Capitolo 8 - On the Boulevard of Broken Dreams

23 dicembre, Snow Lodge (Alisea)

Rientrai di corsa in casa, buttando la giacca su uno dei divani e andai a rinchiudermi in camera mia. Ero furente. Mi buttai sul letto con tutti i vestiti. Che cosa era successo lì fuori?

Non avevo una risposta. Mi ero ritrovata vicina a Mark, avevo visto i suoi occhi scuri su di me e non avevo capito più nulla, avevo solo sentito il cuore accelerare, il respiro farsi veloce e la voglia di sentire le sue labbra sulle mie. Tutto il resto era scomparso.

Ero arrabbiata con me stessa. Ricordavo come fosse ieri quel giovedì di fine ottobre. Era già arrivato il primo freddo e il cielo era coperto da gonfie nuvole grigie che promettevano pioggia. Ero fuori per commissioni: Serena mi aveva mandato dall'altro capo della città a portare i prototipi degli inviti da far stampare per l'evento che si sarebbe tenuto alla galleria il mese successivo. Le bozze erano pronte e lei voleva assolutamente che andassi a controllarle di persona. Ero così dovuta uscire di corsa, dimenticando l'ombrello.

Ero arrivata al piccolo studio di arti grafiche di proprietà di un amico di Serena. Eric aveva stampato alcuni esempi di cartoncini e dopo averli esaminati scelsi un elegante invito con foglie di bamboo e scritte in oro. Lo salutai e uscii per tornare alla galleria. La pioggia mi colse mentre mi stavo dirigendo alla fermata più vicina. Cominciai a correre per quelle stradine periferiche ricoperte di foglie secche cadute dagli alberi. Svoltato l'angolo notai sulla sinistra un piccolo caffè, decisi di fermarmi lì, in attesa che la pioggia smettesse.

Entrai nel caffè: era un locale non troppo grande, le pareti erano rivestite con pannelli di legno scuro e carta da parati color crema, adornate con stampe di epoca Liberty. Il barista, elegantemente vestito con un grembiule bianco a righe blu, stava tagliando due fette di una deliziosa torta ricoperta al cioccolato. Dietro il bancone, scaffali riempiti di scatole di caffè selezionato, creme dolci e tè profumati aggiungevano un tocco di colore. Mi guardai intorno in cerca di un tavolo libero.

E poi lo vidi. Mark, seduto ad uno degli eleganti tavolini, con lui una donna che non conoscevo. Si tenevano per mano, ridevano. Stavo per avvicinarmi decisa a chiedere spiegazioni quando lei si sporse verso di lui e lo baciò. Sentii qualcosa infrangersi dentro di me e rimasi impietrita a fissare la scena. La bionda si staccò dalle labbra di lui rimettendosi seduta.

Improvvisamente mi sentii soffocare, un dolore sordo all'altezza del petto mi impediva di respirare. Dovevo uscire quanto prima, non volevo che mi vedesse. Feci un passo indietro urtando una pianta che non avevo notato. Mark al rumore si voltò ed i nostri occhi si incrociarono. Lessi la colpa nei suoi occhi, fece per alzarsi, ma scappai, corsi fuori dal caffè. Non mi importava se pioveva, volevo allontanarmi il più velocemente possibile. Sentii dietro di me la voce di Mark che mi chiamava, ma corsi via senza dire una parola, mi avrebbe fatto troppo male sentire le sue patetiche scuse. Tornai diretta a casa, dicendo a Serena che ci saremmo viste il giorno dopo.

Da quel momento non avevo più voluto vedere o anche solo sentire Mark. Mi sembrava di vivere un incubo, di notte mi rigiravo nel letto senza riuscire a dormire, di giorno un dolore sordo e ininterrotto nel petto. Mark mi aveva tradito, mi aveva preferito un'altra e le sue parole non erano altro che bugie, in realtà non lo conoscevo davvero.

Alla fine Sophie mi aveva convinto ad incontrarlo un'ultima volta. Avevo accettato purché mi accompagnasse. Ci eravamo incontrati al solito caffè. Quando eravamo arrivate lui era già lì, mi era venuto incontro, ma lo avevo allontanato. Gli avevo gettato in faccia tutta la rabbia e la delusione che provavo nei suoi confronti, aveva provato a parlare, ma mi ero rifiutata di ascoltarlo e me ne ero andata pregandolo di non cercarmi mai più.

Avevo rinchiuso nel profondo della memoria i ricordi di quell'amore che forse era stato solo mio ed avevo evitato Mark con ogni mezzo possibile. Poi avevo sentito che era partito (ora sapevo per dove, era stato in Europa) ed era stato più facile dimenticarlo.

Era stato difficile, soprattutto i primi tempi, cercare di dimenticarlo. Credevo di esserci riuscita, ma quella vicinanza inaspettata aveva suscitato dentro di me emozioni inattese.

Cosa è successo lì fuori? Cosa volevi che rispondesse alla tua domanda?

L'arrivo dell'ennesimo messaggio mi distolse dai miei pensieri: era Sophie, mi chiedeva di chiamarla. In realtà avevo il cellulare pieno dei suoi messaggi. Ormai mancava poco al loro arrivo, ma decisi lo stesso di chiamarla. Mi ero pentita di come l'avevo trattata la mattina.

"Ciao Sophie, scusa ho visto i tuoi messaggi solo ora"

Bugiarda

"Ali come va? Non sai quanto mi dispiace per la storia di Mark" disse dispiaciuta.

"Tranquilla, solo non mi aspettavo ci fosse anche lui. Quando l'ho visto ho reagito male, in maniera esagerata. Doveva succedere prima o poi. Ed è successo oggi. Ma davvero sto bene." cercai di rassicurarla.

La sentii tirare un sospiro di sollievo. Doveva essere davvero preoccupata.

"Tra quanto pensate di arrivare?" le domandai impaziente.

"C'è un problema Ali, non so proprio come dirtelo, ma hanno chiuso tutte le statali. Sia le principali che le varianti. Siamo in mezzo ad una tormenta, in città è tutto bloccato, sono rientrata a casa a piedi. In 27 anni non avevo mai visto niente del genere. Difficilmente arriverà qualcuno di noi... prima di domattina".

No, no, no, no, no, no...

"No Sophie, non esiste che io mi fermi ancora qui, vi stavo aspettando per potermene andare, ricordi?"

Io devo andarmene. Ora.

Stavo cercando di mantenere la calma, ma rimanere sola con Mark fino al giorno dopo era fuori da ogni discussione.

"Ali mi dispiace, ma non c'è modo per noi di arrivare prima di domani. Puoi provare a chiamare Mr. Thompson e vedere se può venire a prenderti. Ti mando il contatto per Whatsapp. Io di più non posso fare".

Il tono mortificato di lei mi calmò.

"Ok Sophie, grazie, aspetto il numero." e riappesi senza darle modo di aggiungere altro.

Non posso, non voglio stare qui con lui. Non è possibile.

Dopo qualche istante arrivò il messaggio. Provai immediatamente a chiamare Mr. Thompson. Rispose al terzo squillo.

"Salve Mr Thompson, sono Alisea l'amica di Arthur. Mi ha accompagnato stamattina su a Snow Lodge, si ricorda?".

"Salve signorina Alisea, si si mi ricordo, come va lassù, tutto bene?" mi domandò, forse sorpreso dalla mia telefonata.

"Sì assolutamente, solo che ho un problema a casa e dovrei tornare in città oggi stesso" mi inventai su due piedi.

"Mi dispiace signorina, ma non è proprio possibile. E' imprudente uscire con un tempo del genere, inoltre hanno chiuso la ferrovia, ci sono diversi treni fermi in stazione e stiamo cercando di trovare una sistemazione a tutte le persone che sono rimaste bloccate qui" mi rispose con tono dispiaciuto "spero a casa non sia nulla di grave".

La situazione non poteva essere peggiore.

"No, niente di grave, non si preoccupi, anzi mi scuso se l'ho disturbata".

Lo ringraziai di nuovo e chiusi la telefonata.

Perfetto, ero prigioniera in mezzo al nulla insieme a Mark. Mi presi la testa tra le mani.

Che devo fare?

Cercai Alex tra le ultime chiamate. Non lo sentivo dalla sera precedente, avevo bisogno di ascoltare il tono caldo della sua voce, volevo rifugiarmi nella mia quotidianità.

Mi rispose invece Samantha.

Perfetto.

"Ciao Samantha, dov'è Alex?" salutai sbrigativa.

"Sta facendo la doccia, abbiamo fatto appena in tempo a rientrare al suo appartamento. Siamo bloccati qui, sta nevicando da ore senza tregua".

Non volevo spiegazioni da lei e non la volevo lì nell'appartamento del mio ragazzo. Ma sapevo che era e sarebbe stato impossibile anche in futuro. Era una ragazza bellissima, mora, con capelli lisci e labbra carnose, le curve al posto giusto. Spesso mi ero ritrovata a pensare che fosse lei quella giusta per Alex, bella e raffinata, perfetta per quel mondo a cui lui apparteneva. Lei lo amava alla follia e Alex prima o poi se ne sarebbe accorto.

E io?

Io non ero il tipo da chiedere ad Alex di rinunciare a un'amicizia, amicizia che durava da oltre 20 anni.

"Sì me lo ha detto Sophie, senti per favore mi fai chiamare quando esce dalla doccia?"

"Sì certo, oh eccolo aspetta che te lo passo".

Li sentii confabulare per qualche momento.

"Ciao Alisea, come va lassù? Non puoi capire qui che situazione. Tutto bloccato, i taxi non vanno, i negozi tutti chiusi e io e Sam bloccati qui con la cena per trenta persone che non riusciranno a venire stasera, è un disastro".

Già un grosso problema.

"Sì tutto bene più o meno, anche qui tanta neve. La baita è splendida, molto rustica".

"Bene, Arthur e Sophie sono arrivati?"

"No, sono rimasti bloccati anche loro. Arriveranno domani"

"E sei sola?" mi domandò con voce preoccupata.

"No, non sono sola, c'è un mio vecchio... " soppesai per un momento le parole "amico".

Non gli avevo mai parlato di Mark, avevo fatto solo qualche accenno ad una storia finita male quando ci eravamo conosciuti, lui non aveva fatto domande e quello non era di sicuro il momento di parlargliene.

"Ah bene, meglio. Ora scusa Alisea, ma devo andare, devo trovare posto a tutto questo cibo" e riappese senza darmi neanche il tempo di salutarlo.

Ci rimasi male. Succedeva spesso ultimamente. Alex aveva tempo per tutto, ma quello per me era sempre meno, ormai le nostre chiacchierate si erano ridotte a semplici informazioni su come avevamo trascorso la giornata. Ed eravamo appena all'inizio. Mi era sembrato un tipo affidabile, su cui poter contare.

Ma non mi basta.

Ero delusa, non potevo negarlo. Lo ritenevo un uomo concreto e razionale. L'esatto contrario di Mark. Lui era l'uomo di cui avevo bisogno. In realtà si era mostrato anche troppo concreto e dedito al lavoro. Alle volte avevo l'impressione mi dedicasse giusto i ritagli di tempo. Non ero dunque rimasta sorpresa che non avesse dimostrato particolare interesse a trascorrere insieme il Natale.Volevo davvero proseguire una relazione del genere? Sospirai. Al mio ritorno avrei dovuto affrontare anche quella situazione. Non potevo continuare a ignorare la realtà.

Mandai un messaggio a Sophie: "A quanto pare, grazie ad una sorte magnanima, sono bloccata tra le montagne in una baita da sola con Mark fino a domani. Suggerimenti?"

La sua risposta non tardò ad arrivare.

"Perchè non fai l'albero di Natale? Trovi tutto il necessario in ripostiglio!"

***** Spazio Autrice*****

Ben ritrovati! Spero che l'ottavo capitolo vi piaccia! Ecco che finalmente si svela il motivo della rottura tra Ali e Mark, anche se già accennato precedentemente qui viene raccontata proprio la storia in un breve flashback. Povera Ali, ha passato un gran brutto periodo. Sono pronti già anche i prossimi capitoli, visto che la storia sta prendendo una direzione ben definita, sono sicura che li amerete come già faccio io. E ci saranno altre scene decisamente scoppiettanti tra i due, mi sono divertita un sacco a scriverle!

Il prossimo invece sarà un capitolo inizialmente non previsto, ma poi mi sono detta... non posso non scriverlo! Se volete scoprire il perchè  vi aspetto sabato prossimo con lo spazio autrice!

Canzone del titolo Boulevard of Broken Dreams dei Green Day

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