LXIII

Le porte si aprirono, rivelando la sala del trono, gremita di popolani e cavalieri. Una figura di spalle si accinse a raggiungere il fondo del salone, dove vi era Artù sui primi gradini che precedevano i due troni reali. La figura, che dalla sua conformazione fisica e dall'abbigliamento, appariva una donna e indossava un abito pregiato per l'occasione, ma allo stesso tempo semplice per la sua indole. I capelli ricci erano sciolti e lunghi sulle spalle e sulla schiena. Sembrava una persona famigliare, infatti, era Gwen.

Quando ella si avvicinò ad Artù, si inginocchiò sui gradini, mentre il principe allungava la mano per prendere la corona dal cuscino che stava tenendo in mano un servitore. La donna sfoggiava un trucco sul viso più elegante e una collana vistosa sul collo. La corte assisteva in silenzio e tra le prime file vi erano anche Gaius e Merlino. Quest'ultimo stava sorridendo, felice e orgoglioso della loro unione. Il nuovo sovrano di Camelot afferrò la corona e prese parola.

《Grazie ai sacri poteri conferitimi io dichiaro te, Ginevra, regina di Camelot》annunciò, posando l'ornamento in metallo prezioso, simbolo della sua nuova condizione sociale, sul capo della sua amata.

Artù la aiutò a rialzarsi dagli scalini e a presentarsi all'intero popolo come consorti ufficiali. Come un fulmine a ciel sereno, Morgana si ridestò bruscamente, ansimando più volte per cercare di calmarsi. Si trovava nel suo letto a baldacchino ed era ancora notte, a giudicare dall'oscurità che incombeva nella sua camera. Era solo un incubo, non ne faceva più uno da quando aveva il suo bracciale guaritore. Allungò la mano sul cimelio della sua vera famiglia materna, osservandone i dettagli dorati, e aggrottò le sopracciglia.

Perché aveva fatto quel sogno? Non era la prima volta che lo faceva, in realtà era da un po' di tempo che non riusciva più a dormire con tranquillità, nonostante avesse il bracciale al polso. Ogni volta che riusciva finalmente ad appisolarsi quell'incubo tornava a tormentarla. Sembrava che di fronte a quel sogno, il monile perdesse ogni sua magia guaritrice e Morgana non ne capiva il motivo. Scese dal letto e si affacciò alla finestra. Fuori era buio e il cortile centrale era deserto. La fronte era leggermente madida di sudore e cercò di tranquillizzarsi.

《Tutto bene, Mia Signora?》.

La voce della sua serva la ridestò e lei si voltò indietro, notando che l'amica la stava fissando con sguardo preoccupato. La candela accesa che teneva in mano illuminava fiocamente la stanza. La principessa non pensava che Gwen fosse ancora lì, nei paraggi. Ormai il suo orario di lavoro si era concluso già da tempo e lei avrebbe dovuto essere a casa sua a dormire. Aveva notato che, ultimamente, Gwen le era vicina più del dovuto. Forse sospettava della sua nuova condizione, dato che il suo sangue mensile era cessato già da parecchi giorni.

Non voleva che nessuno lo dubitasse, ma ormai non aveva più dubbi neanche lei stessa: era incinta. Le mestruazioni continuavano a non arrivare da dodici giorni e si era subito insospettita del ritardo. Normalmente il suo sangue mensile era preciso e ogni ventotto giorni arrivava. Quando era rientrata dalla missione con Ginevra, Artù e Merlino per salvare il fratello della serva, si era accorta che quel giorno avrebbe dovuto essere il primo del suo periodo, ma non era stato così.

Con il trascorrere dei giorni aveva continuato ad attendere e a sperare che non fosse veramente quello che temeva, ma invano. Il suo corpo le aveva lanciato segnali nascosti per avvertirla e ora non poteva più non coglierli: i sensi di nausea, il declino nei confronti del vino, il manifestarsi della sua magia, l'improvvisa spossatezza e ora la difficoltà a dormire durante la notte. Sbatté le palpebre e si riprese dalle sue riflessioni, dato che Ginevra continuava ad attendere in silenzio una sua risposta.

《Sto bene. È tardi, dovresti andare a letto》.

《Buonanotte》le augurò l'amica con un sorriso tirato.

《Buonanotte, Gwen》ricambiò lei, osservandola andarsene.

Morgana era già in piedi, quando il sole cominciò a schiarire con i primi raggi il cielo ancora buio. Non aveva chiuso occhio per il resto della notte, angosciata dalle sue congetture riguardanti la sua gravidanza e l'incubo, perciò aveva approfittato per mandare un messaggio alla sorella e chiederle di raggiungerla con urgenza. Non poteva più restare in silenzio, aveva bisogno di risposte e chiarimenti.

In assenza di Gwen si era lavata e cambiata e per sfruttare l'attesa stava passeggiando per i corridoi deserti e silenziosi del castello. Tutti dormivano e la servitù doveva ancora iniziare a lavorare e Morgana fu grata di tutta quella solitudine e calma. La voce di Morgause interruppe i suoi passi. Si guardò intorno, ma non c'era nessuno nei dintorni. La Sacerdotessa continuò a chiamarla e lei suppose che la sua voce la sentiva solo nella mente. Riprese a camminare e cercò di seguire il suo istinto.

《Sorella, da questa parte!》.

In fondo al corridoio una porta si aprì dal nulla, mostrando una scalinata che conduceva ai piani superiori del palazzo. Mentre si avvicinava, una fiaccola appesa al muro prese fuoco e Morgana capì che si trattava della magia della strega. Non credeva che i poteri di una Sacerdotessa fossero così potenti da agire in un luogo dove lei non era presente fisicamente. Afferrò la torcia e seguì la voce di Morgause che la condusse in una sala abbandonata e impolverata. Lì non veniva più nessuno da anni e la presenza di ragnatele sparse e di varie cianfrusaglie abbandonate ne era la conferma. Ideale per le due sorelle per incontrarsi di nascosto.

《Salve, sorella!》la salutò Morgause e Morgana gettò la torcia a terra per correre tra le sue braccia.

La strinse a sé, respirando il suo profumo. Non l'aveva più vista da quando aveva lasciato il castello di Fyrien e temeva che le fosse successo qualcosa di grave, ma per fortuna la Sacerdotessa stava bene grazie ai suoi enormi poteri.

《Non sai quanto sia felice di vederti》le confidò.

《Ho ricevuto il tuo messaggio. Cos'è che ti preoccupa?》sussurrò lei con dolcezza, continuando ad accogliere tra le sue braccia la sorella.

Era felice di vederla dopo quasi due settimane di lontananza, ma sapeva che Morgana era in pena per qualcosa. Sul messaggio che aveva ricevuto c'era scritto che lei aveva un bisogno estremo di incontrarla e di parlarle perché aveva fatto uno strano sogno e doveva rivelarle qualcosa di importante.

Si staccò dall'abbraccio e poggiò delicatamente la mano sulla guancia della principessa, la quale attese qualche istante prima di rivelare la cruda realtà. Afferrò la mano della strega e la strinse tra le sue dita. La guardò dritta negli occhi e poi confessò.

《Aspetto un figlio》.

Gli occhi marroni di Morgause continuarono a scrutarla, restando in totale silenzio. Era come ammutolita dalla notizia. Sapeva che non era una novità facile da accettare, non lo era nemmeno per Morgana stessa, ma sua sorella era di fronte a lei che non diceva niente. Le sue sopracciglia bionde si corrugarono lievemente, poi la strega sembrò riprendersi. Prese un grande respiro e finalmente parlò.《Di chi è il bambino?》.

La nobile non rispose. Schiuse le labbra rosate per rispondere, ma dalla sua bocca non uscì neanche una sillaba. Di fronte al suo silenzio, Morgause ebbe l'affermazione che temeva.

《È di Merlino, vero?》.

Morgana distolse il suo sguardo per evitare quello contrariato della sorella. Non aveva bisogno di prediche in quel momento, sapeva cosa pensava Morgause nei confronti di Merlino. Necessitava solo di un po' di conforto perché lei era la prima a non volersi trovare in quella condizione, eppure era così.

《Non ci posso credere! Pensavo che avessi eliminato i tuoi sentimenti per lui》la rimproverò.

《È così, non provo nulla per Merlino》mentì lei, anche se in fondo al suo cuore sapeva che era una bugia.

Lo amava ancora, ne era ancora perdutamente innamorata. Aveva tentato in tutti i modi di odiarlo e di stargli lontano, ma non riusciva a non pensare a lui. Anche se non si erano mai espressi i loro sentimenti reciproci per paura di soffrire nuovamente, il frutto del loro indistruttibile amore ora era dentro di lei. La strega non le credette e continuò ad ammonirla.

《Non dovevi concederti a lui!》.

《Che mi dici di te, allora? Non ti diverti con Cenred?》la incalzò la principessa.

《La mia situazione è diversa, Morgana. Sì, è vero, ho giaciuto con Cenred moltissime volte, ma io l'ho scelto come compagno. Ha dimostrato grande forza e attitudine al comando e discende da una stirpe di re e gloriosi guerrieri. Possiede le qualità perfette per generare una futura Sacerdotessa e io ho il dovere di assicurare la nostra discendenza》spiegò lei.

Prendere un compagno? Qualità perfette per generare una futura Sacerdotessa? Assicurare la discendenza? Morgana era sempre più confusa dalle sue parole. Perché le stava dicendo tutto ciò?

《Cosa stai cercando di dirmi?》la incitò, riducendo le palpebre a due fessure.

Morgause avrebbe voluto rilevarle la storia della loro discendenza magica molto più avanti, nel giorno in cui avrebbe completato il suo addestramento da Sacerdotessa e sarebbe stata finalmente pronta ad adempiere ai suoi doveri, ma non credeva che il suo amore per Merlino potesse rappresentare ancora una seccatura. Si rese conto che aveva sottovalutato troppo il loro amore e non riusciva a comprendere come ciò fosse possibile dopo tutto quello che era cambiato in un anno di lontananza da Camelot.

《Per le Sacerdotesse dell'Antica Religione non sono concesse storie d'amore, noi siamo al servizio di un fine più nobile. Una Sacerdotessa prende un compagno, ma non per amore, solo per continuare la discendenza e da quello che so siamo rimaste solo io e te. Un giorno, quando saresti stata pronta, avresti dovuto scegliere un compagno adatto, un compagno forte, nobile e coraggioso. Un capo, non un inutile servitore!》illustrò, indurendo il tono della voce, quando alluse a Merlino e Morgana se ne accorse.

《Bada a come parli》le intimò.

Si stava innervosendo con lei perché coglieva attraverso le sue parole la sua disapprovazione nell'amare un semplice plebeo e la cosa non le piaceva per niente.

《Merlino è solo un popolano, non è un nobile, un re o un guerriero e non ha nemmeno la magia. La creatura che porti in grembo non avrà niente di tutto ciò. Erediterà solo i grandi poteri della madre》ribatté la sorella.

Per un attimo a Morgana sembrò di udire lo stesso avvertimento di suo padre, quando quest'ultimo aveva scoperto della sua relazione segreta con Merlino. Perché non poteva amare chi voleva? Essere una principessa glielo impediva, ma adesso anche la sua condizione prossima di Sacerdotessa le remava contro. Più di una volta il destino si era intromesso nella vita sua e di Merlino, ma entrambi erano sempre stati determinati a non lasciarsi sconfiggere da esso. Erano loro i protagonisti dei propri destini, dei propri desideri e delle proprie vite.

Ma da quando Morgana era cambiata, aveva smesso di riporre speranza a tali ideali. Morgause avrebbe voluto che la sorella si liberasse subito della creatura, ma la loro discendenza era stata decimata e lei non era ancora rimasta incinta di Cenred dopo un anno di tentativi. La nascita di una nuova Sacerdotessa era una lieta notizia visto il momento che si stava attraversando a causa della tirannia di Uther Pendragon. Si ricordò degli incubi che aveva citato Morgana nel messaggio e decise di cambiare argomento.

《Parlami dei sogni》.

《Sogno una cerimonia d'incoronazione a Camelot e c'è Ginevra che siede accanto ad Artù sul trono. Sogno la stessa cosa ogni notte》spiegò la principessa.

La strega capì che non poteva trattarsi di un semplice sogno. Chinò gli occhi sulle loro mani unite e sfiorò con le dita le decorazioni del monile che la sorella indossava al polso.

《Ci sono dei sogni così potenti che neanche il tuo braccialetto può fermare. È una profezia!》la mise in guardia e lei si lasciò scappare una risatina nervosa.

《Come è possibile?! È una serva e Uther non lo permetterebbe mai》contraddisse, ricordando il momento in cui il re le aveva intimato di stare alla larga da Merlino perché la loro unione non sarebbe mai stata accettata agli occhi di tutta Camelot e dell'intera Albione.

《Ci sono molti futuri, sorella: alcuni sono avvolti nel mistero, altri, invece, sono chiari come il vetro, ma il tuo dono è potente e questa visione non può essere ignorata. Non puoi permettere a quell'umile serva di prendere il tuo legittimo posto sul trono. Qualunque tipo di relazione esista tra Artù e Ginevra, dovrai distruggerla》le intimò Morgause e lei annuì con un debole ma deciso cenno del capo.

Ora che era incinta, il suo obiettivo di prendere possesso del trono di Camelot era diventato un richiamo interiore molto più potente e ambizioso di prima. Sapeva benissimo che Uther non le avrebbe mai permesso di tenere un figlio illegittimo e lei non voleva perdere il suo bambino. Voleva prendersene cura e dargli un futuro sereno senza più paura e vergogna per i suoi poteri e per le sue origini. Come regina di Camelot sarebbe stata libera di crescerlo come solo una madre poteva fare senza più l'ombra di suo padre a incombere sulla sua vita. Rientrò nei suoi alloggi dove c'era già Ginevra, intenta a sistemare la colazione sul tavolo.

《Vi siete svegliata presto》constatò quest'ultima, quando si accorse della sua presenza.

《Ehm, non ho dormito e ho preferito passeggiare》rispose la nobile.

Calò qualche secondo di silenzio, in cui Morgana iniziò a riflettere a un nuovo piano da mettere in atto. Se voleva raggiungere il suo scopo, doveva trovare un modo per togliere di mezzo la sua nuova rivale e tutta la famiglia.

《Hai parlato con Artù di recente?》la interrogò.

《L'ho visto ieri al mercato》ammise lei, voltandole le spalle per piegare i panni sporchi dentro la cesta del bucato.

《Deve essere arduo nascondere i tuoi sentimenti. So ciò che provi per Artù e ciò che prova lui per te ed è un peccato che non possiate esprimerli》recitò, avvicinandosi a lei per prenderle la mano tra le sue.

Una parte di sé, però, pensava veramente quello che diceva. Era terribilmente arduo fingere di provare determinate sensazioni e soprattutto stancante. Non ne poteva più di mostrarsi dolce e premurosa con suo padre e fingere di non amare più Merlino. Lei, più di tutti, sapeva cosa stava sacrificando.

《Se volete scusarmi...》tagliò corto la serva, sfilando la mano da quelle della principessa per poi congedarsi per proseguire con le sue solite mansioni.

All'ora di pranzo Morgana fu costretta a recarsi nella sala del consiglio per pranzare con suo padre e suo fratello. Per l'occasione si era cambiata il sontuoso abito rosso acceso con uno più chiaro dai colori bianchi e argentati e sostituendo gli appositi gioielli abbinati a ciascuno dei due vestiti.

《Notizie dai confini del Nord?》domandò Uther al figlio, mentre Merlino e Gwen si limitavano al loro lavoro.

Il servo stava servendo il cibo nei piatti e la sua amica stava versando l'acqua sui bicchieri.

《Ci sono state delle scaramucchie》affermò il principe per poi distarsi, quando Ginevra gli si avvicinò per riempire il suo calice.

Morgana notò il fugace contatto di mani che i due ebbero, al contrario del sovrano che continuò a parlare al figlio, ignaro di tutto.《Pensi che Odin stia testando le nostre difese?》.

La principessa li squadrò male, invidiosa del loro rapporto. Sebbene tra i due non c'era stato ancora nulla di concreto, erano molto più complici di lei e di Merlino. Abbassò lo sguardo amareggiata, quando si rese conto della vicinanza del servo a sé, il quale stava allungando il braccio per prendere il piatto e portarlo via. Appariva così neutrale e a Morgana quell'atteggiamento la feriva più di quando litigavano.

Dopo il bacio di quattro giorni fa i due avevano ripreso il solito circolo vizioso: si baciavano, si ignoravano, litigavano, poi si baciavano di nuovo e tornavano a ignorarsi... motivo per il quale Morgana aveva preso la decisione di non dire nulla della sua gravidanza al ragazzo. Da una parte temeva la sua reazione perché un figlio era qualcosa di impensabile per loro, per via delle loro classi sociali e dall'altra non avrebbe risolto le loro continue divergenze.

《Artù, mi stai ascoltando?》lo richiamò il reale, non ricevendo risposta dal diretto interessato, il quale fu costretto a distogliere l'attenzione dalla sua amata e a concentrarlo sul padre.

《Che cosa?》farfugliò, disorientato.

Per la distrazione la sua mano urtò contro il bicchiere e l'acqua si rovesciò sul ripiano, facendo finire alcuni schizzi in direzione del re.

《Che diavolo ti prende?!》sbraitò quest'ultimo.

Ginevra prese subito un panno e rimediò al danno del principe, mentre Merlino si girò a guardare Artù con un sorriso divertito per la situazione. Quando il suo padrone era con Gwen, era facile che combinasse qualche pasticcio a causa della sua sbadataggine.

《Niente》farfugliò e i tre nobili ripresero a pranzare.

Dopo il pranzo Artù si ritirò nelle sue stanze per consultare qualche documento, ma non riusciva proprio a concentrarsi. Non faceva altro che pensare a Gwen e a quanto avrebbe voluto passare del tempo con lei, piuttosto che stare a testa china a leggere quei fogli, senza riuscire a cogliere realmente il significato di quello che aveva sotto gli occhi. Il rumore della porta d'ingresso che si aprì lo salvò dalla noia.

《Artù, ti disturbo?》gli chiese Morgana, guardandosi rapidamente intorno per assicurarsi che fosse solo.

《No, entra》rispose lui, incitandola con un cenno della mano.

Chissà perché era venuta fin da lui. Solitamente lo faceva quando sentiva il bisogno di confidarsi con lui o per chiedergli aiuto.

《A cosa devo il piacere?》.

《Ero un po' preoccupata, non eri te stesso a pranzo》gli fece notare Morgana.

《Sono un po' stanco》mentì lui, distogliendo subito lo sguardo dalla sorella.

《Davvero? Pensavo che avesse a che fare con la presenza di Ginevra nella sala》alluse quest'ultima.

Il principe irrigidì i lineamenti del viso.《Non so di che cosa parli, Morgana》.

《Ah, andiamo, Artù! Ammetti di provare qualcosa per lei, anche un cieco lo noterebbe》lo schernì lei, accomodandosi sulla sedia più vicina al fratello.

《È davvero così ovvio?》commentò il nobile.

《Solamente ai miei occhi perché so che lei prova lo stesso per te. Parla di te continuamente》gli rivelò la principessa e Artù si sporse verso di lei, riempiendola di domande per l'improvvisa curiosità.

《Ti ha detto qualcosa? Che cosa ha detto?》.

《Sei abbastanza arrogante e non ti lusingherò oltre》negò lei e Artù ci rimase un po' male, anche se dentro di sé era contento di sapere che anche la sua amata pensava sempre a lui.

《Poveretta! Non sa proprio come comportarsi, quando è con te》riprese Morgana.

《Non è la sola. Nutro dei sentimenti per lei, ma so che non può accadere nulla》affermò Artù.

《Se è Ginevra che desideri, perché la neghi a te stesso?》gli domandò la sorella.

《Per nostro padre il matrimonio è per il bene del regno》le confidò lui, appoggiando la schiena sullo schienale della sedia, ma Morgana lo fece ragionare.

《Lui non sa nulla dell'amore! Sei il futuro re, dovrai imporre le tue regole e poi non deve saperlo per forza》.

Artù non negò che lei aveva ragione: lui era il futuro erede e, come tale, era libero di comportarsi come più voleva, ma non era così facile per lui andare contro le usanze millenarie del regno solo per puro egoismo. Morgana si alzò in piedi e si approssimò al fratello, posandogli una mano sulla spalla.

《Trascorri più tempo con Gwen, le farebbe piacere》gli consigliò.

Artù rifletté sulle sue parole, ma prima che Morgana potesse andarsene, si rivolse a lei.

《Come va con Merlino?》.

《Ehm, non va. Ci siamo lasciati, questa volta per sempre》ammise quest'ultima.

《Cosa ha combinato stavolta quell'idiota?》volle sapere, già pronto per sgridarlo appena lo avrebbe rivisto.

《Niente, semplicemente non andiamo più d'accordo come un tempo ed è inutile continuare una relazione, se non si fa altro che discutere》gli spiegò.

Artù comprese finalmente tutti quei momenti in cui Morgana e Merlino sembravano così in collera l'uno sull'altra, soprattutto nella loro missione al castello di Fryen. La sorella prese nuovamente parola.

《Forse è meglio così, almeno lo sto proteggendo da nostro padre》rimuginò.

《Ma tu lo ami ancora, non è così?》alluse e Morgana volle sfuggire al suo sguardo indagatore.

Artù ebbe la tacita risposta e un angolo della bocca gli si sollevò in un accenno di sorriso. Si amavano ancora.

《Sono sicuro che anche lui ricambia ancora i tuoi stessi sentimenti》continuò, ma la nobile restò in silenzio.

《No, non è così》tentò di ribattere con l'intento di convincere persino sé stessa di quello che stava dicendo, ma con scarsi risultati.

《Morgana, io conosco Merlino. Sarà anche un idiota, ma di una cosa sono certo: lui è l'uomo più coraggioso che abbia mai conosciuto e non scappa dalla paura. Qualunque sarà il vostro destino, non ti lascerà mai andare e farà di tutto per essere degno, un giorno, di stare con te》confessò il principe.

Ora che anche Artù sapeva che tra lei e Merlino c'era ancora qualcosa di forte che li legava, Morgana non voleva che lui glielo confidasse al suo migliore amico. Aveva bisogno di allontanare il servo, se voleva portare a termine la sua vendetta.

《Ti prego, non dirgli niente di questa nostra conversazione》lo supplicò.

《Rispetto il tuo silenzio, ma fidati di Merlino》fu il turno di Artù nel dare consigli.

Quando Morgana se ne andò, il principe richiamò subito Merlino per affidargli un nuovo incarico. Il moro obbedì e si recò a casa di Gwen per riferire il suo messaggio alla serva.

《Vuole passare la giornata con me?》ripeté quest'ultima, completamente spiazzata dalle parole dell'amico.

《Non ti fa piacere?》ebbe il timore di chiedere Merlino, ma Gwen iniziò a innervosirsi.

《Non è così semplice! Se qualcuno lo scoprisse? Se ci vedessero?》.

Il mago la calmò.《Ti condurrò da lui fuori città. Artù è disposto a rischiare e tu?》.

La tentazione di accettare era fortissima, ma la paura le impediva di rilevare quanto il suo cuore stesse scoppiando dalla gioia in quel momento. Anche se l'amica non fiatava, Merlino poté cogliere la risposta nei suoi occhi marroni che brillavano dall'emozione.

《Dimenticati che lui è il principe Artù e che è un arrogante e viziato》tentò di convincerla, posandole le mani sulle spalle.

《Merlino...》lo ammonì la donna, non riuscendo a trattenere un sorriso di divertimento che l'amico ricambiò.

《Lui ti piace e tu piaci a lui. Non è solo questo che importa?》perseverò.

《Immagino di sì》fu la risposta evasiva di Gwen.

《Allora, tornerò domattina. A domani!》concluse il moro, avvicinandosi alla porta d'ingresso e scambiandosi un ultimo sorriso con l'amica.

La felicità della ragazza era impossibile da trattenere dentro di sé, tant'è che ebbe un sorriso smagliante per il resto della giornata e al calar della sera, dopo aver sistemato il letto della sua padrona, si rivolse a quest'ultima, come era solita fare prima di concludere il suo orario di lavoro.

《Vi serve qualcos'altro?》.

《No, ti ringrazio》rispose Morgana, osservando la figura della serva dallo specchio della sua postazione trucco dove era seduta per riordinare i suoi gioielli.

《È possibile essere sollevata dai miei doveri domani?》le domandò Gwen.

《Domani? Ma per quale motivo?》indagò lei.

《Credo che mi stia venendo la febbre》mentì l'ancella, sapendo che ormai non doveva più fidarsi della nobile, ora che conosceva la sua vera natura.

Morgana acconsentì e Ginevra la ringraziò con un inchino prima di lasciarla sola. Si guardò attraverso la specchiera ed esibì un sorriso maligno. Il consiglio che aveva dato al fratello doveva aver fatto colpo, doveva solo assicurarsi di aver intuito bene.

Il mattino seguente, come da accordo, Merlino si recò a casa di Gwen per condurla fuori dal regno per qualche ora. Per l'occasione la ragazza aveva deciso di indossare una sottoveste bianca con sopra una tunica di un rosa candido e attorno al corpo un leggero velo chiaro per ripararsi da qualche eventuale volata di vento. Persino Merlino, che non provava nessun interesse amoroso nei confronti di Ginevra, si mostrò subito incantato dalla sua bellezza. Di certo non batteva l'abbigliamento decoroso e pregiato di Morgana, ma la semplicità di Gwen enfatizzava la sua bellezza.

I due amici si addentrarono nella foresta attorno al castello e raggiunsero un punto isolato della boscaglia, scelto proprio da Artù per essere isolati da occhi indiscreti. Il principe congedò Merlino, il quale augurò loro di divertirsi e tornò indietro. Il trio, però, non si accorse della presenza di Morgana che li spiava, nascosta grazie alla fitta vegetazione. Incitò il suo cavallo bianco a camminare e rientrò al castello per proseguire con il piano. Ora doveva solo fare in modo che Uther li scoprisse insieme e Gwen sarebbe stata immediatamente bandita da Camelot, come aveva minacciato di fare con Merlino a suo tempo. Raggiunse la sala del consiglio per fare colazione con il padre.

《È una bella giornata, faresti con me una passeggiata a cavallo?》gli domandò.

《Ho delle faccende di cui occuparmi》negò lui, prima di bere dal suo calice e Morgana cercò di addolcire ancora di più il tono di voce per abbindolarlo.

《E' che siamo stati poco tempo insieme in questi giorni e ci tengo molto a passare del tempo con te》.

Il sovrano rifletté per qualche secondo e cambiò idea.《Hai ragione, stiamo poco tempo insieme. Il resto aspetterà》.

La principessa gli mostrò un sorriso vittorioso e proseguirono con la colazione, mentre nel bosco Artù e Ginevra stavano chiacchierando e mangiando il cibo che Merlino aveva portato per la colazione. Il luogo scelto dal principe era a dir poco fantastico: i raggi solari che si facevano strada tra le chiome degli alberi, il cinguettare degli uccellini, il gorgoglio rilassante dell'acqua di un piccolo ruscello che scorreva poco distante da loro e la brezza che trascinava con sé foglie e profumi di fiori appena sbocciati. In quell'ambiente i due si sentivano liberi dalle costrizioni di Camelot, liberi di esprimersi come difficilmente riuscivano a fare nelle mura del castello. Erano, però, ignari del fatto che Uther e Morgana stavano lasciando il regno in quel momento in sella ai loro cavalli.

《Dovremmo fare più spesso queste cavalcate》constatò il sovrano alla figlia.

《Mi piacerebbe molto. Andiamo, al galoppo!》rispose quest'ultima, dando l'ordine al suo destriero di accelerare.

Uther la seguì e i due diedero il via a una gara di corsa. Morgana era in testa e ciò le permise di indicare al padre la strada da prendere per raggiungere Artù e Ginevra, i quali, quando udirono il rumore degli zoccoli dei cavalli sul terreno, si staccarono bruscamente dal bacio passionale che si stavano godendo.

《Artù!》sbraitò il re e i due amanti entrarono nel panico più totale, mentre Morgana godeva interiormente della riuscita del suo piano.

Rientrati a Camelot, Artù ebbe una brutta discussione con il padre, ammettendo una volta per tutte di amare Ginevra, nonostante ella sia solo una serva e Uther decretò il bando della ragazza con la pena di morte, se non l'avesse fatto. Il principe tentò di convincerlo a non cacciarla, promettendogli che non l'avrebbe più rivista in futuro pur di averla ancora a Camelot, ma il re fu irremovibile. Artù si sentì responsabile perché se non avesse corso il rischio, ora Ginevra non era costretta a fare le valigie per lasciare al più presto il regno.

《Come ha fatto Uther a trovarvi?!》esclamò Merlino, quando si ritirò nelle sue stanze.

《Non lo so, eri l'unica persona a sapere dove eravamo》constatò.

《State, forse, accusando me?!》intuì l'amico e Artù confermò di averci pensato.

《Forse hai detto qualcosa senza accorgertene》.

《Non ho detto proprio niente!》replicò il servo.

《Non manterresti un segreto neanche se la tua vita fosse a rischio!》lo offese il nobile, ma Merlino riuscì a mantenere la calma per non alimentare ancora di più la discussione.

Calò il silenzio per qualche attimo e Artù scosse la testa, chinando il mento. Si rese conto di aver sbagliato a giudicare l'assoluta lealtà del suo migliore amico in quel momento di rabbia.

《E ora che farete?》prese parola per primo il mago, ma il biondo scosse la testa.《Non lo so》.

La loro conversazione fu interrotta dall'arrivo di Morgana che entrò nella stanza per parlare con il fratello. Ora che Ginevra era stata bandita, era curiosa di conoscere le prossime mosse del principe. Quest'ultimo intimò a Merlino di lasciarli soli e lui obbedì, non prima di aver fissato male la sua amata. Non aveva prove per dimostrarlo, ma era più che convinto che lei era l'artefice di tutto quel disastro. Solo lei sapeva della relazione tra Artù e Ginevra e solo lei ambiva a distruggere il fratello e il padre per possedere il trono di Camelot.

La principessa notò lo sguardo furioso di Merlino nei suoi confronti, ma non si lasciò intimidire. Lui era l'ultima persona che poteva giudicare le sue malefatte, soprattutto ora che era incinta di lui. Stava facendo tutto ciò per assicurare un futuro migliore per sé stessa e per il figlio che aspettavano e una seconda opportunità per tornare a essere uniti. Se era necessario andare contro la sua stessa famiglia, non avrebbe esitato.

Il servo lasciò il castello per recarsi da Ginevra, mentre Morgana prese parola per prima.《Artù, ho saputo e non sai quanto mi dispiace》.

《E' tutta colpa mia》si sfogò il fratello, appoggiandosi al bordo del tavolo.

《Non fartene una colpa》lo consolò lei, avvicinandosi.

《Morgana, non riesco ad accettare il fatto di non vederla più》ribatté il principe.

《Nostro padre l'ha bandita, non hai altra scelta》gli rammentò la sorella.

《C'è sempre una scelta》decretò Artù con tono deciso e Morgana aggrottò le sopracciglia, confusa.

Suo fratello doveva avere qualcosa in mente per parlarne con tono così sicuro.

《Che cosa vuoi fare?》.

Artù rimuginò per qualche istante, poi confessò l'unica cosa che poteva fare in quel momento.

《Partirò con lei》.

Morgana fece incurvare ancora di più le sua sopracciglia, accentuando le piccole rughe in mezzo a esse.

《Vuoi lasciare Camelot?! Rinunceresti al tuo diritto al trono?!》.

《Tu non faresti lo stesso per Merlino?》le fece notare Artù, ma lei non rispose e Artù conosceva già la risposta.

Sì, avrebbe rinunciare al suo titolo per vivere felice con l'uomo che amava.

《Un giorno ritorneremo a Camelot insieme e Ginevra prenderà il suo posto sul trono accanto a me》rivelò e il terrore si annidò nelle iridi grigio-verdi della nobile.

Era proprio come nel suo sogno e la profezia si stava avverando. Non poteva permetterlo!

《Tu e Merlino potreste seguirci》le propose.

Morgana distolse lo sguardo e sbatté le palpebre, mentre il fratello attendeva una sua risposta. Sembrava profondamente scossa dalle sue parole, era strano vederla così cupa e silenziosa. La verità era che Morgana stava realmente riflettendo sulle parole del fratello e il desiderio di lasciare Camelot per costruire una nuova vita con Merlino si stava scontrando con la sua smania di potere e vendetta.

《E dove andremmo?》riuscì a trapelare.

《Non lo so, in un posto dove nessuno ci conosce》ipotizzò lui.

《Uther non ce lo permetterebbe mai! Siamo suoi figli ed eredi al trono》ribatté la principessa.

《Morgana, se tu e Merlino venite con me e Gwen, potreste esseri felici e crearvi una famiglia》insisté Artù, non sapendo minimamente che Morgana aveva già un figlio che cresceva dentro di sé.

Ma che vita avrebbe mai potuto donare a quella creatura? Un'esistenza segnata da povertà e continui spostamenti? Rammentò i giorni che aveva trascorso con i suoi amici a Ealdor per aiutare il suo compagno ed erano stati dei momenti felici, ma anche difficili, piene di lavoro e di fatiche. E in quel piccolo villaggio i bambini, a stento, riuscivano a sopravvivere. Suo figlio meritava una vita più dignitosa e floreale e lei aveva tra le mani il potere per fare in modo che ciò si avverasse. Di fronte al suo silenzio Artù le diede un'ultima occasione.

《Hai tempo fino al calar del sole》.

Le ore trascorsero e il momento propizio era arrivato. Il sole si era inabissato oltre l'orizzonte, facendo calare la tetra oscurità della notte. Artù aveva atteso impaziente la conferma di Morgana riguardante la fuga da Camelot insieme ai loro rispettivi compagni, ma quest'ultima non si era più fatta vedere. Al contrario, la principessa stava mettendo in atto un nuovo progetto per assicurarsi del tutto l'eliminazione della sua rivale in trono. Nonostante il bando di Ginevra, le parole di Artù l'avevano turbata e, come le aveva detto Morgause il giorno precedente, la sua visione onirica non poteva essere ignorata.

Mentirebbe se dicesse che non aveva riflettuto per tutta la giornata alla proposta di Artù, ma non poteva accettarla per quanto il suo cuore gridava di sì. Doveva pensare a sé stessa, la priorità andava esclusivamente al suo bambino. Per questo si introdusse di nascosto nelle stanze di Artù e, conscia di essere sola, nascose la prova incriminante sotto uno dei cuscini. Poi si recò nella sala del consiglio per cenare con il padre, ma la stanza era vuota così come il tavolo sul quale non era stato apparecchiato nulla.

Si insospettì e si diresse negli alloggi reali. Bussò alla porta e, dopo aver ricevuto il permesso, entrò. Le stanze erano completamente dominate dal buio della sera e solo la luce della luna che filtrava dalle ampie vetrate e quella della candela posta sul tavolo permettevano a Uther di leggere i documenti.

《Morgana!》esclamò con un sorriso sulle labbra, quando notò la presenza della figlia.

《Ero preoccupata per te, non hai cenato》si giustificò quest'ultima, avvicinandosi a un portacandele con l'intento di fare più luce.

《Non avevo appetito》borbottò il sovrano.

《Sei preoccupato per Artù?》suppose Morgana, adagiando il portacandele sul tavolo.

《Non riesco a capire i suoi sentimenti per quella ragazza. È... una serva》affermò lui.

La principessa afferrò un fiammifero e ne avvicinò la punta verso la fiammella della candela già accesa per poter accendere le altre e illuminare la camera, mentre ascoltava il padre. Avrebbe voluto dirgli che una persona non doveva essere giudicata solo per il suo rango sociale o per il lavoro che faceva per mantenersi, ma era inutile parlarci. Per lui una persona inferiore al rango di nobile o cavaliere rimaneva solo un semplice plebeo, non importava conoscere la sua anima e il suo cuore.

《È strano! Artù mi confida tutto, ma non mi ha mai parlato dei suoi sentimenti per Gwen e all'improvviso dichiara il suo amore per lei》accennò, soffiando sulla fiammella per spegnere il fiammifero.

L'attenzione di Uther si concentrò sulle sue parole.《Cosa vuoi dire, Morgana?》.

La figlia prese posto sulla sedia e proseguì con la sua recita.

《Avrai notato il comportamento di Artù, è quasi come se fosse sotto un incantesimo》.

E come volevasi dimostrare già in passato, di fronte alla magia tutte le sicurezze di Uther crollarono. Era evidente quanto il suo timore, contrapposto all'odio, per la stregoneria fosse il suo punto debole e Morgana aveva sfruttato la sua più grande debolezza per seminare in pochissimo tempo il disordine nelle stanze del suo primogenito.

《Che succede?》domandò Merlino, mentre le guardie setacciavano ovunque.

《Mio padre ha ordinato di perquisire le mie stanze》rivelò il principe con un tono di irritazione nella voce, ma nessuno dei due sapeva il perché.

Una sentinella scovò un sacchetto bianco avvolto con un cordino e Artù aggrottò la fronte.

《E quello cos'è?!》si chiese tra sé e sé.

L'oggetto che Morgana aveva nascosto poco prima fu consegnato a Gaius per un suo giudizio.

《Roba di magia? Si usa per lanciare un incantesimo?》lo interrogò Uther.

《Credo di sì, questi sono simboli dell'Antica Religione. Potrebbe essere uno dei suoi utilizzi》affermò il medico.

Morgana, in disparte, ascoltava la loro conversazione.

《E si può usare per far innamorare qualcuno?》.

Uther quasi temeva nella risposta del medico, tuttavia non aveva più dubbi ormai.

《Certo, è possibile. Posso chiedere dove è stato trovato》rispose l'anziano e Uther allungò il braccio per riappropriarsi dell'oggetto magico.

《In una delle stanze di Artù. Trovate la serva di Morgana e portatemela!》ordinò alle sue due guardie di scorta.

Gaius lanciò una rapida occhiata verso la principessa, la quale ricambiò il suo sguardo senza battere ciglio. Intuì immediatamente che ci fosse il suo zampino, ma sapeva bene di non poter dire nulla al re. Artù stava approfittando di quel momento di caos per preparare la sacca da viaggio per la fuga con Gwen, ma quando Merlino lo avvertì della cattura della sua amata, corse subito nella sala del consiglio. La donna fu fatta inginocchiare ai piedi del re con i polsi legati e trattenuti dietro la schiena.

《Riconosci questo?》le chiese Uther, protraendo il braccio per mostrarle il sacchetto.

《Non l'ho mai visto in vita mia》rispose lei dopo averlo scrutato per qualche istante.

《Davvero? L'hai nascosto in una delle stanze di Artù per fargli un incantesimo》la accusò il reale.

Ginevra scosse la testa.《No, non è vero!》.

《E per quale motivo Artù si sarebbe innamorato di qualcuno come te?!》le rinfacciò Uther, ma Ginevra non si lasciò intimidire dal suo sguardo autoritario.

《Non mi aspetto, certo, che voi possiate capirlo》.

Un sonoro schiaffo fece voltare di lato il viso di Ginevra che gemette dal dolore. Gaius volle intervenire, ma sapeva che non era saggio sfidare l'autorità dell'amico. Tuttavia, Morgana non esitò a farlo. Nonostante tutto ciò fosse opera sua, provava un leggero rimorso nei confronti della sua vecchia migliore amica.

《Sire, è sempre stata una serva leale e fidata!》.

《Ha finto lealtà, mentre usava la sua posizione per avvicinare mio figlio》replicò Uther e le porte della sala si spalancarono.

《Che cosa stai facendo?》domandò Artù al padre, seguito da Merlino.

《Artù, questo era sotto il tuo cuscino. È una specie di pozione amorosa》illustrò quest'ultimo, mostrandogli l'oggetto.

《Ma è ridicolo perché non sono affatto vittima di un incantesimo》rimbeccò il figlio.

《Spiegami come è finito nelle tue stanze?》lo incalzò lui.

《Non lo so, ma non credo che ce l'abbia messo lei》ipotizzò Artù.

《Finché l'incantesimo non sarà spezzato, non sei credibile. Suo padre frequentava degli stregoni》accusò, puntando l'indice contro Ginevra.

《Mio padre era un uomo buono e innocente e voi l'avete condannato a morte》contraddisse la serva con la voce roca dall'imminente pianto.

Ricordare il padre e la sua morte era ancora una ferita aperta e profonda anche dopo più di un anno trascorso.

Uther continuò a non voler sentire ragioni.

《E hai deciso di vendicarti, facendo un incantesimo a mio figlio?!》.

Ginevra negò con la testa e Gaius decide di intervenire in suo favore.

《Sire, qualunque cosa sia quell'oggetto, non credo che Gwen ne sia la responsabile》.

《Non mi importa quello che credi tu, Gaius. Artù è sotto incantesimo, è l'unica spiegazione di tale comportamento》ripeté lui, alzando il tono della voce.

Fu il turno di Artù di prendere le difese della donna.

《Padre, cerca di ragionare! Ginevra non ha fatto niente di male》.

Ancora una volta Uther era sordo di fronte alle loro proteste.

《È colpevole di aver praticato la magia e gli incantesimi e verrà arsa viva sul rogo》enunciò, mentre Morgana lo scrutava con un'espressione leggermente basita.

Non augurava a nessuno le sue pene, neanche al suo peggior nemico. Il principe non ci vide più dalla collera e le guardie furono costrette a intervenire per trattenerlo per le braccia.

《No, non puoi farlo! Lasceremo Camelot e ce ne andremo per sempre. Sono disposto a rinunciare al mio diritto al trono》farfugliò Artù in preda alla disperazione.

La principessa chinò lo sguardo sulla serva, la quale corrugò le sopracciglia, quando udì le parole del suo amato. Era davvero così innamorato di lei da sacrificare tutto ciò per cui era nato e si era preparato solo per lei? La stessa sorpresa fu evidente anche sul volto di Uther.

《Mio figlio non l'avrebbe mai fatto. È la prova definitiva che sei sotto incantesimo》constatò.

《Non ti perdonerò mai per questo》gli intimò Artù.

《Lei verrà uccisa, l'incantesimo sparirà e allora capirai. Portatela via!》concluse lui, andandosene.

Il principe continuò a ribellarsi, ma era troppo sconvolto per impedire che Ginevra fosse trascinata fuori dalla sala e condotta nelle prigioni. In quei attimi di tensione, però, una cosa non le sfuggì: il sorriso maligno di Morgana. Non le ci volle molto per capire che lei aveva pianificato tutto.

Il mattino dopo...

Mentre nel cortile centrale si stava preparando la pira per la condanna a morte di Ginevra, Merlino era più che mai determinato a salvare la sua amica.

《Dobbiamo portare Ginevra fuori da Camelot!》.

Artù, che non aveva chiuso occhio per tutta la notte, era al limite delle forze.

《Mio padre mi fa sorvegliare. Ci sono guardie fuori e sotto, nella piazza》gli fece notare, tornando a fissare il patibolo dalla finestra della sua camera.

《Non posso guardarla morire》confessò poi con le iridi azzurre lucide di lacrime.

Poche volte si era mostrato fragile agli occhi di Merlino e lui sapeva più di tutti quanto stesse soffrendo per la sua amata. Decise di fare visita a Ginevra, ma anche ella aveva ormai perso ogni speranza. Solo Merlino continuava a sperare e a portare luce nei cuori di tutti. Le chiese se avesse qualche sospetto su chi potesse aver messo quell'oggetto magico nelle stanze di Artù e Ginevra tentennò a citare il nome di Morgana, sapendo quanto lui fosse ancora innamorato di lei.

Infatti, il ragazzo cambiò di colpo espressione. Aveva già il sospetto nei suoi confronti, ma si sentiva sempre un fallito a pensare che potesse esserci ancora del buono da salvare nell'animo nero della sua amata. Ginevra gli confidò che forse non era una semplice coincidenza che Morgana e Uther li avessero scoperti nel bosco la mattina precedente e Merlino collegò finalmente tutti gli ultimi avvenimenti che avevano portato alla sua condanna ingiusta. Lasciò i sotterranei e rientrò nello studio per confidarsi con Gaius.

《Morgana?! Uther non crederà mai che lei sia responsabile》ribatté quest'ultimo.

《Forse Artù lo convincerà》valutò il ragazzo con il morale a terra dopo la sua conversazione con Gwen.

《Uther crede che Artù sia stregato e ogni sua azione non farebbe che rafforzare quell'idea. Temo che questo non salverà Gwen》contestò il medico e un'improvvisa idea si fece strada nella mente di Merlino.

《Se non possiamo rivelare il vero stregone, allora dobbiamo inventarne uno》diede voce alla sua supposizione e Gaius lo fissò con un'espressione persa, non riuscendo a intuire le sue intenzioni.

Merlino sfoggiò un sorriso vittorioso, convinto di aver finalmente trovare un modo per salvare Gwen, e riprese a spiegarsi meglio.

《Se qualcuno venisse sorpreso a mettere un oggetto identico nelle stanze di Artù, Uther dovrebbe rilasciare Gwen》.

Accennò a dirigersi verso la sua stanza per prendere il libro di magia, ma la voce contrariata di Gaius lo fermò sul ciglio dei gradini che intercedevano la camera.

《E conosci qualcuno che sia abbastanza stupido da fare una tale cosa?!》.

Oh, sì!, pensò. Si sentì quasi orgoglioso di essere stupido pur di correre il rischio di proteggere qualcuno, anche se poi doveva sempre pagare le conseguenze più gravi delle sue azioni.

《Io》affermò con un sorriso solare, tipico del suo carattere.

Recuperò il manuale nascosto sotto la tegola di legno del pavimento della sua stanza e si sedette sul letto per sfogliarne le pagine. Gaius lo raggiunse, mentre ascoltava con attenzione il suo insensato quanto pazzo piano.

《Se camuffo il mio aspetto, non importa se mi catturano, potrei usare la magia per scappare e poi tornare a essere me stesso. Crederebbero che lo stregone sia semplicemente sparito nel nulla》.

《Per quanto bene ti travestirai, temo che Artù ti riconoscerà》postulò.

《Non se dimostro ottant'anni》replicò il nipote, accumulando tutti gli ingredienti necessari per l'incantesimo in questione.

Gaius comprese le congetture malsane di Merlino e non era per niente d'accordo a tale ricorso.

《Un incantesimo di invecchiamento?! Questi incantesimi sono noti per la loro imprevedibilità e, se non dovesse durare, verresti scoperto》.

Merlino non avrebbe mai accettato di restare fermo senza fare nulla, non era nella sua natura e Gaius lo conosceva molto bene.

《Se non faccio qualcosa, Ginevra morirà e non permetterò che accada》.

《Potreste fare un oggetto come quello trovato nelle stanze di Artù?》gli chiese aiuto.

《Credo di sì》affermò lui con un sospiro di rassegnazione e Merlino non perse tempo.

Triturò gli ingredienti che servivano per creare una polvere magica, indispensabile per compiere l'incantesimo di invecchiamento e, prima di lasciarla scivolare tra le dita all'interno di un ciotola, pronunciò la formula. Dalla scodella delle fiamme si alzarono in aria e l'incantesimo si compì.

Gaius sentì dei passi pesanti e lenti e si voltò in direzione della stanza di Merlino, dalla quale emerse una figura alta e magra con lunghi capelli bianchi e lisci e una foltissima barba. La scrutò dall'alto verso il basso con la bocca dischiusa, non riuscendo a credere che colui che aveva davanti era proprio Merlino. Si alzò dalla sedia per avvicinarsi allo stregone, non abbandonando mai quell'espressione scioccata che il servo notò subito.

《Mi conoscete meglio di chiunque, Gaius. Mi riconoscete?》lo mise alla prova.

Il medico lo esaminò nuovamente dai piedi alla testa per poi concentrarsi sulle sue iridi verdi-azzurre.

《C'è qualcosa di te nei tuoi occhi, ma forse è perché so che sei tu》suppose e Merlino voltò appena il viso, notando solo in quel momento che la sua immagine era riflessa su un vecchio e usurato specchio adagiato in un angolo dello studio.

Osservò la sua trasformazione fisica: la pelle era diventata secca e segnata di rughe, il nero dei suoi capelli corti aveva ceduto il posto a una lunga massa di ciocche bianche e la folta barba brizzolata che calava dal mento.

《Non riesco a credere che un giorno sarò veramente così》appurò.

Si stiracchiò il collo e la schiena, grugnendo dal male che avvertiva in tutto il corpo ora debole e spossato.

《Sento dolori ovunque》si lamentò.

《Beh, ora sai come mi sento io》lo sbeffeggiò Gaius e Merlino non poté contraddirlo.

Gli porse la falsa copia dell'oggetto magico di Morgana e il mago si mise all'opera per proseguire con la sua idea. Ora che la sua conformazione fisica era più fragile, anche se il semplice camminare era diventata un'impresa ardua, motivo per il quale si procurò un lungo bastone di legno come sostegno. Tra i corridoi del castello riconobbe la voce di Artù che stava parlando con due sentinelle e si nascose dietro il muro. Se voleva riuscire nel piano, doveva far in modo di farsi vedere appositamente da lui.

《Mi raccomando, controllate sia nella città bassa che all'interno della cittadella. Non voglio che sia trascurato niente. Andate!》ordinò il principe, il quale notò di sfuggita una figura sospetta aggirarsi poco distante da lui.

Aggrottò le sopracciglia e la seguì fino ai suoi alloggi, dove Merlino stava pronunciando delle finte parole celtiche con il sacchetto bianco in mano. Artù gli puntò la spada sulla schiena.

《Mostrati! Chi sei?》intimò.

Merlino non aveva minimamente pensato a come avrebbe potuto identificarsi di fronte a lui, perciò dovette inventarsi un finto nome al più presto.

《Io sono...》borbottò, a corto di parole.

Poi si ricordò che era un Signore dei Draghi, l'ultimo della sua stirpe.

《Dragoon, il Grande!》esclamò, voltandosi verso Artù.

《Hai messo tu quell'affare nel mio letto?》lo accusò il principe e lui abbassò lo sguardo sul sacchetto che stringeva tra le dita.

《Mi hai colto con le mani nel sacco, non mi rimane altra scelta che confessare》recitò.

Artù gli puntò l'arma al petto con fare minaccioso.

《Una ragazza è quasi morta a causa delle tue azioni》.

《Immagino che vostro padre dovrà rilasciarla ora che mi avete scoperto》lo provocò Merlino con un sorriso derisorio.

《Dovrei ucciderti all'istante》lo minacciò il biondo.

《Se fossi in voi, non farei questo perché se voi faceste questo... non potreste mai scoprire il mio piano. Per questo non potete uccidermi》farfugliò e Artù corrugò la fronte.

Per essere uno stregone, lo trovava così strano. Aveva la sensazione di conoscere quell'uomo, anche se era impossibile, dato che non lo aveva mai visto prima di allora. Eppure le sue parole, il suo modo di porsi, il suo atteggiamento sfrontato e i suoi particolari occhi gli ricordavano troppo qualcuno che conosceva.

《Ci conosciamo?》gli domandò, abbassando la spada lungo il fianco.

I due si fissarono il volto a vicenda per qualche istante.

《No, non credo. Non dimentico mai una faccia》rispose Merlino, ma Artù era sicuro di aver visto già quel paio di iridi azzurre e anche molto spesso.

《I tuoi occhi! Noi ci siamo già incontrati》constatò e il servo iniziò a farsi prendere dal panico.

Gaius aveva ragione: anche se il suo corpo era cambiato radicalmente, i suoi occhi erano un dettaglio impossibile da cancellare, tant'è che persino Artù era riuscito a riconoscerlo. Si guardò attorno, preso alla sprovvista, e vide l'elmo dell'armatura del principe posizionato sul seggio. Usò la magia per scagliarlo contro la nuca dell'amico che cadde a peso morto sul letto. Poi si diede alla fuga, mentre Artù richiamava le guardie in suo soccorso. Il servo scappò, ma il fiato gli mancava sempre meno, ora che possedeva un corpo anziano e provato dall'avanzata età.

Si nascose dietro una porta per evitare le due sentinelle che accorrevano dal principe e, una volta solo, pronunciò il contro incantesimo per tornare al suo vero aspetto. Le sue iridi si illuminarono di ambra, ma la magia non ebbe alcun effetto. Si guardò le mani rugose e scarne e il panico si fece sempre più forte. I suoi capelli erano rimasti bianchi e avvertiva ancora la ruvidità della barba.

《Da quella parte!》udì la voce di Artù in lontananza.

Riprese a correre tra i corridoi del castello, ma il suo migliore amico era molto più agile e veloce di lui e presto lo avrebbe raggiunto e catturato. Si fermò dietro un muro e ritentò l'incantesimo, ma per la seconda volta non ebbe il risultato sperato. Era bloccato in quel corpo, non riusciva a spezzare il sortilegio. I passi di Artù erano sempre più vicini e lui proseguì nella fuga, anche se più lentamente. Il principe gli lanciò una lama e la manica della tunica rossa che indossava fu bloccata contro l'anta della porta, impedendogli di avanzare. Le guardie lo presero e lui venne scortato nella sala del consiglio, dove Uther era impegnato in una riunione con la corte.

《Padre》intervenne il principe, mentre Merlino veniva trascinato di fronte al sovrano, non prima di aver lanciato una fugace occhiata verso Gaius per chiedergli silenziosamente aiuto.

《Artù, lui chi è?》domandò il sovrano.

《Lui è uno stregone, l'ho visto che nascondeva questo sotto al mio cuscino》rispose il figlio, mostrandogli lo stesso oggetto di Morgana.

Quest'ultima era presente nella sala e non comprese l'esistenza di quel sacchetto bianco, dato che il primo lo aveva creato solo ed esclusivamente lei.

Uther si rivolse a Merlino.《È la verità?》.

Lui affermò e Morgana aggrottò le sopracciglia, indirizzando solo in quel momento i suoi occhi verso di lui. Non era possibile tutto ciò! Sbatté le palpebre, visibilmente confusa.

《Che cosa speravi di ottenere con questo incantesimo?》lo interrogò il re.

《Se Artù si fosse innamorato di un'umile serva, avrebbe portato vergogna su Camelot》inventò il mago.

《Ti ho, forse, fatto qualche torto, vecchio?》lo derise lui.

Per la prima volta in tutta la sua vita, Merlino aveva la possibilità di rivelargli ciò che realmente pensava nei suoi confronti senza il timore di essere giustiziato. In quel momento poteva sfogarsi come non aveva mai fatto e non esitò.

《Avete fatto del male a tante persone in così tanti modi. Siete accecato dal vostro odio per la magia e avete torturato e giustiziato persone oneste. Voi, Uther Pendragon, siete uno stupido, arrogante, vecchio tiranno...》.

Artù si intromise.《Bada a come parli!》.

Merlino sfruttò l'occasione per scagliarsi anche contro lui per tutti i trattamenti irrispettosi che aveva subito da quando era al suo servizio.

《E voi! Oh, sì, ho sentito di come trattate i vostri servi. Loro fanno di tutto per voi e non gli dite nemmeno grazie?! No! Siete un arrogante viziato con il cervello di un somaro e la faccia di un rospo》.

Gaius alzò gli occhi al cielo e sospirò profondamente di fronte alla sua esagerata sfrontatezza. Merlino doveva ammettere che, forse, aveva un po' esagerato a lasciarsi prendere dalla sua esibizione, ma non negò di sentirsi meglio.

《La serva è una tua complice?》gli domandò Uther, cercando di mantenere la calma e il servo scosse la testa.

《No, le ho fatto un incantesimo. La ragazza è innocente》.

《Padre, ha confessato》dichiarò Artù.

Morgana era sempre più incerta sulla situazione che aveva davanti. Non era frutto di un incantesimo l'amore che provava per Artù e lo stesso valeva per lui. Sapeva che di fronte a quella confessione, Uther non aveva più motivo di trattenere Gwen e il re ebbe la sua stessa intuizione.

《Rilasciate la ragazza! Domani all'alba prenderai il suo posto sulla pira. Portatelo via!》enunciò.

La principessa sentiva di avere uno strano legame con quello stregone. Quegli occhi li aveva già incrociati nella sua vita e quell'azzurro che ricordava tanto il mare le sembrava così famigliare. Non seppe spiegarsi il motivo che la spinse a lasciare la sala per osservare Merlino, mentre veniva condotto nelle segrete. Era così tutto surreale! Gaius la affiancò e seguì la direzione in cui i suoi occhi grigio-verdi era concentrati.

《Conosci quell'uomo, Gaius?》gli domandò la nobile con espressione stranita, mentre cercava ancora di capire chi mai potesse essere quello stregone da rammentarle qualcuno che, invece, conosceva molto bene.

《Non l'ho mai visto prima》mentì il medico, ma Morgana continuava a essere smarrita nelle sue riflessioni.

《C'è qualcosa che vi turba, Morgana? Pensavo che foste felice della cattura del colpevole》alluse lui e la principessa cercò di ricomporsi per non destare alcun sospetto.

《Certamente!》esclamò con un sorriso tirato per poi allontanarsi e rientrare nelle sue stanze.

Gaius si accinse a recarsi nei sotterranei, quando la voce di Artù lo fermò alle spalle.

《Gaius, hai visto Merlino? Non riesco a trovarlo》gli domandò il principe.

L'anziano inventò la prima scusa che gli venne in mente.

《Ha detto che passava tutta la giornata alla taverna》.

Artù ne rimase sorpreso. Bel modo, quello di Merlino, per affogare i suoi dispiaceri! Solo perché si era lasciato con sua sorella da parecchio tempo, ciò non gli dava il permesso di abbandonare i suoi doveri per svagarsi e bere.

《Oh, davvero?! Adesso lo sistemo io!》esclamò prima di dare le spalle a Gaius e il medico proseguì.

Fortunatamente la cella nella quale Merlino era stato rinchiuso non era sorvegliata e lui poté avvicinarsi per parlargli.

《Merlino, cosa è successo?》.

《Non riesco a spezzare l'incantesimo, è troppo potente》gli confessò il mago.

《Devi provare di nuovo》lo incoraggiò lui, ma Merlino scosse la testa.

《Ho già provato, è inutile. Rimarrò così per sempre?》.

《Non per molto. Uther, domani mattina, ti farà bruciare sul rogo》gli rammentò.

《Come faccio a spezzare l'incantesimo?》domandò l'altro.

Gaius rimuginò per qualche istante, poi riprese a parlare.《Mi viene in mente soltanto una cosa: nel libro di Galla c'è un antidoto che potrebbe spezzare questo tipo di incantesimo》.

《Quanto tempo ci vorrà per prepararlo?》gli chiese Merlino.

《Molto più di quanto tu abbia. Cerca di guadagnare più tempo che puoi》suggerì lui prima di lasciare le prigioni per mettersi all'opera.

Il tempo stringeva e al calar della sera Gaius era ancora bloccato nel suo studio a cercare di ottenere l'antidoto. La pozione, che avrebbe dovuto bere Merlino per poter tornare alla sua forma originale, doveva avere un determinato colore, come indicava il libro, e lui non era ancora riuscito nell'intento. Per tutta la notte diede fondo a tutte le sue conoscenze chimiche, fallendo a ogni tentativo.

Il sole era appena sorto e il rintocco delle campane annunciarono a Merlino che il suo fatidico momento era giunto. Gaius non era ancora arrivato e dalla fessura della sua cella poté notare le persone che accerchiavano la pira. Era tutto finito, quello sarebbe stato il suo ultimo giorno di vita. Stentava ancora a crederci. Le guardie lo prelevarono dalle segrete e lui non poté fare nulla per guadagnare il tempo che serviva a Gaius per avere la cura.

Proprio in quel momento il medico era finalmente riuscito a ottenere il colore richiesto dal manuale per l'antidoto e si affrettò a raggiungere i sotterranei, ma si bloccò, quando vide Merlino lasciare il palazzo con Artù e due cavalieri. Doveva trovare un modo per consegnargli la boccetta. Il rullo dei tamburi accompagnò il mago, mentre si avviava verso il patibolo. Morgana osservava l'esecuzione dal balcone del castello, affianco al padre, ignara del fatto che quel vecchio stregone era, in realtà, il padre del figlio che portava in grembo. Merlino avvertì gli occhi dei presenti tutti su di sé, alcuni sembravano impauriti, mentre altri gli riservavano occhiate di disprezzo. La voce di Uther lo costrinse a sollevare lo sguardo in direzione del balcone, dove incrociò gli occhi di Morgana.

《Sei stato giudicato colpevole di aver usato la magia. Secondo le nostre leggi verrai bruciato sul rogo e che questo serva da lezione a tutti quelli che vogliono distruggere Camelot》.

Il mago si guardò attorno e si accorse della presenza di Gaius poco distante da lui che gli indicava con un cenno della mano la boccetta che stringeva gelosamente in pugno. Con un scatto si avventò a lui e, fingendo di aggredirlo, afferrò l'antidoto.

《Io vi maledico tutti e prima o poi avrò la mia vendetta!》sbraitò contro Uther.

Usò la sua magia per dare fuoco alla pira e approfittò di quel diversivo per farsi spazio tra la folla in delirio. Artù ordinò alle guardie di inseguirlo e Merlino si rifugiò nel palazzo. Si nascose dietro un muro, ma era un vicolo cieco e non aveva più alcuna via di fuga. Stappò il tappo di sughero della boccetta e ne bevve il contenuto. Artù stava per raggiungerlo e l'antidoto non sembrava sortire alcun effetto. Quando ormai sembrava tutto perduto, il suo corpo reagì alla cura e lui fece in tempo a levarsi la veste rossa e a nasconderla dietro la schiena prima dell'arrivo del principe.

《Dov'è lo stregone?》gli domandò quest'ultimo.

Il ragazzo si schiarì la gola, sentendosi ancora intorpidito dal drastico cambiamento fisico che aveva subito il suo corpo.

《È andato... da quella parte》farfugliò, indicando con l'indice il muro alle sue spalle.

Artù notò subito i suoi gesti un po' spaesati e gli riservò una brutta occhiataccia prima di rivolgersi alle sentinelle, comandando loro di perquisire l'intero castello.

《L'hai lasciato scappare proprio davanti a te!》ammonì l'amico, una volta soli.

《Ehm, era... era un po' troppo veloce per me》biascicò il servo.

《Era un vecchio decrepito. Ecco che succede a stare tutto il giorno alla taverna!》lo sgridò Artù e lui corrugò le sopracciglia.

《Cosa?》domandò.

《Spalare il letame dei miei cavalli ti farà smaltire la sbornia》fu la sola risposta del nobile, andandosene.

Il giovane doveva ancora riprendersi dall'incantesimo di invecchiamento, ma sospirò di sollievo, felice di essere tornato nella sua vera forma. Con la scomparsa di Dragoon e la fine dell'esecuzione, Gwen fu liberata e poté tornare al lavoro.

《Gwen!》esclamò Morgana, quando rientrò nelle sue stanze.

Le sorrise e si sforzò di abbracciarla. Nessuna delle due, però, credeva più nella finta amicizia che ancora condividevano.

《Sono contenta che sei stata perdonata. Ho pregato Uther di liberarti, ma non voleva darmi ascolto》disse la reale, sciogliendo l'abbraccio.

《Avete fatto il possibile》rispose la serva, fingendo di credere alle sue dolci, ma false parole.

Si congedò con la cesta del bucato in mano e Morgana ne approfittò per riposarsi. Il suo piano era fallito e non solo ora Ginevra era viva, ma la profezia era ancora realizzabile. Merlino rientrò allo studio dopo aver trascorso la giornata alle scuderie. Lanciò la giaccia per aria, incurante della sua sorte, e si apprestò a riempirsi un bicchiere di acqua.

《Ah, Merlino! È bello vederti ringiovanito》lo accolse Gaius, staccando per un istante gli occhi dal libro che stava leggendo.

《Ricoperto di letame》gli fece notare lui.

《Precisamente!》affermò il medico senza distogliersi dalla lettura.

Merlino bevette un sorso d'acqua e si ricordò della questione riguardante la sua presunta giornata alla taverna.

《Artù pensa che abbia trascorso la giornata alla taverna. Per caso sapete come abbia avuto quest'idea?》lo interrogò con un pizzico di accusa nel tono di voce.

Non era difficile intuire chi fosse il responsabile di tale diceria, in fondo Gaius era unico a sapere quello che aveva passato realmente in quella giornata per salvare la vita di Ginevra. Il medico sollevò lo sguardo dal libro per rivolgersi al ragazzo, notando subito il suo sguardo contrariato.

《Non riesco ad immaginarmelo》si difese con voce fintamente innocente e Merlino gli riservò un'occhiata sospettosa.

Ovviamente non gli credette affatto, ma non volle approfondire la questione e si ritirò nella sua stanza per farsi un bagno e togliersi la puzza di sudore e letame che aveva addosso.

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