Capitolo 16 - I wonder how am I still here
24 dicembre, appartamento di Alex (Alex)
Aprii gli occhi, la luce mi colse impreparato. Un atroce mal di testa mi ricordò i fin troppi gin tonic bevuti la sera prima. Mi misi un braccio sugli occhi per ripararmi dalla luce, la testa mi faceva davvero male.
Oh no.
D'improvviso mi erano tornati in mente i dettagli della sera prima. Io, Sam, i gin tonic, il sesso.
"Sam?" chiamai titubante senza ottenere risposta. Mi alzai a fatica e andai in bagno, avevo un aspetto orrendo, la barba trasandata e le occhiaie evidenti mi convinsero a fare una bella doccia. Dopo mi sarebbe stato tutto più chiaro.
Mentre l'acqua scorreva portandosi via le ultime tracce di sonno mi misi ad analizzare quanto accaduto la sera prima. Sam mi aveva baciato e io avevo risposto al suo bacio. Era stata colpa dei gin tonic? Se mi fossi limitato al bacio forse... ma ad un certo punto mi ero accorto che volevo di più, che non volevo solo i suoi baci, ma volevo sentirla mia e affogare in lei, nei suoi occhi, tra le sue braccia.
Come è possibile? Ci conosciamo da così tanto tempo e non l'avevo mai vista con occhio maschile. Sam è Sam e basta.
Eppure quanto successo la sera prima era inequivocabile. Aggrottai le sopracciglia, ma il movimento mi causò lancinanti fitte alle tempie. Il pensiero di averla lontana, anche solo per un paio di anni mi era parso ad un tratto insopportabile. Lei era lì, con me, indossava solo una camicia con i capelli neri sciolti che le ricadevano sulle spalle. Era dannatamente sexy, con le lunghe gambe nude e il seno messo in evidenza dalla camicia. L'avevo desiderata, volevo baciarla e farla mia, ma alla fine era stata lei a prendere l'iniziativa. E ora?
Quando uscii dalla doccia il bagno era avvolto da una nuvola di vapore. La casa era silenziosa. Misi l'accappatoio e andai in cerca di Sam. Volevo parlarle, ma Sam era andata via. Non una parola, non un messaggio.
Valutai se fosse il caso di chiamarla, ma in quel momento non avrei assolutamente saputo cosa dirle. Perplesso e confuso andai a prepararmi un caffè, adoravo l'espresso, per cui mi ero comprato una di quelle piccole macchinette con la cialda, facili e veloci, in pochi secondi il caffè fu pronto. Mentre sorseggiavo il mio espresso, presi il cellulare in mano.
Magari posso mandarle un messaggio
Cominciai a digitare il testo
"Buongiorno" no troppo formale.
"Ciao Sam, perché sei scappata?" nemmeno, potrebbe interpretarla male
"Sam dobbiamo parlare" ecco, questo poteva andare.
Volevo parlarle. No in realtà volevo vederla, ma parlare era un'ottima scusa. Indeciso se premere il tasto invio mi accesi una sigaretta, aprendo la porta finestra del balcone. Mi tornò in mente l'immagine di Sam in quella stessa posizione con indosso solo la mia camicia. E sentii il desiderio per lei risvegliarsi prepotentemente.
Al diavolo!
Lanciai la sigaretta fuori sul balcone e di passo deciso andai in camera, io non volevo mandarle un messaggio, volevo vederla!
Indossai un paio di caldi pantaloni ed un maglione girocollo grigio perla. Mi osservai un attimo allo specchio soddisfatto del mio aspetto, poi quel gesto involontario mi sorprese: non mi ero mai curato di come apparivo quando ero con Sam. Lei mi aveva visto nei miei momenti peggiori, che fossero ginocchia sbucciate o completamente andato per le sbronze prese nel periodo universitario. Invece stavolta mi ero specchiato.
Ancora più deciso a vederla presi le chiavi dell'auto e uscii di casa. Solamente una volta giunto in strada mi ricordai della bufera del giorno prima. La strada era stata spazzata, ma la neve si era accumulata ai bordi ricoprendo le macchine ed inoltre sulla carreggiata era rimasto uno strato che si stava trasformando in ghiaccio.
La via costeggiata da alti palazzi moderni, di solito vivace e piena di traffico era ancora deserta, ad animarla solo una lunga fila di grigi alberi spogli con i rami carichi di neve che qualche rara folata di vento spazzava via. Sarebbe stato anche bello se non avessi dovuto attraversare la città e mi fossi potuto godere una passeggiata.
Raggiunsi con qualche difficoltà l'auto che per fortuna si rivelò abbastanza sgombra e tolta la neve dal parabrezza misi in moto. Ingranata la prima, uscii con cautela dal parcheggio, le gomme da neve che avevo fatto montare la settimana precedente si rivelarono fondamentali.
Guidai con cautela, era la prima volta in tanti anni che vedevo la città ridotta in quelle condizioni: era stata una nevicata eccezionale. Andando a passo d'uomo mi ci volle quasi un'ora per arrivare sotto casa di Sam e parcheggiata l'auto mi diressi al suo portone.
Prima di suonare il citofono mi accesi una sigaretta. Cosa avrei dovuto dirle? Non lo sapevo, non lo sapevo perché la sera prima era successo un qualcosa che non mi sarei mai aspettato e ora non ero ben sicuro di come affrontarlo.
Che sto facendo ancora qui? Si tratta di Sam!
Sapevo solo che avevo un urgente quanto disperato bisogno di vederla.
Suonai il campanello. Dopo pochi secondi dal citofono sentii domandare:
"Sì, chi è?"
"Apri Sam, sono io".
Non ottenni risposta, ma dopo qualche secondo il portone si aprì. Presi l'ascensore fino al terzo piano, Sam mi stava aspettando appoggiata allo stipite della porta con le braccia conserte. Indossava un maglioncino bianco, su cui aveva messo un cardigan scuro, i capelli corvini erano raccolti in strani ciuffi. Mi colpirono le occhiaie evidenti, ma soprattutto gli occhi tristi, rossi.
Aveva pianto?
Si scostò per lasciarmi entrare senza dire una parola. Il suo appartamento era nel caos più totale: scatoloni aperti erano disseminati per il soggiorno, aveva cominciato ad imballare le proprie cose per il trasferimento. Mi aveva detto dopo le feste, ma quel dopo le feste doveva essere più imminente di quanto pensassi.
"Sam io..." comincia a dire, ma lei non mi lasciò finire.
"Che ci fai qui Alex, perché sei venuto?"
Rimasi interdetto, non mi aspettavo quel tono così aggressivo.
"Volevo parlarti Sam, che altro?" dissi sulla difensiva.
"Avanti sei qui, dimmi quello che mi devi dire e poi lasciami sola che devo finire di imballare la mia roba".
"Quando parti?" avrei voluto dirle tutt'altro, ma il suo tono mi stava infastidendo.
"Ho il volo il 2 gennaio, ma il corriere passa a ritirare i bagagli il 29"
Così presto?
"Sam per quanto riguarda quello che è successo ieri sera..."
"E cosa è successo ieri sera Alex?"
"Non lo so" ammisi onestamente.
"Perfetto, ci siamo detti tutto" concluse in tono seccato.
La guardai. Lei era lì, rigida, con gli occhi che mi fissavano pieni di rabbia e un pizzico di sdegno, del tutto inconsapevole del fatto che, se avessi potuto, le avrei volentieri tolto ogni indumento di dosso per farla di nuovo mia.
"Sono qui perchè ieri sera io e te abbiamo fatto sesso" ammisi alla fine
Una mezza verità.
"Esatto Alex, abbiamo entrambi esagerato con l'alcol, ci siamo lasciati andare al puro e semplice istinto, ma questo non cambia nulla tra di noi.
"Semplice istinto dici? Quindi è successo perché avevamo bevuto troppo?"
"Esatto Alex, che altro sennò?"
Per un attimo nei suoi occhi lessi una muta domanda, ma non ero pronto a stravolgere il nostro rapporto.
"Ok Samantha, se dici così è perché per te è stato solo questo. Ti auguro buon viaggio". E me ne andai sbattendo la porta di casa sua.
Ero infuriato. Non mi sarei mai aspettato un atteggiamento tale da parte sua. Perché si comportava così? Tornai alla macchina e misi in moto. Le condizioni delle strade non erano le più adatte alla guida, ma io non avevo voglia di tornare a casa. Avevo bisogno di schiarirmi le idee.
Guidai senza meta, non avevo un posto preciso dove andare. Le strade erano deserte, incontrai solo un'altra auto oltre la mia. Un altro sventurato che aveva avuto già una giornataccia?
Avrei avuto bisogno di un altro caffè e forse di qualcosa da mettere sullo stomaco, ma i caffè erano comprensibilmente chiusi. Girovagai ancora per un po', infine sconfitto mi convinsi a tornare a casa.
La casa che mi accolse mi parve triste e fredda, così anonima. Per la prima volta la guardavo con gli occhi di un estraneo, una casa perfetta, sobria lineare... noiosa. Non mi descriveva per nulla. Ripensai all'appartamento di Sam, così caotico e così pieno di lei.
Samantha
Se ne sarebbe andata nel giro di poco, non avrebbe fatto più parte della mia vita. In realtà già ora sembrava non ne volesse più far parte. Avevamo rovinato tutto? Saremmo riusciti a tornare come prima? Avremmo potuto cancellare quanto successo? Volevo cancellare quanto successo?
No. Dannazione no.
Non volevo tornare come prima. Non volevo cancellare la sera prima. Fu un lampo, una di quelle evidenze che hai sempre avuto sotto gli occhi, ma che prendono forma e consistenza all'improvviso, squarciando la coscienza. Mi tornarono in mente tutte le volte che aveva riso, che aveva pianto, che si era arrabbiata. Tutte le volte era lei. La mia Sam.
Samatha è la donna che voglio accanto.
***** SPAZIO AUTRICE *****
Canzone del titolo Here with me di Dido
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