39. Sopravvivere

Eccoci, è arrivato il momento. Siamo io e Coco, uno di fronte all'altra all'interno del tondino con una corda di sette metri a unirci e dividerci al tempo stesso. I suoi occhi bruni sono fissi su di me, studiando con fare circospetto il carrot stick che sorreggo nella mano destra, le gambe tese pronte a scattare al minimo fremito.

«Inizia dal gioco dell'amicizia» mi intima Stella, in piedi all'esterno della staccionata.

Annuisco piano, facendo per muovere un passo verso Coco. Lo stick si solleva appena da terra, e Coco schizza via a tutta velocità, fuggendo da me. Subito provo l'impulso di afferrare la corda e dare un potente strattone per riportarlo agli ordini, ma lui è troppo forte e in un attimo mi trovo con la faccia a terra, i palmi ustionati dall'attrito e le ossa doloranti, senza altra scelta se non quella di lasciarlo andare.

«Ti ho già detto mille volte che non devi tirare!» interviene Stella in tono severo. «Hai visto cosa è successo? Se usi la forza con un animale che pesa dieci volte te, è ovvio che vincerà lui.»

Mi rialzo tremante, mentre Coco continua a galoppare senza alcun freno, la testa alta e le froge dilatate a tal punto da scoprire l'epidermide rosea che pulsa all'interno.

«È chiaro che questo cavallo riesce a relazionarsi con l'uomo solo attraverso la fuga» continua Stella. «Devi fargli capire che non sei un predatore ma una partner e un leader di cui fidarsi. Usa il respiro e il linguaggio del corpo per chiamarlo a te, come ti ho insegnato. Forza, disimpegna il posteriore e fermalo.»

«D'accordo.»

Espiro profondamente, cacciando via l'aria dai polmoni e provando a rilassare ogni singolo muscolo all'interno del mio corpo. A quel punto, recupero lo stick da terra e faccio per muovermi verso Coco, ma non appena lui intuisce che sto per avvicinarmi fugge ancora più velocemente, la corda che si trascina pericolosamente sul fondo sabbioso del tondino come un serpente azzurro cielo.

«Non riesco a fermarlo!» esclamo, il cuore che aumenta i battiti all'unisono con quello di Coco.

«Calmati» mi richiama Stella con fermezza. «Se correre è quello che vuole, allora fallo andare ancora più forte.»

«Ma così non rischia di ferirsi?»

«Fidati di me.»

Traggo l'ennesimo, profondo respiro, facendomi coraggio e sollevando lo stick ancora una volta. Coco mi osserva con la coda dell'occhio e, non appena avverte lo string sibilare nell'aria, inizia a correre ancora più velocemente.

«Allora, tutto qui questo galoppo?» incalza Stella. «Può fare molto meglio di così, lo sai.»

Lo incalzo di nuovo, facendo vibrare lo stick contro il terreno polveroso. Coco abbassa il posteriore come per schivare un colpo invisibile e schizza in avanti come una furia, i muscoli tesi e il collo ormai lucido di sudore.

«Di più, di più!» incalza Stella.

Io obbedisco, ogni singola cellula del mio corpo che trema di fronte a quella montagna impazzita. Coco sbuffa e ansima, i muscoli possenti contratti per lo sforzo; poi, improvvisamente, il galoppo si fa più regolare, i movimenti cadenzati quasi come se fosse sul punto di rallentare.

«Non devi permetterglielo!» mi avverte Stella. «Devi essere tu a decidere quando è il momento di fermarsi. Voleva galoppare? Bene, e galoppo sia.»

Annuisco, levando lo stick ancora una volta. Subito Coco schizza via come un pazzo, e la danza ricomincia. Per tre volte il cavallo prova a rallentare, e altrettante io lo spingo a correre ancora più veloce, mandandolo via da me. A ogni tentativo, però, qualcosa impercettibilmente cambia. Lo leggo nel suo sguardo, nei suoi movimenti, sempre più fluidi e leggeri, quasi come se finalmente stesse prendendo coscienza su dove sta mettendo i piedi.

Stella osserva in religioso silenzio, le labbra strette e lo sguardo fisso su di noi.

«Adesso» mormora improvvisamente, quasi avesse colto un fremito visibile solo a lei. «Lascialo venire da te.»

Butto fuori l'aria ancora una volta, rilassando le spalle e abbassando lo stick a terra. Un passo, un solo passo indietro, piegando la testa quel tanto da far capire a Coco che è finita, non ha più senso fuggire via. Come per magia, i suoi piedi si arrestano, e lui si ferma di fronte a me, scrutandomi con i suoi occhi scuri e immensamente buoni. I suoi zoccoli si muovono nella mia direzione, come per venirmi incontro, ma la voce di Stella mi blocca ancora una volta.

«Non è il momento» dice con fermezza. «Mandalo via da te. Non è ancora pronto per entrare nel branco.»

Sollevo lo stick nuovamente, e Coco fugge via, ma questa volta senza lanciarsi un galoppo sfrenato: si limita invece a trotterellarmi intorno, sbuffando e masticando a vuoto, quasi come se fosse in attesa di un qualsiasi segnale da parte mia.

«Bene, molto bene!» esclama Stella a quel punto. «Continua.»

Ripetiamo la danza ancora per un paio di volte, fino a quando, con estrema calma, non riesco a chinarmi per raccogliere la corda che continua a trascinarsi sul terreno, tenendola delicatamente tra le mani. Nell'avvertire quella leggera pressione, Coco affretta per un attimo l'andatura, ma dopo due falcate di galoppo capisce che va tutto bene e per questo si limita a trottare con grazia intorno a me, la corda lenta e un filo invisibile fatto di un linguaggio arcano e silenzioso a unirci.

Ora Stella non dice più nulla, tocca a me guidare. Coco effettua uno, due, tre circoli al trotto intorno a me. Le sue falcate sono regolari, i movimenti leggeri. Con estrema delicatezza, provo ad arretrare ancora una volta, spegnendo tutta l'energia che ho in corpo. Anche Coco si ferma e adesso, solo adesso, gli permetto di venire da me. Lui si avvicina a passi incerti, il collo teso e le orecchie dritte, fino a quando il suo muso vellutato non incontra la mia mano aperta verso di lui, pronta ad accoglierlo.

Restiamo così per attimi infiniti, umana e animale; non più preda e predatore, ma due esseri che danzano insieme nello stesso misterioso universo, e solo ora mi rendo conto di avere le guance striate di calde lacrime di emozione.

La sessione di lavoro può essere durata delle ore come solo una manciata di secondi, ma ciò che è accaduto in questi preziosi istanti ha cambiato tutto fra di noi. Lo leggo dagli occhi di Coco, che probabilmente stanno fissando un essere umano per ciò che è davvero per la prima volta nella sua vita, notando qualcosa di diverso da ciò a cui era stato abituato.

Il muro di paura che ci divideva si è finalmente sgretolato e al suo posto si sta verificando quella stessa magia che si ripete da millenni, ma di cui l'essere umano ha ormai dimenticato il vero significato. Quella di due esseri che sono disposti persino a spogliarsi della loro natura originaria per stringere una nuova alleanza. Quella che permetterà loro di sopravvivere.

«Ben fatto» commenta Stella con un sorriso a settantadue denti, gustandosi Coco immobile al mio fianco, senza mostrare più alcun timore. «Direi che per oggi va bene così.»


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