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La brezza mattutina scompigliò i capelli di Merlino, mentre seguiva Artù in un'altra delle sue solite missioni. Il re aveva informato quest'ultimo dell'improvvisa scomparsa di una pattuglia di Camelot che ora giaceva davanti ai loro occhi completamente inerte al suolo. Giovani uomini distesi senza apparente vita, lance, spade, frecce e altre armi da combattimento disperse in giro e le bandiere con incise l'emblema della casata Pendragon lasciavano intuire che in quel luogo, poche ore fa, c'era stata una battaglia cruente e sanguinosa. L'intera vallata era ricoperta di corpi ormai spenti della loro essenza vitale.

Artù ordinò ai suoi cavalieri di cercare dei possibili superstiti per sapere cosa era accaduto, ma nessuno era riuscito a resistere a quella strage. Proseguirono verso Nord, seguendo le tracce degli assalitori. La perdita di tutti quegli uomini, tuttavia, non preoccupò minimamente Uther poiché li aveva spediti appositamente in terre al di fuori del regno per cercare Morgana. Da quando ella era sparita nel nulla insieme a Morgause, non si era concesso un attimo di pace e la sua ostinazione nel voler riavere la figlia a tutti i costi si era trasformata in un'ossessione cieca quanto inutile.

Morgana Pendragon era, ormai, scomparsa da oltre un anno e secondo Gaius non c'era più nulla da fare, se non accettarlo definitivamente. Ma Uther non aveva nessuna intenzione di fermare tutto, l'avrebbe fatto solo quando la principessa non sarebbe stata ritrovata e riportata a Camelot. Era un padre disperato, in collera e con grandi rimorsi. Era compito suo prendersi cura della figlia perché nessun'altro poteva più farlo. La sua madre biologica era morta e lo stesso Igraine che si era occupata di lei con tanto amore, pur sapendo che non era figlia sua.

Lui aveva scelto il regno e il potere a lei e tale decisione aveva comportato che Morgause glielo strappasse via. Quella strega non doveva restare impunita perché da quando era ricomparsa nelle loro vite, avevo portato solo dissapori all'interno della famiglia. Lei conosceva tutti i suoi segreti, dal legame di sangue che la univa con Morgana alla vera nascita di Artù, e per Uther era una grossa spina nel fianco da eliminare immediatamente.

Intanto, nel bel mezzo della foresta Artù sollevò la mano verso l'alto, gesto che indicava di fermarsi e di restare in completo silenzio. A poca distanza da dove si trovava, scorse tra i tronchi degli alberi i resti di quello che sembrava un accampamento. Scese dal suo destriero e recuperò la spada con l'intento di avvicinarsi. Intimò ai suoi uomini di circondare l'area, onde evitare qualsiasi imboscata nemica. Il silenzio era sovrano e la tensione si poteva percepire persino nell'aria.

All'improvviso una freccia irruppe la quiete e un cavaliere cadde sul terreno. Subito dopo le urla e le figure nere che si fecero largo in mezzo alla nebbia fitta e densa, diedero il via a un combattimento che terminò in poco tempo. Un rumore sospetto fece, però, allarmare subito il principe che concentrò tutta la sua attenzione nel fitto della nebbia, dove proveniva un spezzarsi continuo di rami e foglie secche. Il contorno di una figura che si avvicinava a loro lo costrinse ad avanzare quatto e silenzioso, puntando contro la spada. Merlino assunse un'espressione sconvolta, quando riuscì a individuare dei capelli, lunghi e neri. Non può essere, è impossibile!, pensò.

《Morgana!》sussurrò Artù, totalmente spiazzato quanto il servo.

Aveva il viso ricoperto di polvere e terriccio, i capelli erano sporchi e arruffati e indossava uno dei suoi vecchi abiti da nobile, ma era proprio Morgana quella davanti a loro.

Rientrarono subito a Camelot e la principessa venne scortata nelle sue stanze. Dopo un bel bagno caldo e un cambio di vestiti con l'aiuto della sua fedele serva Gwen, fu visitata da Gaius che le consigliò di riposare. Lei rispose con un semplice cenno della testa e dopo qualche secondo chiuse le palpebre per provare a dormire.

Non aveva spiaccicato una parola da quando era stata ritrovata nel bosco, nemmeno una singola lettera, sembrava estranea a ciò che le accadeva intorno. La verità era che aveva escogitato così tante volte il suo rientro a casa con Morgause in maniera impeccabile, eppure in quel momento ritrovarsi davanti tutte le persone che conosceva e a cui voleva bene, le fece vacillare tutta la sua sicurezza.

Gaius informò Uther che la figlia sarebbe stata bene nelle prossime ore e che per ora bisognava solo attendere. Notò lo scintillio di felicità e di speranza negli occhi dell'amico, non lo aveva mai visto così rinato da quando Morgana era scomparsa. Merlino sentì lo scatto della porta dello studio e con una rapidità fulminea si alzò dalla sedia per avvicinarsi al suo maestro.

《Come sta?》domandò con impazienza.

Desiderava con tutto il cuore correre nelle stanze della sua amata e stringerla tra le sue braccia per non lasciarla mai più. Vivrò per te, solo per te. Non era stato per niente facile mantenere quella maledetta promessa che si erano scambiati quel giorno.

Le prime settimane si erano rivelate le più difficili per Merlino, se non impossibili. Aveva iniziato a mangiare sempre di meno fino a saltare i soliti pasti che consumava in compagnia di Gaius e a soffrire di insonnia. Il medico aveva notato subito il drastico cambiamento del suo allievo e cercava di spronarlo ad andare avanti con la propria vita come facevano tutti, ma lui non riusciva a dimenticare. E nemmeno Uther. Per una volta due nemici giurati condividevano qualcosa: soffrivano in equal modo per Morgana, ma con la speranza nel cuore di poterla rivedere un giorno.

Con il passare dei mesi il dolore per la sua scomparsa si affievolì, permettendo a Merlino di riprendere gradualmente la sua solita quotidianità con, però, una luce negli occhi che si stava spegnendo sempre di più ogni giorno. Doveva vivere al posto di Morgana proprio come le aveva promesso e lo stava facendo, ma in maniera meccanica e non con il cuore. A ogni spedizione al quale lui e Artù prendevano parte per cercare la donna, la speranza che manteneva viva dentro si stava indebolendo piano piano. Fino ad adesso.

《L'ho appena visitata. Sta dormendo ora, ma sta bene》lo tranquillizzò il medico in tono pacato.

《Ha detto qualcosa per caso?》insistette il ragazzo.

《Niente, per ora》.

Merlino tacque per qualche minuto e Gaius si voltò a guardarlo, intuendo all'istante lo stato di riflessione in cui si era rinchiuso.

《Vediamo il domani che cosa ci porta》disse.

Il servo annuì debolmente. Non poteva fare niente. Ricordò il momento in cui gli occhi grigio-verdi di Morgana si incrociarono con i suoi quella mattina. In quell'attimo il suo cuore aveva perso un battito per l'incredibilità.

L'abbaiare di un cane e il suono delle campane disturbarono il sonno di Merlino. La luce del sole filtrava dalla finestra della camera, cercando di raggiungere il suo volto, fino a quando un'ombra si frappose in mezzo.

《Merlino!》lo chiamò Gaius e il ragazzo si voltò verso di lui, socchiudendo debolmente gli occhi.

《Artù ha richiesto la tua presenza nelle stanze di Morgana》lo informò.

Una serie di sospetti e dubbi incominciarono a formularsi nella mente del giovane mago. Perché proprio negli alloggi di Morgana? Non seppe se essere preoccupato o felice della strana richiesta di Artù. Aggrottò le sopracciglia e si decise ad alzarsi dal letto per cambiarsi il pigiama con una maglia blu, dei pantaloni scuri, una bandana rossa e la solita giacca marrone.

Una volta pronto, si incamminò verso il palazzo. A ogni gradino che saliva per raggiungere il punto più alto del castello l'ansia e il timore di quell'incontro lo divorarono senza tregua. Lungo il corridoio che conduceva nelle stanze reali, udì la voce di Morgana.

《Sono stata in una cella per un anno e pensavo di impazzire》.

Quanto gli era mancato quel suono dolce e soave! Sembrava parlare con qualcuno. Rallentò il passo e si preparò a varcare la porta già aperta. Riconobbe il timbro di Artù e vide i due fratelli seduti sul letto uno affianco all'altro.

《Come hai fatto a fuggire?》.

《Mi hanno spostata una settimana fa. Non so perché, forse per la pattuglia di Camelot》rispose lei.

《La pattuglia ti ha trovata?》proseguì il principe e Morgana annuì.

《Pensavo che mi liberassero, ma poi li ho visti morire, uccisi uno dopo l'altro. Quella notte i banditi erano distratti dal bottino e ho colto l'occasione. Quando ti ho visto, non ci credevo!》.

Morgana aveva un tono di voce triste e sembrava sul punto di piangere, mentre raccontava la sua storia. Merlino si sentì in colpa per quello che lei aveva passato in quell'ultimo anno. Lui, almeno, aveva ricominciato la vita di sempre, seppur con difficoltà, mentre lei l'aveva trascorso in una cella, girovagando da un posto sconosciuto all'altro in attesa di essere salvata e ricondotta a casa.

Artù allungò un braccio verso di lei, la quale si gettò sul fratello per accogliere quell'abbraccio che sapeva di casa e di ritrovamento. Merlino distolse lo sguardo dai due, infastidito e quasi geloso di trovarsi lì in quel momento intimo. Non negava di desiderare anche lui un abbraccio da parte di Morgana, ma non aveva la minima idea di come comportarsi con lei. Non sapeva nemmeno cosa lei provasse nei suoi confronti: se era felice di rivederlo, se era arrabbiata per aver rischiato la sua vita per quella di Artù e per lui o addirittura delusa per non aver tentato di fermarla prima che bevesse l'acqua avvelenata.

Morgana aprì gli occhi, indirizzandoli subito verso il servo in disparte. Ora per lei veniva la parte più difficile, mentire di fronte a Merlino non era mai stato facile perché lui intuiva subito le sue bugie. Non solo per quello: neanche lei, come Merlino, sapeva come approcciarsi.

Sciolse l'abbraccio e Artù, vedendo lo sguardo della sorella fisso altrove, si voltò alle sue spalle. Morgana cercò di liquidarlo con dolcezza per restare sola con il mago.

《Voglio riposare ora》.

《Cerca di stare tranquilla, sei al sicuro qui》la rassicurò il fratello, dandole un bacio sulla guancia e lei sorrise.

Nonostante fosse tornata a Camelot con altri scopi in mente, era felice di rivedere suo fratello. Il principe si alzò dal letto e lasciò i due mori soli. Il ragazzo non osò fiatare, né guardarla in faccia, perciò si limitò solo a fissare un punto imprecisato della camera pur di non incrociare lo sguardo della donna a pochi passi da lui.

《Merlino, voglio parlare con te》disse Morgana in tono fermo, talmente fermo da costringere il servo a sollevare gli occhi verso i suoi.

Erano grigi-verdi come sempre, eppure in quel momento sembrava privi di qualsiasi lucentezza pura che fino a un anno fa li animavano. Non l'aveva mai sentita con quel timbro di voce così deciso e distaccato.

《N-Non volevo scegliere tra ucciderti o salvare Camelot》confabulò con un balbettio timido.

《Lo so e lo capisco perché avrei fatto lo stesso per proteggere i nostri amici. Ho scelto io di farmi avvelenare, tu non hai colpe》lo rassicurò lei.

《Davvero?》sussurrò Merlino, talmente basso che non seppe se Morgana lo sentì.

《Ero così ingenua e non mi rendevo conto di quello che stavo facendo, ma, credimi, ho visto in prima persona i mali di questo mondo e ciò che Uther sta combattendo. Non hai idea di quanto sia pentita di quello che ho fatto e spero... che tu possa perdonarmi》proseguì quest'ultima con gli occhi lucidi dalle lacrime che erano sul punto di uscire.

Merlino avanzò di un passo, ma si bloccò subito. Non sapeva bene cosa fare ne tantomeno cosa dire. Si sentì improvvisamente più sollevato, sapendo che ora Morgana non ce l'aveva con lui, ma la domanda che continuava a porsi nella sua mente era: lei lo amava ancora? Avvertì una grande necessità di chiederglielo, ma non era il momento giusto per parlare di loro. Bisognava lasciarle lo spazio e il tempo di riprendersi. Espirò profondamente e decise di rivelarle cosa provava il suo cuore fin da quando si sono rivisti.

《Sono davvero dispiaciuto per tutto quello che hai passato ed è bello rivederti》.

Si rese conto solo dopo qualche secondo di essersi rivolto a lei con il "tu"per via dell'abitudine che ormai avevo preso, ma quest'ultima non sembrò affatto arrabbiata, anzi, gli stava sorridendo calorosamente. Sembrava così felice di vederlo ed era così: Morgana fremeva dalla voglia di tornare a Camelot non solo per cambiare una volta per tutte il regno di Uther, ma soprattutto per rivedere Merlino. Per un attimo il moro intravide nei suoi occhi quella luce pura e speranzosa e non poté fare a meno di ricambiare il sorriso. Si scambiarono qualche fugace occhiata, poi lui si congedò per occuparsi dei suoi soliti doveri da servitore.

Trascorse l'intera mattinata a rimettere in ordine la stanza del suo padrone e quando ebbe quasi finito di lucidare il pavimento, sentì i passi di Artù varcare la soglia. Sollevò il capo e il nobile notò subito l'enorme sorriso che sfoggiava sul volto.

《Perché hai quell'espressione?》volle interrogarlo.

Conosceva molto bene il motivo di quell'improvvisa e repentina felicità ed era facile intuirne la causa: Morgana. Non a caso aveva chiesto la sua presenza nelle stanze della sorella, era stato proprio il desiderio di quest'ultima. Non sapeva cosa fosse successo tra quei due una volta soli e non volle nemmeno saperlo. L'idea che, forse, erano tornati insieme gli fece arricciare il naso in un'espressione disgustata perché ciò significava coglierli nuovamente in situazioni spiacevoli, come capiva spesso in passato. La voce di Merlino lo ridestò dalle sue riflessioni.

《Beh, il sole splende, abbiamo ritrovato Morgana e ho appena finito i miei doveri》.

Non era strano che il suo migliore amico rispondesse in quel modo, d'altronde lui era sempre così enigmatico e bizzarro. Un po' stravagante, era vero, ma singolare e unico nel suo genere. A volte non capiva cosa Morgana ci trovasse di attraente in lui. Si accinse a superarlo, ma il servo lo intuì subito e si sollevò in piedi per fermarlo.

《Dovete proprio entrare lì dentro?》.

《Perché?》gli domandò lui senza battere ciglio.

《Ehm, ho finito ora di lavare il pavimento》gli fece notare il moro, grattandosi la nuca.

《Tranquillo, non scivolerò!》lo prese in giro Artù con una pacca scherzosa sulla schiena.

Merlino detestava particolarmente, quando lui ignorava i suoi avvertimenti. Sì, certo, fate pure, tanto non siete voi il servo, ironizzò nella sua mente.

《Non riuscite proprio a capire, eh?!》lo rimbeccò accigliato, mentre si stava togliendo la maglia.

《Non è mica faticoso passare lo straccio》lo provocò quest'ultimo.

《Che ne sapete? Non avete mai dovuto farlo!》accusò Merlino.

Artù volle subito fargliela pagare per la sua insolenza. Non che gli dispiacesse, anzi, si divertiva ogni volta.

《Oh, so bene come si usa uno straccio e un secchio. È facile: ecco, ti faccio vedere》.

Lanciò l'indumento in un angolo della camera e si avvicinò a lui, togliendogli dalle mani il panno sporco e bagnato.

《Ah, sì!》ribatte sarcastico Merlino.

Ebbe, però, la strana sensazione che non sarebbe finita affatto bene e aveva ragione. Artù si chinò per raccogliere il secchio, nel quale immerse la pezza per poi strizzarla per bene. Ripose l'oggetto a terra e avvicinò il tessuto umido sulla faccia di Merlino, strofinandoglielo con energia. Il servo avvertì l'acqua fredda e lurida sulla pelle e strinse le labbra in una linea dritta e amara per non cedere al desiderio di usare la sua magia per vendicarsi. C'era da dire che Artù, con il suo sorrisetto sfrontato e arrogante, non lo stava aiutando a mantenere la calma.

Ma il biondo non ebbe ancora finito: afferrò il secchio e lo rivolse al contrario per infilarlo sopra la sua testa come se fosse un cappello. L'acqua cadde di getto lungo il corpo del ragazzo, inzuppandogli gli abiti. Non poté vedere perché il secchio gli copriva tutto il volto fino al mento, ma sentì i passi del suo padrone allontanarsi.

Ora gli toccava ripulire di nuovo, e non solo, doveva anche lavarsi e cambiarsi gli indumenti. Dubitava fortemente che Morgana volesse ancora baciarlo dopo che le sue labbra erano state a contatto con l'acqua sudicia.

La principessa, proprio in quel momento, stava varcando le porte della sala del trono per raggiungere la sua preda più ambita: Uther. Con addosso un pregiato abito bianco, i capelli perfettamente ondulati e i gioielli e il trucco che incrementavano ancora di più la sua bellezza era pronta per entrare nelle vesti della figlia felice e dolce. Il re riconobbe i suoi passi e con un cenno della mano congedò Sir Leon che gli stava facendo il solito resoconto giornaliero del regno.

Soli per la prima volta dopo un anno, i due si avvicinarono, incrementando il passo fino addirittura a correre pur di stringersi in un esuberante abbraccio. Morgana sfogò false lacrime e gemiti di felicità, mentre stringeva a sé il padre, il quale le diede un leggero bacio sui capelli. Si separarono e lei intravide gli occhi grigio-verdi di lui arrossati e trasparenti fino a quando una piccola lacrima sfuggì al suo controllo. Con un fazzoletto bianco che si era appositamente portata con sé, gliela asciugò.

《Siediti》la incitò delicatamente il re, indicandole il suo seggio reale dove era solita occupare durante le cerimonie o le udienze.

《No, nell'ultimo anno sono sempre stata seduta a pregare che tu non mi abbandonassi》si oppose lei.

《Mai!》la tranquillizzò il padre.

《E, comunque, ti avrei capito. Mi hai sempre amata e invece io ti ho disobbedito, insultato e ferito. Non so come fai a sopportarmi》proseguì Morgana e i due scoppiarono a ridere di gioia.

Uther avvicinò le dita alla guancia della figlia per accarezzargliela e strinse le labbra per resistere allo sfogo di piangere. Era così entusiasta di riaverla con sé, il fato gli aveva concesso una seconda opportunità per ricucire il rapporto con lei. Ma quello che non poteva neanche lontanamente immaginare era che non c'era più niente da aggiustare perché Morgana era diventata l'oscurità in persona e presto ne avrebbe fatto i duri conti.

《Ti prometto che in futuro ti mostrerò tutto l'amore e tutto il rispetto che meriti》.

A quel punto Uther sembrò un attimo incupirsi. Morgana era strana, non si era mai comportata in maniera così devota e assoluta nei suoi confronti, anzi, era proprio il suo atteggiamento ribelle a farli discutere e allontanare molto spesso. Tuttavia, un anno in una cella e completamente lontana da Camelot stravolgeva totalmente l'animo e lui non concepiva ancora quanto potesse cambiare in peggio una persona. La figlia si avvicinò a lui per lasciargli un bacio sulla guancia.

《Ora ti lascio al tuo consiglio》.

Il re le baciò le mani con affetto e si sorrisero per un'ultima volta. Poi Morgana voltò le spalle al padre per raggiungere l'uscita, esibendo di nascosto un ghigno sinistro e maligno sulle labbra. Tutto prosegue secondo il piano, pensò.

Al calar della notte una luna piena cercò di farsi spazio nel cielo tra le nubi nere e cariche di brutti presagi. Nascosta dal cappuccio del suo abito color porpora, Morgana lasciò le mura di cinta del castello. Recuperò un cavallo e si addentrò nella foresta, celandosi perfettamente con la foschia che incombeva. Cavalcò fino a raggiungere un ambiente lugubre, segreto e roccioso. Nessuno sapeva dell'esistenza di tale luogo ed era perfetto per incontrarsi con Morgause senza destare alcun sospetto. Scese dall'animale e si avvicinò al nascondiglio.

All'entrata due uomini sorvegliavano il passaggio e quando la videro, fecero un inchino con il capo in segno di rispetto. La principessa scostò le liane che occultavano ancora di più la grotta dove stava entrando. Si guardò intorno, cercando di fare attenzione a dove metteva i piedi con l'aiuto delle torce accese che illuminavano fievolmente la zona. Morgause sbucò da dietro un angolo della caverna e Morgana le sorrise, abbassando il copricapo.

《Com'è andata, sorella?》chiese la sacerdotessa.

《Camelot ha accolto sua figlia a braccia aperte》affermò la nobile.

《Uther non sospetta niente?》seguitò lei, avanzando verso la sorella per afferrarle le mani, gesto che quest'ultima ricambiò senza esitare.

《Si è bevuto le mie menzogne come uno stolto》si vantò in tono perfido.

La storiella dell'aver passato un anno in cella era solo un'enorme bugia per far cadere tutti ai suoi piedi, specialmente suo padre, e le lacrime di coccodrillo che aveva versato con falsità avevano funzionato alla grande.

《E il ragazzo?》la mise alla prova Morgause.

Sapeva bene che lui era il più grande ostacolo per Morgana. Infatti, appena ella udì il suo nome, cambiò espressione, rimanendo ammutolita per qualche secondo. Non sapeva come fosse riuscita a mentire persino a lui, forse perché quest'ultimo era troppo felice di averla rivista per la prima volta dopo tanto tempo da non accorgersi dell'aura nera e malvagia che dominava il suo cuore. Sebbene avesse avuto molta più difficoltà a fingere di fronte a lui, era ben preparata. Non negava che la prima cosa che avrebbe voluto fare quella mattina era correre tra le sue braccia e baciarlo, ma come aveva già detto a Morgause in passato, doveva sovrastare i suoi sentimenti per quel servo e concentrarsi solo sulla vendetta. Si ricompose e con sguardo tagliente scagliò:

《Merlino è convinto che io sia cambiata e ha ragione. Presto capirà che sono molto cambiata》.

Morgause assottigliò gli occhi, orgogliosa della freddezza della sorella. Merlino non era più un problema per Morgana, ora lei aveva in mente solo il desiderio profondo di distruggere suo padre e il suo regno.

La principessa porse il fazzoletto intrise di lacrime del re alla strega, la quale si complimentò con lei.

《Hai agito bene! Le lacrime di Uther Pendragon hanno ricominciato a cadere》.

Lasciò andare il panno bianco sopra un calderone nero riempito con una sostanza scura di consistenza melmosa. Morgana non ebbe idea di cosa fosse, ma poi vide la sorella prendere una strana radice, appartenente a qualche genere di pianta a lei sconosciuta. Appena la radice fu completamente avvolta da quel liquido, un potente urlo giunse alle sue orecchie, provocandole il mal di testa. Erano delle grida aggancianti e strazianti e Morgause si voltò a guardarla con un sorriso sulle labbra.

《La radice di Mandragola è speciale: solo chi ha poteri magici può udire le sue grida, ma per chi non ha poteri, la Mandragola si fa strada fino ai recessi più intimi dell'anima, costringendo l'inconscio a visualizzare tutte le proprie ansie e paure. Uther Pendragon scoprirà che il suo grande regno non conta nulla, una volta persa la ragione》.

Morgana si chiese come facesse sua sorella a sopportare quelle urla, tuttavia la osservò con grande interesse e curiosità, mentre mescolava il contenuto nel pentolone con l'aiuto di un grosso bastone di legno. Sorrise di soddisfazione, non vedeva l'ora di vedere con i suoi occhi gli effetti della radice sul re. Morgause pronunciò un incantesimo e la sorella la fissò con attenzione. Vide i suoi occhi marroni diventare di un giallo ambrato e scrutò per bene le sue labbra per cercare di imparare e memorizzare le parole usate. Anche lei voleva pronunciare degli incantesimi, ma i suoi poteri non si erano ancora manifestati.

Si ricordò quello che le disse Aglain, il druido dalla pelle scura nella foresta di Azkaban. 'Dovranno passare tanti anni, prima che tu possa comprenderla e imparare a usarla'. All'epoca era così terrorizzata all'idea di avere dei poteri, ora attendeva solo il momento propizio affinché si manifestassero per poterli utilizzare.

Morgause recuperò la pianta completamente inzuppata di liquido nero e viscido e lo consegnò alla sorella.

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