XLIV
Pioveva a dirotto e lampi bianchi solcavano le nuvole scure sopra Camelot.
《Prendete la porta a Nord! Andate avanti, sempre dritto!》una voce nella mente di Merlino lo disturbò dal suo sonno tranquillo.
Le tempie pulsarono fastidiosamente, mentre continuava a sentire quella voce così familiare nella sua testa e sollevò di scatto la schiena dal materasso del letto.
《Andate, forza! Andate avanti, veloci!》.
Quella voce... non avrebbe mai potuto dimenticarla da quando l'aveva sentita per la prima volta. Mordred! Sembrava guidare qualcuno all'interno del palazzo e Merlino volle sapere chi.
Afferrò la giacca marrone e si incamminò di corsa verso il castello. Percorse i corridoi bui e deserti, quando la voce di Mordred lo colpì nuovamente alla testa.
《Andate avanti, non manca tanto》.
Continuò a seguire le indicazioni del bambino druido e accelerò il passo.
《Siamo quasi arrivati, alla fine del corridoio. Le stanze di Morgana sono vicine》udì.
Morgana? Perché Mordred voleva arrivare a lei? E soprattutto per conto di chi? Le camere in questione si trovavano nella direzione opposta nella quale lui stava procedendo, perciò si voltò e tornò indietro per raggiungere al più presto la sua principessa. Nessuno si sarebbe avvicinata a lei! Ma era troppo tardi. Mordred si infiltrò nelle stanze della ragazza, la quale dormiva profondamente e la chiamò.
《Morgana》.
Morgana si destò dal suo riposo, alzandosi dal letto e mettendosi a sedere.
《Mordred!》esclamò lei con un grande sorriso che il piccolo druido ricambiò.
Non riusciva a crederci, Mordred era proprio davanti a lei, vivo e apparentemente in buona salute. Le capitava spesso di pensare a lui e sperava sempre che lui stesse bene. L'ultima volta che si erano visti risaliva al giorno in cui lei aveva scoperto di possedere la magia, un mese fa, e i due erano stati costretti a separarsi perché le sentinelle di Uther cercavano Morgana e allo stesso tempo braccavano i druidi che le avevano offerto ospitalità e cure.
Con la coda dell'occhio Morgana intravide la figura di profilo di un uomo misterioso dietro di loro. Senza curarsi della sua presenza, avvolse tra le sue braccia il piccolo e gli prese il viso per guardarlo dritto negli occhi, così chiari e simili ai suoi.
《Pensavo di non rivederti più》gli confessò.
《L'ho trovato che vagava nei boschi. Era solo e braccato dagli uomini di Uther》intervenne lo sconosciuto con voce fredda e guardandola con disprezzo, sapendo bene che lei era la bella figlia del suo nemico giurato.
La principessa odiava il modo in cui lui la stava guardando e si chiese per quale motivo ci facesse nelle sue stanze senza il suo consenso.
《Tu chi sei?》gli domandò, ricambiandolo con la stessa acidità.
《Il mio nome è Alvarr e anche io sono braccato da Uther da quando ero un bambino》rispose lui.
《Hai poteri magici?》.
《Sì, Mia Signora, così come i miei genitori e i loro genitori prima di loro. Vissero in un'epoca di pace, prima che vostro padre dichiarasse guerra alla stregoneria》spiegò con un tono di rabbia nella voce.
Morgana comprendeva la sua furia, ma non era necessario che la sfogasse contro di lei, non conoscendola minimamente. Anche lei aveva dei poteri ed era stanca di passare per la figlia incurante dell'odio che suo padre provava per coloro che possedeva la magia.
《Anche io ho dei poteri, ho conosciuto e subito sulla mia pelle la sua crudeltà》dichiarò, guardando Mordred e accarezzandogli i capelli setosi e neri.
Le ricordavano molto quelli di Merlino. Alvarr, udendo quella rivelazione, cambiò subito espressione e aggrottò le sopracciglia. Era sorpreso e non immaginava che la figlia di Uther Pendragon fosse davvero così speciale. Mordred lo aveva avvertito, ma fino a quel momento faticava a crederci. Il disgusto che provava nei confronti della principessa sembrò alleviarsi leggermente, ma continuava a essere lo stesso indisposto nei suoi confronti.
《La magia non è un crimine, è un dono. Vorrei poter camminare liberamente senza paura. Il bambino ha detto che voi avreste capito e da quello che ho appena sentito, posso affermare che non si sbagliava》.
《Ma che cosa ci fate a Camelot? Correte un grave pericolo qui》domandò Morgana.
《Siamo venuti per voi》rispose Alvarr.
Intanto Merlino doveva ancora raggiungere le camere di Morgana, quando, svoltando un angolo del corridoio, una mano forte e grande si chiuse intorno alla sua gola. Sentì il respiro mancargli e lui venne bloccato con la schiena al muro.
《Merlino?》lo richiamò Artù, sorpreso di vederlo a quell'ora della notte.
Il servo cercò di avvertirlo, indicandogli con l'indice la direzione che doveva prendere, ma le dita strette del suo padrone che lo stritolarono intorno alla trachea gli impedirono di parlare con chiarezza.
《Oh, scusa!》commentò il principe, lasciandolo andare.
Lui esalò un profondo respiro e si portò istintivamente la mano alla gola.
《Morgana... Sono nelle stanze di Morgana》ammise e Artù corse immediatamente verso la camera della sorella.
《Ne sei proprio sicuro?》gli chiese il principe.
《Assolutamente, sì... io li ho visti con i miei occhi》farfugliò il servo.
《Che ci facevi qui?》.
《Ho sentito voci nella mia camera e ho pensato che fosse il caso di indagare》rispose Merlino.
《Non me ne starò in disparte a vedere gente innocente morire e non sono il solo. Molti si sono uniti a me e molti altri ne arrivano ogni giorno》riprese Alvarr.
《Non potete vincere questa guerra. Mio padre ha un esercito》gli fece notare Morgana.
《Il numero di uomini non conta, se si possiede un'arma tanto potente. Da bambino i miei genitori mi parlarono di un cristallo, sottratto agli stregoni durante gli ultimi giorni dell'epurazione da Uther, ma ora è qui a Camelot nella sala del tesoro, sotto di noi》le rivelò l'uomo.
《La sala è inespugnabile, non riuscirai a prenderlo》lo avvertì lei.
《No, io no, ma voi sì. Siete la figlia del re e nessuno sospetterebbe di voi. Siete la nostra unica speranza》la implorò, avvicinandosi di un passo a lei e incantandola con il suo sguardo virile e attraente.
Morgana non negava che Alvarr fosse un bell'uomo, giovane e attraente con i suoi occhi azzurri, la barba corta e scura e i capelli mossi e castani. Fin dal suo arrivo sentiva una certa attrazione nell'aria intorno a loro e doveva ammettere che era bravo ad ammagliarla con il fascino di un solo sguardo intenso e bruciante come il suo. Non seppe come, ma Morgana riuscì a cedere sotto quello sguardo pungente e scosse la testa come per tornare alla realtà.
Mentre i due parlavano, Mordred si allontanò da loro e, come una nave attratta dalla luce del faro, si avvicinò alla porta d'ingresso. Avvertiva come qualcuno sul punto di raggiungerli e sapeva che quel qualcuno era Merlino. Dall'altro lato della spessa porta di legno, infatti, c'erano Artù e Merlino, pronti a entrare a sorpresa per sorprendere il possibile intruso. Con un potente calcio del piede il principe sforzò l'apertura e irruppe bruscamente nella sala.
《Che cosa credete di fare?!》esclamò Morgana, alzandosi di scatto dal letto e fingendo una naturale sorpresa.
《Io... credevo che.. ci fosse un intruso qui dentro》farfugliò il fratello, visibilmente confuso.
Ispezionò con un rapido sguardo tutta la sala, non trovandoci nessuno oltre a loro. Anche Merlino era sorpreso, era sicuro che ci fosse qualcuno insieme a Mordred. Non poteva essersi immaginato la sua voce, era lì a Camelot.
《Al momento l'unico intruso sei tu》controbatté la principessa, coprendosi fino al collo con le lenzuola bianche.
《Qualcuno è entrato a Camelot. Non hai sentito l'allarme?》le domandò il fratello.
《Certo che sì, ma non sono al sicuro nelle mie stanze?》.
《Permettimi di perquisirle》le propose Artù.
《Non farai nulla del genere! Pensi che se ci fosse qualcuno qui dentro, io non lo saprei?!》negò seccamente lei.
Con lo sguardo gli intimò silenziosamente di non insistere e il principe fu costretto a obbedirle per non subirsi ulteriori sgridate da parte sua. Sapeva che era terribilmente testarda, proprio come lui, e quando voleva qualcosa, era meglio non farla arrabbiare sul serio.
《Ti prego di accettare le mie scuse》disse.
Trascinò con sé Merlino che si trovava alle loro spalle e lo condusse fuori. Morgana sospirò di sollievo per il mancato pericolo, stavolta aveva rischiato davvero tanto.
《N-Non capisco...》balbettò il servo, appena Artù richiuse la porta.
《Oh, mi dispiace, Merlino! Cosa, con esattezza, non capisci: l'avermi fatto sembrare un idiota o che lo sembri tu?》lo prese in giro il nobile.
《C'era qualcuno lì dentro, so che c'era》insistette con sicurezza Merlino.
《Ti do un consiglio, Merlino: in futuro concentrati su quello che sai fare meglio, cioè niente》gli urlò contro il principe, andandosene arrabbiato.
No, non si era sbagliato! C'era qualcuno con Morgana, lo sentiva. Il suo istinto non sbagliava mai. Morgana aveva mentito, chiunque fossero li aveva protetti, ma perché?
Voltò lo sguardo verso la porta e si avvicinò lentamente. Accostò l'orecchio contro la superficie per poter udire qualche voce, ma sentì solo un fastidioso silenzio. Perché Mordred era a Camelot? Decise di arrendersi e se ne andò. Morgana scostò le coperte e si alzò dal letto. Il piccolo druido percepì quiete in corridoio, significava che Artù e Merlino si erano allontanati.
《Vi dobbiamo la vita, Mia Signora》la ringraziò Alvarr, uscendo dal suo nascondiglio.
《Ma Uther non si fermerà, finché non vi avrà trovati e uccisi》constatò lei.
《Dunque, ci aiuterete?》le domandò l'uomo.
Morgana era ancora esitante, in fondo lui era uno sconosciuto e lei non voleva rischiare di perdere la fiducia della sua famiglia per lui.
《Ti prego, abbiamo bisogno di te》la pregò Mordred.
Morgana non lo sapeva, ma Mordred era il suo punto debole. Qualsiasi cosa lui le chiedesse di fare, lei acconsentiva subito. Era disposta a tutto per lui e Merlino ne era consapevole.
《Sì, certo che vi aiuterò》acconsentì la principessa e Mordred le sorrise, felice di avere il suo appoggio e il suo aiuto.
Ma quello che Morgana non sapeva e neanche Mordred era che entrambi erano solo pedine da gioco per Alvarr. Lui voleva solo sfruttare i suoi alleati per porre fine al regno di Uther Pendragon e permettere alla magia di regnare di nuovo incontrastata come un tempo.
Il suono delle campane di Camelot svegliò Merlino, il quale scese dal letto e uscì dalla camera. Aveva ancora la testa dolorante per aver sentito la voce di Mordred solo poche ore fa. Il potere che possedeva quel bambino lo stupiva ogni volta e non faceva altro che ricordargli quanto fosse simile a lui, sia per aspetto fisico che per magia.
《So che è stata confusione ieri notte. Un intruso nella città?》 gli domandò Gaius, intento a preparare la colazione.
《Sì, l'ho sentito nella mia testa》affermò lui, sedendosi a tavola.
《Attraverso la magia?》intuì il medico e Merlino annuì con la testa.
《Ho riconosciuto la voce: era Mordred》confessò.
《Il bambino druido? Che ci faceva qui?》.
《Guidava qualcuno nelle stanze di Morgana》rispose il servo.
《Morgana e quel bambino sono molto legati》constatò Gaius.
《Sì, ma in questo caso c'è qualcosa di più. Qualsiasi cosa volessero fare, erano pronti a morire》rimuginò Merlino.
Gaius era visibilmente preoccupato della cosa. Non era da tutti rischiare la vita proprio nella tana del lupo solo per far visita a una vecchia amica. Merlino non sapeva quale era loro piano, ma doveva assolutamente scoprirlo prima che fosse troppo tardi. Non aveva idea di come sarebbe riuscito a impedirlo, ma di una cosa era certo: Morgana era dalla loro parte, quindi sarebbe bastato tenere d'occhio lei per arrivare a loro.
Mentre Artù era impegnato con i suoi soliti allenamenti mattutini, Morgana ne approfittò per intrufolarsi di nascosto nelle sue stanze. Sapeva che per accedere alla sala del tesoro serviva una chiave e l'unica persona a detenerla era proprio suo fratello. Assicurandosi che non ci fosse nessuno nei paraggi che potesse vederla, si avvicinò al mobile vicino al letto e aprì il cassetto dove Artù solitamente nascondeva tutti le chiavi di accesso al regno. Prese il mazzo e cercò la chiave giusta. Una volta trovata, richiuse il cassetto e si preparò ad andarsene.
Fortunatamente da un po' di tempo le guardie reali avevano smesso di seguirla costantemente e Morgana ne fu sollevata e felice. Forse suo padre si era finalmente convinto che lei e Merlino non si vedevano più e, in effetti, era così: ultimamente c'era sempre meno tempo per loro e Morgana non capiva come si fossero allontanati così tanto.
Neanche a farlo apposta, il pensiero di voler vedere Merlino si concretizzò proprio davanti a lei. La sua presenza improvvisa e inaspettata le tolse un sussulto di paura e la colse impreparata. I battiti del suo cuore iniziarono ad accelerare vertiginosamente, non sapendo come giustificare la sua presenza nelle stanze del fratello.
《Merlino! Mi hai spaventata!》proruppe, celando immediatamente la chiave dentro la manica ampia dell'abito verde smeraldo che indossava.
Lui non rispose, continuando a restare immobile davanti a lei.
《Stavo cercando Artù》proseguì, sperando di riuscire ad abbindolarlo e nel frattempo lo squadrò dalla testa ai piedi.
Era bellissimo, come sempre, per lei e, sebbene fossero distanti pochi passi l'uno dall'altra, Morgana desiderò accorciare quella distanza. Deglutì, cercando di tenere a freno la voglia che aveva di lui dopo tanto tempo che non si vedevano. Sperava che lui non si accorgesse del colore rosato delle sue guance perché dentro avvertiva solo un fuoco ardente che necessitava di essere domato e spento dalle carezze e dal tocco del suo compagno.
《È all'addestramento》replicò Merlino, incurante dell'effetto che scaturiva in Morgana.
《Ma certo!》.
Annuì con un cenno della testa e roteò gli occhi al cielo, esibendo un timido sorriso. Si apprestò a oltrepassarlo per dileguarsi da lui il più rapidamente possibile. Era sempre stato difficile mentirgli perché Merlino era la persona che la conosceva più di tutti. Il servitore non volle lasciarla andare subito e le bloccò il passaggio, avanzando un passo verso di lei.
La distanza tra di loro si ridusse e Morgana iniziò a preoccuparsi sul serio. Le mancava la loro vicinanza, ma si ricordò che non era un buon momento per cedere a lui, per quanto lei fosse la prima a volersi arrendere. Aveva una missione da compiere e Alvarr e Mordred contavano sul suo aiuto.
《Già, si addestra ogni giorno. Stessa ora, stesso posto》confutò il ragazzo.
Morgana ebbe la forte impressione che Merlino volesse insinuare qualcosa di sinistro con quella frase e la paura di essere scoperta proprio da lui le fece trattenere il respiro alla gola. Il giovane mago sfoggiò un sorriso astuto, volendo sfruttare l'effetto che conseguiva in lei per cercare di ottenere qualche informazione su chi stesse proteggendo la notte scorsa. Aveva imparato che lei era abile a mentire quando voleva, ma sapeva anche che lui era il suo punto debole.
Quel sorriso, così apparentemente innocuo e puro, stava sgretolando a poco a poco le difese mentali di Morgana, oltre quelle fisiche, la quale si ritrovò a balbettare l'ennesima scusa da dirgli. Se c'era una cosa che lei amava particolarmente di Merlino era il suo sorriso, una qualità a cui non sapeva resistere. Dannazione, quanto desiderava baciarlo in quel momento non ne aveva neppure idea! Quelle labbra, le sue labbra, erano una tentazione irresistibile...
Le pulsazioni del suo cuore divennero più lesti e il rossore rosato delle sue guance si accentuò ancora di più. Come se non ciò non bastasse, incominciò anche a provare un improvviso calore dentro di sé, talmente acceso e infuocato che sembrò avvertirlo a stretto contatto con la sua pelle.
《Volevo solo scusarmi per stanotte》.
Merlino assentò con un semplice gesto del capo. Non le credeva affatto, sospettava tutt'altro invece.
《Ora devo andare》lo liquidò la principessa, pronta per andarsene, per davvero stavolta, se non fosse che lui non era dello stesso parere.
Aggiunse un altro passo verso di lei, intralciandole nuovamente il cammino. Il contatto fra di loro ora era più evidente e i loro corpi si proclamavano silenziosamente a vicenda. Morgana sollevò lo sguardo, intersecando le sue iridi azzurre, dalle quali voleva fuggire in quel preciso istante.
《Che cosa vuoi?》scoppiò.
《Ti manco?》la sollecitò Merlino.
《Cosa?》fu la sua risposta.
Era sorpresa da quella domanda, tuttavia intuì facilmente a cosa lui si stesse riferendo, soprattutto dal tono sensuale e provocante che aveva appena usato.
《Ti manca noi due insieme? I nostri corpi, caldi e stretti, dopo una notte di straordinario amore e desiderio...?》sussurrò rocamente.
La reazione istintiva di Morgana fu una serie di brividi lungo la schiena che fecero rabbrividire persino i sottili e nascosti peli delle braccia. Da quando era diventato così bravo a sedurre?, si chiese.
《Smettila!》provò ad ammonirlo, inutilmente.
《Altrimenti?》la provocò, annullando definitivamente l'ultimo distacco che li teneva separati.
La principessa provò a tollerare ancora di più la loro estrema vicinanza, incollando gli occhi ai suoi, ma era arduo con le labbra di Merlino pericolosamente vicine alle sue e il ghigno soddisfatto che le esponeva liberamente.
《Adoro, quando tenti di resistermi》non demorse lui, soffiando quelle delicate parole contro il suo orecchio scoperto dai capelli raccolti in una treccia.
L'eccitazione di Morgana accrebbe a dismisura e di riflesso fu la risposta del suo corpo: sentì umido tra le cosce. Quando vide la mano del suo amato approssimarsi verso il suo basso ventre, schiuse le labbra per incanalare più aria possibile. Sapeva cosa lui volesse fare, in fondo era stata lei a insegnarglielo, ma mai avrebbe pensato che recuperare una semplice chiave avrebbe comportato la situazione che stava vivendo in quel momento.
《Non adoro solo questo di te. Adoro il tuo carattere forte e ribelle, anche se a vederti adesso, sei così mansueta...》.
La ragazza non riuscì a staccare gli occhi da quelli profondi e intensi di Merlino, capaci di colpirla direttamente nell'anima. Le sue parole sussurrate con quel tono basso e lussurioso, le sue dita che ambivano a raggiungere da sopra le pieghe del vestito il punto più delicato e sensibile del suo essere e la potente ambizione che provavano entrambi... erano troppo per lei.
Quando percepì il tocco leggero e soave di Merlino che la sfiorò proprio lì, nel punto più nascosto e intimo di una persona, mostrando tutte le sue debolezze, esalò un lungo gemito di godimento, socchiudendo le palpebre.
《Fermati...》riuscì a pronunciare, leccandosi il labbro inferiore improvvisamente secco.
La reazione del suo corpo fu contraria a quello che le indicò la mente. Il desiderio si risvegliò prorompente nelle vene e Merlino non negò di trovarci gusto nel metterla in difficoltà e osservare i suoi versi di goduria. Piegò il capo verso le labbra dischiuse di lei con l'intento di stuzzicarla ulteriormente. I loro nasi si sfiorarono e le loro bocche erano pronte per unirsi. Morgana non si ritirò indietro, ma restò inerte ad attendere che lui la baciasse. Gli ansimi le sfuggirono dalle labbra, il piacere che sentiva la stava consumando dentro, ma di un malessere piacevole. Lui rialzò con assoluta e silenziosa calma il mento e Morgana dovette tornare alla realtà. Le dita di lui smisero di torturarla e lei cercò di reprimere la crescente frustrazione che stava occupando di malavoglia la passione provata fino a qualche attimo prima.
Non sapeva cosa dire e fece l'unica cosa che avrebbe dovuto compiere sin dall'inizio: svignarsela. Era ancora troppo stordita, il cuore le batteva furiosamente nel petto e i respiri sembravano non bastare più. Si vergognò di come il suo corpo aveva reagito immediatamente al suo tenue tocco e alla sua voce, non si era mai sentita così timida e impacciata come in quel momento.
Merlino girò il collo, osservandola scappare da lui. Era deluso perché Morgana era riuscito a resistergli, riuscendo a non trapelare nulla di importante dalla bocca, se non mugolii. Aveva visto le sue iridi grigio-verdi diventare di un nero profondo e abissale come un pozzo infinito e tale reazione fisica e involontaria era dovuta alla passione provata dal suo sfioramento. No, non si sarebbe arreso!
Qualche ora dopo, con la notte a suo favore, Morgana scese i gradini sotterranei che conducevano alla sala del tesoro. Nascosta nel lungo mantello verde e attenta a non farsi scoprire dalla pattuglia in servizio, prese una torcia e infilò la chiave nella toppa del cancello nero che si aprì con un debole cigolio. Si incamminò lentamente tra i corridoi lugubri e taciturni, cercando con lo sguardo l'oggetto tanto venerato da Mordred e Alvarr. Il cristallo era adagiato su un morbido cuscino rosso con i ricami dorati e lo prese in mano.
Nel frattempo Merlino stava consegnando la cena ad Artù, quando il suono imprevisto delle campane d'allarme costrinse il principe ad abbandonare il suo pasto e a recarsi nel luogo del problema. I due sopraggiunsero nella sala del tesoro, scovando la porta d'accesso aperta e uno dei tanti tesori custoditi lì assente.
《Il cristallo di Neahtid》enunciò Artù, scrutando il cuscino vuoto.
Esaminò rapidamente il cancelletto d'accesso, notando la toppa completamente integra e intoccata.
《La serratura non è stata forzata》proseguì.
《E questo che significa?》ebbe paura di chiedere Merlino.
《Che qualcuno ha rubato le mie chiavi》affermò lui.
Il sospetto corse subito a Morgana. Non gli ci volle molto a collegare la sua visita inaspettata nelle stanze di Artù con il reale motivo della sua presenza. Oltretutto lei era visibilmente nervosa e cercava in tutti i modi di filarsela in fretta. Non voleva ritenerla colpevole a tutti i costi, ma il suo comportamento ultimamente era strano e propenso a forte accuse e dubbi.
《Chiunque sia stato, sapeva esattamente cosa cercare》concluse per poi andarsene per parlare urgentemente con il re.
《Hanno forzato la serratura?》chiese Uther al figlio.
《No, padre》negò quest'ultimo.
《E come sono entrati nella sala del tesoro?》ostinò il sovrano.
Merlino era lì presente, in disparte nella sala del consiglio e in ascolto della loro conversazione. Si riteneva colpevole per la scomparsa del cristallo rubato perché era il suo compito di servitore del principe assicurarsi che le stanze del padrone fossero sempre controllate da lui in persona. E ora, per colpa di Morgana, lui si era subito una sgridata dal principe, il quale lo aveva appena subito a sua volta dal padre.
《Sono entrati nelle mie stanze e hanno rubato le chiavi》chiarì Artù.
《Il cristallo di Neahtid era custodito per un buon motivo. È uno strumento magico e nei giorni dell'epurazione, moltissimi stregoni sono morti nel tentativo di proteggerlo. Qualunque cosa sia, è importante per loro》illustrò Uther.
《Perlustrerò la città, farò il possibile》suggerì infine il giovane.
《Artù, il cristallo non può cadere in mani nemiche》lo ammonì Uther e Artù acconsentì, congedandosi insieme a Merlino.
Il servo ritornò nelle sue stanze e svelò i suoi sospetti sempre più forti nei confronti della sua principessa al suo unico e indiscusso confidente.
《Morgana ha rubato il cristallo?》replicò Gaius, scettico.
《Ne sono certo! L'ho sorpresa nelle stanze di Artù, deve aver preso lei le chiavi》confermò il ragazzo.
《Hai qualche prova per dimostrarlo?》gli domandò l'anziano.
I suoi gemiti, mentre la toccavo tra le gambe, valgono come prove?, ironizzò lui nella sua testa. Il solo ricordo di quel particolare incontro di quella mattina gli provocò sensazioni di calore piacevole e amore incondizionato per quella donna.
《Non proprio, però è stata lei e mi ci giocherei la vita》.
《Merlino, so che tra voi due è un momento complicato, ma se accusassi la figlia del re senza prove, ti giocheresti davvero la vita》protestò Gaius.
《Lo so, avete ragione》asserì lui, sconfitto.
《Ma non ha alcun senso! Perché Morgana dovrebbe rubare un tale oggetto?》meditò il maestro.
Merlino riprese le stesse parole che aveva sentito poco prima dalla bocca di Uther.
《Secondo Uther è uno strumento magico》.
《Ci sono molte leggende su quel cristallo. Gli stregoni del passato credevano che esso contenesse il segreto del tempo. Il cristallo è un artefatto dell'Antica Religione e solo il drago potrebbe dirti di più》confidò Gaius.
Merlino non ebbe altra scelta che seguire il consiglio del suo maestro e recarsi per l'ennesima volta alla grotta nei meandri del castello.
《Mi serve il tuo aiuto》.
《Lo so, giovane mago, ma prima devi mantenere la tua promessa》lo rimproverò la creatura.
《Sì, ho promesso di liberarti e lo farò》si lamentò lui.
《Quando?》disapprovò il drago.
《Quando saprò che Camelot sarà sicura. Fidati di me》gli consigliò il ragazzo.
《Perché dovrei?》lo incalzò.
《Soltanto perché non hai altra scelta》gli rammentò Merlino.
《Dimmi che cosa è che vorresti sapere?》.
《Che cos'è il cristallo di Neahtid?》.
Il drago confermò le stesse ipotesi di Gaius.
《Il cristallo serba una grande conoscenza per chi è capace di usarlo: la conoscenza di ciò che è, ciò che è stato e ciò che deve ancora essere》.
《Vuoi dire che può mostrare il futuro?》suppose il mago.
《Fra le tante altre cose, sì》.
Merlino decise di confessare la scomparsa di tale oggetto.
《Il cristallo è stato rubato da Lady Morgana》.
《Quella strega non è abbastanza potente per controllarlo》obiettò la creatura.
《E il bambino druido?》ipotizzò l'umano.
《È possibile. Perché lo chiedi?》lo interrogò il drago.
《Perché credo che siano entrambi coinvolti》ammise lui.
《Ti avevo già avvisato a proposito di Mordred. Il suo destino è quello di determinare la rovina di Artù e forse quel momento si sta avvicinando》lo avvertì cupamente l'animale e negli occhi di Merlino si intravide il terrore di quella minaccia.
Quel fato già scritto da tempo sul bambino druido gli gravava pesantemente sulle spalle, come se il suo fardello non fosse già abbastanza carico di aspettative e progetti.
《Che vuoi dire?》.
《Le antiche profezie parlano di un'alleanza tra Mordred e Morgana, uniti nel male, ma questa unione deve essere fermata a qualunque costo》spiega.
Morgana e Mordred... uniti nel male. Sembrava quasi che il destino si divertiva a incasinare più del dovuto la sua storia con la principessa di Camelot. Ancora una volta il mondo si faceva beffa di loro. Merlino, in fondo al suo cuore, aveva sempre saputo che la sua amata Morgana camuffava una parte oscura di sé, un lato del suo carattere che nel giro di pochi anni avrebbe preso il sopravvento sulla sua indole buona e l'avrebbe trasformata nella più avvelenata delle creature viventi, superando in crudeltà e vendetta persino suo padre.
Ma fino a quel momento nemmeno la stessa Pendragon ne era consapevole. Non poteva prevedere che l'oscurità si stava facendo lentamente strada nelle vene del suo corpo e solo quando sarebbe arrivato al cuore, avrebbe avuto inizio il vero cambiamento, sopprimendo del tutto la luce che la alimentava di speranza e gioia.
A pochi minuti dal suo solito orario di riposo notturno, Morgana diede la sua approvazione affinché la serva si congedasse dal lavoro.
《Grazie, Gwen, puoi andare》.
《Mia Signora》la salutò l'amica con un inchino rispettoso.
Sebbene fossero migliori amiche fin da bambine, Ginevra si assicurava sempre di rivolgersi a lei con educazione perché era anche la sua padrona, oltre che conoscente fidata.
Una volta sola, la nobile aprì un cassetto della sua postazione in legno dove era solita truccarsi e addobbarsi di gioielli e profumi ed estrasse il cristallo sottratto dalla propria famiglia per esaminarlo meglio. Sembrava un semplice minerale, con le superfici cristalline e perfettamente levigate al contatto con le sue dita. Non capiva perché Alvarr lo ambisse così tanto perché non ci avvertiva nulla di magico in tale oggetto, apparentemente così prezioso.
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