LXVI

Una settimana dopo...

Morgana era salita al trono solo da una settimana e il suo primo obiettivo da nuova Regina di Camelot era ottenere la fedeltà dei cavalieri, se voleva controllare anche l'intero popolo. Un sovrano riusciva a regnare solo se i suoi sudditi lo appoggiavano e lo riconoscevano degno di tale onore e questo Morgana lo sapeva. Tuttavia, Sir Leon e i pochi superstiti si rifiutavano di servire una reale che portava solo tirannia e disonore, anche dopo una lunga settimana di prigionia e tortura.

《Sir Leon, tu e gli altri cavalieri siete pronti a servirmi?》domandò la regina al cavaliere, trascinato con la forza al suo cospetto.

《Piuttosto morirei!》negò categoricamente lui.

《Non è una cattiva idea》intervenne Morgause, sempre al fianco di Morgana da quando ella aveva preso il controllo del regno.

Di Cenred, ormai, non c'era più alcuna traccia, in quanto fu ucciso da uno dei suoi uomini immortali per ordine di Morgause.

《La mia fedeltà è al re e al principe Artù e voi non potete fare niente per cambiarlo》ribadì Leon, sfidando la sovrana con lo sguardo.

《Questo è da vedere》ricambiò la provocazione Morgana, la quale incitò con un cenno del mento i suoi uomini a riportarlo in cella.

Era il momento di mostrare a tutti di cosa era realmente capace un Pendragon, quando lo si sfidava. Morgana si affacciò alla balconata del castello per tenere pubblicamente un discorso di fronte agli undici cavalieri superstiti e al popolo.

《Vi darò un'altra possibilità per giurare fedeltà a me》dichiarò.

I suoi uomini puntarono le balestre contro i prigionieri. Sir Leon sollevò lo sguardo in direzione della sovrana e, con sorriso di scherno, urlò:《Lunga vita al re!》.

I suoi compagni lo imitarono. Bene, come volete!, pensò Morgana.

《Questo vi aiuterà a cambiare idea》ribatté indignata.

Con un cenno della mano i soldati cambiarono traiettoria di bersaglio e iniziarono a colpire con le frecce i cittadini, scatenando il panico e la paura.

《No!》esclamò Leon tra le grida di disperazione.

Dalla finestra della sua cella Uther vide tutto quello che accadde nel cortile centrale e ne fu sconvolto. I soldati stavano recuperando i corpi delle persone che avevano ucciso e non riusciva a credere che l'ordine era stato impartito proprio da sua figlia. La porta della sua cella si aprì e lui si voltò. Morgana gli stava sorridendo e le sue iridi mostravano tutto il male che era capace di infliggere.

Fino a una settimana fa quella donna gli si rivolgeva come il più buono e gentile degli spiriti, mentre in quel momento si stava mostrando come il più spregevole dei diavoli. La sovrana lo scrutò dall'alto verso il basso, godendo della sua prigionia. Un tempo era lei quella incatenata che chiedeva solo di essere liberata, ora i ruoli si erano invertiti e la sua soddisfazione era immaginabile.

《Perché fai questo?》le chiese il padre.

《Andiamo! Tu, più degli altri, dovresti capire. Certe misure sono necessarie》fu la risposta schietta della figlia.

《Quelle persone sono innocenti》replicò Uther, avanzando verso di lei, ma le catene che portava ai polsi lo trattennero a pochi passi da lei.

Morgana alzò il mento in segno di sicurezza.

《Come tante che tu hai messo a morte》gli rammentò con tono sprezzante e Uther non replicò perché sapeva che c'era un fondo di verità nelle sue parole.

Morgana si lasciò sfuggire una risatina di fronte al suo silenzio. Solo in quel momento Uther si rese conto della malvagità che lei covava nel suo cuore e per l'ennesima volta si chiese come fosse possibile.

《Se devi uccidere qualcuno, uccidi me》le propose.

Morgana avanzò di un passo, affilando le parole con tutto il disprezzo che provava nei confronti del padre.

《Sarai accontentato, ma non ora. Voglio farti soffrire come ho sofferto io. Capirai che si prova a essere soli e impauriti, sentirai disgusto per quello che sei》.

Gli occhi di Uther erano lucidi, faticava persino a credere che la donna di fronte fosse davvero sua figlia. Le sue iridi erano prive di qualsiasi sentimento umano e quel verde freddo era più mortale di qualsiasi lama inferta al cuore. La nobile gli voltò le spalle per andarsene, ma la voce del padre la fermò.

《Mi odi davvero a tal punto?》.

Morgana si voltò indietro, nutrendosi della sua amarezza.

《Non te lo puoi, neanche lontanamente, immaginare. Mi hai portato via tutto! Mia madre Vivianne, Igraine, mia sorella, l'uomo che amavo e la possibilità di costruire un futuro con lui》gli rinfacciò.

《Mi dispiace così tanto, Morgana》ammise lui con la voce roca dal rimpianto, ma Morgana non si lasciò impietosire.

《Non saprei che farmene delle tue scuse, padre! Il tuo regno ora è mio e tu lo guarderai cadere, mentre marcirai in cella giorno dopo giorno. Faccio tutto questo per mio figlio, merita un futuro migliore di quanto tu possa concedergli》.

Il reale cambiò completamente espressione. Rimase ammutolito per lunghi istanti e, come se cercasse una conferma alle sue parole, alternò lo sguardo dal suo viso al suo ventre.

《Sei incinta?!》domandò, anche se sapeva già la risposta.

La figlia si portò una mano sulla pancia, massaggiando delicatamente la zona come a cercare un contatto più intimo con la creatura che cresceva dentro di lei. Era gravida solo da un mese, trentatré giorni per l'esattezza, eppure tutti i suoi pensieri e le sue preoccupazioni erano rivolti esclusivamente a quel piccolo, ma grande, miracolo. Colse lo sbigottimento negli occhi del padre.

《Ti sorprendi che te l'abbia nascosto? Conoscendoti, avresti ordinato ad Artù o a Gaius di strapparmelo via, non appena sarebbe nato, e di ucciderlo insieme a Merlino》.

Uther aveva il presentimento che il bambino fosse del servitore, in fondo aveva sottovalutato la forza del loro amore. Si rese conto di aver sbagliato tutto con sua figlia.

《Non hai mai smesso di amarlo, vero?》suppose.

《Non avrei mai represso i miei sentimenti per lui solo perché eri tu a ordinarmelo》concluse Morgana.

Uther deglutì, subendo a pieno petto la sua freddezza. I suoi occhi esprimevano rammarico, ma lei si prese beffa della sua debolezza con un ultimo ghigno e se ne andò.

Poco distanti da Camelot, Merlino, Artù, Gaius, Elyan e Galvano si erano rifugiati in una grotta per sfuggire ai soldati immortali. Da quando Morgana si era autoproclamata regina di Camelot, loro erano diventati dei fuggitivi e persino prelevare dell'acqua da un ruscello era diventato troppo pericoloso.

Come se non bastasse, Artù si era completamente isolato da tutto e tutti, da quando aveva scoperto il tradimento della sorella. Rifiutava ogni genere di contatto e approccio, anche con il suo migliore amico. Si era chiuso nelle sue riflessioni, ma non potevano andare avanti così ancora a lungo. Merlino, con la scusa di portargli il poco cibo che era riuscito a procurare, tentò di avvicinarsi a lui, ma il principe lo allontanò subito.

《Merlino, per una volta, lasciami in pace! Per favore!》.

Il servitore depositò la ciotola vicino a lui e si alzò per esaudire la sua richiesta, ma l'attimo dopo cambiò idea.

《Io vi capisco! Non so perché Morgana lo stia facendo, ma ora non c'è tempo per questo. Vostro padre e Camelot hanno bisogno di voi》tentò di spronarlo.

In realtà aveva un forte sospetto che la sua amata lo stesse facendo per il loro bambino, sapeva che con Uther come re non avrebbe mai avuto la possibilità di crescerlo e di vederlo diventare grande come qualsiasi madre desidererebbe. Il principe rimuginò sulle sue parole e diede voce alla domanda che si poneva costantemente da una settimana.

《Conosco Morgana da sempre. Come ha potuto fare questo?》.

Merlino avrebbe voluto dirgli che un genitore farebbe qualsiasi cosa per il bene del proprio figlio, ma lui era l'unico a sapere della gravidanza della sua amata e anche lui, come Morgana, voleva proteggere il suo bambino. Confessare ad Artù che sarebbe diventato zio, l'avrebbe solo scombussolato più di quanto lo era già.

《Non lo so, ma avete un dovere con vostro padre e con il vostro popolo. Non potete arrendervi adesso!》continuò a incoraggiarlo, ma il principe aveva ormai perso ogni speranza.

《Come si sconfigge un esercito immortale?》gli domandò.

《Non lo sapremo, finché non proviamo》dichiarò lui con decisione.

Il mago si allontanò e Artù prese il piatto per cercare di mangiare qualcosa, anche se non aveva per nulla appetito. Nonostante Merlino cercasse di convincerlo a non arrendersi, la domanda di Artù era più che lecita. 'Come si sconfigge un esercito immortale?' Nemmeno lui sapeva come, ma poi si ricordò che un esercito immortale era già stato sconfitto in passato, quindi esisteva un modo. Si avvicinò a Gaius per parlargli.

《Dobbiamo agire prima che Morgana diventi più forte》replicò.

《Hai già avvertito Lancillotto, vero?》gli chiese l'anziano.

Se volevano salvare Camelot, avevano bisogno di tutto l'aiuto possibile, motivo per il quale Merlino aveva chiesto soccorso all'amico subito dopo l'incoronazione di Morgana, ma non aveva avuto alcuna notizia da lui.

《Gli ho spedito una lettera a Haldor giorni fa, forse l'ha ignorata》rispose.

《Dagli tempo》gli consigliò Gaius, ma lui scosse la testa.

《Non abbiamo tempo, dobbiamo agire!》insisté.

《Lo so, Merlino, ma come?》domandò il medico.

《È già stato sconfitto un esercito immortale》gli ricordò il ragazzo.

《La Coppa della Vita fu svuotata del sangue che conteneva e, una volta fatto questo, l'incantesimo fu eliminato》illustrò lui.

《È ciò che dovrò fare》dichiarò Merlino.

《Sono immortali, Merlino. Non hai abbastanza potere per sconfiggere un'armata》controbatté Gaius e lui annuì comprensivo.

Il suo tutore aveva ragione: anche se era uno stregone, era pur sempre un uomo mortale come tutti. Non godeva dell'immortalità dei suoi nemici per essere invincibile contro di loro. Quando tutto sembrerà perduto, questa ti indicherà la via. L'acqua del lago di Avalon! Prese la sua sacca ed estrasse la clessidra donatagliela dal Re Pescatore. Si accostò a Gaius, stando attento a nasconderla agli occhi dei loro compagni.

《Il Re Pescatore mi ha detto che, quando tutto sembrerà perduto, mi avrebbe indicato la strada》gli svelò.

《Sì, ma in che modo?》domandò lui.

《È quello che devo scoprire》ammise il ragazzo.

Intanto, Morgana stava riflettendo a un metodo per avere la lealtà dei cavalieri.

《Vedo le difficoltà che devo affrontare. Essere regina non è facile, Gwen》ammise, rivolgendosi alla serva, intenta a sistemare il suo letto.

《State andando bene, Maestà》intervenne quest'ultima, abbandonando il suo lavoro.

《Davvero?! I cavalieri non la pensano come te》le fece notare la nobile.

《Non vi conoscono》rispose Gwen, avanzando di qualche passo.

Morgana si voltò verso di lei e le sorrise, fintamente rincuorata dalle sue parole.

《Mi serve la loro fedeltà o il popolo non si sottometterà a me》replicò.

La serva annuì e pensò di sfruttare la sua posizione per avvicinarsi a Sir Leon e parlargli. Dovevano assolutamente lasciare Camelot e trovare Artù.

《Mia madre lavorava per la famiglia di Sir Leon. Siamo cresciuti insieme, gli potrei parlare e farlo ragionare》le rivelò.

《Lo faresti per me?!》domandò Morgana con una certa sorpresa.

《Uther ha ucciso mio padre》fu la risposta schietta della serva e la reale annuì, comprensiva.

《Sì, io dimenticavo che hai sofferto》.

《Fatemi vedere Sir Leon》la incitò l'amica e lei acconsenti.《Sì, certamente》.

La serva la ringraziò con un inchino e si voltò per riprendere i suoi doveri. Con la scusa di portare cibo e acqua, riuscì ad accedere alla cella in cui era rinchiuso Sir Leon.

《Ginevra, non capisco. Che ci fai qui?》le chiese il prigioniero, dando un grande morso al pezzo di pane che l'amica gli porse.

《Mi manda Morgana per parlarti e farti ragione》lo informò lei e di risposta Leon sputò il cibo dalla bocca, indignato della sua risposta.

Se portargli del cibo e farlo ragionare da un'amica, era il suo piano per farlo cedere e ottenere la sua lealtà si sbagliava di grosso.

《Preferisco morire》si oppose, ma Ginevra lo interruppe subito, accostandosi a lui per non farsi sentire dalle guardie poco distanti.《Ti prego, ascoltami! Ti aiuterò a scappare》.

《Se dovessero scoprirti...》accennò il cavaliere.

《Dobbiamo trovare Artù》insisté la donna.

《Forse so dove si nasconde》ammise lui.

《Allora devo farti uscire!》dichiarò Gwen.

《Come? È impossibile, Gwen!》replicò l'amico, ma lei scosse la testa.

《Sono un fidato membro della corte. Morgause tiene le chiavi delle prigioni nelle sue stanze》gli rivelò.

I due erano ignari, però, della presenza di Morgana e Morgause che stavano origliando la loro conversazione da una fessura nel muro della cella. La sovrana non si fidava di Ginevra e i suoi sospetti si rivelarono giusti.

《È come sospettavamo: l'ha fatto per tradirmi. La farò giustiziare all'alba》si rivolse alla sorella, la quale si oppose.

《No, aspetta, questo è un bene. Lasciala andare dal suo amato principe, ci condurrà direttamente a lui》.

Morgana tornò nei suoi alloggi, notando che anche la serva era già rientrata dalle prigioni. Fingendo appositamente di non sapere nulla delle sue vere intenzioni, si stampò un falso sorriso in faccia e si avvicinò a lei.

《Hai parlato con Sir Leon?》la mise alla prova e la serva annuì.

《E farà ciò che gli ho chiesto?》proseguì.

《Ci vorrà un po' di tempo, ma so che si convincerà》farfugliò Ginevra.

《Gwen, questo merita un brindisi》inventò la nobile come scusa per poter versare di nascosto una pozione in polvere nel calice destinato alla sua rivale.

Appena sarebbe arrivato il momento propizio, il suo scopo magico sarebbe stato indispensabile per stanare Artù e i suoi seguaci. Afferrò i due bicchieri e porse quello alterato alla serva.

《All'amicizia e alla lealtà!》commentò e Gwen ripeté le stesse parole prima di far tintinnare il calice con quello della sua padrona e bere un sorso del liquido presente al suo interno.

Morgana la scrutò con un sorriso maligno sulle labbra. Quando avvicinò il bicchiere alle labbra, l'odore del vino le punse le narici e un senso di nausea le scombussolò lo stomaco. Allontanò il calice prima che quella sensazione divenne irreversibile. Intanto, Merlino aveva passato tutta la giornata a cercare di capire come l'acqua del lago di Avalon potesse indicargli la strada come gli aveva suggerito il Re Pescatore, ma era ancora a mani vuote. Aveva usato e ritentato ogni formula magica che conosceva, ma quell'acqua non reagiva e lui stava iniziando a perdere le speranze. Ormai erano ore che tentava inesorabilmente e la stanchezza stava prendendo il sopravvento. Fuori era notte inoltrata, e tutti stavano dormendo. In un attimo di assopimento un rumore improvviso lo fece sobbalzare e la clessidra gli sfuggì dalla mano. Un suono di vetro in frantumi lo costrinse ad aprire gli occhi e a destarsi dal sonno.

《Scusa, la natura chiama》disse Galvano alle sue spalle, ma lui non lo ascoltò minimamente, quando si accorse che l'ampolla si era rotta, cadendo sul pavimento roccioso della caverna.

《Oh, no!》biascicò in preda alla disperazione.

Quella fiala era l'ultima speranza che aveva per salvare Camelot nel suo momento più buio e lui, anche se accidentalmente, l'aveva appena distrutta. Tuttavia, corrugò la fronte, quando vive l'acqua sgorgare in tante diramazioni lungo le crepe dei massi fino a riunirsi in una cavità più solca e profonda. Sembrava che avesse vita propria. Si avvicinò di più e nel riflesso di quella piccola pozzanghera apparve il volto di Freya che gli stava sorridendo. Sgranò gli occhi e assunse un'espressione incredula. Stava, forse, sognando?

《Freya...》sussurrò.

《Mi sei mancato》rispose lei.

Merlino sbatté le palpebre e scosse il capo per assicurarsi di non essere vittima di un sogno o di un'allucinazione.

《Sei... sei davvero tu?!》balbettò e la druida si limitò ad annuire, sorridendogli.

Merlino ricambiò il suo sorriso, conscio che ciò che stava vedendo non era frutto di qualche sua fantasia mentale.

《Ho giurato che mi sarei sdebitata con te ed è arrivato il momento》gli rammentò.

《Non riesco a capire》farfugliò lui, scuotendo la testa.

《C'è soltanto un'arma che è in grado di uccidere qualcuno che è già morto》accennò la druida.

《Una spada forgiata da un drago》intuì il mago.

《Quest'arma giace sul fondo del lago di Avalon, dove l'hai nascosta》proseguì Freya.

《Ma i soldati di Morgana non sono morti, sono vivi》le fece notare Merlino.

《Chiunque giochi con la Coppa, deve pagare un terribile prezzo: facendo il loro patto con Morgause, sono diventati morti viventi. Devi raggiungermi al lago e io ti darò la spada. Nelle tue mani la spada ha il potere di salvare Albione》illustrò lei e il servo la ringraziò.

《No, grazie a te! Mi hai dato la possibilità di rivederti. Ora so che, quando ci siamo conosciuti, tu eri ancora innamorato di Morgana》ammise la druida.

Anche se era passato più di un anno dalla sua morte, Merlino la conservava ancora nel suo cuore e nei suoi ricordi. La sua breve, ma significativa, storia con la druida gli aveva fatto conoscere una forma di amore diversa da quella che lo legava a Morgana. Si trattava di un amore semplice, puro e libero dalle catene del destino e dalle aspettative. Tutt'altro era, invece, l'amore che provava per Morgana: intenso, passionale, coinvolgente, fatale da ucciderlo e dinamico da farlo vivere allo stesso tempo.

Sì, perché la principessa di Camelot lo faceva sentire così: se con le sue parole taglienti e le sue azioni malvagie, lo facevano soffrire, bastava un suo sorriso o un suo sguardo per farlo tornare sorridente e speranzoso. Aveva amato entrambe, ma amava di più Morgana, motivo per il quale, dopo la morte di Freya, era tornato sui suoi passi.

《Mi dispiace...》tentò di scusarsi, ma lei lo fermò.

《No, non devi. Anche se è stato per poco tempo, mi hai fatto conoscere una delle gioie che la vita non mi ha mai concesso e te ne sarò sempre grata》.

Il moro le sorrise, rincuorato dalle sue dolci parole, ma la voce di Galvano lo distrasse. Si voltò a guardare il suo amico, mentre rientrava nella grotta dopo aver fatto i suoi bisogni nella foresta.

《Tutto bene? Sembra che hai visto un fantasma》gli chiese il cavaliere.

《Sto bene, davvero》affermò lui con un sorriso sincero.

Galvano tornò ad appisolarsi e Merlino riportò lo sguardo sulla pozza. Si incupì, quando non vide il riflesso di Freya. La chiamò, sussurrando flebilmente il suo nome, ma l'acqua non reagì. Ora che aveva svolto il suo compito, era diventata semplice acqua di lago.

Si rattristì, ma l'attimo dopo reagì. Aveva un compito da svolgere e non c'era tempo da perdere. Lasciò la grotta e si addentrò nella foresta. Una volta che fu abbastanza lontano da non essere seguito da qualche suo amico, evocò Kilgharrah attraverso la lingua dei draghi. La creatura, al suo richiamo, lo raggiunse subito.

《Devo attraversare venti leghe di territori ostili e ho bisogno del tuo aiuto》lo informò.

《Non sono mica il tuo cavallo, Merlino》ribatté il drago, avendo intuito che il mago volesse chiedergli un passaggio alato.

《Allora Morgana avrà vinto, a meno che non sia ciò che vuoi》lo sfidò l'umano.

《La mia fedeltà non è mai stata riposta nella strega》ribadì lui, scuotendo il capo.

《Lo so, ma è riposta in me?》domandò Merlino e Kilgharrah affermò.

《Sì, giovane mago, è riposta in te》.

Il mago sorrise compiaciuto dalla sua risposta. Il drago gli permise di salire in groppa e si alzò in volo in direzione del lago di Avalon. Raggiunsero il luogo alle primi luci dell'alba, mentre il cielo stava iniziando a schiarirsi. La creatura atterrò e Merlino scese con un grande balzo.

I ricordi dell'ultima volta in cui era venuto lì - alla morte di Freya - tornarono a investirlo. A distanza di più di un anno quel posto non era cambiato affatto, al contrario di lui. Ringraziò Kilgharrah, il quale gli diede un ultimo avvertimento prima di andarsene.

《Ti ho già avvertito: nelle mani sbagliate questa spada può fare delle cose malvagie. Devi promettermi che, una volta assolto il suo compito, la metterai in un posto dove nessuno potrà brandirla》.

Il ragazzo annuì.《Lo prometto》giurò solennemente.

Sulla riva del lago, nascosta e protetta dalla vegetazione, c'era una piccola imbarcazione. Salì sopra e con la magia la fece partire. Man mano che si allontanava dalla terraferma, si guardò attorno. Non sapeva bene come Freya volesse consegnargli la spada, ma i suoi dubbi vennero subito chiariti, quando nel bel mezzo del lago emerse una spada, tenuta in mano dalla druida. Sorrise meravigliato, poi ritornò serio. Annuì e recuperò l'arma.

Al calar del buio le campane d'allarme avvertivano l'intero palazzo della scomparsa di Ginevra e Leon, i quali si rifugiarono a casa della ragazza per trasferirsi con l'intento di lasciare Camelot.

《Sembra che l'attesa sia finita》commentò Morgana, mentre si affacciava alla vetrata del castello con la sorella.

Videro le figure di Ginevra e di Leon fuggire in direzione della foresta, avvolti nei loro mantelli. Morgause pronunciò un incantesimo e i passi percorsi dalla serva si illuminarono, segnando magicamente il tragitto che i soldati dovevano prendere per seguirli.

《La pozione funziona bene》constatò e le due si scambiarono un sorriso d'intesa.

《Corri pure dal tuo amato principe》concluse Morgana, rivolgendo un ultimo sguardo a Ginevra prima che la sua figura sparì tra la vegetazione della boscaglia.

Il giorno seguente...

Leon e Ginevra si diressero a Nord per raggiungere la grotta, situata a Est della quercia caduta nella foresta oscura, dove il cavaliere presumeva che Artù si stesse nascondendo. Intanto alla grotta Merlino, appena di ritorno dal lago di Avalon grazie all'ennesimo passaggio di Kilgharrah, stava nascondendo la spada magica, quando Artù lo colse alla sprovvista.

《Ti stai riposando, Merlino?》lo accusò il principe e lui sussultò dalla sorpresa.

Dubitava fortemente che attraversare venti leghe di territori in groppa a un drago per raggiungere il lago di Avalon e recuperare una spada, la cui magia poteva scatenare effetti terribili se brandita da mani sbagliate rientrasse nel suo concetto di riposo, ma tutto ciò Artù non lo sapeva e tale doveva restare.

《No》rispose.

《Bene perché il tempo di dormire è finito》alluse il nobile e Merlino si voltò a scrutarlo meglio.

Era diverso dall'Artù taciturno e solitario di qualche giorno fa e il tono di voce sicuro e deciso, che aveva appena usato, glielo confermò.

《State meglio?》intuì.

《Sei senza speranza in tutto quello che fai, ma certe volte - occasionalmente e quasi sicuramente per errore - dici qualcosa di utile》illustrò l'amico.

《Davvero?》domandò Merlino, aggrottando le sopracciglia confuso.

《Tra le tue solite chiacchiere hai detto qualcosa che, se non ti conoscessi, stupidamente potrei credere che tu sia saggio》proseguì il biondo.

Merlino sollevò le sopracciglia, sorpreso dalle sue parole, ma il suo lato sarcastico prevalse sulla situazione.

《Nah...》grugnì, scuotendo la testa.

Artù accennò un debole sorriso, ma un suono proveniente dall'esterno attirò la loro attenzione. Era la voce di Elayn che lanciava un urlo come segnale di avvertimento della presenza di qualcuno nei dintorni. Artù, Galvano e Merlino lasciarono la grotta con le spade sguainate e si nascosero in attesa. Udirono dei passi vicini e il principe sbucò di soppiatto per sorprendere i nemici. Gwen sobbalzò dalla paura, quando una mano le trattenne un braccio, ma si calmò appena riconobbe il principe.

《Ginevra!》esclamò quest'ultimo, felicissimo di vederla dopo più di una settimana.

La ragazza gli sorrise e i due si scambiarono un rapido, ma dolce abbraccio. D'altronde non erano soli in quel momento. Il principe notò che con lei c'era anche Leon e si avvicinò per salutarlo con una stretta di mano, tipico saluto dei cavalieri.

《Ci hanno trovati! Stanno per arrivare!》avvertì Elyan, accorrendo e il gruppo si mobilitò.

Leon e Ginevra non potevano sapere che alle calcagna avevano Morgause e i soldati immortali che avevano seguito la scia magica di Ginevra lasciata durante la fuga nel cuore della notte.

《Prendi Gaius, dobbiamo andarcene!》comandò Artù a Merlino.

Il servo rientrò nella caverna e avvisò il medico, ma quest'ultimo si oppose in quanto con la sua vecchia età li avrebbe soltanto rallentati. Merlino ribatté che non lo avrebbe abbandonato solo perché doveva proteggere Artù e Camelot e lo costrinse a raggiungere gli altri. Prese la spada e lasciò la grotta poco prima dell'arrivo dei soldati. Ora che aveva l'arma con la quale poteva sconfiggere degli uomini immortali, non aveva paura di loro.

Iniziò a correre, guardandosi alle spalle, ma un nemico gli si parò davanti, frenando la sua fuga. L'uomo lo attaccò, ma il mago riuscì a difendersi grazie all'esperienza che stava accumulando nel tempo, partecipando agli addestramenti del suo padrone. Riuscì a colpirlo e la magia della spada lo smaterializzò, come accade con lo zio di Artù evocato da Nimueh per vendicarsi contro Uther. Nelle tue mani la spada ha il potere di salvare Albione, gli aveva detto Freya ed era proprio così.

Riprese a correre, riuscendo a ricongiursi con il gruppo, ma i nemici erano alle loro spalle. Nell'attraversare un sentiero stretto, dei massi posizionati sopra di loro ruzzolarono, bloccando l'avanzata nemica. Artù sollevò lo sguardo verso l'alto e Lancillotto fece la sua comparsa. Gwen lo imitò, rimanendo sorpresa, quando i suoi occhi si incrociarono con quelli del suo vecchio amore. Non era solo, con lui c'era un altro uomo.

《Lancillotto!》esclamò e lui le sorrise debolmente.

《Sbrighiamoci!》intimò e tutti lo seguirono.

Quando furono sicuri di essere fuori pericolo, i due gruppi si riunirono.

《Quelle rocce non sono cadute per caso》commentò Artù, avvicinandosi a Lancillotto e al suo amico.

《Lui è Percival. La sua forza le ha fatte cadere》spiegò il cavaliere.

Il principe rimase piacevolmente sorpreso dalle sue parole e si rivolse al diretto interessato.

《Sei dei nostri》dichiarò, allungando la mano in segno di amicizia.

《E così sarà》affermò lui, ricambiando la stretta con vigore.

In effetti la sua forza si poteva avvertire chiaramente anche da una semplice stretta di mano. La sua muscolatura evidente e la sua alta statura lo rendevano robusto e imponente come un orso. Portava i capelli corti e un accenno di barba e aveva gli occhi azzurri.

《Che ci facevate qui?》domandò il nobile a entrambi.

《Sono stato io. Gli ho chiesto di venire》intervenne il servitore, raggiungendoli.

《Beh, vi dobbiamo la vita, grazie》rispose l'amico, allungando la mano per salutare Lancillotto dato che non aveva ancora avuto modo di farlo.

Il cavaliere distolse lo sguardo da lui per concentrarlo su Ginevra poco distante, in compagnia del resto del gruppo. La ragazza intercettò i suoi occhi e si limitò a sorridergli. Anche se il loro ultimo incontro era finito male, tenevano ancora l'uno all'altra.

Intanto a Camelot Morgause era appena rientrata per informare la sorella del suo insuccesso.

《È stato fortunato a scappare. Mi dispiace, sorella》.

Morgana non era per nulla preoccupata della cosa. Certo, Artù era vivo e rappresentava ancora una possibile minaccia per il suo posto nel trono, ma non poteva nulla contro di lei con un esercito immortale ai suoi comandi. Ora il suo unico obiettivo era dedicarsi a suo figlio, nient'altro contava più di lui.

《Che può fare?! Artù ha solo un pugno di uomini, mentre noi abbiamo un esercito immortale》la rassicurò.

《Ma, finché Artù sarà vivo, il popolo non si piegherà》ribatté lei.

《Allora lo costringeremo. Stanotte costruiremo le forche e domani uno ad uno porremo fine ai cavalieri di Camelot》ringhiò la sorella con decisione.

Morgause si voltò a guardarla, stupita dal ghiaccio che enfatizzavano i suoi occhi grigio-verdi. Non poté negare che con l'inizio della gravidanza la sorella sembrava essere tornata padrona delle sue emozioni. Sapeva che ora era concentrata esclusivamente al figlio che portava in grembo.

《Vado a riposare》disse Morgana, incamminandosi verso la sua camera.

《Va tutto bene?》si premurò la strega, seguendola.

《Sì, sono solo molto stanca. È normale, quando si affronta una gravidanza》rispose la nobile, portandosi una mano alla pancia leggermente gonfia dove aveva iniziato a sentire un fastidioso dolorino.

Il primo mese di gravidanza l'aveva un po' scombussolata, soprattutto a livello emotivo, ma era del tutto normale dato che il suo corpo stava ancora cercando di adattarsi alla nuova condizione.

《Quali altri sintomi avvertì?》si incuriosì Morgause e lei iniziò a elencarli.

《Dolore al seno, nausee, forte desiderio di dormire, crampi al ventre... Perché me lo chiedi?》.

《Perché potrei iniziare ad averli anche io molto presto》alluse e Morgana rimase interdetta.

《Sei incinta?!》intuì, sfoggiando un grande sorriso.

Era felicissima e sorpresa allo stesso tempo. Entrambe stavano per diventare madri e non vedeva l'ora di stringere tra le braccia suo figlio e quello della sorella.

Morgause notò il suo entusiasmo.

《Non rallegrarti troppo, sono incinta solo da due settimane》.

《Cenred è il padre?》.

《Cenred era solo il mio amante, l'ho scelto come compagno solo per assicurare l'ordine delle Sacerdotesse. Era forte e nessuno, meglio di più, poteva essere un padre perfetto》.

Morgana rifletté sulle sue parole. Sua sorella aveva scelto un uomo solo per generare una nuova Sacerdotessa, ma la sua gravidanza era capitata per puro caso. Aveva giaciuto diverse volte con Merlino perché provava ancora qualcosa per lui, non per restare incinta. Ora, però, che il servo l'aveva abbandonata per l'ennesima volta per stare al fianco di Artù, l'unico amore, che gli restava da provare, era quello rivolto a suo figlio.

《È una lieta notizia. Presto saremmo madri》commentò con estasi.

Se avesse saputo prima della gravidanza, non l'avrebbe mai lasciata andare.

《Perché non mi hai detto di essere incinta? Non ti avrei mai permesso di fare tutto quel viaggio per catturare Artù》la incolpò.

《Sto bene, non ti lascerò mai da sola》la tranquillizzò lei e Morgana le sorrise, rincuorata dal legame che le univa.

Artù e i suoi amici avevano camminato per ore fino a giungere in un vecchia e abbandonata dimora imperiale. Ormai il giorno stava cominciando a lasciar posto al buio e quel posto era ideale per trascorrere la notte grazie alle sue mura logorate, ma ancora ben salde.

《Siete certo che saremo al sicuro?》domandò Gaius ad Artù, quando entrarono, esplorando subito l'interno.

《Questo castello apparteneva agli antichi re, andrà bene》spiegò lui.

《Non può essere peggio della caverna》commentò Elyan.

《Vedete cosa riuscite a trovare》ordinò il principe e i cavalieri iniziarono a guardarsi intorno.

Mentre Merlino e Gwen si occupavano di accendere il fuoco e qualche candela per illuminare l'ambiente lugubre e freddo, Galvano trovò delle armi abbandonate e insieme a Elyan, Lancillotto e Leon ne esaminò lo stato. Artù, invece, guardò sotto un telo e subito dopo lo scostò, mostrando un tavolo rotondo in pietra con i rispettivi seggi intorno. La scrutò per qualche istante poi richiamò i suoi compagni ad accomodarsi ciascuno su un posto. Quando tutti furono riuniti, Artù iniziò il suo discorso.

《Questa tavola apparteneva agli antichi re di Camelot. Una tavola rotonda per indicare che nessun uomo ha più importanza di un altro. Essi credevano nell'uguaglianza e, quindi, mi sembra appropriato riprendere questa tradizione ora. Senza ognuno di voi, non saremo qui. Mio padre langue in prigione da troppo tempo e domani io tenterò di liberarlo. Qualcuno intorno al tavolo si unirà me?》.

Tutti si scambiarono occhiate indecifrabili. Il primo ad alzarsi fu Lancillotto.

《Mi avete insegnato i valori di un cavaliere e il codice, secondo il quale, un uomo dovrebbe vivere la sua vita e combattere con onore per la giustizia, la libertà e tutto ciò che è buono. Io credo nel mondo che volete costruire》dichiarò.

Artù fu onorato della sua lealtà. Lancillotto era stato il primo vero cavaliere che aveva avuto al suo fianco fin da quando lo aveva conosciuto. Incarnava tutti i valori che doveva avere un guerriero, anche se non era nobile di sangue. Elyan intervenne, seguendo il coraggio dell'amico.

《Anche se non ero un aristocratico o nessuno di importante, siete stato pronto a rischiare la vita per me. È il momento di restituire il favore》.

Fu il turno di Sir Leon.《Ho combattuto al vostro fianco molte volte e non c'è nessun altro per cui morirei》.

《Credo che non abbiamo speranze, ma non voglio perdermela》commentò Galvano con la sua solita ironia che lo caratterizzava.

《I vostri nemici sono i miei nemici》annunciò Persival.

《Se vi serve un povero vecchio...》ironizzò Gaius e tutti sorrisero alla sua battuta.

《Conoscete la risposta》si rivolse Gwen ad Artù.

Tutti si erano alzati in piedi, tranne Merlino e il principe attendeva il suo momento più di tutti gli altri.

《Merlino?》lo incitò.

《No, non ne ho voglia》ribatté lui scherzosamente, scuotendo il capo.

《Non hai scelta》lo minacciò il nobile amichevolmente.

《Va bene》rispose il servo e Artù gli sorrise.

Merlino ricambiò e il principe riprese a parlare.

《Voglio ringraziarvi tutti per essere rimasti nel momento del bisogno. Ora farò ciò che mio padre non approverebbe》.

Fece inginocchiare i suoi quattro compagni e uno a uno li nominò cavalieri di Camelot. Merlino fu felice per Lancillotto e per Galvano perché sapeva quanto ambissero a servire Artù come cavalieri. Anche Gwen fu orgogliosa del fratello.

《Domani, quando combatterete, siate orgogliosi, sapendo che ora fate parte del più nobile esercito che il mondo abbia mai conosciuto》concluse e Merlino non poté che sorridere fiero di quel momento.

Finalmente Albione stava per rinascere dalle sue ceneri più forte di prima e quei quattro cavalieri avrebbero rappresentato l'inizio di una nuova era con Artù al comando. A differenza di quello che credeva Uther, non era la nobiltà la qualità indispensabile per servire Camelot, ma il cuore di chi li guidava.

《Sei un cavaliere, finalmente》constatò il servo a Lancillotto, mentre i due cercavano di prendere sonno in vista della battaglia finale.

《Ma per quanto?》domandò l'amico.

《Chi lo sa!》commentò lui.

Lancillotto si girò su un fianco e, controllando di non essere ascoltati da nessuno, si rivolse al servo.

《Che cos'hai in mente? E non provare a mentirmi, ti conosco troppo》lo incitò.

Merlino sorrise per la sua spiccata intuizione. Appurato che tutti fossero dormienti, gli rivelò le sue prossime intenzioni, ignari del fatto che Gaius stava origliando.

《Morgana ha la Coppa della Vita. Se riesco a trovarla e svuotarla del sangue che contiene, allora l'esercito sarà distrutto e Morgana sarà impotente》.

《Non stai dimenticando qualcosa? È custodita da un esercito di immortali》gli ricordò il cavaliere.

《E tu dimentichi i miei poteri magici》ricambiò lui.

Lancillotto scosse il capo.《Ma non ti rendono immortale》.

《No》affermò, concordando con le sue parole.

《Sai, Merlino, Artù dovrebbe fare te cavaliere. Sei quello più coraggioso di tutti noi e lui neanche lo sa》rifletté l'amico.

Merlino si lasciò sfuggire una risatina al solo pensiero. Per quanto si sarebbe sentito onorato di quel premio per tutti i sacrifici che aveva fatto per il suo principe e per l'intera Albione, sentiva di non essere adatto a quel ruolo. Preferiva un semplice 'grazie' o un abbraccio.

《Non può, non ancora. Per questo ho bisogno di arrivare alla Coppa senza che lui lo sappia》replicò.

《Fidati di me》accennò Lancillotto.

Il mago era incuriosito dal suo tono misterioso. Aveva qualcosa in mente, ne era certo, ma non volle approfondire la questione. L'avrebbe scoperto molto presto.

《Cosa è successo con Morgana? Come vi siete trovati a essere l'uno contro l'altra?》gli chiese il cavaliere.

《È difficile da spiegare》farfugliò lui.

《Provaci》lo incoraggiò l'amico.

Il moro si prese qualche secondo prima di rispondere.

《Sono accadute tante cose in più di un anno. Non siamo riusciti a restare amici a lungo e volevamo riprovarci. Uther ha scoperto la nostra relazione e da quel momento abbiamo iniziato ad allontanarci sempre più. Penso che conquistare Camelot fosse la sua vendetta contro di lui per restituirgli tutto il dolore che aveva subito a causa sua》ammise.

Pensò di rivelargli che il motivo, per cui Morgana aveva fatto tutto ciò, era anche per il loro bambino, ma omise quel dettaglio.

《Credi che lei ti ami ancora?》ipotizzò Lancillotto.

《Io non lo so. Mi tratta come se fossi solo il suo amante, ma sento che c'è qualcosa del nostro amore che ci lega. La Morgana, che conoscete voi, non è la stessa donna di cui mi sono innamorato tanto tempo fa》confessò lui.

Lancillotto annuì debolmente e si distese per coricarsi. Merlino restò vigile per qualche minuto, perso nelle sue riflessioni, poi anche lui si mise a dormire.

Al mattino...

Una volta svegli e riposati, il gruppo si organizzò per tentare di liberare Camelot da Morgana, seguendo le indicazioni di Artù.

《C'è una galleria sotto i bastioni a Nord che conduce a pochi passi dall'entrata delle prigioni e di sicuro sarà ben sorvegliata, quindi, se vogliamo liberare tutti, non dobbiamo farci scoprire. Non devono riuscire a dare l'allarme》.

《Dobbiamo eliminare la campana, così i soldati non potranno comunicare》propose Lancillotto.

《Buona idea!》affermò Artù.

《Mi serve qualcuno che conosca il castello》aggiunse il cavaliere, puntando i suoi occhi su Merlino, il quale riconobbe all'istante il suo tacito segnale.

Ora capì perché Lancillotto gli avesse detto di lasciar fare a lui la sera precedente.

《Vengo io》intervenne e il principe fu d'accordo.

Merlino e Lancillotto si scambiarono un assenso d'intesa e Gaius lo notò. Sapeva cosa quei due avessero in mente ed era contrario al rischio che intendevano correre. I cavalieri prepararono le armi, mentre Gaius e Ginevra sarebbero rimasti nel castello per curare le vittime. Prima di partire Artù volle salutare Ginevra per timore di non rivederla più nel caso il suo piano non fosse andato come previsto, ma la ragazza spazzò le sue paure, affermandogli che sarebbe andato tutto bene e che era orgogliosa di lui e del re che molto presto sarebbe diventato.

Il nobile si chinò sulle sue labbra e la baciò, ignorando il fatto che i loro amici potessero vederli. Sfortunatamente l'unico che li avvistò fu Lancillotto, il quale rimase profondamente ferito da quel bacio. Sebbene avesse accettato che Ginevra appartenesse ad Artù, il suo cuore soffriva ancora, anche se era trascorso più di un anno. Per questo si allontanò dai suoi compagni per restare un po' da solo, mentre Gaius si avvicina a Merlino per metterlo in guardia.

《Dovrai fare attenzione! Ti ho sentito l'altra notte e, se Morgause dovesse prenderti, ti ucciderebbe》.

《Non ho altra scelta》fu l'unica risposta del ragazzo.

Il medico sospirò.

《Mi ricordo lo sciocco pasticcione che arrivò nelle mie stanze tanto tempo fa. Chi l'avrebbe detto?!》commentò, ripensando a quel giorno, di ormai un anno e mezzo fa, che segnò per sempre la vita di tutti.

Merlino non poté che limitarsi a sorridere, riportando la mente a quel momento. Quante cose erano successe da allora e chissà quante altre dovevano ancora realizzarsi! La voce di Gaius sembrava così roca di rammarico e di tristezza, era come se gli si stesse rivolgendo per l'ultima volta, ma Merlino poté comprendere la sua afflizione. Stava per affrontare un esercito immortale, era praticamente impensabile uscirne vivi. Scorse le iridi azzurre del suo maestro diventare più scure e profonde, ma prima che potesse rendersi conto che era sul punto di piangere, Gaius lo strinse in un abbraccio paterno.

Il momento era giunto e il gruppo si diresse alla volta di Camelot. Uscendo dalla foresta che circondava il castello, Artù esaminò il perimetro. L'accesso alla galleria era incustodita e, dopo essersi assicurato della distrazione della sentinella di turno alle mura di cinta, incitò i suoi amici a seguirlo. In poco tempo furono dentro al palazzo. Lancillotto e Merlino si separarono dal gruppo, dirigendosi ai piani superiori, mentre gli altri rimasero ai sotterranei per raggiungere le prigioni.

Il piano di Artù era di eliminare le campane per evitare ogni via di comunicazione, ma Merlino e Lancillotto avevano tutt'altro in mente. La loro priorità era raggiungere la Coppa della Vita. Mentre percorrevano i corridoi, stando attenti a evitare i soldati, il mago avvertì la magia della Coppa nella sua testa. Era di una potenza straordinaria, a malapena riusciva a tollerarla. Non sapeva dove l'oggetto fosse custodito, perciò, poteva sfruttare la sua abilità per raggiungerla.

《Posso sentire il potere della Coppa. Di qua!》spiegò al cavaliere, indicandogli il percorso da prendere.

Prima ancora che potessero proseguire, una guardia li scoprì, ma il servo la disintegrò grazie alla magia della spada.

《Che cos'è?》domandò Lancillotto sorpreso, abbassando lo sguardo sull'arma che l'amico impugnava.

《È forgiata con il fiato di un drago》rispose, avanzando.

Giunsero alle porte della sala del consiglio dove affrontarono altre quattro sentinelle e si rifugiarono all'interno del salone, trovando sei uomini a guardia della Coppa, posizionata sopra a un piedistallo. Ai sotterranei Artù era riuscito a liberare i cavalieri e suo padre, ma la situazione degenerò, quando la campana d'allarme risuonò in tutto il castello.

Eliminato l'ultimo soldato, Merlino fu sul punto di raggiungere la Coppa, ma la magia di Morgause, accorsa nella sala in quel momento, lo fermò, facendolo volare contro il muro. Il dolore si diffuse prepotentemente in tutto il corpo, impedendogli persino di respirare.

《Non comprendo i sentimenti ridicoli di mia sorella per te, ma ho la sensazione che non ti rivedrò mai più》commentò la strega, sul punto di attaccarlo nuovamente.

Il mago era inerme, non riusciva neanche a rialzarsi a causa del dolore che provava. Fortunatamente Gaius intervenne giusto in tempo.

《Già, è così》affermò prima di usare i suoi poteri contro Morgause.

La Sacerdotessa venne scagliata all'indietro, ma si riprese subito. Era troppo forte per la sua debole magia. Prima che potesse contrattaccare, Merlino la colpì alle spalle e lei venne sbalzata contro un pilastro. La sua testa subì un durissimo colpo che la fece svenire all'istante.

《Merlino, la Coppa!》esclamò il medico e il servo si rialzò dolorante.

Afferrò la spada e svuotò il calice di tutto il sangue presente al suo interno che schizzò sul piedistallo. L'intera armata scomparve e tutti sospirarono di sollievo. Il servo non fece in tempo a riprendere fiato che i suoi occhi si concentrarono su Morgana che entrò nella sala in quel momento. Vide la sorella sul pavimento e un terrore viscerale la fece andare fuori di senno.

《No, no! Sorella!》urlò, crollando sul pavimento per stringerla a sé.

La scosse delicatamente, ma lei non rispose ai suoi richiami. La voce le si incrinò dalla disperazione e le lacrime iniziarono a scendere. Morgause era l'unica persona leale che le era rimasta e che l'aveva fatta sentire parte di una famiglia, alla quale non aveva mai sentito di appartenere con Uther e Artù. Aveva già perso due madri che a malapena ricordava perché troppo piccola e innocente all'epoca, non poteva perdere anche lei.

《È finita, Morgana!》esclamò Merlino.

La donna sollevò lo sguardo verso di lui e una rabbia incontrollata le indurì il volto. Era colpa sua se Morgause era morente tra le braccia, era colpa sua se portava in grembo loro figlio, era colpa sua se provava ancora qualcosa per lui, era tutta colpa sua! Quel ragazzo era la sua rovina e la sua distruzione e molto presto l'avrebbe capito a sue spese.

《No, ti sbagli! Questo è solo l'inizio》digrignò i denti.

Tornò a cullare la sorella dormiente e si lasciò andare a un pianto devastante. Il dolore era troppo insopportabile e iniziò a urlare, perdendo il controllo dei suoi poteri. Le vetrate esplosero e la stanza fu percossa da tremori. Le mura si sgretolarono, mentre Morgana continuava a sfogare la sua magia tutt'intorno a sé. Merlino, Gaius e Lancillotto abbandonarono la stanza prima che il soffitto crollò e Artù recuperò il padre, ancora frastornato e scosso dal tradimento della figlia.

L'indomani....

Artù e Merlino erano seduti sui gradini del castello, mentre attendevano l'arrivo di Gwen. Camelot stava già iniziando a riprendersi dalla tirannia di Morgana, al contrario di Uther e ciò preoccupava molto Artù.

《Vostro padre?》si premurò il servo, notando la sua apprensione.

《Non lo so. Tutto questo, Morgana... un duro colpo》ammise lui tristemente.

《Forse è l'inizio di una nuova era. Potreste assumere il comando e diventare re》accennò Merlino e Artù rifletté sulle sue parole.

《Chissà che cosa ci serba il futuro》commentò.

La sua attenzione venne catturata dalla presenza di Gwen, appena giunta a Camelot in compagnia di Galvano, Lancillotto, Persival, Elyan e Leon. Artù sorrise e scese i gradini per raggiungerla. La aiutò a smontare dal cavallo e i due si baciarono. Per loro era il primo bacio che si scambiavano pubblicamente, così come per i quattro cavalieri nominati dal principe che sfoggiavano le loro uniformi ufficiali.

Ginevra e Artù si abbracciarono e, nel vederli insieme, Merlino non poté non pensare a Morgana. Era sereno di aver salvato Camelot, ma dentro di sé emergeva il rimorso di aver perso per l'ennesima volta la sua amata. Il destino suo e del loro bambino lo tormentava, ma quella stessa sera a cena Gaius chiarì i suoi dubbi.

《Hanno frugato fra le macerie, ma non c'era alcuna traccia di Morgana né di Morgause. Non possono essere lontane》.

Il giovane si limitò ad annuire. La speranza di poter rivedere presto la principessa alleggerì un po' il peso che avvertiva al cuore, ma ciò non servì a rallegrarlo. Si ricordò che, con tutto quello che aveva affrontato negli ultimi giorni, non aveva ancora informato Gaius della gravidanza, ma ormai non sarebbe servito a nulla. Non sapeva neanche se e quando avrebbe rincontrato Morgana. Auspicava soltanto che lei e la creatura stessero bene, ovunque fossero. Il medico notò la sua angoscia cupa e silenziosa e cercò di rincuorarlo.

《Merlino, nessun altro potrà dirtelo, ma io te lo dirò: ottimo lavoro!》.

Lui non poté fare a meno di accennare un debole sorriso e Gaius lo imitò.

《Camelot aveva bisogno di entrambi》commentò Merlino e i due si lasciarono sfuggire qualche risatina divertita.

《Dovremmo mettere un po' in ordine questo posto》constatò l'anziano, guardandosi intorno.

Il mago mugolò pigramente, ma l'attimo successivo assunse un'espressione seria, quando si ricordò dell'avvertimento di Kilgharrah. 'Nelle mani sbagliate questa spada può fare delle cose malvagie. Devi promettermi che, una volta assolto il tuo compito, la metterai in un posto dove nessuno potrà brandirla'. Aveva promesso e doveva onorare la sua parola.

《Non ora, c'è una cosa che devo fare》farfugliò, dirigendosi in camera sua.

Gaius non negò di voler sapere cosa avesse in mente il suo protetto, ma quest'ultimo era diventato improvvisamente schivo.

Alle prime luci dell'alba...

Con la spada avvolta in un telo e stretta gelosamente nella mano, Merlino stava setacciando la foresta alla ricerca di un posto dove nascondere l'arma. Vide un masso nel bel mezzo della vegetazione e grazie alla sua magia la conficcò nella solida superficie rocciosa. La osservò per un'ultima volta, rischiarata dalla luce del sole che ne enfatizzava i contorni dorati, e si allontanò per tornare a Camelot.

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