LIX

In questo capitolo sono presenti scene sessuali esplicite, contrassegnate all'inizio e alla fine da una riga in grassetto con questo simbolo ☆
Se siete sensibili e non volete leggere tali tematiche, scorrete avanti.

Buona lettura!

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L'arrivo di nuovi ospiti a Camelot aveva reso il castello gremito di cavalieri e nobili già di prima mattina. Uther era visibilmente emozionato e trepidante dall'attesa, come un bambino che stava per ricevere un regalo, al contrario di suo figlio, il quale non comprendeva mai il motivo di tale felicità nel rivedere un vecchio amico, tuttavia non ci fece tante congetture. In fin dei conti, Uther non vedeva uno dei suoi più intimi amici da anni ed era giusto godersi quell'allegria che raramente mostrava a lui e al suo popolo.

《Artù, oggi è un grande giorno!》esclamò, rivolgendosi al suo erede che lo stava raggiungendo nella sala del trono, dove tutta la corte era già lì presente, disposta in due lunghe file ai lati della sala.

Merlino, sempre al suo fianco, invece, si posizionò poco distante.

《L'arrivo di Lord Godwyn è sempre un'occasione di festa》constatò il principe e il padre annuì con un cenno del capo.

《E la principessa Elena》ammiccò quest'ultimo con un tono scaltro che Artù colse subito.

《Sì》borbottò, distogliendo lo sguardo dal re e puntandolo altrove.

Quando udiva la parola 'principessa', soprattutto da suo padre, non era mai una semplice coincidenza. Significava che aveva qualcosa in mente e, conoscendolo, avrebbe potuto trattarsi di qualcosa di più di una semplice conoscenza fra i figli di due grandi amici e sovrani. La sua ultima esperienza con una principessa non era finita affatto nel modo giusto, considerando che aveva rischiato di provocare una guerra fra i vari regni a causa del suo improvviso innamoramento e di certo non voleva causare altri problemi.

《Dicono sia bellissima》continuò il sovrano.

《Davvero?》domandò il figlio con scarso interesse.

D'altronde lui aveva già una donna nel cuore e non gli importava di nessun'altra.

《Oh sì, bellissima e molto affascinante》perseverò Uther e lui aggrottò le sopracciglia, confuso da tanto interesse e perseveranza sulla principessa in questione.

Le porte della sala si aprirono e i due reali si voltarono nella direzione del rumore. Gli ospiti erano finalmente giunti e stavano facendo il loro ingresso, felici di essere accolti.

《Padre, cosa cerchi di dirmi?》lo incitò Artù, sporgendosi verso di lui per non farsi sentire.

《Vedi, Lord Godwyn è un buon alleato e la forza di questa unione non è da sottovalutare》spiegò lui.

《Intendi un'unione militare?》ipotizzò il principe.

《No, intendo d'amore... insomma, un'unione della vita》confabulò il re.

《Matrimonio?!》realizzò finalmente Artù, alzando il tono della voce per l'incredulità.

Merlino notò i due nobili conversare e anche se non era abbastanza vicino per udirli, poté sentire chiaramente la parola 'matrimonio', quando il suo padrone alzò la voce. Sperò di aver sentito male, eppure lo sguardo sconvolto di Artù sembrava lasciar intendere proprio quello che stava pensando.

《Esattamente!》affermò Uther per poi allontanarsi dal figlio per accogliere a braccia aperte il suo amico.

Artù borbottò qualcosa di incomprensibile con l'intento di fermarlo e proseguire la discussione, ma il re lo ignorò completamente, troppo euforico. I due sovrani si abbracciarono calorosamente tra sorrisi e risate e Merlino osservò Artù che si stava guardando intorno dal nervosismo, come se cercasse una via di fuga da quella sala. Non era l'unico, però, a voler scappare da quell'incontro perché anche la figlia di Lord Godwyn si sentiva a disagio con tutta la corte lì presente. 

Artù si avvicinò per raggiungerli e spostò lo sguardo sulla donna. Era molto diversa dalle precedenti principesse che aveva conosciuto per via del suo aspetto un po' trasandato. I capelli biondi erano stati raccolti in maniera disordinata e camminava con incertezza e goffaggine. A dimostrazione di ciò, infatti, posizionando male il piede, inciampò di fronte a tutti i presenti e Artù e Merlino rimasero letteralmente senza parole. Era decisamente tutt'altro che una principessa! 

Il servo fu incaricato di portare i bagagli della principessa nella stanza che l'avrebbe ospitata per qualche giorno e lasciò Artù e Ginevra soli su indicazione del primo. I bagagli arrivano prima degli ospiti... poteva inventarsi una scusa più plausibile per restare solo con lei, rifletté, mentre eseguiva gli ordini. 

La serva notò che il principe sembrava pensieroso e lui le confessò che suo padre voleva che sposasse la principessa. Gwen non si aspettava una tale notizia, anche se non avrebbe dovuto esserne sorpresa: l'uomo di cui era innamorata era un principe, quindi per lui era normale convolare a nozze con una donna del suo stesso rango. Era destinato, un giorno, a scegliere una principessa per poter governare insieme a lei il regno di Camelot e continuare la successione. Artù la rassicurò subito, dicendole che non ci pensava minimamente a farlo e i due si allontanarono per proseguire con i loro doveri. La giornata trascorse tranquilla e al calar della sera, prima di congedarsi per la notte, Artù si confidò con il suo servitore.

《Elena è davvero molto diversa da Lord Godwyn》.

《Forse ha preso da sua madre》ipotizzò Merlino, mentre raccoglieva gli abiti sporchi del suo padrone per poterli lavare.

《Non l'ho mai vista, è morta alla nascita di Elena》confessò l'amico.

Il mago sapeva quanto la perdita della madre aveva inciso e continuava a incidere negativamente sulla vita di Artù e immaginò che anche per la principessa fosse così. Almeno, avevano già qualcosa in comune.

《Una vita difficile, ma avrete altre cose in comune: l'alito cattivo, ad esempio》disse, cambiando argomento.

《Scusami?》si offese il principe, ma il servo continuò a elencare i suoi peggior difetti.

《Le pessime maniere, il senso dell'umorismo... no, no, no, non avete niente in comune》.

Artù afferrò il cuscino più vicino a lui e lo lanciò contro Merlino, il quale chinò la testa per schivarlo e l'oggetto finì proprio ai piedi del re che stava entrando nella stanza proprio in quel momento. La sua presenza era strana, soprattutto a quell'ora della notte, e solitamente non era mai un buon segno.

《Una parola... da soli》si rivolse ai due ragazzi.

Merlino annuì con un cenno del capo e se ne andò, recuperando il cuscino da terra.

Il mattino dopo...

Sotto indicazione del padre, con cui aveva avuto una leggera controversia la notte precedente riguardante il suo matrimonio con Elena, Artù decise di trascorrere la mattinata con la principessa per tentare di conoscerla, nonostante non avesse nessuna intenzione di sposarla. Pensò che una passeggiata a cavallo e un picnic insieme nella foresta intorno al regno fosse un buon punto di partenza, perciò aveva incaricato Merlino di preparare i destrieri e tutto il necessario.

《Lasciate che vi aiuti》si offrì, quando Elena fu pronta per partire, ma quest'ultima rifiutò.

《Grazie, ma me la cavo bene da sola》.

Senza attendere che i ragazzi salirono sui propri cavalli, Elena si allontanò dal castello e Artù fu costretto a seguirla frettolosamente per timore che si potesse perdere o, ancora peggio, farsi male. Tuttavia, rimase sorpreso nel notare come la donna si muovesse con agilità e maestria a cavallo, non sembrava la prima volta che lo faceva. Quando la raggiunse, vicino alla riva di un piccolo fiume, scese dall'animale e si avvicinò a lei, intenta ad accarezzare il destriero. In assenza di Merlino, Artù tentò, imbarazzato, di iniziare una conversazione con la principessa, parlando di cavalcatura e delle loro rispettive madri mai conosciute. Poi le regalò una rosa dai petali candidi e rosati e lei ne rimase affascinata, ringraziandolo.

《Metto tutto qui?》li interruppe il servo, finalmente arrivato in loro soccorso.

《Merlino, dov'eri finito? Non lasciarmi più da solo》gli sussurrò Artù per non farsi sentire da Elena.

《Correvate così veloce che ho pensato che foste impaziente di stare un po' solo con lei》si giustificò il moro.

《Guarda che a me non piacciono gli spiritosi, Merlino!》lo ammonì con tono severo, puntandogli un dito contro.

I tre tornarono a Camelot dopo qualche ora e, anche se i due reali avevano passato la giornata insieme, ciò non servì per conoscersi meglio. Anzi, secondo Artù, l'idea di sforzarsi di provare dei sentimenti per Elena, come gli aveva suggerito il padre la notte scorsa, si era rivelata inutile. Elena era una bella donna, in fin dei conti, ma lui non trovava niente in lei che potesse attirarlo non solo fisicamente, ma anche caratterialmente. Sentiva di non poter legarsi a una persona con la quale non provava quell'armonia e quella complicità che, invece, provava con Ginevra. 

Quella stessa sera fu organizzato un banchetto per celebrare l'arrivo del re Godwyn e della principessa Elena. La sala si riempì di risate, chiacchiere e divertimento tra nobili, cavalieri e reali, ma l'unico che non condivideva l'entusiasmo generale era Artù e Gwen colse facilmente il suo malumore.

Al mattino Merlino fu incaricato di raccogliere delle erbe per conto di Gaius nel bosco intorno al regno. Dopo aver recuperato tutto il necessario, fu sul punto di andarsene, quando scorse una figura famigliare. Era la governante di Elena, una signora più o meno della stessa età di Gaius. Stava camminando frettolosamente tra la vegetazione, controllandosi intorno, come se temesse di essere seguita da qualcuno. Incuriosito da quell'atteggiamento sospetto, il servo decise di seguirla a una debita distanza fino alla riva di un piccolo ruscello. 

Un movimento rapido e invisibile a occhio umano colpì una foglia di una pianta poco distante dalla donna e Merlino corrugò le sopracciglia. Cosa era appena successo? Usò i suoi poteri per poter rallentare il tempo, riuscendo a scorgere una strana lingua colorata e lunga che la donna usava per catturare gli insetti che trovava per poi mangiarli. Spalancò la bocca in un'espressione sconvolta e lasciò cadere le erbe che aveva in mano per correre subito al castello. Solo Gaius avrebbe potuto dare una spiegazione per quello che aveva appena visto.

《Ho viste tante di lingue strane nella mia vita, può darsi che abbia una forma di infezione. Era colorata?》lo interrogò il medico e lui annuì, ancora leggermente scosso.

《Marrone?》.

《Viola e lunga così》spiegò Merlino, afferrando un oggetto che era posizionato sul tavolo per poter indicare al maestro di che lunghezza si trattasse.

《Allora non è un'infezione》constatò Gaius, scuotendo la testa, e il ragazzo non poté che essere d'accordo con lui.

《No, è magia. Qualche creatura magica si è impossessata della governante di Lord Godwyn, ma la domanda è: perché?》rimuginò.

《Non lo so, ma ho la sensazione che, forse, lo dovremmo scoprire》ammise l'anziano, volendo indagare di persona sulla questione.

Attento a non farsi scoprire dalla servitù, raggiunse la camera dove la principessa alloggiava ed entrò. Controllò nell'armadio, fra i vari cofanetti disposti sulla postazione trucco e nei cassetti, quando si accorse della presenza di qualcosa sotto il materasso. Sbucava fra le lenzuola bianche e si avvicinò per indagare. Quando prese l'oggetto, della polvere dorata uscì dal sacchetto in questione e si depositò sul pavimento. Non ebbe il tempo di riflettere che sentì una voce e dei passi provenienti dal corridoio. Nascose il sacchetto nel punto esatto da dove lo aveva prelevato e aggirò il letto, fingendo indifferenza. La governante fece il suo ingresso e si mostrò subito sospettosa della presenza dell'uomo.

《Posso aiutarvi? Avete bisogno di qualcosa?》.

《Io... volevo solo capire se la principessa Elena... poteva volere un profumo fatto da me. Essenza di lavanda, magari》mormorò Gaius, sperando di risultare credibile.

《Questa è veramente una pessima scusa》lo sbeffeggiò all'istante la donna e Gaius si irrigidì.

《Davvero?》domandò con timore.

《Non riuscirete a ingannarmi neanche per un attimo. Voi stavate cercando me》disse Grunhilda, avvicinandosi a lui con passi decisi e sicuri.

Gaius indietreggiò dallo stupore. Almeno non era stato scoperto a curiosare nelle stanze della principessa, ma ora come sarebbe riuscito a scappare da lei? Aveva già notato che la donna sembrava attratta da lui perché al banchetto si era seduta vicino a lui e aveva provato ad approcciarsi in modo strano ed eccessivo per essere stato il loro primo incontro. A ogni modo, riuscì a lasciare la camera e a tornare da Merlino che lo stava attendendo nel loro studio con impazienza.

《Ho trovato della polvere di fata nelle stanze di Elena. Non ci sono dubbi: Grunhilda è una fata. Le fate hanno un debole... per... per i distinti gentiluomini》spiegò al ragazzo, anche se con una certa difficoltà.

《Cosa volete dire?》domandò quest'ultimo, non riuscendo a capire.

《Grunhilda ha mostrato un certo... interesse verso di me》confessò l'anziano e il mago sgranò gli occhi dalla sorpresa.

《Le piacete voi?》si assicurò, sperando di sbagliarsi, ma quando il maestro glielo confermò con un cenno della testa, assunse un'espressione schifata.

《Ah, questo è disgustoso! Immaginate se vi baciasse》si lamentò, simulando un conato di vomito al solo pensiero.

《Merlino!》lo rimproverò Gaius, tornando serio.

《Le fate sono le serve dei Sidhe, per loro Elena potrebbe essere preziosa. Credo che Elena sia vittima di uno scambio: posseduta da una fata alla nascita e questo spiegherebbe la goffaggine》.

《Ed Elena non sa nulla di questa storia?》chiese Merlino, ma il medico negò.

《E quando verrà il tempo, completerà la trasformazione》aggiunse.

《Credete che il tempo sia arrivato?》gli domandò il mago, temendo l'espressione preoccupata di Gaius.

《Gli Sidhe possono vivere per più di mille anni e sanno essere pazienti. Può darsi che abbiano fatto tutto questo, sapendo che Lord Godwyn e il casato dei Pendragon avrebbero siglato la loro alleanza attraverso il matrimonio e questo garantirebbe agli Sidhe ciò che più vogliono》ipotizzò lui.

《Una regina Sidhe》concluse Merlino e Gaius annuì.

Mentre Merlino e Gaius riflettevano sul da farsi, ora che finalmente avevano scoperto la vera natura di Grunhilda ed Elena, la famiglia reale stava ancora cenando. Artù era chiuso nel suo silenzio, cupo e riflessivo. Non aveva ancora toccato cibo da quando Ginevra glielo aveva servito e l'unica cosa che desiderava in quel momento era parlare con suo padre, anche se sapeva già che avrebbero discusso per l'ennesima volta.

《Padre, c'è una questione delicata di cui vorrei parlarti》.

Uther, cogliendo la serietà nella voce di suo figlio, fraintese subito le sue parole.

《La tua proposta? Eccellente! Coprila di attenzioni, alle donne piace, vero, Morgana?》.

《Non ne ho idea, ma ne sono molto felice》rispose la diretta interessata, rivolgendosi al fratello, mentre Gwen le porgeva il cibo sul piatto.

Non aveva avuto occasione per conoscere Elena, aveva solo scambiato qualche parola con lei al banchetto e da quel poco che aveva avuto a che fare, la considerava una donna molto strana. Non si poteva neanche considerare una principessa, secondo lei. Era maldestra e priva di ogni forma di educazione e decoro che tutte le principesse imparavano fin da bambine. Tuttavia, non era compito suo decidere chi fosse la donna che Artù avrebbe dovuto sposare in futuro. Se lui l'amava, tutto il resto non contava. Bastava solo che lui fosse felice, come auspicava per sé stessa, quando pensava a Merlino. 

Non aveva più avuto altri incontri con lui dopo il loro ultimo dissapore, ma si era solo limitata a incrociare il suo sguardo, come era accaduto alla cerimonia. Ne sentiva una mancanza terribile, quasi viscerale, anche se non avrebbe dovuto provare più nulla nei suoi confronti. Le mancava lui, i suoi baci, le sue carezze... Voleva riaverlo come l'ultima volta che avevano giaciuto la sera del suo compleanno. Ginevra volse un rapido sguardo verso Artù, non condividendo la felicità di Uther e Morgana, i quali continuavano a conversare, impedendo al ragazzo di esprimere i suoi reali sentimenti.

《Io sono al settimo cielo!》esclamò il re con euforia.

《È una donna straordinaria》si complimentò la figlia.

《E una moglie straordinaria》aggiunse Uther, ma Artù li interruppe, spegnendo il loro entusiasmo.

《No, non è vero, non per me almeno. Padre, io ho cercato di conoscere meglio Elena, ma la verità è che non provo nessun sentimento. Sono sicuro che è una persona straordinaria, ma non posso sposare qualcuno che non amo》.

《Tu puoi e lo farai!》replicò con severità Uther e il principe, non potendo più controbattere alle sue parole, rivolse i suoi occhi addolorati e dispiaciuti verso Ginevra, la quale capì che lui non aveva altra scelta che obbedire.

Non ci sarebbe mai stato un futuro per loro, lo sapevano entrambi, ma l'amore che provavano l'uno per l'altra alimentava la loro speranza che un giorno sarebbero stati insieme pubblicamente e senza alcun disonore. Quello scambio di sguardi tristi e feriti non sfuggì, però, a Morgana che alternò gli occhi grigio-verdi tra suo fratello e la sua serva. Perché si guardavano in quel modo? C'era qualcosa tra di loro? Quando era successo? Mille domande si formularono nella sua mente, tuttavia, scelse di non fiatare con la promessa che avrebbe indagato per conto suo. Chinò lo sguardo e i tre ripresero a cenare. 

Nel frattempo, Merlino stava spiando Elena e Grunhilda da una piccola fessura nel muro che dava la possibilità di guardare all'interno della camera della principessa. Vide quest'ultima in preda all'agitazione, urlava e si dimenava nel sonno. La governante si avvicinò a lei e le versò della polvere dorata sul viso per impedire alla Sidhe che viveva dentro di lei di emergere nella sua vera forma. Il moro indietreggiò per lo spavento, dimenticando, però, di essere salito su un tavolino in legno per raggiungere l'altezza della fessura e fece cadere sul pavimento gli oggetti posizionati sopra il ripiano. Il rumore fece allarmare la donna che uscì dalla stanza per controllare, scorgendo la figura di Merlino che fuggiva. Il ragazzo tornò allo studio con l'affanno.

《Avevate ragione! Povera ragazza, certo che ha un problema di flatulenza con quello che c'è dentro di lei. Dobbiamo dirlo subito al re》disse a Gaius.

《Merlino, ricordati che Lord Godwyn è uno dei più cari e vecchi amici di Uther e accusarlo di avere una Sidhe come figlia e una fata come governante non è una cosa da prendere alla leggera》gli fece notare quest'ultimo.

《Ma-ma Uther vuole che Artù la sposi》gli ricordò Merlino.

《Non abbiamo molto tempo, dobbiamo trovare una formula che costringa la fata ad uscire》propose il medico.

《Io non conosco la loro magia》rispose il servo.

《È tempo di studiare》commentò Gaius, porgendogli un grosso volume.

Merlino si chiese se fosse serio. Era un libro dallo spessore enorme e gli sarebbe servito tutta la notte per consultare ogni singola pagina. Tuttavia, il suo tutore aveva ragione: doveva sbrigarsi per trovare una soluzione prima del matrimonio.

Il mattino seguente...

Morgana si era svegliata prima dell'inizio dell'orario di lavoro di Ginevra e ne approfittò per dedicare il tempo a sé stessa in tutta calma e solitudine. Si cambiò la camicia da notte, sostituendola con un abito verde smeraldo, si pettinò i capelli, fissando le ciocche che le cadevano davanti al viso dietro la testa con dei fermagli e lasciando il resto dei capelli sciolti e mossi lungo la schiena e si truccò. Infine, indossò la collana girocollo con diamanti e alcuni anelli che riprendevano il colore acceso dell'abito. 

In attesa dell'arrivo della sua serva, si affacciò alla finestra per osservare le persone che attraversavano ogni giorno il cortile centrale del castello e la sua attenzione si concentrò su Artù e Merlino, in particolare su quest'ultimo. Il suo cuore iniziò ad accelerare i battiti e il suo respiro si fermò in gola. Perché il suo corpo reagiva così se non doveva sentire più alcun genere di amore per lui? Eppure era così: cercava ogni dettaglio di lui – gli occhi azzurri, i capelli neri, la pelle chiara, la corporatura magra - in altri uomini, non trovandoli perché lui era unico. Non avrebbe mai più trovato un amore come lo era stato il loro. 

Non sopportava che l'uomo che un tempo amava fosse contro di lei, soprattutto considerando che erano uguali. Erano considerati pericolosi e indegni di vivere solo per la magia con cui erano nati, e, nonostante ciò, lui continuava a proteggere il suo nemico. Perché doveva essere così complicato tra di loro? Perché continuava a soffrire a causa sua? L'unico motivo che l'aveva spinta a tornare a Camelot era solo quello di conquistare il trono perché, una volta regina, lei sola avrebbe potuto decidere come regnare e con chi stare senza alcun pregiudizio. Ma quando sarebbe successo tutto ciò? 

Sentì un rumore alle sue spalle e si voltò indietro. Ginevra era appena arrivata. Riportò lo sguardo nel cortile centrale, in direzione di Artù, e un sorriso peccaminoso le incurvò le labbra di un colore rosso acceso. Doveva essere sicura di quello che c'era tra loro e usarlo a suo vantaggio.

《Mi dispiace molto per Artù》iniziò la sua commedia.

《Che intendete?》domandò Gwen alle sue spalle.

《Sposarsi contro la sua volontà》rispose.

《Non la sposerà, se non vuole》controbatté l'amica e Morgana assunse un'espressione vittoriosa prima di voltarsi verso di lei.

《È difficile da credere, ma non ha scelta. Anche se non volesse, anche se il suo cuore fosse di un'altra, anche se lei amasse lui...》insinuò, avvicinandosi al suo letto, mentre Ginevra lo stava rifacendo.

La ragazza avvertì uno strano tono di voce nella sua padrona. Era come se lei cercasse di provocarla per farle ammettere i suoi sentimenti per Artù. Tuttavia, cercò di restare imperturbabile e la principessa, di fronte al suo silenzio, proseguì.

《Ci conosciamo da troppo tempo, te lo leggo negli occhi: lui ti piace e tu piaci a lui》.

Era inutile continuare a negare e a fingere, ormai Morgana l'aveva capito.

《Non potrebbe mai accadere》confessò, scuotendo la testa.

《Sarebbe bellissimo, ma Artù non può cambiare duecento anni di storia, neanche volendo》disse la principessa.

《Lo so》affermò Gwen.

Quindi la stessa questione valeva anche per lei e Merlino? Non avevano mai avuto occasione di parlare della sua relazione d'amore da quando era tornata a Camelot.

《È così anche per voi e Merlino?》.

Morgana cambiò espressione. Non si aspettava una simile domanda. Strinse le labbra e distolse gli occhi dalla sua serva per puntarlo altrove. Le faceva male parlare di lui.

《Non stiamo più insieme da tantissimo tempo ormai. Ancora prima della mia scomparsa di un anno fa》ammise.

《Quindi non provate più nulla per lui?》le chiese la serva.

Se le avessero fatto quella domanda il giorno in cui era rientrata a Camelot, avrebbe risposto di sì, che non provava più niente per lui, ma ora, a distanza di ventidue giorni da quando era rientrata a Camelot, non era più così tanto convinta. Le due notti che avevano passato insieme era state belle, puramente fisiche, ma si chiedeva se veramente c'era stato solo il sesso e la passione tra di loro. Ripensò alla notte del suo compleanno e a quel unico momento in cui, di nuovo assieme, si era sentita finalmente felice. 

Inutile mentire a sé stessa, provava ancora qualcosa nei confronti del servitore di suo fratello ed era dell'idea che anche Merlino ricambiasse, ma non voleva confrontarsi con lui di quella notte. Forse per timore di sbagliare a seguire il suo cuore che gli stava sussurrando che il loro amore li legava ancora. Il suo cuore... credeva di non averne più uno da tempo ormai, eppure quando era con Merlino, quel cuore tornava a battere. Tornava a vivere. Abbassò le palpebre, restando in completo silenzio, respirò profondamente e pensò ai pochi attimi di felicità che aveva provato, quando era con lui.

Volevo solo scusarmi per non esserti stato vicino ultimamente e per farmi perdonare ho raccolto questi fiori per te. Anche se non stiamo più insieme... sì, ecco, insomma... tu puoi sempre contare su di mele aveva detto Merlino una mattina, poco dopo il suo ritorno a Camelot.

Tra le mani teneva un mazzo di fiori che aveva raccolto per lei.

《Sono bellissimi!aveva risposto lei per poi prenderlo.

《Ti ringrazioaveva aggiunto prima di baciarlo con disperazione.

《Hai tutto il diritto di essere arrabbiato con me per come ti ho trattatogli aveva detto la notte in cui si erano ritrovati per la prima volta da più di un anno.

《E a quale scopo?le aveva domandato lui.

《Ho sempre pensato che tu fossi un brav'uomo, Merlino》gli aveva confidato.

《Cosa te lo fa pensare?》l'aveva provocata lui.

《Guardaci. Dopo tutto quello che è successo tra noi, siamo ancora qui, insieme》aveva risposto Morgana.

Giurami che sono l'unica per te!gli aveva intimato l'ultima notte che passarono insieme.

Giurami te che sono l'unico!l'aveva sfidato lui, stringendole possessivamente il braccio contro il materasso.

Sua sorella voleva che lei mettesse da parte i suoi sentimenti per lui in modo da concentrarsi solo ed esclusivamente sulla sua vendetta e ci aveva provato, ma ora non riusciva più a controllarsi. Lo amava ancora. La mente non poteva dominare sul cuore e aveva terrore di ciò.

《Io... non lo so》borbottò.

Ginevra si limitò ad annuire e ne andò per proseguire con altre faccende e Morgana rimase sola a rimuginare. Ora aveva la certezza che tra lei e Artù c'era qualcosa, doveva solo usare quell'amore al momento opportuno. Merlino, intanto, aveva trascorso tutta la notte tra i libri e ancora non era riuscito a trovare nulla che potesse aiutare Elena.

《Credo che mi scoppierà il cervello e che gli occhi mi schizzeranno fuori dalle orbite》brontolò, chiudendo il volume che stava leggendo con frustrazione.

Gli occhi gli bruciavano dalla mancanza di sonno, non riusciva neanche più a tenerli aperti. Poggiò la fronte sul libro per la stanchezza.

《Non ti abbattere! C'è ancora questo》gli fece notare Gaius, intento a consultare il libro che stava indicando.

《Perché? È, forse, più utile di tutti gli altri?》domandò lui con finto interesse.

《È l'ultimo rimasto e, andando per esclusione, la risposta deve essere per forza qui》rispose il medico e Merlino rialzò il viso.

《Continuate...》lo incitò, anche se era sfinito.

《C'è una pozione creata molto tempo fa dalle streghe di Meredor che, se non mi sbaglio, costringerà la fata ad uscire da lei, ma non ho idea di come si prepari e di cosa siano molti di questi ingredienti》spiegò Gaius e il servo sospirò pesantemente.

Fantastico!, pensò con ironia. Tornò al lavoro, mentre Gaius si dedicò alla cura per Elena. Nel mentre, fu indotta una riunione importante nella sala del consiglio e il servitore la raggiunse, ricongiungendosi con il suo maestro.

《Vi prego, ditemi che avete la pozione, ho un pessimo presentimento》gli sussurrò, mentre la sala si riempiva di nobili.

《Le streghe di Meredor scrivono le ricette più difficili che abbia visto》replicò lui.

《Gaius!》lo sgridò Merlino.

《Ci sto lavorando. Ora dobbiamo trovare lo stame di un fiore di filipendula, ma sono molto più rari di un quadrifoglio》illustrò.

Fantastico!, pensò nuovamente Merlino. Elena fece il suo ingresso accompagnata dalla governante e, un po' titubante, affiancò il principe al centro della stanza, il quale prese parola.

《Sono onorato di essere qui di fronte a voi, alla presenza del nostro caro amico Lord Godwyn e della sua, incantevole, figlia Elena. Amo gli abitanti di questo regno, questo posto è la mia vita. Spero, un giorno, di continuare il buon regno di mio padre e di rendere Camelot un luogo di pace e felicità. Spero con tutto il mio cuore che voi, Principessa Elena, siate con me e per questo vorrei chiedervi di concedermi l'onore di diventare mia moglie》.

Si inginocchiò di fronte alla reale. I loro padri erano lì, felici e orgogliosi della loro unione, l'unica a essere triste e delusa era Ginevra. Artù non avrebbe mai voluto tutto ciò, ma spinto dai suoi doveri e dalla conversazione che ebbe con la sua amata poco prima di indire la riunione, fu costretto ad accettare il suo destino.

Se la sposo, tu che farai?, le aveva chiesto con le lacrime agli occhi. Vi guarderò diventare il re che Camelot si merita, gli aveva risposto lei e lo stava facendo. Li stava osservando in disparte, pur sapendo che dentro di sé stava soffrendo. Aveva ormai accettato che l'uomo che amava non avrebbe mai potuto essere suo e per questo lo stava lasciando andare. 

Al termine della riunione Merlino si recò nella foresta alla ricerca del fiore richiesto da Gaius e, appena lo trovò, tornò allo studio.

《Trovato!》esclamò.

《Cresce solo in acquitrini paludosi》lo informò Gaius.

《Al centro di acquitrini paludosi, proprio nel mezzo》affermò lui, fissando male il delicato fiore per cui aveva sprecato ore e fatiche per recuperarlo.

Aveva il viso ricoperto di fango e terra, puzzava terribilmente e il sole stava ormai tramontando. Lo consegnò a Gaius.

《Ottimo lavoro! Questo risolverà tutto e prima del matrimonio di domani》disse quest'ultimo.

《Le farà male, quando la fata uscirà?》si premurò il ragazzo.

《Sarà una persona nuova. Non si rende conto di quanti problemi le sta causando》lo rassicurò Gaius, raccogliendo lo stame del fiore per procedere con la creazione della pozione.

La notte calò presto e Grunhilda, approfittando del momento di quiete nel castello, si recò al lago di Avalon, luogo dove si nascondono e dimorano gli Sidhe, per avvertire il loro capo della scoperta da parte di Merlino del loro piano. Lo Sidhe decise di intrufolarsi a Camelot alla ricerca del servitore e, essendo una piccola luce bianca che emetteva bagliori blu, riuscì a trovarlo con facilità. 

Merlino stava dormendo beatamente, quando avvertì uno strano rumore simile al tintinnio di un campanellino che lo ridestò. Si guardò attorno e si accorse della presenza della lucina. Quest'ultima si muoveva troppo velocemente per poterla identificare a occhio umano, perciò usò la sua magia per rallentare il tempo e riuscì a scorgere la minuscola figura di uno Sidhe che lo stava attaccando con l'uso del suo piccolo bastone magico. Merlino lo evitò appena in tempo, ruzzolando dal letto e prese il suo bastone da Sidhe da sotto una tegola del pavimento. 

Lo Sidhe ritentò l'attacco, ma Merlino lo scansò e il rumore svegliò di soprassalto Gaius. Fu il turno del mago a contrattaccare, ma la minuscola creatura si spostò di lato e l'incantesimo colpì la credenza che cadde, rompendo tutto il materiale presente. Lo Sidhe si muoveva rapidamente nella stanza, perciò Merlino usò i poteri per rallentare il tempo e così facendo, ebbe la prontezza di prendere la mira e colpire il piccolo nemico con il bastone, il quale si smaterializzò in uno scoppio di luci bianche e blu. 

Rimise lo scaffale al suo posto e Gaius notò solo in quel momento che la boccetta che conteneva la pozione di Elena si era rotta nella confusione. Il mago seguì il suo sguardo e capì subito di che cosa si trattasse.

《Ditemi che ne avete ancora, vi prego》lo supplicò, ma lui non aprì bocca, limitandosi solo a fissarlo, e Merlino intuì la sua risposta muta.

Il sole, molto presto, sarebbe sorto e il matrimonio si sarebbe celebrato nel giro di poche ore. Il ragazzo sospirò, dovevano mettersi subito all'opera.

L'alba arrivò ed Elena, al risveglio, si stava già preparando per il matrimonio, grazie alle cure amorevoli della sua governante. Non era per nulla felice di convolare a nozze, soprattutto perché l'uomo che stava per sposare non l'amava e pure lei non ricambiava. L'unico motivo che l'aveva spinta ad accettare quel matrimonio era per via dell'amore che provava per suo padre. Sapeva bene quanto fosse importante per lui quella unione e aveva messo da parte la sua felicità a discapito di quella di suo padre. Intanto, Gaius stava finendo gli ultimi passaggi per completare la cura e Merlino osservava ogni suo movimento con impazienza.

《Ci siamo?》domandò e il medico annuì con un cenno della testa.

Il servo sospirò di sollievo.

《Sia ringraziato il cielo!》. 

Trascorrere la notte per recuperare nuovamente tutti gli ingredienti necessari e preparare la pozione era servito a ottenerla prima dell'inizio del matrimonio.

《Bene, ma come riusciremo a farla bere a Elena con Grunhilda nei paraggi?》gli domandò l'anziano e Merlino ebbe subito un'intuizione.

A Grunhilda piaceva Gaius, perciò lui era una facile esca per distrarre la donna. La sua idea lo stava già facendo sorridere di divertimento prima ancora di poterla esporre a voce.

《Credo di conoscere un modo》insinuò con un tono di voce allusivo, puntando lo sguardo al suo interlocutore, il quale intuì di essere, in qualche modo, coinvolto nella sua illuminazione.

Seppur controvoglia, si diresse nelle stanze della principessa e bussò alla porta in attesa che Grunhilda gli aprisse. La donna si mostrò subito molto entusiasta della sua presenza e ancora di più, quando l'anziano le chiese di parlare da soli nei sotterranei del castello, dove Merlino li stava attendendo. La governante non voleva lasciare da sola Elena, la quale si trovava ancora in camicia da notte, con i capelli tutti scombinati e mentre provava a camminare su dei tacchi, fallendo miseramente, ma l'eccitazione che provava per quell'uomo la convinse a cadere nella trappola sua e del mago. 

Merlino uscì dal suo nascondiglio e senza farsi vedere da Grunhilda, distratta a parlare con Gaius, raggiunse il cancello della sala ormai abbandonata e impolverata da anni e attese che il medico lo raggiungesse. Quando quest'ultimo lo fece, chiuse l'uscio e Merlino sigillò la serratura con la magia. La fata capì di essere stata presa in giro dal suo amato e i due uomini ne approfittarono. Il tempo, ormai, stringeva: gli invitati stavano iniziando a occupare la sala del trono dove si sarebbe svolta la celebrazione e Grunhilda tentava più volte di uscire dalla sua prigionia. 

Merlino e Gaius erano vicini a raggiungere le stanze di Elena, ma la governante li fermò. Il mago la colpì subito con il suo bastone da Sidhe e lei cadde a terra, ma riuscì a rialzarsi, nonostante il danno subito fosse potente. Merlino si scambiò uno sguardo alquanto sorpreso con Gaius. Come aveva fatto a resistere alla magia dei Sidhe?

《Cercherò di trattenerla, ma fate presto》gli intimò, permettendogli di proseguire.

Riprese a colpire la fata con la magia del bastone, lanciandola violentemente contro il muro, ma sopravvisse. Sbuffò, spazientito. Era un nemico più vigoroso di quanto pensasse. Attaccò nuovamente con più potenza e la donna si smaterializzò, diventando polvere dorata che si depositò sul pavimento. Raggiunse Gaius, pronto per affrontare la Sidhe, e quando Elena svenne sul letto, dopo aver bevuto la pozione, l'essere magico uscì dalla sua bocca e iniziò a volare per la stanza sotto forma di pallina bianca dai bagliori blu. Il mago prese la mira e la colpì, distruggendola. 

La principessa si ridestò dal mancamento e Gaius le disse di aver avuto uno crollo emotivo per l'imminente matrimonio. Tuttavia, la donna si sentiva bene, erano anni che non si sentiva così libera e spensierata. I due si congedarono per concederle gli ultimi minuti che aveva prima del matrimonio e Merlino si recò dal suo padrone, già pronto e in attesa davanti alle porte serrate della sala del trono.

《Vi ho portato la vostra spada da cerimonia》intervenne alle sue spalle.

《Perché mi ci getti sopra?》commentò lui senza degnarsi di voltarsi.

《Spero di no》rispose l'amico, ma Artù non ribatté.

Merlino capì subito che lui era perso nei suoi pensieri.

《Cosa c'è?》gli chiese.

《Tu non capiresti, Merlino, non sai cosa si provi ad avere un destino da cui non puoi sfuggire》confessò lui.

Il moro reagì con un sorriso di scherno, anche se sapeva che il principe non poteva vederlo. Invece, sì, lui conosceva molto bene cosa si provasse. Aveva imparato a sue spese quanto il destino che incombeva sulle sue spalle era pesante da sopportare. Avvertiva le responsabilità e la speranza per un futuro migliore su di sé e, molto spesso, quello stesso destino gli impediva di essere felice con l'unica persona che desiderava al suo fianco: Morgana. Artù allungò la mano per prendere la sua spada e la infilò nel cinturino in pelle che portava in vita.

《Il destino non ci rende la vita facile. È una trappola, come se tutta la vostra vita fosse già pianificata e voi non aveste il controllo su niente... e non sapete neanche se ciò che il destino ha deciso, sia la cosa migliore》si sfogò e Artù indirizzò i suoi occhi su di lui con sguardo accigliato.

Era proprio così che si sentiva in quel momento. Si sentiva soffocare da quel destino per cui era nato, ma che gli impediva di seguire il suo cuore. Come faceva Merlino a saperlo? Come faceva a cogliere le sue stesse sensazioni solo con delle parole?

《Sembra che tu te ne intenda》gli fece notare.

Merlino si riprese dalle sue riflessioni e tornò a fissare il biondo.

《Ho letto un libro》mentì con naturalezza.

Artù corrugò le sopracciglia, ancora più confuso dall'atteggiamento dell'amico. Fino a poco fa sembrava così serio, mentre ora era tornato spensierato. Non avrebbe mai capito cosa gli frullava nella testa. Ma di una cosa era certo: aveva sempre contato sulle sue parole e in quel momento aveva un disperato bisogno della sua approvazione.

《Che dice questo libro? Devo sposarla?》gli chiese, ma lui scosse la testa.

《Non sta a me dirlo, Sire》. 

Artù non accettò il suo rifiuto, non ora che era sul punto di sposarsi.

《Te lo sto chiedendo e tu devi rispondere. Cosa faresti se Morgana fosse obbligata a sposare un nobile e tu dovessi guardare le sue nozze, sapendo che non puoi fare nulla per impedirlo se non guardarla con un altro uomo?》.

Non lo sapeva neanche lui, non gli era ancora capitato di trovarsi in quel contesto fortunatamente. Non aveva idea di come avrebbe reagito, ma era sicuro che non sarebbe rimasto a guardare la sua amata sposarsi con un altro. Non lo avrebbe sopportato.

《Davvero volete saperlo?》si accertò e lui lo incitò con un cenno del capo.

Alzò un sopracciglio e poté esporre il suo parere con una certa sfrontatezza perché sapeva che per Artù era importante il suo punto di vista.

《Penso che voi siate impazzito e che siate tutti impazziti. Bisogna sposarsi per amore, non per convenienza e se Uther pensa che un re infelice renda un regno più forte, sbaglia perché voi governerete Camelot, ma potete scegliere il modo di farlo》.

Il principe rimuginò su ogni sua singola parola, puntando lo sguardo nel vuoto. Sembrava perso, in un altro mondo. Merlino pensò che, forse, aveva esagerato troppo, ma Artù stava solo decidendo cosa fare. Le porte della sala alle sue spalle si aprirono e lui avanzò. Elena raggiunse il suo sposo poco dopo, accompagnata dal padre. La corte era riunita e Geoffrey poté iniziare il ricevimento.

《Gentiluomini e gentildonne di Camelot, siamo riuniti qui oggi per celebrare, secondo l'antico rito del legame delle mani, l'unione tra Artù Pendragon e la principessa Elena di Gawant》.

Mentre l'anziano parlava, il principe volse lo sguardo in direzione di Ginevra che assisteva all'evento in prima fila, affianco a Morgana, con un'espressione triste. Stava facendo molta difficoltà a guardare come gli aveva promesso, ma cercava in tutti i modi di resistere. Elena seguì il suo sguardo puntato su una serva e intuì che lui doveva provare qualche forma di sentimento nei suoi confronti.

《È vostro desiderio, Artù, unirvi a questa donna?》domandò Geoffrey al principe.

《Lo è》rispose quest'ultimo con un filo di voce.

L'anziano fece la stessa domanda alla principessa.

《È vostro desiderio, Elena, unirvi a questo uomo?》.

La nobile si voltò a guardare il padre, il quale le fece un cenno affermativo del capo, per poi rispondere.

《Lo è》.

《Qualcuno si oppone?》interpellò Geoffrey.

Ginevra avrebbe voluto con tutto il cuore opporsi, ma sapeva di non poterlo fare. Lei non era nessuno di importante agli occhi di Uther e di tutta la corte presente per contestare il matrimonio e nonostante dentro di sé gridasse dal dolore, lei non fiatò. L'uomo proseguì.

《Poiché oggi siamo qui tutti riuniti, testimoni di questo rito...》.

Artù lo interruppe, non riuscendo più a resistere. Sapeva che stava andando contro le regole del regno, ma doveva fare ciò che riteneva giusto per sé stesso e per il suo cuore.

《Aspettate!》.

Geoffrey si rivolse al reale.

《C'è qualcosa che vorreste dire, Artù?》.

Gwen sollevò il mento per puntare gli occhi scuri sul suo amato e Merlino, disposto in un angolo in fondo alla sala, fece lo stesso. Aveva ormai perso la speranza che Artù intervenisse e facesse la cosa giusta. Il principe scosse la testa prima di prendere parola.

《Avrei dovuto farlo molto prima: c'è qualcosa che ho nel cuore e che non ho detto. Elena, voi siete una donna straordinaria e davvero meravigliosa, ma io devo ascoltare il mio cuore》.

Uther e Godwyn si scambiarono un'occhiata perplessa, mentre Morgana rivolse un rapido sorriso in direzione della sua serva, la quale non lo notò, troppo concentrata a fissare Artù, cercando allo stesso tempo di non farsi inutili illusioni. Merlino annuì con un cenno del capo, orgoglioso del coraggio di Artù. La principessa annuì e gli sorrise, già consapevole della risposta che avrebbe ricevuto dal principe alla sua domanda.

《Voi non mi amate?》.

《No e credo che, se siete sincera, neanche voi amate me》.

《No》affermò lei, negando con la testa.

《Allora, siamo qui per dovere. Mi perdonate?》si scusò Artù.

《Concordo con tutto ciò che avete detto. Grazie, Artù》rispose Elena.

Merlino sorrise di felicità. Artù aveva seguito i suoi consigli, ma soprattutto il suo cuore e ciò faceva di lui un degno e giusto sovrano per Camelot. Ginevra serrò le labbra per non urlare dalla gioia. Era così felice che le lacrime stavano per uscirle dagli occhi. Sbatté velocemente le palpebre per ricacciarle indietro e respirò profondamente. L'unico a non essere contento della decisione del principe era proprio Uther che, appena il figlio si ritirò nelle sue stanze, lo seguì per sbraitargli contro.

《Cosa pensavi di fare?!》.

《Fare la cosa giusta》gli rispose Artù, mentre si toglieva il lungo mantello rosso dalle spalle.

《Per chi? Per Camelot o per te stesso?》lo sfidò il re.

《Le due cose non sono separate》ammise lui.

《Finché non capirai il valore del dovere, non sarai pronto per diventare re》replicò Uther.

《Quando sarò pronto ad essere re, sarò un re migliore grazie al sostegno e alla forza... di una donna che amo》concluse il principe.

Con il matrimonio ormai annullato, Lord Godwyn ed Elena si prepararono per lasciare Camelot e tornare al loro regno. Quest'ultima, da quando Merlino l'aveva liberata dalla Sidhe, aveva un comportamento e un'eleganza che rispecchiava la principessa che era. Era impeccabile e attenta, sia nei movimenti che nel decoro e Artù l'aveva notato, mentre attendeva il suo arrivo per poterla salutare.

《Elena sembra diversa》constatò, mentre la diretta interessata stava scendendo la gradinata del castello.

《Non starete cambiando idea, vero?》lo provocò Merlino al suo fianco.

《Direi di no, no!》negò lui, scuotendo la testa con certezza e la principessa li raggiunse.

《Vi ringrazio, Artù Pendragon. Spero che troveremo entrambi l'amore che meritiamo. Se poi vorrete essere battuto ancora una corsa a cavallo, sapete dove trovarmi》disse per poi sorpassarlo in attesa del padre.

I due re si salutarono e Artù e Merlino rientrarono nel castello. Il principe notò Ginevra che stava scendendo le scale e la raggiunse per poter scambiare qualche parola con lei. Il servo intuì che, magari, i due volessero stare un po' da soli e ne approfittò per cercare Morgana. Si diresse verso i suoi alloggi e la vide in fondo al corridoio. 

Era di una bellezza innaturale grazie al vestito argenteo che aderiva al corpo, evidenziandone le forme, e i capelli che cadevano sciolti in lunghi boccoli. Il suo viso era libero dalle ciocche ribelli, le quali erano state fissate con delle perline bianche che percorrevano tutte le onde definite come una cascata. L'aveva scorta di sfuggita alla celebrazione e anche se si era trattato di qualche istante, vederla gli aveva tolto completamente il fiato. 

Si nascose nel primo vicolo che trovò e attese il suo arrivo. Quando la principessa gli passò davanti, allungò la mano per prenderla per il braccio e la trascinò verso di sé, in modo da non poter essere visti da nessuno. Morgana sussultò dalla paura, quando avvertì il tocco di qualcuno sul suo corpo, ma si calmò nel riconoscere il servitore. Si chiese subito cosa volesse da lei, ma Merlino anticipò i suoi pensieri.

《Morgana, non sposarti mai》le intimò.

《Non essere ridicolo, cosa stai dicendo?》lo derise lei.

《Nessun nobile sarà adatto per te》spiegò Merlino, scuotendo la testa.

La verità è che non riusciva nemmeno a concepire l'idea che la sua amata sposasse un altro uomo. 'Cosa faresti se Morgana fosse obbligata a sposare un nobile e tu dovessi guardare le sue nozze, sapendo che non puoi fare nulla per impedirlo se non guardarla con un altro uomo?'

Quella domanda di Artù lo aveva fatto riflettere e l'ipotesi che un giorno potesse veramente realizzarsi ciò, lo terrorizzava. Aveva già perso Morgana una volta e non intendeva rinunciare a lei, anche a costo di passare per egoista.

《Come fai ad esserne sicuro?》lo provocò la principessa.

《C'è ancora qualcosa tra noi. Le ultime due notti che abbiamo trascorso insieme...》.

《Non è successo nulla!》lo interruppe Morgana.

Sebbene avesse ammesso a sé stessa di provare ancora dei deboli sentimenti per lui, non poteva permettere al suo cuore di offuscare la sua vendetta. Aveva troppo timore di soffrire. Accennò qualche passo per andarsene e scappare il più distante da Merlino, ma quest'ultimo la ostacolò.

《Smetti di evitarmi!》.

Morgana si alterò.

《Cosa vuoi che dica?!》.

《Che potrebbe ancora esserci qualcosa tra noi》insistette il moro, ma lei non demorse.

《Devo andare》.

D'altro canto, neanche Merlino aveva intenzione di mollare.

《Non farlo》.

《Tu non sei nessuno per darmi ordini》gli ringhiò contro.

《Allora perchè incroci i miei sguardi, se non sono degno della tua attenzione? Perchè ricambi i miei baci, se non provi più niente per me? Perchè abbiamo passato notti assieme, se sono solo un insignificante servo?》la sbeffeggiò lui.

La nobile non credeva che Merlino se ne fosse accorto. E aveva perfettamente ragione: non avrebbe dovuto avere nessun riguardo o interesse nei suoi confronti, eppure accadeva. Non rispose e Merlino approfittò della sua debolezza per avvicinarsi a lei. Morgana sentiva il respiro mancarle, presto non sarebbe più stata in grado di controllare i suoi desideri. Bramava il suo bacio e il suo tocco da troppo tempo. Tuttavia, riuscì a ritrovare un briciolo di autocontrollo.

《Devi smetterla!》gli impose.

《Sei ancora qui perché lo vuoi anche tu》la sfidò Merlino, ma la principessa scosse debolmente la testa.

《No!》.

☆☆☆☆☆☆☆☆☆☆☆☆☆☆

Cadde il silenzio e i due si guardarono negli occhi per lunghi istanti. Il servo trovò il coraggio di approssimarsi lentamente alla sua bocca e catturò il suo labbro inferiore, impaziente di gustare il suo sapore. La nobile gemette e schiuse le labbra, quando avvertì la lingua del ragazzo farsi strada all'interno della sua bocca. Merlino interruppe il bacio e si scostò leggermente da lei.

《Baciami ancora...》lo supplicò Morgana.

Il mago portò la mano tra i suoi morbidi capelli e si lanciò sulla sua bocca, quasi con urgenza. Mugolò d'approvazione e la fece indietreggiare, bloccandola contro il muro. Iniziarono a gemere e ad ansimare e le lasciò qualche rossore sul collo. Non riusciva più a fermarsi e nemmeno lei. 

La principessa infilò le dita tra la sua chioma, scompigliandogliela e tirando qualche ciocca con delicatezza. Gli levò la giacca dalle spalle e lui la gettò frettolosamente per terra. Le sue mani corsero lungo tutto il corpo di Morgana: nei fianchi, nei seni, dietro la schiena...

《Fermati!》lo respinse, staccandosi bruscamente dalle sue labbra.

Non poteva soccombere a lui, soprattutto, non doveva! Aveva già ceduto due volte e le sue emozioni la stavano facendo vacillare sul reale motivo per cui era a Camelot.

《Uther ci scoprirà》tentò di allontanarlo a sé in segno di difesa.

Voleva proteggersi dal suo sguardo, dal suo tocco e dal suo amore, non perché non lo ricambiasse, ma perché non voleva ricambiarlo. Merlino avanzò di un passo e Morgana addossò la schiena alla parete alle sue spalle. La sua mente voleva scappare da lui, ma il suo cuore desiderava farla restare e lui lo sapeva. 

Il mago allungò le dita verso la sua guancia che sfiorò con delicatezza come si farebbe con i petali di un fiore e la baciò nuovamente, stavolta con più calma. Morgana si lasciò baciare e si arrese totalmente a lui. Certo che non sarebbe più stato rifiutato, il servo le sollevò la gonna dell'abito e, istintivamente, la nobile sollevò la coscia, piegando il ginocchio contro il suo fianco. 

Merlino percorse con le dita la pelle liscia della gamba, facendo tremare la donna dall'eccitazione. Avanzò verso la sua natica che palpò, mentre le divorava il collo con baci alternati a deboli morsi. Morgana ansimò con più enfasi e avvolse le braccia intorno alla schiena di lui, afferrando i lembi della sua camicia blu e li strinse in un pugno. Merlino scese dal collo fino ai seni, leccando e succhiando la pelle che il vestito non copriva.

《Merlino, ti voglio》gli confessò con la voce che tremava.

Lui la baciò e Morgana infilò la lingua all'interno della sua bocca, mentre posava le mani sulle sue guance per non staccarsi da lui. Il servo si slacciò la cintura e abbassò di poco i pantaloni. Poi unì le loro intimità, facendo mugolare entrambi. Iniziò subito a muoversi, spingendosi lentamente dentro di lei, mentre le sorreggeva la coscia scoperta dalla gonna dell'abito.

《È l'ultima volta》ansimò la donna, mentre si stringeva a lui.

Il servo aumentò il ritmo, gemendo più rumorosamente, ma dovette trattenersi. Tra baci sulle labbra, morsi sul collo e rossori sulla pelle, i due raggiunsero l'apice della passione, placando i loro desideri.

☆☆☆☆☆☆☆☆☆☆☆☆☆☆

《È finita! Questa è stata la nostra ultima volta. Non possiamo più vederci》gli intimò, ma Merlino non rispose, perso nelle sue riflessioni.

Perché si ostinava ad allontanarlo? Perché non accettava che nessuno dei due riusciva a stare lontano dall'altro? Questo continuava a chiedersi in testa. La principessa si sistemò l'abito per poi rifugiarsi nelle sue stanze, mentre Merlino l'osservava scappare, per l'ennesima volta, da lui.

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