LXIV
Un nuovo torneo era in procinto di realizzarsi a Camelot e, come ogni mattina, Artù era alle prese con i suoi allenamenti, sempre accompagnato da Merlino. Quella mattina avrebbe dovuto impegnarsi più del solito in vista della competizione ufficiale che si sarebbe inaugurata il mattino seguente.
《Vorrei proprio sapere chi ha ideato questo torneo: una competizione aperta a tutti con un premio di cento monete d'oro. Mi chiedo che tipo di gente si presenterà》rimuginò il servo, mentre i due amici lasciavano il castello per dirigersi al campo d'addestramento.
《È una tradizione, il torneo si tiene ogni dieci anni da secoli. Non preoccuparti!》rispose Artù, notando l'espressione inquieta dell'amico che osservava gli uomini, i quali, come il principe, sfruttavano gli ultimi giorni per allenarsi con armi a loro completa scelta e preferenza.
Il torneo in questione, infatti, essendo aperto, non prevedeva nessun limite al tipo di arma e tale fattore angosciava non poco il giovane mago.
《Ditemi che non potrà usarla al torneo》volle assicurarsi, riferendosi all'arma utilizzata da un uomo per scagliare lontano l'elmo di un manichino con un colpo secco.
《Userà ciò che vuole, è un torneo aperto》gli ricordò il nobile, visibilmente calmo.
《E il codice cavalleresco?》domandò lui.
《Oggi non conta. L'unica regola è che non ci sono regole》lo informò.
Merlino notò una coppia di uomini allenarsi al tiro dell'ascia e ciò non fece che alimentare ancora di più il suo terrore interiore. Gran parte degli sconosciuti iscritti al torneo erano individui decisamente poco raccomandabili.
《Sì, sì, è giusto! Non mi devo preoccupare》commentò ironico tra sé e sé per poi proseguire per raggiungere Artù.
Mentre il principe era alle prese con i suoi allenamenti, Merlino si mise a riparare i vari pezzi dell'armatura nella sala delle armature, quando due uomini fecero il loro ingresso. Distolse lo sguardo dal suo lavoro e li riconobbe subito. Erano i due tipi che si esercitavano al tiro delle asce.
《Accidenti, non sei il principe di Camelot》prese parola uno dei due, quello con i capelli marroni e la barba incurata dello stesso colore.
《Sono il suo servitore》rispose lui.
《Ho sempre voluto un servo. Forza, pulisci i miei stivali!》gli intimò in tono minaccioso.
Merlino esitò a obbedire e lo sconosciuto gli intimò di muoversi, mostrandogli la frusta che teneva in mano.
Una voce si intromise.《Non muovetevi!》.
Apparteneva a un ragazzo, visibilmente molto più giovane di Merlino, con una corporatura esile e magra, i capelli castani e gli occhi azzurri.
《Ah, vedo che hai deciso di unirti a noi》commentò l'uomo, indirizzando tutta la sua attenzione sul giovane.
A primo impatto, sembrava che i tre si conoscessero.
《È meglio che la posiate, signore》intimò il ragazzo con estrema calma ed educazione, indicando la sferza e i due individui scoppiarono a ridere.
Merlino tentò di intromettersi per non istigarli ancora di più e i due si separarono. L'uomo dai capelli marroni continuò a rivolgersi al giovane, mentre l'altro, calvo e dagli occhi azzurri, si avvicinò al servo per tenerlo a debita distanza. Lo sconosciuto attaccò il ragazzo con la frusta, ma quest'ultimo riuscì a prendere una spada e a difendersi. Lo disarmò e l'uomo estrasse l'ascia, ma lui usò la prima arma per fargli cadere la seconda, provocandogli una ferita sulla mano.
《Ora andatevene!》minacciò loro, impugnando il frustino in una mano e la spada nell'altra.
I due non ebbero altra scelta che obbedire e Merlino si lasciò sfuggire una risatina. Era rimasto piacevolmente sorpreso dalle capacità di combattimento di quel ragazzo. Era molto giovane, ma con l'esperienza di un cavaliere.
《Grazie dell'aiuto》gli disse quest'ultimo per aver tentato di proteggerlo dalle burle dei due sconosciuti.
《Sono io che ringrazio te》specificò lui, mentre il ragazzo sistemava la spada sul porta spade.
《Non è niente, mi ero già imbattuto prima in quei due. So che significa essere maltrattati》rivelò il ragazzo, ma la voce di Artù che gridava il nome di Merlino interruppe la loro conversazione.
《Beh, grazie ancora. Io sono Merlino》si presentò il servo, allungandogli la mano in segno di amicizia.
《Io sono Gilli》ricambiò il suo nuovo amico, stringendogliela.
Le urla di Artù si fecero più forti ed esigenti, tant'è che si udirono per tutto il castello.
《Merlino!》.
《Devo andare》si giustificò il giovane mago, andandosene di corsa.
La giornata proseguì monotona e tranquilla e in tarda serata Merlino era ancora occupato al lavoro per servire la famiglia reale durante la cena.
《Padre, quante volte hai vinto questo torneo?》domandò Morgana al re.
《Tre》rispose lui, mentre Merlino gli riempiva il calice.
《Faticherai a superarlo, Artù》commentò la principessa e il fratello annuì con un cenno del capo.
《Sicuro!》affermò.
《Ricordo la tua ultima vittoria, eri il maestro dell'arena. È un peccato che tu smetta di competere》elogiò Morgana, rivolgendosi al padre e ignorando completamente il servo che le stava versando l'acqua sul bicchiere.
In realtà cercava solo di mantenere le apparenze e di fingere che lui non contasse più niente per lei e lo stesso tentava di fare anche Merlino. Non erano mai stati così bravi a reprimere il loro desiderio di scambiarsi sguardi come in quel momento.
《E chi l'ha detto?》la incalzò Uther.
《Pensavo che avessi detto di essere troppo vecchio》ricambiò la provocazione la figlia.
《Sarei ancora un degno avversario per chiunque》ribatté lui.
《Beh, non lo sapremo mai》intervenne Artù.
《E perché no?》domandò il re.
《Perché non voglio che ti faccia male》rispose il principe e Uther lo derise con una risata di scherno.
《Credi di poter vincere ancora?!》intuì la principessa, cogliendo il divertimento negli occhi del padre per le parole apprensive di Artù.
《Camelot ha bisogno di un re, non di un guerriero》la apostrofò il fratello.
《Non posso essere entrambi?》lo sollecitò Uther.
《Non sei più giovane come un tempo e poi ho bisogno di compagnia sugli spalti》gli fece notare Morgana.
《Se volete scusarmi, devo prepararmi per il torneo》si congedò Artù, richiamando Merlino con sé, il quale posò la caraffa sul tavolo e lo seguì.
Il moro evitò di guardare davanti a sé, in direzione di Morgana, e lo stesso fece quest'ultima che, appena rimase sola con il padre, riprese a parlare.
《È un vero peccato, sarebbe stato bello per il popolo vederti combattere. Comunque, Artù ha ragione: non puoi farlo》.
Uther non rispose, continuando a mangiare, ma dentro di sé quella conversazione aveva riacceso un lato di lui che non sentiva più ardere da molti anni, precisamente da quando era diventato re.
Il mattino seguente fu il primo dei quattro giorni che avrebbe occupato il torneo. In poco tempo l'arena fu invasa dagli spettatori, venuti fin lì per assistere ai duelli. Merlino stava finendo di preparare Artù prima dell'inaugurazione e volle assicurarsi che il principe steste bene.
《Come vi sentite?》gli domandò.
《Tranquillo》si limitò a rispondere lui.
O Artù era veramente tranquillo come sosteneva di essere oppure era molto bravo a nascondere l'ansia e l'agitazione.
《Sicuro?》insiste il servo.
《Sì》affermò nuovamente il principe.
Merlino gli consegnò la spada e i due si diressero all'arena. I partecipanti al torneo, tra i quali c'era anche Gilli, che si sentiva un estraneo tra quei corpi vigorosi di forza e segnati dalla lunga esperienza, attendevano solo l'arrivo del re per iniziare ufficialmente la giostra. Tuttavia, quando i corni preannunciarono l'entrata della famiglia reale e tutti i presenti si alzarono, sugli spalti si presentò soltanto Morgana. Il sorriso scomparve dalla bocca di Artù che corrugò le sopracciglia, stranito dall'assenza del padre. Prima ancora che potesse domandarsi che fine avesse fatto il sovrano, Morgana parlò a tutta la corte.
《È un piacere darvi il benvenuto a Camelot! Questa è una competizione come nessun'altra perché è aperta a tutti, compreso al campione in carica, il re》.
Un suono di trombe si levò in aria e un boato di grida e applausi accolsero Uther, che in veste di cavaliere, fece il suo ingresso nell'arena e affiancò il figlio, il quale lo fissò con un'espressione scioccata. Tutti i presenti furono sorpresi della sua apparizione, persino Merlino e Gaius che si scambiarono un'occhiata. Solo Morgana sembrava essere a conoscenza della sua entrata perché rivolse un sorriso di incoraggiamento in direzione al padre. Poi riprese a parlare.
《Non ci sono regole, nessun'arma è bandita e l'ultimo uomo in piedi riceverà il premio. Che il torneo abbia inizio!》enunciò, mentre Artù continuava a riservare occhiate di disapprovazione nei confronti del padre, il quale le ignorò con un sorriso di scherno.
La principessa si sedette sul seggio riservato solitamente al padre, godendo interiormente della gloria che provava nel aver condotto per la prima volta un torneo. Si sentiva già una regina e non desiderava altro che il momento, in cui lo sarebbe diventata veramente, arrivasse al più presto.
I combattimenti ebbero inizio e la prima sfida fu aperta dal re in persona con il suo sfidante. Non fu facile per Artù mantenere la calma che si era prefissato di controllare all'inizio del torneo per timore che il padre restasse ferito, o peggio morisse, durante la battaglia, tuttavia Uther si dimostrò ancora agile e determinato. Sconfisse il suo avversario in poco tempo, facendo rodere interiormente Morgana per essere uscito vincitore.
Il secondo duello fu disputato da Artù, il quale, anche lui, vinse con estrema facilità e persino uno dei due mascalzoni che avevano preso di mira Merlino il giorno prima fu dichiarato vincitore. Il torneo si concluse con la vittoria di Gilli, seppur con qualche dubbio da parte del servitore poiché durante il combattimento aveva notato strani accadimenti, come la spada dello sfidante che rimase bloccata nel perimetro in legno che proteggeva gli spalti dalla furia dei duellanti.
《Chi l'avrebbe mai detto?》commentò Gaius con tono sorpreso, mentre Gilli veniva acclamato dalla folla per la sua prima vittoria.
Non era mai stato lodato da nessuno in tutta la sua vita e quello era il suo momento di gloria. Tuttavia, Merlino iniziava ad avere dei forti sospetti e l'istinto gli suggeriva che qualcosa non andava. Gilli lasciò l'arena, ma Gaius e il servo incrociarono il suo cammino.
《È stata una bella vittoria!》si congratulò il medico e il ragazzo lo ringraziò.
《Quella va medicata》appurò l'anziano, indicandogli la ferita che si era procurato sulla spalla durante il duello.
《Non è niente》farfugliò.
《Gaius è il medico di corte》lo informò Merlino, ma Gilli continuò a negare.
《È solo un graffio, sto bene》.
Se ne andò e il mago diede voce alle sue preoccupazioni interiori.《Sta usando la magia》.
《Lo sospetto anche io, l'anello ha il marchio dell'Antica Religione. Tali anelli sono molto rari e agiscono da conduttori per i poteri magici》affermò il medico, riferendosi all'anello che Gilli portava al dito medio della mano.
In effetti, Merlino aveva notato fin dal loro primo incontro la presenza di quell'anello e sentiva che non era solo un semplice cerchio di metallo con raffigurato uno strano simbolo.
《Allora ha dei poteri magici come me》ipotizzò.
《Non ha i tuoi poteri, ma per brandire un simile anello deve avere un grande dono》spiegò l'altro, mentre osservavano il ragazzo avvicinarsi al ponte levatoio per accedere al regno.
《È più coraggioso di me, se usa la magia davanti a tutti》constatò Merlino.
《Coraggioso o stupido? Se Uther lo scoprisse, lo farebbe uccidere》gli rammentò Gaius.
Poco dopo le campane d'allarme risuonarono nel castello e Uther venne convocato per indagare insieme a Gaius e Merlino.
《Stregoneria, non c'è alcuna spiegazione》dichiarò, esaminando le bruciature nere e ancora calde provocate su una porta in legno lungo il corridoio.
《Non saltiamo alle conclusioni, Sire》ribatté il medico.
《Quale altra spiegazione ci sarebbe? Le guardie hanno visto una luce innaturale e brillante di un calore così intenso che si sentiva da lontano e le bruciature confermerebbero la loro storia》spiegò l'amico.
《Le guardie hanno visto bene quest'uomo?》domandò Gaius, il quale, abbassando lo sguardo, notò un anello abbandonato sul pavimento, poco distante da Uther.
《Era troppo buio》rispose quest'ultimo.
《Che sfortuna! Io non vedo alcuna traccia di magia》mentì l'anziano.
《C'è uno strano odore, come lo spieghi?》gli chiese il reale.
《Viene dai depositi di grano laggiù. È menta greca per la taverna, la usano per la birra e partisce un sapore particolare》farfugliò, indicando con il dito la fine del corridoio e approfittando della sua distrazione per raccogliere l'anello.
《Molto bene!》concluse il re, allontanandosi.
Merlino non capì le intenzioni di Gaius. Anche lui, come Uther, era sicuro che quei segni sulla porta fossero opera di stregoneria, eppure il medico aveva smentito entrambi. Quando i due rientrarono nello studio, Gaius si apprestò a spiegarsi.
《È chiaramente Gilli a giudicare dalle bruciature e dall'odore》.
Gli mostrò l'anello e riprese a parlare.
《C'è un vecchio incantesimo di guarigione. È elementare, ma funziona: si scalda la pelle per coagulare il sangue e cauterizzare la ferita》.
《Ecco perché non voleva essere medicato》comprese il mago.
《Devi parlargli prima che sia troppo tardi》gli consigliò Gaius.
Quella sera pioveva a dirotto, tuttavia Merlino si recò al The Rising Sun e bussò alla porta della stanza dove Gilli avrebbe alloggiato per tutta la durata del torneo.
《Chi è?》domandò il ragazzo e il servo fece il suo ingresso.
《Merlino. Volevo sapere come stavi》rispose.
《Sto molto meglio》tagliò corto lui.
Merlino notò subito che era molto schivo ed evasivo, tuttavia doveva metterlo in guardia a cosa sarebbe andato incontro se avesse continuato a usare la magia durante il torneo.
《Il modo in cui hai combattuto prima è stato davvero incredibile. Vedere un ragazzo come te sconfiggere uno così grosso, sicuramente, molti penseranno che tu stia usando la magia》alluse e Gilli si irrigidì all'istante per la paura di essere scoperto.
《Non sto usando la magia》tentò di difendersi con gli occhi che riflettevano il terrore viscerale che provava dentro, ma Merlino era troppo esperto nel capire, quando qualcuno nascondeva la propria identità per paura di essere condannato.
Lui stesso era il primo a farlo se voleva realizzare il suo destino al fianco di Artù. Prese l'anello e ne osservò il simbolo inciso sopra, facendosi vedere appositamente da Gilli e ottenendo tutta la sua completa attenzione.
《Non lo dirò a nessuno, non devi avere paura di me》lo rassicurò.
《Porta il marchio dell'Antica Religione. Come l'hai avuto?》gli domandò, lanciandoglielo e lui lo afferrò frettolosamente tra le sue mani.
《Mio padre me l'ha lasciato》accennò.
《Aveva i tuoi stessi poteri?》gli chiese l'amico.
《Aveva un dono, ma non voleva usare la magia. Giurò di non usarla mai, ne aveva paura. Non voleva neanche che ne parlassi》confessò Gilli.
《Perché?》sussurrò Merlino, aggrottando leggermente le sopracciglia.
《Temeva che Uther potesse scoprirlo e che venisse a sapere che era un mago. Anche quando fu attaccato e aveva tre uomini su di lui, non volle usare questo》rispose il ragazzo, indicandogli l'anello.
Il servo intuì come sarebbe finita la storia e cercò di reprimere le lacrime che rendevano lucidi i suoi occhi.
《Io non voglio diventare come lui》gli confidò Gilli.
《Perché vuoi essere orgoglioso di ciò che sei?》suppose il mago, ma il ragazzo evitò la domanda.
《Perché queste domande?》.
Merlino ritornò serio e si avvicinò a lui per metterlo in guardia.
《Mi hai salvato la vita e ora voglio salvare la tua: devi ritirarti dal torneo》.
《È una competizione aperta e si possono usare tutte le abilità che si possiedono》ribatté Gilli.
《Sì, ma di combattimento. Non sei uno spadaccino, né un gladiatore e il tuo talento non è combattere. La magia lo è》precisò il servo.
《E perché non posso usarla?》domandò Gilli.
《Perché è proibita》fu la risposta secca di Merlino.
《Senza la magia, io non sono nessuno. La gente pensa che può gettarmi fango in faccia》ammise l'altro.
In quel momento il moro si ricordò di aver pronunciato quelle stesse parole subito dopo il suo secondo incontro con Artù. Se non posso usare la magia, posso anche morire. Sono una nullità e lo sarò sempre!, aveva urlato contro Gaius. All'epoca lui e Artù non si sopportavano per nulla e quel giorno erano finiti a combattere tra le bancarelle del mercato. Con il passare del tempo e grazie agli insegnamenti di Gaius, aveva capito che non era così e aveva imparato ad apprezzarsi per come era realmente. Ora, a distanza di più di un anno, non provava vergogna per essere nato con dei poteri e sapeva che non doveva mai sminuirsi solo perché Uther non tollerava quelli come lui.
《Non è vero che non sei nessuno, sei speciale》controbatté.
《Allora permettimi di provarlo》insisté Gilli.
Merlino alzò gli occhi al cielo per la sua testardaggine, tipica della sua giovane età e della sua inesperienza. Era ancora troppo istintivo e deciso nelle sue convinzioni, in fondo lo era stato anche lui un tempo. Non poteva proibirgli di seguire i suoi ideali, ma non poteva neanche lasciare che andasse incontro alla morte.
《Se continui a voler usare la magia qui, verrai scoperto e Uther ti farà giustiziare》gli intimò in tono duro e serio.
Il rumore della porta che si aprì interruppe il loro dialogo e Merlino fu costretto ad andarsene, dato che Gilli condivideva l'alloggio con gli altri partecipanti del torneo. Gli lanciò un ultimo sguardo di avvertimento che il ragazzo ignorò completamente e si allontanò.
Il secondo giorno di torneo giunse e i duelli ripresero. Uther e Artù continuarono ad accumulare vincite e, contro il volere del principe, si ritrovarono a essere sfidanti nel duello che si sarebbe tenuto il giorno seguente. Uther era eccitato di mettere alla prova il figlio e ciò non faceva che esaltare ancora di più il suo ego. Anche Morgana condivideva la sua stessa trepidanza, solo Artù preferì non commentare, ritirandosi nelle sue stanze per il resto del torneo.
Poco prima dell'inizio del nuovo combattimento Merlino notò la presenza di Gilli che si stava recando nell'arena per affrontare il suo avversario, in particolare il bullo che lo prendeva sempre di mira da quando lo aveva incrociato sul suo cammino per raggiungere Camelot. Durante il duello fu messo all'angolo dai suoi colpi e l'altro brigante ne approfittò per bloccarlo per le spalle. Il suo avversario estrasse una lama da dentro lo stivale, pronto per ucciderlo, e lui fu costretto a usare la magia dell'anello per scagliarlo all'indietro. Diede una potente testata all'uomo dietro di lui e, una volta libero, prese la spada per assassinare brutalmente il suo sfidante.
Assistere alla morte di una persona, avvenuta per mano sua, lo cambiò per sempre. Imparò a sue spese che togliere la vita altrui era una maledizione: da un lato lo faceva sentire potente e invincibile, ma dall'altro gli avvelenava la coscienza, facendo emergere i rimorsi di quell'atto sfrontato e decisivo. Si ritirò nella sala delle armature e Merlino lo raggiunse poco dopo. Senza mai distogliere lo sguardo da un punto imprecisato della sala, diede voce ai suoi pensieri.
《Non avevo mai ucciso un uomo, volevo solo sapere come ci si sente ad essere rispettati, ma non sono un assassino e questo non sono io》.
Il servo si sedette al suo fianco.《Devi ritirarti》perseverò.
《È quello che farò》rispose Gilli.
La notte calò e Artù era perso nei suoi pensieri, mentre osservava Merlino limare la sua spada. Si rivolse al servitore per avere un suo parere.
《Cosa posso fare? Se domani combattessi contro mio padre, come so fare, lo batterei e lo umilierei davanti al suo popolo. O, peggio, potrei ferirlo o anche ucciderlo》.
《Non ha intenzione di ritirarsi, vero? È determinato a mettersi alla prova》accennò Merlino e il principe suppose subito quello che lui gli stava per dire.
Alzò gli occhi al cielo e mugolò dalla frustrazione, preparandosi per sentire quelle parole.
《Dovete farlo vincere》.
Sbuffò pesantemente.《Ma diventa insopportabile, quando si vanta. Sai che significa vivere con un uomo che è convinto di essere il migliore?!》sfogò, iniziando a camminare per la stanza.
Merlino annuì. Certo che sapeva cosa significava, ne aveva un evidente esempio proprio a pochi passi da lui.
《Deve essere irritante》commentò allusivo e Artù si voltò a fissarlo male, avendo colto una certa accusa nei suoi confronti.
Il giorno seguente...
Il combattimento tra Uther e Artù stava per iniziare e l'arena era ancora più gremita di gente rispetto ai giorni precedenti. Il popolo attendeva l'arrivo di quel giorno solo per assistere allo scontro più epico e storico di Camelot. In fondo, non capitava tutti i giorni che i due Pendragon si sfidassero a un duello in via ufficiale. Era un'occasione più unica che mai, soprattutto per Morgana che vedeva in quello scontro la possibilità di liberarsi di entrambi i suoi nemici in un sol colpo, senza escogitare un nuovo piano.
I due reali si augurarono buona fortuna a vicenda e si infilarono i rispettivi elmi, pronti per combattere. Per Uther era un'occasione per verificare se Artù era pronto a prendere il suo posto un giorno, ma aveva bisogno che fosse sé stesso fino in fondo. Al contrario, il principe limitava i suoi colpi, scegliendo di farsi sconfiggere appositamente per concedere la gloria al padre.
《Il re è in finale, dovrai preoccuparti del suo prossimo possibile avversario》disse Gaius a Merlino, indicandogli con un cenno della testa l'arena ora occupata da Gilli e dal suo ultimo sfidante.
Il servo arricciò il naso, per niente contento della sua presenza. Il ragazzo, ora era più sicuro di sé, ma comunque ancora troppo inesperto, motivo per il quale dovette ricorrere diverse volte alla magia dell'anello per vincere lo scontro. Il mago scosse la testa, ormai esasperato dalle sue pessime scelte. Aveva sbagliato a concedergli fiducia. Credeva di aver imparato la lezione da Morgana, eppure lui non riusciva a non vedere il buono nel cuore delle persone. Il torneo si concluse e Merlino rientrò nello studio per riflettere in solitudine.
《Avevi detto che si sarebbe ritirato》lo rimproverò Gaius, quando varcò la soglia.
《È quello che pensavo》affermò lui.
《Dobbiamo avvertire subito il re》propose il medico e Merlino non esitò a controbattere.
《No, sapete che cosa farà Uther》.
《Gilli usa la magia per scopi personali. È stato corrotto, è come avvelenato》espresse l'anziano.
《Devo parlare con lui》dichiarò il ragazzo.
《Temo che sia troppo tardi》commentò il suo maestro e il servo lo implorò.
《Gaius, vi prego! Mi avete aiutato e mi avete insegnato a che cosa serve la magia, è solo grazie a voi che sono diventato così oggi. Datemi la possibilità di parlargli》.
《Dobbiamo fermare tutto questo. Se combatterà, i suoi poteri verranno scoperti o, peggio, Uther morirà》avvertì Gaius e Merlino lo superò per lasciare lo studio e recarsi da Gilli.
Quando lo raggiunse, vide che era accerchiato da una massa di ascoltatori che pendevano dalle sue labbra, dalle quali uscivano false testimonianze delle sue vittorie. Gli riservò un'occhiataccia di rimprovero e Gilli si accorse della sua presenza.
《Merlino, cosa vuoi?》gli domandò, non appena varcarono la sua stanza d'alloggio per avere più riservatezza.
《Pensavo che non avresti combattuto》gli rinfacciò lui.
《Hai visto come mi trattano adesso? Mi mostrano rispetto e non puoi capire come ci si sente》gli fece notare Gilli.
《Si, invece》ribatté Merlino, ma il ragazzo negò.《No, nessuno può capirlo》.
Non era la prima volta che affrontava quel discorso con qualcuno come lui, lo aveva già fatto in passato con altri personaggi. In quel momento voleva dimostrare all'amico che si sbagliava, che lui sapeva più di tutti cosa si provava ad avere un dono importante, ma a doversi sacrificare ogni volta per un destino al quale non poteva sottrarsi.
Chiuse la porta alle sue spalle e sussurrò un incantesimo, lo stesso che aveva pronunciato, quando aveva rivelato la sua identità a Morgana. Gilli sgranò le palpebre, quando vide le fiammelle magiche sul palmo della sua mano. Sollevò gli occhi sul suo viso, incrociando il suo sguardo. Non sapeva cosa dire e Merlino fece il primo passo.
《È arduo essere più potenti di chiunque altro e dover vivere sempre nell'ombra. Essere speciale e dover fingere di essere uno buffone. Io lo so come ci si sente e lo capisco》.
《Allora riesci anche a capire perché devo combattere. Che importa se Uther morisse? Quante persone come noi sono morte per mano sua e quante ancora ne moriranno? È arrivato il tempo per quelli come noi di combattere》dichiarò Gilli, ma il servo scosse la testa.
《Devi imparare a usare la magia per il bene, è questo il suo vero scopo, non per la tua vanità!》lo redarguì, alzando la voce.
《Non voglio chiedere perdono per quello che sono! Tu puoi fare il servo e fingere di valere meno di loro, ma stai difendendo il re, proteggendo un uomo che vorrebbe vederti morto》gli sbraitò contro lui.
《Ma sto proteggendo te》fece presente Merlino.
《Stai fingendo da così tanto, oramai, che hai dimenticato chi sei veramente》.
Il mago scosse la testa, cercando di negare con tutto se stesso.《No, questo non è vero》.
Tuttavia, Gilli non era la prima persona che gli sbatteva in faccia la sua scelta di proteggere Uther, l'uomo che se avesse scoperto il suo segreto, l'avrebbe fatto impiccare senza alcuna pietà. Merlino era del pensiero che agire nello stesso modo del re non avrebbe fatto altro che trasmettere ancora più odio e lui era determinato a far capire che non era la magia a essere malvagia, ma coloro che la usavano in modo scorretto. Per questo era in continuo disaccordo con Morgana.
《È tempo che qualcuno scagli una pietra per quelli come te e me e se tu sei troppo debole, lo farò io》concluse l'amico, andandosene e lasciandolo solo.
Quella discussione rimase impressa nella mente di Merlino, tant'è che non riuscì a prendere sonno, quando fu il momento di coricarsi. Gilli era troppo fermo nelle sue convinzioni e lui non sapeva più che fare. Voleva proteggerlo da Uther e impedirgli che facesse una brutta fine nei peggiori dei casi, ma era come se avesse le mani legate e non potesse agire in nessun modo. Il suo destino era quello di far congiungere magia e nobiltà, ma sapeva di non poterlo realizzare, fino a quando Uther sarebbe stato sovrano di Camelot. Doveva, quindi, lasciare che morisse nella battaglia finale?
Una parte di sé desiderava che Uther svanisse per sempre dalla sua vita, recuperando così la sua dignità e la sua relazione con Morgana, ma l'altra parte pensava alle possibili e terribili conseguenze. Il destino che gravava sulle sue spalle era troppo importante per dare retta a ciò che esigeva il suo cuore. Si alzò dal letto, si infilò la giacca sopra al pigiama e lasciò lo studio per addentrarsi nella foresta intorno al regno. Nonostante l'ultimo incontro non fosse finito nei migliori dei modi, Merlino aveva bisogno di confidarsi con l'unica creatura che avrebbe potuto consultare. Lo chiamò attraverso la lingua dei draghi e in poco tempo Kilgharrah atterrò sulla radura spaziosa dove erano soliti incontrarsi.
《Cominciavo a sperare che ti fossi dimenticato di me》commentò il drago con sarcasmo.
《No, non ci credo》stette al gioco il mago.
《Il problema, giovane mago, è che vuoi parlare, ma non vuoi ascoltare. L'ultima volta che ci siamo visti hai scelto di ignorare il mio consiglio》gli evidenziò l'animale.
Merlino non poté non contraddirlo perché era risaputo che era ingestibile in certi momenti, specialmente quando si trattava di Morgana. L'amore che provava per quella donna aveva formato radici troppo incise e profonde nel suo essere da continuare ad alimentare la sua speranza di poterla ancora salvare. Quando Morgana era con lui, per qualche istante sentiva di essere con la donna che aveva conosciuto al suo arrivo a Camelot e della quale era sempre stato innamorato. Era convinto di avere ancora un legame con quella parte di lei amorevole e gentile.
《M-mi dispiace》farfugliò.
Sapeva di aver esagerato quella notte, sfruttando i suoi poteri di Signore dei Draghi per fare in modo che Kilgharrah gli obbedisse.
《Un Signore dei Draghi non dovrebbe mai abusare del suo potere》lo rimproverò il drago e il ragazzo annuì, avendo imparato la lezione.
《Per quale ragione mi hai convocato questa volta?》gli domandò l'animale, cambiando argomento.
《Tu sei una creatura magica e solo una creatura magica potrebbe capire. Uther dovrà combattere con uno stregone domani nel torneo e Gaius vuole che io gli impedisca di usare la magia, ma se lo facessi, il ragazzo potrebbe morire》illustrò lui.
《Questa è una scelta difficile, ma tu, come me, devi sperare che il principe Artù porterà una nuova era, in cui gli esseri come te e me saranno di nuovo rispettati. Se Artù dovesse vedere suo padre morire a causa della magia, il suo cuore e la sua mente si indurirebbero per sempre. Assistere alla morte di un famigliare non è una cosa facile, ma tutte le grandi fatiche richiedono molto sacrificio》gli confidò Kilgharrah.
Merlino non poteva lasciare che Gilli morisse. Che genere di valore avrebbe trasmesso se mandava a morire un suo alleato per difendere il nemico?
《No, no... ci deve essere un altro modo》ribatté.
《Mi dispiace, giovane mago, vorrei avere qualcosa da dire per poterti aiutare》si scusò il mostro.
Il servo sapeva cosa fare, anche se Kilgharrah non glielo aveva detto esplicitamente, e quella decisione gli stava già provocando i primi rimorsi.
《Alcune scelte sono facili, altre ti perseguitano per sempre》confessò.
Sollevò gli angoli delle labbra per formare un sorriso tirato, poi ritornò sui suoi passi.
Al sorgere del sole...
Il momento della finale era giunto e Merlino era teso più che mai. Quando vide Gilli raggiungere l'arena, i due incrociarono i loro sguardi. Quello del servo era timoroso ed esitante, mentre quello del ragazzo sfrontato e deciso. Il mago scosse debolmente la testa, incitandolo silenziosamente a ritirarsi, ma Gilli sollevò le sopracciglia in segno di provocazione.
I due sfidanti presero posto e il duello poté iniziare. Gilli fu il primo ad attaccare, ma Uther riuscì a privarlo subito della spada. Il ragazzo si abbassò per riprendere l'arma e, nel farlo, l'avversario sfruttò l'occasione per attaccarlo. Gilli usò la magia dell'anello per conficcare la spada nel terreno, poi si preparò ad attaccarlo, ma Merlino intervenne con i suoi poteri, togliendogli lo scudo. L'amico riconobbe il suo zampino e gli riservò un'occhiata furiosa.
Ritentò l'attacco, ma Uther riuscì a liberare l'arma e a parare gli assalti. Il giovane si servì nuovamente della magia dell'anello per contrastare la forza fisica del suo sfidante, lanciando la spada lontano, e costrinse il sovrano a difendersi con lo scudo. Uther finì a terra e Gilli non esitò ad attaccarlo. La spada oltrepassò lo scudo e Merlino usò i poteri per bloccare l'arma, rendendo vani i tentativi di Gilli di estrarla. Il ragazzo rivolse lo sguardo verso di lui, il quale negò nuovamente con la testa.
Il re scagliò lo scudo, facendo cadere il giovane a terra. I due sfidanti si apprestarono a prendere un'arma e in quel momento gli occhi di Gilli si incrociarono con quelli di Merlino. La voglia ardente di vendicarsi di Uther scomparve e l'arrendevolezza prese il sopravvento. Il reale lo attaccò alle spalle e lui cercò di proteggersi con lo scudo, ma alla fine venne sconfitto. La folla acclamò con euforia l'indiscusso campione e Gilli abbandonò l'arena. Merlino gli si avvicinò.
《Mi dispiace...》accennò, ma lui sollevò la mano per farlo tacere e il servo non insistette, limitandosi solo a chinare il mento.
Con il torneo ormai concluso, Gilli non aveva più alcun motivo per restare a Camelot. Raccolse tutte le sue cose e si preparò a lasciare la taverna, ma Merlino si presentò sulla soglia della stanza.
《Non ho avuto scelta》tentò nuovamente di scusarsi.
《Hai fatto quello che dovevi, ma hai tradito i tuoi simili》tagliò corto il ragazzo.
《No, sei stato tu. Avresti vinto, però avresti anche ucciso il re e non c'è alcun onore in questo. Guardati, sei migliore di così. La magia non esiste per combattere, non è fatta per portare gloria》gli fece notare l'amico.
Gilli rifletté sulle sue parole e anche se era ancora un po' arrabbiato nei suoi confronti, lui aveva ragione. Il torneo gli aveva permesso di maturare, non solo fisicamente, ma anche mentalmente e ora comprese perché suo padre ripudiava con tutto sé stesso il suo dono.
《Non ho mai capito mio padre. Pensavo che avesse paura della magia, ma mi sbagliavo: aveva paura di ciò che può fare e di come può corrompere. Ora so che lui era forte, beh, era più forte di me》ammise e Merlino gli sorrise, fiero di essere riuscito a riportarlo sulla retta via.
L'amico si portò lo zaino sulla spalla e con un sospiro liberatorio tentò di farsi perdonare.
《Mi dispiace》.
《So che è difficile da credere ora, ma un giorno la magia verrà nuovamente permessa e, quando quel giorno arriverà, non dovrai più nascondere chi sei veramente. Il tuo dono sarà riconosciuto, saremmo liberi e, chi lo sa, magari i nostri cammini si incroceranno ancora》gli assicurò il servo e Gilli annuì.
《Io lo spero》.
Allungò la mano in segno di saluto e Merlino gliela strinse. Quando Gilli fu pronto a lasciarsi alle spalle Camelot, portandosi nel cuore nuovi insegnamenti e valori, Merlino osservò la sua figura farsi sempre più piccola dalle mura di cinta del castello. Annuì con un cenno del capo e sollevò gli angoli delle labbra in un debole sorriso. Era sereno di essere riuscito a proteggere sia lui che Uther, senza dover avere il rimpianto per la morte di uno dei due.
Un leggero vento gli soffiava contro e un profumo di Ortensia gli arrivò al naso. Girò appena il volto nella direzione in cui proveniva quella piacevole fragranza e Morgana gli si avvicinò lentamente fino a fermarsi a pochi passi da lui. Il mago la scrutò in silenzio, notando che portava ancora l'abbigliamento decoroso che aveva sfoggiato negli ultimi quattro giorni in onore del torneo.
《Una famiglia...》sussurrò il mago sovrappensiero, concentrandosi a fissare il paesaggio che si stagliava all'orizzonte.
Dalla sua esperienza con Gilli, aveva appreso che, un giorno, quando la magia sarebbe rinata, tutti coloro che avevano dei doni sarebbero stati accolti come una sola e grande famiglia.
《Cosa?》domandò la nobile, confusa dalle sue parole.
Era venuta fin da lui per dirgli una volta per tutte la verità perché, anche se non andavano più d'accordo, era pur sempre il padre di suo figlio. Merlino tornò a incrociare i suoi occhi grigio-verdi.
《Siamo una famiglia》ripeté.
《Merlino, devo parlarti》accennò la principessa.
Il servo notò il suo nervosismo.
《Che succede?》volle sapere e Morgana si agitò ancora di più.
《Ecco... devo dirti una cosa, è molto importante, ma non so proprio come fare》iniziò a balbettare.
《Dimmi, ti ascolto》la incoraggiò.
La nobile prese un grande respiro per calmare il battito frenetico del suo cuore, ma non riuscì a spiaccicare alcuna parola.
《Morgana, vuoi dirmi che cosa succede?》insiste lui.
La principessa schiuse la bocca, pronta per rivelargli la verità, ma il suo labbro inferiore tremò e si bloccò nuovamente. Distolse lo sguardo dalle sue iridi e Merlino pazientò in silenzio. Non l'aveva mai vista così turbata, se non quella notte in cui era accorsa allo studio per confessargli che erano stati i suoi poteri fuori controllo ad appiccare l'incendio all'interno delle sue stanze e a frantumare le finestre e il vaso.
《Non farmi preoccupare》le sussurrò dolcemente.
Morgana mantenne lo sguardo fisso sul suo e, scuotendo debolmente la testa, confessò:《Sono incinta》.
Il ragazzo si bloccò come una statua di marmo di fronte a quella rivelazione. La fisso negli occhi per lunghi secondi, mentre nella sua mente rimbombava la profezia. Dal sangue dei maghi più potenti mai esistiti nell'intera storia degli uomini, nascerà una nuova creatura destinata a portare luce e speranza oppure morte e distruzione nel regno di Albione. Non poteva essere gravida perché l'ultimo rapporto che avevano avuto non era stato completo.
《Merlino...》lo chiamò dopo lunghi secondi di silenzio, ma lui era completamente assente.
《Merlino, dì qualcosa. Non puoi restare in silenzio》insisté Morgana.
Il mago deglutì nervosamente e si riprese dal suo stato di trance.
《Non è possibile! L'ultima volta noi non-non...》fu tutto ciò che riuscì a trapelare, ma la principessa fu in grado di capire cosa intendeva.
《Non abbiamo avuto un rapporto completo, è vero, ma il mio sangue mensile è cessato dopo il nostro ultimo incontro in quel bosco》.
Merlino rammentò quel momento di ventuno giorni fa, il modo in cui l'aveva intrappolata contro il tronco di un albero, la preferenza di Morgana a restare sopra durante il sesso, la violenza e la rapidità con le quali si muoveva tra le sue cosce poco prima che lo respingesse al momento dell'eiaculazione.
La mano iniziò a tremargli e la chiuse a pugno per calmare quel fremito. Morgana lo notò e allungò delicatamente la sua per sfiorargli le dita, facendole rilassare. Se lei non era rimasta incinta nel loro ultimo incontro, restava solo un giorno che non aveva contato: il matrimonio tra Artù ed Elena. Anche la nobile sospettava quel giorno perché non era né troppo recente né troppo distante per la comparsa dei primi sintomi.
《Il giorno del matrimonio di Artù ed Elena abbiamo giaciuto》.
《Sei sicura di aspettare un figlio?》farfugliò il ragazzo, incespicando sui suoi stessi passi e abbassando rapidamente lo sguardo sulla pancia della sua amata, ancora troppo piatta per notare qualche cambiamento fisico.
A Morgana parve strano il suo tono. Era come se lui mettesse in dubbio la sua gravidanza, ma i sintomi del suo corpo non mentivano. Accorciò la loro distanza e affermò con convinzione.
《Ne sono sicurissima! La nausea, la cessazione del mio sangue, la mia magia...》.
Fece una breve pausa per riprendere fiato, poi cercò le parole più adatte.
《Un figlio non era nei nostri piani e non sono in estasi neanche io, considerando il momento e la tua reazione, ma ciò accade, quando si hanno dei rapporti e noi li abbiamo avuti per quattro volte in un mese, quindi ora dobbiamo fare qualcosa》.
《Qualcun altro ne è a conoscenza?》domandò Merlino.
《No, solo io e te》rispose Morgana.
《Parlerò con Gaius, ma per il momento non dobbiamo dire nulla a nessuno》propose il ragazzo, ma lei scosse la testa.
《No, nessuno deve saperlo. Non voglio perdere il mio bambino e questo accadrà sicuramente se Uther lo venisse a scoprire》.
《Non permetterò a nessuno di portarcelo via, te lo prometto》la rassicurò il servo, allungando le mani verso il suo ventre fasciato dall'abito argenteo.
Sapeva che era ancora troppo presto per sentire qualche movimento sospetto, ma in quel momento era certo di aver creato un legame con la creatura. Non credeva di poter mai provare un'emozione così grande e così indescrivibile, ma era tanto felice. Morgana posò le sue mani sopra quelle del suo amato e si guardarono negli occhi a vicenda senza più bisogno di parlare.
Non serviva il dialogo, quando le loro iridi comunicavano da sole e in sincronia. Nonostante i loro dissapori, in quei istanti di silenzio erano uniti come non lo erano mai stati prima d'ora. Le loro complicazioni svanirono, così come le precedenti controversie che avevano avuto, restando solo loro due e il frutto del loro amore. La principessa indietreggiò lentamente e le loro mani si staccarono. Girò i tacchi e si allontanò, mentre Merlino lasciò cadere le braccia lungo i fianchi.
Quella stessa sera, in onore della vittoria di Uther, la tavola della sala del consiglio fu abbellita di fiori, petali, candele e pietanze di ogni tipo.
《Pensavo che quel ragazzo mi avrebbe ucciso》stava raccontando Uther alla figlia, mentre facevano il loro ingresso a braccetto.
《Anche io》affermò quest'ultima tra le risate.
Artù era già seduto sul suo posto in attesa del loro arrivo e la sua espressione cupa e depressa non condivideva affatto la loro gioia. Era visibilmente esasperato dell'atteggiamento arrogante del padre, il quale, da quando aveva vinto il torneo, non faceva che vantarsi con Morgana, come stava succedendo in quel momento, mentre prendevano posto.
《Poi, all'improvviso, il mio spirito guerriero è tornato, ho trovato la mia forza e tutto ha cominciato a scorrere normalmente. Ero un tutt'uno con la mia spada, i miei piedi si muovevano da soli》.
《E ora sei di nuovo il campione. Potresti dare lezioni ad Artù》commentò Morgana, voltandosi verso il fratello per guardarlo con aria di sfida.
Incrociò gli occhi di Merlino che stava finendo di sistemare le ultime posate sul tavolo. Il servo le stava sorridendo e lei ricambiò debolmente, stando attenta a non farsi beccare dal padre.
《Sono io che ho imparato dal nostro combattimento》ribatté il re.
《Non vedo che cosa》commentò lei, aprendo il suo tovagliolo per posarlo sulle gambe.
《È un guerriero migliore di quanto credi. Avrebbe dovuto rivendicare lui il premio》lo difese Uther.
《Ma non è stato abbastanza bravo》istigò Morgana, mentre Artù ascoltava in silenzio senza intervenire.
D'altronde non era dell'umore e sentirsi deridere, anche se ironicamente, dalla sorella non fece che accentuare la sua malinconia.
《Perché mi ha fatto vincere per non farmi perdere la faccia》.
Il principe rischiò di soffocarsi con l'acqua che stava bevendo, quando udì quelle parole. Si voltò a guardare il padre con espressione scioccata.
《Lo sapevi?!》gli domandò.
《Ho seguito i tuoi progressi con la spada da quando eri un bambino e conosco la tua abilità meglio di chiunque altro. Te ne sarò eternamente grato. Spero che un giorno, quando sarai re e avrai dei figli, loro ti concederanno lo stesso onore. In realtà, il risultato più soddisfacente del torneo è stato che le azioni di Artù mi hanno mostrato che è finalmente pronto a diventare re》enunciò Uther, sollevando il suo calice in aria.
I suoi eredi lo imitarono e i tre fecero tintinnare le loro coppe come segno di brindisi. Merlino osservò la scena in disparte con un sorriso fiero. Finalmente Artù era sempre più vicino a compiere il suo destino e lui non poté che esserne entusiasta.
La dichiarazione di Uther, però, fece riflettere Morgana. Quando sarai re e avrai dei figli... erano quelle le parole alle quali continuava a pensare durante la cena. Un figlio suo stava già crescendo dentro di sé e lei aveva bisogno di assicurare ad entrambi un futuro sicuro e senza paure. Per questo doveva prendere il possesso del trono e dell'intero regno al più presto.
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