sua riconoscenza con il silenzio di un solo sguardo. L'amico comprese la sua gratitudine velata e insieme lasciarono il castello. Con la squadra di cavalieri al loro fianco attraversarono la foresta circostante al regno e attesero l'arrivo del nemico.
Quando la luna piena fu alta nel cielo, i cavalli nitrirono dalla paura, segno di una possibile presenza nei paraggi, e gli uomini udirono sopra le loro teste un sbattere rumoroso di ali. Kilgharrah si fece strada nel cielo tra le nuvole oscure in direzione di Camelot. Avvertì il nitrire degli animali e notò la presenza di un piccolo gruppo di uomini sotto di lui. Si fermò e volò in picchiata con l'intento di attaccarli.
Artù ordinò a tutti di restare fermi, mentre la creatura si avvicinava sempre di più a loro. All'ultimo secondo il gruppo si disperse e il drago atterrò a terra, venendo circondato dai quei piccoli e insignificanti essere umani. Li sbaragliò facilmente con la coda e sputò il suo fuoco rovente contro di loro.
Artù e Merlino furono gli unici sopravvissuti e il principe raccolse da terra una lancia per difendersi. L'animale si avvicinò a lui e lo attaccò con un vortice di fiamme che il principe evitò, scansandosi di lato. Si rialzò subito per poi affondare l'arma appuntita sotto la pelle squamosa e resistente del drago, il quale grugnì dal dolore. Con una potente zampata stese a terra Artù, facendolo svenire. Zoppicò a causa dell'arto ferito e Merlino sentì la voce di suo padre nella mente.
'Adesso sei l'ultimo Signore dei Draghi e tu solo possiedi l'antico dono. Nel profondo del tuo cuore devi trovare la voce che tu e Kilgharrah condividete perché le vostre anime sono gemelle. Quando parli a lui come suo simile, è obbligato a obbedire alla tua volontà'.
Il suo messaggio gli arrivò forte e chiaro e il mago, ritrovata la forza e la fiducia in sé stesso, usò i suoi nuovi poteri. Il drago rimase visibilmente spiazzato. Merlino stava usando la sua lingua per comunicare con lui e l'ultima volta che qualcuno lo aveva fatto era stato suo padre. Capì che lui era diventato un Signore dei Draghi e fu costretto a piegarsi al suo volere, in segno di arrendevolezza.
Il ragazzo si chinò per prendere la lancia da terra e Kilgharrah, intuendo cosa volesse fare, cercò di fermarlo.
《Sono l'ultimo della mia specie, Merlino. Qualunque torto possa avere, non rendermi responsabile della scomparsa della mia nobile razza》.
Merlino non avrebbe mai potuto fargli del male, non ci sarebbe riuscito nemmeno con il suo peggior nemico. Suo padre aveva ragione: lui aveva la gentilezza della madre e tutti quelli che lo conoscevano, erano al corrente della sua estrema bontà. All'inizio credeva che liberare il drago fosse stata una scelta sbagliata, ma ora comprese che era stata, invece, un'esperienza utile per maturare.
Grazie a Kilgharrah si era ricongiunto al padre misterioso, lo aveva perso poco dopo, ma era tornato a Camelot più forte di prima. Era cresciuto e adesso conservava il dono più potente di tutti nel profondo del suo cuore, lì dove la voce di suo padre Balinor non si sarebbe mai spenta.
《Vattene! Se provi ad attaccare un'altra volta Camelot, allora, io ti ucciderò. Ho avuto pietà di te e anche tu adesso l'avrai degli altri》gli intimò, lasciando cadere il bastone a terra.
Il drago chinò il capo in segno di consenso e rispetto.
《Giovane mago, ciò che hai appena fatto è ciò che un giorno riceverai. Non dimenticherò la tua clemenza. I nostri cammini si incroceranno di nuovo》lo ringraziò.
Poi aprì le sue ali e spiccò in volo, allontanandosi dal regno.
Merlino sospirò pesantemente perché grazie a lui Camelot era di nuovo al sicuro. Sentire dentro di sé la voce del padre lo aveva destabilizzato parecchio. Avvertiva già la sua mancanza, ma sapeva che lui era fiero del figlio. La sua morte non era stata vana. Artù, alle sue spalle, si riprese dal suo stato di incoscienza.
《Cosa è successo?》domandò, non ricordando nulla dopo il suo svenimento.
《Lo avete colpito a morte》mentì il servo.
Il principe sbatté le palpebre, sbalordito, e si guardò intorno. Il drago non c'era più, erano rimasti solo loro due in mezzo al quel campo erboso.
《È andato?》intuì.
《Sì, ce l'avete fatta! È finita!》affermò l'amico e i due si lasciarono andare a sorrisi ed esaltazioni di gioia.
Quando Uther si affacciò alla finestra, scorse nella penombra le minuscole figure di Artù e Merlino rientrare a piedi nel regno. Accennò un debole sorriso, anche stavolta erano riusciti a vincere! Esalò un profondo respiro, liberandosi di dosso la preoccupazione per la sorte del figlio, e richiuse la vetrata.
Alle porte del regno i due ragazzi vennero raggiunti da Gwen e Gaius. La prima si gettò di corsa tra le braccia del suo amato, il secondo si scambiò una stretta paterna con il nipote.
《L'ho sentito! Era lì con me, Gaius》gli rivelò il mago appena si staccarono dall'abbraccio.
《E sarà sempre con te! Merlino, so che non potrò mai competere con tuo padre, ma per quel che vale, tu hai ancora me》confidò lui.
Avrebbe sempre sentito la mancanza del padre, così come quella di Morgana, ma gli bastava conservarli entrambi nel suo cuore insieme ai ricordi che aveva di loro. Avrebbe continuato a soffrire ugualmente la loro assenza, ma gli bastava solo quello: la consapevolezza che anche se le persone a cui voleva bene non erano più presenti nella sua vita, lui sarebbe andato avanti per loro.
'Promettimi che ci proverai. Anche se passeranno anni e sentirai la mia mancanza. Lo so che sarà difficile e starai male, ma promettimi che tu andrai avanti con la tua vita' si ricordò il giuramento che aveva concesso a Morgana poco prima che lei sparisse insieme a Morgause.
'Vivrò per te, solo per te' rammentò le sue ultime parole.
《Beh, penso che dovrò accontentarmi》commentò in tono sarcastico.
I due scoppiarono a ridere e con una nuova alba pronta per risorgere presto alle loro spalle, ritornarono alla loro complicata, ma serena vita di sempre, lì a Camelot, il luogo dove la magia sarebbe rinata dalle proprie ceneri, più forte e resistente di prima.
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Con questo ultimo capitolo si conclude la seconda stagione di Merlin. Spero di avervi fatto emozionare e di aver rappresentato al meglio Merlino e tutti gli altri protagonisti, più della prima stagione. Non preoccupatevi, questo non è un addio, non ancora almeno. La terza stagione vi sta aspettando, già pronta per essere narrata e letta solo da voi.
A presto!
Sara.
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