Capitolo 4 - It's my life
23 dicembre, Snow Lodge (Alisea)
Mark era proprio davanti a me, mi stava fissando con i suoi occhi scuri, occhi in cui ero affondata con i miei tante volte. Per un attimo mi sembrò essere tornata indietro nel tempo.
Devo andarmene.
Wrooom.
Il frastuono della motoslitta che si allontanava mi ricordò che non era possibile. Maledissi il momento in cui avevo accettato di passare le feste a Snow Lodge.
"Ciao Alisea" ripetè. Il tono della voce si era fatto più teso.
La mia risposta fece fatica ad uscire.
"Mark... ciao... io non... "
Patetica stai blaterando, riprenditi.
"Non ero a conoscenza della tua presenza qui oggi" riuscii a ribattere gelida.
"E' stata una decisione improvvisa. Ieri sera sono andato a bere qualcosa con Arthur, gli ho detto che avrei passato le feste da solo, mi ha invitato a venire a Snow Lodge ed io ho accettato. Tutto qui".
Oh fantastico.
"Ma come? Nessuna ultima conquista a riscaldarti la serata?" non riuscii a trattenermi, "eppure non mi sembra che per te sia difficile trovare compagnia, no?"
Colpito.
La sua espressione afflitta mi colpì, ma non mi lasciai impietosire.
"No, nessuna" ribatté a sua volta, calmo fissandomi negli occhi.
Decisi che non meritava risposta. Afferrai la valigia, ma le mani mi tremavano e rischiai di farla cadere e prima che a Mark venisse in mente di aiutarmi salii precipitosamente le scale che portavano al piano di sopra. I miei passi risuonarono nel vuoto del corridoio, aprii la prima porta a sinistra, la porta di quella che Sophie mi aveva indicato come la mia stanza e me la richiusi alle spalle sbattendola con una certa rabbia.
Un incubo. Questo è un incubo. Non può essere vero.
Pensai non appena la porta si richiuse alle spalle. Il mio Natale si era appena trasformato in un incubo e non ero arrivata da nemmeno dieci minuti. Non appena fossero arrivati Arthur e Sophie, con una scusa, una qualsiasi, me ne sarei andata. Non ero disposta a tollerare la presenza di Mark.
Presi il telefono e chiamai Sophie. Rispose al terzo squillo.
"Ciao Ali, tutto bene il viag..."
Non le lasciai finire la frase. Ero furente e senza volere l'aggredii verbalmente..
"Che cazzo ci fa qui Mark?!" urlai.
"Oh".
"No oh. Che ci fa qui?"
"Quindi è già arrivato".
"Mi ha detto Mr. Thompson che è arrivato stamani presto e lo ha pure aiutato con i viveri. Pensa che uomo premuroso", esclamai sarcastica.
"Ali mi dispiace, Arthur l'ha invitato ieri sera senza pensare e fino a quando non ci siamo visti stamani non mi ha detto nulla e ormai era troppo tardi per avvisarti e poi eri già sul treno..."
"Sono solo scuse. DOVEVI avvisarmi" replicai con la voce piena di rabbia, "non appena arriverete mi accompagnerai a Pinewood e salirò sul primo treno in partenza. Non intendo rimanere qui un attimo in più del necessario."
"Mi dispiace tanto Ali..."
Ma davvero.
"Ti dispiace, ma non è a te che ha rovinato la vita."
E riappesi prima che potesse aggiungere altro. Il telefono prese a squillare immediatamente, ma non risposi. Ero infinitamente arrabbiata con Sophie e con Arthur: sapevano che avevo passato giorni e giorni persa nel dolore, nella rabbia e nella tristezza. Perchè mi stavano facendo questo?
Mi buttai sul letto, con le lacrime agli occhi. Mi sentivo nuovamente persa, come in quei giorni che avevano seguito la rottura della storia con Mark, quando trascorrevo le notti senza riuscire a chiudere occhio, camminando tra i fantasmi dei momenti più belli della nostra relazione.
Non avevo voluto ascoltare le sue patetiche scuse, lo avevo allontanato dalla mia vita. Aveva provato a chiamarmi infinite volte, tanto che alla fine avevo cambiato numero, lo avevo bloccato su tutti i social, non mi ero fatta trovare in nessuno dei posti che frequentavamo di solito, per non incontrarlo nemmeno per sbaglio. Nell'ultimo anno avevo fatto di tutto per evitarlo.
Dopo un po' si era arreso ed era uscito per sempre dalla mia vita. O almeno era quello che credevo. Arthur e Sophie erano tra i pochi a conoscere tutti i dettagli della storia, Sophie era quella che mi aveva raccattata nei giorni più scuri e mi aveva costretta ad uscire dal mondo di depressione in cui mi ero rifugiata ed ora lei e Arthur mi avevano combinato questo bello scherzo.
Alla fine avevo imparato a fare a meno di lui, avevo imparato ad ignorare i sentimenti che provavo, avevo gettato il suo ricordo in un abisso di indifferenza ed ero andata avanti. O almeno era quello che avevo creduto fino a quel momento.
Era passato più di un anno, non potevo e non volevo che Mark pensasse che fossi sconvolta della sua presenza. Lo odiavo? Sì. Avevo trascorso giornate intere nel tentativo di cancellarlo dai miei pensieri e dai miei sensi. Quello che dovevo mostrargli ora era la mia indifferenza, per me lui non era più nulla. Volevo fargli capire che la mia vita senza di lui era perfetta e soprattutto che ero felice.
Perché io sono felice e questo è ciò che voglio dimostrargli. Non voglio che pensi che io stia ancora male per lui, per me lui ormai non rappresenta più nulla. No?
Rimasi per una decina di minuti distesa sul letto cercando di calmarmi e liberare la testa dai ricordi che stavano cercando di riaffiorare. Decisi che era il momento di affrontare il nemico. Non ero io la stronza. Andai in bagno a darmi una rinfrescata, pettinai i capelli che la corsa in motoslitta aveva scompigliato e con decisione uscii dalla stanza.
Esitai mentre scendevo la rampa di scale che portavano al piano di sotto, lo stomaco era un groviglio di rabbia. Respirai a fondo, scesi gli ultimi gradini pronta ad affrontare Mark.
Lo trovai affaccendato ai fornelli della cucina. C'erano pentole ovunque.
Sentendo i miei passi alzò gli occhi dal tavolo, guardandomi cautamente. Forse si aspettava che comparissi armata per farlo fuori? In effetti non ci avevo pensato.
"Tutto bene?" mi domandò infine.
"Certo" risposi.
Volevo apparire indifferente e distaccata, ma mi uscì una voce tremolante.
Patetica. Sono patetica. Non riesco a convincere nemmeno me stessa.
"Sicura?"
Certo che no, il solo vederti mi fa salire una rabbia incontrollabile e vorrei gridarti contro quanto ti odio. Avrei dovuto farlo a suo tempo. Ora forse mi sentirei più serena e appagata.
Mi avvicinai all'ampia finestra per guardare. I fiocchi di neve cadevano turbinosi portati dal vento, potevo giusto intravedere i maestosi abeti. Aveva ricominciato a nevicare e le nuvole, dense e pesanti, lasciavano presagire che non avrebbe smesso tanto presto.
Sono prigioniera in questa baita con l'unica persona al mondo che non avrei mai voluto rivedere. Fuori nevica e non smette. Vorrei solo andarmene.
Mi voltai, cercando di sorridere.
"Allora Mark, cosa hai fatto di bello in tutto questo tempo?"
*****************NOTE DELL'AUTRICE*****************
Bene, abbiamo finalmente il primo faccia a faccia tra i protagonisti. Ancora è dato poco sapere di cosa è accaduto tra loro, ma piano piano scopriremo il passato di Ali e Mark.
Intanto sono soli in una baita sotto la neve. Già la situazione è perfetta e pronta a scoppiare... o no? Dobbiamo attendere i prossimi capitoli per scoprirlo.
Comunque solo io potevo scrivere una storia invernale all'inizio dell'estate.
Vediamo se qualcuno indovina i loro trascorsi! Un premio per chi indovina XD
Canzone del titolo It's my life di Bon Jovi
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