LVI

Il giorno dopo....

Al mattino Merlino iniziò il suo solito orario di lavoro, recandosi nelle stanze del principe per consegnare la colazione.

《Scusate, sono in ritardo》disse, notando che Artù era già sveglio e vestito.

Solitamente, quando portava la colazione in camera, il nobile era ancora sotto le coperte e ogni volta doveva tirarlo giù dal letto per costringerlo ad alzarsi.

《Niente affatto》fu la risposta del principe, mentre Merlino posava il vassoio sulla scrivania già colma di documenti e pergamene.

《Ah, meglio!》borbottò il servo, dedicandosi ad altre faccende.

《Sei sicuro di sentirti bene? Cammini barcollando, hai voglia di cantare?》lo interrogò il biondo, fissandolo accigliato.

Merlino non capì.《No, perché?》.

Artù afferrò un foglio da sopra il ripiano della scrivania e iniziò a leggerlo.

《Quattordici litri di idromele, tre brocche di vino, cinque litri di sidro, quattro dozzine di uova sottaceto...》.

Il mago realizzò che si trattava del conto di Galvano che aveva spedito ad Artù l'altra sera per poter essere saldato. Era l'unica soluzione che gli era venuto in mente in quel contesto con il locandiere tutto energumeno che aveva davanti e che lo fissava arrabbiato. Smise di sistemare il letto e si avvicinò all'amico per giustificarsi.

《Posso spiegare: è stato Galvano. È andato alla taverna e non poteva pagare》.

《Così tu hai detto che l'avrei fatto io》presagì Artù e Merlino annuì con un cenno del capo.

《Se non l'avessi fatto, il locandiere ci avrebbe fatto impiccare entrambi》cercò di difendersi.

《Non vedo il lato negativo》lo beffeggiò il nobile, scrutandolo in malo modo.

《Mi dispiace, ma... Bene, pago io》si arrese il servo.

《Oh sì, lo farai sicuramente》affermò Artù.

Poco dopo...

《Artù è uno sbruffone purosangue》criticò Galvano.

《Perché?》gli chiese Merlino, seduto al suo fianco.

《Perché ci fa fare questo》illustrò lui, indicando lo stivale che teneva in mano.

《Credo che sia giusto》parlottò il servitore, impegnato nel suo compito.

《Per tutto l'esercito?》controbatté l'altro, mostrandogli la fila di scarpe che arrivava fino alle porte della sala del trono dove si trovavano.

Come punizione, infatti, il principe aveva deciso di vendicarsi dei due, incaricandoli di pulire e lucidare gli stivali di tutti i cavalieri al servizio di Camelot. Il servo non era neanche troppo sorpreso di quella sua rivincita perché era nella sua indole fargliela pagare per i torti subiti, ma per Galvano era la prima volta che si trovava in quella determinata situazione e il suo odio per i nobili non era ancora cambiato, neanche nei confronti di Artù.

《Potevi dire che tuo padre era un cavaliere》ribadì Merlino.

《È vero, ma non ripeterò i suoi stessi errori》asserì Galvano.

Poi aggiunse.《E tuo padre?》.

《Non aveva alcun servitore, non aveva... nessuno》ammise il mago, iniziando a pensare a lui.

《Quando è morto?》gli chiese l'amico, notando la sua distrazione.

《Un anno fa. Avrei voluto avere la possibilità di conoscerlo meglio, poteva insegnarmi molto》ammise lui.

《L'hai conosciuto, almeno. Se c'è una cosa che ho imparato dalla vita di mio padre, è che i titoli non valgono niente, è quello che c'è dentro che conta》dichiarò Galvano e Merlino non poté che essere d'accordo con lui.

I due proseguirono con la loro attività, poi il servo si separò dall'amico per recarsi al campo d'addestramento e seguire il suo padrone negli allenamenti. Giunsero anche Sir Oswald e Sir Ethan e il primo sfidò Artù in un combattimento amichevole che si concluse con la vittoria del principe. Tra le varie mansioni da svolgere, nel pomeriggio il mago riportò le armature pulite e aggiustate di Ethan e Oswald nelle loro stanze. Notò che i resti del pranzo che i due avevano consumato era ancora nel tavolo e lui sbuffò irritato. Non gli piaceva per niente quei due: erano arroganti, prepotenti e dispotici e rappresentavano tutta la faccia negativa dell'essere un cavaliere. Depositò le corazze vicino al letto e raccolse i piatti, quando si accorse che sopra il ripiano vi era un telo rosso. Lo scostò e vi trovò due spade. A prima vista le lame sembrarono levigate e lisce, ma, quando Merlino avvicinò la mano, erroneamente si tagliò l'indice.

《Che stai facendo, ragazzo?》irruppe la voce di Oswald e i due cavalieri si avvicinarono a lui.

《Stavo mettendo in ordine...》balbettò il servitore, cercando di ricomporsi.

《Sta' lontano dalle cose che non sono tue》gli intimò Oswald.

Il dolore al dito si stava facendo sentire, ma Merlino, come se nulla di strano fosse appena accaduto, prese i due piatti e si congedò sotto lo sguardo vigile dei due ospiti. Il sospetto che quel ragazzo avesse scoperto qualcosa era forte e non potevano permettersi che la loro copertura saltasse. Erano giunti a Camelot con un solo obiettivo: prendere parte alla giostra per vendicarsi di Artù Pendragon. Merlino portò i piatti nelle cucine del castello e si diresse allo studio per confrontarsi subito con Gaius.

《La spada sembrava smussata, ma quando l'ho toccata...》accennò, mentre l'anziano gli medicava l'indice.

《Sei fortunato! Ho visto quelle lame in azione, sono forgiate dalla stregoneria》intervenne Galvano.

《Che cosa ci vogliono fare?》postulò Gaius.

《Usarle al torneo per uccidere Artù, forse》suppose il mago.

《Davanti a tutte le persone?》chiese lui poco convinto.

《Copertura perfetta. Se ci riescono, nessuno capisce che è intenzionale》ammise il loro amico.

《Devo avvertire Artù》annunciò Merlino, ma il medico lo mise subito in guardia.

《Merlino, Sir Oswald è un cavaliere di una famiglia rispettata e non puoi accusarlo senza prove》.

《Ci serve quella spada》propose allora il servo.

《Ci penso io》si offrì Galvano.

《E se ti scoprono? No, non hai motivo per stare in quelle camere. Meglio che lo faccia io》negò l'amico.

La sera stessa Merlino si mise in azione. Approfittando del fatto che Oswald stesse dormendo, si avvicinò silenziosamente al forziere dove erano riposte le armi, controllando con la coda dell'occhio che il cavaliere non si svegliasse. Sollevò piano l'anta e prese la spada. Si girò a controllare Oswald, ma un rumore fastidioso sviò la sua attenzione. Riconobbe quel suono simile a un stridio: era magia e non era opera della spada. Proveniva dal ciondolo che l'uomo portava al collo e che in quel momento si stava illuminando di un colore ambrato. Incuriosito, si appressò al bordo del letto e delicatamente cercò di afferrare quel diamante cristallino, le cui pareti trasparenti mostrarono il vero volto di colui che lo indossava. Era il brigante che aveva assalito la locanda e che aveva ferito Galvano due giorni prima. 

Il mago non ebbe il tempo di realizzare che il proprietario dell'oggetto magico si destò e lo bloccò saldamente per il polso. Come ogni cavaliere che si rispettava, anche lui era dotato di un particolare udito e anche mentre dormiva, restava comunque all'erta. L'attesa si fece più lunga del previsto e Galvano iniziò a preoccuparsi. Merlino avrebbe già dovuto essere tornato da lui e da Gaius con la spada, ma non era così. Decise di andare a controllare contro le indicazioni del medico.

《C'è qualche problema?》domandò, quando entrò nella stanza.

Merlino fu sollevato che Galvano lo avesse raggiunto.

《No, ora vattene!》lo cacciò Oswald, ma lui non lo ascoltò.

《Tutto bene, Merlino?》si rivolse all'amico.

《No!》nego quest'ultimo, impaurito, scuotendo la testa.

《Ti ho detto di andartene!》esclamò Oswald.

《Non parlavo con voi》lo liquidò Galvano.

《Come osi rivolgerti così a un cavaliere?!》intervenne Ethan, anche egli presente, il quale gli puntò la spada contro.

Galvano estrasse la sua spada ed Ethan fu il primo ad attaccarlo. Galvano parò gli assalti e con un'abile mossa riuscì a rubargli la spada e a gettarlo a terra. Oswald si preparò a colpirlo alle spalle, ma lui si difese con rapidità. Nonostante erano due contro uno, Galvano mise entrambi fuori gioco, ma i forti rumori attirarono l'attenzione delle guardie che accorsero nella stanza.

《Ma che succede?》domandò Sir Leon ai presenti.

《Sono stato attaccato. Esigo un'udienza con il re》ribatté Oswald.

Merlino raggiunse la sala del consiglio insieme a Gaius e, poco prima di entrare, spiegò rapidamente al medico ciò che aveva scoperto.

《Non è Sir Oswald, è quell'uomo della taverna, Dagr. Sta usando un cristallo magico per cambiare il suo aspetto》.

Le sentinelle condussero Galvano di fronte al re e lo fecero inginocchiare con la forza, mentre il falso Oswald si rivolse a Uther.

《Sire, quest'uomo mi ha attaccato con una spada per uccidermi》.

《È la verità?》domandò il re a Galvano.

《Ero lì per proteggere Merlino》rispose quest'ultimo.

《Ho provato a parlarci, ma era come posseduto dal demonio. Sono sicuro che Sir Ethan confermerà tutto》proseguì il cavaliere.

《Certamente, confermo ogni parola》resse il gioco l'altro.

《È un bugiardo!》sbraitò Galvano, alzandosi in piedi, ma le guardie lo bloccarono dalle braccia.

《Ti farò tagliare la lingua! Come osi parlare così a un cavaliere?!》lo minacciò Uther.

《La nobiltà si vede dalle proprie azioni, non da un titolo e questi uomini non sono altro che degli arroganti balordi》controbatté lui.

《Galvano!》lo riprese Artù.

《Ho sentito abbastanza. Un suddito che attacca un nobile è una violazione del codice cavalleresco》illustrò il sovrano.

《Perfettamente d'accordo con voi, Sire. Dovete dare un esempio》approvò Oswald.

《Sir Oswald, per favore!》intervenne il principe.

《Solamente la sua esecuzione mi renderà soddisfatto》non demorse lui e Gaius si scambiò uno sguardo preoccupato con Merlino.

Artù cercò di far ragionare il padre senza dover ricorrere a tecniche così brutali per una semplice incomprensione.

《Padre, capisco come ti devi sentire, è una situazione imbarazzante. Sir Oswald è un caro amico e nostro ospite qui a Camelot, ma anche Galvano è nostro ospite. Non ha nobili natali, ma so che è nobile di cuore》.

Nel sentire le sue parole, Galvano aggrottò le sopracciglia, non capendo il motivo per cui Artù lo stesse difendendo.

《Come puoi dirlo dopo il suo comportamento?》lo incalzò Uther.

《Galvano ha rischiato la sua vita per salvare la mia. Ti prego, se è la parola di un cavaliere che vuoi, allora ti do la mia. Galvano è un brav'uomo e merita clemenza》lo implorò il figlio.

Fin dal suo arrivo a Camelot Merlino lo aveva sempre avvertito che Artù non era come gli altri nobili e reali che aveva incontrato e per la prima volta Galvano si ritrovò a riflettere sulle parole dell'amico. Forse aveva ragione, forse per Artù valeva veramente la pena rischiare qualcosa. Uther rifletté in silenzio per qualche secondo poi emise la sua sentenza.

《Da oggi sei bandito da Camelot. Se dovessi fare ritorno, pagherai con la vita》.

Se ne andò e Galvano venne trascinato fuori dalla sala dalle guardie sotto lo sguardo vittorioso dei due nemici. Si erano liberati di Galvano e anche se Merlino aveva capito il loro segreto, Dagr non era minimamente preoccupato. Indossavano le vesti di cavalieri e un servitore non poteva nulla contro di loro. 

Merlino era parecchio dispiaciuto per la condanna di Galvano. Proprio come accadde un anno fa con Lancillotto, anche lui ora era costretto a lasciare Camelot per avere salva la propria vita. Tutto ciò a causa di Uther che non voleva capire che coloro che proteggevano Artù erano proprio le persone umili e semplici e non gli uomini di alto prestigio e onorevolezza. Si sentì colpevole.

《Mi dispiace》disse, ma Galvano la prese con sarcasmo, come era solito fare.

《Non preoccuparti! Non rimango mai in un posto a lungo, la gente si stanca di me》.

《Non io. Hai ravvivato questo posto》obiettò il servo e lui sorrise.

Si portò la sacca sulla spalla, pronto per andarsene anche lui per sempre.

《Prenditi cura di Artù, è in pericolo》gli consigliò e Merlino cambiò subito espressione.

《Ma non odiavi i nobili?》gli fece notare.

《Beh, forse per lui vale la pena morire》confessò Galvano, dandogli una pacca sulla spalla.

Il moro sorrise, felice che l'amico avesse rivalutato il suo pensiero nei confronti di Artù, e si scambiò un ultimo sguardo con lui prima che quest'ultimo lasciasse lo studio. Mentre camminava, Galvano si incrociò inaspettatamente con Ginevra. Era sorpreso di vederla, non se lo aspettava.

《So cos'è accaduto》parlò per prima la serva.

《Già! Beh, è andata così》commentò lui.

《Sei stato coraggioso》si complimentò Gwen.

《Il coraggio non mi è servito》ribadì Galvano e i due si sorrisero.

Ginevra assunse un'espressione seria e riflessiva.

《Conosco Artù, non è come Uther. Gli hai salvato la vita e un giorno ti ripagherà》.

《Ha cercato di difendermi》affermò Galvano.

《Artù è giusto e leale. Diventerà un grande re, so che è così》rifletté la ragazza.

Dal modo in cui ne parlava, Galvano comprese perché al loro primo incontro lei fosse sfuggente e di poche parole. Si vedeva chiaramente che era innamorata di Artù e forse anche lui ricambiava lo stesso sentimento. Il suo orgoglio maschile ne risentì, quando realizzò che la donna che gli piaceva era interessata a un altro, ma d'altronde lui a breve se ne sarebbe andato e non avrebbe più avuto modo di fare ritorno. Era giusto che andasse così.

《È chiaro: se fa provare a tutti ciò che provi tu...》alluse e Ginevra arrossì leggermente.

Non riusciva a credere che i suoi sentimenti per Artù fosse così trasparenti ed evidenti persino con Galvano. Provò a ribattere, ma inutilmente perché lui aveva già intuito tutto. Era un donnaiolo, era vero, ma sapeva distinguere l'amore dall'attrazione, anche se non aveva mai provato tali emozioni sulla propria pelle.

《Almeno ora so perché mi hai rifiutato》aggiunse.

《Non sono solo io a dirlo》tentò di rimediare Ginevra.

《No, sono sicuro di no. Speriamo che viva a lungo》concluse Galvano per poi superarla e proseguire.

Nel frattempo, Merlino stava rimuginando sulle prossime mosse da fare. Ora che non poteva più contare sull'aiuto di Galvano, era rimasto l'unico che doveva salvare Artù.

《Che cosa possiamo fare?》si rivolse al medico, mentre camminava avanti e indietro per la stanza.

《Potrei provare a convincere Artù a ritirarsi dal torneo》propose Gaius.

《Non lo farà, conosco Artù. Per difenderlo dovrò usare i miei poteri》ammise il ragazzo.

《Con il re e mezza Camelot a guardare?!》gli fece notare l'anziano.

《Non ho altra scelta》replicò lui.

Gaius non poté fare nient'altro che acconsentire perché sapeva che Merlino aveva ragione. Era preoccupato per la sua incolumità, ma dall'altra parte era l'unico modo.

Il torneo era ormai alle porte e a poche ore dall'inizio dell'evento l'arena cominciò a riempirsi dei primi spettatori. Tutta Camelot era impaziente di vedere il trionfo di Artù, persino il re stesso che quella mattina, come augurio di buona fortuna, aveva regalato al figlio la spada con la quale aveva vinto il suo primo torneo, quando era giovane. Ma Merlino sapeva bene che né la fortuna né quella spada avrebbero salvato il futuro erede.

《Sapete quei momenti in cui vi dico che non è una buona idea?》accennò, mentre si avvicinava a lui per consegnargli la spada.

《E poi io ti ignoro? Sì》affermò Artù, intento a sistemarsi la cintura in vita.

《E poi ho ragione io》controbatté il servo.

《La tua preoccupazione per la mia salute è toccante》lo schernì il principe.

《Dico sul serio, dovete ritirarvi》insistette lui.

《Lo so che secondo te la giostra è solo un gioco stupido, ma c'è dell'altro: si tratta di provare al popolo che posso guidarli》spiegò Artù.

《Lo so. State attento!》si premurò Merlino e il principe prese la sua spada.

Annuì solamente e lasciò le sue stanze. Il mago sapeva che era inutile insistere, anche se avrebbe voluto che Artù gli desse ascolto per una volta. Il sovrano raggiunse l'arena insieme a Morgana, quest'ultima non contenta di essere in sua compagnia, e tutti presero posto. Merlino si incontrò con Gaius al limitare dello stadio e i partecipanti del torneo, con i loro rispettivi cavalli, attesero solo il via da parte di Uther. 

Con un cenno del braccio del re il torneo ebbe ufficialmente inizio ed entrambi i due schieramenti di cavalieri disposti ai lati dell'arena accorsero per dare avvio ai combattimenti. Coloro che cadevano dalla sella venivano eliminati e in quella massa di corpi e armature Merlino cercò di non perdere mai di vista Artù, il quale stava lottando contro Dagr, quando Ebor, il suo alleato, lo fece cadere da cavallo. Si preparò a trafiggerlo con la spada, ma il principe ruotò di lato per evitare l'attacco. Iniziò un duello tra lui ed Ebor, mentre Dagr approfittò della distrazione del nobile per compirlo alle spalle.

《Devi fare qualcosa, altrimenti Artù morirà!》incitò Gaius, rivolgendosi a Merlino.

Il mago usò i suoi poteri per rompere la fibbia della sella e far cadere Dagr da cavallo. Il ragazzo si guardò intorno per accertarsi che nessuno dei presenti attorno lo avessero visto, ma tutti erano troppo concentrati sul duello tra Artù e i due briganti sotto mentite spoglie. Nel bel mezzo della battaglia, però, un quarto cavaliere accorse in difesa del principe. Ora erano due contro due.

《Chi è che aiuta Artù? Non l'ho mai visto》chiese Merlino.

《Neanche io, comunque credo che dovremmo ringraziarlo》rispose il medico.

Il servo ebbe presto la risposta alla sua domanda, quando notò come lo sconosciuto fece ruotare la sua spada insieme a quella dello sfidante per poi sottrargliela dalla mano. Sorrise perchè sapeva chi c'era nascosto dietro quell'elmo.

《C'è soltanto un persona che potrebbe fare questo》dichiarò.

Galvano attaccò Ebor, uccidendolo, poi intervenne per difendere Artù, assassinando anche Dagr. Artù si levò l'elmo e si rivolse all'altro cavaliere. Non era sicuro di chi fosse, ma aveva già un certo sospetto. Solo un uomo era già intervenuto in sua difesa, combattendo nel modo in cui aveva fatto poco prima.

《Hai combattuto coraggiosamente, il campo è tuo》disse.

Tutti i presenti acclamarono il neo campione, il quale decise di togliersi l'elmo per rivelare la sua identità. Artù sorrise appena incrociò gli occhi scuri dell'amico.

《Lo immaginavo! Nessuno combatte come te》confessò.

《Guardie, prendetelo!》ordinò Uther, puntando il dito contro Galvano.

Il cavaliere venne circondato dalle sentinelle, mentre Uther e Artù raggiunsero Gaius con i corpi dei due uomini uccisi da Galvano. Il re era determinato a giustiziarlo per ripagare la morte di Oswald ed Ethan, ma il medico lo avvisò che i due cavalieri non erano chi apparivano fisicamente. Una volta tolti i due cristalli, infatti, il loro vero aspetto si rivelò ai tre e Artù riconobbe il volto del brigante della taverna del villaggio. Il re capì che si trattava di stregoneria e il principe, ancora una volta, fu riconoscente a Galvano per avergli salvato la vita. Nei corridoi del castello, Merlino e Galvano attendevano impazienti il verdetto di Uther.

《Il re è pronto a dimenticare che hai combattuto nel torneo》confessò Artù, avvicinandosi ai due.

《È fantastico!》esclamò il mago euforico e Galvano ringraziò il nobile, ma il principe spense subito il loro entusiasmo.

《Ma... purtroppo, è un uomo testardo e non vuole mutare il suo giudizio. Devi lasciare Camelot》.

Galvano chinò il capo, deluso perché stava iniziando a sperare che forse i sovrani non sono tutti uguali a Caerleon e fu costretto ad annuire.

《Gli dovete parlare, fategli cambiare idea》intervenne Merlino in sua difesa, ma lui lo richiamò gentilmente.

Apprezzava il suo sostegno, ma sapeva che era inutile insistere. Era già tanto essere ancora vivo dopo il suo bando da Camelot. Artù aveva sfidato l'autorità del padre per difenderlo e Galvano aveva capito ormai chi fosse veramente.

《Mi spiace, mio padre ha torto. Se fosse per me...》si scusò il principe.

《Lo so. Non mi dovete spiegazioni》affermò Galvano.

《Hai tempo fino al tramonto》lo informò e Merlino sospirò, combattuto.

Artù era sinceramente dispiaciuto, come Merlino. Aveva perso un valido cavaliere e un nobile amico, proprio coma Lancillotto a suo tempo.

《Dove andrai?》domandò Merlino a Galvano, mentre quest'ultimo si stava preparando per partire nuovamente.

《Stavo pensando a Mercia》rispose lui.

Il servo cercò di convincerlo un'ultima volta.

《Perché non dici al re chi sei veramente, così potresti rimanere a Camelot?》.

《Io non potrei mai servire un uomo come Uther》rifiutò l'amico.

《Hai aiutato Artù》gli fece notare Merlino.

《Lui mi ha difeso》controbatté l'altro.

《È nella sua natura》asserì il mago.

《Ha dimostrato di essere un vero nobile》ammise Galvano.

《Allora, perché non resti? Saresti un cavaliere come tuo padre. Tu e Artù avete combattuto bene insieme》non demorse Merlino e Galvano non negò di averci riflettuto per un secondo, ma era giusto che le cose andassero, seguendo il suo corso e non affrettandole a farle accadere per puro egoismo.

Se era destinato a servire Artù, un giorno sarebbe stato così e lui aveva una grande fiducia e speranza nel futuro erede.

《Forse un giorno lo faremo di nuovo》dichiarò prima di lasciare lo studio.

Merlino raggiunse Artù alle mura di cinta dove lì i due si scambiarono un ultimo silenzioso saluto con Galvano.

《È un peccato! Poteva essere un grande cavaliere》confessò il principe.

《Forse un giorno lo diventerà》commentò il moro.

《Esistono delle regole: i cavalieri devono essere nobili. Da sempre è così e sempre lo sarà, è una tradizione...》iniziò a spiegare Artù, ma si bloccò, quando scorse Ginevra e Morgana avvicinarsi a Galvano.

Era troppo distante per sentire quello che si stavano dicendo, ma era curioso di saperlo. Era la prima volta che si mostrava apertamente geloso di Gwen e Merlino lo notò molto bene.

《Ciao, Principessa》salutò Galvano a Ginevra.

《Non sono una principessa, Galvano》ribatté quest'ultima.

Stava sorridendo e chiacchierando con lui in maniera troppo intima per i gusti del principe.

《Mi sembrano troppo amichevoli》appurò.

《E a voi cosa importa?》lo provocò il servitore con un sorrisetto.

《Niente! Lei può avere di meglio》replicò lui, osservando Ginevra ridere di gusto.

Quei due ci stavano provando proprio davanti ai suoi occhi e la cosa non gli piacque affatto, soprattutto quando vide la mano di Gwen posarsi sul petto ampio e scoperto di Galvano e lui avvicinarsi di qualche passo a lei.

《Dovrebbe puntare più in alto? Oh, già, dimenticavo: non può! Una ragazza del ceto di Ginevra non potrebbe sposare un nobile, sono le regole》gli rinfacciò Merlino e Artù si voltò a fissarlo contrariato.

《Merlino...》lo avvertì.

《Bene, chiudo la bocca》terminò la frase lui.

《Indovinato!》affermò l'amico.

Tuttavia, fu il turno del mago mostrare la sua gelosia, quando notò Galvano rivolgersi a Morgana. L'uomo si accorse dello sguardo indagatore e accurato della donna affianco a Ginevra e si prese qualche secondo per studiarla bene.

《Volete conoscermi meglio sotto i vestiti?》la provocò.

《Non sarebbe male come idea, ma no》fu la risposta secca della principessa.

Merlino non era sicuro che la sua amata provasse ancora qualcosa per lui, anche se quattro giorni fa erano stati insieme e il suo amico era un uomo affascinante, parere condiviso anche dalla stessa nobile, la quale non negò di trovarlo un amante perfetto con il suo fisico evidente e allenato. Nonostante fosse solo un semplice plebeo, era attraente, ma lei continuava ad avere per la testa sempre e solo Merlino.

《Mi chiamo Galvano》si presentò lui.

《Morgana Pendragon》ricambiò la principessa con tono distaccato.

《Pendragon? Siete la sorella di Artù?》si assicurò Galvano e lei annuì.

《Wow!》esclamò l'uomo, scrutandole l'abito porpora che indossava e che aderiva ariosamente al suo corpo e alle sue forme carnali.

《Scusate, Mia Signora, ci prova con tutte》intervenne la serva.

《Devo cogliere le occasioni al volo, no?》commentò lui.

Morgana avvertì uno strano sguardo addosso, si sentì spiata da qualcuno di nascosto. Tuttavia, non ebbe bisogno di accertarsi chi fosse perché sapeva già che le sensazioni che il suo corpo provava erano alimentate solo con le attenzioni che un certo servitore serbava per lei. Immaginava la gelosia che lui provava in quel momento e non poté negare di esserne interiormente felice.

《Sono già impegnata》chiarì subito.

《Ah, sì? E chi sarebbe il nobile fortunato?》volle indagare Galvano.

La principessa non era sicura che lui conoscesse Merlino e anche se fosse così, di certo non avrebbe spifferato il nome dell'uomo che conquistava ancora il suo cuore, nonostante cercasse di allontanarlo con ogni mezzo e offesa.

《Non sono questioni che dovrebbero riguardarti》stroncò l'argomento.

《Devo andare》accennò Galvano e Ginevra lo salutò con un bacio sulla guancia ispida di barba.

《Sei geloso》insinuò Artù a Merlino.

《Non sono geloso》mentì subito il moro, ma il principe non gli credette minimamente.

Lo afferrò per la spalla e lo trascinò con sé perriprendere ognuno le proprie attività prima che le loro donne potessero scoprirli.

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