LIV

In questo capitolo sono presenti scene sessuali esplicite, contrassegnate all'inizio e alla fine da una riga in grassetto con questo simbolo ☆
Se siete sensibili e non volete leggere tali tematiche, scorrete avanti.

Buona lettura!

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Al mattino Artù informò il padre della fuga di Merlino. Era interiormente sollevato che fosse riuscito a scampare alla condanna di Uther, sapeva di non poter fare nulla per lui. La notizia della sua evasione, però, non rese affatto contento il goblin che reagì in malo modo, sminuendo l'inefficienza delle guardie per non essere riuscite a catturarlo in tempo. Quell'atteggiamento fece subito insospettire il principe, il quale cominciò a riflettere che, forse, Merlino poteva avere un briciolo di ragione.

Le sentinelle continuarono a setacciare la città invano, mentre il giovane mago sbirciava i loro spostamenti dalla finestra della casa di Gwen.

《Dobbiamo fare uscire il goblin da Gaius》constatò, dopo aver informato l'amica di tutto quello che era successo a lui e al medico negli ultimi giorni.

《E come facciamo?》postulò lei.

Merlino scosse la testa, non sapendo come rispondere. Distolse lo sguardo dalla finestra, puntandolo altrove, riflessivo.

《Non lo so. Proverò a entrare nelle sue stanze, potrei trovare qualcosa nei suoi libri》ipotizzò.

《Io cosa faccio?》si offrì Gwen, desiderosa di aiutarlo.

Il giorno precedente, poco prima di essere arrestato, Merlino stava cercando il suo padrone per confidargli dell'intruso che aveva preso il controllo di Gaius, ma non aveva fatto in tempo. Quindi pensò che Ginevra potesse rimediare.

《Dobbiamo cercare di convincere Artù. Forse se tu gli parli, potrebbe ascoltarti》propose.

La serva tentennò in un primo momento. L'idea di vedere il principe non la entusiasmava molto, anzi la stava facendo sentire parecchio inquieta dopo la flatulenza che si era lasciata scappare al consiglio.

Provava ancora un grande imbarazzo e Merlino comprendeva il suo disagio, tuttavia lei era l'unica che, al momento, poteva aggirarsi liberamente per il castello. Malvolentieri fu costretta ad acconsentire alla richiesta dell'amico.

Un bussare alla porta distolse l'attenzione di Artù dalla vetrata oltre la quale si era affacciato per guardare il panorama.

《Ah, Gaius! Entra pure》incitò il medico ad accomodarsi.

Era il momento di metterlo alla prova e verificare una volta per tutte la veridicità di Merlino. Se anche una sola parola detta dall'anziano fosse stata fuori senno, non avrebbe esitato nel difendere il servo di sua spontanea volontà.

《Ho sentito che volevate vedermi》lo informò il goblin.

《Volevo ringraziarti di persona. Non deve essere stato facile accusare Merlino》spiegò lui.

《La mia lealtà verso Camelot viene prima di tutto il resto》asserì l'altro.

《E questo lo apprezziamo. Quando lo prenderemo, lo vedrai impiccato》proseguì il principe.

《Giusto, non vedo l'ora!》esultò in tono compiaciuto il goblin e Artù cambiò totalmente espressione.

Il sorriso tirato che aveva esibito fino a qualche istante prima, scomparve e la consapevolezza che il suo servitore aveva ragione si fece sempre più evidente.

《Qualcosa non va?》gli domandò il goblin, notando il suo cambiamento repentino.

《Il Gaius che conosco non vorrebbe mai vedere Merlino impiccato. Merlino ha detto la verità》diede voce ai suoi pensieri, allungando la mano per afferrare la sua spada e puntargliela contro.

Il goblin, messo alle strette, usò la magia per lanciare contro il nobile un piccolo vaso con l'intento di stordirlo e quest'ultimo crollò a terra per la forte botta alla testa. Quando si risvegliò, scoprì una brutta sorpresa: poco prima di scappare, il goblin gli aveva lanciato un incantesimo, facendogli spuntare delle lunghe orecchie da asino. Un secondo bussare alla porta lo riscosse.

《Artù, sono Ginevra. Posso entrare?》domandò la ragazza oltre la soglia.

Non poteva rispondere perché, oltre alle orecchie, gli era stata modificata anche la voce. La serva aprì l'uscio con molta titubanza e lo raggiunse, scoprendo la sua condizione. Ne fu sconvolta.

《Che vi è successo?》si premurò.

Il principe tentò di parlare, ma inutilmente perché dalla sua bocca uscivano solo versi da asino e Ginevra rimase ancora più scioccata, sentendolo gemere in quel modo. Non aveva compreso nulla, ma come poteva? Non sapeva il linguaggio degli asini.

《È stato Gaius, vero? È un goblin》gli rivelò.

《Merlino ha un piano: cattureremo il goblin, voi restate qui》aggiunse prima di lasciarlo da solo per raggiungere il mago già rientrato con l'occorrente necessario.

《Artù è un asino?》fu l'unica risposta di quest'ultimo, quando lei gli rivelò lo stato in cui aveva trovato il principe.

Merlino non era sicuro di aver udito bene. Insomma, Artù era diventato un asino?

《Ha le orecchie d'asino e anche la voce. Raglia...》specificò Gwen.

Il ragazzo cercò di trattenere l'impulso di ridere in una linea dritta delle labbra.

《Lui raglia》ripeté e lei confermò con un cenno del capo.

Immaginò il suo padrone secondo la descrizione dell'amica e non poté più resistere, scoppiando in una fragorosa risata.

《Non è divertente, Merlino》gli fece notare Gwen, non riuscendo nemmeno lei a nascondere un sorriso.

《No, no, no, certo che no! Artù con orecchie d'asino non fa ridere》commentò lui, riprendendo a ridere con gusto.

《Era talmente tenero, non ho mai visto Artù in quel modo》confidò dolcemente tra le risate divertite del servo.

Ginevra aveva il tipico sguardo da ragazza completamente innamorata e perduta dell'uomo che aveva conquistato il suo cuore, tuttavia i due si ricomposero e tornarono seri.

《Hai scoperto qualcosa?》gli chiese la donna.

Merlino chinò lo sguardo sul libro aperto che stava consultando poco prima dell'arrivo di Gwen.

《Credo di sì. Se il corpo che lo ospita muore, muore anche il goblin. Per cui se Gaius morisse, il goblin uscirebbe dal corpo》rivelò.

《Vuoi far morire Gaius?》intuì lei, fissandolo contrariata.

《Solo un po'》affermò l'altro.

《Quando il goblin uscirà, lo chiuderemo in una cassa rivestita di piombo. Da lì non potrà mai più fuggire》proseguì, avvicinandosi alla finestra per dare una breve controllata.

《Ma non abbiamo una cassa così》gli fece notare Ginevra.

《Ci penso io》concluse Merlino, socchiudendo la porta per andarsene.

Si infiltrò nella biblioteca reale, distraendo il proprietario con un diversivo e raggiunse la sala segreta per recuperare la cassa che aveva contenuto il goblin prima che lui lo liberasse. Poi, insieme a Ginevra, si diresse allo studio.

《Presto, Merlino!》lo incitò la ragazza, mentre controllava il corridoio in attesa del ritorno del medico.

《Sto facendo del mio meglio, ma è Gaius che si occupa dei veleni》si giustificò lui, mentre riversava un liquido scuro e letale su tutto il contenuto dorato del baule.

Tra le monete e i gioielli preziosi notò la presenza di un bracciale a lui molto famigliare. Sembrava essere quello che aveva visto sempre addosso a Morgana. Quando la storia del goblin sarebbe stata risolta, avrebbe provveduto a restituirglielo.

《Appena il goblin uscirà, devi dare a Gaius l'antidoto. Abbiamo qualche secondo oppure morirà》illustrò all'amica.

《Sta arrivando!》lo avvertì lei.

Merlino richiuse velocemente l'anta del forziere, consegnò la boccetta contenente la cura a Gwen e ripose l'oggetto al posto originale. I due si nascosero dentro la stanza del ragazzo, poco prima che il goblin varcasse la soglia dello studio. Videro che prese il baule per leccare avidamente le monete dorate accumulate in quei giorni e la scena fece disgustare Ginevra.

Per gli esseri umani era un comportamento insolito, ma per quel genere di creatura leccare le monete era come gustarsi il suo cibo prelibato. Non poteva farne a meno, era una tentazione impossibile da resistere. Dopo alcuni secondi il goblin iniziò ad avvertire i primi effetti del veleno. La vista gli apparve annebbiata e vacillò sulle sue stesse gambe, sentendosi improvvisamente debole.

Merlino e Gwen uscirono allo scoperto e il goblin capì di essere caduto in una trappola organizzata da loro.

《Questo è veleno! Avete avvelenato Gaius》.

《Lascia il suo corpo finché puoi》gli intimò il mago e lui non se lo fece ripetere due volte.

Sgusciò dall'orecchio del medico e, sotto forma di luce, iniziò a girovagare per la stanza per non farsi acciuffare da Merlino. Quest'ultimo intimò a Ginevra di dare l'antidoto a Gaius, svenuto sul pavimento, ma il goblin volle ostacolarla, facendola sbattere contro un tavolo lì vicino. La boccetta cadde dalla mano della ragazza e si mescolò insieme a tutte le altre pozioni.

Mentre tentava di trovare quella giusta, il goblin si intrufolò dentro la bocca di Merlino per prendere il possesso del suo corpo, ma il ragazzo riuscì prontamente a sputare la luce sul fondo della cassa e a sigillarla. Il goblin gli intimò di farlo uscire, ma la voce di Gwen attirò l'attenzione del servo.

《Non so qual è l'antidoto》.

La raggiunse di corsa e si mise a rovistare in fretta e furia.

《Sta morendo!》esclamò lei in preda alla disperazione.

La paura di perdere Gaius li stava facendo agitare sempre di più e ormai avevano solo pochissimi istanti prima che il cuore del medico smettesse di battere per sempre. Merlino intravide il liquido chiaro della cura.

《È questo》disse, avvicinandosi all'anziano.

Gli inumidì la bocca con alcune gocce, ma Gaius non sembrò reagire.

《Sicuro sia quello giusto?》gli chiese Ginevra.

Merlino non era sicuro per niente, l'unica cosa di cui era certo era che lui non poteva morire.

《Gaius, forza! Ti prego! Andiamo, vecchio caprone testardo!》gli urlò contro.

Gwen sospirò, sconfitta. Non c'era più niente da fare, l'avevano perso. La speranza li stava abbandonando, fino a quando la voce di Gaius spezzò il silenzio.

《Chi mi ha chiamato vecchio caprone testardo?》esalò con un debole sorriso, aprendo finalmente gli occhi.

Merlino ricambiò il sorriso e sospirò profondamente per la felicità insieme a Ginevra. Gaius era salvo, anche quella volta ce l'aveva fatta.

Una volta che il medico si riprese completamente, lui e il servo si recarono alla sala del consiglio dove Gaius confermò la verità già rivelata da Merlino. Per rafforzarla ancora di più, avevano portato la cassa dove il goblin era stato nuovamente imprigionato.

《Mi stai dicendo che sei tu il responsabile della calvizie, flatulenza, pustole e delle orecchie d'asino?》gli domandò Uther, ancora leggermente incredulo.

Merlino volse lo sguardo verso Artù e il ricordo di quello che gli aveva confidato Gwen solo qualche ora prima lo fece sorridere, ma dovette trattenersi. Non negava che gli dispiaceva non averlo visto con i propri occhi.

《Temo di sì, Mio Signore o meglio era il goblin, il responsabile, mentre era dentro di me》.

《La magia ha il potere di corrompere anche l'uomo più rispettabile》confabulò il sovrano.

《Infatti! Devo, comunque, assicurarvi che Merlino è del tutto innocente》proseguì Gaius e Morgana posò i suoi occhi grigio-verdi sulla figura esile del servo.

Non sapeva perché, ma in quel momento lo studiò attentamente. Avvertiva un inspiegabile desiderio di baciarlo, toccarlo e spogliarlo. Era arrabbiata con lui per le loro divergenze, ma allo stesso tempo ne era terribilmente affascinata.

Suppose che quell'attrazione fisica fosse dovuta, molto probabilmente, alla mancanza di sessualità nella sua vita quotidiana. D'altronde non aveva più avuto rapporti con nessun uomo da oltre un anno, esattamente da quando si era concessa a Merlino per la prima volta.

Il pensiero di godersi una notte di puro piacere le attraversò la mente e la vittima scelta era proprio davanti a lei. Certo, avrebbe potuto selezionare un uomo dalle prestanze fisiche indubbiamente migliori di Merlino, ma era proprio quest'ultimo che la faceva eccitare più di tutti gli altri amanti che aveva avuto in gioventù.

《Allora è perdonato》dichiarò Uther.

Il moro riconobbe lo sguardo meticoloso della principessa addosso e, come provocazione, sollevò l'angolo della bocca in un debole sorriso malizioso. Morgana intuì subito che lui la stava sfidando silenziosamente con gli occhi e si ritrovò a ricambiare quella stessa sfida, sollevando compiaciuta le sopracciglia ed esibendogli un sorriso peccaminoso.

《Posso suggerire di custodirlo in un luogo dove nessuno possa più liberarlo?》raccomandò il medico in riferimento allo scrigno con il goblin al suo interno e il re concordò.

《Mettetelo nei sotterranei. Gaius, sai per caso chi è il responsabile della prima fuga del goblin?》.

Merlino abbassò gli occhi, sentendosi interpellato, ma Gaius lo tutelò come sempre.

《Non ne ho proprio idea, Mio Signore》.

I due si congedarono dalla sala con un inchino. Merlino dedicò il resto della giornata al suo lavoro e Artù ai suoi soliti allenamenti. Gaius lo raggiunse al campo d'addestramento.

《So che è stato molto difficile contro il goblin》disse, mentre entrambi osservavano il combattimento in corso del principe.

《E come al solito nessuno mi ringrazia mai》sbuffò il servo.

《Visto che sei stato tu a liberare il goblin, non credo che ti meriti dei ringraziamenti》gli rinfacciò il medico.

《Ma Artù non lo sa》borbottò lui.

《E ti conviene davvero sperare che non lo scopra》gli intimò Gaius.

Quello che, però, l'anziano non sapeva era che Artù era ancora sotto l'effetto dell'incantesimo del goblin, condizione che Merlino aveva prolungato per qualche ora per potersi prendere gioco del principe.

Infatti, quest'ultimo era impegnato a ridere e scherzare con i suoi amici che tra le risate sfuggì anche qualche verso di asino. I nobili, suoi coetanei, smisero subito di sghignazzare e chinarono il mento, imbarazzati. Gaius riconobbe subito il trucco magico del suo allievo e si voltò per rimproverarlo.

《Merlino!》.

Il servo si grattò la tempia, colpevole, ma non poté fare a meno di sorridere divertito.

《Solo un altro giorno, è troppo bello》si difese con tono fintamente innocente, mentre Artù cercava di fingere che non fosse successo nulla, schiarendosi la gola.

I due scoppiarono a ridere per la situazione e si ritirano nelle loro stanze. Quella stessa sera, dopo cena, arrivò il momento più temuto da Merlino. Doveva restituire il bracciale rubato dal goblin a Morgana e la cosa lo turbava non poco.

Non sapeva bene come approcciarsi con lei, soprattutto dopo lo scambio di sguardi provocatori che si erano lanciati qualche ora prima nella sala del consiglio sotto gli occhi ignari di tutti, persino del re. Prese un grande respiro d'incoraggiamento e si armò di tutto il coraggio che possedeva in quel momento per bussare alla porta della sua camera.

La principessa si era appena messa la camicia da notte e quando udì il rumore, andò ad aprire. Non attendeva l'arrivo di nessuno a quell'ora, ma da lì a breve avrebbe lasciato i suoi alloggi per infilarsi nel letto di Merlino. Di certo non si aspettava che proprio lui anticipasse le sue mosse a insaputa di entrambi.

《Merlino》disse semplicemente.

Non riuscì a nascondere la sorpresa di trovarselo davanti.

《Perché sei qui?》gli chiese.

《Ti ho riportato il tuo bracciale》rispose lui, mantenendo un'espressione rigida nel volto.

Morgana spostò lo sguardo dai suoi occhi alla sua mano dove teneva il monile.

《Allora l'hai rubato tu?!》lo accusò con rabbia, riprendendoselo con la forza.

Detestava quando qualcuno frugava fra i suoi oggetti personali e ancora di più quando si trattava del suo bracciale preferito. Era troppo importante per lei per perderlo, perdeva quasi la ragione per quel regalo affettivo.

《No, è stato il goblin. L'ho trovato in un baule insieme ad altri gioielli e monete d'oro che aveva rubato, mentre controllava Gaius》chiarì subito il servo.

《E io dovrei crederti?! Ti ho sorpreso due giorni fa nelle mie stanze》gli ricordò Morgana.

《Solo perché il goblin aveva frugato tra i tuoi gioielli e io volevo rimediare al suo disordine per non farti insospettire》contraccambiò lui, alzando il tono della voce.

《Mi sono ugualmente insospettita》non demorse la principessa.

Il discorso tra i due cadde e per qualche secondo si limitarono a fissarsi negli occhi in completo silenzio. Poi lo sguardo di Merlino scivolò verso il basso, notando solo in quel momento l'abbigliamento provocante che indossava Morgana. Le sue cosce erano nude ed esposte alla sua vista e portava solo una lingeria intima nera e leggera con sopra una vestaglia scura.

《Mi piace, quando mi guardi così》gli sussurrò lei sensualmente.

《Non ti stavo guardando》mentì il moro, rialzando gli occhi sul suo viso.

《Ah, no?》lo provocò Morgana, spostando i capelli sciolti dietro la schiena per mettere in mostra i seni prosperosi e a malapena trattenuti dal corsetto nero.

Merlino non li ricordò così evidenti e formosi e l'eccitazione cominciò a scorrergli prepotentemente nelle vene del corpo. Sapeva che lei si stava soltanto divertendo nel provocarlo, era cosciente della sua bravura nel sedurre gli uomini con il suo corpo sensuale e la sua voce soave. La mente gli suggeriva di scappare immediatamente prima che fosse troppo tardi, ma i suoi piedi non accennavano a muoversi.

《Non sono uno dei tuoi numerosi amanti》mise in chiaro con tono deciso.

《Ma potresti cominciare a esserlo》alluse lei, sollevando il mento in segno di sfida.

Il ragazzo sembrò cogliere in quella risposta una sorta di permesso da parte sua. Un consenso tacito per poter fare di lei quello che lui voleva. Non seppe cosa lo fece avanzare di qualche passo, riducendo la loro distanza e incrementando allo stesso tempo la loro voglia nascosta di appartenersi a vicenda.

《Smettila!》le intimò, serio.

《Non mi comandano i miei amanti, io comando loro》proseguì Morgana a stuzzicarlo.

《Ti ho detto di smetterla!》ripeté lui.

Il controllo interiore, che si era imposto di mantenere per il bene di entrambi, stava vacillando piano piano e la nobile lo intravide bene attraverso le sue iridi azzurri. Esibì un accenno di sorriso, limitandosi a fissarlo negli occhi, mentre quelli del servitore scesero a tracciare le sue curve carnali enfatizzati dal corsetto.

Timidamente allungò la mano verso la pelle scoperta dagli indumenti e ne accarezzò la pelle morbida e profumata. A quel contatto fisico tanto bramato nelle ultime ore, Morgana accelerò il respiro, rendendo i suoi seni ancora più appariscenti. Le dita di Merlino raggiunsero il bordo della vestaglia che scostò dalle sue spalle.

Morgana si lasciò spogliare da lui non solo con le mani, ma anche con lo sguardo. Lo desiderava e lui poté scorgerne l'evidenza dalla pupilla nera che si era dilatata per nascondere il colore grigio-verde dell'iride.

《Che cosa vuoi da me?》le sussurrò, lasciando cadere il tessuto pregiato ai loro piedi.

Morgana si avvicinò lentamente a lui, fissandogli la bocca e posandogli le mani sul petto.

《Voglio che ti tolga i tuoi vestiti》rispose a poca distanza dalle sue labbra, mentre con le mani gli levava la giacca.

I loro corpi si sfiorarono sopra i vestiti e per entrambi fu impossibile tornare indietro. Sapevano che quello che stavano per fare era sbagliato perché non si amavano più, o almeno ciò era quello che pensavano. Non c'era più niente tra di loro, eppure le loro labbra erano sul punto di unirsi dopo otto giorni dal loro ultimo bacio.

《Puoi togliere i miei?》gli chiese la principessa.

Merlino avrebbe dovuto rispondere di no, che non avrebbe dovuto farlo per nessun motivo, eppure volle assecondare quello strano gioco. Forse concedersi il corpo a vicenda gli avrebbe permesso di ritrovare la vecchia Morgana, quella di cui si era innamorato un anno fa e che era sicuro fosse ancora nascosta nel profondo del suo cuore.

《Sì...》.

La nobile accostò lentamente le labbra a quelle del moro, il quale allungò il collo per cercare di raggiungere la sua bocca, ma lei, avendo intuito le sue intenzioni, reclinò il capo all'indietro per provocarlo. Aveva scoperto che la eccitava parecchio sfidarlo, ma Merlino era frustrato come mai prima d'ora e per questo si appropriò delle sue labbra con urgenza.

Morgana schiuse la bocca, ricambiando il bacio. Il servo avvolse le braccia intorno al corpo di lei per stringerla di più a sé, mentre quest'ultima infilò una mano tra i suoi capelli scuri. Quanto le era mancato stringerli e sentirli setosi tra le dita.

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Guidato dall'impazienza, Merlino fece indietreggiare la principessa di qualche passo fino al bordo del letto, continuando a divorarle le labbra e i due si lasciarono ricadere nel morbido materasso. Poi iniziarono a spogliarsi e una volta che furono entrambi nudi, ripresero a baciarsi con più audacia.

Nessuno dei due voleva fermarsi, solo i loro gemiti e i loro ansimi accompagnavano il silenzio di quella notte. Merlino si infilò tra le cosce di Morgana e il loro incastro fisico fece sospirare entrambi dal piacere. Dopo più di un anno dalla prima volta che avevano fatto sesso a Ealdor, ora si erano ritrovati, ma stavolta solo fisicamente.

Le spinte che il servo stava dando erano guidate solo dalla passione e i graffi che lei stava lasciando sulla schiena del suo amante erano dovuti al piacere.

Merlino scese con la bocca lungo il collo di lei, dedicando la sua attenzione ai seni. Mordicchiò, leccò e succhiò la pelle, incrementando la sensazione di goduria della donna sotto di lui. La principessa osservò il soffitto della stanza, mentre il suo corpo si contorceva nervosamente alle carezze del giovane mago. Sentiva che stava per arrivare al culmine.

Il respiro divenne più veloce e ansante, la vista le si appannò e i muscoli del corpo iniziarono a tendersi. Abbassò le palpebre, inarcò la schiena e gettò il capo all'indietro per andare incontro alla lingua di Merlino che segnava la sua pelle nuda e attraversata da deboli tremori. Deglutì e liberò dalla stretta la federa del cuscino dietro la sua nuca.

Le spinte di Merlino, però, non le permisero di riprendere fiato e solo quando anche lui raggiunse il picco del piacere, dopo qualche secondo, che i due si lasciarono andare ad affanni e boccheggi.

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Il ragazzo osò distendersi al fianco della principessa, poggiando comodamente la schiena contro il cuscino. Pensò che, molto probabilmente, ora lei lo avrebbe cacciato, invece rimase interdetto, quando gli si accostò per poggiare la testa sopra il suo petto. Non avevano spiaccicato nessuna parola per tutto l'atto sessuale e Merlino volle colmare quel silenzio.

《È stato più avventuroso di quanto pensassi》commentò.

《Già, neanche io l'avevo immaginato così》affermò Morgana con voce roca.

《E come l'avevi immaginato?》le domandò lui.

La principessa alzò il mento per incrociare i suoi occhi chiari. Anche se non avrebbe dovuto averci niente a che fare con lui, in quel momento si sentiva stranamente serena che non volle allontanarsi dal suo caloroso abbraccio per nulla al mondo.

《In realtà non pensavo che sarebbe successo ancora qualcosa tra noi》rispose, mentre le dita di Merlino le sfiorarono dolcemente la schiena scoperta.

《Hai tutto il diritto di essere arrabbiato con me per come ti ho trattato》proseguì lei con un improvvisa espressione riflessiva sul viso.

《E a quale scopo?》ammise il servo.

Morgana aveva ragione: avrebbe dovuto essere arrabbiato con lei, eppure non ci riusciva. Il suo cuore non riusciva a non battere per lei, quando era in sua presenza.

《Ho sempre pensato che tu fossi un brav'uomo, Merlino》gli confidò, sollevando la testa dal suo petto.

《Cosa te lo fa pensare?》postulò lui, rammentando che quel discorso l'avevano già avuto in passato.

La prima notte che avevano dormito insieme Morgana gli aveva detto la stessa cosa e a distanza di un anno si trovavano nella medesima situazione.

《Guardaci. Dopo tutto quello che è successo tra noi, siamo ancora qui, insieme》gli illustrò Morgana.

Merlino preferì non rispondere, anche perché non sapeva cosa dire, e si limitò ad avvicinarsi alla sua bocca con l'intento di baciarla. La principessa inclinò il capo di lato e schiuse le labbra per accogliere la sua lingua e il suo sapore. Allungò la mano dietro il suo collo e tra i baci gli tirò leggermente il labbro inferiore, mordendoglielo tra i denti. Si staccarono e si specchiarono nelle loro rispettive iridi.

《Perché stai facendo tutto questo, Morgana?》rimuginò il mago a voce alta.

《Voglio assicurarmi che Uther non possa più controllare la mia vita》rispose lei senza battere ciglio.

《Non è saggio mettersi contro di lui》si oppose Merlino, scuotendo la testa.

《E ancora meno saggio mettersi contro una come me》si intestardì la donna.

《Beh, sì, questo è innegabile》affermò il servo e Morgana gli accennò un debole sorriso.

《Dovresti andartene prima che qualcuno ci scopra insieme》gli consigliò.

《Tu vorresti che me ne vada?》le domandò lui.

《No, ma purtroppo devi》fu la sua risposta.

Merlino separò il bracciò dalla schiena di Morgana, la quale si coprì il seno con il candido lenzuolo prima di scostarsi da lui. Il servo scese dal letto e si sollevò in piedi per cercare i suoi abiti sotto lo sguardo impudico della principessa che gli stava fissando il sedere sodo e la schiena graffiata.

Morgana sorrise di fronte alla visione che aveva davanti. Avrebbe sacrificato qualsiasi cosa pur di svegliarsi ogni mattina con lui al suo fianco. Avrebbe rinunciato volentieri al suo titolo reale pur di trasferirsi in un luogo lontano e vivere con lui come una giovane coppia innamorata.

《Non ti chiedo di essere dalla mia parte, se non vuoi》borbottò.

《Allearti con Morgause non è la soluzione》ribatté nuovamente il moro.

《Non lascerò che mio padre continui a rovinarmi》insistette lei.

Merlino si arrese perché sapeva che era inutile insistere. Nonostante quello che era successo poco fa in quel letto, i due non avevano ancora risolto le loro controversie, ma solo accantonate momentaneamente per quella notte.

《Sicuro che non vuoi dormire con me stasera?》cambiò discorso Morgana.

Era vero che era stata lei a proporgli di andarsene, ma non riusciva proprio a lasciarlo andare. Voleva averlo il più possibile con sé, sapendo che il giorno dopo tutto sarebbe ritornato come prima che lui varcasse la porta delle sue stanze.

《Dipende. Lasci dormire con te i tuoi amanti o li cacci fuori?》stette al gioco il servo.

《Impari in fretta》si congratulò lei con un sorriso soddisfatto sulle labbra.

A Merlino mancavano i suoi sorrisi sinceri. Nonostante lei cercasse di mantenersi distaccata e imperscrutabile agli occhi di tutti, solo con lui mostrava molto più facilmente la sua vecchia indole, mantenendo però il suo atteggiamento provocatorio e dominante.

La raggiunse nel letto, piegando il busto per appropriarsi della sua bocca carnosa dei loro molteplici baci e restò con lei ancora qualche minuto prima di lasciarla da sola, appagata e felice. Non sapeva come definire quello che avevano condiviso quella notte, ma non si sarebbe arreso tanto facilmente con lei.

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