Capitolo 5 - I can't get used to living without

22 dicembre, Cloverfield Pub (Mark)

La serata era gelida, era caduta la prima neve e la città, imbiancata dai fiocchi, aveva rallentato i suoi ritmi. O forse non ero più abituato a quel clima. Seduto con la birra in mano stavo aspettando l'arrivo di Arthur. Eravamo stati compagni di stanza al College, poi la frenesia dell'età adulta ci aveva allontanato. Ci trovavamo di tanto in tanto per una birra, come quella sera.

Il suono tintinnante dei bicchieri e delle bottiglie si mescolava al suono delle conversazioni animate dei clienti seduti ai tavoli. Le pareti del Cloverfield, rivestite di legno scuro, erano ricoperte da vecchie foto in bianco e nero e cartelloni di birra. In un angolo, un piccolo albero di Natale rallegrava l'ambiente con le sue luci dorate.

"Guarda chi si rivede, il vecchio Mark", mi sentii apostrofare alle mie spalle. Arthur con un largo sorriso si stava facendo largo tra i tavoli.

"Ciao vecchio Arthur" lo presi in giro a mia volta. Era il nostro modo di salutarci, abitudine presa alla nostra prima sbronza al College. Ne erano passati di anni. Ci demmo una vigorosa stretta di mano.

Era quasi un anno che non ci vedevamo o sentivamo, ma quando ero rientrato Arthur era stata la prima persona a cui avevo scritto e ora eccoci qui, come se non ci fossimo mai separati.

"Vado a prendermi una birra, te ne porto un'altra? "mi chiese notando il boccale ormai vuoto.

"Sì, una Mild Ale" risposi annuendo.

Poco dopo tornò con le due birre in mano e si sedette.

"Allora cosa hai combinato in questo ultimo anno?" mi chiese Arthur posando la birra sul tavolo.

"Grecia, Italia, Spagna, ho girato per l'Europa in cerca di colore, di profumi e esperienze nuove. Ho avuto idee, sperimentato soluzioni nuove e creative. Adesso ho un portfolio da fare invidia".

Ero orgoglioso del lavoro fatto, mi ero impegnato molto ed ora volevo mettere a frutto tutto ciò che avevo imparato. Presi il boccale di birra. Era freddo nella mia mano, ne bevvi un sorso.

"Me lo dovrai far vedere, domattina abbiamo un meeting con un importante cliente che opera per hotel di lusso, le tue idee potrebbero essere perfette per questo cliente".

"Sarebbe fantastico, sono sicuro che troverai diversi spunti interessanti. Dopo il 26 fissiamo un incontro" risposi, entusiasta dell'offerta.

"Ti avrei detto di venire già subito domattina, ma deduco... sei già impegnato a fino a Natale?"

Poi con aria complice aggiunse: "Allora, da quale paese proviene la tua nuova conquista? Una bella spagnola mora? O una greca? O meglio ancora una focosa italiana?"

Lo fissai per un attimo, indeciso se inventarmi una balla per troncare il discorso o dire la verità. Optai per una mezza verità.

"Niente del genere, sono tornato da neanche una settimana, ho ancora da finire di sistemare casa, svuotare scatoloni... e mi devo abituare di nuovo a questo clima freddo e nevoso" dissi ridendo.

"Sei stato in luoghi dove le belle donne non mancano, non dirmi che non hai fatto nemmeno una conquista!" disse sorpreso Arthur.

"Non dico di non essere uscito con qualche bella donna" dissi alzando le spalle, "ma nessuna che mi abbia convinto ad una seconda uscita".

Mi lanciò un'occhiata perplessa, mi conosceva troppo bene.

"Andiamo Mark, sei stato via quasi un anno. Ti conosco dai tempi del college, tu non sai stare da solo e mi vuoi far credere che non ti sei dato da fare?"

Difficile quando hai già la donna perfetta in testa. Peccato che ora lei mi odi.

Ma non avevo voglia di dirglielo, gli risposi con la seconda parte della verità.

"Temo che le mie priorità siano cambiate, sono partito con l'idea di costruire la mia nuova identità lavorativa, ho cercato nuovi spunti da poter riportare a casa, mi sono concentrato sul lavoro e non ho avuto tempo, o meglio non ho voluto cercare distrazioni" dissi con tono persuasivo.

Ancora un'occhiata perplessa. Davvero non sono credibile?

"Tutto qui Arthur, volevo creare uno stile solo mio, la solitudine mi è servita per arrivare all'essenziale e il viaggio in Europa ha fatto il resto". E soprattutto avevo trovato me stesso, ma questo non lo aggiunsi.

"E cosa vuoi esprimere?" mi domandò incuriosito.

"Calore e raffinatezza, tranquillità e piacere, lo vedrai nei miei progetti".

Prima che arrivassero altre domande inopportune dovevo cambiare discorso.

"Tu e Sophie cosa farete invece a Natale?" chiesi fin troppo allegramente.

"Sophie ha avuto la fantastica idea di passarlo in montagna a Snow Lodge, in mezzo al nulla dei boschi d'abete, invitando qualche amico" si zittì un attimo, indeciso se proseguire. "Ci sarà anche Alisea ovviamente".

Mise in evidenza quell'ovviamente con una lunga e significativa occhiata nella mia direzione

Alisea.

Stava aspettando la mia reazione.

Lo sapevo.

Provai a fare finta di nulla, ma la mia espressione, o forse il mio silenzio, non lo convinsero.

"Ancora lei, dopo più di un anno?" mi fissò incredulo.

"Sempre"

"Non è da te Mark".

Le persone cambiano...

"Come sta lei?" lo interruppi.

"Bene, si direbbe a guardarla. Tuttavia Sophie che la conosce a fondo è convinta che si sia ostinatamente chiusa nella quotidianità per non affrontare la vita reale. Le hai fatto molto male e lei non lo ha superato, semplicemente non ci pensa".

"Ho provato a farmi perdonare con ogni mezzo Arthur, ma lei mi ha chiuso in faccia qualsiasi porta. Da quel pomeriggio al caffè non mi ha permesso nemmeno di parlarle. Mi ha escluso dalla sua vita ed è sparita dalla mia" sospirai mestamente.

Mi fissò attentamente, tipico di Arthur. Prese una lunga sorsata di birra. Sapevo esattamente cosa gli passava per la mente. Prima che potesse aggiungere altro ribattei il concetto.

"Mi odia, lo sai Arthur".

"Può darsi", disse poggiando il boccale sul tavolino, "ma non sono così sicuro della parola fine tra di voi".

"Buttarmi fuori dalla sua vita mi sembra abbastanza chiara come fine". Mi stavo arrabbiando.

Nessun modo di contattarla, nessun modo per poterla incontrare dal vivo e la sua cara fidanzata che aveva osteggiato in ogni modo un nostro incontro. Se non significava fine quello...

"Ok Mark, è come dici tu. Pensavo solo che... no nulla." disse lasciandomi in sospeso.

Eppure... quanto avrei voluto rivederla. Mi sarebbe bastato anche solo un attimo. Ogni volta che vedevo una ragazza con i capelli di quel rosso così particolare speravo fosse lei, ed ogni volta rimanevo deluso. Mi era mancata e mi mancava ogni singolo secondo, ma non lo avrei mai ammesso con Arthur.

L'atmosfera nel pub si stava scaldando, due uomini a poca distanza da noi avevano cominciato a discutere a voce alta, delle risate giungevano da un gruppo di ragazzi concentrati in una partita di freccette. E io non volevo proseguire quella conversazione. Finii velocemente la mia birra.

"Perchè non vieni anche tu a Snow Lodge?".

La sua domanda mi colse di sorpresa.

Assolutamente no.

Poggiai il boccale ormai vuoto sul tavolino.

"No Arthur, decisamente non mi sembra una buona idea".

Certo così avrei l'occasione di rivederla e parlarle.

"Non penso che Alisea reagirebbe bene nel vedermi lì, anzi rischio di rovinare a tutti il Natale. E' una pessima idea".

Pessima davvero.

"Fai come vuoi Mark, io ti stavo solo fornendo l'occasione. Se dopo tutti questi mesi pensi ancora a lei anzichè essere passato a quella dopo come hai sempre fatto, ti direi che probabilmente stavolta ti sei innamorato per davvero e sei in un gran bel casino. Io ti posso dare l'occasione per rivederla, ma la scelta è tua".

Pessima davvero. Però...

Arthur intuendo la mia indecisione fece un sorrisetto e finì la sua birra, sorseggiando lentamente. Posò poi il boccale sul tavolo.

"Verrai Mark?".

"Sì".***** Nota dell'Autrice *****

Non ho resistito, c'è un piccolo omaggio in questo capitolo, ad uno dei personaggi migliori mai creati in un libro. Ovviamente a mio modesto avviso! 

Di quale personaggio sto parlando?

Per il resto la storia fa un passo indietro e ci viene presentato Mark, si delinea quindi anche la sua figura finalmente! Devo essere onesta, Mark è forse uno dei miei personaggi preferiti, questa storia, si può dire, esiste grazie a lui. Non è basato su nessuna persona reale, solo una fantasia che poi si è concretizzata nero su bianco.

Canzone del titolo I want to break free dei Queen

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