LIII

Biblioteca reale! La prima tappa di Merlino con l'inizio di una nuova mattinata di lavoro. L'idea di rivedere Geoffrey, il responsabile di quel luogo ricolmo di volumi ovunque si posasse l'occhio, non lo entusiasmò molto, tuttavia, era stato spedito lì per conto di Gaius.

Il libro che interessava particolarmente all'anziano medico possedeva un titolo che Merlino non aveva mai udito prima di allora e, non avendo la minima idea di dove orientarsi in mezzo a tutta quella eredità storica millenaria, fu costretto a rivolgersi al proprietario per velocizzarne la ricerca.

Si incamminò verso di lui e aprì la bocca sul punto di parlare, ma la mano di Geoffrey, che si sollevò in segno di attesa, lo fermò. Il servo serrò le labbra, visibilmente scocciato, ma seguì il suo tacito comando. Non aveva intenzione di litigare con lui di prima mattina, per quello c'era già Morgana.

Mentre il bibliotecario ignorava la sua presenza, continuando a studiare alcuni fogli che aveva tra le mani, Merlino si guardò rapidamente intorno. Quando Geoffrey gli concesse la sua attenzione, con un falso sorriso espose la sua richiesta. L'anziano gli indicò con l'indice il reparto di scaffali da consultare per cercare il libro per Gaius e luì ubbidì.

Raggiunse la zona indicatagli e si mise a leggere con lo sguardo i vari titoli, sperando di trovarlo. Nella postazione più alta dello scaffale riuscì a scorgere il nome del volume che stava cercando. Aguzzò la vista e aggrottò le sopracciglia per provare a decifrare bene le lettere dorate ormai sbiadite dal tempo, dalla polvere e dalle ragnatele. Bestiario di Phylum di Cambria. Era proprio quello il libro che cercava, il problema ora era come recuperarlo.

Fece un salto di prova per acciuffarlo con le dita, ma fu inutile, perciò si aggrappò alla mensola con l'intenzione di arrampicarsi come se stesse scalando una montagna.

Il suo stivale si poggiò su un ripiano sottostante, il quale si piegò accidentalmente sotto il suo peso, attivando quella che sembrava un'apertura segreta. Il muro dietro lo scaffale fece uno scatto e iniziò a girare per il verso opposto. Merlino rimase ben saldo alla mensola fino a quando il meccanismo non si arrestò. Si guardò subito intorno, non era più nella biblioteca in cui si trovava qualche secondo prima.

Cautamente si staccò dal ripiano e appoggiò i piedi nella nuova sala. Era una stanza apparentemente senza alcun cenno di vita o di passaggio, considerando la massiccia presenza di tele di ragno, di fogli sparsi sul pavimento e di vari oggetti abbandonati. Accennò qualche passo, incuriosito, e il suo piede si scontrò con qualcosa che provocò uno strano grugnito di disapprovazione. Volse subito lo sguardo, forse c'era veramente qualcuno in quell'ambiente misterioso e oscuro. Sentì una voce lamentarsi e una sorta di bussare e chinò gli occhi sull'oggetto colpito.

Un involucro lungo e alto di legno si mosse per qualche secondo e il ragazzo si inginocchiò per metterlo in posizione eretta. A ogni movimento la voce continua a mormorare e farfugliare. Sul coperchio vi era una serratura in ferro, impossibile da aprire con una semplice chiave, perciò Merlino usò i suoi poteri per farla scattare. Aprì lentamente il coperchio e guardò dentro con una certa ansia e curiosità.

Un essere balzò dal fondo della cassa, facendo scattare Merlino all'indietro per lo spavento. Rimase a bocca spalancata di fronte alla creatura che aveva davanti. La corporatura fisica era quella di un essere umano, ma aveva la pelle verde segnata da diversi simboli, un paio di lunghe orecchie a punta con dei cerchi dorati nei lobi, i denti aguzzi e seghettati, degli artigli nei piedi e nelle mani, una chioma nera raccolta in uno strano codino e portava dei pantaloni scuri fin sopra le ginocchia. Che razza di mostro era? A prima vista sembrava un elfo, un elfo molto insolito e bizzarro.

《Vuoi parlare tu o lo faccio io?》gli domandò l'essere di fronte al suo ammutinamento e Merlino rimase interdetto ancora più di prima.

《Sai... parlare?》constatò, senza nasconderne la sorpresa nel tono di voce.

La creatura iniziò a parlare a raffica, stiracchiandosi le braccia, il collo e la schiena.

《Sei un tipo sveglio! Non puoi capire quanto sia bello fare questo, questo e questo. Sono rimasto schiacciato e spiaccicato in quella cassa per più di cinquant'anni ed è ora di divertirsi》.

Saltellò verso i ripiani dei mobili, gettando vasi di diversa forma, dimensione e colore, mentre Merlino provava a richiamarla. Forse non avrebbe dovuto liberarla, stava facendo troppo rumore e la biblioteca era nella stanza accanto. Era impossibile non udire le loro voci e i forti rumori.

《Senti: divertiti, ma in silenzio. Non farlo così, farai passare guai seri a tutti e due》.

All'ennesimo vaso frantumato in mille pezzi il ragazzo iniziò a perdere la pazienza.

《Bene! Adesso te ne torni nella cassa finché non avrò... deciso che fare di te》intimò.

《Oh, d'accordo. Se proprio devo...》accennò l'essere, scendendo dallo scaffale e avvicinandosi al baule in legno.

Solo in quel momento Merlino si accorse che era molto basso di statura, arrivava a stento al suo bacino. Il mostriciattolo accennò a infilarsi dentro, ma lo colse di sorpresa, balzando velocemente sopra la sua testa e infilandosi in qualche punto nascosto della sala.

Il ragazzo lo cercò con lo sguardo, seguendo i suoi sghignazzi divertiti. Udì il rumore di oggetti che cadevano sul pavimento e si nascose per spiarlo. Stava setacciando un baule lì presente, lanciandone in aria il contenuto che non era di suo gradimento.

Merlino afferrò un lungo telo e gli si avvicinò di soppiatto, attento a non farsi scoprire. Fece calare il tessuto, sotto il quale l'essere tentò subito di dimenarsi, contrariato, ma lui lo trattenne con tutta la forza che possedeva nelle braccia.

Improvvisamente l'indumento si abbassò, giacendo immobile sul pavimento. Il ragazzo spostò il tessuto, scovando il nulla sotto. Dove era finita la creatura? Come aveva fatto a sparire? Un attimo prima si stava agitando sotto il telo e ora non c'era più. Era letteralmente scomparsa.

Una minuscola pallina di luce dorata sbucò dalle pieghe del drappo e volteggiò nell'ambiente circostante. Merlino la osservò infiltrarsi in una fessura del muro girevole che lo aveva condotto in quella stanza e scattò subito per inseguirla.

Riproducendo il meccanicismo originale, si ritrovò nel corridoio della biblioteca. Si guardò subito intorno, quando un libro lo colpì alla schiena. Si girò indietro, scovando l'essere, non più sotto forma di luce rotonda, nel ripiano più alto dello scaffale.

《C'è il rischio che ti vedano!》lo rimproverò, cercando di mantenere un tono della voce bassa, ma allo stesso tempo autorevole.

Il mostro lo ignorò e cominciò a scagliargli contro tutti i volumi che trovava, tra i quali il Bestiario, per poi sgattaiolare nuovamente. Il mago si chinò per raccogliere il libro e lasciò il corridoio con l'intento di ritrovare quella fastidiosa creatura, ma si incrociò con Geoffrey.

Finse un sorriso di circostanza e uscì dalla biblioteca, scovando una scia dei vari oggetti che ornavano i corridoi del palazzo, gettati sul pavimento. Seguendo le tracce e udendo dei strani rumori, raggiunse gli alloggi di Artù.

Oh, no, no, no!, si allarmò, immaginando già i rimproveri che avrebbe subito. In pochi minuti quella sottospecie di elfo aveva messo completamente sottosopra la stanza, più di quanto Artù stesso avrebbe mai potuto fare nell'arco di un'intera giornata.

《Merlino!》.

Il servo sobbalzò dalla sorpresa, quando si sentì chiamare alle spalle proprio dal principe. Si volse indietro e lo vide con le braccia incrociate al petto e un'espressione di rimprovero in faccia.

《Spero per il tuo bene che tu abbia una valida spiegazione per questo》disse il nobile, riferendosi al disordine presente intorno a loro.

Merlino cercò di rimediare velocemente una scusa, anche se sapeva già che Artù non gli avrebbe creduto.

《Io ce l'ho una valida spiegazione: le pulizie di primavera》.

《Non è primavera e di sicuro non sono pulizie》ribadì il biondo, digrignando i denti.

《È...è solo perché ho appena cominciato. Se aspettate che abbia finito, potrete mangiare sul pavimento, non che lo vogliate》farfugliò Merlino, mentre Artù lo scrutava con un'espressione sempre più accigliata e interdetta.

Come faceva a sopportarlo e ad averlo come migliore amico, oltre che servitore, non lo capiva nemmeno lui. Per fortuna di Merlino dei rumori provenienti dal corridoio distolsero la sua attenzione.

《Che cos'era?》domandò, accennando a camminare in direzione della porta socchiusa, oltre la quale proveniva quel baccano.

Il mago sapeva bene cosa era, o meglio chi era, ma di certo non poteva permettere che il suo padrone lo scoprisse.

《Lasciatemi controllare e mettetevi pure a vostro agio》farfugliò, superandolo e congedandosi in fretta.

Il trambusto giungeva dalle stanze di Morgana. Come se tra di noi andasse tutto a meraviglia..., ironizzò nella sua mente. Ebbe una debole esitazione a varcare la soglia, ma quando riconobbe la voce del mostriciattolo verde, si armò di tutto il coraggio necessario ed entrò.

Vide dei gioielli sparsi sul pavimento e colse l'essere intento ad ammirare uno dei tanti bracciali preziosi di Morgana. Lo richiamò per fermarlo, ma lui scappò dalla finestra. Il ragazzo chiuse la vetrata e recuperò in fretta i monili. Mentre li infilava nel cofanetto, un lieve tossire alle spalle lo richiamò. Era la seconda volta in poco tempo che veniva sorpreso e stavolta doveva trovare una scusa più plausibile con Morgana.

《Non sono sicura che ti doni, Merlino》disse quest'ultima, riferendosi alla collana che lui stringeva tra le dita.

Il ragazzo pensò che la principessa l'avrebbe sgridato, dato che era stato colto con i suoi gioielli e, in effetti, era quello il primo istinto di Morgana, ma quando il servo si era voltato verso di lei, non era riuscita a nascondere l'accenno di sorriso che le spuntò all'angolo della bocca nel momento in cui lo vide provarsi i suoi effetti personali. Avrebbe dovuto sbraitargli contro, eppure lo trovava per certi versi carino da non resistere alla tentazione di stuzzicarlo.

《Posso spiegare...》provò a giustificarsi Merlino, ma lei posò lo sguardo sull'altra sua mano, dove teneva un bracciale.

《Non mi interessa! Hai cinque secondi per togliere le tue mani dai miei gioielli e sparire》lo avvertì in tono serio.

Merlino non si sorprese di quella minaccia velata perché sapeva che entrambi rischiavano grosso se uno dei due parlava dell'altro. Dopo la loro ultima discussione il rapporto tra i due si basava esclusivamente su occhiate di sfida.

《Non volevo rubare nulla, se è ciò che pensi》si difese il servo.

《Ne dubito. Nel caso non dovessi più trovare qualcosa, saprò a chi dare la colpa》controbatté Morgana.

《Due secondi》gli ricordò poi e Merlino obbedì.

Tornò da Gaius e gli spiegò il motivo della sua assenza prolungata. Se voleva ritrovare quello strano essere, aveva bisogno del suo aiuto per sapere che genere di creatura fosse. I due si misero a setacciare tra le pagine del libro alla ricerca di una figura stilizzata che rappresentasse lo stesso mostro che aveva causato non pochi guai a Merlino da quando lo aveva liberato.

《Eccolo!》disse, puntando l'indice sull'immagine raffigurata.

《Sembra che tu abbia sguinzagliato un goblin》lo informò il medico, fissandolo con uno sguardo preoccupato che angosciò Merlino.

《Conosco quella faccia. Non è un bene, vero?》intuì.

《I goblin sono creature dispettose e pericolose e non si fermano davanti a nulla pur ottenere ciò a cui tengono di più, cioè l'oro》illustrò lui.

La porta dello studio si aprì e Artù li raggiunse.

《Gaius, mi servi per una questione urgente e anche molto delicata》accennò.

《Che succede?》domandò l'anziano.

《Mio padre》affermò il principe e Merlino e Gaius si scambiarono un'occhiata dubbiosa.

Seguirono Artù fino alle stanze reali, ma, poco prima di entrare, furono messi in guardia.

《Vi avverto: se ci tenete alla vostra vita, non vi azzardate a ridere》intimò loro il principe, alzando il dito contro Merlino, sapendo bene le reazioni del suo servo.

Nuovamente il giovane mago e il medico si scambiarono uno sguardo sempre più confuso. Cosa era successo a Uther? Dall'avvertimento di Artù e dal suo tono serio sembrava qualcosa di importante quanto grave.

I due non sapevano se essere preoccupati o curiosi. Varcarono la soglia e avanzarono verso il re, nascosto in un angolo della sua camera. Quando lo videro, spalancarono letteralmente la bocca.

Non riuscivano a credere a quello che avevano davanti: Uther calvo. Il capo era completamento privo della sua solita chioma brizzolata e la superficie appariva lucida alla luce naturale del sole. Il primo istinto di Merlino fu quello di scoppiare in una risata fragorosa, tuttavia, lo sguardo accigliato del re e l'ammonimento di poco prima di Artù lo costrinsero a rinunciare.

《Solo un incantesimo può aver fatto perdere i capelli a Uther in un giorno e non ho dubbi che il colpevole sia il goblin. Dobbiamo catturarlo prima che combini seri danni》ipotizzò Gaius, una volta lasciati gli alloggi reali, e Merlino non resistette più.

《Avete visto la faccia di Uther?!》commentò, cercando di moderare il tono divertito della voce, tuttavia, ci pensò il suo maestro a farlo smettere all'istante.

《Merlino, che cosa pensi che farà Uther se scoprirà il responsabile della fuga del goblin?》.

《Dobbiamo catturarlo, ma in che modo?》si ricompose il ragazzo, tornando serio.

《Prepariamo una trappola. Per farlo ci serve dell'oro e ce ne serve parecchio》rispose Gaius.

Merlino si mise subito all'opera, recandosi nelle stanze del principe per prevelare da sotto il letto un baule ricolmo di monete d'oro. Raggiunse il medico e, sotto le sue dirette indicazioni, iniziò a depositare una fila di monete in uno dei tanti corridoi del castello che conduceva a una stanza inusata dove i due si nascosero in attesa del goblin.

Quest'ultimo non perse tempo a cadere nella loro trappola che venne subito acciuffato, ma, come la prima volta che Merlino lo aveva sorpreso nella sala segreta, lui si trasformò in una sfera di luce per cercare di scappare attraverso fessure o serrature, le quali, però, erano state sigillate prontamente da Merlino e Gaius. Non avendo vie di fuga e non volendo essere catturato, fu costretto a prendere il possesso del corpo dell'anziano, introducendosi dall'orecchio.

《Gaius, sapete dov'è andato?》domandò il servo, mentre cercava con lo sguardo la piccola luce che sembrava essere scomparsa, dato che non la trovava più.

Dove poteva essere finito, se era tutto era ben chiuso e sigillato nella stanza?

《L'hai lasciato scappare, stupido ragazzo, e ora te ne stai lì con un sacco di fagioli! Inseguilo!》lo rimproverò il goblin, iniziando a manovrare il corpo ospitante come se fosse il proprio per schiaffeggiare il ragazzo sulla nuca.

Quest'ultimo lo fissò completamente spiazzato dalle sue parole, ma decise di eseguire i suoi comandi, lasciandolo solo a godersi tutto l'oro contenente nel baule. Ora che aveva occupato il corpo di un essere umano, Merlino avrebbe smesso di stargli alle calcagna e lui avrebbe continuato ad agire indisturbato. Le ore trascorsero e il mago cercò il goblin fino al calar della sera, quando ritornò allo studio.

《Ho cercato in tutto il palazzo e non c'è traccia del goblin da... Che cosa è successo?!》esclamò, notando il disastro che si era creato durante la sua assenza.

《È quel fastidioso goblin. L'hai lasciato fuggire e lui ha rovistato nelle mie stanze. Ora hai delle pulizie da fare》spiegò il medico, dirigendosi verso la porta d'ingresso.

《Dove andate?》domandò Merlino.

《Vado alla taverna》rispose l'altro.

Il ragazzo aggrottò le sopracciglia alla sua risposta. Alla taverna? Perché mai un medico di corte sarebbe dovuto andare lì? Da quando Merlino viveva a Camelot, non aveva mai visto Gaius andare alla taverna, almeno non per bere come, invece, stava per fare in quel momento.

《Ma voi non andate mai alla taverna》gli fece notare.

《Allora vedrò cosa mi sono perso》commentò il goblin, lasciando Merlino sempre più incredulo.

Si comportava in modo strano, anzi per la verità non era da lui approcciarsi in maniera scortese e irrispettosa, ma Merlino non poteva sapere che in realtà la persona che aveva davanti non era il Gaius che conosceva, ma solo una falsa imitazione.

Il mattino seguente, dopo essersi svegliato e cambiato, Merlino uscì dalla sua camera per fare la solita colazione insieme a Gaius. Peccato che quest'ultimo indossava ancora il suo pigiama da notte ed esibiva una faccia stanca e provata dalla baldoria della notte precedente nella quale oltre ad aver bevuto, aveva sfidato a braccio di ferro gli uomini presenti al The Rising Sun in cambio di monete dorate.

《Oh, che aspetto orribile! Quanto avete bevuto ieri sera?》si premurò il giovane.

《Anche tu fai schifo! Qual è la tua scusa?》ricambiò il goblin con acidità.

《Cosa?!》reagì Merlino, sollevando le sopracciglia.

Nel giro di due giorni era rimasto più scioccato dagli atteggiamenti di Gaius che dalla calvizie di Uther, anche se a pensarci bene, la cosa lo faceva ridere ancora con gusto. L'anziano gli intimò di tacere con un cenno della mano.

《Troppe parole! La mia testa è come l'interno di un tamburo e la mia bocca è peggio dell'ascella di un tasso. Renditi utile, piuttosto: va' al mercato e comprami la colazione. Fuori, veloce!》.

Il servo si ritrovò a balbettare per cercare di opporsi alle sue richieste sempre più insensate, tuttavia il suo sguardo severo e accigliato lo costrinse a lasciare lo studio. Si comportava in quel modo strano dal giorno precedente, ma l'unico lato positivo era che il goblin sembrava essere sparito nel nulla dato che non riusciva più a trovarlo.

Dopo qualche minuto la porta dello studio si aprì e Morgana ne varcò la soglia con timidezza, sperando di non incrociarsi con Merlino. Da quando lui aveva scoperto la sua vera natura, i due facevano di tutto pur di non ritrovarsi nello stesso posto e nello stesso momento. Erano rimasti profondamente delusi della scelta dell'altro, perciò meno si confrontavano, meglio era per tutti e due, anche perché ogni volta che parlavano, finivano solo per litigare. Nessuno dei due aveva dimenticato il bacio che si erano dati poco dopo il ritorno di Morgana a Camelot, specialmente quest'ultima, anche se tentava inutilmente di togliersi quel ricordo dalla mente.

《Gaius》chiamò il medico.

《Che cosa c'è?》sbuffò il goblin con irritazione.

《Non ho dormito stanotte. Il mio bracciale è stato rubato》spiegò lei, portandosi le dita sul polso destro dove solitamente indossava il gioiello incantato.

Teneva molto a quel braccialetto perché era l'unico ricordo che aveva di una madre che, purtroppo, non ricordava, ma che la faceva sentire di essere in qualche modo legata a lei. Quando si era accorta di non trovarlo più nel cofanetto dove conservava tutti i suoi monili, il sospetto andò subito a Merlino. D'altronde il giorno prima l'aveva beccato con i suoi ornamenti tra le mani, ma, nonostante i loro dissapori, voleva concedergli il beneficio del dubbio.

《Oh, che tragedia e che beffa! Il ladro sarà impiccato, fustigato e poi rimpiccato》commentò il globin, richiudendo l'anta del baule all'interno del quale conservava le monete d'oro rubate e alcuni gioielli, tra i quali c'era anche il bracciale di Morgana.

La principessa socchiuse le labbra, leggermente stranita dalla sua risposta. Gaius sapeva benissimo che lei soffriva di insonnia e quando ciò accadeva, le consegnava sempre uno dei suoi sonniferi, anche se il più delle volte non funzionava per via dei suoi poteri magici. Tuttavia, ora che non aveva più il suo bracciale guaritore, quel rimedio era l'unica soluzione che poteva adottare fino a quando non avrebbe ritrovato il monile. Sempre se l'avrebbe ritrovato.

《Veramente speravo mi dessi un sonnifero》controbatté.

Il goblin non perse tempo a replicare.

《Un sonnifero per dormire?! Non potete contare le pecore come gli altri?! Perché mi disturbate per certe cose?》.

La scacciò via con un cenno della mano e Morgana corrugò le sopracciglia, non gradendo affatto il modo in cui Gaius le si stava rivolgendo. In passato avevano avuto un rapporto abbastanza confidenziale per via dei sogni premonitori, della magia e della relazione nascosta di lei con Merlino, ma il medico si era sempre dimostrato rispettoso ed educato, qualità che non rivedeva più in quel momento.

《Non capisco perché ti comporti così! Sono la figlia del re e dovresti rispettarmi》.

《Davvero dovrei farlo?》la sfidò lui, allungo il passo verso di lei, la quale iniziò a sentirsi a disagio per il modo attento e meticoloso con cui il medico la stava scrutando negli occhi.

Era come se cercasse di decifrare la sua anima da dietro le sue iridi grigio-verdi, identiche a quello del padre. Degli strani brividi le attraversarono il corpo e indietreggiò leggermente. Si sentiva agitata, anche se non sapeva il motivo di tale improvviso turbamento.

《Vedo nel profondo del vostro cuore ed è freddo come il ghiaccio. Fingete di essere l'affettuosa figlia di Uther, ingannate lui, ma non me. Volete vedere Uther morto e Camelot distrutta》le confidò l'uomo e lei impallidì all'istante.

Nessuno aveva mai scoperto la sua vera natura solo guardandola negli occhi, nemmeno Merlino che lo aveva appreso per puro caso, anche se stava iniziando ad avere i suoi sospetti. Eppure Gaius l'aveva appena fatto e il terrore di essere smascherata si stava rivelando nei suoi occhi. Non poteva, però, sapere che in quel momento era il goblin che parlava al posto del medico, non quest'ultimo. Riuscì a mantenere uno sguardo freddo e la mente lucida.

《Come puoi dire certe cose?》gli domandò con un filo di voce.

《Perché è la verità. Sento che c'è del male nel vostro cuore》affermò il goblin.

《Non so che cosa ti è preso, sei sempre stato un buon amico》protestò la nobile, alzando il mento in segno di difesa e sicurezza.

Nonostante cercasse di apparire tranquilla e dolce, quella conversazione stava prendendo una piega totalmente diversa e il goblin intuì facilmente le sue emozioni.

《Vedo che la verità vi spaventa》.

《Sei tu che mi spaventi》lo corresse Morgana con tono tagliente.

Accennò il passo per voltargli le spalle e andarsene, ma il goblin la fermò per consegnarle una boccetta di liquido stregato da lui stesso.

《Ora andate a riposare e tornate a trovarmi quando volete》disse e la principessa allungò il braccio per prenderlo.

Si congedò in fretta dallo studio, lanciando un ultimo sguardo di disapprovazione verso il medico che rise divertito. Mentre Merlino era al servizio di Artù, il goblin si recò in città per svolgere qualche incarico di medico di corte, distribuendo false cure per ottenere in cambio altre monete dorate. Quando il servo ritornò allo studio, varcando la porta d'ingresso, vide il suo maestro intento a nascondere il forziere contenente l'oro in un barile vuoto. In un secondo intuì finalmente l'improvvisa scomparsa del goblin e gli strani atteggiamenti di Gaius.

《Tu sei il goblin!》sbraitò, spalancando bruscamente la porta e puntando il dito contro l'anziano.

《Sei forse impazzito?! Non essere ridicolo!》lo redarguì quest'ultimo.

Merlino continuò ad accusarlo.

《Non pensavo che arrivassi a tanto. Conosco Gaius come me stesso e non puoi riuscire ad ingannarmi》.

Il goblin confermò le sue accuse.

《Mi hai scoperto. Mi piace questo corpo: è vecchio e cigolante, ma sempre divertente》.

《Non è il tuo, è di Gaius. Che ne hai fatto di lui?》ribatté subito il mago.

《È ancora qui dentro》ammise l'altro.

Merlino scosse la testa e cercò di farlo ragionare.

《Gaius non ti ha fatto alcun male, lascialo!》.

Il goblin si prese gioco di lui, quasi impietosito dallo sguardo implorante del ragazzo.

《Oh, certo, mi hai proprio convinto! Ripensandoci bene, credo che resterò dove sono. Mi piace molto qui: la libertà, l'oro, la birra... ho già detto l'oro?》.

《Se fai del male a Gaius... io ti uccido》lo avvisò Merlino in tono serio.

《Uccideresti lui. Vedi il problema: io sono lui e lui è me. Ci siamo tutti e due qui dentro》spiegò il goblin, andandosene con sguardo vittorioso.

Merlino ritornò al lavoro e raggiunse la sala del consiglio dove Artù stava informando il re degli strani avvenimenti degli ultimi giorni.

《Purtroppo ci sono stati degli atti di vandalismo nel palazzo e un certo numero di furti, anche nelle mie stanze. Sfortunatamente il ladro, questa volta, è riuscito a sfuggirmi...》.

Il rumore di una forte flatulenza interruppe il discorso del principe e tutti i presenti si volsero a guardare Ginevra, in piedi affianco a Morgana. Con grande imbarazzo la serva si morse il labbro inferiore e scosse la testa, non riuscendo neanche a guardare in faccia Artù. Sebbene fosse di pelle scura, il rossore nelle guance per la vergogna era ben evidente.

Il principe, visibilmente scioccato, cercò di riprendere il discorso, ma non ebbe il tempo di farlo che un'altra flatulenza ruppe il silenzio, stavolta proveniente da Morgana. La donna abbassò il capo, anche lei rossa in viso. Mai avrebbe pensato di fare una figura così imbarazzante di fronte a tutta la corte, incluso Merlino. Fu Uther a parlare per primo, cercando di deviare l'attenzione dal rumore continuo delle flatulenze.

《Raddoppiate le guardie! Voglio che troviate il colpevole》ordinò, ma una flatulenza sfuggì al suo controllo.

Era ancora completamente calvo, motivo per il quale aveva sostituito la corona, che era solito portare, con un semplice cappellino che copriva tutto il capo. Merlino osservò la scena basito e letteralmente a bocca aperta. Non sapeva cosa stava succedendo, ma intuì il trucco magico del goblin, quando quest'ultimo si girò verso di lui e gli lanciò un occhiolino divertito.

《Sì, padre》affermò il figlio, ma le flatulenze di Uther non si arrestarono e un odore nauseante cominciò a diffondersi nella sala.

Tutti i membri lì presenti abbassarono la testa dal disagio, mentre il goblin godeva interiormente. I falsi rimedi che aveva consegnato quella mattina a Uther per la sua calvizie, a Gwen per evitare la comparsa di pustole in viso e a Morgana per l'insonnia stavano facendo effetto, in quanto le aveva stregate con i suoi poteri.

《Il consiglio è sciolto. Ora!》intimò il re rabbioso e al massimo dell'imbarazzo.

Subito Morgana scattò dal trono dove sedeva, seguita da Gwen che si scambiò uno sguardo mortificato con il principe, mentre tutti i sudditi lasciarono la sala. Merlino rientrò allo studio e attese l'arrivo del goblin, rimasto l'unico lì, oltre ad Artù, affinché risolvesse il problema delle flatulenze. La porta si aprì, mentre le risate rallegrate del goblin spezzarono il silenzio. Il ragazzo lo trucidò con uno sguardo contrariato e le braccia incrociate al petto.

《Non dirmi che non è stato divertente?! Davvero non ti è piaciuto?! Dai, neanche poco, poco, poco?》lo prese in giro il goblin, ma lui continuò a fissarlo male.

《Se continui in questo modo, Gaius morirà》lo avvertì.

《Merlino, tu mi sottovaluti. Ho già curato Uther dalla flatulenza e dalla perdita dei capelli e lui è per sempre mio debitore》obiettò lui.

《Voglio che la smetti!》gli intimò il mago in tono duro, ma il goblin si oppose.

《Non ne vedo la ragione. Ora, se hai finito, vado alla taverna》.

Merlino non poteva lasciare che il goblin la facesse franca, continuando a sfruttare il corpo di Gaius a suo piacimento. Doveva fare qualcosa, perciò usò i suoi poteri per chiudere la porta d'ingresso e bloccare il passaggio del goblin.

《Bene, bene, bene! Quindi anche tu nascondi un segreto, Merlino》constatò quest'ultimo, voltandosi a guardarlo con un sorriso meschino sulle labbra.

Forse non avrebbe dovuto rivelare la sua magia al goblin, in fondo solo Gaius ne era a conoscenza.

《Lascia il suo corpo o te ne pentirai》lo minacciò, cercando di mostrarsi sicuro.

《La tua magia sarà anche potente, io, però, ho un grande vantaggio》confessò il goblin.

《Quale?》lo sfidò il ragazzo.

《Io posso ferirti, invece, tu non puoi ferire me senza fare del male a Gaius》spiegò l'altro che con la magia indirizzò un pugnale posizionato sul tavolo contro Merlino, il quale lo fermò e, capovolgendolo, lo rispedì al mittente.

Ebbe, però, un debole tentennamento e fermò bruscamente la traiettoria dell'arma. Si rese conto che il goblin aveva ragione: non poteva permettersi di ferire il suo tutore. Doveva trovare un modo per liberarlo senza arrecargli alcun danno fisico o mentale. Annullò la magia che animava l'oggetto, il quale cadde a peso morto sul pavimento.

《Non avrò pace finché non riuscirò a costringerti a uscire dal corpo di Gaius》lo mise in guardia prima di sorpassarlo di lato e andarsene.

Il goblin rifletté che doveva agire immediatamente prima che il ragazzo lo facesse al suo posto. Al contrario di Merlino che non aveva la minima idea di come liberarsi del nemico, lui sapeva bene cosa fare. Si recò alla biblioteca e raggiunse la sala segreta dietro il muro per ritirare un libro di stregoneria. Il servitore aveva la magia? Nessun problema: bastava accusarlo e Uther l'avrebbe condannato.

Artù, infatti, fu incaricato dal re di arrestare Merlino e il principe fu costretto a obbedire, seppur controvoglia. Le due sentinelle reali scortarono il suo migliore amico con la forza fino alla sala del consiglio dove venne interrogato dal sovrano, ormai guarito dalla perdita di capelli e dalla flatulenza.

《È vero che sei responsabile per le sofferenze che io e altri membri della corte abbiamo patito?》.

《Cosa?! No!》si difese subito il moro, intuendo facilmente lo zampino del goblin, posizionato affianco a Uther.

《Era nella sua stanza. Questo è un libro di magie e incantesimi》si interpose il medico, allungando il volume, che si era procurato poco prima, verso il re.

Merlino chinò gli occhi sul libro in questione. Non era suo, ma ciò bastava ugualmente per essere considerato colpevole. In fin dei conti nascondeva veramente un libro di stregoneria nella sua camera. Tentò di controbattere e di far aprire gli occhi di tutti i presenti su chi fosse il reale colpevole.

《Sta mentendo. Quello non è Gaius》.

Artù aggrottò le sopracciglia, visibilmente confuso dall'affermazione del suo servitore. Conosceva molto bene il rapporto tra lui e il suo maestro e sapeva che si volevano bene come se fossero padre e figlio. Alternò lo sguardo da Merlino a Gaius, continuando a non capire. Cosa stava cercando di dire?

《Di cosa stai parlando?》intervenne in sua difesa.

《È stato posseduto da un goblin》ammise lui.

《Il ragazzo, pare, si sia ridotto a muovere le più disperate e ridicole accuse》controbatté il goblin.

Il principe non era l'unico a essere incredulo dalla rivelazione di Merlino. Persino Morgana, che non avrebbe dovuto riservare la benché minima attenzione al suo vecchio amante, si ritrovò a riflettere sulle sue parole. Stentava a concedergli fiducia, ma non negava che, effettivamente, Gaius si comportava in maniera bislacca.

《Sul serio ti aspetti che io creda che Gaius è un goblin?!》interpellò Uther.

《Lui lo sta controllando, Sire, ma Gaius è ancora lì dentro da qualche parte》insistette il giovane.

《Hai qualche prova di queste accuse?》gli chiese Artù.

Morgana indirizzò lo sguardo su Merlino, limitandosi a fissarlo in completo silenzio. Non comprendeva bene il motivo, ma in fondo al suo cuore sperò che lui avesse veramente qualcosa di concreto per poter uscire dalla situazione in cui si era cacciato.

Perché si stava preoccupando per lui? Tra di loro era finita, tutto l'amore che c'era stato un anno fa non esisteva più, eppure era ugualmente angosciata. Nonostante le loro divergenze, non gli augurava la morte per mano di suo padre perché sapeva bene il trattamento riservato a chi possedeva la magia.

Merlino, inconsciamente, incrociò gli occhi della principessa e dopo un breve silenzio, enunciò:《No》.

Artù abbassò le palpebre, impotente. Non poteva fare niente per difenderlo senza prove.

《Temo che la magia ti abbia traviato e la cosa mi addolora molto più di quanto riesca a dire》criticò falsamente il goblin.

《Ne dubito seriamente》scagliò il mago senza battere ciglio.

Il goblin si rivolse al sovrano.

《Mio Signore, ho dato asilo a uno stregone e per questo vi offro le mie più sincere scuse》.

《Ti perdono, Gaius, ci ha ingannato tutti》affermò quest'ultimo, poggiando una mano sulla spalla del nemico come segno di fiducia incontestata.

《Non sono io ad ingannarvi》protestò Merlino, alzando il tono della voce.

《Silenzio! Sei colpevole di aver usato magie e incantesimi e per le nostre leggi pagherai con la vita. Portatelo via!》sentenziò Uther.

Il momento che Merlino temeva più della sua stessa vita si era appena avverato. Non pensava che sarebbe accaduto sul serio e in quel momento non seppe decifrare le emozioni che attagliavano la sua mente. Era sconvolto, amareggiato e frustrato, avvertiva di non avere vie di fuga. Artù sentiva un forte istinto di intervenire, tuttavia non poteva fare nulla per il suo migliore amico perché conosceva bene la caparbia del padre in fatto di stregoneria.

Le due guardie reali presero il ragazzo per le braccia, il quale si scambiò una fugace occhiata con Morgana prima di essere condotto con la forza alle celle. La principessa avrebbe dovuto gioire per la sua condanna in quanto Merlino non sarebbe stato più una seccatura per lei e Morgause, eppure si sentiva solo afflitta. Una minuscola parte del suo buon animo che pensava di non possedere più era rivolta a lui. Forse non l'aveva completamente rimosso dai suoi pensieri. Forse quel servitore rappresentava ancora qualcosa di importante per lei.

Al calar della sera Merlino si giocò il tutto per tutto. Non poteva arrendersi, fin da quando aveva liberato il goblin, era determinato a risolvere il problema e anche ora che il goblin aveva occupato il corpo di Gaius, era ancora più risoluto nello sconfiggerlo.

Approfittando della distrazione della sentinella appisolatasi durante il turno di guardia, usò la magia per rubare il mazzo di chiavi che l'uomo portava alla cintura e lo avvicinò a sé. Cercò quella della sua cella e con meticolosa attenzione riuscì a lasciare i sotterranei. Non poteva restare al palazzo ora che era stato dichiarato pubblicamente nemico di Camelot dal re, perciò fu costretto a nascondersi nella città bassa.

Sfortunatamente la sua fuga venne subito segnalata e il suono d'allarme delle campane avvisò la pattuglia in servizio che si mise alla ricerca. Il segnale improvviso svegliò Gwen, la quale si destò. Non capiva cosa stesse accadendo, ma quando sentì dei rumori sospetti nelle vicinanze, realizzò di non essere sola in casa sua. Scattò subito in piedi e afferrò il primo oggetto che gli capitò nelle mani da usare come possibile arma. Si guardò intorno, cercando di scorgere qualcuno nell'oscurità dell'abitazione.

Una mano si chiuse con irruenza sopra la sua bocca e la serva fu assalita alle spalle. Provò a urlare, ma quando si voltò indietro, riconobbe il volto di Merlino, il quale le intimò di fare silenzio. Lei obbedì, corrugando le sopracciglia dalla confusione. Cosa ci faceva lui a casa sua? Perché era ricercato dalle guardie?

I due videro le figure dei cavalieri che correvano dalla finestra che dava sulla strada e solo quando il rumore dei loro passi fu ormai indistinto, Ginevra poté rilassare le spalle e calmarsi.

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