Capitolo 15 - Before my heart starts to burn
Alle mie spalle due forti braccia mi stanno stringendo, una voce roca, un sussurro vicino al mio orecchio che mi solletica il lobo. Il cuore sembra impazzito da tanto batte forte, sento che esploderà.
I pallidi raggi di luna illuminano la stanza, sono affacciata alla finestra, in lontananza il ruggito del mare promette l'arrivo di una tempesta, ma in questo momento non sento niente di tutto ciò, solo questa voce che mi sussurra all'orecchio, non riesco a capire le parole, mi sento felice e triste allo stesso tempo. Vorrei girarmi, ma sono come immobilizzata, cullata da queste braccia forti.
Io queste braccia le conosco, mi hanno stretta innumerevoli volte. Il mio cuore fa un tuffo, perde un battito per strada. Finalmente riesco a girarmi. Di lontano giunge il boato di un tuono, una leggera brezza fa ondeggiare le tende, inondando la stanza del profumo di salsedine.
Le mie labbra incontrano le sue, un bacio caldo, umido, che accelera ulteriormente il battito del mio cuore e il mio respiro. Con le mani accarezzo la sua pelle liscia, sotto le mie dita posso sentire i rivoli di sudore che gli percorrono la schiena, mentre mi stringo ancora di più a lui. Ogni spazio tra di noi è annullato. Un formicolio alla base dello stomaco.
Le sue labbra si spostano sul mio collo, che gli offro, reclinando la testa di lato, i suoi baci bruciano, il profumo di cedro mi invade le narici, lo stringo più forte a me mentre le sue mani s'intrufolano sotto la mia camicia, risalire lungo la schiena e poi ridiscendere per attirarmi sempre più vicino.
24 dicembre Snow Lodge (Alisea)
Aprii lentamente gli occhi, la stanza era troppo luminosa. Avevo dimenticato di chiudere gli scuri e la luce del mattino entrava dai vetri accarezzando le pareti. Rabbrividii sotto le coperte. Presi il cellulare: erano le otto passate. Mi ero rigirata a lungo nel letto prima di riuscire ad addormentarmi, le parole di Mark avevano distrutto tutte le difese che mi ero costruita nel corso di quell'anno. Il tono sincero della sua voce mi aveva fatto pian piano scivolare nel sonno. Avevo dormito profondamente, la stanchezza (soprattutto mentale) accumulata il giorno prima si era dissolta.
Guardai tra i messaggi, Alex non mi aveva scritto, ma in compenso Sophie mi aveva sommerso di messaggi, nell'ultimo mi avvisava che stavano per partire e in tarda mattinata ci avrebbero finalmente raggiunti. Sorrisi al pensiero della mia amica che tirava giù dal letto Arthur all'alba... in fondo se lo era meritato.
All'improvviso le ultime parole di Mark risuonarono nella mia testa ...Ali, se ti fa stare meglio domani quando arrivano gli altri me ne vado...
Il suo discorso la sera precedente mi avevano profondamente scosso e quando aveva concluso con quella frase non ero riuscita a pensare più a niente. Troppe emozioni contrastanti da gestire ed ero scappata in camera mia.
Mi alzai svogliatamente dal letto e andai a guardare fuori dalla finestra. Rimasi senza parole, lo spettacolo era stupefacente: la neve caduta il giorno prima scintillava sotto i primi raggi di sole, il cielo, tinto di un tenue rosa che sfumava nell'oro, era perfettamente sereno. La foresta intorno ancora dormiva sotto quella fredda coperta, tutto era immobile e silenzioso, solo qualche timido raggio faceva capolino tra i rami, eppure la vita era pronta a risvegliarsi e riprendere lo scorrere normale dopo la bufera.
E poi lo vidi, Mark, era fuori e con la Reflex stava cercando di cogliere la magia e la perfezione di quell'attimo. Osservai i suoi gesti precisi mentre aggiustava gli ISO e tempo di esposizione, preparandosi allo scatto. Era assorto e concentrato, sapevo che avrebbe eseguito una serie di scatti per ottenere quello perfetto.
Il telefono prese a suonare, distogliendomi da quella visione. Era Sophie. Non ero ben sicura di essere pronta ad affrontare una conversazione con lei, non avevo ancora preso il caffè ed erano passate da poco le otto, ma sapevo che se non avessi risposto avrebbe continuato a chiamarmi imperterrita ogni cinque minuti fino a quando non avesse ottenuto risposta.
"Buongiorno Ali" cinguettò gioiosa la mia amica.
Cercai di mugugnare una risposta, ma Sophie non mi dette modo di articolare neanche mezza frase che cominciò a parlare a razzo.
"Dunque siamo partiti, hanno riaperto le statali e non dovrebbero esserci problemi ad arrivare a Pinewood. Poi da lì proseguiremo con la motoslitta o con l'auto, valuteremo in base alle condizioni della strada. Juls mi ha avvisato che partiranno un pochino più tardi, vedrai arriveranno nel pomeriggio. A proposito... abbiamo ottenuto l'incarico!!" concluse raggiante.
Quel fiume di parole mi stava stordendo, ma mi ritrovai a sorridere a quell'ultima notizia, l'entusiasmo tipico di Sophie mi metteva sempre di buon umore.
"Congratulazioni, non me lo avevi detto ieri! Quando torniamo in città dobbiamo andare a festeggiare!" le dissi, sinceramente contenta per il successo ottenuto.
"Con Mark come va?" mi chiese cauta.
Eccola la domanda. Me l'aspettavo, la sera prima avevo troncato bruscamente lo scambio di messaggi, solo che ora non sapevo cosa rispondere.
"Mark è fuori a scattare qualche foto" risposi cercando di non dare una risposta.
"Hai controllato gli orari dei treni? Arthur può accompagnarti alla stazione appena arriviamo". La sua domanda mi colse un attimo di sorpresa, poi mi ricordai che il giorno prima le avevo detto, forse meglio dire urlato, che me ne sarei andata non appena fossero arrivati.
Ali, se ti fa stare meglio domani quando arrivano gli altri me ne vado...
"No, in realtà. Ero davvero sconvolta per essermi ritrovata Mark davanti. Alla fine non è stato così terribile" mentii. O stavo dicendo la verità?
"Abbiamo parlato ieri sera" aggiunsi.
In realtà è stato lui a parlare
"Tu e Mark avete parlato ... di cosa?"
"Io... Sophie è lungo da spiegare per telefono" sospirai "magari te ne parlo quando arrivate e no, non intendo più andar via".
Ali, se ti fa stare meglio domani quando arrivano gli altri me ne vado...
"Che bello sentirtelo dire Ali! Sono troppo felice di passare il Natale con te!! Ti devo portare a far vedere il lago ghiacciato è uno spettacolo in questa stagione, inoltre dobbiamo preparare i biscotti e..."
"Sophie, necessito di caffeina, se non vado a farmi subito il caffè dubito che mi troverai viva quando arrivi" dissi ridendo.
"Ooook, ci vediamo tra un po', ma dovrai raccontarmi tutto" e chiuse la telefonata.
Decisi di farmi una doccia calda, il caffè poteva aspettare ancora un po'. Mi infilai in doccia, lasciando che l'acqua scorresse sul mio corpo, il profumo vanigliato del sapone mi avvolse completamente. Ripensai al sogno che avevo fatto quella notte. Era così vivido! Sentivo ancora la sensazione di quelle mani sul mio corpo, quei baci dolci, il profumo di cedro. L'acqua non riusciva a cancellare quelle sensazioni.
Cosa devo fare con Mark ora? Devo dirgli di andarsene? Voglio davvero che esca dalla mia vita per sempre?
A quel pensiero sentii una stretta al petto. Era stato un colpo di fulmine tra di noi, ma giorno dopo giorno me ne ero innamorata sempre di più. Eppure la sera prima avevo detto che era stato uno sbaglio. Certo, uno sbaglio e forse anche più di uno, c'era stato, ma innamorarsi di lui, no, non era stato un errore.
Forse è l'ora di essere onesta. Non voglio che se ne vada, o almeno non per colpa mia. Io forse... perchè rivederlo mi fa quest'effetto? Mi sembra di odiarlo, ma quando mi è vicino non capisco più niente e vado nel panico. Cosa provi tu davvero?
Non avevo una risposta.
Ripensai alle sue parole della sera prima "Lo so Ali, ma chiederti perdono non è un modo per riavere indietro il passato, non voglio tornare con te se è questo che pensi, parlarti e scusarmi è l'unico modo che ho per ricominciare a vivere...".
E io? Cosa volevo io?
Uscii da sotto il getto dell'acqua calda avvolgendomi in un caldo telo di spugna. Una volta asciutta indossai un paio di jeans aderenti ed un caldo maglione color panna. Mi passai un filo di trucco, giusto perchè il viso mi sembrava troppo pallido e mi decisi a scendere. Quando arrivai la cucina era vuota, Mark non era ancora rientrato.
Cercai il barattolo del caffè in un paio di sportelli prima di trovarlo, poi preparai la miscela e la misi al fuoco, ben presto l'aroma intenso del caffè invase la cucina. Lo versai in due tazze, nel mio aggiunsi un goccio di panna e zucchero, Mark invece lo preferiva amaro.
Un piccolo dettaglio che mi riportò in mente le mattine in cui mi ero svegliata nel suo letto, tra lesue braccia. Un senso di calore si diffuse nella mia testa... e non solo. Dovevo uscire.
Indossai la giacca e mi diressi fuori. L'aria fredda mi colpì in pieno viso. La bufera del giorno prima era ormai lontana. Il cielo virava all'azzurro, un azzurro così intenso che quasi faceva male agli occhi. Camminare sulla neve fresca non era semplice, sprofondavo ad ogni passo. Ebbi quasi la tentazione di rientrare, non ero ben sicura di cosa volevo a dire a Mark, come avrei dovuto affrontarlo? Sapevo però di non voler più scappare e alla fine mi feci coraggio dirigendomi sul retro dove lo avevo visto poco prima.
Trovai Mark esattamente dove lo scorto dalla finestra, ancora intento a scattare fotografie. Era chinato, l'occhio puntato nel mirino, sapevo che stava cercando l'angolo di scatto migliore valutando ogni possibile soluzione. Glielo avevo visto fare in più di un'occasione. Era talmente concentrato che non si accorse del mio arrivo.
"Ti congelerai se rimani ancora qui fuori" lo salutai porgendogli il caffè "buongiorno". I suoi occhi mi guardarono sorpresi. Prese il caffè che gli stavo porgendo. Le nostre dita, si sfiorarono per un attimo.
"Buongiorno Alisea, grazie mi ci voleva proprio" disse sorseggiando il caffè.
Lo osservai di nascosto, con il viso nascosto nella tazza di caffè. Aveva le guance arrossate dal freddo, una luce viva negli occhi.
"La luce stamani per le foto è fantastica, sono uscito al sorgere del sole, era un paesaggio rosa e oro, difficile da descrivere a parole, per fortuna avevo la reflex con me" mi raccontò tutto entusiasta.
Avevo sempre adorato quel suo modo di fare, quando i suoi occhi si accendevano di entusiasmo per quello che stava fotografando. Era uno degli aspetti di lui che amavo.
Si era voltato verso di me e mi stava guardando, sapevo esattamente cosa gli passava per la testa. Avrei voluto rimandare il discorso ancora e lasciare che raccontasse delle sue foto, ma la tristezza che vidi nei suoi occhi mi convinse a parlare.
"Mark ascolta io..."
E ora che gli dico? Perchè non mi sono preparata un dicorso?
Rimase a fissarmi in attesa delle mie parole. Mi feci coraggio. Se lui era stato onesto potevo esserlo anche io.
"Resta, non importa che tu vada via. Io sto bene", non era proprio un gran discorso il mio, ma al momento non riuscivo a pensare ad altro. Se non altro adesso non sarebbe andato via per colpa mia. Mi sentii sollevata, avevo fatto il mio dovere.
Dovere? Davvero è solo questo? Tu volevi che restasse!
Vidi il suo volto distendersi e un largo sorriso comparire sulla sua faccia. Mi fece una strana sensazione vederlo sorridere in quel modo, era quello il sorriso di cui mi ero innamorata, e quel sorriso mi fece tornare il formicolio al basso ventre.
"Grazie Alisea, lo apprezzo davvero molto".
Usò un tono calmo e rilassato, mi sorprese. Mi resi conto che quello che avevo davanti non era più il Mark che conoscevo. C'era in lui qualcosa di nuovo, di solido, di sicuro. Non era più il ragazzo che avevo conosciuto quella sera d'estate, ma un uomo che aveva avuto il coraggio di ammettere e affrontare le sue debolezze. E che poteva piacermi. E anche tanto. Mi sentivo confusa. Parecchio.
Vorrei... pensai. Vorrei cosa? Ero presa tra sentimenti contrastanti e avevo paura di scoprire esattamente cosa volevo. Non ero sicura che sarei riuscita ad accettarlo.
"Mark io rientro, è troppo freddo qui fuori. A proposito, ho sentito Sophie, sono già partiti e in tarda mattinata ci raggiungeranno" gli dissi rabbrividendo.
Mark scoppiò in una risata divertita.
"Ok Ali, scatto ancora qualche foto e ti raggiungo".
Presi la sua tazza e mi affrettai a tornare in casa. Il tepore emanato dal caminetto mi avvolse come una coperta. Mi buttai sul divano, indecisa su come passare il tempo in attesa dell'arrivo degli altri. Stare a lungo con Mark mi mandava in confusione, ma non volevo nemmeno passare la mattinata in camera chiusa in camera immersa in questi pensieri contorti.
Mi spostai in cucina, presi una fetta di pane e la spalmai con il miele che avevo trovato prima mentre cercavo il caffè. Addentando la mia fetta di pane provai a chiamare Alex. Lasciai suonare il telefono fino a quando scattò la segreteria.
Dovevo immaginarlo...
Avevo bisogno di distrarmi. Burro, farina, zucchero e cannella erano gli ingredienti che mi servivano.
***** SPAZIO AUTRICE *****
Canzone del titolo Stand by me degli Oasis
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