I

Dopo giorni di cammino finalmente Merlino arrivò alle porte di Camelot. Strinse tra le mani le fasce della sua borsa e si diresse verso il regno, circondato da un fitto e verdeggiante bosco. Dalla radura in cui si trovava, riuscì a scorgere l'enorme castello medievale. Oltrepassò un'ampia entrata ad arco con ai lati due sentinelle di turno e si trovò finalmente nella sua nuova dimora. Il castello reale era preceduto da una serie di case ed edifici pubblici posti ai fianchi delle stradine gremite di uomini, donne e bambini. Seguì la massa di persone e attraversò un piccolo ponte stradale che dava l'accesso alla cittadella, il fulcro difensivo di tutto il regno, protetto da torri di controllo e mura di cinta. Giunse nel cortile centrale e notò la folla accerchiarsi in centro per assistere a una manifestazione in corso. Sentì il suono dei corni e il rullo dei tamburi e, curioso, si intrufolò anche lui tra le persone. Vide due guardie che tenevano per le braccia un uomo e lo conducevano verso una base alta di legno, in cui vi era un ceppo d'albero e un'ascia poggiata su di esso.

《Che questo serva a tutti da lezione》sentì dire una voce e si voltò in direzione di essa.

In alto, nel balcone del palazzo, c'era un uomo affiancato da alcune guardie. La voce proveniva da quello al centro, il quale indossava vestiti molto pregiati e lussuosi, una corona sul capo, un lungo mantello rosso e un medaglione con lo stemma reale al collo. Il suo sguardo era deciso e autoritario, mentre osservava la folla sotto ai suoi occhi.

《Quest'uomo è stato accusato colpevole per aver fatto uso di incantesimi e di magia e io, Uther Pendragon, ho decretato che queste pratiche siano bandite. Pena: la morte》.

Appena Merlino sentì la parola magia, gli venne la pelle d'oca e sentì un groppo in gola che cercò di deglutire subito. Il sovrano, con un cenno del capo, ordinò alle guardie di far inginocchiare il colpevole e di adagiare la sua testa sul ceppo, mentre il boia, il quale aveva il volto coperto da una maschera, si avvicinava a lui con l'ascia in mano. Uther fece partire l'esecuzione e con un colpo secco il boia decapitò l'uomo. La scena creò sussulti di paura tra la folla, ma subito il re placò i timori.

《Quando arrivai qui, questo regno era dominato dal caos, ma con l'aiuto del popolo la magia fu allontanata dal reame. Dichiaro quindi aperta la festa per celebrare i venti anni dalla cattura del Grande Drago e dalla liberazione di Camelot dalla stregoneria. Che i festeggiamenti abbiano inizio!》dichiarò.

Stette per andarsene, ma una voce lagnante emerse tra la folla. Proveniva da una donna anziana con lunghi capelli bianchi e brizzolati e gli occhi chiari. Il suo viso era segnato da rughe profonde, la sua pelle era screpolata e pallida e indossava un vestito marrone chiaro.

《C'è soltanto un male in questa terra e non è la magia, sei tu. Hai ucciso mio figlio e ti prometto che molto presto anche tu condividerai il mio dolore》agonizzò la donna.

《Arrestatela!》ordinò il re, ma prima ancora che le guardie potessero intervenire, lei scomparve in un tornado di vento.

Il re se ne andò e la folla iniziò a disperdersi, sgomberando il cortile. Ora che tutto era tornato alla normalità, Merlino poté riprendere la sua visita. Tutt'intorno al cortile vi era un porticato con varie sculture di animali mistici. Quattro di esse erano presenti ai lati di una scalinata che conduceva all'interno del castello. Notò due guardie sotto il porticato e si avvicinò a loro per chiedere informazioni.

《Dove posso trovare Gaius, il medico di corte?》.

《Da questa parte》rispose la guardia alla sua destra, indicandogli con la mano un corridoio alle sue spalle.

Merlino la ringraziò e percorse il corridoio che lo condusse a una piccola scalinata. Al termine di essa c'era una porta e affianco un cartello in legno con su scritto "Medico di corte". Aprì lentamente la porta ed entrò, guardandosi intorno.

《Gaius, posso entrare?》domandò, ma non ricevette nessuna risposta.

La prima cosa che Merlino notò fu il grande disordine che dominava l'ampia sala. C'erano alcuni tavoli disposti in giro per la stanza e pieni di oggetti che non aveva mai visto. Adagiati ai muri c'erano gli scaffali con libri e boccette e di fronte a lui dei gradini che conducevano in una stanza. Alla sua destra c'era una porta, mentre alla sua sinistra una rampa di scale che portava alla libreria, dove finalmente trovò Gaius. Lo chiamò, schiarendosi leggermente la gola e Gaius si voltò nella sua direzione. Nel farlo, però, si sporse troppo all'indietro e la ringhiera di legno si spezzò, rischiando di cadere al suolo. Istintivamente Merlino usò la sua magia per rallentare la caduta e si guardò intorno in cerca di qualcosa da posizionare sotto di Gaius. Trovò il suo letto e lo trascinò nel punto giusto, facendo atterrare il medico con un tonfo.

《Ma c-come hai fatto?》balbettò lui sbalordito, alzandosi dal letto.

Era un uomo molto anziano con lunghi capelli bianchi che gli arrivavano sulle spalle e gli occhi azzurri. Dal modo in cui scrutava Merlino, sembrava avere il tipico sguardo di un maestro severo.

《Io non ho fatto niente》balbettò Merlino.

《So bene che cosa ho visto! Come fai a conoscere la magia? Dove hai studiato?》gli chiese, tempestandolo di domande.

《Io non conosco la magia e non ho mai studiato, io sono nato così》rispose lui.

《No, è impossibile!》esclamò Gaius.

《Chi sei tu?》gli chiese, dopo averlo squadrato dalla testa ai piedi.

《Sono Merlino》si presentò.

《Il figlio di Hunith?》domandò Gaius e il ragazzo annuì.

《D'accordo, metti pure la tua borsa lì dentro》disse, indicandogli una stanza alle sue spalle, preceduta da dei gradini.

《N-Non direte niente riguardo a quello che è successo, vero?》domandò Merlino.

《No e grazie per avermi salvato》rispose l'anziano e Merlino si diresse verso la sua nuova stanza.

C'era un piccolo letto al centro con un comodino a destra, a sinistra un tavolo e sopra di esso una finestra. Adagiò la borsa sul letto e iniziò a disfare le sue cose e a mettere i vestiti nell'armadio che si trovava affianco alla porta della stanza. Quando finì, si accorse che la luce del sole stava svanendo e accese una candela posta sopra al comodino. Si avvicinò alla finestra, la aprì e si sporse per osservare il panorama. Da lì si poteva intravedere le case del regno e in lontananza di migliaia e migliaia di chilometri, oltre le montagne bianche, si trovava il suo villaggio. Osservò la luna piena che illuminava le strade desolate di Camelot e le luci delle case che sembravano come lucciole in mezzo al buio della notte. Sentì gli occhi pesanti, perciò si cambiò, mettendosi il pigiama e si posizionò sotto le coperte, addormentandosi subito per la stanchezza.

•••

Il mattino dopo una luce lo colpì agli occhi, costringendolo ad aprirli. Si guardò attorno e notò che la luce del sole filtrava dalla finestra aperta. Si alzò e si vestì, indossando una maglia blu, una bandana rossa al collo, dei pantaloni scuri legati in vita da un cinturino in cuoio e infine si mise la giacca marrone e gli stivali. Uscì dalla sua stanza e si avvicinò a Gaius, il quale indossava una semplice tunica scura a maniche lunghe che gli arrivava fino a piedi.

《Fa' pure colazione》disse Gaius, posando il piatto sul tavolo e il ragazzo si sedette.

Mentre mangiava un panino con del prosciutto, notò con la coda dell'occhio un secchio cadere e lo bloccò con la magia.

《Come ci sei riuscito? Hai pronunciato l'incantesimo nella tua mente?》gli chiese Gaius.

Merlino sboccò la scena e il secchio cadde a terra, mentre l'acqua bagnava il pavimento.

《Io non conosco incantesimi, succede e basta》rispose e si guardò intorno per cercare qualcosa per pulire.

Ora che lo fece, si accorse che la stanza è molto più ordinata e spaziosa rispetto al giorno prima. Affianco alla porta d'ingresso c'era un moccio e si avvicinò a esso per prenderlo e asciugare il pavimento.

《Meglio evitare che ti metta nei guai. Mi aiuterai finché non ti troverò un lavoro. Tieni, devi consegnare questi》disse l'anziano, indicandogli dei medicali.

《D'accordo》rispose lui e li prese.

《Merlino, non ho bisogno di dirti che la pratica di qualsiasi forma di magia ti procurerà la morte》lo avvertì e il ragazzo annuì, recandosi fuori dalla stanza.

Scese la scalinata e percorse il corridoio, ritrovandosi nel cortile centrale. Attraversò il porticato e si recò nelle stanze dei pazienti di Gaius, consegnando loro le medicine. Era una giornata ideale per fare un giro nella città bassa, oltre le mura di cinta del regno. Oltrepassò il ponte stradale, quando vide un gruppo di ragazzi che prendevano in giro un povero servo. In particolare c'era un ragazzo biondo con gli occhi azzurri che stava lanciando dei pugnali contro uno scudo di legno, tenuto in mano dal servo. Quest'ultimo inciampò e lo scudo cadde ai piedi di Merlino.

《Hey, basta così! Ti sei divertito》esclamò Merlino e il biondo si avvicinò a lui.

《Ti conosco?》gli chiese.

《Sono Merlino》rispose lui e gli offrì la mano in segno di amicizia, ma il biondo la rifiutò.

《Dimmi, Merlino, sai camminare sulle ginocchia?》lo provocò.

《No》rispose.

《Non vuoi che ti aiuti?》continuò a stuzzicarlo.

《Non lo farei se fossi in voi》lo avvertì e lo sconosciuto scoppiò a ridere.

《Perché? Che cosa mi faresti? Accomodati pure》lo incitò e Merlino stette per tirargli un pugno in faccia, ma lui lo schivò, bloccandogli il polso dietro la schiena.

《Andrai in prigione》gli ordinò.

《Chi ti credi di essere, il re?》chiese Merlino.

《No, sono suo figlio, Artù》rispose lui e le guardie presero con la forza Merlino.

Lo condussero dentro il castello e lo trascinarono verso i sotterranei, dove c'erano le segrete. Lo rinchiusero dentro la cella e passò tutta la giornata lì seduto. Dopo ore di attesa si stese sul cemento freddo e provò a dormire, coprendosi con un misero lenzuolo.

•••

Una voce roca e profonda lo svegliò di soprassalto. Era già la seconda volta che Merlino la sentiva da quando era arrivato a Camelot, ma pensò di esserselo sognato. Rivolse lo sguardo verso la piccola apertura della cella, dalla quale si potevano intravedere i raggi mattutini del sole.

《Merlino!》esclamò Gaius, entrando nella cella.

《Tu non smetti mai di sorprendermi. L'unica cosa che uno come te dovrebbe fare è passare inosservato e tu ti comporti come un idiota》lo rimproverò.

《Mi dispiace》si scusò Merlino.

《Sei fortunato, ti ho fatto rilasciare》lo informò.

《Grazie, grazie!》esclamò felicissimo il ragazzo e il medico lo fulminò con lo sguardo.

《Ma c'è un piccolo prezzo da pagare》aggiunse.

Solo dopo Merlino capì cosa intendeva: il re lo aveva messo alla gogna per farlo umiliare davanti a tutti nella città bassa, mentre gli lanciavano frutta e verdura in testa. Una volta scontato la sua pena, fu ora di pranzare. Merlino si lavò velocemente e si cambiò, indossando una maglia rossa, una bandana blu e dei pantaloni neri. Si sedette a tavola e iniziò a mangiare.

《Tua madre mi ha chiesto di badare a te》lo informò Gaius, ma lui già lo sapeva.

Sua madre Hunith era una semplice contadina che, per timore che il figlio venisse catturato a causa dei suoi poteri, lo costrinse a lasciare il suo villaggio per trasferirsi a Camelot nelle mani di Gaius, affinché gli insegnasse a trovare uno scopo nella vita e a scoprire perché era nato così.

《Lei ti ha mai parlato dei tuoi doni?》gli chiese il medico.

《Diceva solo che sono speciale》si limitò a dire Merlino.

《Tu sei speciale in un modo che mai ho visto prima d'ora》affermò lui.

《Che intendete?》gli chiese Merlino curioso.

《La magia richiede anni di studio. Quello che fai tu è elementare e istintivo》rispose.

《E a che serve se non si può usare?》commentò il ragazzo.

《Io questo proprio non lo so》rispose lui.

《Avete mai praticato la magia?》domandò Merlino, dato che il suo mentore sembrava avere una grande conoscenza sulla stregoneria.

《Uther bandì simili pratiche vent'anni fa perché le persone usavano la magia per i fini sbagliati, provocando il caos nell'ordine naturale delle cose. Così, Uther decise di eliminare ogni forma di magia, persino i draghi》spiegò lui.

I draghi? Merlino ne aveva già sentito parlare, erano creature magiche e rare.

《Tutti quanti?》.

《Decise di risparmiare la vita soltanto a un drago, ma lo imprigionò in una grotta nelle viscere del castello, dove nessuno può liberarlo》.

《Ora finisci di mangiare, devi consegnare un preparato medico a Lady Helen per la voce》disse Gaius e lui obbedì.

Dopo pranzo Merlino prese il preparato di Gaius e ne approfittò per visitare il castello. All'entrata del palazzo c'era il piano terra, una sala piuttosto spoglia con delle scalinate ai lati e al centro che conducevano al primo piano, dove si trovavano vari ambienti che ancora non conosceva. Sapeva solo che le stanze di Lady Helen si trovavano al secondo piano. Arrivato a destinazione, consegnò alla donna il suo preparato medico. Aveva lunghi capelli neri e lisci, la pelle bianca, gli occhi chiari e indossava un abito viola prugna a maniche lunghe, tenuto in vita da una grossa cintura dorata. Merlino lasciò subito la stanza di Lady Helen e il castello per recarsi nella città bassa. A quanto notava ogni mattina c'era il mercato perché le stradine erano sempre molto affollate di gente comune. Tra la folla Merlino individuò anche l'asino reale con cui aveva litigato il giorno prima e anche in quel momento. Continuarono a stuzzicarsi come la prima volta e si sfidarono a una lotta con la mazza ferrata per le strade e le bancarelle di Camelot, attirando l'attenzione del popolo e di Gaius, il quale fulminò con lo sguardo Merlino. Alcune volte il ragazzo aveva dovuto ricorrere alla magia per barare, ma alla fine il duello si concluse con la vittoria di Artù, dato che lo aveva colpito più volte con il manico di una scopa. La folla si dileguò e Merlino tornò nelle sue stanze con Gaius alle spalle che lo rimproverava.

《La magia deve essere studiata, padroneggiata e usata per il bene, non per scherzi idioti》.

《Se non posso usare la magia, posso anche morire. Sono una nullità e lo sarò sempre!》esclamò il ragazzo e si chiuse nella sua stanza per stendersi sul letto.

Poco dopo entrò Gaius con in mano una sacca dei medicali. Intimò a Merlino di sedersi sul letto e di togliersi la maglia e lui obbedì. Sulla scapola destra Merlino aveva una ferita che Gaius pulì con un composto preparato appositamente per evitare infezioni da ferite e poi gli diede un medicale per alleviare il dolore. Perché era nato così? Perché nessuno sapeva il motivo per cui era speciale? Merlino iniziò a pensare che la magia fosse una maledizione e che lui in realtà era solo un mostro perché era così che si sentiva da quando era arrivato a Camelot. Gaius se ne andò in silenzio e Merlino si lasciò trasportare dai suoi pensieri e dai suoi dubbi per un tempo infinito, ma poi decise di mettersi a dormire. Si mise il pigiama e si posizionò sotto le coperte, crollando in un sonno profondo. Nel cuore della notte sentì la solita voce chiamarlo e stavolta decise di seguirla. Si alzò dal letto e si mise gli stivali per poi uscire dalle stanze. Attraversò il cortile ed entrò nel castello, continuando a sentire la voce che sembrava provenire dai sotterranei. Salì fino al secondo piano e poi prese le scale che conducevano alle prigioni. Usò la sua magia per creare un diversivo e distrarre le due guardie di turno e prese una torcia per intrufolarsi sempre più nelle viscere del castello. Trovò un portone di legno e una lunghissima scalinata buia che lo portò alle cripte e sempre più avanti c'era un'entrata nascosta. La seguì e si ritrovò dentro una grotta sotterranea, da cui emerse un enorme drago che si sedette su una roccia davanti a lui. Merlino non aveva mai visto un drago prima d'ora. Era così maestoso e imponente.

《Finalmente hai risposto al mio richiamo》disse.

《Che cosa vuoi da me?》gli chiese Merlino.

《Il tuo potere ti è stato dato per una ragione》rispose.

Quindi esiste un motivo per cui sono così tanto speciale come tutti dicono, pensò. E il drago sembrava saperlo.

《Artù è l'unico e futuro re che creerà la terra di Albione e un'era di pace e prosperità, ma dovrà stare attento dai nemici, così come dagli amici. Senza di te Artù non potrà mai avere un futuro e non esisterà mai nessuna Albione》spiegò.

Il mio destino è quello di servire quello sbruffone di un principe solo perché è ritenuto colui che riporterà la magia?! Ma se lo scorda! Se qualcuno vuole ucciderlo che si accomodi pure, potrei anche dargli una mano pur di far sparire quel sorriso irritante che ha ogni volta che mi prende in giro, pensò.

《No, ti sbagli di sicuro!》esclamò Merlino.

《Nessuno di noi può scegliere il proprio destino e a nessuno di noi è permesso sfuggirgli》rispose l'animale in modo enigmatico.

Poi aprì le ali per alzarsi in volo e scomparve tra i vari cunicoli della sua grotta.

No, non ci credeva! Non poteva riferirsi all'Artù che conosceva perché quello era solo un'idiota. Doveva pur esserci un altro Artù migliore della versione con cui aveva avuto a che fare in quei ultimi due giorni. Lasciò i sotterranei e tornò nelle sue stanze per poi buttarsi a letto.

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