LXII
Una nuova mattina era appena iniziata a Camelot e Gaius si trovava nella sala del consiglio, convocato con una certa urgenza dal re che lo stava informando del motivo della sua sospetta preoccupazione.
《Voci inquietanti provengono dai villaggi qui intorno. Qualcuno, una specie di medico, sta offrendo cure e temo stia usando la magia》.
《Cos'è che vi fa sospettare di questo?》volle indagare il vecchio medico.
《Ci sono racconti di cure miracolose: un ragazzo caduto da cavallo, un bracciante sbranato da un cinghiale... tutti casi disperati, a quanto pare, ma ognuno ha avuto una totale guarigione》illustrò Uther, continuando a revisionare i documenti con l'aiuto del figlio, seduto accanto a lui.
《Non posso commentare, dovrei visitare i pazienti di persona》replicò Gaius.
《Non sarà necessario, un nuovo caso è avvenuto qui a Camelot》gli rivelò l'amico.
《Chi?》domandò lui.
《Il taverniere, è tornato al lavoro》si intromise Artù e il medico scosse la testa.
《Non è possibile, le sue condizioni erano critiche qualche giorno fa》contraddisse.
Il re volle avere la conferma dei suoi sospetti.《Concordi che deve essere magia?》.
Gaius continuò a fornirgli una risposta evasiva.《Non posso esserne certo》.
《Va' alla taverna e accertatene. Se è opera di magia, non possiamo perdere tempo》gli intimò Uther e Gaius obbedì.
《Sì, Sire, me ne occupo subito》affermò prima di congedarsi dalla sala con Merlino al suo fianco.
I due lasciarono il castello per dirigersi verso la città bassa, passando tra le bancarelle esposte del mercato che, come ogni mattina, apriva i suoi battenti per attirare popolani e gente comune. Mentre camminavano, Merlino si mise a riflettere sul paradossale comportamento di Uther. Sapeva, ormai, come era fatto nei confronti della magia, ma continuava a esserne sorpreso.
Odiava qualsiasi forma di stregoneria, eppure, quando Morgana era sul letto di morte, non si era fatto alcun scrupolo nel volerla usare, andando persino contro i suoi stessi principi morali. Lo trovava un falso e un irresponsabile e, se non fosse stato il suo re e il padre di Artù, glielo avrebbe detto in faccia molto tempo fa. Tuttavia, con Gaius poteva dire quello che pensava senza correre il rischio di perdere la testa.
《È davvero incredibile! Per la sua famiglia Uther non si fa problemi a ricorrere alla magia. Certo che è un vero ipocrita》si sfogò con un certo disprezzo nel tono di voce.
《Abbassa la voce, Merlino! È anche il re, perciò, se tieni alla tua testa, usala》lo redarguì il suo maestro con severità, prima di accingersi a entrare nella locanda 'The Rising Sun'.
Il servo lo seguì e, appena varcò la soglia, notò la presenza di uno strano totem costituito da cristalli. Non era un esperto in materia di talismani e totem, ma sapeva che tali oggetti erano legati a qualche forma di magia. Il taverniere, citato da Uther e Gaius nella loro conversazione di poco prima, si rivolse al medico, quando si accorse della sua presenza.
《Gaius, che bella sorpresa! Come mai qui?》.
《No, niente, sono passato solo per sapere come stai》si limitò a rispondere l'anziano.
《Meglio, come puoi vedere》constatò lui.
《Infatti, guarigione straordinaria!》confermò Gaius, scrutandolo dall'alto verso il basso.
《Tutto grazie a te, Gaius》lo adulò il taverniere, ma il medico non si lasciò addolcire dalle sue lusinghe.
Uther aveva ragione a intuire del possibile intervento della magia sulla guarigione dell'uomo, ma ora voleva sapere chi era stato l'artefice di tale miracolo. Aveva già un presentimento in merito grazie alla presenza del totem all'ingresso della locanda, ma doveva esserne sicuro prima di tornare dal re.
《Ah, non credo proprio. Evoric, sono contento che tu ti sia ripreso, ma devo chiederti da chi hai ottenuto la cura che ti ha guarito》.
《Non so di cosa parli》si mise sulla difensiva il diretto interessato.
Il medico lo incitò a confessare.《Non devi avere timore, io non sono il re dopotutto》.
《Mia moglie era disperata e io me ne stavo andando. Ha incontrato una donna, una guaritrice della città bassa, e le ha dato una cura》ammise lui.
《Di che si tratta?》continuò a interrogarlo Gaius e il taverniere gli consegnò una boccetta con all'interno della polvere magica che brillava al riflesso della luce naturale che filtrava dalle finestre del luogo.
《Interessante!》commentò dopo averla esaminata rapidamente e restituita all'uomo.
《Sono, forse, finito nei guai?》farfugliò quest'ultimo, intimorito.
《No, niente affatto, sei stato di grande aiuto》rispose il medico prima di uscire dalla locanda, dando un'ultima occhiata al totem incantato sopra la sua testa.
La testimonianza del taverniere gli aveva confermato l'identità della persona in questione e, ora che era sicuro che fosse una donna e di aver riconosciuto la sua magia curativa, poteva recarsi dal re per la sua consultazione finale.
《Con cosa sono stati curati?》gli domandò Uther.
《Ortosifon e fieno greco》fu la sua risposta.
《Scusa?》lo richiamò il sovrano, non sapendo nulla di botanica e medicina.
《Erbe, Sire. Chiunque li abbia prescritti è altamente qualificato》specificò lui.
Merlino indirizzò i suoi occhi verso il suo tutore. Era in disaccordo con lui perché, sebbene non fosse un medico né un guaritore, non ci voleva un esperto in materia per capire che un totem e della strana polvere magica non fossero erbe, ma oggetti che indicavano l'utilizzo della stregoneria, proprio come Uther supponeva.
《Che ne dici del ragazzo e del bracciante? Stavano troppo male per guarire con tali rimedi?》perseguì il reale.
《Non necessariamente, Sire. L'arte del medico può raggiungere grandi risultati》rispose Gaius con pacatezza, ma l'amico lo contraddisse.
《Ma non miracoli! Il taverniere era fatalmente malato, lo hai detto tu stesso》.
《Sì, quella era senza dubbio la mia diagnosi, ma la mia conoscenza non è perfetta. Ci sono molti rami del mio mestiere a me ancora sconosciuti. Io non riuscivo a guarire il taverniere, qualcun altro l'ha fatto》chiarì lui.
Uther rifletté sulle sue parole per qualche istante e volle assicurarsi una volta per tutte.
《Sei assolutamente sicuro che non sia stata fatta uso di alcuna magia?》.
《Assolutamente sì》approvò il medico.
《Grazie, Gaius, mi hai tranquillizzato》concluse il sovrano.
Gaius e Merlino si congedarono e all'ora di pranzo il ragazzo decise di tornare sull'argomento.
《Avete fatto qualcosa di grande... proteggerlo in quel modo》alluse, mentre il medico era intento a tagliare un pezzo di affettato.
《Che vuoi dire?》gli chiese quest'ultimo.
《Era un uomo malato e la magia era l'unica speranza》specificò Merlino.
《Ma non era magia》ribatté Gaius.
《La pozione era stregata. L'ho visto con i miei occhi, l'abbiamo visto》gli fece notare il ragazzo.
《Quello che hai visto, Merlino, era un rilascio di pressione gassosa del tutto normale in un preparato di quella natura》espose lui, ma Merlino aggrottò le sopracciglia, per nulla convinto.
《Ma che mi dite del totem?》seguitò a chiedergli.
《Quale totem?》.
《Il totem sulla porta della taverna con i segni dell'Antica Religione》.
Gaius lo liquidò con una certa freddezza.
《Sciocchezze! È ovvio che sei stanco, Merlino, ti consiglierei di riposare un po'》.
Si alzò da tavola e prese l'intero salume per toglierlo dalla portata del mago, il quale trascorse tutta la giornata in completo digiuno. Non capiva perché il suo maestro si comportasse in maniera così evasiva e strana, solo per aver espresso il suo parere in merito. Era chiaro che stesse difendendo qualcuno dietro tutta quella storia.
Al calar della sera si mise a leggere il suo libro di magia. Senza rendersene conto, gli occhi gli si chiusero, ma un rumore improvviso lo ridestò dal sonno. Sussultò nel letto e si alzò per controllare, scorgendo la figura di Gaius che stava lasciando lo studio proprio in quel momento. Dove stava andando a quell'ora della notte? Non resistette dalla curiosità e recuperò la sua giacca marrone per seguirlo di nascosto.
Il medico stava attraversando una delle stradine della città bassa e Merlino si nascose tra le bancarelle vuote per spiarlo. Vide l'anziano fermarsi davanti a un'abitazione e bussare alla porta, controllando allo stesso tempo che nessuno lo scoprisse. Ad aprirgli fu una donna, più o meno della sua stessa età, che quando lo vide, rimase dapprima sconvolta della sua visita per poi abbracciarlo con calore e condurlo dentro casa. Merlino si accorse della presenza della pattuglia in servizio a poca distanza e decise di rientrare nella sua stanza.
Al mattino, appena si svegliò e si vestì, Merlino non fremeva più dalla curiosità di sapere chi fosse la donna in compagnia di Gaius la notte scorsa. L'avevo sentito rientrare poco dopo essersi appisolato e poi il medico aveva trascorso la notte a pensare e a rimuginare sui suoi vecchi ricordi.
《Siete uscito ieri sera?》gli domandò.
《Sì, dovevo prendere delle erbe... un nuovo fornitore appena arrivato》borbottò lui.
《Certo! Vi baciate con i vostri fornitori?》lo sgamò Merlino.
《Hai osato seguirmi?! Come ti sei permesso?!》lo accusò Gaius.
《Gaius, era notte fonda. Ero preoccupato, vi credevo impelagato in qualche guaio》si difese il servo.
《È tutto a posto》lo tranquillizzò lui.
Merlino non riuscì a trattenersi.《Come si chiama?》.
《Alice. È una vecchia amica, beh, più di un'amica a dir la verità》rispose l'anziano.
《Che intendete?》proseguì con un sorriso malizioso sulle labbra.
《Noi ci saremmo dovuti sposare》confessò Gaius e il sorriso scomparve dalla bocca del ragazzo.
Gaius sposarsi?
《Quando è successo?》volle sapere.
Il medico smise di fare il suo lavoro per dedicare la sua attenzione al nipote che lo ascoltava con sincero interesse.
《Sono passati tanti anni che non ne ho memoria. Ero appena diventato medico, quando l'ho conosciuta ed era come trovare un'anima gemella. Avevamo tanto in comune: il nostro amore per l'alchimia, per le guarigioni e per la magia. Io ero ancora un novellino a quei tempi, ma i poteri e l'abilità di Alice erano straordinari. Lei aveva un dono e conosceva a fondo ogni aspetto della magia e della guarigione, soprattutto. Ha salvato la vita di molte persone》.
《Con il taverniere ha usato la magia?》intuì Merlino e Gaius affermò.
《Infatti. Un tempo la sua bravura era nota in tutta Camelot, ma poi Uther dichiarò guerra alla magia e di punto in bianco il nostro mondo fu capovolto》.
Il viso di Merlino divenne un concentrato di rabbia e disapprovazione al solo sentir nominare quell'uomo. Non si sorprese che persino Morgana lo odiasse così tanto e avrebbe tanto voluto essere dalla sua parte, ma sapeva che, così facendo, non avrebbe potuto far rinascere Albione insieme ad Artù. Il suo destino era essere dalla parte del re prescelto e non contro.
《La Grande Epurazione》commentò e Gaius proseguì con il racconto.
《Uther fece una lista di tutti quelli sospettati di usare la magia e uno per uno vennero catturati e giustiziati. Come amico vicino al re, a me fu permesso di vedere la lista e c'era il nome di Alice》.
《Che avete fatto?》domandò il mago.
《La sola cosa che potevo: cancellare il suo nome》rispose il medico.
《Gaius! Se vi avessero visto...》lo rimproverò Merlino, ma lui suppose subito la ramanzina che gli stava per fare.
《Lo so, ma ho guadagnato tempo a sufficienza perché lasciasse Camelot e fuggisse》.
《Ma voi siete rimasto》gli fece notare e lui annuì.
《Avevo paura e sentivo di non avere altra scelta. Pensavo che non l'avrei mai più rivista, ma adesso è di nuovo qui dopo tutti questi anni e sento che può essere una seconda occasione》confidò e Merlino gli sorrise.
Era felice per lui perché si meritava di stare con la donna che amava e che aveva lasciato andare per colpa di Uther. Mentre Gaius trascorse la giornata con Alice, Merlino fu indaffarato con il suo lavoro. E dopo aver aiutato Artù nei suoi soliti allenamenti quotidiani, rientrò allo studio esausto. Non vedeva l'ora di distendersi nel letto e riposarsi da quanto non riusciva a reggersi in piedi. Quando Artù era alle prese con gli addestramenti, non aveva pietà.
《Merlino, vorrei presentarti Alice》avanzò Gaius, indicandogli la donna al suo fianco.
La stanchezza del ragazzo svanì subito per lasciar spazio a un'improvvisa felicità. Si avvicinò a loro e ricambiò la stretta di mano della donna. Aveva i capelli castani raccolti in una semplice treccia e gli occhi azzurri.
《È un piacere conoscerti! Gaius mi parla molto bene di te》disse Alice.
《Anche di voi》contraccambiò lui.
《Alice alloggerà da noi per qualche tempo》lo informò Gaius.
《Bene, certo! Vado a prepararvi il letto》affermò il ragazzo.
《Allora, non ti dispiace se usa la tua stanza?》gli chiese il medico.
Nonostante la sola cosa che desiderasse in quel momento fosse coricarsi nel suo letto fin da quando aveva terminato il suo orario di lavoro con Artù, non poteva opporsi. In fondo si sarebbe trattato di qualche giorno e, inoltre, lo faceva per Gaius. Non lo aveva mai visto così felice come quando aveva Alice al suo fianco o quando parlava di lei.
《Siete la benvenuta》concluse con un sorriso.
Quella sera, dopo cena, i tre si misero a dormire. Alice si era rifugiata nella sua stanza, Gaius si era già appisolato sul suo letto, mentre Merlino si agitava continuamente in un angolo della stanza. Non era di certo una comodità dormire sul pavimento con dei libri come cuscino e una coperta. Quasi quasi rimpiangeva di aver concesso la sua stanza ad Alice e il russare fastidioso del suo tutore non lo aiutava a prendere sonno.
Avrebbe tanto voluto recarsi negli alloggi della sua principessa e dormire con lei come aveva già fatto una volta, ma desistette subito all'idea. A pensarci bene, non la vedeva più da un paio di giorni, per la precisione da quando era rientrato dalla sua missione alle Terre Perigliose con Artù e Galvano. In quella occasione l'aveva vista di sfuggita. Non si degnavano più di una sola parola dal loro ultimo litigio avvenuto in quel bosco dove subito dopo avevano consumato i loro desideri repressi. Era come se Morgana facesse di tutto per evitarlo.
La voce flebile di Alice, proveniente dalla stanza, interruppe il flusso dei suoi pensieri.
《Ottime notizie, piccolo mio! Gaius ci ha portati a casa sua》.
Corrugò le sopracciglia e si mise a sedere. Con chi stava parlando? Udì un rumore, una sorta di verso animalesco, e si alzò dal pavimento per accostarsi lentamente alla porta chiusa della sua camera, dalla quale si intravedeva ancora l'illuminazione condotta dalle varie candele. Una seconda voce si intromise.
《Allora non sospetta nulla?》.
《No, no》sentì dire Alice.
《Bene, va tutto a meraviglia! Stai facendo la cosa giusta, stai andando bene!》si complimentò con lei la voce.
Merlino sbirciò tra le sottile fessure della porta in legno e scorse una strana creatura in presenza della donna, a cui apparteneva la voce roca e profonda che aveva appena udito.
《Prendi un po' del mio veleno. Attenta a non deludermi e a non farti del male》le intimò la bestia, porgendole la sua coda segmentata che terminava con un pungiglione, tipica coda di uno scorpione, dal quale Alice stava raccogliendo qualche goccia di un liquido scuro dentro una boccetta.
La creatura si accorse della presenza del ragazzo e lanciò un verso acuto e stridulo in direzione della porta, oltre la quale Merlino ebbe un sussulto di paura che lo fece allontanare di scatto. Cosa aveva appena visto? Cos'era quella creatura? Ma, soprattutto, cosa avevano in mente quei due? I dubbi lo tormentarono per tutta la notte, tenendolo sveglio e pensieroso, e al mattino, appena lui e Gaius lasciarono lo studio, Merlino decise di chiedere informazioni sul conto di Alice al medico.
《Quando avete conosciuto Alice, che genere di magia praticava?》.
《Ogni genere. Era un tempo di sperimentazione e di conoscenze》rispose quest'ultimo, mentre osservava i diversi prodotti in esposizione nelle bancarelle del mercato.
《Anche la magia oscura?》proseguì il servo, abbassando il tono di voce per non farsi sentire dalla gente intorno a loro.
《Presumo di sì, ma quei giorni sono passati》ipotizzò Gaius.
《E se non fosse così? Ieri sera c'era una specie di creatura nella sua stanza, aveva il corpo di un leone e la coda di uno scorpione. Mai visto nulla del genere》gli confessò Merlino.
A ripensarci gli venivano ancora i brividi dal terrore, ma l'anziano non gli credette.
《Suvvia, Merlino, sicuramente sognavi》.
《No, no, l'ho vista con i miei occhi e percepivo i suoi poteri. Era magia, una che non avevo mai sentito》ribatté il moro.
《Queste sono sciocchezze》replicò il suo interlocutore.
《Se non mi credete, posso provarlo. Venite!》lo incitò Merlino, indicandogli con un cenno della testa a tornare nei loro alloggi.
Gaius, già contrariato dalle sue accuse insensate, lo seguì e il ragazzo estrasse da sotto il letto della sua stanza un baule dove aveva visto sbucare il mostro della scorsa notte.
《Merlino, rimettilo a posto! Ora stai esagerando. Sei ridicolo!》lo derise con rabbia, ma il servo scosse la testa.
Il medico perse la pazienza e aprì di scatto l'anta del forziere contro indicazione del ragazzo, il quale, quando si accorse che al suo interno non vi era nulla, rimase interdetto. Gaius lasciò la stanza, adirato con lui, mentre Merlino era ancora lì a rimuginare. Sapeva che quella creatura dimorava dentro quel piccolo contenitore, eppure in quel momento appariva solo come un semplice baule di legno.
Se voleva dimostrare il vero, doveva scoprire il nome della creatura e per questo si recò nella biblioteca reale. Salutò Geoffrey con formalità appena varcò la soglia e si mise alla ricerca. Consultò rapidamente i titoli dei vari volumi esposti sullo scaffale, finché non ne estrasse uno che poteva contenere le informazioni che stava cercando. Sfogliò diverse pagine, fermandosi su una che raffigurava la creatura in questione. Non ebbe il tempo di leggere la descrizione che lo schiarirsi di una voce distolse il suo sguardo dal libro.
《Ti serve aiuto?》si offrì Geoffrey, avvicinandosi a lui.
Merlino rifiutò subito, ma ebbe qualche secondo di ripensamento. Geoffrey era un coetaneo di Gaius, quindi, sicuramente, conosceva il mostro citato sul testo. Perché non approfittare della sua gentilezza per una volta che era disposto a concedergliela?
《Sì! Ditemi, cosa sapete di questa creatura?》gli chiese, mostrandogli la figura stilizzata.
《Quella è la Manticora, una brutta bestia》rivelò lui.
《Potete ben dirlo!》affermò Merlino.
Il bibliotecario seguitò a spiegare.
《Credo che se ne faccia menzione per la prima volta circa mille anni fa. Gli antichi la temevano e tremavano a sentirla nominare. Per quanto ne so io, la Manticora è una leggenda e una creatura dell'immaginazione》.
Merlino dubitava fortemente che quell'essere fosse semplicemente una leggenda e una creatura dell'immaginazione, avendola vista con i propri occhi la notte precedente. Geoffrey si allontanò, tornando alla sua postazione, e il ragazzo rientrò allo studio. Quando aprì la porta, Alice sobbalzò dalla sorpresa, facendo cadere a terra la boccetta contenente il veleno della Manticora che stava per mescolare con la pozione che Gaius preparava ogni giorno per il re per una sua vecchia ferita di guerra. Ora che Merlino conosceva il lato oscuro della donna, Alice era consapevole che avrebbe avuto più difficoltà ad agire di nascosto con il ragazzo sempre all'erta.
Quella notte Merlino, non volendo passare un'altra serata sdraiato sul pavimento, sfruttò l'oscurità e la quiete nel castello per riprendere le sue ricerche. Aveva bisogno di più informazioni sulla Manticora, se voleva trovare un modo per mostrarla a Gaius e a fargli aprire gli occhi sulla vera natura della sua amata. Il rapporto fra i due si era indurito un po' con la presenza di Alice e non sarebbe stato di certo così, se quella donna non bramasse alle spalle di Gaius, sfruttando il loro vecchio amore, per colpire Uther.
Merlino raggiunse la biblioteca, riuscendo a eludere la pattuglia in servizio e Geoffrey che russava profondamente sul libro sotto di sé. Non seppe quanto tempo resto lì, circondato da volumi e manuali, con una sola candela a fargli luce e con il ronfare fastidioso del bibliotecario, ma ne valse la pena perché ebbe le risposte che cercava. Ora sapeva perché il contenitore era vuoto quella mattina.
Il mattino seguente....
Al risveglio Merlino si cambiò l'abbigliamento e si mise subito alla ricerca di Gaius. Allo studio non c'era, quindi si mise a cercarlo per il castello, incrociandolo lungo un corridoio.
《Gaius, devo parlarvi di Alice》accennò, ma il medico non aveva intenzione di litigare nuovamente con lui per Alice.
《Merlino, adesso basta! Smettila!》.
Il ragazzo non gli diede ascolto.
《So perché lo scrigno era vuoto: non è un contenitore, ma è un portale e un accesso per la Manticora. Alice sta tramando qualcosa e non è una cosa buona》.
《Ti sbagli, Merlino! Lei è la persona più gentile e compassionevole che io conosca》replicò il medico, ma Merlino perseverò.
《No! Voi vi sbagliate, siete accecato dai vostri sentimenti per lei》.
A quella risposta Gaius se la prese con lui ancora di più.
《Io ci vedo benissimo e quello che posso vedere è che tu non sopporti che io sia felice. Non riesco a capirne la motivazione e la cosa mi rattrista più di quanto riesca a dire》sfogò, lasciando Merlino amareggiato.
Mentre Gaius si consolava con la compagnia di Alice, il mago si dedicò al suo lavoro, anche se era giù di morale. L'ultima discussione con Gaius l'aveva scoraggiato e la sua infelicità fu evidente per Artù, il quale l'aveva già notato da un paio di giorni. Forse aveva litigato con sua sorella, dato che non li vedeva più insieme da quando erano rientrati dalla missione di salvataggio di Elyan. Aspettava che il suo migliore amico si facesse vanti lui per primo, ma lui era chiuso in sé stesso.
《Qual è il tuo problema?》.
《Niente》lo stroncò subito il servo, ma lui lo incitò a confidarsi.
《Io e Gaius, purtroppo, abbiamo avuto a che dire》.
Il principe non pensava che il motivo della sua tristezza fosse dovuto a qualche dissapore con Gaius, tuttavia era del tutto normale nel loro rapporto. Anche se erano solo tutore e pupillo, si comportavano come padre e figlio e, per quanto riguarda le discussioni, lui e suo padre non erano da biasimare.
《Litigo sempre con mio padre, figurati. Dovresti fare come me: sta' in disparte e aspetta che lui cominci a ragionare》cercò di consigliarlo.
《No, non credo che succederà》obiettò Merlino.
《Su col morale, dai!》lo incitò il nobile, dandogli un pugno scherzoso sul braccio, ma lui grugnì dal dolore e i due ripresero l'addestramento.
Merlino trascorse tutta la giornata fuori, evitando di rientrare allo studio per non dover incrociare Gaius. Sapeva che lui era ancora furioso per la loro discussione e preferì, persino, saltare la cena. Ultimamente sembrava che tutto andasse storto: Gaius, Alice, Uther, Morgana...
La principessa non riusciva a prendere sonno e pensò che respirare un po' d'aria fresca le avrebbe fatto bene. Quando aprì la finestra della sua stanza e si affacciò, sentendo la brezza serale sfiorale il viso e i capelli, notò Merlino seduto sui gradini del castello. Aveva il capo chino, perso nelle sue riflessioni e nel silenzio della notte. Avrebbe dovuto stargli lontano come si era promessa di fare l'ultima volta che si erano parlati, eppure il suo cuore le incitava di raggiungerlo. Intuiva che qualcosa lo affliggeva, altrimenti non sarebbe lì, al buio e al freddo.
Diede ascolto al suo cuore, come faceva quasi sempre quando si trattava di lui, e lo raggiunse. Ora che si trovava all'aperto, sentiva più freddo dato che indossava la vestaglia da notte. Merlino udì dei passi alle sue spalle e si voltò leggermente, mentre la nobile gli si avvicinava. Alzò lo sguardo verso i suoi occhi grigio-verdi e i due si fissarono per qualche secondo in completo silenzio. Merlino non fiatò, interdetto dalla sua presenza, non sapeva che pensare. Morgana si accostò a lui, sedendosi al suo fianco.
Il ragazzo desiderò parlarle, ma non voleva essere il primo ad aprire la conversazione. La principessa scrutò il suo volto illuminato dalla luce della luna, mentre lui continuava a restare in silenzio e a fissare un punto indefinito sotto il suo naso. Era come se evitasse il suo sguardo. Da quando era diventato così chiuso in sé stesso?
《Merlino...》lo chiamò, non vedendo nessun accenno da parte sua.
Sentendosi nominare, il servo incrociò i suoi occhi.
《Va tutto bene?》gli chiese in tono dolce, ma lui si limitò a scuotere la testa in segno di negazione.
Non sembrava aver voglia di parlare ed era così: Merlino non aveva più la forza di spendere parole per far aprire gli occhi alle persone a cui teneva, forse agire era quello che gli riusciva meglio per dimostrare ciò che a parole non riusciva. E con queste congetture non si riferiva soltanto a Gaius e ad Alice, ma anche a Morgana e a loro due insieme. Forse non doveva persistere nel dirle che loro si amavano ancora, anche se Morgana si ostinava a non ammetterlo, forse doveva semplicemente lasciar agire la sua bocca in un altro modo.
Allungò la mano verso il viso candido di lei, avvertendo la morbidezza dei suoi capelli mossi. Appena Morgana avvertì il tocco lieve del ragazzo, socchiuse gli occhi, non riuscendo a resistere ai suoi modi dolci. Era sempre stato gentile con lei, anche quando lo respingeva nei peggiori dei modi. Merlino staccò le dita dalle sue ciocche per accarezzarle la guancia e la nobile si lasciò sfuggire un sospiro di estasi. Il servo infilò la mano dietro la sua nuca e con generosa forza la spinse verso di sé per far combaciare le loro bocche.
La nobile schiuse subito le labbra e si gustò il sapore della sua lingua mescolata alla sua, succhiandogli il labbro inferiore. Merlino si staccò da lei e, quando poté constatare che anche Morgana desiderava baciarlo nuovamente, si schiantò contro la sua bocca. Quest'ultima infilò le mani tra i suoi capelli neri, senza mai smettere di baciarlo, ma il suono delle campane interruppe il loro ritrovato e breve momento.
Merlino non capì il motivo di tale allarme e, senza aggiungere nulla, si limitò ad alzarsi dalla gradinata e a entrare nel palazzo, lasciando Morgana da sola a rimuginare sull'ennesimo cedimento che l'aveva spinta da lui. Anche Gaius e Alice udirono il rintocco delle campane e il medico abbandonò la sua cena per recarsi nelle stanze reali. Quando Artù si accorse del suo arrivo, si avvicinò a lui.
《L'ho trovato così, non riesco a svegliarlo》gli spiegò, indicandogli con la mano il padre disteso sul pavimento.
Gaius si chinò su Uther e allungò le dita sul suo collo per sentirne il battito.
《Il re è vivo, ma il battito è debole. Devo visitarlo, isolate gli alloggi del re》rispose e Artù lasciò di corsa la camera, mentre Merlino lo raggiungeva.
Improvvisamente gli occhi di Uther si aprirono di scatto, mostrando a Gaius e a Merlino due orbite completamente nere. I due ebbero uno sussulto di paura, specialmente il più giovane.
《Che succede?》postulò.
《Magia nera》fu la risposta del medico.
Uther abbassò le palpebre e Gaius trovò una boccetta nascosta nella sua mano. La riconobbe, era la fiala con dentro la medicina che aveva consegnato al re poche ore prima. Dopo aver sistemato il sovrano nel suo letto, lasciarono la stanza e Artù li raggiunse.
《Allora?》volle sapere.
《Non so ancora la causa della malattia di vostro padre》disse Gaius.
《È stato avvelenato?》intuì il principe.
《Non posso dirlo in questo momento, ma non dobbiamo saltare a conclusioni affrettate. Vi prego, badate a lui finché non torno》cercò di rassicurarlo.
Artù obbedì subito, mentre Merlino seguiva il suo maestro dirigersi verso il suo studio. Non voleva avere un'altra disputa con lui, ma era chiaro che non poteva più tacere, non ora che Uther andava incontro alla morte per mano indiretta di Alice a causa del veleno di Manticora mischiato alla medicina che aveva preparato lei stessa prima che Gaius lo consegnasse al re.
《Non c'è bisogno di essere un medico per capire che Uther è stato avvelenato e sappiamo tutti e due chi è stato》ribatté.
《Che cosa stai insinuando?》lo sbeffeggiò Gaius.
《È stata Alice. Solo lei vi sta aiutando con le pozioni e sapeva come contaminare la medicina》glielo confessò esplicitamente.
《Merlino, non hai alcuna prova di questo》continuò a difenderla lui.
《Non c'è altra spiegazione. Avanti, Gaius, capisco che la state proteggendo, ma nel profondo del vostro cuore dovete accettare la verità!》gli sbraitò contro Merlino.
Il ragazzo aveva ragione e Gaius sbagliava a trattarlo male, ma ora aveva problemi ben più grossi da affrontare con Alice. Si era fidato di lei, era andato contro il suo protetto pur di smentire le sue accuse e lei aveva approfittato del suo buon cuore per tentare di assassinare Uther. Gli voltò le spalle e se ne andò, mentre Merlino raggiungeva Artù nelle stanze reali, intento a vegliare sul padre e a riflettere sul suo possibile malessere improvviso.
《Questo non ha senso! Il suo cibo e il vino vengono sempre assaggiati prima, arrivano con la scorta e nessuno potrebbe alterarli, quindi, non può essere il cibo. La sola altra cosa che ha ingerito è la medicina di Gaius》rimuginò, rivolgendosi al servitore che lo stava ascoltando con un'espressione cupa sul viso.
Non poteva lasciare che il medico venisse accusato per qualcosa che non aveva fatto e, nonostante sapeva di arrecargli altro dolore, non aveva altra scelta che confessare.
《Credo di sapere come è andata e chi è stato》accennò.
Gaius stava affrontando una difficile conversazione con Alice, quando Artù irruppe nello studio e ordinò ai cavalieri di prevelare la donna. Se ne andarono e Gaius si ritrovò da solo con Merlino. Gli riservò uno sguardo accusatorio perché sapeva benissimo che Alice era stata catturata solo perché il ragazzo aveva fatto il suo nome ad Artù.
《Non ho avuto scelta. O arrestavano lei o voi, Gaius》si giustificò il servo.
《Questa non era una scelta che ti spettava》ribatté l'anziano, sedendosi sulla panchina di legno nel buio della notte.
Merlino intuì che Gaius volesse stare da solo in quel momento e, a malincuore, scese alle segrete dove Artù stava interrogando Alice, rinchiusa in una delle celle.
《Ammetti di fare uso di magia e di aver avvelenato il re?》.
《Sì, sì, ma mi ha obbligata a farlo la creatura》confessò lei.
Il mago aggrottò le sopracciglia. Fino a quel momento era convinto che lei e la Manticora collaborassero insieme, non che la creatura l'avesse costretta ad alterare la medicina del sovrano.
《Non c'è nessuna creatura, stai cercando di salvarti la vita. Ti prego, mio padre sta morendo e, se c'è un po' di bontà in te, dimmi come posso curarlo》la supplicò il principe.
《Io non lo so, mi dispiace tanto! La Manticora... 》balbettò, ma Artù tirò una potente manata alle sbarre della cella per la rabbia e se ne andò, ignorando le parole della donna.
Improvvisamente i suoi occhi azzurri vennero occultati dalla magia nera della Manticora, la stessa che Merlino aveva intravisto nelle cavità oculari di Uther. Sembrava che la creatura stesse esercitando del controllo su di lei da remoto. Dopo qualche istante gli occhi tornarono come prima e le sue iridi azzurre si indirizzarono sul ragazzo che la stava fissando con una luce nuova e diversa negli occhi. Appariva così dispiaciuta e così triste per quello che stava accadendo. Si sentì amareggiato per la sua condizione e lasciò le segrete per tornare da Gaius che stava vegliando sul re morente nel letto.
《Come sta?》gli chiese.
《Se ne sta andando, non arriverà a domani》lo informò lui e i due osservarono il volto di Uther, pallido e bianco come le lenzuola con cui era coperto.
《Gaius...》esitò il mago, ma il medico lo fermò subito.
《Va tutto bene, Merlino, ti capisco. Stavi solo cercando di salvarmi da un pericolo e ti ringrazio, ma non credo che Alice volesse questo》.
《È vero, non voleva. Il veleno proviene dalla Manticora, la creatura che era nella mia stanza》affermò Merlino.
I due tornarono nello studio per riflettere sul da farsi. Uther stava morendo, ma Gaius, forse, conosceva un modo per salvarlo prima che il veleno lo uccidesse del tutto.
《Non possiamo neutralizzare il veleno della Manticora, è micidiale, ma possiamo uccidere la Manticora. Il veleno è impregnato di magia e con la morte della Manticora perderà il suo potere》illustrò, mentre consultava i suoi manuali.
《Come la uccido?》domandò Merlino.
《Non puoi, è una creatura della Vecchia Religione, ma forse esiste un altro modo, se riesco a trovarlo》rispose l'anziano.
Prese un altro libro e sfogliò qualche pagina finché non trovò quello che stava cercando. Poi riprese la sua spiegazione.
《La Manticora non vive a lungo in questo mondo e la sua unica fonte di vita è l'antico male del mondo degli spiriti, perciò, se invocassimo la creatura e la tenessi a bada per un tempo sufficiente, io potrei distruggere lo scrigno. Se il portale viene distrutto, allora anche il legame con la sua fonte di vita verrà distrutta con lui》.
《E la Manticora morirà?》volle assicurarsi il giovane, ma Gaius non era sicuro che le loro teorie coincidessero con la realtà dei fatti.《Credo di sì》.
Anche Merlino condivideva i suoi stessi timori.《E se non funzionasse?》.
《Ci ritroveremmo con una Manticora molto arrabbiata》commentò il suo interlocutore.
Recuperarono lo scrigno incantato e aprirono l'anta. Il ragazzo pronunciò l'incantesimo che serviva per evocare la bestia nel loro mondo, la quale gli si scagliò contro. Il mago riuscì a trattenerla con le mani, mentre la Manticora si agitava, cercando di usare gli artigli e il pungiglione. Gaius riuscì a distruggere lo scrigno con i suoi poteri dopo tre tentativi e la creatura si smaterializzò. Merlino lasciò andare un sospiro di sollievo e Gaius fu costretto a sedersi sulla panca per lo sforzo. D'altronde non era più un mago come un tempo e quell'incantesimo lo aveva sfiancato parecchio per la sua età.
Le ultime ore di buio lasciarono presto il posto alle prime luci del sole e proprio come avevano predetto, Uther era già sulla via della guarigione, anche se necessitava di qualche altro giorno di riposo. Decretò la condanna a morte di Alice, essendosi dichiarata colpevole per aver attentato alla sua morte, ma Gaius tentò di farlo ragionare, spiegandogli che lei era alla mercé di una creatura magica. Nonostante tale dettaglio, il suo amico non si lasciò impietosire perché anche se fosse stato veramente così, lei praticava comunque la magia e non volle cambiare il verdetto.
Sapendo di non poter fare più niente per la sua amata, quella stessa sera andò a trovare la donna ancora rinchiusa in cella. Anche se era stata accusata di tradimento, almeno Alice era libera dal soggiogamento della Manticora e ciò la aiutava ad affrontare la morte con più pace nel cuore. La donna confessò a Gaius di non averlo mai dimenticato anche dopo i due si erano lasciati, ma Gaius era ancora tormentato per la loro separazione. Era convinto di averla abbandonata per restare a Camelot al fianco di Uther, ma la donna sapeva che allontanarsi da lui era necessario per aver salva la vita e non avrebbe mai potuto ringraziarlo abbastanza per ciò che aveva sacrificato in suo onore. I due si confessarono i loro reciproci sentimenti e si abbracciarono per l'ultima volta. Alice non voleva morire e Gaius lo sapeva, perciò, esattamente come la prima volta di tanti anni fa, seguì il suo cuore.
Al mattino il rintocco delle campane si udirono per tutto il castello. Merlino aveva appena finito di vestirsi e uscì dalla sua camera per rivolgersi a Gaius che stava infilando il totem incantato di Alice dentro un cofanetto come suo ultimo ricordo da conservare.
《Cosa succede?》.
《Forse uno dei prigionieri sarà fuggito》alluse.
Il moro intuì immediatamente il motivo per il quale le campane d'allarme stavano suonando: Alice.
《Mi domando come sia possibile. I sotterranei sono sicuri》commentò con un tono beffardo e un sorriso sulle labbra.
《Non saprei che cosa dire》resse il gioco il medico.
《Potevate andare con lei》commentò Merlino con una certa amarezza nei suoi occhi.
Ancora una volta Gaius aveva scelto di restare a Camelot. Non lo avrebbe rimproverato, se l'avesse fatto veramente perché anche lui stesso era sul punto di farlo con Freya. Il medico non negò di averci pensato effettivamente.
《Avrei potuto, ma poi chi sarebbe stato con te?》lo incalzò con tono ironico.
《Con me? Nessuno deve badarea me, posso farlo da solo》fu la sua risposta e i due scoppiarono a ridereper poi accingersi a fare colazione insieme come ogni mattina.
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