LII
Merlino mosse le dita della mano. La sensibilità gli stava tornando, ma si sentiva ancora fortemente spossato. La fronte era bagnata dal sudore che aveva espulso mentre riposava. A proposito, da quanto dormiva? Aprì gli occhi e provò a muoversi per capire dove si trovasse. Si guardò intorno, trovandosi Kilgharrah che lo fissava in silenzio. L'incantesimo che aveva usato poco prima di svenire aveva funzionato sul serio. Non era sicuro che il drago accorresse in suo soccorso, ovunque si trovasse. In realtà, dopo il loro ultimo incontro non sapeva neanche se lo avrebbe rivisto un giorno. Non negava che da quando lo aveva liberato e allontanato da Camelot, sentiva spesso la sua mancanza nonostante i loro trascorsi e dissapori, quindi fu molto sollevato e contento di riaverlo davanti.
《E così hai risposto al mio richiamo》riuscì a sbiascicare.
《Merlino, non potrei resistere a un Signore dei Draghi, neanche se volessi farlo》rispose Kilgharrah.
《Te ne sono grato, grazie》aggiunse il ragazzo.
Provò ad alzarsi, ma il dolore che sentiva al petto glielo impedì, facendolo mugugnare dall'afflizione. Un mal di testa tremendo lo stava torturando e non accennava a concedergli tregua.
《Non ti muovere! Il veleno di un Serket è potente e ti ho fatto un incantesimo che ti aiuterà a guarire, ma ci vorrà un po' di tempo》lo informò la creatura.
Merlino riuscì solo ad annuire con la testa prima di crollare nuovamente per la sonnolenza. Dopo un po' si risvegliò bruscamente. Il drago aveva ragione: ora si sentiva meglio. Il dolore all'addome si era alleviato e l'emicrania che lo aveva assillato nelle ore precedenti era svanito. Si accorse, però, che a discapito del suo stato di salute aveva perso tempo prezioso perché era già scesa la notte nel luogo dove si trovava. Non doveva assolutamente perderne altro!
《Perché mi hai lasciato dormire?》rimproverò il drago.
《Non ho avuto scelta, mio giovane mago. Il veleno era troppo forte anche per i tuoi enormi poteri》si giustificò quest'ultimo.
《Non ho tempo, devo tornare a Camelot! Il regno è in pericolo per colpa mia: avrei dovuto darti retta e non fidarmi di Morgana》gli confessò, sollevandosi in piedi con qualche difficoltà di equilibrio.
Si sentì così deluso e abbattuto per lei. Era a conoscenza del suo lato oscuro che avrebbe fatto breccia nel cuore e nell'anima della sua amata con il passato del tempo, Kilgharrah stesso lo aveva avvertito in merito, eppure credeva di poter controllare quella malvagità attraverso il loro amore. Quando si erano baciati, aveva intravisto negli occhi grigio-verdi di lei la classica luce pura e buona che solo lui riusciva a scorgere nel profondo. Ma era durato solo qualche istante, per poi essere subito sostituita dalla freddezza che covava dentro. Avrebbe dovuto intuire subito che la Morgana che era tornata da lui non era la Morgana che aveva amato e di cui si era innamorato.
《Hai fatto ciò che ti sembrava giusto, dimostrando grande coraggio, ma la fiducia è una lama a doppio taglio》.
《Ho pensato che, visti i suoi poteri magici, noi fossimo uguali》proseguì Merlino.
《In un certo senso lo siete》alluse Kilgharrah.
《Che significa?》domandò il mago, non capendo il messaggio velato dietro tali parole.
Il drago rimase in silenzio, riflettendo se parlare o meno, ma Merlino non aveva intenzione di restare all'oscuro.
《Kilgharrah, dimmelo!》lo redarguì e lui si decise a parlare.
《C'è una profezia riguardante i vostri destini: verrà il giorno in cui l'ultimo Signore dei Draghi e l'ultima Sacerdotessa dell'Antica Religione si uniranno e dal sangue degli stregoni più potenti mai esistiti nell'intera storia degli uomini, nascerà una nuova creatura che sarà destinata a portare luce e speranza oppure morte e distruzione nel regno di Albione》.
Merlino rimase completamente ammutolito. Non sapeva cosa dire, né cosa pensare. Quella rivelazione aveva innescato nella sua mente un incastro indefinito di pensieri e dubbi. L'ultimo Signore dei Draghi era un chiaro accenno a sé stesso, ma Morgana... era davvero una Sacerdotessa dell'Antica Religione? L'ultima della quale aveva memoria era Nimueh e l'unica donna che poteva eguagliare una magia pari a quella di Nimueh era proprio Morgause. Forse anche lei era una Sacerdotessa dell'Antica Religione.
La cosa che gli venne ancora più difficile da digerire era che la profezia, appena citata dal drago, narrava di una creatura che sarebbe nata dall'unione tra lui e Morgana. Già gli era difficile credere in un loro ritorno visto gli ultimi precedenti, l'idea di un possibile e futuro figlio era qualcosa di impossibile, oltre che impensabile.
《Perché non me mai l'hai detto prima d'ora?》farfugliò ancora scosso.
《Perché, come puoi ben vedere, Morgana ha scelto la strada del male e anche tu potresti percorrere la sua stessa via》confessò il drago.
《No, io non sarò mai come lei!》ribatté il mago in tono aspro.
《Hai imparato un'importante lezione. La tua determinazione a vedere la bontà nelle persone sarà la tua rovina, ma ho paura che i vostri destini siano ora congiunti per sempre. Lei è l'oscurità e tu sei la luce, lei è l'odio e tu sei l'amore》lo mise in guardia sempre in modo enigmatico.
《Ho bisogno di tornare a Camelot》avvisò lui, ignorando momentaneamente il suo commento.
Ora non aveva tempo per pensare, doveva agire al più presto per fermare Morgana e salvare Artù. Se mai qualcuno gli avesse detto che in futuro lui sarebbe stato contro di lei e non insieme a lei, non gli avrebbe creduto minimamente, eppure era proprio così. La distanza da lui aveva cambiato drasticamente l'animo di Morgana, già fortemente provato dal suo rapporto malsano con il padre, e tale cambiamento aveva compromesso l'unica cosa positiva dello restare a Camelot piuttosto che con Morgause: il loro amore.
Non seppe neanche definire cosa c'era tra di loro, provava solo una grande confusione nella testa. Lui amava ancora Morgana, non aveva mai smesso di farlo, neanche dopo tutti quei mesi di lunga assenza, ma la principessa era cambiata e di conseguenza era cambiato anche il modo in cui lei lo guardava. Non c'era più amore nei suoi occhi, ma solo rabbia cieca e sofferenza. La voce severa di Kilgharrah lo riscosse.
《No, non sei ancora in condizioni di farlo ed è a più di tre giorni di cammino》.
E chi aveva detto che voleva camminare? Non ne aveva bisogno, quando aveva un destriero più che valido a portata di mano.
《Non ho alcuna intenzione di camminare》commentò con un sorrisino all'angolo delle labbra.
Poco dopo si ritrovò sopra la testa di Kilgharrah, aggrappato saldamente a uno dei suoi corni per non cadere dall'alto del cielo. Era una sensazione indescrivibile volare in groppa a un drago. Sentiva il vento frustrargli sul viso e scompigliargli completamente la chioma scura. Mentre Kilgharrah volava, provocando potenti battiti d'ali, Merlino spalancò le braccia e urlò con tutto il fiato che aveva in gola. Si sentiva potente e invincibile proprio come il destriero che lo stava trasportando.
Solo in quel momento comprese a pieno perché l'animale desiderava a tutti i costi essere di nuovo libero. Aveva fatto la scelta giusta nel svincolarlo dalle catene di Uther, anche se subito dopo si era scagliato contro di lui per distruggere il regno. Il drago atterrò nel luogo del loro ultimo incontro, la foresta attorno a Camelot. Merlino fu investito dai ricordi di un anno fa. Rammentò la voce interiore del padre appena ritrovato poco prima di usare i suoi poteri ereditategli. Quanto tempo era trascorso da allora! Kilgharrah chinò il collo fino a terra per permettere al ragazzo di scendere dalla sua groppa con un gran salto.
《Di più non posso avvicinarmi》.
A quanto pareva Merlino non era l'unico a ricordare quello che era successo in quel luogo. Anche il drago rammentava ancora la minaccia che il mago gli aveva sbraitato contro quella notte. Se si sarebbe avvicinato a Camelot, non avrebbe esitato a ucciderlo e Merlino fu sorpreso che lo ricordasse, perciò lo onorò.
《Grazie, non lo dimenticherò mai》.
Kilgharrah lo mise in guardia per un'ultima volta prima di spiccare il volo.
《Fa' attenzione, giovane mago! Per Camelot è cominciata la grande battaglia e tu devi essere forte poiché il destino di Artù e il futuro di Albione giacciono nelle tue mani》.
Merlino annuì deciso con un cenno del capo e i due si separarono. Senza perdere altro tempo, si diresse di corsa allo studio per raggiungere Gaius, intento a dormire nel suo letto. Lo scosse bruscamente dalle spalle e il medico sbatté le palpebre dalla sorpresa.
《Dovete svegliarvi!》gli intimò.
Gaius si alzò dal letto, riempendolo di domande.
《Merlino! Dove sei stato? Ti senti bene?》.
《Non ho tempo per spiegarvi. Morgana è in combutta con Morgause e complotta contro Uther. È lei a causare le visioni. Coraggio, sbrigatevi! C'è qualcosa che devo mostrarvi》gli confessò lui per poi fargli strada fino agli alloggi del re.
Il medico non riuscì a credere a quello che le sue orecchie avevano udito. Mai avrebbe potuto immaginare che il traditore che si nascondeva a Camelot si trattasse della persona che meno fra tutti si potesse sospettare. Tuttavia, si fidava ciecamente di Merlino, altrimenti non avrebbe mai accusato la donna che amava senza esserne completamente sicuro. Probabilmente aver scoperto tale verità l'aveva messo in pericolo e ciò giustificava la sua scomparsa repentina e sospetta.
Quando i due varcarono le stanze di Uther, si bloccarono subito, guardandosi intorno. Il re non era nel suo letto e nel pavimento sembrava essersi scatenata una battaglia di vari oggetti e ornamenti. Gaius avanzò, trovando il suo amico accovacciato in un angolo. Lo raggiunse e si inginocchiò al suo fianco, chiamandolo per nome, ma lui non rispose. Sembrava disperso, mentre fissava con evidente terrore un punto indefinito della stanza che agli occhi di Merlino e Gaius era vuoto, ma agli occhi del re non era così. Infatti, a causa della Mandragora, stava vedendo la figura di sua moglie Igraine che le implorava aiuto insieme ai bambini che aveva mandato a morte in passato.
Il servo intuì che l'angoscia di Uther era provocata da qualche visione della radice, perciò si diresse spedito verso il letto per afferrarla e lanciarla contro il fuoco acceso del cammino. L'urlo della Mandragora lo colpì alla testa, costringendolo a portarsi una mano sulla tempia per attutirlo. Aiutò il medico a trascinare Uther verso il letto, dove dopo aver bevuto un rimedio soporifero, si addormentò. I due tornarono nelle loro stanze e Merlino parlò per primo.
《Dobbiamo dirgli quello che gli ha fatto Morgana》.
Gaius si voltò a guardarlo con espressione accigliata e lo redarguì in tono severo.
《Sei impazzito?! Se facciamo una simile accusa, verrà considerato un tradimento e vorrà le nostre teste》.
Il ragazzo scosse la testa, contrariato.
《Ma non possiamo fare finta di niente!》.
《Pende unicamente dalle sue labbra, Merlino, hai visto quanto sia cieco davanti alle sue colpe. E poi la radice è bruciata, non può più fargli del male》proseguì il medico, ma Merlino insistette.
《No, voi non capite. Io ho sentito Morgana e Morgause e c'è dell'altro nei loro piani, lo so》.
Non aveva sentito gran parte del discorso la notte scorsa, ma poteva intuire facilmente che Cenred era coinvolto. Sapeva che stava radunando un esercito di mercenari nell'ultimo periodo e sicuramente era in contatto con le due streghe.
Il mattino seguente...
Morgana aveva appena finito di fare colazione, quando affacciandosi alla vetrata della sua camera, scorse la figura di Merlino nel cortile centrale insieme ad Artù. Un inaspettato e inspiegabile sollievo colse alla sprovvista il suo cuore, così come la voce di Gwen che la stava chiamando alle sue spalle. Si voltò verso di lei, congedandosi con una banale scusa per vestirsi in fretta. Era ancora in camicia da notte e doveva assolutamente verificare di persona quanto Merlino si fosse messo in mezzo ai suoi piani di vendetta e l'assenza della radice sotto il materasso di Uther ne fu la prova incontestabile. Maledizione!, disse tra sé e sé poco prima che la voce di Gaius la cogliesse alla sprovvista.
《Avete perduto qualcosa, Mia Signora?》.
《Il mio orecchino. Forse mi è caduto, quando ero qui ieri. Come sta?》mentì.
《Molto meglio! Abbiamo scoperto la causa della sua malattia: era vittima di un incantesimo. Non dovete preoccuparvi, si riprenderà completamente》rispose il medico.
《Questo è un sollievo!》commentò la principessa, rivolgendogli un falso sorriso che Gaius colse subito ora che Merlino lo aveva avvertito della sua vera indole.
Ora Morgana doveva fare quattro chiacchiere con quel servitore ingrato. Come aveva fatto a esserne innamorata per tutto quel tempo? Si diede mentalmente della sciocca. Una parte del discorso che si erano scambiati subito dopo il suo ritorno a casa era vero. Era così ingenua da non rendersi conto dell'errore che stava facendo nell'innamorarsi di lui, ma per fortuna Morgause le aveva dato un nuovo obiettivo sul quale concentrarsi. L'amore per Merlino non doveva più esistere ed era arrivato il momento di farla finita, stavolta per sempre. Sapeva perfettamente cosa fare con lui affinché tenesse la bocca cucita. Appena lo scorse tra i corridoi del castello, lo afferrò malamente per un polso e lo trascinò in fondo a un vicolo cieco, da loro utilizzato in passato per scambiarsi effusioni amorose di nascosto.
《Non so come tu abbia fatto a fuggire, ma so che se dovessi proferire parola su quello che hai visto, renderò la tua vita molto breve e dolorosa》.
Gli lasciò andare il polso che fino a qualche secondo prima stava arpionando con le sue unghie, facendolo indietreggiare di qualche passo. Merlino era totalmente sconvolto dalle sue parole e si limitò solo a fissarla in silenzio. Morgana sembrò provare un malsano piacere nel vederlo così impaurito che non poté resistere di sorridergli sinistramente.
Nessuna luce di bontà e ingenuità scintillavano nei suoi occhi grigio-verdi e il mago dovette rendersi nuovamente conto che la sua Morgana non c'era più. Ella era morta un anno fa, lentamente e dolorosamente fino a renderla la persona che aveva davanti. La principessa seguitò a minacciarlo.
《Come credi che potrebbe reagire Uther, sapendo che un umile servo ha provato ad avvelenare la sua figlia?!》lo incalzò.
Merlino avvertì puro terrore attraversargli le vene del corpo, facendo aumentare il ritmo cardiaco del suo cuore già ferito e scombussolato dalle ultime rivelazioni. Tuttavia, provò a restare impassibile per non dimostrarlo a Morgana. Avrebbe voluto controbattere che non era andata così quel giorno, che era stata lei a scegliere di farsi avvelenare, ma non poteva.
Gaius aveva ragione: Morgana pendeva unicamente dalle labbra di tutti e nessuno avrebbe creduto alle sue parole, neanche Artù. La donna lo sbeffeggiò con un ghigno e, soddisfatta del suo totale ammutinamento, lo superò di lato per non cedere alla tentazione di baciarlo nuovamente. Sebbene avesse mantenuto uno sguardo freddo e distaccato dritto negli occhi di Merlino, le sue labbra carnose e rosee erano una forte distrazione.
Si lasciò alle spalle quel vicolo angusto e con esso i ricordi dei loro baci furtivi, che si scambiavano di nascosto in passato, svanirono. Merlino sospirò, liberando l'aria che aveva trattenuto nei polmoni per la paura e seguì Morgana nella sala del consiglio. La pattuglia, che si era recata ai confini del regno quella mattina, era appena rientrata e Sir Leon annunciò alla corte i nuovi sviluppi.
《Prevedo che raggiungeranno la città in due giorni》.
《Sotto quale stendardo marciano?》lo interrogò il principe, camminando per la stanza dal nervosismo.
《Di Cenred, Sire. Stava radunando un esercito》rispose lui.
《Quanti uomini?》.
《Ventimila, forse di più》.
Morgana avvertì addosso a sé lo sguardo accigliato di Merlino e si volse a fissarlo, mentre le persone intorno a loro continuavano a conservare, ignari del loro scambio di sguardi.
《Temo che la notizia della malattia del re si sia diffusa oltre i nostri confini e Cenred vede un'opportunità》ipotizzò Gaius.
《Proviamo a riappacificarci》propose Leon, ma Artù negò subito.
《Mio padre non si inchinerebbe mai davanti al nemico, è un segno di debolezza. Abbiamo solo una possibilità da considerare: preparare la città a un assedio》.
《Siete sicuro che sia saggio?》si premurò Leon.
《Il castello è la nostra forza e nessun esercito ha mai conquistato Camelot》spiegò il nobile.
Il suo amico non demorse, sfidando la sua autorità.
《Che ne sarà delle persone nei villaggi vicini?》.
《Gli daremo rifugio tra le mura della città》.
《Cosa succederà alle loro case e ai loro beni? Cenred distruggerà tutto sul suo cammino》.
Artù iniziò a perdere la pazienza e lo rimise al suo posto, dimostrando grande freddezza.
《Ma avranno le loro vite. Va', prepara l'esercito!》.
Il consiglio venne sciolto e le ore passarono, favorendo l'avanzata dell'esercito di Cenred in marcia verso Camelot. Al calar della sera Morgana lasciò il castello per rivedersi con la sorella nello stesso identico luogo della notte precedente.
《Merlino è vivo, è tornato a Camelot e ci ha rovinato i piani. Ha distrutto la Mandragola e l'incantesimo si è spezzato》la informò con una smorfia contrariata.
L'accenno di sorriso scomparse subito dall'angolo della bocca di Morgause. Come aveva fatto quel servo a liberarsi dalle catene? Come aveva fatto a ritornare da Artù a piedi e completamente da solo? Quelle catene erano state progettate affinché il ragazzo non potesse uscirne neanche con la magia, qualora se ne fosse servita, perché veniva respinta. Tuttavia, non serviva sprecare fiato e tempo per lui, tutto era andato secondo il loro piano anche se con qualche complicazione indesiderata.
《Non preoccuparti! La radice ha svolto il suo compito e l'esercito di Cenred è a un giorno dalla città》la tranquillizzò.
《Allora, è tempo!》affermò la principessa in tono deciso.
《Sei pronta?》le chiese la sorella, ma Morgana ebbe un attimo di tentennamento.
Abbassò lo sguardo e deglutì a vuoto. Aveva desiderato per un intero anno quel fatidico momento, ma ora che era sul punto di avverarsi non si sentì più così tanto pronta come aveva affermato in passato. Lasciare che Camelot venisse saccheggiata dagli uomini di Cenred significava voltare definitivamente le spalle alla sua famiglia e alla sua casa. Ma soprattutto voltare le spalle a Merlino.
Sapeva bene quanto lui fosse determinato nel difendere Camelot e Artù. Persino Uther, il suo mortale nemico, era disposto a proteggere. Perché non era con lei, ma contro di lei? Cosa c'era di così speciale in quel regno e nel futuro erede da farli separare in due vie completamente opposte? Morgana non lo comprendeva e probabilmente non ci sarebbe mai riuscita. La Sacerdotessa intuì la sua esitazione e mise subito in chiaro.
《Morgana, l'esercito di Cenred non può conquistare la città da solo e tu dovrai fare la tua parte》.
La principessa la fissò in silenzio per qualche secondo, ritrovando la sua determinazione interiore. Stava facendo tutto quello solo per sé stessa, per essere finalmente libera di vivere alla luce del giorno senza alcun timore di avere dei poteri magici. Avrebbe potuto stare con Merlino, anche se ne dubitava dopo il loro ultimo incontro.
《Dimmi che cosa devo fare》.
Morgause la scrutò negli occhi, certa della ritrovata sicurezza della sorella, poi le porse un bastone in legno con all'estremità dei piccoli rami che si intersecavano tra di loro, formando un cerchio al cui interno vi era una gemma incastonata. Morgana lo studiò con attenzione, mentre la strega ne spiegava la storia.
《È stato tagliato dall'albero di Sorbo che cresce nel cuore dell'Isola dei Beati. Solo la Grande Sacerdotessa e la sua Guardia del Sangue lo hanno visto》.
Morgana la fermò, scuotendo la testa in segno di negazione.
《I miei poteri sono deboli e non sono abbastanza forte per un simile strumento》controbatté.
《Non preoccuparti! Sarà lui a guidarti, ti trasmetterà il suo potere》le confidò dolcemente la sorella.
Morgana allungò la mano per prenderlo e respirò profondamente, avvertendo nell'immediato gli effetti magici del bastone. Si sentì improvvisamente più forte e i suoi poteri latenti sembravano intenzionati a rivelarsi al mondo.
《Non ti deluderò!》sussurrò con un grande sorriso.
《Lo so》concluse Morgause, andandosene.
La mattina seguente....
Una lunga fila di contadini e persone povere attraversarono il cortile centrale del castello. Con loro avevano le poche provviste necessarie e indispensabili che potevano portare. A poche ore dall'arrivo imminente del nemico tutti erano indaffarati a prepararsi come meglio potevano. L'agitazione e la paura si percepivano chiaramente nelle mura del castello, specialmente Artù che si isolò nelle stanze del padre per vegliare su di lui fino a quando Merlino non lo avvisò del momento propizio.
《Padre, ti prometto che non ti deluderò》si rivolse al re dormiente poco prima di recarsi alle mura di cinta insieme al servo.
Solo in quel momento si rese conto della vastità di nemici che occupava la vallata antecedente il regno in attesa del comando del loro capo. Aveva sottovalutato l'esercito di Cenred, ma non poteva lasciarsi abbattere dalle sue insicurezza. Tutto il popolo contava sulle sue direttive, primi fra tutti Gwen e Merlino.
《Non è da te innervosirti, Merlino》richiamò l'amico, notando che quest'ultimo stava fissando l'esercito in lontananza oltre la finestra della sua stanza subito dopo essere rientrati al palazzo.
Era rimasto stranamente in silenzio, mentre lo aiutava a indossare la sua armatura. Non era sé stesso, considerando che aveva sempre la battuta pronta e il sorriso genuino stampato in faccia, anche a pochi minuti prima di una battaglia. La verità era che Merlino era parecchio pensieroso. L'imminente combattimento, Morgana e la presunta profezia occupavano la sua mente, distogliendolo dal suo lavoro di servitore. Tuttavia, cercò di stemperare la tensione a modo suo.
《Ma non sono nervoso perché mi fido del vostro destino》.
《Hai bevuto troppo sidro?》gli chiese Artù, corrugando le sopracciglia ogni volta che cercava di decifrare le sue parole e i suoi atteggiamenti, ma Merlino continuò.
《È il vostro destino diventare il più grande re di Camelot. La vostra vittoria di oggi rimarrà nella memoria e nei secoli, fino alla fine dei tempi. Abbiate fiducia in voi stesso》lo spronò, consegnandogli la spada.
Il principe rimaneva sempre stordito e sbalordito da lui, ma allo stesso tempo apprezzava il suo appoggio più di chiunque altro.
《Ci sono dei momenti, Merlino, in cui mostri una certa... saggezza》confessò e il servo fu felice di sentirselo dire.
Anche Artù Pendragon, in fin dei conti, aveva un cuore e lo dimostrava molto raramente solo con le persone a cui teneva e Merlino era tra quelle.
《Non essere compiaciuto! Il resto del tempo sei un completo idiota》lo mise in riga il principe, sentendosi imbarazzato, ma il mago sapeva bene che lui pensava per davvero quello che gli aveva appena detto.
La battaglia era agli sgoccioli ed entrambi gli schieramenti si prepararono per le ultime sistemazioni di combattimento. Il primo a dar inizio al fuoco fu Cenred che, abbassando la mano, fece partire le catapulte. Palle infiammate si scagliarono contro Camelot, provocando già le prime perdite. Mentre in tutto il regno si creava il caos, Merlino raggiunse Gaius impegnato a curare i feriti e scorse Morgana poco distante da loro.
《Gaius, uno di noi deve tenerla d'occhio》disse, indicandola con lo sguardo.
《Ci penso io》si offrì il medico.
《Non perdetela mai di vista. Devo tornare da Artù》gli raccomandò e lui annuì, eseguendo subito il suo compito.
Il servitore trovò l'amico che stava trascinando il padre, ormai ripresosi ma ancora troppo debole a causa della Mandragola, con la forza. I cavalieri si ritirarono e lui usò la magia per creare un muro di fiamme e fermare l'avanzata nemica. Artù estrasse una freccia dalla gamba del re, conficcatasi durante il combattimento, e lo affidò al ragazzo.
Intanto Morgana, sfuggita a un attimo di distrazione da parte di Gaius, abbandonò la sala per recarsi nei suoi alloggi e recuperare il bastone da sotto il letto. Sentì lo scatto della porta e si nascose subito. Gaius si guardò rapidamente intorno, trovando la stanza vuota e buia, e se ne andò per avvisare Merlino. La principessa scese nei sotterranei del castello ed entrò nella sala delle cripte. Conficcò con forza l'oggetto nel cemento, frantumandolo a causa della sua magia, la stessa che investì prepotentemente Merlino e Morgause, quest'ultima a chilometri di distanza dal regno, mentre assisteva alla sua caduta con Cenred al suo fianco.
La gemma racchiusa tra le radici dello scettro iniziò a brillare e direzionò i suoi fasci di luce bianca contro le tombe lì presenti. Ossa di mani e braccia umane ruppero crudelmente la dura superficie delle catacombe che le avevano sigillate con cura per anni come se fosse semplice carta da strappare e Morgana sorrise soddisfatta. Con la seconda parte del piano appena conclusa, non le restava altro che attendere e godersi la confusione che si stava scatenando al di fuori.
Nel frattempo, Merlino stava continuando a cercare Morgana, quando, richiamato da Artù nel bel mezzo del disordine, vide con i suoi occhi le creazioni generate dal sortilegio che aveva colpito poco prima la sua mente: scheletri umani che camminavano e brandivano una spada. Sebbene fossero solo un sistema di ossa, sapevano combattere abilmente e dimostravano di tenere testa contro i cavalieri di Camelot, persino contro Artù, che non sapeva bene come ucciderli dato che erano solo esseri umani già morti, ma richiamati in vita dalla stregoneria. I due si rifugiarono all'interno del palazzo reale e Artù intimò al servo di raggiungere Gaius per isolare la sala dei feriti, mentre lui avrebbe provato a rallentare l'avanzata dei loro nuovi nemici, e Merlino obbedì subito.
《Gaius! Dovete isolare la zona dei feriti, il castello è attaccato dall'interno》.
《Di che stai parlando?》gli chiese il medico, non capendo.
《Morgana ha radunato un esercito di morti e ora sono ovunque. Provo a fermarla!》illustrò per poi andarsene.
Intuì che gli scheletri risvegliati dalla magia dovevano provenire dalla sala delle tombe, così, correndo a perdifiato, scese nei sotterranei. La principessa riconobbe un rumore improvviso di passi sempre più vicini e forti e si voltò indietro, ritrovando Merlino davanti.
《Dovresti andartene adesso che ancora puoi》lo avvertì in tono pacato.
《Morgana, ti prego, per favore! Donne e bambini stanno morendo e la città sta crollando》la supplicò a corto di fiato.
Il castello stava subendo già i primi segni di cedimento, così come tutti i suoi difensori, ma i rumori distintivi di crepe che si stavano formando sopra le loro teste fecero ampliare ancora di più il ghigno malefico di Morgana.
《Bene!》sputò lei con acidità.
Merlino stentava ancora a credere che la donna a pochi passi da lui fosse Morgana. Nonostante gli ultimi avvenimenti lo avevano fatto aprire gli occhi, anche se troppo tardi, lui si rifiutava che tutta la bontà e la compassione che animavano il cuore di Morgana fossero stati definitivamente spenti dall'odio e dalla collera.
《No, non puoi dire sul serio!》ribatté, scuotendo il capo.
Dall'altra parte, neanche Morgana riusciva a credere come Merlino fosse dalla parte del torto e del nemico. Proprio lui che aveva la magia e che conosceva la crudeltà di Uther riservata alle persone come loro. Avrebbe dovuto essere al suo fianco, non contro di lei.
《Abbiamo poteri magici e Uther odia quelli come noi. Perché non dovrei ricambiare lo stesso sentimento?》lo rimproverò, ma Merlino le sbraitò contro la sua concezione di pensiero.
《Proprio tu potresti fargli cambiare idea, ma usare la magia in questo modo non farà che indurirgli il cuore》.
Sebbene non dovesse perdere tempo con lui, Morgana lo ascoltò e lo fissò in completo silenzio, increspando le sopracciglia, mentre rifletteva con attenzione alle sue parole. Tuttavia, non si smosse dai suoi ideali e nemmeno Merlino che deglutì per riprendere fiato e ricominciare a parlare.
《Io ho il tuo dono e lo uso per fare del bene. È a questo che serve la magia ed è per questo che sei nata con dei poteri》.
E servire mio padre significa fare del bene?, rifletté la principessa prima di fermarlo per controbattere, avanzando di qualche passo.
《Tu sai più di tutti che significa essere diversi, vergognarsi e dover nascondere chi siamo veramente! Meriteremmo di essere giustiziati per quello che siamo, Merlino?》.
Il suo discorso era giusto e corretto anche secondo il giovane mago, ma lei non poteva sapere quanto il destino di quest'ultimo remava contro la sua ideologia. Lui era nato per servire Artù e rimediare alla spaccatura tra magia e potere e se per realizzare tale ambito obiettivo, doveva sottostare all'uomo che più di tutti meritava giustizia, allora così sarebbe stato. Non avrebbe cambiato idea neanche se fosse stata la stessa Morgana a chiederglielo. Si ricordò della domanda che gli era stata posta e con rammarico ammise la verità, cercando al tempo stesso di convincerla a passare dalla sua parte.
《No, ma non deve per forza finire così. Possiamo trovare un altro modo》.
Morgana lo scrutò amaramente negli occhi. Desiderava più di qualsiasi altra cosa trovare un altro modo, come lui sosteneva, ma non c'era e non ci sarebbe mai stato, se non quello che si stava già compiendo, mentre loro discutevano. Provò un leggero rimorso per come la situazione tra di loro si fosse evoluta in quei pochi giorni da quando era rientrata a Camelot, ma era chiaro ad entrambi che percorrevano due vie completamente opposte da non permettere loro di stare insieme come una volta. Assottigliò gli occhi e scosse la testa, rassegnata.
《Non c'è un altro modo》affermò con fermezza assoluta nella voce.
Calò un lungo silenzio che pose fine al loro divergo e i due si limitarono a fissarsi negli occhi in completa attesa. Nessuno sapeva più cosa dire, entrambi si erano arresi alla sconfitta dell'altro. Merlino fu il primo ad accennare qualche passo all'indietro, mentre Morgana ne studiava attentamente i movimenti. Il servo aggirò una colonna e iniziò a correre in direzione del bastone magico alle loro spalle, ma venne ostacolato da un colpo allo stomaco da parte di Morgana che lo costrinse a far cadere la spada dalla mano. Mugolò per il dolore e indietreggiò, mentre lei avanzava, puntandogli l'arma contro.
Non avrebbe mai potuto ucciderlo, anche se avrebbe dovuto per evitare che lui non la ostacolasse in futuro, ma sentiva di non avere il coraggio necessario per farlo veramente. Voleva soltanto intimidirlo e perdere tempo sufficiente affinché Camelot cadesse nelle mani dei suoi due alleati. Lo fissò negli occhi con una certa esitazione, poi lo attaccò, ma fortunatamente lui riuscì a schivare il colpo. Chinò la schiena per recuperare la sua spada da terra e parare il successivo attacco di Morgana. Iniziò fra di due un duello vero e proprio nel quale Merlino difficilmente riuscì a fermare gli assalti rapidi e ripetuti di lei. Tuttavia, addestrarsi con Artù durante i suoi allenamenti giornalieri gli servì in quel momento per fronteggiarla. Non metteva in dubbio che lei poteva facilmente batterlo, in fondo combatteva e usava una spada fin da quando era una bambina, ma a Merlino bastava solo metterla fuori gioco momentaneamente per spezzare il sortilegio dello scettro a poca distanza da lui.
Morgana lo disarmò e si scagliò contro di lui come una furia, ma il mago evitò tutti i suoi affondi per poi usare i suoi poteri contro il muro della sala, creando una frana di massi e pietre sopra la donna, la quale cadde a terra e svenne. Il servo sperò di non averle fatto troppo male, mentre si diresse di corsa verso lo scettro incantato, impugnando la spada. Pronunciò un incantesimo e con l'arma spezzò in due lo strumento, annullandone il sortilegio che animava gli scheletri umani ora ridotti a un cumulo di ossa polverose e usurate.
Con uno dei due fronti ormai liberati, i cavalieri dedicarono le ultime forze ai guerrieri di Cenred che in poco tempo furono costretti alla ritirata. Da lontano Cenred e Morgause osservavano la loro sconfitta farsi sempre più evidente e il primo fu costretto a richiamare i suoi uomini, deludendo la strega che volse lo sguardo in direzione del regno. Era visibilmente preoccupata per la sorella e auspicò che non le fosse successo nulla di grave dato che la magia dello scettro si era bloccata improvvisamente, costringendo Cenred a interrompe l'assalto. Tuttavia, non poté neanche assicurarsene con il forte rischio di essere scoperta dalle sentinelle e dalle guardie.
Il mattino seguente....
Anche se Camelot aveva vinto, le sue mura portava ancora i duri segni della battaglia. Niente, però, che una nuova ristrutturazione non potesse aggiustare. Il re, ormai ristabilitosi completamente dalla magia della Mandragora, aveva riunito tutta la corte nella sala del trono per un importante e urgente appello.
《Tutti noi abbiamo vinto molte battaglie, ma nessuna importante come questa. Ogni uomo, donna e bambino ha fatto del suo meglio e per questo vi ringrazio con il cuore. Anche prima della battaglia sapevamo che c'era un traditore fra noi, qualcuno che ha quasi causato la nostra rovina, ma, comunque, dobbiamo ringraziare la persona che l'ha sconfitto e che solo con le proprie forze ha cambiato le sorti della battaglia: Lady Morgana》.
Allungò il braccio in direzione della diretta interessata, la quale lo raggiunse con un falso sorriso sulle labbra, mentre le persone presenti applaudivano in suo onore. Merlino rimase completamente basito, scambiandosi uno sguardo di sorpresa con Gaius al suo fianco. Non era una burla quella a cui i suoi occhi stavano assistendo, mentre le sue orecchie continuavano a udire solo le menzogne raccontate dalla principessa a suo padre.
《È stata lei che è entrata nella cripta, ha trovato il magico strumento e l'ha distrutto. Dobbiamo essere vigili, tenere duro contro le forze oscure della magia e assicurarci che non penetrino mai più nelle nostre mura》.
Morgana posò lo sguardo in direzione di Merlino, osservandolo corrodersi dentro dalla frustrazione. Non smentiva di provare una certa eccitazione per il modo in cui lui la stava sfidando attraverso gli occhi, seppur di nascosto e quasi intimidito.
La principessa alzò il mento, soddisfatta per la sua vittoria, ma sapeva che ora doveva stare più attenta e meticolosa che mai. Conclusa la riunione, arrivò presto l'ora di mangiare.
《Perché Uther non riesce a vedere la sua vera natura?》rifletté Merlino ad alta voce, rivolgendosi a Gaius che stava consegnando i piatti colmi di cibo.
《Non lo so, Merlino. È un mistero, ma Morgana ci proverà di nuovo》lo mise in guardia quest'ultimo.
《E io sarò pronto. Non ho paura di lei》affermò il ragazzo in tono sicuro, anche se dentro di sé stava morendo dal dispiacere.
Non era l'idea di poter finire nelle mani di Uther per qualche stupida bravata detta dalla figlia, ma era proprio il finire nelle mani di quest'ultima che lo spaventava. Essere ora il nemico della donna che un tempo aveva amato, e che forse continuava ad amare, era una situazione che doveva digerire ancora bene, così come il cibo che aveva sotto il naso in quel momento.
《Dovresti averne, invece》ribatté il medico.
《No, mi fa provare solo tristezza. È così amareggiata, così piena di odio...》confessò.
Gaius scorse l'angoscia nei suoi occhi azzurri e intuì che non doveva essere affatto facile per lui accettare il nuovo cambiamento della donna che amava. Un cambiamento drastico e radicale che ha condotto i due a essere nemici e non più due giovani innamorati. In quel momento di silenzio e rimuginazione Merlino ricordò la profezia che gli aveva confessato il drago.
《Gaius, ho scoperto una cosa, ma non so proprio come dirvela》.
《Di che si tratta?》si mostrò curioso l'anziano.
《Mentre ero via, ho dovuto chiedere aiuto al Grande Drago. Mi ha rivelato che esiste una profezia su di me e Morgana》accennò il ragazzo.
《Una profezia?》ripeté il suo interlocutore, aggrottando le sopracciglia e Merlino usò le stesse parole citate da Kilgharrah.
《Verrà il giorno in cui l'ultimo Signore dei Draghi e l'ultima Sacerdotessa dell'Antica Religione si innamoreranno e dal sangue dei maghi più potenti mai esistiti nell'intera storia degli uomini, nascerà una nuova creatura che sarà destinata a portare luce e speranza oppure morte e distruzione nel regno di Albione》.
Ancora al solo pensarci, gli venivano i brividi. Come era possibile tutto ciò? Come era plausibile che lui e Morgana potessero generare in un futuro lontano un ipotetico figlio visto come era il loro rapporto in quel momento? Tuttavia, ripetere nella mente i versi di quella profezia gli faceva sperare che, forse, un giorno la Morgana che aveva conosciuto e di cui si era innamorato avrebbe fatto ritorno. La voce di Gaius lo distrasse dalle sue congetture.
《Tu cosa pensi di questa profezia?》.
《Io non so più cosa pensare, in realtà. Morgana ha scelto la strada dell'odio, proprio come Uther e il drago pensa che potrebbe accadere la stessa cosa anche a me. Dopotutto, io e lei siamo uguali e lo avete ammesso pure voi, quando abbiamo scoperto che aveva dei poteri》valutò.
《Non lasciare che lo diventi anche tu》gli sussurrò Gaius.
《Niente mi renderebbe tanto furioso》ammise lui con un debole accenno di sorriso.
Si prepararono a consumare il proprio pasto, quando le urla di Artù provenienti dal corridoio li bloccarono.
《Merlino! Porta quel pigro deretano qui fuori!》ordinò, spalancando la porta d'ingresso dello studio.
《Ripensandoci...》commentò il servo sarcasticamente, rivolgendosi al medico, prima di alzarsi da tavola e seguire il suo padrone, mentre Gaius si sbellicava dalle risate.
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