XLVII

Liberare il drago si era rivelata la più pessima delle scelte prese finora da Merlino. Camelot, appena ripresasi dall'attacco di Morgause e dei cavalieri di Medir, ora era nuovamente assaltata da un altro nemico da ben tre notti. Fuoco e fiamme si facevano strada in un regno gettato dal caos e dalla paura e i feriti non facevano che aumentare sempre di più.

《Mi dispiace per tutto questo》si scusò Merlino ad Artù.

《Perché? Non è colpa tua》lo difese quest'ultimo.

Se solo fosse realmente così, pensò il mago. Il drago che aveva liberato ora occupava i cieli di Camelot, seminando terrore e distruzione con il suo potente fuoco magico. Ogni tentativo di difesa e di contrattacco era risultato vano, persino i poteri di Merlino.

《Non illuderti che la tua insignificante magia possa ferirmi》disse il drago, quando il mago lo colpì con una lancia stregata.

Merlino aveva usato l'incantesimo con il quale aveva ucciso il grifone e la Bestia Errante in passato, ma sul Grande Drago non ebbe nessun effetto. Come era possibile se era un mostro della mitologia?

《Perché stai facendo questo? Uccidi delle persone innocenti》gli sbraitò contro.

L'animale non lo calcolò e volò via. Merlino tornò al castello per rivolgersi a Gaius, intento a medicare le persone ferite.

《Non posso fare niente! La mia magia è del tutto inutile, non funziona》lo informò.

《I Draghi non sono mostri, sono creature prodigiose e magiche. Devi accettare che possano essere immuni ai tuoi poteri》spiegò l'anziano.

Il ragazzo sospirò di frustrazione. Non ci voleva! Come avrebbe fatto a sconfiggerlo? Per quanto tempo ancora Camelot avrebbe resistito?

All'alba i danni ingenti che il regno aveva subito nel corso della notte furono più evidenti: mura in rovina, focolai fuori controllo, fumo nero e nocivo, morti e dispersi tra uomini, donne e bambini.

《Sappiamo come il drago sia riuscito a scappare?》domandò Uther al consiglio riunito.

《Mi dispiace dirlo, ma no》intervenne Sir Leon.

《Ci deve essere un modo per liberarci da questo mostro. Gaius?》rifletté il re.

《Ci serve un signore dei draghi》rivelò il diretto interessato.

《Non è un'idea realistica》obiettò subito il suo amico.

《Sire, se fosse ancora vivo l'ultimo signore dei draghi?》insistette il medico.

《No, è impossibile》negò il sovrano.

《Ma se lo fosse?》non demorse Gaius.

《Che vuoi dire?》lo interrogò con una punta di sospetto nella voce.

《È solo una diceria e non ne sono sicuro, ma credo che il suo nome sia Balinor》confessò lui.

《Dove vive?》si frappose Artù.

《È stato visto nel regno di Cendred, ma è successo molti anni fa》rispose l'anziano.

《Se quest'uomo è ancora vivo, allora è nostro dovere portarlo qui》enunciò il principe.

《Il trattato con Cenred è scaduto: siamo in guerra e se vi scoprissero entro i confini, vi ucciderebbero》lo fermò il re.

《Andrò da solo e passerò inosservato》ribatté il figlio.

《No, Artù, è troppo pericoloso!》gli vietò.

《Non starò a guardare morire i miei uomini, se posso salvarli. Parto immediatamente, Merlino, prepara i cavalli》si intestardì lui.

《Mi preoccupo per te!》gli confidò Uther.

《Io per Camelot. Non preoccuparti, riuscirò a trovarlo》lo rassicurò.

Artù e Merlino si congedarono subito e il servo si preparò la sacca da viaggio.

《Gaius, chi erano i signori dei draghi?》domandò, curioso.

《Un tempo c'erano uomini che potevano parlare ai draghi e domarli. Uther credeva che l'arte dei signori dei draghi fosse una magia, così, li fece radunare tutti e uccidere》spiegò il suo maestro.

Tipico di Uther! Non era affatto sorpreso della cosa. Scosse la testa, quell'uomo non sarebbe mai cambiato.

《Ma uno sopravvisse...》concluse al suo posto.

《Come lo sapevate?》gli chiese poi.

《Lo aiutai a fuggire》svelò lui.

Merlino rimase un po' stupito da quella rivelazione. Gaius che salvava l'ultimo signore dei draghi era una grossa sorpresa da digerire. Fu il turno di Gaius.

《Merlino, hai mai sentito il nome Balinor?》.

《No》rispose, negando con la testa.

《Tua madre lo ha mai nominato?》.

《Mia madre?!》ripeté lui, sollevando le sopracciglia per lo sconcerto.

Cosa centrava lei con un signore dei draghi? Perché tutte quelle domande? Che mistero si nascondeva dietro quella storia? I suoi dubbi vennero subito chiariti.

《Lei lo ospitò》.

《Quindi, si mise contro Uther?》capì e Gaius affermò.

《Fu molto coraggiosa!》commentò il mago.

Sapeva bene quanto sua madre poteva diventare protettiva nei confronti delle persone a cui voleva bene. Lei era fatta così, sempre gentile e altruista.

《Quando Uther scoprì dove si trovava Balinor, mandò dei cavalieri a Ealdor per poterlo stanare e fu costretto a fuggire》proseguì l'anziano.

《Perché mia madre non mi ha mai detto niente?》rifletté lui, corrugando le sopracciglia.

《Merlino, le avevo promesso di non parlare mai di questa storia...》alluse Gaius in tono improvvisamente serio.

《Perché?》lo bloccò.

《Ti ho sempre trattato come un figlio, ma è ora che tu lo sappia: l'uomo che stai andando a cercare è tuo padre》gli confidò.

Merlino rimase in completo silenzio per lunghi secondi, cercando di assimilare quella verità. Iniziò a farfugliare sospiri e mugolii insensati. Voleva intervenire, dire qualcosa, ma dalla sua bocca non uscivano parole.

《Mio padre? M-Mio padre è un signore dei draghi?》riuscì a mormorare infine.

《Sì》confermò il medico, chinando il capo in segno di colpevolezza.

Per tutta la sua vita Merlino voleva informarsi sul padre e ora che l'aveva scoperto nei peggiori dei modi non ne era affatto felice. La mancanza della figura paterna lo aveva condizionato da sempre, soprattutto nei primi anni della sua adolescenza, quando aveva iniziato a manifestare i suoi poteri. Sua madre era una semplice contadina, quindi sapeva che il suo dono lo aveva ereditato dall'altro genitore. Si era sempre chiesto il motivo per il quale lo aveva spinto ad abbandonarli, ma domandarlo alla madre era come nuotare in un lago infinito e senza alcuna meta.

《Perché nessuno non me l'ha mai detto?!》strepitò in preda all'ira.

《Volevo farlo, ma per tua madre era troppo pericoloso. Voleva solo proteggerti》sostenne Gaius.

《No, avevo il diritto di saperlo!》controbatté lui.

Merlino sentì la necessità di prendere le distanze dagli avvenimenti recenti. In attesa dell'arrivo di Artù per partire alla ricerca di Balinor, si mise a sistemare la sella del cavallo. La scomparsa di Morgana e il ritrovamento del padre riempivano il vuoto dei suoi pensieri. Ora più che mai avvertiva la mancanza della sua principessa, avrebbe tanto voluto che fosse lì con lui. Da quando l'aveva persa, non era più sereno. Sembrava che la felicità fosse una luce ormai lontana in un tunnel buio e interminabile.

Con la coda dell'occhio vide Gaius avvicinarsi a lui. Era ancora arrabbiato con il suo maestro, ma adesso almeno era più calmo e meno sconvolto. Lui, in fondo, non c'entrava nulla, gli aveva solo rivelato la verità che l'unica persona avrebbe dovuto fare sin dall'inizio. Desiderava essere arrabbiato con sua madre, ma non importava più di tanto dato che ora conosceva tutta la storia sul suo passato rimasto incompleto per gran parte della sua esistenza.

《Hai preso quello che ti serve?》gli chiese Gaius e luì assentì con un gesto silenzioso del capo.

《Mi dispiace, non volevo essere scortese e irrispettoso nei vostri confronti》si scusò il ragazzo, ma l'anziano comprese perfettamente la sua rabbia del tutto normale dopo una rivelazione del genere.

《Andiamo, Merlino!》incitò il principe, salendo a cavallo.

Un gemito di dolore lo tradì per lo sforzo a causa della ferita che si era procurato al petto la notte scorsa per difendere gli abitanti del regno dall'attacco del drago.

《State bene?》si preoccupò il servitore.

《È solo un graffio》lo rassicurò.

Il mago montò sul destriero, mentre Artù lasciava il cortile centrale.

《Merlino, non devi assolutamente permettere che Artù sappia chi è quest'uomo. Uther tratterebbe il figlio di un signore dei draghi con diffidenza》lo avvertì il medico e lui annuì.

I due giovani partirono, addentrandosi nella foresta al galoppo. Quando si fermarono per una breve sosta, avevano raggiunto il confine tra Camelot e il regno di Cenred. Gaius aveva rivelato che l'ultima volta che l'uomo era stato visto si trovava al limite di una cittadina. Raggiunsero tale posizione a notte ormai fonda con una pioggia battente e feroce. Non sapevano bene dove cercare, ma la taverna era il luogo ideale dalla quale partire per avere delle informazioni. In quel luogo frequentato da gente di ogni tipo, soprattutto uomini loschi e malfamati, doveva per forza esserci qualcuno che aveva notizie di Balinor.

Infreddoliti e bagnati fradici fin dentro gli abiti, si sedettero a un tavolo e ordinarono da bere. Il proprietario della locanda, un uomo dalla massiccia corporatura, la barba incolta e lo sguardo decisamente poco raccomandabile, portò loro le ordinazioni, guardandoli con un terrore che a Merlino fece venire i brividi in tutto il corpo.

《Sto cercando un uomo di nome Balinor. Se mi dite dov'è, pagherò bene》intervenne il principe, posando sul tavolo un sacchetto di monete pregiate.

《Mai sentito nominare》rispose lui, rifiutando la ricompensa di Artù e prendendo solo gli spiccioli che servivano per pagare le bevande.

I due non si trovarono a proprio agio in quell'ambiente così indegno e diverso dalla taverna che erano soliti frequentare a Camelot. Artù prenotò una stanza con due letti singoli per trascorrere lì la notte e riposarsi. Solo quando furono sul punto di andare a dormire, il principe percepì lo strano comportamento del suo servitore. Era insolito per lui essere taciturno e distaccato, ma intuì che quel suo atteggiamento fosse causato dalla sparizione di Morgana. Comprendeva bene quanto ne sentisse la mancanza perché anche lui la provava. Si sforzò di avere un dialogo con lui.

《Che cosa ti prende oggi?》.

《Come?》domandò Merlino, voltandosi verso di lui.

《Mi duole ammetterlo, però mi piacciono i tuoi commenti. È l'unica caratteristica positiva che hai》confessò.

《Grazie》si limitò a commentare il moro.

《Molti sono capaci a fare i servitori, ma solo pochi sono in grado di rendersi completamente ridicoli》continuò a prenderlo in giro, sperando di strappargli un sorriso che però non si formò sulle sue labbra.

《Cosa c'è? C'è qualcosa! Dimmelo!》gli intimò in tono serio.

《Niente》tagliò corto Merlino, girandosi di fianco nel letto e mostrandogli le spalle.

《Va bene! So che sono un principe e che non possiamo essere amici, ma se non lo fossi... beh, insomma, forse andremmo d'accordo》rimuginò Artù, osservando il soffitto della stanza.

《Quindi?》gli chiese il mago, non capendo la natura di tale conversazione.

《Quindi, puoi parlare con me》lo incitò.

《Certo, ma se voi non foste un principe, vi direi di farvi gli affari vostri》ribatté seccamente lui.

《Merlino!》lo richiamò scherzosamente il nobile, lanciandogli in faccia il suo cuscino.

《Senti la mancanza di Morgana?》.

Certo che gli mancava, i suoi pensieri erano sempre rivolti a lei. Cercava un appiglio nei bei ricordi che aveva di lei e di loro insieme per trovare la forza di affrontare la questione del padre. Ma il realizzare che adesso lei non era più presente nella sua vita lo faceva stare male e non voleva ritrovarsi col piangere per l'ennesima volta come un ragazzino.

《Forse》commentò, cercando di reprimere le lacrime.

《E allora che cosa c'è?》insistette il principe.

Merlino, infastidito dalla sua continua pressione, sospirò e decise di confidarsi con lui pur di farlo smettere. In fondo era felice che il suo padrone si preoccupava per lui come un vero amico e la cosa era ricambiata. Nonostante le differenze sociali che li dividevano, loro si volevano bene e si supportano a vicenda come due migliori amici. L'amicizia profonda con Artù era l'unica cosa rimasta a Merlino a cui poter aggrapparsi in ricordo della sua amata.

《Va bene, ve lo dico: sì, mi manca Morgana. Spero che ovunque lei si trovi adesso, stia bene》.

Voleva aggiungere che non era solo l'assenza della ragazza a consumarlo dentro, ma anche la scoperta di avere come padre un signore dei draghi. Ricordò l'avvertimento di Gaius prima di lasciare Camelot e decise di seguirlo e di tacere.

《Anch'io》affermò Artù.

Tra i due calò il silenzio, poi si addormentarono. Durante la notte la porta della loro stanza si aprì e un individuo sospetto cercò di avvicinarsi di soppiatto alle loro borse con l'intento di rubare soldi e mappe. Fortunatamente Artù aveva il sonno leggero ed era facile per lui sorprendere gli agguati nemici. Bloccò con forza il polso dell'uomo e lo scaraventò contro il letto di Merlino, puntandogli la lama contro. Il servo si svegliò di soprassalto, scattando sul letto.

《Che succede?》domandò.

《Sai qual è la punizione per chi ruba?》si rivolse il principe allo sconosciuto, tenendolo fermo con la sola forza del braccio.

《Vi prego! Ho dei figli da sfamare》si difese quest'ultimo.

《Dimmi dove posso trovare Balinor. Che cosa sai di lui?》lo interrogò.

《Balinor? Niente, io...》farfugliò l'uomo, scuotendo il capo.

《Ci tieni alla vita?》lo interruppe Artù, facendo aderire la punta affilata dell'arma contro il tessuto dell'indumento che indossava.

《Ormai sono molti anni che non lo vedo》confessò lui con grande timore nella voce.

《Ma sai dove vive?》insistette il biondo.

Lo sconosciuto rivelò loro che Balinor dimorava in una grotta ai piedi di un monte, al termine della foresta appena fuori dalla città. Artù si allontanò da lui, lasciandolo andare e l'uomo decise di dar loro un ultimo avvertimento.

《Ma non illudetevi perché non sarete i benvenuti. Balinor prova odio per tutto e tutti e la caverna è la casa ideale per lui》.

Dopodiché scattò fuori dalla camera.

Il mattino seguente Merlino e Artù recuperarono i cavalli e ripresero il cammino, seguendo le indicazioni dell'uomo. Il cielo sopra le loro teste era denso e nuvoloso e un leggero venticello scompigliava i rami e le foglie della fitta vegetazione circostante. Il servo si voltò a guardare il principe, rimasto indietro durante la camminata. Aveva un'espressione sul viso affaticata e stanca, la fronte era sudata e sembrava sul punto di svenire da un momento all'altro. Merlino rallentò e decise di dare un'occhiata alla ferita nascosta sotto gli strati di panno bianco avvolti intorno al corpo. La lesione aveva iniziato a sanguinare già dal giorno prima, ma durante la notte si era aggravata. Il sangue era diventato più scuro, segno di una infezione in corso, e Artù stava peggiorando. Incominciava a non avere lucidità e a malapena riusciva a stare in piedi da solo.

Dei rumori improvvisi e vicini colsero l'attenzione di Merlino, il quale si abbassò con la schiena per nascondersi, trascinando con sé Artù. Nascosto dietro il tronco di un albero caduto, vide i soldati di Cenred andare dritto senza accorgersi della loro presenza. Quando il pericolo fu passato, cercò di richiamare il principe per proseguire, ma quest'ultimo era ormai svenuto e privo di conoscenza. Lo trascinò fino ai loro animali e lo caricò a pancia in giù sulla sella. Al limitare del bosco intravide finalmente le catene montuose. Secondo le informazioni del tizio non sarebbe dovuto mancare molto alla dimora di Balinor. Merlino non comprese bene cosa provava in quel momento, sapendo che a breve avrebbe incontrato una parte del suo passato e della sua identità, rimasta seppellita tra segreti e bugie. Aveva un certo timore, ma la preoccupazione rivolta al suo padrone lo spinse fino alla tanto ricercata destinazione.

Seguendo il corso di un piccolo fiume, giunse ai pendii di una caverna rocciosa, la cui entrata era ben coperta e oscura. Proseguì, addentrandosi nell'antro. L'ambiente intorno a sé era lugubre, silenzioso, fresco e bagnato dai bacini d'acqua che rimanevano intrappolati tra i massi. Nonostante la fredda oscurità che si percepiva nell'aria, quel luogo si rivelò un nascondiglio ideale per un fuggiasco. L'aria fresca e pulita, l'acqua potabile e pura e la grotta ben coperta dalle intemperie e discreta agli occhi dei possibili nemici. Merlino si guardò intorno, valutando il misero e semplice arredamento costituito da coperte, vestiti e vari oggetti per la casa. Non fece in tempo a realizzare che lì, effettivamente, ci abitava qualcuno che venne assalito bruscamente alle spalle.

《Cosa fai qui, ragazzo?》gli domandò una voce maschile all'orecchio.

Il servo cercò di liberarsi dalla stretta minacciosa dell'individuo dietro di lui, ma fu subito inutile in quanto non aveva la forza e la robustezza di un cavaliere. Era quella la voce del padre? Non se la sarebbe mai immaginata così intimidatoria e ostile, ma poi si ricordò dell'ammonimento dell'uomo della notte scorsa e ora, in quello stato, poté confermarlo.

《H-Ho bisogno d'aiuto per il mio amico》rispose.

Il braccio avvolto intorno al suo collo si scansò velocemente e lui venne rispedito in avanti con violenza. Provò il coraggio di girarsi indietro e il volto seminascosto di un uomo dai lunghi capelli neri e sporchi, gli occhi scuri e la barba folta e incurata si mostrò alla fioca luce che filtrava all'interno della caverna. Per la seconda volta in pochi minuti Merlino rimase sconvolto dai solidi lineamenti che gli indurivano il viso e lo sguardo. La zona intorno agli occhi era solcata nel profondo della pelle da rughe accigliate e impassibili, rendendo il suo aspetto fisico più stanco e spento. Non riuscì a credere che l'uomo che aveva di fronte fosse suo padre.

《Portamelo qui!》gli ordinò, enfatizzando con la voce la stessa durezza che si intravedeva nei suoi occhi.

Il servo obbedì con una paura nello sguardo che lo portò a recuperare il principe in fretta e furia. Artù venne adagiato sul terreno e l'uomo spalmò sopra la ferita infetta una miscela grigia e corposa. Poi pronunciò un incantesimo e Merlino ne riconobbe la lingua celtica, usata da lui stesso e da tutti gli stregoni per lanciare una magia.

《Deve riposare》constatò il barbaro, alzandosi in piedi.

La sua voce ora era più debole e calma, ma comunque distaccata.

《Si riprenderà?》gli chiese il servitore.

《Domattina》troncò lui, annuendo.

《Grazie》enunciò Merlino alle sue spalle, ma l'uomo lo ignorò completamente.

Sebbene l'atteggiamento burbero, il ragazzo non poté fare a meno di accennare un debole sorriso di fronte alla sua velata bontà. È vero che lo aveva allontanato da sé e trattato male sin dall'inizio, ma nel momento del bisogno era stato disposto a offrire il suo aiuto anche se erano due estranei. Si sedettero intorno a un fuoco, dato che di notte le temperature in quella grotta calavano vertiginosamente, e consumarono in silenzio il loro pasto.

Ora che c'era più luce, Merlino poté scrutarlo meglio: i capelli gli arrivavano fin sotto le spalle, i suoi occhi erano di un marrone scuro e la spessa barba rivelava qualche pelo bianco e ispido. Come indumenti portava degli abiti spessi e pesanti. Si sentì estremamente a disagio in quella tranquillità forzata. Voleva parlargli, avere una conversazione con lui, ma non sapeva cosa dire per paura di un suo diniego. Tuttavia la curiosità di conoscere il padre che aveva sempre cercato vinse sui suoi timori e spezzò il silenzio per primo.

《Da quanto vivi qui?》.

《Qualche inverno》rispose lui.

《Deve essere dura...》commentò il mago.

《Perché siete qui?》lo interruppe subito l'uomo.

《Siamo in viaggio e cerchiamo una persona: un uomo di nome Balinor, è un signore dei draghi. Mi è stato... beh, qualcuno mi ha detto che vive da queste parti. Mai sentito?》spiegò.

Appena il diretto interessato sentì pronunciare il suo nome, il terrore che quei due sconosciuti fossero stati mandati da Uther Pendragon lo assalì, ma riuscì a celare la paura dietro una maschera di assoluta indifferenza e franchezza che aveva imparato a indossare nel corso degli anni passati in solitudine.

《È morto》.

Ed era vero dentro di sé: quel ruolo che un tempo gli conferiva onore e rispetto era mancato meno nel momento in cui era stato costretto a fuggire a discapito della sua vita e della sua felicità. Era un uomo come tutti gli altri che lo circondavano, eppure avere quel dono lo aveva condannato alla vita desolata e tormentata che stava passando. Alle volte si pentiva di ciò che era e di come avrebbe voluto nascere normale. Avrebbe vissuto in povertà e miseria, ma avrebbe avuto una vita felice, una moglie che amava e magari un figlio a cui trasmettere tutti i suoi insegnamenti. Ma anche quel sogno, così come la sua identità e la sua vita, si era infranto nei peggiori dei modi. Merlino era convinto che l'uomo che aveva di fronte fosse suo padre, ma a quanto pare si sbagliava. Non era lui, ma sapeva chi fosse il suo vero padre.

《Lo conoscevi?》gli chiese.

《Chi sei tu?》lo interrogò Balinor, iniziando a perdere la pazienza.

《Merlino》rispose lui, sinceramente rincuorato da quella domanda.

《E lui?》proseguì, indicando con il dito il principe addormentato alle loro spalle.

《È-È il mio padrone》farfugliò il servo.

《Come si chiama?》insistette l'uomo.

Merlino non poteva rivelare l'identità di Artù, sapendo quanto lui fosse conosciuto in altri regni e inventò il primo nome che gli venne in mente.

《Lui è... Lancillotto... è un cavaliere, sai, uno di quelli buoni》.

Balinor, cogliendo subito la sua bugia, lo smentì senza battere ciglio.

《Il suo nome è Artù Pendragon ed è il figlio di Uther. Siamo nel regno di Cenred e questo per lui è un problema, quindi, dimmi che cosa volete da me?》.

Nessuno dei due poteva ormai negare l'evidenza.

《Sei tu Balinor?》.

Lui non rispose, chinando lo sguardo sulla ciotola che stringeva in mano. Merlino, tuttavia, non demorse di fronte al suo silenzio.

《Il Grande Drago sta attaccando Camelot e non possiamo fermarlo. Solo tu, Signore dei Draghi, puoi farlo》.

《Il suo nome è Kilgharrah. Non agisce alla cieca e uccide per un motivo: vendetta. Uther è la causa di tutto》spiegò Balinor, marcando con disprezzo il nome del nemico che gli aveva rovinato l'esistenza.

《Ma sta uccidendo persone innocenti》ribatté il giovane.

《Uther mi ha perseguitato e mi ha dato la caccia come un animale》gli inveì contro.

《Lo so》affermò lui.

《Ma che cosa ne sai tu della vita, Merlino?!》alzò la voce, issandosi in piedi dalla collera.

Lo sapeva fin troppo bene, invece. Sapeva quanto potesse essere arduo e difficile vivere affianco al proprio nemico solo per difendergli il figlio destinato a portare armonia e prosperità. Da quando era arrivato a Camelot, Uther lo aveva solo punito, trattato come una nullità e minacciato, eppure lui continuava a proteggere il suo regno con la speranza che quei sacrifici venissero presto ricompensati con il valore più giusto e nobile: la pace.

《Uther mi chiese di portare l'ultimo drago a Camelot, dicendo di voler fare la pace con lui, ma quello che fece fu solo mentirmi e tradirmi e ora vuoi che protegga quell'uomo?!》seguitò.

《Io voglio che tu protegga Camelot》puntualizzò Merlino.

《Uccise tutti i signori dei draghi, soltanto io scappai》perseverò l'uomo.

《Dove andasti?》gli chiese.

Balinor sospirò, la rabbia accumulata per anni si era liberata e lo sfogo gli fece sentire leggermente meglio. Era indeciso se raccontargli quel periodo della sua vita ormai lontana e dimenticata, eppure il modo in cui Merlino lo stava guardando gli fece capire che lui era sinceramente interessato e aperto ad ascoltarlo.

《C'è un posto chiamato Ealdor. Lì avevo una vita e una donna, una donna forte. Ealdor non è nel regno di Uther, ma lui mi inseguì lo stesso. Mandò dei cavalieri a uccidermi e da allora fui costretto a vivere così, quindi, ciò che prova Kilgharrah lo capisco. Ha perso quelli della sua specie e i suoi consanguinei. Che Uther muoia e che Camelot cada!》.

Merlino avvertì gli occhi lucidi e l'istinto di piangere era lì, forte e dirompente. Non immaginava di trovarsi davanti un uomo rabbioso e vendicativo come padre. Comprendeva ciò che quell'uomo aveva passato per anni a causa di Uther, ma credeva di essere speciale perché aveva ereditato quella bontà e quella giustizia che lo caratterizzavano da lui. Si sbagliava, quel lato di sé lo aveva preso solo dalla madre. Del padre che aveva di fronte non possedeva niente, se non i potenti poteri magici che usava al servizio di Artù.

《Vuoi che tutti a Camelot muoiano?》meditò.

《Dovrebbe importarmi?》lo sfidò.

《Se tra loro ci fosse tuo figlio?》insistette lui.

《Io non ho un figlio》lo ammutolì il padre.

Merlino rimase sorpreso da quella rivelazione seccata. Sbatté le palpebre, cercando di reprimere il crescente desiderio che sentiva di piangere per sfogarsi. Sua madre non gli aveva mai detto di avere un figlio? Aveva tenuto la verità nascosta a entrambi e nessuno dei due, a parte Merlino, sapeva del legame di sangue che li univa.

《E se ti dicessi che...》provò a dire, ma la voce di Artù che lo chiamava in preda alla febbre e al delirio a causa della ferita lo fermò.

Quell'interruzione decretò la fine della loro conversazione perché Balinor se ne andò e Merlino si massaggiò la fronte con un sospiro abbattuto. Era rimasto profondamente addolorato dalla situazione. Cosa si aspettava esattamente da lui? Che lo avrebbe accolto a braccia aperte e sarebbe accorso ad aiutare Uther? L'idea di incontrare e conoscere suo padre lo aveva illuso inutilmente e le aspettative nei suoi confronti erano state troppo alte.

Bạn đang đọc truyện trên: AzTruyen.Top