Capitolo 27 - When you're lyin' here in my arms

24 dicembre, casa di Alex, Alex.

Sam mi aveva mentito: tre gin tonic non bastavano a farle perdere il controllo e questo voleva dire solo una cosa, il sesso tra di noi non era successo a causa dell'alcol, ma per una ben precisa volontà. La sua.

Sentivo il disappunto crescere. Perchè mi aveva mentito? Perchè questa mattina non mi aveva detto la verità? Forse se ne avessimo parlato con calma... Se ne avessimo parlato con calma cosa? Avrei perso la calma ugualmente.

Ora però c'era una domanda che necessitava di una risposta.

Cosa prova esattamente Sam per me? Stamattina mentre parlavamo c'era una strana emozione in fondo ai suoi occhi scuri che non sono riuscito a identificare.

E poi l'altra domanda, non meno importante.

Cosa provo io esattamente per Sam?

Lei era la mia migliore amica, quella che di me ha visto gli aspetti peggiori e nonostante tutto mi era ancora accanto, pensai sorridendo tra me e me. E ultimo particolare, ma non meno rilevante, mi ero reso conto che era anche la donna che desideravo.

Voltai lo sguardo verso la finestra. Fuori aveva cominciato ad imbrunire, il cielo stava diventando di un profondo blù, verso ovest rimaneva un leggero chiarore dorato contro cui si stagliavano i palazzoni scuri.

Chissà cosa sta facendo Sam?

La immaginai a piegare vestiti su vestiti, pronti per gli scatoloni. A breve sarebbe partita per New York... e io? Dovevo rimanere qui ad osservarla mentre se ne andava? Dovevo far finta di credere alle sue parole? No, non era proprio da me.

Io voglio Sam.

Sarei voluto andare subito a casa da lei, ma c'era il rischio che non mi aprisse, o ancora peggio che finisse come quella mattina e lei sarebbe partita senza che avessimo potuto parlare. Quando si incaponiva, l'idea dalla testa, giusta o sbagliata che fosse, non gliela levava più nessuno e lei era irrimediablmente convinta che io avessi fatto sesso con lei solo a causa dell'alcol bevuto.

Se in parte era vero, lo ammettevo onestamente, nel momento in cui ci eravamo baciati ero rimasto sorpreso dalla mia reazione. Perchè io la desideravo, come un uomo desidera una donna e la sera precedente avevo provato un appagamento come mai prima. Solo che lei sarebbe partita presto. E io avevo un disperato bisogno di rivederla.

Mi sedetti alla scrivania; solitamente così ordinata, in quel momento era piena di fogli e di email che avevo portato con me per leggerle con calma e che erano rimaste lì dal giorno prima. La mattina precedente in ufficio avevo selezionato e stampato alcune mail degne della mia attenzione, solo che non ricordavo il contenuto di nessuna di quelle. In cerca di una soluzione per la situazione con Sam e in cerca di una distrazione che per qualche attimo distogliesse i miei pensieri da lei, decisi di dare un'occhiata a quei fogli. Presi a scorrerli velocemente, ma una catturò la mia attenzione. La lessi attentamente, meritava una risposta quanto prima e per quanto fosse il 24 sera, quel quanto prima era adesso. Accesi il computer che si avviò con un lento ronzio, aprii la posta elettronica cercando tra le mail quella che necessitava urgentemente di una mia risposta e nel giro di qualche minuto avevo già digitato il testo e premuto invio. Era fatta.

Adesso dovevo occuparmi di Sam.

Guardai l'orologio, erano le 5.30 PM. Andai in bagno a darmi una rinfrescata, ero a giro da quella mattina e portavo addosso ancora tracce della notte precedente. Sarei andato da Sam e l'avrei costretta ad ascoltarmi. Me lo doveva. Magari se le avessi portato qualcosa da mangiare sarebbe stato più facile farsi aprire, pensai tra me e me, con la scusa di averle portato la cena che da solo non riuscivo a finire.

Ok, non era granchè come idea, ma al momento non me ne venivano altre.

Estrassi dal frigo alcuni contenitori con gli avanzi del giorno precedente, li infilai velocemente in una busta e indossato il cappotto scesi in strada, dirigendomi verso l'auto. La strada aveva ripreso colore e vivacità, sebbene le macchine a giro fossero ancora poche si rivedevano le prime persone, pronte a godersi la Vigilia di Natale.

Arrivai sotto casa di Sam in meno di mezz'ora, avevo forse corso troppo, ma le strade libere mi avevano agevolato la guida. Una volta parcheggiato sotto casa sua mi diressi con passo deciso al portone. Cercai il campanello con il suo nome e suonai.

Qualche istante dopo sentii gracchiare il videocitofono: "Sam aprimi, ti ho portato la cena". Non rispose e non aprì. Suonai nuovamente a lungo e con insistenza. "Sam perfavore apri, voglio solo lasciarti la cena. Se non mi apri suono a tutti i tuoi vicini e sai che sono capace di farlo". Mi aprì il portone senza rispondermi.

Salii al suo piano, pensando di trovarla ad aspettarmi alla porta, invece era chiusa. Immaginai che fosse lì dietro. Era stato troppo facile, dovevo aspettarmelo.

Bussai con decisione: "Sam sono qui, aprimi la porta per favore".

Attesi una manciata di secondi, poi non ottenendo risposta suonai il campanello. Sam aprì uno spiraglio, quello che le permetteva il paletto inserito.

"Puoi lasciare quello che hai portato qui davanti la porta, lo prendo poi".

"Sam ho bisogno di farti una domanda, apri perfavore", dissi alzando leggermente la voce.

"Alex non ho tempo ora" fece per richiudere, ma fui più svelto di lei e glielo impedii.

"Sam aprimi o ti assicuro che tirerò giù la porta a spallate" le dissi esasperato.

Dopo qualche attimo sentii il chiavistello girare e la porta si aprì. Sam comparve sulla porta, ben decisa a non lasciarmi entrare. Non avevo mai visto niente di più adorabile, le guance arrossate, i capelli scuri raccolti in maniera scomposta e gli occhi pieni di risentimento. Non l'avevo mai trovata più bella o desiderabile di quel momento.

Accennai un lento e affascinante sorriso.

"Mi lasci entrare o dobbiamo parlare sulla porta? Inoltre poichè IO mi preoccupo per te, ti ho portato la cena" le dissi mostrandole i numerosi contenitori di cibo che mi ero portato dietro. Mi guardò in maniera ostile, poi controvoglia si scansò, lasciandomi entrare. Con un tonfo chiuse la porta alle nostre spalle.

"I tuoi vicini festeggeranno la tua partenza se hai sempre l'abitudine di chiudere così la porta di casa"

"Andiamo Alex, non sei certo qui per parlare dei miei vicini".

La ignorai andando verso la cucina. Trovai un angolo dove appoggiare le buste della cena, mi sfilai il giaccone ed infine mi sedetti sull'unica sedia che avevo trovato libera.

La guardai con uno sguardo di sfida. Quella mattina avevo perso la calma, ora non ero intenzionato ad andarmene.

"No, hai ragione. Non mi interessano i tuoi vicini, sono qui per sapere perché mi hai mentito".

"Non ti ho mentito Alex", gli occhi scuri si fecero ancora più ostili.

"Sì"

"No"

"Quanti gin tonic hai bevuto ierisera?" le domandai a bruciapelo.

"Non ricordo"

"Non ricordi perchè ne hai bevuti troppi, giusto?"

"Già Alex proprio così, ora se non ti dispiace..."

"Ne hai bevuti tre" le ricordai.

"Stamattina hai detto che quello che è successo ieri sera è stato colpa dell'alcol. Sam da quando ti bastano tre gin tonic per perdere il controllo?" le dissi osservandola attentamente.

Sam impallidì leggermente, senza rispondere.

"Ti ho vista bere come come una spugna ai tempi del College e anche dopo, evidentemente sei invecchiata più di quanto vuoi ammettere se ti sono bastati APPENA tre gin tonic per ubriacarti".

La stavo fissando, il mio sguardo fermo la confuse ancora di più. Sapevo che ora sarebbe stata ad ascoltarmi, non poteva più evitarmi.

Si morse il labbro, il suo umore passò dal nero al funereo.

"Non sono affatto invecchiata" mi contraddisse.

"Bene, questo mi riporta alla domanda iniziale allora, perché mi hai mentito?"

Rimase spiazzata, non voleva rispondere, ma non sapeva come evitarlo. Mi alzai avvicinandomi a lei, avevo gli occhi puntati nei suoi. Accostai il mio volto al suo e appoggiai le labbra al suo orecchio.

"Sam me lo dici tu o te lo devo dire io? Perchè sai la verità? Io ripeterei volentieri l'esperienza" sussurrai con voce profonda.

Non potevo vedere la sua espressione, ma mi aspettavo una sua reazione. Puntò le mani al mio petto spingendo più forte che poteva per allontanarmi.

"Va' al diavolo Alex" mi disse infuriata.

Mi ritrassi di qualche passo, afferrando le sue mani tra le mie. La guardai negli occhi e l'espressione sul suo volto mi persuase; la tirai a me e la baciai. Fu un bacio lungo e consapevole. Sam lasciò sfuggire un sospiro, e io ne approfittai per far scivolare la mia lingua nella sua bocca. Inizialmente rigida tra le mie braccia, più per la sorpresa che per il rifiuto, si lasciò ben presto andare, cominciando a premere il suo corpo contro il mio.

"Alex" sussurrò, ma entrambi sapevamo che il suo non era più un rifiuto. Non mi stava chiedendo di fermarmi, mi stava chiedendo di continuare. Le sue mani si strinsero sulle mie spalle, sentii di desiderarla con una tale intensità che ogni parte di me fremeva, la strinsi ancor più forte, contro la prova del mio desiderio.

Solo che volevo che lei fosse onesta, che mi confermasse quello che ormai sapevo. Con grosso sforzo mi staccai da lei. Lei apparve adorabilmente confusa, la guardai e mi sembrò diversa, con le guance arrossate e gli occhi accesi dal desiderio, non più la mia amica d'infanzia, o meglio non solo, ma una donna desiderabile da ogni punto di vista.

"Ora Sam, mi vuoi dire perchè stamani mi hai detto che era colpa dell'alcol? In questo momento siamo perfettamente sobri e quel bacio di poco fa è solo il principio della nostra serata".

"Accidenti Alex, non è stata tutta colpa mia in realtà. Me lo hai confermato anche tu che la colpa era dei gin tonic, cosa volevi che ti dicessi? Che in realtà ti muoio dietro?" pronunciò queste parole tutte d'un fiato, aspettando la mia risposta.

Avevo alzato un sopracciglio, perplesso, alle sue prime parole, ma le ultime mi riportarono il sorriso.

"E tu cosa volevi che ti dicessi stamani? Stavo ancora cercando di capire cosa era successo, smaltendo i postumi della serata. Ma quello che sapevo era che quando mi sono svegliato e non ti ho trovata ho sentito come un dolore al fianco"

"Problemi di fegato?" rise lei. La mia solita Sam, eccola.

"No, sciocchina, sentivo la tua mancanza, assoluta e incolmabile. Appena me ne sono reso conto sono corso da te, ma tu mi hai scacciato".

Andò a sedersi sulla sedia che avevo lasciato libera, appoggiando il mento su una mano e reclinando il capo. Resistetti all'impulso di trascinarla in camera da letto.

"Ho avuto paura che tu mi rifiutassi. Già quello che era successo metteva in discussione l'amicizia tra noi, avevo paura che tu pensassi che ero una pessima migliore amica".

"E lo sei stata? Una pessima amica intendo"

Non mi ero posto questa domanda in tutto il giorno. In realtà, a ben pensarci, non mi interessava la sua risposta, avevo già la mia.

"Decidilo tu" rispose alzando gli occhi al cielo.

"E da quand'è esattamente che... mi muori dietro? Sono parole tue eh". La punzecchiai

"Non lo saprai mai".

"Ah no?"

"Mai".

Mi ero avvicinato a lei. L'attirai tra le mie braccia e ricominciai a baciarla. Sapeva di cioccolato e di... Sam. Prima non me ne ero accorto.

"Sei troppo vestita" le dissi scivolando con le labbra verso l'orecchio e sbottonandole il cardigan che indossava. La sua reazione non si fece attendere facendo scivolare le mani sul cashmere del maglione per poi infilarsi sotto, a cercare il contatto con la nuda pelle.

Non resistetti, la presi in braccio e la portai verso la camera da letto.


***** SPAZIO AUTRICE *****

Finalmente siamo nell'angolo dei sobri! Ahah scherzo! Alex e Sam ce l'hanno fatta a chiarirsi più o meno. Ad Alex in fondo non credo interessassero troppo le risposte, quanto scoprire che Sam non è solo l'amica di una vita, ma anche una donna da desiderare. Inizialmente i capitoli Sam - Alex non erano previsti, ma poi son spuntati fuori, quasi per gioco e, inutile negarlo, sto amando scrivere la storia di Sam. C'è più amore nell'amicizia che amicizia nell'amore, nessuno meglio di Sam e Alex possono rappresentare questo detto. Qualche volta finisce bene, qualche volta finisce male, c'è invece che per paura di perdere tutto preferisce far finta di nulla. Per fortuna non è il caso dei nostri due protagonisti.

Canzone del titolo Heaven di Bryan Adams

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