Capitolo 10 - But you still catch my eye

23 dicembre, Snow Lodge, Alisea.

Scesi al piano di sotto pensierosa. Non avevo idea di come affrontare Mark. Non volevo stare con lui, ma non volevo nemmeno rimanere chiusa in camera dove avrei peggiorato la situazione perdendomi nei ricordi. Fare l'albero tutto sommato non era una cattiva idea. Mi avrebbe impegnato per un po'.

Mark non c'era. Sospirai di sollievo e mi diressi verso il ripostiglio. Era pieno di scatoloni da cima a fondo. Per fortuna i genitori di Arthur dovevano essere dei tipi pignoli, perché su ogni scatola era indicato il contenuto. Non fu quindi difficile trovare le decorazioni. Mi arrampicai sulla scala e cominciai a tirare giù gli scatoloni con la scritta "Natale". Mi ci volle un po' a tirarli giù tutti. Una volta terminato, trasportai le scatole in salotto.

Mancava solo l'albero. Mi guardai intorno. Non c'era alcuna traccia di alberi di Natale. Sospirai delusa. Avevo sempre adorato fare l'albero, fin da quando ero bambina. Stavo per mandare un messaggio a Sophie quando dei passi dietro di me mi sorpresero, sussultai.

"Mi ha chiamato Arthur" esordì Mark, "a quanto pare non riusciranno ad arrivare prima di domattina, le statali sono chiuse. Lì sta ancora nevicando forte". Aveva un'espressione incerta, come se si muovesse in un campo minato.

"Lo so, ho sentito Sophie. Mi ha detto la stessa cosa" risposi cercando di rimanere calma.

Mark guardò incuriosito gli scatoloni che avevo preso in ripostiglio. Mi fissò con aria interrogativa.

"Sophie mi ha detto che potevo fare l'albero, ma l'albero non lo trovo" aggiunsi delusa.

Mark sorrise.

"Mi pare di aver visto un abete tagliato prima quando sono andato a prendere la legna, forse Sophie si riferiva a quello?"

Annuii. Doveva essere quello.

Mettemmo le giacche e uscimmo. Fuori era quasi buio, aveva smesso di nevicare, ma il vento continuava a soffiare, scuotendo i rami degli alberi. Girammo intorno alla casa, sotto il porticato sul retro trovammo un abete tagliato di fresco. Era piuttosto grande, non sarebbe stato facile trasportarlo dentro.

Armati di coraggio afferrammo un'estremità dell'albero ciascuno. Il legno era ruvido e gli aghi pungenti si conficcavano nelle mani. Il profumo resinoso riempiva l'aria, ma il trasporto si rivelò più arduo del previsto: i rami si impigliavano ovunque e il peso sembrava aumentare con ogni metro percorso. Con grande determinazione riuscimmo finalmente a trascinare quell'imponente albero fin dentro casa.

"Dove lo mettiamo?" chiesi a Mark.

Mark si guardò intorno, poi indicò un punto della sala.

"Che ne dici tra i due divani, accanto alla finestra?"

Posizionammo l'albero nell'angolo spazioso, vicino alla grande finestra, tra i due sofà. Mark prese l'albero e lo sistemò con cura nella base per assicurarsi che fosse stabile e dritto.

"Ecco fatto" esclamò soddisfatto.

Presi un paio di scatole e le aprii. Immediatamente mi colpì quel profumo così caratteristico di resina e abete, tipico delle decorazioni che avevano il privilegio di decorare alberi veri e non sintetici. Le scatole contenevano delle splendide palline rosse e oro in vetro soffiato. Ne presi in mano una, ammirandola. Doveva avere un certo valore. Ma cosa non lo aveva in casa di Arthur?

"Che ne dici se metto un po' di musica?" mi chiese Mark accendendo le casse bluetooth.

Acconsentii. La musica avrebbe evitato la conversazione. E conversare con Mark in quel momento era l'ultima cosa che volevo.

Dalle casse si diffusero le note di Last Christmas degli Wham. Adoravo quella canzone e Mark lo sapeva.

"Ora c'è decisamente l'atmosfera giusta" disse sorridendo.

Mark e io ci sistemammo ai due lati all'albero e cominciammo a sistemare le luci che avevo trovato in una delle scatole: ogni fila di lucine veniva avvolta con cura intorno ai rami, man mano che il lavoro procedeva ci assicuravamo di distribuirle in modo uniforme sull'albero.

Lavoravamo in silenzio, accompagnati dalle canzoni della playlist che Mark aveva scelto. Una volta sistemate tutte le luci le accesi per assicurarmi che fossero posizionate correttamente, godendomi quell'effetto magico.

Toccò poi alle palline, quelle più piccole in alto e via via sempre più grosse. A quanto pareva i genitori di Arthur (o Arthur?) non amavano gli alberi troppo colorati, tutte le palline si rivelarono rosse e oro, l'effetto finale però era magnifico.

Mancavano solo le ghirlande. Le trovai dentro l'ultima scatola rimasta.

"Alisea occupati di sistemare le ghirlande in basso, io penso a quelle in alto" mi disse Mark.

Mi chinai, prendendo la ghirlanda da sistemare. Mentre ero inginocchiata accanto all'albero a sistemare la mia, una pioggia d'oro mi cadde addosso. Una ghirlanda era sfuggita dalle mani di Mark.

Mark si chinò immediatamente per raccoglierla, sollevai gli occhi dall'albero e mi ritrovai con il suo viso a pochi centimetri dal mio. I nostri occhi si incontrarono per un lungo istante. Il suo volto era così vicino e le mie narici furono invase dal profumo del suo dopobarba al cedro. In quel momento lo sentii di nuovo, quel formicolio che dalla base dello stomaco risaliva poi per tutto il corpo, quella sensazione che provavo ogni volta che mi trovavo con lui.

Lo sguardo di Mark indugiò ancora per un attimo su di me, poi senza dire una parola si rialzò. Involontariamente il mio sguardo lo seguì. Lo vidi posizionare l'ultima ghirlanda con le sue grandi mani dalle dita affusolate, poi si allontanò di qualche passo per ammirare l'opera completata, annuendo soddisfatto.

Lo raggiunsi per vedere l'effetto finale, il grande albero risplendeva di oro e rosso, con le luci che creavano degli incredibili giochi di colore. Battei le mani entusiasta, come una bambina.

"E' perfetto" dissi piena d'entusiasmo, "non trovi?"

"Assolutamente".

Mark mi stava fissando,

Assolutamente.

I suoi occhi scuri, posati su di me, mi misero a disagio. Ricordavo bene quello sguardo, quanto sapeva essere ardente. Ma a quel fuoco mi ero già bruciata e portavo ancora le scottature addosso. Non potevo permetterlo. E qualunque fosse l'idea che lo aveva portato qui, doveva togliersela dalla testa.

Sorrisi amabilmente fissandolo a mia volta. Volevo che mi stesse alla larga, dovevo fargli capire che con me aveva chiuso.

"Questo albero piacerebbe tantissimo ad Alex! Sai, Mark, sarei voluta venire qui con lui. Alex è l'uomo con cui sto uscendo in questo periodo; lavora per un'importante agenzia pubblicitaria e, subito dopo Natale, dovrà presentare un progetto davvero importante. Purtroppo, passerà le feste lavorando. Se Sophie non avesse insistito, probabilmente sarei rimasta a casa sua per Natale. Sarebbe stato meraviglioso" sospirai.

Forse un pochino teatrale, ma va bene. Mark deve capire che per me lui non conta più.

La realtà è che io e Alex non avevamo mai parlato di come trascorrere il Natale, quando gli avevo accennato alla possibilità di passarlo a Snow Lodge, aveva risposto di avere già organizzato la festa a casa sua e che comunque avrebbe trascorso le feste a riguardare il progetto. Ci ero rimasta male, non mi aveva detto nulla della festa, nè mi aveva coinvolto nell'organizzazione.

La voce di Mark mi riscosse dai miei pensieri.

"Penso che nessuno ti abbia trascinata qui con la forza, se tu fossi voluta rimanere con lui ci saresti rimasta. E sono abbastanza sicuro che Sophie sarebbe stata felicissima se tu avessi trascorso il giorno di Natale con la persona che dici di amare" ribattè Mark scrollando le spalle.

Quel suo atteggiamento indifferente mi dette un fastidio enorme. Avevo sperato che ci rimanesse male, invece sembrava non importargliene nulla.

"Tu cosa ne sai alla fine?" ribattei irritata.

"Sei stata tu a tirare fuori l'argomento, io non ti ho chiesto niente e se devo essere onesto non mi interessa. Chi ti porti a letto non è affar mio".

Nel pronunciare l'ultima frase si era avvicinato di qualche passo. Ero arretrata leggermente, ritrovandomi così imprigionata tra il muro e Mark. Lui era terribilmente vicino. Troppo.

Per la prima volta dopo tempo mi ritrovai ad osservare il suo volto. Gli occhi scuri avevano una luce nuova. Si era lasciato crescere il pizzo che metteva in evidenza la linea dritta delle labbra. Se non avessi avuto voglia di schiaffeggiarlo probabilmente lo avrei trovato ancora più affascinante di un tempo.

Ma mi aveva tradito e questo non sarebbe mai cambiato. Avrei voluto essere indifferente alla cosa, ma mi resi conto che in parte mi faceva ancora male. E mi faceva male perchè era ancora lì, nonostante il tempo trascorso. Chi aveva detto che il tempo guarisce tutte le ferite?

E una parte di me, mi resi conto con un certo stupore, ancora lo desiderava. Moltissimo. Più di quanto avrei mai potuto immaginare.

Nel frattempo aveva fatto un altro passo verso di me, poggiando una mano sulla mia spalla e avvicinando le sue labbra al mio orecchio. Mi sentii mancare il fiato. Sentivo il suo respiro caldo tra i capelli e il profumo del dopobarba, cedro e muschio, che era solito usare mi invase le narici, avvertii di nuovo quel calore lento che cresceva dal nucleo del mio stesso essere

"Ali, sei stata tu a mettere la parola fine. Non ho alcuna intenzione di provarci con te se è questo che pensi. Non è questo ad avermi portato qui". La sua voce era bassa e dolce.

Poi sì allontanò di qualche passo...

Rimasi impietrita per qualche secondo, incapace di capire esattamente cosa stava succedendo.

"Ti odio" gli urlai d'istinto. Lo avevo detto.

Le sue labbra si curvarono in un sorriso lento, maschile.

"Me lo merito, ma tu sei davvero sicura che sia vero?"

Prese la giacca e uscì nel buio della notte, lasciandomi da sola.

Avrei voluto qualcosa da tirargli. La violenza non era nella mia natura, ma in quel momento ero davvero arrabbiata. Con chi? Con lui? Con me stessa? Ero arrabbiata con lui per essere ricomparso nella mia vita, ma soprattutto con me stessa, perchè averlo rivisto mi stava facendo rivivere sensazioni che pensavo di non provare più.

Perchè la realtà è che tu non lo hai mai dimenticato. Lo hai ignorato, chiudendolo in un punto lontano della tua mente, ma ignorare non è dimenticare. E soprattutto queste reazioni che mi suscita la sua vicinanza... Possibile che la presenza di Mark mi sconvolga così tanto?

Mi resi conto che l'unica cosa che davvero sentivo, più che la rabbia, era una forte delusione. Una sensazione strana, niente affatto piacevole ed era dovuta solo e soltanto alle parole di Mark. Lui non era venuto per me, ma io perchè ci ero rimasta male?

*** Note dell'Autrice ***

Qui le cose cominciano a complicarsi. La vicinanza ha fatto scattare vecchi rancori, ma anche a riportato alla luce vecchi sentimenti, forse non del tutto sopiti. E arriviamo così alla scena finale, ad alta carica di tensione emotiva tra i due.

Che ne pensate? Vi piace? Avete suggerimenti?

Fuori saranno 40 gradi e io mi son divertita a cercare l'immagine dell'albero di Natale. Preferirei essere a dicembre (tanto che sia luglio o dicembre devo comunque lavorare), ma almeno non soffrirei tutto questo caldo.

Canzone del titolo Last Christmas di Wham! che ha anche ispirato la scena dell'albero

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