48. Riconoscenza

Alla fine, Ethan è rimasto per davvero. Ha trovato una stanza a Bologna, non lontano da dove vivo io, e si è messo a lavorare in maneggio da noi senza disdegnare le mansioni più pesanti: nonostante il fisico esile, infatti, è stato temprato da anni di equitazione e sport estremi di vario tipo. La mattina ci aiuta nel foraggiare i cavalli e tenere puliti i paddock, oltre a una serie di lavori di manutenzione che nei mesi si sono accumulati a causa delle incurie lasciate qua e là dalla gestione di Khadija; mentre il pomeriggio mi assiste nella preparazione dei cavalli e nell'organizzazione delle lezioni.

A differenza di me, Ethan non ha molta pazienza con i principianti, ma in compenso possiede un brillante spirito di iniziativa e tanta buona volontà che in questo periodo di continue trasformazioni si sta rivelando un prezioso aiuto per tutti noi. L'incremento di allievi con l'estate ci sta spingendo sempre più a prendere in considerazione una serie di drastiche modifiche all'interno della struttura, tra cui la necessità di cercare nuovi cavalli da scuola e il mio improvviso passaggio al tempo pieno con tanto di contratto in piena regola. Per me è stato un colpo decisamente inaspettato: di certo non pensavo di ritrovarmi a una simile svolta in così poco tempo, e ora eccomi qua, a fare il lavoro dei miei sogni!

Tutto questo mi ha portata inevitabilmente a prendere in considerazione la necessità di continuare con i corsi di formazione e a settembre mi aspetta già l'esame di Tecnico di Base e Istruttore Pony. E poi c'è stata la grande, meravigliosa novità, incentivata dal tanto agognato arrivo di uno stipendio a tre zeri e anche grazie a una piccola spinta da parte di Stella come ringraziamento per averla aiutata a risollevare le sorti del maneggio: una settimana fa, ho adottato Coco.

È stata una decisione improvvisa, spontanea, e devo ammettere che al solo pensiero vengo assalita dalla paura di non farcela, di non essere all'altezza, ma ormai è chiaro come il sole quanto abbiamo bisogno l'uno dell'altra, di quanto ci facciamo bene a vicenda, e che lasciarlo andare allora sarebbe una vera follia, non dopo tutto quello che abbiamo superato insieme.

Ed eccomi qui, in un sogno diventato realtà, camminando a testa alta in quella vita che ho sempre sognato in mezzo ai cavalli. In qualche modo, è come se il sogno del nonno fosse tornato in vita, ma questa volta più forte, più consapevole, destinato a restare in piedi con maggiore concretezza e tanti sacrifici. Ed è come se lui fosse ancora qui con me, in qualche modo. Mi sembra quasi di avvertirlo, quando al mattino presto attraverso il viale che costeggia i paddock o mi ritrovo a ripetere agli allievi le stesse cose che mi diceva durante le nostre lezioni. Il suo ranch, il maneggio a cui aveva dedicato tutta la vita, non è più perso per sempre. Oggi è rinato, si è trasformato, e ora vive di una nuova vita grazie a me, che in qualche modo ho ricevuto la parte di eredità più importante di tutte: la sua irrefrenabile passione per i cavalli.

In tutto questo, ancora non ho avuto il coraggio di riavvicinarmi completamente a Ethan, nonostante i nostri reciproci sentimenti siano ormai palesi. Dopo tutto quello che è successo, compreso il voltafaccia di Khadija, ancora non riesco a fidarmi di lui al cento per cento. L'ultima cosa che voglio ora è sentirmi l'ultima spiaggia di qualcuno, o di farmi mettere nel sacco nuovamente dai miei stessi sentimenti. Deve essere Ethan a dimostrare di essere veramente cresciuto e di volermi al suo fianco consapevolmente, e non per un semplice capriccio dettato dalla paura della solitudine.

Dal suo canto, Ethan si sta rivelando una continua sorpresa. Da quando è con noi, ha tirato fuori una grinta e un'assiduità che non credevo avesse, lui che solitamente si lasciava prendere dallo scoramento di fronte alla minima difficoltà, perlomeno lontano dai riflettori del palcoscenico. Nell'ultimo mese, non è mancato un solo giorno e non si è mai lasciato sfuggire nemmeno una lamentela, per quanto il caldo e la fatica di fine giornata possano metterlo alla prova.

La cosa mi fa immensamente piacere, e allo stesso tempo mi turba. Sono così abituata alle situazioni avverse che ora ho il terrore che tutto questo possa svanire da un momento all'altro, che si riveli l'ennesima, fatua illusione. Ma per il momento Ethan sembra determinato a mantenere il suo impegno, mettendo a posto la sua testa calda, e intanto gli allievi continuano ad aumentare, il maneggio a rimettersi in piedi, e persino Coco sta facendo nuovi progressi giorno dopo giorno.

La presenza di Ethan in maneggio ha stravolto tutto come un uragano. Sentirlo di nuovo qui, al mio fianco, alimenta in me una gioia incontenibile; tuttavia il solo pensiero di perderlo di nuovo mi paralizza, mi impedisce di allungare quell'ultimo passo che ci separa dall'essere veramente uniti, senza più barriere o ipocrite convenzioni tirate su per proteggerci a vicenda dai nostri reciproci sentimenti.

E anche se ormai ho capito che mi piace affrontare la vita a testa alta e lottare per ciò a cui tengo, preferisco che sia lui a muovere quel passo per primo, a farmi capire che ciò che sarà di noi non si limiterà a una nuova squallida danza di illusioni. E Ethan sembra averlo capito, alla fine, ed è proprio lui che una sera decide di avvicinarsi a me, mentre mi trovo china a lavare il secchio del mangime ormai vuoto dopo aver somministrato la cena a Coco per chiedermi se avevo voglia di andare in paese a prendere qualcosa insieme a lui.

La richiesta mi coglie di sorpresa, e intanto non stavo aspettando altro da settimane. Accetto con le farfalle che mulinano nello stomaco e il terrore che quello sia solo l'ennesimo pretesto per ferirmi per l'ennesima volta; e a maggior ragione lo seguo, perché se proprio ha deciso di farmi male allora voglio che sia rapido e preciso, prima di intimargli di uscire dalla mia vita una volta per tutte e di lasciarmi finalmente libera.

Ci diamo appuntamento al nostro solito bar, lo stesso dove continuo a uscire con Stella e gli altri dopo il lockdown. Nonostante sia sera, l'aria è ancora calda e i timori verso il Covid sono stati fugati da una serie di tavolini che invadono la piazzetta esterna in un allegro disordine, tra manciate di aiuole e qualche sporadica auto parcheggiata fuori dalle strisce. Ed è l' che io e Ethan ci sediamo, in quella foresta di sedie bianche e ombrelloni, a fissarci nuovamente negli occhi per la prima volta dopo tanto tempo, finalmente soli, finalmente noi.

Ordiniamo subito da bere (io come al solito opto per una Coca-cola); poi decido di arrivare subito al dunque.

«Immagino che siamo qui per un motivo» esordisco non appena la ragazza del bar si allontana dopo averci portato le bevande.

Ethan sospira, allungandomi il suo cellulare. «Volevo che lo vedessi» spiega, invitandomi a dare un'occhiata.

Afferro l'apparecchio con fare titubante, controllando la schermata. È un post su Facebook, e la foto che compare davanti ai miei occhi mi fa gelare il sangue nelle vene. Riconoscerei quel sauro in mezzo ad altri mille, nonostante il pelo striato di cicatrici e le ossa che sporgono da ogni centimetro di pelle.

«Oh mio Dio!» esclamo, avvertendo gli occhi improvvisamente bruciare. «Ma lui è...?»

«Whisky» risponde Ethan, confermando i miei più atroci sospetti. «L'ho trovato per caso ieri sera, su questo gruppo dove spesso mettono annunci di cavalli in adozione.»

«Come diavolo ha fatto a finire a Pisa?» chiedo io, scorrendo il post con lo sguardo.

«Non ne ho la più pallida idea, ma so che se non facciamo subito qualcosa il nostro amico farà una brutta fine» risponde lui, indicando l'apparecchio.

Il testo del post parla chiaro: Whisky è finito chissà come in un maneggio lager, dove è rimasto parcheggiato per non so quanto tempo come cavallo da scuola, ed è stato sequestrato dai carabinieri la scorsa settimana dopo che una ex cliente ha sporto denuncia sulle condizioni di salute in cui versavano gli animali. Ora si trova in un rifugio in Toscana insieme ad altri quattro cavalli che erano con lui, ma la situazione è ormai drammatica. Pare infatti che abbia subìto diverse percosse e sia gravemente denutrito, dal momento che a causa dell'età fa fatica ad assimilare il cibo.

«Ho chiamato il numero che vedi alla fine» continua Ethan. «Temo che non gli resti molto. Stanno pensando addirittura di sospendere l'adozione e di sopprimerlo.»

Quelle parole mi gelano il sangue e per poco non mi abbandono alle lacrime davanti a lui. Non Whisky, non il cavallo insieme al quale entrambi abbiamo vissuto i nostri momenti equestri più belli, con cui abbiamo cavalcato l'adolescenza in tutta la sua tempestosa bellezza. Il nonno ci teneva moltissimo a lui. Aveva alle spalle una carriera di tutto rispetto nel reining e aveva messo in sella diverse generazioni di cavalieri. Probabilmente era il cavallo più amato di tutto il ranch, con il suo cuore nobile e il temperamento mite. Di sicuro non meritava un simile destino, il nonno non lo avrebbe mai permesso!

«Che vuoi fare?» chiedo, gli occhi ormai colmi di lacrime.

«Quello che è giusto» risponde Ethan con determinazione. «Sto pensando di andarlo a prendere laggiù e di portarlo qui da noi. Se proprio deve morire, allora voglio che accada in un bel posto, circondato dall'amore di chi in vita gli ha voluto veramente bene.»

A quel punto mi sciolgo, e le lacrime hanno la meglio su di me. Annuisco piano, e di colpo mi rendo conto che le mani di Ethan stanno cercando le mie, e in un istante le nostre dita sono intrecciate tra loro come per darci forza a vicenda.

«Dobbiamo parlarne con Stella» propongo subito dopo. «Lei ha tanti contatti in Toscana. Magari riusciamo ancora a fare qualcosa, a evitare che...»

«Qualunque cosa accada, noi siamo tutto quello che ha. E io non lo abbandonerò come ho fatto con Colombo» taglia corto Ethan freddamente. Sospira, prima di continuare. «Sono diversi anni che non è più fra noi, ormai. Lo avevo venduto a una ragazzina che aveva bisogno di un cavallo che la portasse avanti nelle categorie brevetto, abitava verso Narni. Un anno dopo si è sfondato un pastorale durante una semplice ottanta. Hanno fatto partire la gara nonostante l'emergenza meteo e le condizioni del campo pietose. È bastato uno scivolone, e la nuova proprietaria lo ha messo al prato da un suo amico, dove se l'è portato via una colica fulminante sei mesi dopo. Io l'ho saputo per vie traverse, quando sono tornato lo scorso anno.»

Io ascolto le sue parole completamente basita, ormai incapace persino di piangere. Colombo morto e Whisky in quelle condizioni drammatiche: non oso nemmeno immaginare che cosa ne è stato degli altri cavalli del ranch.

«Noi lo salveremo, Ethan» ribatto con decisione a quel punto, stringendo ancora più saldamente le sue mani tra le mie. «Faremo in modo di portarlo via con noi, di stargli vicino fino alla fine, se necessario. Te lo prometto!»

Ethan mi sorride, lo sguardo colmo di gratitudine. Ora sono i suoi occhi a luccicare di commozione.

«Grazie, Anna» sussurra. «Grazie per tutto quello che stai facendo.» 

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