LI
Al mattino....
Un frastuono continuo e fastidioso di spade che si scontrarono e delle voci costrinsero Morgana ad affacciarsi alla finestra socchiusa della sua stanza. Artù si stava allenando con i suoi uomini, mentre Merlino si trovava in un angolo del campo, impegnato ad aggiustare e lucidare le armi. Le era sempre piaciuto osservarlo di nascosto e, nonostante fosse trascorso un anno, le sue abitudini non erano cambiate.
Solitamente sfoggiava sempre un sorriso, quando lo guardava parlare e scherzare con Artù, proprio come in quel momento, eppure non le veniva naturale farlo. Era parecchio pensierosa, mentre riviveva nella sua mente il loro incontro della mattina precedente. Cosa doveva fare con lui? Comportarsi come sempre o trattarlo solo come un servo per dedicarsi alla sua vendetta? Doveva smetterla di pensare a lui, era tornata a Camelot con ben altri obiettivi e Merlino non era tra quelli.
Decise di recarsi nelle stanze del padre per sostituire la radice di Mandragola che aveva posizionato sotto il letto, appena era rientrata al palazzo la notte scorsa, con una nuova. Non era sempre facile intrufolarsi durante il giorno perché il castello era costantemente sorvegliato dalle sentinelle, ma riuscì lo stesso nel suo intento. La pianta, però, lasciò intriso il suo fluido scuro e denso sulle mani e Morgana si accigliò. Se c'era una cosa che odiava di quella radice era sporcarsi continuamente, quando la cambiava. Nascose la vecchia Mandragola dentro l'ampia manica del vestito e tornò nelle sue stanze. Si sbarazzò della radice e prese una ciotola di acqua fresca per pulirsi le mani. Sentì una voce alle spalle chiamarla e si voltò indietro, quando riconobbe subito a chi apparteneva.
《Merlino!》fu l'unica risposta che seppe dire in quel momento di totale smarrimento.
Prese un tovagliolo dal tavolo e lo usò per asciugarsi. Cosa ci faceva lui qui? Non doveva neanche esserci, anzi, per il suo bene doveva starle solo alla larga. Era troppo buono e puro per un'anima scura come la sua. Ciò nonostante, dovette fingere di essere felice di vederlo, anche se in fondo al suo cuore lo era veramente.
Il ragazzo spalancò piano la porta per entrare e avvicinarsi a lei. Morgana notò subito lo sguardo di lui sulle sue mani e sperò che non ci fosse nulla di strano da farlo diffidare. In quel momento si accorse che il servo aveva con sé un grande mazzo di fiori viola. Le vecchie abitudini non erano cambiate neanche per Merlino.
《Volevo solo scusarmi per non esserti stato vicino ultimamente e per farmi perdonare ho raccolto questi fiori per te. Anche se non stiamo più insieme... sì, ecco, insomma... tu puoi sempre contare su di me》balbettò lui in completo imbarazzo.
Sembrava che stesse parlando con una principessa per la prima volta, anche se quella a cui si stava rivolgendo in quel preciso momento la conosceva da più di un anno. Morgana cercò di nascondere dietro un sorriso sincero il divertimento che provava nel vederlo impacciato come lo era le prime volte all'inizio del loro rapporto. Apprezzava le sue parole e il suo gesto, anche se non avrebbe dovuto. Lui allungò il braccio nella sua direzione e la nobile avanzò per prenderli.
《Sono bellissimi!》disse.
Le loro mani si sfiorarono ed entrambi avvertirono gli effetti fisici dell'attrazione che provavano ancora l'uno per l'altra sul proprio corpo. I loro cuori iniziarono a battere a un ritmo sempre più veloce e l'imbarazzo si fece strada sulle loro guance. Morgana camuffò i suoi sentimenti, posando lo sguardo sul mazzo tra le sue mani.
《Ti ringrazio》aggiunse e lui annuì debolmente con un cenno della testa.
I due continuarono a guardarsi negli occhi in silenzio e a sorridersi, ma Morgana non riuscì più a reggere la tentazione. Depositò in fretta i fiori sul tavolo dietro di lei e si catapultò sulla bocca di Merlino. Anche se doveva mettere da parte i suoi sentimenti, sapeva bene che non avrebbe resistito più di tanto. Entrambi non si erano dimenticati l'uno dell'altra, nonostante si erano promessi di andare avanti, anzi, la distanza li aveva fatti desiderare di riavvicinarsi ancora di più.
Merlino schiuse le labbra per accogliere la lingua di Morgana e ricambiò il bacio. La principessa avvolse le braccia intorno al collo di lui, mentre quest'ultimo posò le mani sui suoi fianchi. Il bacio divenne più intimo e le loro bocche non accennavano a separarsi ora che avevano trovato la giusta collocazione. Il seno di Morgana aderì al petto asciutto di Merlino e i due si strinsero in un abbraccio che profumava di amore travolgente, proprio come i fiori abbandonati sul ripiano in legno alle loro spalle.
Morgana sembrò ritornare a vivere tramite quel bacio focoso, nonostante fosse a corto di fiato e si allontanò bruscamente dalla bocca di Merlino. Si era goduta il momento, non lo negava, ma si stava pentendo amaramente di averlo baciato perché sapeva bene che non doveva accadere. Doveva restare lucida e concentrata, invece quel servitore con i suoi atteggiamenti timidi e dolci le faceva perdere completamente la ragione. Distolse lo sguardo da lui, il quale cercò una scusa per congedarsi.
《È meglio che vada》disse, accennando un sorriso a disagio.
Morgana lo osservò allontanarsi da lei per lasciare la stanza e chiudere la porta. Cosa era appena successo?! Un disastro, ecco cosa! Quel bacio aveva sgretolato tutte le sue sicurezze.
Per il resto della giornata Morgana evitò volutamente Merlino e Merlino fece altrettanto con la scusa del lavoro, ma i festeggiamenti che si tennero quella sera non risparmiarono nessuno dei due. Il ritorno della principessa di Camelot aveva riunito tutta la corte nella sala del banchetto per celebrarla e la diretta interessata si sentì quasi commossa da tale premura.
La verità era che non le importava delle attenzioni che riceveva dal padre, seduto al suo fianco, perché ne poteva fare anche a meno. L'amore che il re le stava dimostrando in quegli ultimi giorni non poteva rimediare ai suoi giganteschi errori passati. Come pretendeva di voler bene a un padre che l'aveva separata da una madre che nemmeno ricorda e da una sorella con la quale aveva recuperato i rapporti da poco tempo? L'unica situazione positiva di quella festa era che, almeno, si era divertita in compagnia di suo fratello. D'un tratto il re si alzò in piedi e iniziò il suo discorso.
《Essere qui e vedere i vostri volti felici mi sembra quasi di vivere dentro un sogno. Voglio rivelarvi che non mi sentivo così da tanto tempo》.
《Come? Ubriaco?》lo schernì il figlio e Uther gli lanciò una pacca scherzosa con il fazzoletto che teneva tra le mani.
《Ubriaco di felicità!》lo mise a tacere.
A primo impatto la famiglia Pendragon sembrava la classica famiglia che tutti nella corte sognavano: erano potenti, ricchi, belli e uniti, ma solo Morgana sapeva che non era così. A volte non concepiva come Artù potesse volere come padre un uomo che aveva sacrificato sua moglie per avere un erede tramite la magia. Quando Morgause glielo rivelò, rimase ancora più sorpresa dalle azioni di Uther e il suo odio crebbe. I nobili scoppiarono a ridere, poi il re proseguì in tono serio.
《Avrei perlustrato il mondo intero, le acque, i cieli e le stelle per quel sorriso perché quando me lo rubarono, fu come una pugnalata al cuore. Morgana, non ci sono parole per esprimerti quanto tu sei importante per me. A Lady Morgana!》.
Sollevò il calice in alto e gli ospiti lo imitarono. Quante belle parole sprecate!, rifletté lei. Non gli credeva affatto, non più ormai. Uther aveva già dimostrato, a modo suo, quanto tenesse a lei. L'aveva incatenata, sbraitato contro, minacciata di morte, non serviva qualche frase poetica e delle lacrime per sciogliere il suo cuore spento e marcio. Si sollevò in piedi per ricambiare l'abbraccio del padre, nascondendo uno sguardo disgustato. Uther la baciò sulla fronte e Morgana dovette proseguire con la recita ancora un po'.
《Ho bisogno d'aria》disse il sovrano, barcollando leggermente contro la sedia dietro di lui.
Era veramente ubriaco come Artù aveva constatato poco fa. Lasciò la sala, mentre tutti continuarono a conversare allegramente. Morgana si risedette al suo posto, sfoggiando un sorriso di godimento. A quanto pareva la Mandragora stava iniziando a fare i suoi effetti.
Anche Merlino si stava godendo il banchetto, seppur in veste di servitore, ma la sua allegria si spense immediatamente, quando vide la sua principessa chiacchierare con un altro cavaliere della serata. Non era la prima volta che la coglieva in atteggiamenti un po' troppo complici con un uomo e la gelosia stava accrescendo dentro di lui a ogni minuto che passava. Il nobile in questione si avvicinò al viso di Morgana per mormorarle qualcosa e lei intercettò lo sguardo del servo. Sorrise compiaciuta nel vederlo incupito e arrabbiato.
L'urlo disperato di Uther, proveniente dal cortile centrale, spezzò l'atmosfera di festa e le guardie avvertirono Artù. Con l'aiuto di Merlino lo recuperò e lo condusse ormai svenuto nelle sue stanze. I due ragazzi lo adagiarono sul letto e Morgana si rivolse al fratello con finta preoccupazione, mentre gli sistemava sopra le coperte.
《Credi che starà bene?》.
《Dormirà fino a domattina》intervenne Gaius, accorso subito da loro una volta saputo la notizia.
Merlino e il medico si congedarono e Artù li seguì.
《Cosa l'ha ridotto così?》domandò.
《Non ne ho idea. Forse stanchezza》stroncò l'anziano.
Artù non gli credette assolutamente.
《Gaius, era sdraiato a terra e piangeva. Che cosa mi stai nascondendo? Dimmelo!》.
Il medico attese qualche secondo di silenzio per riflettere poi confessò, sapendo che non c'era modo di sfuggire alla testardaggine del principe.
《Quando l'ho trovato, stava mormorando cose incoerenti e continuava a nominare vostra madre》.
《Non parla mai di lei》constatò il nobile chiaramente confuso.
《Sosteneva di averla vista nel pozzo》seguitò Gaius.
《Se il popolo lo viene a sapere...》ribadì Artù improvvisamente pallido in volto.
Di certo la scena di poco fa non doveva essere passata inosservata, dato che erano accorse le guardie in aiuto del re e le voci correvano presto nel regno.
《Vi state preoccupando troppo! Dirò che era malato, ma che adesso sta meglio》lo rassicurò l'altro.
Morgana, nel frattempo, aveva raggiunto la sorella al solito nascondiglio.
《Si sta spargendo la voce》la informò.
《Il veleno della Mandragola funziona bene》affermò la strega.
《Presto tutta Camelot crederà che il suo re sia pazzo》proseguì Morgana.
《E un regno senza re è un frutto maturo che va colto》la appoggiò Morgause.
《Quando andrai da Cenred?》domandò la principessa.
《Domani》.
《E farà quello che vogliamo?》insistette.
《Cenred desidera soltanto compiacermi》alluse la donna.
Quell'uomo non era solo uno dei nemici giurati di Camelot, era un alleato prezioso per Morgause e il suo amante personale. La strega lo aveva scelto come compagno, non perché fosse in qualche modo innamorata di lui, ma solo per sfruttarlo egoisticamente. Lo trovava molto attraente fisicamente e anche Cenred ricambiava.
《Il tuo tempo con lui è stato speso bene》appurò la sorella, conscia del loro rapporto basato solo sul sesso, e Morgause confermò con un sorriso sulle labbra.
Prepararono una nuova radice di Mandragola e Morgana si accorse che le urla che udiva ormai non la scombussolavano più come la prima volta. Era solo questione di abitudine. Rientrò a Camelot, facendo attenzione a non farsi scoprire dalla pattuglia di guardia. Non potendo accedere dall'entrata principale, in quanto sorvegliata, scelse di percorrere una scorciatoia lungo le mura di cinta, ma incrociò un cavaliere.
《Lady Morgana!》la chiamò, sorpreso di trovarla lì a quell'ora della notte.
La donna lo riconobbe, era uno dei suoi tanti amanti.
《Stavo solo passeggiando》si giustificò con un finto sorriso dolce.
L'uomo annuì, ma abbassando lo sguardo, intravide delle piccole gocce scure cadere dalla manica del mantello rosso che la nobile indossava.
《Cos'è quello?》le domandò.
《Niente》mentì lei.
《Sanguinate? Siete ferita?》perseverò il cavaliere.
《Sto bene, davvero》.
Morgana cercò di sorpassarlo di lato, ma il suo vecchio amante le bloccò il passaggio. Avvicinò la mano per scostare il mantello e dare un'occhiata, ma una lama si conficcò fulminea nel suo torace, facendolo sussultare e gemere dal dolore. Indietreggiò, ma inciampò contro le mura di cinta e, perdendo l'equilibrio, cadde all'indietro nel vuoto.
Senza battere ciglio Morgana proseguì per accorrere in fretta nelle sue stanze. Nascose la radice di Mandragola avvolta con un panno dentro una cassapanca in legno, quando avvertì la voce di Gwen oltre la porta. Il panico prese il sopravvento. A quell'ora della notte lei avrebbe dovuto essere a letto, invece, era ancora sveglia con un mantello sporco di fango e terreno. Sciolse subito il bottone e se lo levò dalle spalle, lanciandolo di sfuggita dalla parte opposta del letto, rispetto a dove si trovava lei. La porta si aprì e Ginevra le si avvicinò.
《Mia Signora, ho visto la luce. Avete bisogno di qualcosa?》.
Morgana sospirò profondamente, liberandosi della paura di essere quasi stata scoperta.
《Sto bene》rispose in modo evasivo.
La serva notò che indossava ancora un abito rosso acceso con decorazioni dorate e le sembrò strano perché a quell'ora la sua padrona portava la solita camicia da notte.
《Sicura?》si premurò.
Morgana la congedò in tono distaccato e quasi infastidito.
《Puoi andare, Gwen》.
Lei fece un piccolo inchino per poi allontanarsi, girandosi a guardarla in modo strano.
Il mattino dopo...
Nella sala del consiglio Artù stava informando il re di un nuovo sviluppo da parte del loro nemico Cenred.
《Sappiamo che Cenred sta assoldando molti mercenari e che sta ammassando un esercito ai confini. Dovremmo mandare una pattuglia per controllare la situazione》.
Uther non accennò nessuna risposta.
《Padre?》lo richiamò il figlio, ma lui continuò a restare in silenzio.
Notò che non lo stava neanche guardando in faccia, ma sembrava fissare altrove. Artù seguì il suo sguardo perso al centro della sala, ma non vi era nessuno, se non i membri della corte disposti ai lati. Tutti i presenti lo imitarono per poi rivolgere di nuovo l'attenzione verso il loro sovrano. L'espressione di Uther divenne d'un tratto impaurita e lui si alzò dal suo trono.
Nessuno poteva saperlo, ma stava iniziando a subire gli effetti negativi della radice di Mandragola, facendogli vedere persone sotto forma di allucinazioni come la notte precedente, quando aveva intravisto la figura di sua moglie Igraine sbucare dal fondo del pozzo. Ora, invece, stava fissando un bambino dalla carnagione molto pallida, gli occhi di un azzurro intenso e i capelli castani inzuppati di acqua, come lo erano anche i vestiti che indossava.
《Lasciami solo! Esci di qui o ti farò impiccare!》sbraitò, puntandogli un dito contro.
I nobili si guardarono intorno, parecchio confusi, e il principe si avvicinò al padre per cercare di calmarlo, ma lui continuò a vedere quel giovane bambino che lo fissava immobile e in completo silenzio. Avanzò di qualche passo con una furia cieca negli occhi e Artù e Sir Leon furono costretti a bloccarlo per le braccia e a trascinarlo contro la sua volontà fuori dalla stanza con Gaius a seguirli. Le urla di Uther si udirono persino dal corridoio. Disdetta l'udienza, Merlino raggiunse il medico e i due si misero a parlare.
《Ci deve essere una spiegazione》confutò il ragazzo.
Gaius incrociò le braccia al petto, cercando di trovare una spiegazione plausibile al comportamento sempre più irrazionale del re.
《Durante la Grande Epurazione Uther fece annegare molti sospettati di stregoneria e alcuni, purtroppo, erano bambini, uccisi per i poteri con cui erano nati. Forse la coscienza gli sta dando dei rimorsi, ma qualunque cosa sia, non possiamo più tenerlo nascosto. Il potere di un sovrano sul popolo è una cosa molto fragile e se il popolo perde fiducia in lui, ho molta paura per Camelot》.
Il mago non era tanto sorpreso delle solite azioni cruenti di Uther, tuttavia stava iniziando a preoccuparsi seriamente anche lui. Le campane d'allarme interruppero la loro conversazione e i due lasciarono il castello per raggiungere Sir Leon oltre le mura di cinta, dove trovarono un cavaliere con un pugnale conficcato all'addome.
《Porta quest'uomo nelle mie stanze. Devo parlare con Artù urgentemente》ordinò il medico al giovane, il quale obbedì.
Poco dopo Gaius si recò nella sala del consiglio per informare il principe e la corte.
《La sentinella è stata attaccata durante la notte》.
《Chi può essere stato?》gli domandò il nobile.
L'anziano medico gli porse l'arma del delitto, la stessa che Morgana aveva usato la notte scorsa contro la guardia per ucciderla. Era stata sua sorella a consegnargliela, prelevandola da uno dei suoi uomini.
《Questo è il sigillo della Guardia del Sangue: sono guerrieri che proteggono le Sacerdotesse dell'Antica Religione》spiegò.
《Sono stati sterminati tutti anni fa》gli ricordò Artù.
《Non tutti》precisò il medico, negando con la testa.
《Quindi c'è un traditore a Camelot?!》intuì lui e Morgana distolse lo sguardo.
Il suo piano di restare in completo incognito stava cominciando a vacillare, ma almeno nessuno poteva accusarla di essere in qualche modo coinvolta. L'unica persona che l'aveva sorpresa in momenti molto sospetti era morta, quindi non c'era motivo di preoccuparsi.
《È possibile, Sire. La sentinella, a breve, potrebbe dircelo》.
Morgana tornò a fissare Gaius, spiazzata dalla sua rivelazione. Come aveva fatto quell'uomo a sopravvivere a un'altezza così vertiginosa?
《È ancora viva?》domandò suo fratello, anche lui sorpreso.
《È così!》assicurò l'anziano.
Ora sì che Morgana iniziò ad allarmarsi sul serio. Doveva intervenire subito, prima che Gaius e Merlino ritornassero nelle loro stanze. Il suo nome non doveva assolutamente uscire dalla bocca di quel cavaliere. Appena conclusa la riunione, si incamminò rapida allo studio. Aprì la porta d'ingresso e li chiamò per nome per assicurarsi che fosse sola. Si guardò attorno e si avvicinò al letto dove l'uomo riposava. Era veramente vivo!
Cercò tra le varie bocciette esposte sui ripiani della credenza e ne prese una contenente un veleno. Quando ebbe terminato, si nascose in fondo a un vicolo lì vicino allo studio, appena in tempo per vedere i due uomini superare il corridoio. Uscì dal nascondiglio, sollevata di aver risolto il problema. Sarebbe restata anonima ancora per un po'.
Merlino si avvicinò all'uomo ferito, ma si bloccò, quando lo vide completamente immobile e pallido. Chiamò il suo maestro, il quale lo raggiunse subito, allungando le dita verso il collo per misurarne il battito. Non disse nulla, ma Merlino intuì subito che era morto.
《Avevate detto che si stava riprendendo》gli rammentò.
《È quello che pensavo》ammise lui.
《Cosa è successo? Non trovate che sia strano》proseguì il ragazzo.
《Troppo!》asserì l'anziano.
Scese la notte e Merlino si recò nelle stanze reali per consegnare un rimedio di Gaius a Uther. Lo posò sul mobile a lato del letto e, vedendo il sovrano agitarsi durante il sonno, gli sistemò meglio le lenzuola. Mentre lo fece, udì uno strano gocciolare intorno, ma fuori non stava piovendo. Notò delle macchioline nere sul pavimento e si inginocchiò per tastarne la consistenza con le dita. Non aveva la minima idea di cosa fosse, il liquido era denso e cremoso al tatto come l'inchiostro.
Un rumore di passi e la vicinanza di un'ombra lo costrinsero a nascondersi sotto il letto, andando, però, a sbattere con la guancia contro la radice di Mandragora. Intravide la lunga gonna di un vestito porpora aggirare il materasso e una mano si intrufolò al di sotto di esso per levare la radice. Il servo si sporse lentamente e riconobbe la chioma ondulata e nera di una donna. Aveva visto troppe volte quella figura di spalle per non riuscire a identificarla: Morgana.
Senza perdere tempo iniziò a pedinarla, mentre lasciava il castello. Sapeva perfettamente che quando lei usciva di nascosto nel cuore della notte, non era mai un buon segno. Tramava qualcosa con qualcuno e Merlino volle sapere con chi per l'incolumità di Artù e di Camelot. La seguì fino alla foresta, spiandola da dietro gli alberi. La principessa si fermò in mezzo alla vegetazione in attesa. Lo zoccolio di alcuni cavalli la avvisò che Morgause l'aveva raggiunta, scortata dai soliti due guerrieri che l'accompagnavano ovunque andasse. Merlino vide la strega scendere dal suo destriero bianco con indosso l'armatura e ne rimase sconvolto. Morgana si era alleata con lei?
《Scusa il ritardo, avevamo molto su cui discutere》disse la Sacerdotessa.
《Ma hai avuto successo?》le chiese la sorella.
《Cenred marcerà su Camelot al mio comando》confermò lei.
《Non c'è niente che tu non possa fare!》la adulò Morgana.
《Sei tu che mi dai la forza, sorella》specificò lei.
《Come va la magia per il senno di Uther?》aggiunse subito dopo.
《Quando Cenred marcerà su Camelot, troverà un regno senza re》alluse la principessa con un ghigno malefico.
Merlino non riusciva a sentire nulla di quello che si stavano dicendo. Era troppo lontano da loro, doveva avvicinarsi di più. Sapeva che rischiava troppo, ma doveva perlomeno provarci. Acquattato e silenzioso come il migliore dei predatori, riuscì ad avanzare tra i massi di pietra ricoperti di muschio fino a trovarsi a poca distanza dalle due donne.
《Finalmente siamo pronte!》sentì dire Morgause.
Pronte per cosa?, si domandò.
《Non proprio. Merlino sospetta di me》ribatté l'altra.
Il ragazzo si chinò di più per nascondersi meglio. La voce di Morgana era più vicina rispetto a prima. Come faceva a sapere che sospettava veramente di lei? In verità fino a qualche minuto fa non aveva nessun motivo per farlo. Avevi dei dubbi negli ultimi giorni, certo, ma non nei confronti della sua amata.
《Lo ha detto ad Artù?》si preoccupò subito la strega.
《Non ancora, ma lo farà》.
《Dobbiamo fermarlo!》esclamò duramente Morgause.
《Non dovrebbe essere difficile》constatò la sorella con tono molto tranquillo e sicuro di sé.
《Perché?》domandò la sua interlocutrice, non capendo cosa volesse concludere con quelle parole.
《Perché lui è già qui!》rivelò la principessa, alzando la voce appositamente, affinché Merlino la sentisse.
Spostò lo sguardo nel punto in cui lui si era nascosto. Sapeva fin da subito di essere inseguita da lui e, facendo finta di nulla, lo aveva attirato dritto nella sua trappola. Merlino non se lo aspettava, ma non ebbe altra scelta che uscire allo scoperto. Morgana lo scrutò con un'espressione compiaciuta nell'averlo messo alle strette, mentre la strega al suo fianco si voltò verso di lui, sgranando gli occhi e la bocca per la sorpresa.
Morgana non voleva fargli del male, ma lui si era impicciato come suo solito e prima lo teneva lontano dai suoi guai, meglio era per lui. Il bacio che si erano dati il giorno precedente si trattava solo un momento di debolezza da parte di Morgana, almeno ciò che ella stessa voleva fortemente credere. Il mago si chiese come lei facesse a sapere del suo pedinamento, ma quest'ultima intuì le sue riflessioni.
《Pensavi che io fossi così stupida, Merlino?! Non esserne sorpreso, ti conosco meglio di chiunque altro, come tu conosci bene me e sapevo che mi stavi seguendo. Dopotutto, siamo stati insieme un anno fa》.
Il primo istinto di Merlino fu quello di tentare la fuga, mentre Morgana lo osservò scappare con una risatina nefasta. La Sacerdotessa ordinò ai suoi due uomini di catturarlo e la corsa del ragazzo venne fermata.
Si risvegliò dal buio nel quale i suoi occhi incombevano. Sentì tutto il suo corpo dolorante e cercò di alzarsi, ma qualcosa limitò le sue manovre, costringendolo a restare disteso sul manto di foglie. Mugolò dall'impotenza e si accorse che anche il suo respiro era limitato. I suoi occhi fissavano le chiome degli alberi, oltre le quali poté scorgere il cielo azzurro e luminoso. Era mattina, doveva essere svenuto durante la notte, dopo che gli uomini di Morgause lo aveva acchiappato. Quegli stessi uomini comparvero davanti alla sua visuale per afferrarlo dalle spalle. Merlino provò a ribellarsi, ma fu inutile perché una lunga catena di acciaio era avvolta intorno al suo corpo. Fu scortato dalla strega e venne inginocchiato davanti a lei.
《Mi incuriosisci, Merlino. Perché un umile servitore come te continua a rischiare tutto per Artù e per Camelot?》lo interrogò Morgause, ma lui non fiatò.
La Sacerdotessa non riusciva a concepire cosa Morgana trovasse di così speciale in quel servitore. Non era forte, ricco o potente, non era neppure un nobile. Lei, almeno, aveva scelto come amante un re audace, coraggioso, estremamente intelligente con le tasche piene di monete e uomini. Era un capo, qualità perfetta per generare una futura Sacerdotessa. Lei era l'ultima in carica e, anche se Morgana molto presto l'avrebbe succeduta, aveva il compito di assicurare la discendenza della sua stirpe.
《Sai la risposta, ma non vuoi darmela. Perché?》insistette.
Merlino non demorse e neanche Morgause.
《Andiamo! Continui imperterrito a mettere la tua vita in pericolo, deve esserci una ragione》.
《Credo in un regno giusto e imparziale》ammise il ragazzo.
《E credi che Artù sia la soluzione?》lo sbeffeggiò lei.
《Ne sono certo》ribadì con grande convinzione.
《E poi? Pensi che i tuoi servigi saranno ricompensati? Tutto questo per poter essere un giorno il servitore del re?! No, c'è qualcosa di più che, però, non vuoi dirmi, non è vero?》intuì Morgause.
Morgana non le aveva detto del suo segreto? Non le aveva rivelato che in realtà lui era uno stregone nelle vesti di un semplice servitore? Quelle domande assillarono la mente di Merlino, il quale con tono fermo e impassibile, rispose alla strega:《Ve l'ho detto》.
《Beh, allora, puoi anche portarti nella tomba il tuo segreto》concluse quest'ultima.
Non serviva a niente continuare a insistere, lui non avrebbe mai parlato. Qualunque sia il segreto che custodiva gelosamente, non importava più una volta eliminato. Pronunciò un incantesimo e la collana di anelli aderì ancora di più intorno al ragazzo, stritolando come avrebbe fatto solo un serpente. Merlino cominciò ad ansimare faticosamente.
《Hai cercato di avvelenare uno dei miei. Presto te ne pentirai!》lo minacciò Morgause, andandosene insieme ai suoi due combattenti.
Una volta solo, Merlino cercò subito di liberarsi, usando la magia, ma ad ogni tentativo le catene gli si restringevano attorno. Quella trappola respingeva qualsiasi incantesimo le si lanciava contro. Improvvisamente avvertì un rumore nelle vicinanze e si guardò subito attorno. Non vide nessuno, ma conosceva bene le creature che popolavano la foresta e quando calava il buio, non era mai niente di buono.
Intanto a Camelot Gaius stava consegnando la colazione prima dell'orario di lavoro, come era solito fare ogni giorno, ma quando chiamò Merlino per avvisarlo, scoprì che la sua stanza era vuota. Il letto era completamente intatto e la coperta non presentava segni di usura. Subito si incupì al pensiero che avesse trascorso la notte fuori.
Solitamente la sua scomparsa improvvisa non presagiva niente di buono, ma ipotizzò che forse poteva aver trascorso la serata con Morgana. Non c'era nulla di male in ciò, in fondo quei due si amavano. Così si diresse nelle stanze della principessa, sperando che fosse veramente andata come sperava perché altrimenti si sarebbe preoccupato seriamente.
《Hai visto Merlino?》si rivolse a Gwen, intenta a sistemare un mazzo di fiori rossi nel vaso.
《È da ieri che non lo vedo》lo informò quest'ultima.
Morgana ascoltò la loro conversazione e, fingendo indifferenza, li raggiunse con ostentata tranquillità nel viso. Non era preoccupata per il servo, anche perché aveva richiesto espressamente alla sorella di non ucciderlo. Anche se aveva scoperto la sua vera identità, lui era pur sempre un servo e per la prima volta la differenza dei loro rispettivi ranghi sociali le fu di grande aiuto. Era, ormai, entrata nelle grazie di tutti e poteva agire bene le sue carte contro di lui.
《Qualche problema? Che succede?》si intromise, facendo oscillare rapidamente lo sguardo tra i due.
《Merlino non è tornato a casa ieri》rivelò il medico.
《Ma non è da lui!》commentò, assumendo una finta espressione stranita.
《No》affermò Gaius per poi congedarsi.
Morgana, invece, raggiunse Artù negli alloggi del re. Sapeva di trovarlo lì perché da quando Uther era fuori gioco a causa della Mandragola, lui passava quasi tutto il tempo dentro quelle quattro mura silenziose a vegliare su di lui. Si avvicinò al fratello e gli posò le mani sulle spalle. Artù stava per piangere nel vedere il padre così inerme nel letto, mentre Morgana godeva di perfidia. La sua vendetta si stava finalmente compiendo e restare tanti mesi lontana da Camelot e da Merlino stava dando i suoi frutti.
《Ho bisogno che si rimetta》le confidò il principe, mentre sulla lacrima sfuggì dal suo occhio azzurro.
《Lo so》lo rassicurò lei in tono dolce.
Artù tirò su col naso e si voltò a guardare la sorella che gli stava dedicando un sorriso. Avvolse un braccio intorno alla sua vita e la strinse a sé.
《È bello che tu sia qui》ammise, tornando a dedicare la sua attenzione al padre.
《Mi prenderò io cura di lui, non preoccuparti》.
Eccome che si sarebbe preso cura di lui. Avrebbe dedicato tutte le sue attenzioni grazie alla magia della Mandragola per consentire l'accesso assicurato a sua sorella e all'esercito di Cenred. E a quel momento sarebbe restare in disparte a godersi la caduta del suo stesso regno.
Nel fitto della foresta irumori si fecero sempre più frequenti e vicini e poco dopo le giganti code deiSerket con il loro pungiglione velenoso comparirono da dietro la vegetazione.Merlino tentò un quarto tentativo, ma le catene erano strette talmente forteattorno a lui da farlo urlare dal dolore e dall'ossigeno che ormai gli stavamancando sempre più. Le creature avanzarono lentamente fino ad accerchiarlo. Dato che liberarsi era impossibile, provò con le poche energia che possedeva incorpo di allontanare i Serket, ma era troppo debole.
Il pungiglione di uno diloro scattò rapido contro di lui, il quale strepitò per la sofferenza. Ilrespiro mancato, aggiunto al veleno che stava circolando all'interno del suocorpo, lo fece indebolire. Sentiva che presto sarebbe svenuto e a quel puntoniente avrebbe impedito a Morgana e Morgause di vincere. Ormai alle strette,Merlino tentò il tutto per tutto con un ultimo sortilegio, poi caddeall'indietro, distendendosi in attesa. Non sapeva neanche se avrebbefunzionato.
I Serket si avvicinarono sempre di più, ma un fragoroso battitod'ali tra le nuvole del cielo e una vampata di fuoco li fecero scappare erinunciare alla loro preda. Merlino avvertì dei lunghi artigli avvolgerlodelicatamente per sollevarlo da terra e allontanarsi da quel luogo pericoloso. Cel'aveva fatta, era salvo! Il vento gli sferzò il viso e lui chiuse gli occhiper cedere al sonno.
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